Serie TV > Supercar
Segui la storia  |       
Autore: evelyn80    05/10/2018    2 recensioni
Molte cose sono cambiate: il Knight Two Thousand non è più un auto. Michelle Boswald, nipote di Bonnie, è la sua nuova pilota. Con lei lavorano altre due ragazze, Mary Cassidy e Helen Seepepper. Insieme si fanno chiamare le K.I.T.T.'s Angels.
La nuova Fondazione, diretta da Michael e Bonnie, le invia in Alaska, nelle isole Aleutine, per sventare un traffico di droga tra la Russia e gli USA. Ma poiché quasi nessuno sa della loro esistenza, dovranno lavorare in incognito per passare inosservate tra le ciurme degli altri pescherecci.
Avranno a che fare con pescatori scorbutici e maschilisti e dovranno faticare un bel po' per portare a termine la loro missione.
Storia cross-over tra Supercar e Deadliest Catch (settima stagione)
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non solo spiegazioni


Il capitano Sig Hansen si guardò attorno con gli occhi sgranati per la meraviglia. Michelle lo aveva condotto nella timoniera del Knight Rider e lo aveva fatto accomodare nella poltrona di mezzo, in attesa che Helen e Mary li raggiungessero a bordo.
“Ma che cazzo di peschereccio è, questo?”, chiese, senza riuscire a nascondere la curiosità.
“Io non sono un comune peschereccio”, rispose K.I.T.T. in tono piccato. “Sono il Knight Industries Two Thousand. E lei, signore, mi deve ancora delle scuse per avermi gettato contro il suo mozzicone di sigaretta!”.
Sig fissò esterrefatto le barre rosse luminose del sintetizzatore vocale, posto proprio al centro della plancia. “Oh, cazzo… Ma allora è tutto vero? Esiste davvero la F.L.A.G.?”.
“Sì, capitano Hansen. È tutto vero. La Fondazione, K.I.T.T., Michael… Esistono davvero. Io sono la nipote di Bonnie”, spiegò Michelle, fronteggiandolo. “Adesso, anche tu sei uno dei pochi a conoscenza della verità. E, anche se sei un sospettato e non dovrei parlartene, voglio spiegarti per quale motivo siamo venute in questo buco ghiacciato invece di restarcene al sole della California”.
“Sospettato?! Sospettato di cosa?”, chiese Sig, cominciando ad arrabbiarsi nuovamente.
“Di essere un corriere della droga con il tuo peschereccio”.
A quelle parole il capitano perse il controllo. “Che cosa?!”, urlò, alzandosi in piedi e avanzando verso la ragazza, la faccia paonazza e le vene del collo gonfie come corde di violoncello. “Secondo voi, io sarei dedito al traffico di droga?!”.
Michelle non si lasciò intimidire dalla sua veemenza. Incrociò le braccia sul petto e gli ordinò: “Rimettiti seduto!”.
Dopo alcuni attimi in cui soppesò le sue possibilità, Sig obbedì.
In quell’istante, Mary ed Helen entrarono nella timoniera. Entrambe notarono gli sguardi di fuoco che i due contendenti si stavano lanciando, ma non dissero nulla e si sedettero ognuna nella propria poltrona.
“Bene, ora che siamo tutti posso procedere con le spiegazioni”, riprese Michelle. “Jeremy, il tuo grossista, si è messo in contatto con la Fondazione per denunciare un traffico di droga. Aveva il sospetto che uno dei pescherecci della sua flotta fosse in contatto con la mafia russa, per la quale avrebbe effettuato degli scambi al confine delle acque territoriali americane. Droga sintetica proveniente dalla Russia e destinata ad essere distribuita in tutti gli Stati Uniti. Hai mai sentito parlare della Moonlight Shadow?”.
Michelle fece una pausa per esaminare l’espressione apparsa sul viso congestionato del norvegese. Le parve genuinamente confuso: quel nome non gli diceva assolutamente niente.
“Beh”, riprese la ragazza, “il nostro compito era quello di scoprire quale peschereccio fosse il corriere. Così ci siamo spacciate per pescatrici di granchi per tenere tutti sotto controllo. Abbiamo presto scoperto in quale notte ci sarebbe stata una consegna. Per la precisione, la volta in cui la Kodiak è stata colpita dall’onda anomala”.

