Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Believer98    05/10/2018    1 recensioni
Uno degli aspetti più belli delle fanfiction è il poter far tornare in vita qualsiasi personaggio.
E se ... Oberyn Martell non fosse mai andato ad Approdo del Re? Se invece Doran avesse mandato suo fratello a Meereen da Daenerys? Sarebbe cambiato qualcosa?
Buona lettura!
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E, mentre si allontanavano da soli senza nessuno alle calcagna, Oberyn dimostrò di essere un uomo attento, oltre che libero.
« I vostri occhi sono lucidi, Altezza » sussurrò, accarezzando il palmo morbido della sua piccola mano con il proprio, decisamente più grande e calloso.
« Profumi di casa » replicò lei, commossa e senza vergogna. E persino la spavalda Vipera Rossa fu colta di sorpresa. « Comunque puoi chiamarmi Daenerys. »
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barristan Selmy, Daenerys Targaryen, Jorah Mormont, Oberyn Martell, Tyrion Lannister
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Tentazioni



Come preannunciato dal capitano della nave, i venti si dimostrarono a loro favore. L’imbarcazione a vele spiegate  scorse veloce e fluida sulle onde e i viaggiatori si godettero il tragitto, tutti eccetto Ser Archibald che, nonostante fosse un omone grande e grosso, soffriva sempre di più il mal di mare. Il clima sulle coste non era poi così diverso da Dorne, di certo si sentiva meno il caldo afoso ma non fu come viaggiare verso il gelido Nord. Oberyn sapeva che su quelle coste potevano scatenarsi delle tempeste improvvise e per questo i passeggeri della nave stavano molto attenti alle sorprese che celava il cielo di Essos.
Dopo svariati giorni attraccarono a Lys per fare rifornimenti e per concedersi qualche minuto di svago. Obara e Archibald visitarono varie armerie dove poter ammirare diverse fatture di spade, lance e di altre armi tipiche di Essos; Nymeria, in compagnia del capitano, esplorò i luoghi di cui aveva raccontato Oberyn e assaggiò i famosi vini di Lys; Tyene si chiuse in una bottega di veleni, curiosa di scoprire cosa avesse imparato suo padre in quella terra, e studiò il veleno più letale di tutti, le Lacrime di Lys.
Invece Oberyn e il suo amico Ryon, senza stupire nessuno, ne approfittarono per visitare un bordello.

« Una volta arrivati da lei non potremmo permetterci certe trasgressioni » ammise Oberyn con un sorriso malizioso,  « o almeno non così spesso. Doran pensa che potrebbe scandalizzarsi. »

Ryon rise di gusto e seguì il principe in uno degli edifici più vicini. Il proprietario del bordello si chiamava Thoros, li accolse con una grande riverenza e li indirizzò verso una grandissima stanza.
Le pareti della camera erano fatte di mattoni grigi, ricoperte da stoffe rosse e nere e ornate di fiori violacei che emanavano un profumo penetrante. Il pavimento era ricoperto da tappeti neri; sui mobili brillavano tante piccole candele da cui scaturiva un leggero fumo scuro che si diradava fino al soffitto; sul tavolo, al centro della stanza, apparivano appoggiati abbondanti vassoi pieni di dolci.
Oberyn non aveva mai visto o sentito parlare di un posto simile e, una volta che il proprietario ebbe chiuso il portone da cui erano entrati, lui e Ryon avvertirono una strana sensazione da capogiro. Davanti a loro si presentarono una quindicina di ragazze, alcune giovanissime, altre più mature.

Oberyn si passò una mano sulla faccia per riscuotersi da una prematura sensazione di ebbrezza e ordinò: « Comincia a scartare quelle ragazzine, sono praticamente delle bambine. »
La metà delle fanciulle venne scartata e qualcuna, impaurita e probabilmente ancora inesperta, guardò Oberyn con gratitudine. Alla fine erano rimaste solo ragazze dai venti anni in su.
Il principe di Dorne scosse ripetutamente il capo con vigore: per qualche motivo si sentiva già esaltato. In quella stanza c’era qualcosa di talmente potente da mandare in tilt persino lui, e non erano di certo quelle comunissime donne.

