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Autore: dreamlikeview    05/10/2018    3 recensioni
Dean Winchester è al matrimonio di suo fratello, quando tra gli invitati nota un meraviglioso uomo dagli occhi blu. Il suo nome è Castiel Novak, e tra i due scatta la scintilla; dopo una forte reticenza, Castiel cede e tra i due nasce una travagliata storia d'amore, che li porta ad affrontare le loro famiglie. Tuttavia, il loro è un amore proibito e un matrimonio si frappone tra di loro.
[Destiel, forbidden love, homophobia, song-fic, long-fic]
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Desclaimer: I personaggi di questa storia non mi appartegono, la storia è scritta per puro divertimento personale e il mio intento è solo quello di divertire (leggarsi far soffrire) il lettore e non intendo offendere nessuno con questa. Da tutto ciò non guardagno assolutamente nulla (se avessi un euro per ogni fanfiction scritta sarei milionaria).

NDA: Per evitare brutte figure e strafalcioni, la storia è ambientata in un'epoca storica indefinita, in un passato indefinito. Ugualmente il luogo dove è ambientata è fittizio, viene chiamato Nazione e non è localizzato geograficamente. Enjoy!

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What if we rewrite the stars?
Say you were made to be mine

Nothing could keep us apart
You'd be the one I was meant to find

 
John, senza specificare i reali motivi, aveva posticipato il grande evento di Sam di alcuni giorni, perché, come aveva detto a tutti, uno dei suoi figli era indisposto. Tutti avevano capito che quello indisposto era Dean, e che non era un semplice raffreddore quello che aveva. Così il matrimonio era slittato di due giorni, e Dean giurò a se stesso di non aver mai visto John così arrabbiato, lo capiva dal modo in cui lo guardava, o da come si rivolgeva a lui, quella volta lo aveva davvero fatto arrabbiare, più delle altre volte, ma a Dean non importava nulla, non era un suo problema, se l’uomo voleva tentare di salvare le apparenze, poteva farlo, ma ciò non cambiava la sua idea, lui non avrebbe mai sposato una donna che non conosceva, e che soprattutto non gli piaceva per niente. Quindi aveva deciso che avrebbe fatto le cose che era solito fare, anche se una miriade di ospiti ancora girava per la sua tenuta. La mattina seguente alla punizione non si mosse dalle sue camere, fingendosi davvero malato. Aveva sul serio dolori un po’ ovunque, ma non fu quello a bloccarlo, no, perché, quando si alzò dal letto quella mattina con la sola intenzione di far capire a John che non lo aveva spezzato, dalla finestra della sua camera vide Castiel Novak girovagare nel suo giardino, e non riuscì a trattenersi dal sorridere, e ogni suo buon proposito di irritare il padre era svanito. Castiel era incredibilmente bello, i capelli neri splendevano alla luce del sole, il vento soffiava delicato tra di essi, spettinandoli un po’, e Dean poteva immaginare di sentirne la morbidezza sotto le dita. Quella visione paradisiaca gli diede l’ispirazione per scrivere un piccolo componimento poetico, per osannare e celebrare quella visione celestiale che si era parata davanti ai suoi occhi. E poi, senza alcun preavviso, il ragazzo in giardino aveva alzato lo sguardo al cielo, e il sole, riflesso in quegli occhi blu, profondi come l’oceano, risplendette in tutta la sua bellezza, accentuando quel colore innaturale che il ragazzo possedeva; era una delle cose più belle che Dean avesse mai visto in tutta la sua misera vita, e sapeva che non avrebbe mai rivisto qualcosa di altrettanto