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Autore: Queen FalseHearth    06/10/2018    0 recensioni
Dal capitolo 2:
“C’era voluto un po’ di tempo, ma alla fine Gwen si riabituò alla sua routine. Era come se non avesse mai partecipato al reality: nessun riflettore l’accecava e le sfide che inseguiva riguardavano solo lo studio. Riaffrontò i pensieri di qualche mattina fa, le mancava il reality? Assolutamente no, ma non poté negare di essersi divertita un mondo e conosciuto emozioni e persone nuove. Per non parlare delle sensazionali avventure che aveva vissuto; negli ultimi giorni gli eventi più sbalorditivi furono la perdita momentanea del suo telefonino e l’aver trovato un dollaro per terra.
Vorresti vivere una nuova avventura, ma come?
Il telefono squillò. Una persona, guidato dal puro divertimento, aveva provveduto a sconvolgerle la vita senza permesso. La ricatterà per costringerla a lavorare nell’ultimo posto in cui una ragazza come Gwen vorrebbe lavorare, in un Maid Cafè.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Nuovo Personaggio | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Maid cafè
🍭Capitolo 4🍭

15 Dicembre 2013

Erano le sette e mezza. Courtney, il capo del Princess Cafè, aveva concesso a Sammy e Carrie di prendersi una pausa per illustrare alla nuova (e sventurata) arrivata il programma lavorativo dopo che quest’ultima aveva finito di lavare i piatti.
Per Gwen sedersi a quel tavolo rotondo era la parte più tranquilla della serata, se non fosse obbligata a tenere quell’orrenda divisa avrebbe persino vissuto una situazione normale. Anche se in cucina la compagnia con Serena era stata piacevole, non aveva mai smesso di detestare quel posto.
Non smise di tenere la sua faccia imbronciata neanche difronte alla gentilezza e alla disponibilità delle due maid dai capelli biondi. Cercavano in tutti i modi di far sentire Gwen a proprio agio, fallendo miseramente.
Avendo appena svolto il lavoro più noioso della storia dell’umanità, ogni informazione, orario e date di eventi riguardanti il Maid Café che s’introducevano nella sua testa alimentarono una voragine di noia che la divorava. In male in peggio.
-…e infine le foto con i clienti costano tre dollari, mai gratis- concluse Sammy con l’atteggiamento di un automa, era riuscita a domare il suo lato da fan sfegatata per il bene della gotica con la serietà.
Appena Gwen emise l’ennesimo sbadiglio, Carrie cercò d’instaurare un dialogo amichevole con lei.
-Ho saputo che sei qui sotto ricatto- iniziò -Neanche io impazzisco di gioia venendo qui, lo faccio per guadagnare abbastanza soldi per aiutare il mio migliore amico: ha una grave malattia e le medicine costano- dopodiché pianse come una fontana prima che Gwen la reputi l’unica maid regolare per i suoi standard.
-T-tutte qui hanno delle motivazioni valide…- disse Sammy mentre consolava l’amica.
-Marta, non so se l’hai conosciuta, è quella maschiaccio, lo fa per vivere da sola ed essere indipendente-
“Però i soldi per andare in Giappone ce li ha”  ragionò Gwen.
-Serena non ce lo ha mai rivelato ma guadagna per una faccenda molto seria, come dice- continuò Carrie, un po’ ripresa dalla spiacevole rivelazione personale.
-Serena è proprio una maga! Senza di lei saremmo perdute! Per farti un esempio…ehm…tu sai in che cosa consiste la finale di Master Chef?- Gwen scosse la testa con disinteresse alla domanda di Sammy.
-In pratica i cuochi finalisti devono preparare un primo, un secondo e un dolce in base a un determinato tema. Se Serena arrivasse in finale e preparasse due piatti schifosi, vincerebbe solo grazie alle sue incredibili doti da pasticcera!- dire che era brava sarebbe bastato per la gotica.
-Poi poi chi c’è…Anne Marie lavora qui per aiutare la madre, o il padre…Carrie tu lo sai con certezza?-
-Non lo so, con me non parla assai- si scambiarono uno sguardo perplesso.
-E Kitty? Perché è qui?-  chiese Gwen, l’unica domanda che aveva proferito che non riguardasse potenziali telecamere nascoste o l’eventualità che il locale venga chiuso dalle autorità sanitarie.
-Kitty ha solo il potere di far sorridere le persone con uno starnuto, questo la rende famosa e apprezzata in un posto come questo- preferì non commentare, anche perché si rifiutava di definire “lavoro” quello della maid.