« Posso farvi uno sconto allettante » annunciò Thoros con un sorriso fuggevole. « Quattro ragazze a metà prezzo. »

« Direi che va benissimo » gridò Ryon, ridendo in maniera sempre più sguaiata e senza alcun motivo apparente. Entrambi i viaggiatori sembravano ormai euforici. Il proprietario prese due dolci e li offrì ai dorniani. Oberyn provò a rifiutare.

« Mio signore assaggiate queste prelibatezze, un omaggio per i miei nobili ospiti » insistette Thoros e riempì Oberyn e Ryon di lusinghe. Alla fine una forza misteriosa spinse i due a cedere. Gli venne offerto del vino e di nuovo cedettero a un assaggio. Intanto il clima di confusione aumentava, il principe perdeva ogni briciolo di lucidità mentre il suo corpo si accendeva.
Due ragazze si avvicinarono a Ryon, mentre altre due, una mora e una rossa, cominciarono a baciare lui. La donna rossa gli diede una spinta facendolo sedere su un divanetto e riprese a baciarlo. Il dorniano non riuscì a rilassarsi completamente, cosa strana per lui, ma allo stesso tempo percepì come una dipendenza irrefrenabile che gli impediva di fermarsi. Accarezzò il corpo di entrambe, baciò entrambe. La mora iniziò a spogliarlo e mise completamente in mostra il suo torso muscoloso e ancora tonico, nonostante avanzasse sempre di più con gli anni.
Oberyn sembrava ormai perso in mezzo ai fumi delle candele e dentro il profumo dei fiori che adornavano le pareti della stanza. Il fuoco nel camino scoppiettava, faceva sempre più caldo. Le mente del principe perse lucidità e, per qualche istante, dimenticò ogni cosa. Chi li attendeva alla nave, Doran, Westeros, il motivo del viaggio. Non esistevano più tempo o spazio, o semplicemente ne aveva perso ogni cognizione. Sarebbe potuto rimanere lì per giorni.
Thoros sorrise sornione e osservò come un serpente i suoi ospiti. Oberyn gli sembrò ancora un poco frenato quindi rincarò la dose.

« Mio signore non siete completamente rilassato » osservò il proprietario con aria ingannevole. « Lasciate che aggiunga una ciliegina sulla torta. »
Improvvisamente entrò un’altra ragazza e Oberyn allontanò le altre per osservare lei. Ciò che vide lo lasciò senza parole. Aveva meno di vent’anni, pelle bianca come il latte e occhi viola; i vestiti che indossava sembravano di buona fattura rispetto a quelli della altre e i suoi capelli,  di colore biondo platino, erano intrecciati in una complessa acconciatura. Daenerys Targaryen. O almeno, a lei cercava di assomigliare con quella parrucca.

« Questo cosa significa? »

« Una notte da sogno con la Madre dei Draghi, come piace immaginare ai miei clienti » ridacchiò Thoros in maniera così serpentina che irritò Oberyn.

L’imitazione di Daenerys si avvicinò a lui e gli sedette in grembo. Oberyn si sentì come pizzicare dentro. D’un tratto fu vigile, prese la fanciulla per i fianchi e l’allontanò. « No » disse a voce alta, così alta che pure Ryon si riscosse. « Mi rifiuto di sottostare a questa irrispettosa perversione. »

Il proprietario del bordello, che non si aspettava una simile reazione, si affrettò a scusarsi: « Perdonatemi mio signore, non immaginavo di recarvi offesa. »

« Non importa » sbottò Oberyn, poi si avvicinò a Lord Allyrion e con la forza di un solo braccio lo rimise in piedi. « Ce ne andiamo. » Ryon provò a ribattere ma il principe gli strinse un braccio con l’aria di chi non ammette repliche.
Thoros era a bocca aperta, con un occhio che sbatteva ripetutamente come fosse  un tic nervoso. Nessuno si era mai ribellato all’incantesimo dei suoi bordelli ma, soprattutto, nessuno aveva rifiutato una sorpresa. Di solito era il proprietario a scegliere quando ‘risvegliare’ e poi allontanare i clienti. Più erano ricchi e più cercava di trattenerli a lungo, e lo faceva per giorni o settimane.