Sig ricordava benissimo quell’episodio. La comunicazione radio in cui il capitano Boswald annunciava a Bill Wichrowski che di lì a poco sarebbe stato colpito da un’onda anomala aveva lasciato basita l’intera flotta, soprattutto quando tutti avevano scoperto che la segnalazione era esatta.
“Come hai fatto a sapere di quell’onda?”, chiese l’uomo, incapace di trattenere la curiosità suo malgrado.
Michelle indicò la plancia. “È stato K.I.T.T. a rilevarla. Il merito è tutto suo”.
“Grazie, Michelle”, disse il computer in tono compiaciuto.
“Per via della confusione”, continuò la nipote di Bonnie, dopo aver dato una pacca affettuosa sul legno della consolle, “purtroppo non siamo riuscite a seguire il peschereccio che ha effettuato la consegna. Ma K.I.T.T. è riuscito ad individuare tre possibili sospetti, che durante la nottata sono rimasti fuori della portata dei suoi radar. Uno era l’Incentive. E uno la tua Northwestern”.
Sig strinse i pugni, cercando di dominare la rabbia. Capiva che quelle ragazze stavano solo facendo il loro lavoro, ma il fatto di essere stato sospettato di traffico di droga lo mandava letteralmente in bestia. “E chi sarebbe il terzo sospetto?”, chiese in un cupo ruggito.
“La Ramblin’ Rose”.
Mary storse il naso ed abbassò lo sguardo nell’udire il nome del peschereccio, ma non disse nulla. Il capitano Hansen scoppiò in una risata amara.
“Il giovane Elliott Neese… Non mi meraviglierei affatto se fosse proprio lui l’uomo che cercate”.
“E tu che ne sai?”, saltò all’aria Mary, agitando le braccia. “Sei solo uno stupido buzzurro ignorante, maschilista e col cervello di gallina!”.
Sigurd prese a balbettare e a sputacchiare, il volto paonazzo e gli occhi strabuzzati per la furia. “Come osi chiamarmi in questo modo, piccola ochetta che non sei altro…”.
“Basta! Smettetela voi due!”, gridò Michelle, pestando il piede a terra. Per rafforzare il concetto, Helen si alzò dalla sua poltrona e si avvicinò al capitano Hansen, mostrandogli i pugni. Mary incrociò le braccia al petto e fece ruotare la sua poltroncina, voltando loro la schiena.

Il silenzio che seguì fu spezzato dalla voce di K.I.T.T.
“Ragazze, ho appena terminato di esaminare gli istanti appena precedenti all’esplosione. I miei sensori hanno captato un impulso elettrico provenire da questo punto”.
Uno dei monitor si accese, mostrando la mappa del porto di Dutch Harbor. Un puntino rosso lampeggiava lungo uno dei moli.
Sigurd sbiancò. “Ma lì è dove è ormeggiata la Northwestern…”.
“Allora non ci resta che andare a controllare”, esclamò Michelle scattando in avanti. “Helen, fai gli onori di casa. Non lasciar uscire il capitano Hansen per nessun motivo al mondo. Mary, vieni con me. Andiamo a perlustrare il peschereccio”.
La bionda annuì e si alzò dalla poltroncina.
Sig riprese a sbraitare. “Questo è sequestro di persona, non potete trattenermi qui!”.
Fece l’atto di alzarsi a sua volta ma Helen, con una mossa repentina, lo colpì alla base del collo con il taglio della mano, mandandolo KO. L’uomo si accasciò sulla poltrona, un sibilo sfiatato che gli sfuggiva dalle labbra.
“Bel colpo, Helen”, si complimentò K.I.T.T.
“Grazie. Così, almeno per un po’, non darà alcun fastidio”, commentò la riccia, risistemandosi i capelli raccogliendoli nella pinza.