Nel bar-caffetteria erano rimasti solo quattro tavoli occupati, incluso quello delle cameriere. Là fuori il cielo si era colorato di nero, anche solo una piccola stella avrebbe reso la notte meno cupa: l’immenso vuoto nero suscitava timore se osservato troppo a lungo.
-Hai già scelto il tuo nome da maid?- chiese Carrie con premura.
-No-
-Courtney ci ha detto che i clienti non devono riconoscerti, anche se la tua presenza renderebbe più famoso il Princess Cafè!-  Carrie e Sammy volevano a tutti i costi essere sua amica, ma cosa stavano tramando in realtà? Pensò Gwen.
-Sono molto brava a consigliare dei nomi, quelli di Marta e Anne Marie li ho scelti io. Che ne dici di Ailea, Amber, Olivia, Giacinta, Lavanda…- i nomi che proferiva la ragazza dagli occhi verdi erano uno peggiore dell’altro. La protagonista non aveva mai ricevuto nomignoli o soprannomi vezzeggiativi, tranne Gwenny e quell’informazione doveva restare sottoterra.
-Che ne dici di Zoe, vuol dire vita- s’intromise Kitty che stava servendo un ragazzo un po’ in carne nelle vicinanze da poter sentire la maggior parte della conversazione. Per Gwen avere un nome simile a quello della sua amica, che non avrebbe mai dovuto scoprire il suo segreto, sarebbe stata una seccatura.
-No non mi piace- si limitò a dire. Si alzò dal tavolo con l’aria scocciante che non aveva abbandonato, non salutò neanche le due ragazze che avevano esaurito il loro tempo libero per aiutarla. Non si era lamentata, era stata già più che gentile.
Individuò Courtney alla cassa, che stava contando con avida attenzione i soldi guadagnati nella giornata; essendo dietro il balcone rivelava solo la parte superiore del corpo.
La perfettina era l’unica persona che sapeva di poter parlare tranquillamente; infondo era la sua più grande nemesi e niente avrebbe potuto cambiare il loro rapporto, perciò non doveva sforzarsi di apparire garbata in sua presenza.
-Courtney questo venerdì ho un impegno, non potrò venire- Courtney alzò un sopracciglio accusatore.
-un impegno vero, puoi anche controllare-  
-Va bene- disse sorridendo subito, un comportamento insolito da parte sua. Ripose i soldi nella cassa e, con pochi passi, s’avvicinò a Gwen.
-McLean mi ha appena telefonato e mi ha promesso una somma profumata in cambio di un trattamento da regina per te-
Questo le ricordava il soggiorno che aveva avuto l’ispanica durante seconda stagione, solo che Gwen non l’aveva ottenuto grazie a fastidiosi avvocati e non l’aveva richiesto. Per lei Chris era un uomo morto, ma un po’ di privilegi non avrebbero peggiorato la scomoda situazione che lui stesso aveva causato.
-Ma prima…servi un cliente- disse il suo capo interrompendo i suoi pensieri.
-C-cosa?-
-Metti in pratica…ciò che hai visto-
Il momento che Gwen temeva di più era arrivato. Il ricatto non serviva per farle indossare vestiti carini, ma per comportarsi come un angelo anche se era contraria. Non era brava a mascherare i suoi stati d’animo; ma aveva paura che Chris, deluso dal suo servizio, riveli quel video al mondo interno. Un rischio che non poteva assolutamente correre.
Gwen scelse la sua “preda”: isolato dagli altri, al tavolo decorato con un vaso di fiori che assomigliavano a dei gigli, c’era un ragazzo dai capelli neri che nascondeva il suo viso dal menu. Non sapeva se avesse l’aspetto di un timido o di un pervertito. Si diresse a quel cliente lentamente mentre le altre cameriere si disposero in due file formando una specie di corridoio tra lei e il ragazzo.
-Esprimersi in terza persona singolare è forte!- suggerì Kitty. Anne Maria e Carrie proposero varie formule magiche fittizie per i dolci e Sammy le augurò buona fortuna con i pollici in su. Mancava solo lo striscione d’incoraggiamento; ma quelle non dovevano servire il resto dei clienti?
Gwen era arrivata a pochi metri dal ragazzo, si schiarì la voce e parlò.
-Buonasera, benvenuto al Princess Cafè- la sua schiena era di ferro quando provò a inchinarsi, anche il suo corpo si rifiutava di sottomettersi ai voleri di Chris.
-Grazie- disse il cliente con tono pacato quasi annoiato. A quel punto Gwen pensò che non si sarebbe degnato di guardarla, ma subito dopo il ragazzo scoprì il suo viso ricoperto da lentiggini svelando un aspetto rilassato.
-Il piacere è mio, signor…?-
-Norman, mi chiamo Norman-
-Che cosa posso fare per lei, signor Norman?- era più facile del previsto: era come seguire le parole di copione, però doveva lavorare sull’espressione perché era sicura che c’erano tracce di stress.
-Vorrei una cheescake, quale mi consiglia?-