« Mi avete fatto perdere tempo, ora pretendo il mio denaro » disse quando furono sul punto di lasciare la stanza.

« Non abbiamo usufruito dei tuoi servizi » gli fece notare Oberyn con un cipiglio torvo, « ma possiamo trovare un accordo. » Thoros rimase in ascolto. « Smettila con questa ridicola imitazione. In cambio ti pagherò e un giorno tornerò per controllare se mi hai dato retta. »

L’uomo di Lys ci ragionò sopra e, alla fine, acconsentì con un cenno della testa. Oberyn annuì a sua volta e lasciò il denaro a terra prima di uscire per ricominciare a respirare aria fresca. Sia lui che Lord Ryon videro dissolversi il velo di confusione che li aveva inghiottiti e che lasciò spazio alla consapevolezza.
« C-cosa ci è successo? » domandò l’altro.

« Persino io ci ho messo un poco a capirlo. Quelli erano fiori di Lys, ti stordiscono e ti eccitano dandoti una sensazione di dipendenza, come se non volessi più andartene » spiegò Oberyn. « Sotto il loro effetto dimentichi i tuoi cari, da dove vieni e dove vai … Insomma abbiamo rischiato. »

« Per tutti gli dei, abbiamo davvero rischiato grosso. Menomale che c’eri anche tu. Come hai fatto a riprenderti? Ti ha dato fastidio per via di quella Targaryen? »

Inizialmente Oberyn rimase in silenzio, come per mettere in ordine i pensieri. « Quella Targaryen, come me, è zia dei figli di Elia e Rhaegar. Ricordo ancora quando venni a sapere della sua nascita. Raggiunsi Viserys Targaryen a Essos per stringere un accordo e la vidi, una bellissima bambina dagli enormi occhi viola e dai capelli argento. L’ho tenuta in braccio. »

« Quindi è una questione di … rispetto? » indagò Ryon.

 « La mia filosofia è quella di godersi la vita a pieno ma approfittarne di una tale mancanza di rispetto nei confronti della ragazza che ho scelto come mia Regina sarebbe stato troppo. »

« Nobile da parte tua. »

« Rhaegar Targaryen era un uomo nobile. Certo ha lasciato mia sorella per Lyanna Stark ma non gliene faccio una colpa, sai? » domandò con un sorriso affabile. « Elia ha sempre creduto in lui, fino alla fine, e anche io penso che sarebbe stato un grande Re. Ora tocca a sua sorella. »

 

Quando Oberyn e il suo amico tornarono al porto trovarono tutti preoccupati. Le figlie di Oberyn, il capitano e Lord Archibald, dopo averli cercati in lungo e in largo, decisero di aspettarli alla nave.
Obara cercava di nascondere il proprio stato d’animo ma si sentì palesemente sollevata alla vista di suo padre. Nymeria e Tyene invece non si trattennero, dimostrando sollievo e felicità. Entrambe corsero incontro a Oberyn; Obara seguì poi il loro esempio con un passo più controllato.

« Padre non ti trovavamo. Cosa ti è successo? »

Oberyn rimase compiaciuto e divertito dalla loro preoccupazione. Era risaputo che alle Serpi delle Sabbie non piacesse dimostrare attenzione e affetto, ma a lui tenevano davvero. « Dubitate delle mie abilità, figlie? » Le tre giovani si guardarono dubbiose. « Perché altrimenti sarei costretto a lanciarvi una sfida. »

Le Serpi sogghignarono e ricambiarono lo sguardo di sfida del padre. « Ci sta. Noi tre contro te, uno dei prossimi pomeriggi » suggerì Obara prima di voltarsi per tornare sulla nave. Nymeria baciò suo padre sulla guancia e si allontanò a sua volta. Tyene, invece, rimase accucciata accanto a Oberyn.