meraviglioso in altre occasioni. Forse era il suo animo da poeta, ma non riusciva ad evitarsi di catturare la bellezza di quel momento, il solo vedere il sole riflesso in quegli occhi lo aveva fatto sentire ispirato, lui di solito apprezzava anche le piccole cose, quelle più insignificanti, come una piccola farfalla posata su un fiore, o un’ape nel suo alveare, un cavallo trottante, e altri piccoli dettagli del quotidiano, che lui metteva nelle sue poesie per creare atmosfere e cercare di esprimere ciò che i suoi occhi vedevano. Aveva bisogno di scrivere qualcosa in quel momento, aveva bisogno di farlo, perché era stato ispirato. Castiel sarebbe potuto essere la sua musa ispiratrice, perché quella bellezza, non poteva essere osannata con una sola poesia. Ci sarebbe voluto un intero canzoniere per esprimere al meglio tutta quella meraviglia. Dean si avvicinò al suo scrittoio e chiuse per un secondo gli occhi, focalizzò di nuovo la visione celestiale che aveva visto e intinse la sua piuma d’oca nell’inchiostro e iniziò a scrivere, le parole gli uscivano spontanee, una dietro l’altra, senza esitazione alcuna. Solo pensando a quei capelli, a quegli occhi, a quelle labbra – sì, perché le aveva avute a meno di un soffio da sé e le aveva viste per bene – le parole uscivano da sole, si scrivevano da sole. Sarebbe rimasto lì ore a continuare a scrivere. Si fermò solo quando uno dei camerieri della servitù gli portò il pranzo in camera – dopotutto non si sentiva bene – e pranzò rapidamente, continuando a scrivere, sporcandosi anche un po’ le mani, fino a che non fu soddisfatto del suo lavoro, lo rilesse più volte, apportando piccole modifiche e si fermò solo quando tutto fu perfetto. Forse l’avrebbe consegnata al giovane Novak, prima o poi.
Il giorno seguente, invece, uscì dalle sue stanze recandosi nel giardino sottostante la sua camera, sperando di rivedere quell’angelo dagli occhi blu, ma non si presentò, facendo sentire Dean un pochino deluso. Non si diede per vinto però, quel pomeriggio, prima della cena, mise a punto la sua poesia, deciso a consegnarla al giovane di suo interesse. Magari in quel modo avrebbe avuto modo di parlare di nuovo con lui, magari di trascorrere un po’ di salutare tempo insieme, senza troppi pensieri. Sistemò alcuni versi, sostituì alcune parole con altre che gli suonavano meglio e poi sorrise soddisfatto, quando si rese conto di aver scritto, forse, la poesia più bella di sempre, tra le sue ovviamente. Forse, in qualche modo, potevano provare a cambiare ciò che il destino aveva riservato per loro, perché se con un solo sguardo, era in grado di scrivere in modo così perfetto, allora Castiel era la sua musa, e ciò significava che erano sempre stati destinati ad incontrarsi; forse non in quelle circostanze, ma chi poteva dirlo? Chi poteva dire cosa fosse scritto e cosa no? E soprattutto, perché dovevano forzarsi a non vedersi nemmeno per sbaglio, se sembrava essere il destino a spingerli l’uno verso l’altro?
Quella sera, a cena, suo padre lo provocò per tutto il tempo, anche se c’erano ospiti – ma Castiel non era tra loro, Chuck aveva detto che era rimasto nelle sue stanze perché troppo stanco a causa della cavalcata di quel giorno – senza riservarsi battutine fin troppo acide. Dean gli rispose a tono, ma contenendosi. Quella sera non poteva permettersi punizioni, aveva una missione da compiere, infatti rivolse persino dei sorrisi più o meno tirati alla minore dei Novak, solo per non far arrabbiare il suo vecchio e cercò di comportarsi bene e non essere irriverente come suo solito.
