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Autore: Mari Lace    04/10/2018    4 recensioni
Writober: un prompt, una flash (protagonisti Juvia e Gray) al giorno.
#1: Invito. Era passato un anno, da quando le aveva promesso una risposta che ancora non aveva ricevuto.
#2: Nuvole. Sorrise felice. Amava il sole, il regalo di Gray per lei.
#3: Insonnia. “Insonnia”, non aveva saputo formulare una scusa migliore.
#4: Segreti. Non era mai stato bravo ad aprirsi con gli altri, Gray. [...]
#7: Vento - Komeroshi. Questa storia partecipa alla "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" organizzata da Soly Dea sul forum di EFP.
#9: Lettere. Passarono un secondo, due, tre, di silenzio.
Poi Gray rise.

#28: Sciarpa. Fu allora che Gray fece qualcosa di davvero inaspettato. Sciolse il nodo della sciarpa, e lentamente – Juvia ne fu quasi ipnotizzata – ne avvolse un’estremità attorno a lei.
#31: «Cosa ne pensi, Gris? Papà non sembra un bellissimo vampiro così?»
L’interrogato la guardò scettico, facendo sorridere Gray: quante volte aveva assunto quella stessa espressione?
«Dici sempre che è bellissimo, mamma» sottolineò il bambino. «Ora possiamo andare? Voglio i dolcetti!»
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Gray/Juvia, Lluvia
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Segreti


Prompt #4:

Segreti







Non era mai stato bravo ad aprirsi con gli altri, Gray.

Perdere ciò che hai di più caro al mondo da un giorno all’altro rende difficile fidarsi nuovamente, prendersi il rischio di lasciare che qualcuno si avvicini a noi ancora una volta.

Gray aveva trovato il coraggio per farlo, si era fidato di Ur. Aveva trovato un fratello in Leon.

Uno stupido errore aveva frantumato anche quella nuova realtà.

Aveva lasciato il villaggio, si era ritrovato a Fairy Tail.

La Gilda era diventata la sua nuova casa, ma le ferite di Gray erano troppo profonde per rimarginarsi del tutto. Ci mise una benda sopra e le ignorò, finché gli fu concesso.

Ma il passato torna. Sempre.

Per Gray era tornato gradualmente, costringendolo ad affrontare sé stesso. Aveva retto, grazie all’aiuto dei suoi amici. Aveva digrignato i denti ed era andato avanti.

Trovarsi di fronte suo padre come nemico aveva nuovamente sbriciolato le sue certezze.

Era tornato nel suo villaggio d’origini, a riflettere sulla tomba dei suoi genitori: sapeva di essere vulnerabile in quel momento, non voleva che gli altri lo vedessero così. Aveva paura, Gray, una paura illogica che non avrebbe mai confessato neanche a sé stesso. Cercare la solitudine era stato un istinto.

Un istinto che lei gli aveva negato.

L’aveva seguito fin lì, Juvia, e lui non aveva capito subito. La sua prima reazione era stata rabbia, possibile che non potesse lasciarlo in pace?

Ma non era stato un gesto vano. L’aveva seguito per necessità.

Nevicava quando lei gli aveva svelato il terribile segreto che l’aveva oppressa fino a quel momento.

“Juvia non crede di avere ancora il diritto di amarti. Juvia… ha ucciso tuo padre.”

Si era sentito sconvolgere; rabbia, incredulità, dolore l’assalirono. Si era avvicinato alla ragazza, che attendeva immobile una sua qualsiasi reazione. Se lui l’avesse colpita, non si sarebbe opposta: Gray lo sapeva, lo intuiva. Era semplicemente fatta così.

Il vuoto l’aveva stretto nella sua morsa gelida. Che stava facendo? Juvia l’aveva raggiunto in preda ai sensi di colpa. Quanto doveva esserle costato eliminare il negromante, con la consapevolezza di quel che sarebbe successo dopo?

Aveva sacrificato tutto per lui, persino il suo amore. E lui era lì, incapace di ricambiare, incapace di fare qualsiasi cosa. Si era sentito patetico.

Si era finalmente lasciato andare, poggiandosi a lei in singhiozzi. Le aveva chiesto scusa, ma lei non si era scostata.

Juvia era rimasta al suo fianco nei suoi momenti peggiori, quella sera sotto la neve e nei sei mesi seguenti. Non le aveva mai detto quanto l’avesse apprezzato.

Era stato in quei mesi che aveva imparato ad andare oltre all’apparenza, a conoscere la Juvia sotto alle reazioni esagerate nei suoi confronti. Ad amarla.

Era solo uno dei tanti segreti che le aveva taciuto.

Socchiudendo gli occhi adesso e scoprendola accanto a sé, trovò che fossero fastidiosi.

Si bloccava al solo pensiero di dirle sinceramente cosa provava, ma sapeva che avrebbe dovuto farlo. Era molto che non si sentiva così felice al risveglio.

Basta segreti.


  
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