« Che ti prende Tyene? »

« Sei molto puntuale di solito. Perché hai fatto tardi? »

« Certo che sto bene, quando saremo da soli ti racconterò cosa è successo » disse e mise un braccio attorno alle spalle della figlia. Insieme salirono sul vascello, Oberyn venne salutato dai marinai e disse al capitano di riprendere a veleggiare.
Seguirono giorni di viaggio tranquilli, proprio come i precedenti. Il mare sembrava accompagnare i viaggiatori verso la loro meta e il cielo continuava a non mostrare segni preoccupanti, anzi brillava di un azzurro che a Westeros non era possibile scorgere.
Le Serpi delle Sabbie passarono quei giorni ad allenarsi con le proprie armi preferite, anzi più che un allenamento sembrava ai loro occhi quasi un divertimento. Si dilettavano a disarmare una delle sorelle o a far cadere il primo malcapitato che osava sfidarle.
Poi arrivò il pomeriggio tanto atteso da tutti i marinai, compreso il capitano: il momento del duello tra Oberyn e Obara a suon di lance. I presenti interessati si radunarono a cerchio attorno ai due combattenti.

« Preparati padre, oggi l’allieva supererà il maestro » dichiarò Obara. Le altre sorelle dissentirono. Nell’atmosfera si percepì un sentimento di svago e di leggerezza. Lord Archibald propose una scommessa al capitano e ovviamente puntò sul principe.

« Vedremo Obara, vedremo » ridacchiò Oberyn. « È ciò che pensiamo di sapere che ci impedisce di apprendere cose nuove. »

Obara ignorò i proverbi di suo padre e ghignò divertita. « Come vuoi tu. »

Il combattimento iniziò. In un primo momento Obara sembrò leggermente più veloce rispetto al principe, per via della giovane età e dei movimenti stretti e ondeggianti. Oberyn invece si mosse con gesti ampi e scattanti, apparentemente più lenti ma di certo abili. Volteggiando in circolo e fendendo dei colpi di lancia, la più giovane sembrò in vantaggio ma fu chiaro, dopo un poco, che era stato Oberyn a farglielo credere. Con una svelta ripresa cominciò a combattere sul serio e presto Obara si trovò disarmata.

Nymeria scoppiò a ridere di gran gusto, seguita dalla maggior parte della ciurma: « L’allieva ha superato il maestro, andando a sbattere contro un muro. »

« Aiutami a batterlo … se ne sei capace » sfidò la sorella maggiore. Nymeria annuì e prese due delle proprie lame.

« Tyene aiuta le tue sorelle » suggerì Oberyn all’ultima delle proprie figlie, « in due non hanno speranze contro di me. »

« Perché in tre ne abbiamo? »

« No, neanche in tre. Ma almeno faremo divertire i nostri spettatori. » Anche la più piccola accettò quella sfida, prese un lungo pugnale e fronteggiò suo padre insieme alle altre due Sand. Tutte e tre, insieme, provarono a sfidare il principe ma questo si dimostrò ancora una volta più abile e più forte e disarmò le Serpi delle Sabbie. Applausi ammirati e scroscianti partirono dai presenti, il capitano pagò la somma della scommessa a un soddisfatto Lord Archibald e, nel visibilio generale, Oberyn sorrise vittorioso alla vista delle figlie che si arrendevano all’evidenza: avevano imparato dal migliore ma di certo non potevano batterlo.
Fu allora che Lord Ryon gridò, fissando l’orizzonte: « Gente, c’è un temporale in arrivo. »

In un primo momento il principe di Dorne pensò che fosse uno scherzo: poco prima di cominciare il combattimento aveva volto lo sguardo al cielo e questo gli era sembrato tranquillo e soleggiato come sempre. Purtroppo, volgendosi verso il punto indicato da Ryon, scoprì che non era assolutamente una burla e che c’era davvero un temporale in arrivo. All’orizzonte vari nuvoloni correvano a ostacolare il sole e si facevano sempre più scuri e densi, comprendo una vastissima fetta di blu. Da quella direzione tirò una follata di vento che scosse bruscamente le vele e una luce squarciò il cielo, poco prima del suono rombante di un tuono.