Nella tasca del suo completo elegante aveva la lettera contenente la sua poesia per Castiel, e voleva a tutti i costi recapitargliela di persona e tutto intero. Quando quella cena tremendamente noiosa, per sua fortuna, terminò, Dean si congedò da tutti ed uscì dalla sala, di soppiatto entrò nell’area della tenuta riservata ai Novak, in fondo, conosceva così bene quel posto, che per lui era uno scherzo entrare di nascosto nelle varie aree senza essere beccato e raggiunse quindi la stanza di Castiel, titubò qualche minuto su quel che doveva fare, poi finalmente si convinse, e senza altra esitazione, infilò sotto alla porta la busta contenente la poesia; attese sperando che l’altro aprisse, ma quando sentì che gli altri Novak stavano arrivando – avevano dei passi dannatamente pesanti – sgusciò di nuovo via e tornò nelle sue stanze, con un sorriso smagliante sul volto. Sperava solo che il moro apprezzasse il suo gesto, e quanto meno decidesse di parlargli. Aveva sentito che scrivere poesie per qualcuno, poteva essere un bel gesto, e poteva anche essere molto apprezzato, e sperava che accadesse nella sua situazione. E il suo stile di scrittore non era malvagio, quindi magari in quel modo, si era guadagnato una chiacchierata con Castiel, gli sarebbe bastato anche solo risentire la sua voce. Si accontentava di poco.

**

I giorni di permanenza nella tenuta dei Winchester erano aumentati, ma a Castiel non sembrava dispiacere la situazione, sì, non sopportava le feste di gala, e le persone che vi partecipavano, ma se doveva essere onesto, erano stati ospitati in una delle tenute più belle che conosceva. Prima del grande ingresso, c’era un immenso giardino, che si estendeva per diversi ettari di terreno, c’erano alberi altissimi – sotto uno dei quali era accaduto quell’episodio tra lui e Dean – alcuni erano pieni di fiori, altri di frutti, ed era piacevole restare un po’ lì all’aria aperta a riflettere. Sì, ne aveva bisogno, doveva aiutare sua sorella e doveva pensare al modo migliore per convincere suo padre a non farle sposare Dean. L’aria era piacevolmente frizzante quella mattina, e passeggiare, anche solo nel giardino, era piacevole, suo padre era stato stranamente di buon umore quella mattina, e avrebbe davvero voluto approfittare di tale momento per discutere con l’uomo, ma in quel momento desiderava solamente rilassarsi in quel meraviglioso giardino verde, anche quello della sua tenuta era stato così una volta, fino a che suo padre non aveva ordinato di eliminare tutto ciò che c’era di verde lì, non aveva mai capito il motivo, ma Michael aveva sempre detto che loro padre avesse fatto benissimo. Castiel sospirò, scuotendo la testa e passeggiò lì, fino a che non ebbe voglia di andare a cavalcare. Aveva sentito per tutto il tempo trascorso nel giardino una strana sensazione, come se fosse stato osservato, ma di fatto nessuno stava guardando nella sua direzione. Si diresse alle scuderie, dove un simpatico scudiero gli sellò il cavallo e gli augurò una buona cavalcata, gli consigliò di andare a visitare un piccolo paese a poche ore di cavalcata da lì, perché molti ospiti lo apprezzavano. Castiel lo ringraziò garbatamente e decise di seguire il suo consiglio. Non era poi così male, quell’idea. Così salì sul suo cavallo e si mise in viaggio. Uscì dal cancello della tenuta e cavalcò per qualche ora, fino a giungere nel paese indicatogli. Era davvero delizioso. Era un piccolo borgo, per lo più costituito da bancarelle, le case erano basse e popolari, ma si respirava un’aria buona e tranquilla, era un posto perfetto dove trascorrere il tempo e rilassarsi. Pensò in cuor suo di ringraziare lo scudiero per l’ottimo consiglio e, sceso da cavallo, prese le redini, iniziando a camminare tra le strade strette del borgo. Ad ogni angolo, c’era una bancarella, chi vendeva frutta e verdura, chi stoffe preziose e rare, chi oggetti ornamentali, alcuni vendevano anche dei gioielli di legno, altri oggetti artigianali. Castiel era estasiato da ciò che vedeva, era davvero tanto lontano a ciò che era solito vedere. Camminò a lungo, alcuni mercanti gli offrirono i loro prodotti da assaggiare, e si ritrovò ad acquistare alcuni di essi, perché gli sembrava scortese rifiutare. Quel posto sarebbe sicuramente piaciuto tanto a sua sorella Anna, lei avrebbe adorato girare tra le bancarelle, avrebbe adorato osservare e provare i gioielli di legno, avrebbe sicuramente assaggiato ogni prodotto culinario le venisse offerto, e sicuramente avrebbe costretto Castiel a comprarle ogni cosa lei desiderasse. In fondo, sapeva che per lui dirle di no era impossibile. Si ritrovò a sorridere, pensando a sua sorella, e decise di acquistare per lei una stola di seta, delicatissima e colorata e una collana di legno, il cui ciondolo era un piccolo angelo. Lei era il suo angelo.