Il ponte della Northwestern era bagnato e scivoloso quando le due ragazze salirono a bordo. I marinai avevano finito di scaricare i granchi ed erano andati al bar a godersi una meritata birra. Michelle e Mary si guardarono attorno, furtive.
“Bene, sembra che non ci sia nessuno. Tu, Mary, controlla a poppa, io andrò a prua. La prima che trova qualcosa fa un fischio all’altra”.
La bionda annuì ed entrambe si misero a scandagliare il ponte tramite l’orologio, attraverso il quale K.I.T.T. avrebbe potuto rilevare gli impulsi elettrici del dispositivo. Guidata dal computer, ben presto Michelle trovò un piccolo oggetto metallico rotondo, con una spia intermittente rossa che continuava a lampeggiare ad intervalli regolari.
“È un innesco a distanza”, disse a Mary, mostrandoglielo. “Indubbiamente, l’impulso che ha provocato l’esplosione è partito proprio da qui”.
“Io te l’avevo detto che Elliott non centrava nulla con tutto questo casino!”, esclamò Mary e Michelle incassò il colpo. A quanto pareva si era sbagliata. Tutto portava a credere che i fratelli Hansen fossero i responsabili. Eppure, qualcosa continuava a sfuggirle.
“Non credo che Sigurd sia direttamente coinvolto nell’esplosione”, rifletté a mezza voce. “Se non lo avessi buttato a terra, il cofano del pick up lo avrebbe decapitato. Ma allora… chi?”. Poi le sovvenne la prima descrizione che K.I.T.T. aveva fornito loro riguardo ai marinai. “Edgar Hansen, fratello minore del capitano. Ha un’insana passione per le fiamme e gli esplosivi, tanto che i suoi amici e familiari lo chiamano “il piromane”. Mary, credo di aver capito chi è stato a far saltare in aria Steve”.
Una voce rabbiosa le fece sobbalzare. “Ehi, che cazzo ci fare voi due sul nostro peschereccio?”.
Entrambe si voltarono per fronteggiare il proprietario della voce. L’uomo che stavano cercando, Edgar Hansen, stava tornando dall’Elbow Room, seguito a ruota dal fratello maggiore Norman e dal resto dell’equipaggio. Gli uomini saltarono sul ponte con agilità, circondandole. Le due ragazze si misero schiena contro schiena, pronte a menare le mani se fosse stato necessario.
“K.I.T.T., chiama la polizia”, disse Mary nel suo orologio. “Di loro che abbiamo individuato il responsabile della morte del proprietario del Golden Crab”.
I marinai si guardarono l’un l’altro, preoccupati. Edgar mosse un passo verso le ragazze. “Che cazzo significa tutto questo?”, balbettò, ma si fermò non appena Michelle gli mise davanti alla faccia il piccolo congegno rotondo.
“Abbiamo appena trovato questo innesco a distanza sul ponte del peschereccio. È da qui che è partito l’impulso che ha causato l’esplosione del pick up di Steve. Edgar Hansen, ti dichiaro in arresto per omicidio”.
L’uomo spalancò la bocca, incredulo, boccheggiando come un pesce fuor d’acqua, poi si accasciò a terra.
“No… non è possibile…” ansimò, reggendosi con le mani sul ponte per non finire lungo disteso sulle tavole bagnate. “Ve lo giuro, io non centro niente… Mi hanno incastrato!”.
“Mi dispiace, ma i fatti parlano chiaro”, replicò Michelle, mettendosi in tasca il dispositivo elettronico e rimanendo in attesa dell’arrivo della polizia.

I poliziotti di Unalaska si sparpagliarono all’interno della Northwestern, perquisendone ogni angolo. Non passò molto tempo che uno di loro diede l’annuncio atteso: nella cuccetta di uno dei marinai – Matt Bradley – erano state rinvenute alcune pillole di Moonlight Shadow, troppe per essere destinate al solo consumo personale. Con ogni probabilità quello era il peschereccio che fungeva da corriere, decretò il commissario.
Mary accolse la notizia con un sospiro di sollievo e un sorriso, mentre Michelle continuava a nutrire dei dubbi. Aveva consegnato il dispositivo di innesco alla polizia, quale prova, anche se avrebbe desiderato farlo controllare da K.I.T.T., prima. Purtroppo non ne aveva avuto il tempo. “Forse sono solo stressata… Questa storia stava cominciando a diventare insostenibile. Le prove sono tutte a carico dei fratelli Hansen, e non vedo perché dovrei dubitare del giudizio della polizia”, pensò, tentando di mettersi l’anima in pace.
Gli agenti presero in custodia tutto l’equipaggio del peschereccio bianco, compreso il suo capitano che giaceva ancora incosciente nella timoniera del Knight Rider. Non appena il furgone bianco della polizia fu sparito dietro l’angolo, Michelle telefonò a Jeremy per dargli la notizia.
Il rappresentante della Trident le raggiunse subito, invitandole al bar per festeggiare la fine dell’incubo.
“Finalmente posso tirare un sospiro di sollievo!”, esclamò mentre faceva tintinnare il bicchiere in un brindisi con le tre ragazze. “I colpevoli sono stati tutti assicurati alla giustizia e presto tutto tornerà alla normalità”.
Helen e Mary risposero con entusiasmo al suo brindisi, liete di aver portato a termine il loro compito e di poter tornare finalmente in California. Michelle, invece, continuava ad avere la spiacevole sensazione di essersi persa qualcosa, qualcosa di molto importante.
Quella notte, incapace di dormire, si ritrovò a riflettere sull’arresto di Edgar Hansen.
Ma se è stato lui ad attivare il dispositivo, perché poi lo ha lasciato sul ponte del suo peschereccio? Non sarebbe stato meglio, per lui, buttarlo a mare, dove nessuno avrebbe potuto trovarlo?”, pensò rigirandosi nel letto. Infine si decise: doveva far analizzare quel dispositivo di innesco da K.I.T.T.
Ma, per farlo, sarebbe dovuta entrare nella centrale di polizia di Unalaska.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supercar / Vai alla pagina dell'autore: evelyn80