“Cosa? Con gli occhiali non dovrebbe vedere meglio?” l’irritava il fatto di essere scambiata per una normale maid, avrebbe dovuto accorgersi che era nuova.
-In realtà è il mio primo giorno e sono nuova, non ho ancora imparato il menù.- disse sottolineando l’aggettivo che la riguardava.
-Lo so, volevo solo vederti agitata- avrebbe dovuto sorridere o indagare sulla strana intenzione di Norman?
-Comunque, vorrei una cheescake al cioccolato…ora dovresti dire qualcosa di carino, miss nuova arrivata- Gwen interpretò lo sguardo divertito del cliente come una sfida, Norman aveva appena innescato la sua competitività sepolta ai tempi di All Star.
-Si goda la permanenza al Princess Cafè- disse rilassata più coinvolta dalla conversazione
-La sua cheescake arriverà presto- abbassò leggermente il capo e si diresse alle cucine, non prima di aver sorriso.
Le altre cameriere continuarono a sostenerla, giurò di aver visto Kitty riprenderla con il cellulare. La cucina non era lontana, fin ora non aveva fatto nulla di grave. Contenere la propria ira e il suo carattere sgradevole non era semplice, detestava il pensiero di dover recitare tre volte a settimana.
Le pareti rosa della cucina le davano fastidio agli occhi. Serena non si prendeva neanche una piccola pausa dal suo lavoro di pasticcera.
-Una cheescake al cioccolato, Serena- annunciò. Le hanno detto solo di pronunciare il dolce richiesto del cliente direttamente alla pasticcera; non avendo mai lavorato, non sapeva se fosse giusto.
-Cooosa? Stai servendo un cliente e sto qui dentro senza vederti?-
-Non ti stai perdendo niente- neanche a finire la frase che la cheescake si trovò sulle mani di Gwen. Serena era davvero magica.
Uscì dalla cucina e raggiunse il tavolo di Norman, sempre in allerta. Gettò la torta sul tavolo come posava i suoi libri sul banco di scuola. Il moro fissava il dolce al cioccolato.
-Ehm…ora cosa devo fare?- chiese convinta di aver instaurato una sorta di confidenza con lui.
-A questo punto la maid può decorare il dolce con un disegno o frase, pronunciare una formula magica, ballare, imitare le voci di animali…scegli tu-
-Sai molto più di me, ci vieni spesso?- Norman annuì.
-Ho dimenticato la sacca a posh…ehm…padrone e odio ballare. Inoltre non ho mai sentito un verso d’animale qui dentro-
-Ci ho provato- Norman fece le spallucce, non sembrava deluso che il suo scherzo non abbia funzionato.
-Quindi…cosa aveva detto…- lanciò il suo braccio sinistro sopra il dolce e agitò le dita. -Moe moe kyun che questo dolce sia più buono Moe moe kyun!-
La sua scena si guadagnò il titolo del peggior servizio mai offerto nel Princess Cafè. Non le importava. Intanto il dolce guadagnò le attenzioni di una mosca.
-Questa frase di rito si usa sulle bevande- informò Norman, Gwen fece finta di niente.
-Grazie per essere venuto, se vuole altro non esiti a chiedere- era convinta di aver finito, Carrie e Sammy non le avevano riferito quanto tempo debba durare l’operato di una maid.
-Il tuo servizio è stato schifoso- affermò subito Norman, Gwen pensò che avrebbe chiesto il rimborso.
-Ma ammetto che mi sono divertito a vederti così imbranata. Quella Kitty non fa altro che sorridere e starmi appiccicato fino a quando non finisco di mangiare. Pensavo che le maid non potessero essere in imbarazzo, siete umane!- un po’ era contenta di aver avuto a che fare con un ragazzo così, la prima esperienza non era stata un completo disastro per Norman.
-Allora vado, ti prometto che la prossima volta sarò molto più sgarbata e sputerò sul tuo piatto- Norman iniziò a gustare il suo dolce mentre Gwen si allontanò dal tavolo, voleva controllare un orologio. Voleva evitare le altre cameriere, ma esse le bloccarono la strada nello stesso modo dei fan impediscono la fuga del loro idolo dopo un concerto.
-Sei stata sensazionale! Quel cliente non ha mai scambiato più di tre parole con noi! Brava!- esclamò Kitty, le altre fecero numerosi complimenti a Gwen.
-Si vede che ha notato il suo disagio, si è sentito in sintonia con te- commentò Courtney distante dalle altre con le braccia conserte mostrando uno sguardo che brillava di soddisfazione, e un po’ di perfidia.
Finalmente l’orologio segnalava le otto. Liberarsi di quella divisa fu il momento più bello, che liberazione! Quanto le erano mancati i suoi abiti neri che incutevano timore.
Prima di andarsene, si rese conto di non aver ancora parlato con Marta. L’avrà vista?