Il tramonto si avvicinava, quando Castiel decise di rimettersi in viaggio verso la tenuta dei Winchester, gli aveva fatto bene passare la giornata fuori da lì e lontano da tutto ciò che detestava. Gli aveva fatto bene respirare l’aria di quel borgo, aveva sorriso come mai aveva fatto in vita sua, si era sentito davvero bene, e desiderava solo poter tornare lì, il più presto possibile con sua sorella, sicuramente prima della fine del loro soggiorno dai Winchester, l’avrebbe portata con sé, perché lui aveva intenzione di tornarci il giorno seguente stesso. Era da poco sorta la luna quando arrivò alla tenuta, lasciò il suo cavallo e si ritirò nelle stanze a lui riservate, annunciando di essere molto stanco a causa della lunga cavalcata appena conclusa, scusandosi al contempo per la sua assenza a quella cena. Era davvero molto stanco, alla fine le ore di cavalcata erano state tante, e lui non era poi così allenato, suo padre non gli permetteva di uscire spesso, perché doveva impegnare il suo tempo libero in importanti pratiche burocratiche riguardanti la tenuta, che lui non aveva mai voluto seguire con interesse. Stanco morto, si distese sul letto e sorrise, ripensando al bel tempo appena trascorso. Stava sonnecchiando, quando sentì uno strano fruscio dietro la porta della camera, si alzò per controllare, ma era solo nella stanza, nessuno era entrato. Ed eccola di nuovo, quella strana sensazione che aveva provato nel giardino quella mattina, non sapeva spiegarsi cos’era, ma era molto strana. Poi improvvisamente, sentì un altro fruscio e un foglio piegato con cura sbucò da sotto alla sua porta. Gli venne da ridere, chi diavolo gli faceva arrivare un biglietto in camera in quel modo? Lo osservò qualche istante, poi la curiosità prese il sopravvento e lo afferrò, aprendolo con una mal celata calma. Nessuno era lì a guardarlo, eppure lui sentiva le sue mani tremare per l’impazienza di leggerlo. Sperava in cuor suo si trattasse di lui, di Dean. Non sapeva perché, ma desiderava che l’altro provasse a cercare un contatto con lui in qualche modo, si disse che fosse solo per il desiderio di conoscerlo meglio, per aiutare sua sorella, ma mentiva ancora a se stesso, lui ne conosceva il reale motivo, ma era troppo spaventato per ammetterlo. Quando aprì il biglietto, sgranò gli occhi. Con una grafia ordinata, su quel foglio di pergamena, c’erano scritti dei versi. Castiel li lesse e rilesse più di una volta, restando stupito da quelle parole. Davvero un uomo era d’animo così puro da scrivere versi tanto belli e dedicarli a uno come lui? Maledizione, Dean lo aveva osservato, a giudicare dai suoi versi, lo aveva osservato quando era stato in giardino, e gli aveva scritto una delle poesie più belle che lui avesse mai letto. Adesso riusciva a spiegarsi il perché di quella sensazione tanto strana, un sorriso nacque sulle sue labbra, era il gesto più bello che gli avessero mai dedicato.
Ma no, non poteva cedere. Non poteva lasciarsi andare.