« Capitano » chiamò Oberyn, « questa sorpresa improvvisa non è un buon segno vero? »

« Ho vagato per anni e posso dire con certezza che non si tratta di un fenomeno naturale. »

« Da cosa è causato allora? » chiese Tyene, più incuriosita che preoccupata.

« Sirene. »

« Sirene? » domandò Nymeria affascinata. « Che bello, avevo letto delle storie di loro. Ho sempre sognato di incontrarne una. »

« Sciocca » la richiamò Obara, « guarda il cielo e domandati se è una cosa positiva. »

« Non lo è » ribatté il capitano. « Dimenticate le belle storielle sulle sirene, sono territoriali e dispettose. »

« Quanto possono essere pericolose delle donne con una coda di pesce? » chiese Lord Ryon, abbastanza scettico. Lord Archibald, che invece di indole era più prudente, invitò il principe Oberyn ad allontanarsi dal bordo della nave.

« Ascoltate il buon Archibald » suggerì il capitano. « Ora cercherò di portarci fuori da qui ma dovete sapere che le sirene sanno essere incantatrici e persuasive nei confronti degli uomini. »

« Per fortuna io, Nymeria e Obara non siamo uomini » commentò Tyene e si posizionò davanti a suo padre, come per proteggerlo da un nemico invisibile. Invisibile momentaneamente, ma già ben udibile. Un canto cominciò a diffondersi nell’aria, un coro di voci dolci e melodiose pervase i presenti. Gli uomini cominciarono a sentirsi leggeri e distanti ma si sforzarono di seguire gli ordini del capitano che, copertosi le orecchie, cercava ugualmente di condurre il vascello fuori dalla tempesta. Per un lungo lasso di tempo tutto sembrò sotto controllo, il limite della tempesta, dove si poteva vedere ancora il sole,  apparve sempre più vicino. Poi tutto precipitò: il canto delle sirene si fece sempre più forte e la ciurma sembrò totalmente persa in quella melodia. Nymeria scosse una mano davanti agli occhi del padre ma lui era ipnotizzato come tutti gli altri. Persino il capitano aveva smesso di dare ordini e guardava un punto preciso dentro il mare: le sirene erano venute a galla e sorridevano incantatrici a chi incrociava il loro sguardo. Obara sbuffò e sbottò: « Qualcosa non vuole farci arrivare a destinazione a quanto pare. »

Il mare era agitato e faceva oscillare a destra e a sinistra il vascello. In cielo tuoni e lampi. Sulla nave gli uomini camminavano verso il bordo per avvicinarsi al mare mentre il coro delle sirene diventava sempre più intenso e insistente. Tyene trattenne suo padre; Obara corse al timone e stese il capitano con un semplice pugno pur di impedirgli di lanciarsi in braccio alle sirene. Dopodiché prese il comando e ordinò a Nymeria: « Nym prendi quella corda e lega gli uomini all’albero maestro. »
Nymeria, che delle sorelle era la più veloce, obbedì a Obara e, in un lampo, circondò i marinai con una corda e li legò tutti insieme. Varie sirene, aiutate dalle onde, si issarono sulla nave e si misero a sedere sul corrimano. Bellissime, dai capelli lunghi e variopinti, agli occhi delle Serpi delle Sabbie apparvero come delle terribili creature e tutte e tre provarono il desiderio di non averle mai incontrate. Tuttavia i maschi cominciarono a fare forza per ribellarsi alla corda e Nymeria non ne aveva molta di forza nelle braccia per opporre resistenza.
Obara urlò da sopra i tuoni: « Tyene sei tu quella intelligente, in quei tuoi maledetti libri avrai pur letto qualcosa di utile. »

Tyene, continuando a trattenere Oberyn per un braccio, scosse la testa. « Non c’è modo per liberarsi delle sirene se non quello di resistere e uscire dalla tempesta quindi continua a guidare il timone verso l’orizzonte e tu Nym, tieni duro. »

« Non ce la faccio » gridò disperata Nymeria stringendo la corda tagliente fra le mani, ormai rosse e quasi sanguinanti.

« Per liberare gli uomini come facciamo? » continuò Obara. Intanto i tuoni si fecero più rombanti e il vento più terrificante. Il sole sembrava più lontano che mai.