Dovette tornare a casa a piedi, Chef non aveva provveduto al suo ritorno a casa. Camminare prosciugò del tutto la sua rabbia, ora rimaneva solo l’odio ed era certa che non sarebbe mai svanito.
La diciasettenne trovò suo fratello sui gradini di casa. All’inizio pensò che l’avesse aspettata per tutto questo tempo, invece i suoi occhi umidi e il suo naso rosso indicavano tutt’altro.
-Dov’eri finita?! *** è morto, la mia vita non ha senso!*-
“Stupido bastardo, ringrazia il cielo di non essere preda di un ricatto che potrebbe rovinare la tua esistenza!” pensò, anche per suo fratello doveva applicare la regola del ‘non dover sfogarti e innervosirti con le altre persone per il tuo nuovo lavoro’.
Rientrò a casa e vide sua madre in cucina ai fornelli. Stasera avrebbe mangiato uova.

 

19 Dicembre 2013, Giovedì

Non aveva chiuso occhio da giorni.
Erano gli ultimi giorni di scuola, il periodo natalizio si avvicinava come un treno. Gli insegnanti concentravano l’impegno massimo degli studenti proprio in questo periodo, in modo che non dimentichino i concetti durante le feste. Tuttavia la professoressa di scienze riusciva a far interessare gli studenti sulla lezione con l’umore di un animale in letargo, il suo compagno di banco Dave si era già addormentato.
Per restare sveglia Gwen pensò alla giornata; sul tavolino del bar vicino la scuola, durante la mattina, c’erano quattro croissant alla crema, non sarebbero stati gli ultimi che avrebbe comprato insieme agli amici. L’argomento principale delle loro chiacchere era il progetto di Cameron per un concorso di piccoli geni. Gwen ricordò di non aver detto nulla: si sentiva solo una sudicia stronza, fin dall’arrivo di Cam. Aveva offeso il suo amico davanti una telecamera, era stata fortunata che i suoi insulti non siano finiti in televisione. Non riusciva più a vederlo nei suoi occhi neri profondi e gentili. Avrebbe rimediato al suo errore, costi quel che costi.
La prima lezione della giornata era ginnastica e Gwen aveva eccelso nella pallacanestro, lo sport era molto utile per scaricare l’inquietudine. Poi aveva incontrato Sky per i corridoi e si erano salutate. Successivamente c’era stata la lezione di inglese.
 Ritornata alla realtà, Gwen ebbe l’impressione che l’insegnante si sia accorta della sua inattenzione.
-Prof posso andare in bagno?- dopo aver ricevuto una risposta positiva, si alzò avvertendo un dolore alla pancia. Colpa dei croissant?
Camminò per i corridoi come uno zombie. Forse era passata affianco alla classe di Mike, aveva detto che aveva matematica alla terza ora.
Era la prima volta dopo tanto tempo che faceva quella strada: quante volte aveva fatto finta di sentirsi male per saltarsi la lezione. Chissà se hanno risolto il problema del fumo.
Inaspettatamente il bagno era completamente pulito, in quei mesi i bidelli si erano dati da fare. Nel lavandino non c’erano più le ceneri delle sigarette. Non c’era nemmeno nessuna ragazza, solo un silenzio di tomba. Entrò nel primo bagno libero, ora poteva ritornare nel suo mondo dei pensieri.
-Gwen! Gwen!- era la voce di Mike, perché stava urlando il suo nome?
Il castano continuò a strillare preoccupato fino a quando non lo sentì vicino. Troppo vicino. Sarà entrato nel bagno delle ragazze?
-Sei qui…?- la luce entrò nella toilette per un secondo. Il rumore della porta che si chiudeva fu istantaneo. Gli occhi di Mike non dovettero assistere alla scena grazie alla maglia lunga di Gwen che nascondeva le sue parti intime.