**

Quando quel giorno Dean uscì in giardino, sperò di incontrare Castiel, lì dove lo aveva visto qualche giorno prima, perché diamine, lui non voleva arrendersi. Forse potevano avere una speranza, forse potevano cambiare il fato. Quando lo trovò, sorrise istintivamente, quell’angelo dagli occhi blu, era seduto sotto uno degli alberi del suo giardino, di fronte alla sua finestra, e stava leggendo qualcosa; sembrava addirittura che lo stesse aspettando. Sorrise tra sé e sé, sperando che fosse la poesia che gli aveva fatto avere la sera precedente. Quello poteva essere un inizio, potevano approcciarsi e parlare di quello, giusto? Si avvicinò cautamente a lui, ma non riuscì a non fissarlo. Era incantevole, anche seduto sul prato del giardino, con la schiena appoggiata al tronco dell’albero e l’espressione assorta nel leggere. Dannazione.
«Buongiorno» lo salutò, annunciando anche la sua presenza; Castiel alzò lo sguardo dal foglio, e Dean si ritrovò catapultato in quel blu profondo, e si ritrovò a pensare che sì, voleva annegare in quel blu, voleva sprofondare in quell’oceano azzurro e non risalire più a galla. Voleva Castiel, e non era più un segreto per lui.
«Buongiorno a voi» gli rispose con il sorriso sulle labbra e la sua maledetta voce roca e profonda.
«Posso sedermi accanto a voi?» chiese.
«Ci mancherebbe, è il vostro giardino» disse, scostandosi leggermente, permettendogli di sedersi e ritornando alla sua precedente attività. Dean non disse niente, ma si sedette accanto a lui, senza appoggiare la schiena al tronco, gli faceva ancora male, anche se non lo dava a vedere. Guardò di soppiatto il giovane accanto a sé, ancora intento nella lettura, voleva parlare con lui, ma qualsiasi argomento gli sembrava inadatto e futile per il momento. Eppure c’erano solo loro, così com’era stato quella sera magica, in cui si erano ritrovati in quello stesso giardino a danzare su quella musica, persi l’uno nello sguardo dell’altro, ad un soffio di distanza. Dean era certo che non avrebbe mai dimenticato nessun istante di quella notte, della notte in cui aveva perso mente e cuore, rubati dalle mani di un angelo dagli occhi blu.
«Avete talento» disse poi Castiel, spezzando il silenzio.
«Vi ringrazio» disse Dean, sorridendo «Sono lieto che abbiate apprezzato la piccola lirica che ho composto per voi».
«Dean, siete davvero impertinente e sconsiderato. Mi avete scritto una poesia e l’avete portata sotto la mia porta» disse il ragazzo «Se qualcuno vi avesse scoperto?» domandò.
«Sono bravo a nascondermi» disse scrollando le spalle «Non lo hanno fatto. E non lo faranno, a nessuno importa leggere le poesie qui».
«Ipotizzate che qualcuno di cui non vi potete fidare la trovi» ipotizzò «Come reagirebbero se capissero che scrivete poesie per un uomo?» chiese ancora, Dean alzò gli occhi al cielo. A lui non importava, non gli importava il giudizio di quella gente, anche se lo avessero considerato criminale, lui era fermamente convinto che non ci fosse niente di male nei suoi sentimenti o in quello che scriveva. Per lui, l’arte poetica era la massina espressione d’amore «Se io l’avessi mostrata a mio padre? O ai miei fratelli? Se loro l’avessero trovata?» domandò.
«L’avete consegnata?» chiese.
«No, ma…»
«Allora non ho di che preoccuparmi» disse sorridendo «Siete un uomo affidabile, si vede».
«Ma se vi avessero scoperto qui…» provò ad obiettare, guadagnandosi uno sbuffo divertito dal biondo.
«Beh, in quel caso credo che farei arrabbiare molto il mio vecchio» disse ironicamente, cercando di evitare di rispondere a quella domanda «Sono comunque la pecora nera della famiglia».
«Non faccio fatica a crederlo, visto il vostro atteggiamento della scorsa giornata» disse con condizione di causa «A proposito, ho sentito vostro padre dire al mio che la vostra punizione sarebbe stata eclatante. State bene?»
«Non c’è niente che John possa farmi che non abbia già fatto» disse il nobile, scuotendo la testa «Ma non voglio tediarvi con i miei problemi. Piuttosto voi, dove siete stato ieri?» domandò «Non vi ho visto a cena».
