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Autore: _Akimi    06/10/2018    2 recensioni
[Writober - Colazione]
"Cassie è mia figlia, la mia nocciolina - è impaziente come qualsiasi altro bambino, ma è abbastanza grande per capire che i padri perfetti esistono solo nelle pubblicità e, proprio perché senza difetti, sono esseri noiosi e prevedibili.
Lei dice di avere un papà speciale - non ho ancora capito che cosa ci trovi di bello in me e nei miei flosci pancakes -, ma vedere il suo sorriso appena sveglia mi basta per complimentarmi da solo.
Dai, Scott, non sei davvero così male."
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Teamwork

 
Un buon padre dovrebbe prepare lo zaino a suo figlia.
Un buon padre dovrebbe aiutarla con i compiti e con i capelli pieni di nodi.
Dico dovrebbe, esatto, perché non lo sono. O meglio, ci sto lavorando.
So che non mi credete - e avete tutte le ragioni per farlo -, ma per Cassie bisogna saper infrangere delle regole.
Direte voi: semplice, Scott Lang non segue mai regole - è uno zuccone con un innato odio per le autorità, ma a questo punto della storia non compaiono poliziotti che vengono a bussare alla porta né giudici gioiosi nel mandare l’ennesimo scapestrato dietro alle sbarre.
Cassie è mia figlia, la mia nocciolina - è impaziente come qualsiasi altro bambino, ma è abbastanza grande per capire che i padri perfetti esistono solo nelle pubblicità e, proprio perché senza difetti, sono esseri noiosi e prevedibili.
Lei dice di avere un papà speciale - non ho ancora capito che cosa ci trovi di bello in me e nei miei flosci pancakes -, ma vedere il suo sorriso appena sveglia mi basta per complimentarmi da solo.
Dai, Scott, non sei davvero così male.

«Papà, ti sei ricordato dei mirtilli!»
Faccio un cenno della testa per farle capire che non è una casualità - no, non li ho comprati un quarto d’ora prima all’angolo della strada - e lei sembra crederci, o forse ha imparato a chiudere un occhio su alcune mie dimenticanze.
«Sono più buoni dell’ultima volta.»
È un timido complimento che ben apprezzo, considerando che quell’ultima volta di cui parla la cucina rischiava di prendere fuoco; sono i piccoli passi in avanti a valere, lei lo nota e in queste occasioni mi sembra di essere io il bambino in cerca di approvazione.
«Posso depennarli dalla lista di cose da imparare, quindi?»
Mi aspetto un sì, un mormorio, un qualsiasi verso, ma Cassie rimane in silenzio per un po’, con una mano continua a mangiare la colazione e con l’altra stringe a sé la piccola formica di peluche dalla quale non si separa mai.
L’ha chiamata Miette - dice che è francese, e so di avere non solo una figlia astuta e graziosa, ma anche intelligente.
Ve lo dico perché mi potrebbe rimproverare - voglio vedere qualche principessa fare a botte con qualcuno, mi ha detto un giorno - e mi chiedo se sia ancora la piccola a cui rimboccavo la coperta anni prima.
Sta crescendo, ma è già ambiziosa; non vuole farsi mettere i piedi in testa da nessuno - almeno qualcosa di buono ereditato da me.

«Penso di sì, ma dobbiamo ancora lavorare sui brownies.»
Finalmente risponde e ciò che apprezzo è il minuscolo dettaglio a cui, scommetto, voi non avete neppure prestato attenzione.
È sempre un “noi” con lei, non un mio essere discreto o un suo essere clemente; siamo una squadra - lo dice lei - e io non posso che reputarmi fortunato ad avere un braccio destro forte quanto gentile.
«Allora aspettati i brownies più buoni di San Francisco il prossimo week-end, nocciolina.»
Non sono ancora un buon padre, ma continuerò a lavorarci.
Anzi, continueremo - assieme.
 
  
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