-Scusa!- urlò da dietro la porta. Gwen doveva ancora elaborare che cosa fosse successo. Mike era appena aperto la porta del bagno o stava sognando?
-Ma che cazzo ti prende?!- una persona che apriva i bagni delle ragazze sapendo che ci fosse l’amica a occuparlo, non aveva la testa apposto.
-Dovevo avvisarti! E’ una cosa importante!-
-ma che accidenti ti prende Mike? Parla!-
-Zoey mi ha chiamato e si è sentita male. Non potrà aiutare te e Sky per il progetto d’arte-
-Tutto qui? Ma vaffa…- si aspettò una notizia più importante per irrompere nel bagno delle ragazze in quel modo, un motivo serio! Non avrebbe mai raccontato l'accaduto a Zoey

Dopo la scuola non fu obbligata a recarsi al Princess Cafè, era la prima volta che veniva salvata dai compiti; nello specifico da un progetto di gruppo. Condividere una passeggiata con Sky fu il massimo: il ricatto di Chris l’aiutò ad apprezzare maggiormente i suoi momenti della vita quotidiana.
Sky, con velata ammirazione, tentava di indirizzare la discussione sul reality Total Drama, ma Gwen riusciva sempre a cambiare argomento in tempo. Forse l’atleta avrebbe dovuto essere più chiara, ma si era promessa che avrebbe parlato con Gwen del reality solo se quest’ultima fosse d’accordo, altrimenti si sarebbe comportata come una comune fan.
Dopo un po’ arrivarono alla casa più vicina ma meno accogliente.
Appena arrivate Brian, il fratello di Gwen, non smetteva di fissare la deliziosa ospite, per l’occasione aveva messo l’abito da cerimonia della del matrimonio della zia. E già: la prima cotta di suo fratello era una delle sue migliori amiche.
Sky respingeva le attenzioni di Bryan con un imbarazzante sorriso, più volte chiese l’aiuto a Gwen con il linguaggio degli occhi ma ella faceva finta di non capire. Non sarebbe stata lei a immischiarsi nella vita amorosa del fratello.
Il progetto per arte consisteva in una banale ricerca, ma il modo in cui veniva presentata e l’ordine della grammatica avrebbero determinato un importante voto. Inoltre, bisognava creare un’opera del Futurismo, anch’essa veniva valutata.
Sky mise il suo computer e i suoi libri sul piccolo tavolo da cucina, Gwen sfruttò il pavimento come scrivania per i fogli e colori a pastello. Era pronta per studiare, ma come sempre i piani di Gwen vennero interrotti.
Squillò, per la seconda volta nel mese, il telefono di casa. Non voleva più ricevere telefonate sospette fino alla fine dei suoi giorni. Intendeva ignorare la chiamata, ma la possibilità che fosse Chris per dirle che era tutto quanto uno scherzo la spinse a correre verso il telefono.
-Pronto?-
-Sei Gwen?-
-Si? Tu chi…-
-Lance! Il tizio che hai scontrato l’altro giorno! Ascolta devi venire subito a casa mia, è stra importante!-
-Di che si tratta?- dall’altra parte il ragazzo era arrivato alla metà del suo indirizzo.
-… Avenue Unit 500. Sesto piano a destra. Per favore fai in fretta- riagganciò. Forse era per il suo lato avventato e per l’urgenza della richiesta, ma Gwen prese subito il cappotto di pelliccia e le chiavi del suo motorino. Lo usava solo per le emergenze. 
-Devo andare, aspettami qui-
-Cosa? Che succede?-
-Un amico hai bisogno di me-
Per Sky non sarebbe stato un problema trascorrere del tempo da sola nella casa di qualcun altro, ma temette di passare la mezz’ora più difficile della sua vita con Brian.