«Ero molto stanco. Sono stato fuori a cavalcare, ho visitato un borgo a pochi chilometri da qui. È davvero molto carino».
«Mi fa piacere per voi» disse sorridendo.
Restarono lì a chiacchierare per un po’, Dean si ritrovò a ridere ad alcune frasi del moro, che riuscivano, nonostante l’ostentata serietà di Castiel, a strappargli un sorriso o una risata, e sì, Dean sapeva che lui era quello giusto, perché semplicemente lo stava facendo sentire bene, lo stava facendo sentire apprezzato, come lui aveva sempre desiderato sentirsi in compagnia d’un'altra persona.
«Quindi… avete chiarito con vostro padre?» domandò «Sposerete mia sorella?» chiese, Dean percepì un po’ d’esitazione nella sua voce, e non riuscì ad evitare di domandarsi da cosa dipendesse quell’esitazione.
«Senza offesa, ma non mi sposerò» disse, sicuro di sé, guardando il moro «Perché se dovessi scegliere io chi sposare, sceglierei, sì, un Novak, ma uno dagli occhi azzurri come il cielo e i capelli neri come l’ebano» disse, avvicinandosi a lui «La pelle chiara, e le labbra perfette da baciare» mormorò ad un soffio da lui «Potrei avere davanti il Novak che vorrei sposare».
«Siate serio» borbottò Castiel, allontanando Dean da sé «Cosa penserebbero se vi vedessero così vicino a me?»
«Che stiamo parlando da uomo a uomo di quando sposerò vostra sorella» disse con una scrollata di spalle «Suvvia, volete farmi credere che non avete capito che voglio voi?»
«Le vostre parole sono oltremodo sconvenienti» disse, a disagio, mordendosi le labbra «L’ho capito, ma…»
«Ma cosa? Vi infastidisce tanto farvi vedere in mia compagnia?» chiese guardandolo dritto negli occhi.
«Non  mi infastidisce, ma siete davvero troppo impertinente, se qualcuno dovesse sentirvi…»
«Siamo solo noi due qui» disse mantenendo comunque il tono di voce calmo, anche se avrebbe solo voluto zittirlo in quel momento, magari con le sue labbra «E ai nobili non piace passeggiare in giardino, ciò fa di voi, l’unico nobile più simile a me. In grado, come me di capire e apprezzare le cose veramente belle della vita».
«Dean…» mormorò il moro, e il biondo sentì il suo cuore perdere un battito, voleva sentire ancora il suo nome detto da quella voce così roca e profonda, da quel ragazzo così attraente, ma anche spaventato dalle conseguenze, e voleva fargli capire che se entrambi provavano le stesse cose, allora potevano provarci.
Conscio che con il suo atteggiamento, lo stesse mettendo in difficoltà, con fare sensuale si avvicinò maggiormente a lui, raggiungendo il suo volto, osservandolo da vicino. Castiel deglutì a causa della vicinanza.
«Dean, dovreste davvero smetterla ora…» tentò di dire, in difficoltà, boccheggiava e cercava aria, e Dean sorrideva tra sé e sé, conscio che con il suo atteggiamento avesse finalmente avuto un po’ di vantaggio sulla sua reticenza.
«Perché? Non lo sentite anche voi? Tra di noi c’è qualcosa, qualcosa che sta cercando di venire fuori» disse, guardandolo negli occhi «Qualcosa di bello e di unico che può rendere felici entrambi».
«No, voi…» tentò di obiettare.
«Voi siete quello che ero destinato ad incontrare, Castiel, voi e nessun altro».