« Per sottrarli a un incantesimo simile dobbiamo fargli provare una grande paura, ma adesso mi sembrano aver perso qualsiasi briciolo di amor proprio » spiegò Tyene. Poi guardò suo padre e il cuore, più forte di qualsiasi ragionamento, le suggerì cosa fare. « L’amore salva le persone perché l’amore genera paura. »
Con coraggio lasciò Oberyn e si avvicinò da sola a una sirena. Le sorelle cominciarono a gridare disperate, chiedendosi cosa avesse in mente. La sirena verso cui si dirigeva Tyene vedendola così vicina si indispettì e cambiò totalmente aspetto: la sua faccia si corrugò per la rabbia e dalla sua bocca spuntarono dei denti aguzzi come lame affilate. Sarebbe saltata addosso a Tyene, l’avrebbe strangolata e divorata con piacere togliendole tutta la bellezza e la vitalità di cui potersi nutrire. Fu allora che Oberyn si risvegliò, di nuovo per sentimento, per paura di perdere sua figlia e afferrò Tyene tirandola indietro. Quest’ultima fu felice di scoprire che il suo piano aveva funzionato: i sentimenti forti liberano dagli incantesimi perché sono l’unica cosa più potente della magia. Oberyn prese una spada, colpì una corda e uno dei pennoni della nave si schiantò addosso alle sirene, interrompendone il canto e scaraventandole brutalmente in acqua. Il loro grido mentre cadevano fu acuto e fastidioso, quasi stordente.
Il capitano si riprese dallo svenimento e aiutò Obara a dirigere il vascello fuori dalla tempesta mentre Oberyn e Tyene corsero in aiuto di Nym che non riusciva più trattenere gli uomini.
Usciti dalla tempesta anche il resto della ciurma si riprese; alcuni vomitarono, altri si guardarono attorno confusi e attoniti.

« Non voglio mai più rivedere una sirena » borbottò Nymeria, dopo aver finalmente lasciato la corda.

« Cavolo potevo pensarci io al pennone » commentò Obara.

Il capitano sorrise consolato e appagato. « Siamo stati salvati da un pennone.  Menomale che la mia bellissima nave ne ha altri due. »

« Sono felice che tu ti sai ripreso per aiutarci » disse Tyene e abbracciò Oberyn.

« Arriveremo a Meereen senza danni o ci fermerà qualche serpente a tre teste? » sbottò Ryon aggiustandosi i vestiti, infuriato per essersi fatto abbindolare dalle donne un'altra volta.

« Ohi la mia schiena » grugnì Lord Archibald.

Nella confusione generale il principe dorniano realizzò quanto tutti loro dovessero essere grati alle giovani. « Ottimo lavoro di squadra ragazze, senza di voi non so che fine avremmo fatto. Sono fiero e orgoglioso di voi. »

« Uomini » mormorò Obara con un sorrisino divertito e in gran parte compiaciuto.

« Per questo ci ha mandate zio Doran. »

« I miei arti ringraziano » obbiettò invece Nymeria mostrando il palmo delle proprie mani ormai sanguinanti. Oberyn scosse il capo desolato, prese le mani di sua figlia e ne baciò delicatamente il dorso.

« Hai fatto un gran lavoro, brava Nym. Senza te sarebbero tutti in acqua. »
Alla fine anche Nymeria sorrise e annuì soddisfatta. Le donne avevano dimostrato di poter sopperire alle debolezze degli uomini e intanto il vascello procedette sano e, momentaneamente, intatto verso lo stretto di Valyria.






Ho cominciato l'università e per me è stato difficile terminare questo capitolo ma alla fine, trasportata dalla voglia di continuare, è fatta. Il prossimo arriverà più in fretta.
In questo capitolo le donne (o il pensiero delle donne) ha salvato gli uomini. Nel prossimo vedremo i nostri eroi affrontare delle ultime difficoltà prima di giungere a Meereen. Come se la caveranno? Ma soprattutto verranno trattenuti a lungo prima di approdare?
Grazie a chi segue e preferisce o ricorda la storia, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Alla prossima.

 

  
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