Nel garage trovò il suo motorino per terra e il suo casco nero. Non controllò se la benzina nel motore fosse sufficiente per arrivare all’indirizzo dato da Lance; doveva sperare che le sia rimasta a disposizione un briciolo di fortuna. Inserì le chiavi e le girò nel blocchetto d'accensione, poi schiacciò il freno e premette con decisione il bottone d’avvio; per lei il suono del motore rappresentava collaborazione. Prima che sia troppo tardi si accorse che il portone del garage era chiuso e non poteva di certo uscire, che genio. Risolto il problema partì con l’acceleratore schiacciato.
Era tutto ok, aveva pieno controllo del mezzo, non aveva paura di andare fuori strada o di scivolare sull’asfalto ghiacciato. Il vento le fregiò il viso, neanche il parabrezza riusciva a proteggerla. Più veloce, ordinò al suo motorino.
Al 100% sarebbe tornata a casa con una multa, ma non era il caso di pensarci. Si concentrò sulla guida con sguardo deciso, la gente sul marciapiede l’avrà mandata a quel paese un paio di volte per la sua rumorosa velocità. Quando era quasi arrivata a destinazione, vide una macchina inseguirla: era della polizia. La ignorò fino a quando parcheggiò distrattamente.
Quando si levò il casco, il poliziotto scese dal suo mezzo pretendendo l’attenzione di Gwen.
-Signorina, lo conosce il limite di velocità?-
-Mi scusi sono di fretta! È importante!-
Sapeva che avrebbe un ricordo molto sgradito di quel vigile una volta scesa, scacciò quell’affermazione chiedendosi che cosa sarà successo a Lance.
L’edificio cadeva lentamente a pezzi, se lo avesse visto distrattamente un altro giorno avrebbe pensato che fosse abbandonato. Intravide la luce nell’androne del palazzo, la prova che non aveva sbagliato indirizzo. Non conosceva il suo cognome, si avventò nell’edificio senza sapere quell’importante informazione. Che piano aveva detto? Sesto, e l’ascensore non funziona.
Il mondo ce l’aveva sul serio con lei, doveva urgentemente recarsi da Dawn più tardi per toglierle la maledizione. Perché non ci aveva pensato prima?
Corse le scale più in fretta che poteva, il cappotto era pesante e lo gettò per terra senza fermarsi. Saettò verso il ballatoio del sesto piano trovando una porta aperta, era sicura che fosse l’appartamento del suo amico. Rapina? Incidente?
Appena attraversò la porta davanti a sé c’era uno specchio e un comodino di legno. Si voltò a destra e trovò il soggiorno, Lance era seduto su un divano di pelle nera con un nintendo 3Ds bianco in mano.
-Il mio Frogadier si sta evolvendo- disse quasi piangendo appena notò la gotica. 
-C-cosa?-
Non minacciava sintomi di malattie pericolose e il suo corpo non presentava gocce sangue. Sano come un pesce, matto come un cavallo. Lui aveva un’espressione pacata e felice di vederla. Ufficiale: non era ferito, non ancora. Non vedendo oggetti pesanti e/o appuntiti nella stanza, Gwen gli lanciò con tutta la forza che aveva in corpo un cuscino blu che si trovava sul bracciolo del divano. Gli colpì la faccia. Il ragazzo s’è l’aspettò e rise di gusto, non sapeva ancora le conseguenze del suo “scherzo”.
-Si sta evolvendo il mio primo Pokemon, per me è un momento importante- Gwen doveva tenere a bada il suo istinto omicida, nelle vicinanze c’era un poliziotto che le stava facendo una multa salata capace di riconoscere urla di dolore. Gli spiegò il casino che si era cacciata per raggiungerlo.
-Davvero così in fretta? Sei un fenomeno, Gwen- l’ultima cosa che non doveva uscire dalle sue labbra era un complimento, Lance continuava a non capire la gravità della situazione.
-Si vede che ci tieni a gente che reputi amica, siamo amici?- inutile: era ancora stregata dal suo sorriso.
-Se non scambierai un’emergenza per uno scherzo…si-