**

Castiel deglutì ancora. Dean aveva pronunciato quelle parole con una tale semplicità da farlo rabbrividire, le aveva dette così tranquillamente, così sinceramente che gli aveva fatto venire la pelle d’oca. Voi siete quello che ero destinato ad incontrare, per qualche minuto, esse rimbombarono nella sua mente, come se il nobile le avesse urlate – e sì, temette che qualcuno avesse potuto sentirlo – erano eccessivamente vicini, se qualcuno li avesse visti, avrebbe sicuramente frainteso tutto e non sarebbe andata a finire bene. Dean era a poca distanza da lui, poteva sentire il suo profumo e il suo respiro contro la propria pelle, ma non poteva cedere, non doveva. Suo padre non l’avrebbe presa bene, nessuno l’avrebbe presa bene, e Dean doveva sposare Anna. Per quanto si sforzassero di volerla pensare diversamente, loro erano destinati a questo, ad avere vite infelici scelte dai loro genitori – Castiel sapeva che per quanto si opponesse, prima o poi, suo padre avrebbe trovato qualcuno anche per lui, così come aveva fatto con Anna, Michael e Gabriel – erano destinati a vivere relazioni di cui non avevano alcun interesse e, soprattutto, a vivere l’uno senza l’altro. Non c’era soluzione a quello. Non potevano cambiare il loro destino, in nessun modo.
«No, Dean, voi dovete smetterla…» disse piano, guardandolo in quegli occhi verde foglia, che lo avevano attratto fin da subito «Tutto questo è sbagliato, non ci renderà felici, ci farà solo del male» disse, tentando di farlo ragionare. In qualche modo, doveva far capire a Dean che tutto quello non era assolutamente possibile. Non potevano avvicinarsi in alcun modo, perché la loro società lo riteneva sbagliato, e loro a quella società dovevano dar ascolto.
«Non è sbagliato. Sono gli altri che lo pensano. Ma non è sbagliato. È lo stesso tipo d’amore di cui Saffo parla nelle sue liriche» disse, avvalorando le sue tesi, e Castiel non poteva dargli torto «Per favore, Castiel, ditemi che per voi non è lo stesso e vi lascerò in pace».
«Voi mi confondete» ammise «E ammetto che possa esserci un qualche legame tra di noi» disse ancora, senza guardare l’altro negli occhi «Ma è per il bene di entrambi se vi dico che non possiamo farlo, non possiamo dare ascolto ai nostri sentimenti» continuò «Vorrei davvero dirvi che per me non è lo stesso, così da proteggere anche voi da questa follia, ma mentirei» vide l’altro sorridere «Ma non possiamo. Noi non possiamo» disse con fermezza.
«Questo è assurdo e lo sapete anche voi. Perché privarci di qualcosa che vogliamo entrambi?» domandò.
«Lo sapete anche voi, la nostra società non prevede unioni tra uomini, sono considerate errori» disse «Le persone come noi, che provano queste cose, sono considerate abomini, e se le nostre famiglie dovessero scoprirlo…» deglutì, il ricordo di quello che era successo a quel giovane servitore si palesò di nuovo nella sua mente e tremò leggermente. Aveva avuto gli incubi per una settimana, prima di scoprire che era stato incarcerato per il reato di aver amato un altro uomo, uomo che aveva subito il suo stesso destino.
Dean sospirò: «Voi avete paura, non è vero?» chiese «Anche per questo siete scappato la notte scorsa».
«Certo che ho paura, voi no? Non ditemi che siete così incosciente da provare attrazione per un altro uomo e non averne paura» disse Castiel, quasi scioccato. Come poteva mostrare tanta sicurezza, quando ciò che sentivano era ritenuto sbagliato da tutti coloro che conoscevano? Come poteva non avere paura delle conseguenze?
«Non ho paura, perché non c’è niente di sbagliato, in tutto ciò» disse, guardandolo negli occhi, e maledizione, Castiel credette di venire meno nelle gambe, fortunatamente erano seduti, e non poteva cadere per terra. Il suo sguardo era così carico di determinazione da fargli provare brividi lungo le braccia e lungo la schiena. Tra di loro stava succedendo decisamente qualcosa e dovevano fermarlo prima che fosse troppo tardi.
«Voi la pensate così» disse mestamente Castiel «Ma nessun altro».
«Castiel, per favore…» disse Dean guardandolo negli occhi «Solo noi possiamo cambiare il nostro destino, noi e nessun altro, non possiamo soccombere all’incertezza, non possiamo lasciare che decidano loro per noi».