Non sapendo cosa fare si sedette sul divano, accanto a lui, e vide dallo schermo del nintendo una rana blu antropomorfa cambiare forma con un’esplosione di luce azzurra. Il gioco recitava “Congratulazioni! Frogadier si è evoluto in Greninja“.
-Quindi oltre a suonare al violino ti piacciono i videogiochi- disse prima che Lance pianga sul serio.
-Si, sono un allenatore Pokèmon, questo è il mio primo gioco su questi mostriciattoli tascabili. Ho vinto la console e il gioco a un concorso. E tu hai mai giocato a Pokemon?-
-Ricordo che da piccola collezionavo Pokemon della regione di Jhoto e Sinnoh, poi basta- rispose. La rabbia e lo stress si erano spenti, era riuscita inspiegabilmente a calmarsi, merito di quella delicata voce e quel sorriso spontaneo.
-Come hai avuto il mio numero di telefono?- chiese, una domanda che le frullò nella sua testa in quel momento.
-Me l’ha dato mia sorella- la frase seguente avrebbe dovuto essere “non sapevo che avessi una sorella”, invece Gwen spalancò gli occhi picchiando la sua testa con i suoi polsi.
-Che ti prende?-
Si sentì la persona più stupida del pianeta. Il numero delle persone a cui aveva condiviso il numero di telefono si contavano sulle dita di una mano, era facile trovare il “colpevole”. La somiglianza c’era, i capelli e gli occhi erano praticamente dello stesso colore.
-È Courtney Barlow! Tua sorella è Courtney Barlow!-
Era da un po’ di tempo che il Karma la stava perseguitando per le sue scelte sbagliate, l’importante era di non perdere il controllo.
-Si, e quindi?-
Tutto questo non aveva senso. Era in compagnia di colei che aveva tradito sua sorella in mondo visione per un ragazzo dagli occhi azzurri, e quella era la sua reazione?
-Per caso la conosci?- chiese Lance tranquillo.
-C-cosa?- disse per la seconda volta.
O Lance la stava di nuovo prendendo in giro o aveva perso le puntate del reality show più famoso degli ultimi tempi.
-Hai mai guardato Total Drama?- chiese Gwen con voce soffocata.
-No, odio quel reality-
Poteva chiudere qui il discorso, ma non le andava di mentire a Lance. Doveva sapere che stava parlando con la persona che la sorella riteneva una darkettona ruba fidanzati e senza cuore.
-Sappi che io ho partecipato a quattro stagioni di quel programma e…ho ferito a morte tua sorella. Mi odia molto… molto- si preparò a ricevere le peggiori minacce di morte e ad essere scacciata in malo modo, ma Lance non sembrava provare rancore nei suoi confronti.
-Non m’importa- affermò mentre si alzò dal divano dirigendosi verso una finestra, dando le spalle a Gwen. Quel ragazzo riusciva sempre a stupirla.
Gwen osservò in giro per trovare una foto di lui e Courtney e vedere com’era la perfettina prima del reality, ma in quel posto i quadri di famiglia sembravano proibiti.
-Pensavo che Courtney l’avesse bruciato, il mio numero- Lance sembrava non averla ascoltata, dedicò tutta la sua attenzione ad osservare quel frammento di cielo.
-Allora come sapevi il mio nome?- chiese per evitare che il silenzio diventasse imbarazzante. Per lei.
-La tua amica dai capelli neri l’aveva urlato quando ci siamo visti per la prima volta- Gwen stava iniziando a chiedersi come se la cavasse Sky con suo fratello quando Lance trasalì all’improvviso: sembrava avesse visto la slitta di Babbo Natale trainata da renne volanti.
-La prima neve, è arrivata in ritardo quest’anno. Chissà che sapore avrà- esclamò allegro. A quel punto Gwen si alzò e raggiunse la piccola finestra, era rimasto un piccolo spazio per lei. Piccoli fiocchi di neve scendevano dal cielo cupo. Lance rimase in silenzio osservando la neve con occhi sognanti: quel ragazzo trovava la spensierata gioia anche in quei piccoli momenti. Aveva il cuore di un bambino, Gwen pensò che sarebbe stato bello essere felice senza un motivo rilevante.

La neve sembrava arrivata per consolarla, interpretò il suo arrivo come un incoraggiamento. Come previsto trovò una multa sul parabrezza, molto probabilmente era grazie a quella che nessuno si era avvicinato alla sua moto incustodita. C’era anche un bigliettino: “Ne è valsa la pena?”.
Forse.
Risalì sulla moto senza rimorsi e si diresse verso il luogo che odiava di più. La multa se l’era cercata, ma forse c’era un modo per far finta che non sia mai esistita. Chiedere soldi a sua madre era impensabile, una frase pronunciata da Courtney quattro giorni fa poteva farla uscire dai guai.
Il Princess Cafè era famoso per non essere privo di clienti neanche per un secondo, certi americani avrebbero trascorso l’intera giornata in quell’allegro locale.
Kitty e Sammy erano sorprese di vedere Gwen al di fuori del suo turno lavorativo, credevano gli altri giorni avrebbe evitato il Maid Cafè come la peste.
La protagonista cercò il suo capo, sperò che non si trovasse in qualche ufficio segreto. Forse si trovava nella torre.
-Che ci fai qui Gwen?- disse con aria scocciata l’ispanica notando i particolari capelli di Gwen, quest’ultima si voltò con sguardo preoccupato.
-Io…io…-
Un sorriso nacque sul volto di Courtney: c’era solo una spiegazione all’esagerato imbarazzo della gotica. Lo voleva sentire dalle sue labbra.
-Tuo fratello mi ha fatto prendere una multa, per cui devi pagami-
-Si certo…neanche per sogno, c’è un solo modo affinché io ti dia dei soldi in più…-
-No! Non vorrai...!-
-Certo che puoi fare gli straordinari! Cara Gwen, d’ora in poi verrai il lunedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica, il turno sempre di cinque ore. O devo allungare anche quello?-
-Un momento!! Mi hai detto che Chris ti ha promesso quella somma profumata per me, rinuncio ai miei “privilegi” in cambio di quella-
-Mi dispiace, non è arrivata, e neanche la mia stima per te. A pensarci è davvero difficile trovare soldi quando sei in una cella di un continente lontano, potrebbe arrivare…mai.- 
Gwen sospirò lentamente non smettendo di fissarla male. All’inizio si era detta di non causare danni rispondendo alle provocazioni, ma sembrava che quella ragazza volesse essere a tutti i costi picchiata e odiata. Si diresse verso l’uscita, ma si fermò.
-Sappi che ho scelto il mio nome da maid-
-Ah si? Qual è?- domandò Courtney con un’espressione priva d’interesse.
-Nives-
   

*si riferisce a un personaggio dell’anime Death Note che stava guardando nello scorso capitolo


👑💎 Angolo Autrice 💎👑
Salveeeeee! Piaciuto il capitolo?
Non temete: anche se Gwen è costretta ad allungare la sua permanenza nel maid cafè, non permetterà che questo lavoro la trasformi in un’adorabile cameriera, è pur sempre la nostra Gwen.
In questo capitolo abbiamo scoperto che Gwen è un’ottima cameriera (in senso ironico) e che il nuovo personaggio, Lance, è un tipo…molto allegro. Un ragazzo come lui riuscirà ad andare d’accordo con la gotica?
Ah e il fratello di Gwen fa riferimento a una morte davvero importante per l’anime/manga Death Note, per cui l’ho censurata per evitare qualunque tipo di spoiler se decideste di vederlo (ci sono persone che non l’hanno ancora visto, strano ma vero).
Spero che non ci siano errori grammaticali e che il testo sia di vostro gradimento, alla prossima, ciaoooooooo 👑

🍩Prossimo aggiornamento…sinceramente non lo so. Questo sabato non potrò aggiornare, ma non voglio farvi aspettare due settimane.🍩

 

   
 
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