Lui scosse la testa, no, era troppo pericoloso, non poteva assecondare quell’idea assurda, non potevano illudersi «Posso solo… offrirvi la mia amicizia. È tutto ciò che posso darvi».
«Amicizia?» domandò confuso, inclinando il capo «Sono attratto da voi, voi siete attratto da me e mi offrite amicizia?»
Castiel sorrise malinconicamente, e annuì deciso: «Per voi è difficile starmi lontano, per me lo è altrettanto, le vostre poesie sono arte pura e mi piacerebbe approfondirne la conoscenza» disse sorridendo «Potremmo essere amici e scrivere poesie insieme o leggerle, quando capiterà l’occasione». Castiel lo guardò negli occhi, cercando di fargli capire con lo sguardo, che quella era l’unica soluzione da accettare, era l’unica fattibile per loro, era l’unico modo che avevano per avvicinarsi senza correre rischi, sebbene entrambi fossero attratti l’uno dall’altro, sebbene entrambi avessero sentito della magia scorrere tra di loro, non potevano lasciarsi travolgere. Le parole di Dean erano di quanto più bello avesse mai sentito in vita sua, di quanto qualcuno gli avesse mai detto, ma non poteva lasciarsi andare, non poteva cedere a quei sentimenti. Dean restò in silenzio, un silenzio che quasi uccise Castiel – che restò con il fiato sospeso fino alla sua risposta – probabilmente stava ponderando se fosse una buona soluzione o una soluzione inaccettabile. E sì, aveva ragione, perché in fondo lui era stato chiaro, voleva altro, ma altro era ciò che Castiel non poteva proprio dargli e sperava che lo capisse.
«Mi sta bene. Preferisco essere un vostro amico piuttosto che un completo estraneo» cedette l’altro. Castiel tirò un sospiro di sollievo e sperò davvero con tutto il cuore che avesse ceduto, e non sarebbe più tornato sull’argomento voi siete quello che ero destinato ad incontrare. Perché era stato lusingato dalla sua frase, non avrebbe sentito mai più qualcuno dirgli una frase tanto bella, ma non poteva assecondarlo, avrebbe fatto male ad entrambi e non avrebbe giovato a nessuno; inoltre essendo amici, potevano godere l’uno della compagnia dell’altro senza destare troppi sospetti, e finalmente avrebbe avuto qualcuno con cui parlare di poesia e con cui scrivere poesie, di solito permetteva solo a sua sorella di leggerle.
«Ne sono felice, non avrei sopportato non poter più apprezzare le vostre liriche».
«Se mi fate questi complimenti, però, dovrete stare attento, potrei anche pensare che mi stiate corteggiando».
Castiel scosse la testa, e una risata cristallina fuoriuscì dalla sua bocca, forse era una soluzione che li avrebbe fatti soffrire un po’ inizialmente, perché entrambi volevano altro l’uno dall’altro, ma con il tempo, avrebbero capito che era l’unica soluzione che non li avrebbe allontanati del tutto.
Forse un giorno avrebbero potuto riscrivere il loro fato, ma non quel giorno.


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Hola people!
Buona sera/notte di venerdì/sabato!
Eccoci di nuovo qui con questa struggente storia, con il terzo capitolo!
E sì, finalmente i due baldi giovani si sono incontrati e parlati! Dean proprio non sa stare senza provarci con lui e allora gli scrive una poesia! 
Ma Cas è ancora spaventato da tutto, quindi si gioca la carta della friendzone, ma tranquille, Dean ne uscirà, ci sarà tempo per l'ammmore.
Riuscirà Dean a far sciogliere un po' Cas? Lo scopriremo nella prossima puntata, il prossimo venerdì/sabato! 
Grazie a tutti coloro che seguono la storia e a chi recensisce senza sosta <3
A presto, people!
Stay tuned!

P.s per chi non lo sapesse, Saffo è stata una poetessa dell'antica Grecia, le cui liriche (bellissime e struggenti) erano dedicate a delle donne.

   
 
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