Prompt #8:
Statua
Gray
sospirò. La convivenza con Juvia era piacevole, non si era
pentito della sua
proposta, ma.
C’erano
volte in cui si sentiva a disagio, e quell’esatto momento
apparteneva a queste.
Quella
mattina Juvia era stata più esuberante del
solito. Aveva passato tutta la colazione con il sorriso sulle labbra,
che di
per sé non era insolito; c’era qualcosa, tuttavia,
che la faceva apparire più
smagliante del solito.
Il
motivo del suo più
che ottimo umore era emerso solo alla fine del pasto.
«Oggi
è il novantatreesimo giorno che Juvia passa nella
casa di Gray!» aveva esclamato, tutta contenta.
Lui
l’aveva fissata a dir poco confuso. «E…
allora?» aveva
domandato, sospettando già di pentirsene a breve.
Il
sorriso della ragazza era rimasto invariato. «Juvia
vuole festeggiare questa data importante. Juvia ha preparato una cosa
per
Gray!» aveva annunciato.
Ora
Gray si trovava davanti alla porta di casa, in
attesa che Juvia, all’esterno, aprisse la porta e gli
mostrasse il regalo.
Chi
festeggia il novantatreesimo giorno? si
chiese scuotendo la
testa. Solo Juvia, ovviamente, lo sapeva bene; non era questo a
preoccuparlo,
in realtà.
L’ultima
volta che lei gli aveva fatto un regalo,
questo era stato un enorme cuscino con Juvia rappresentata sopra.
Un’altra sua stravaganza
era stato il pan-Gray, puntualmente
accompagnato dal pan-Juvia.
I regali di Juvia lo preoccupavano, non sapeva mai cosa aspettarsi. Soprattutto perché era uscita in cortile
da
una decina abbondante di minuti. Cosa poteva star preparando
lì fuori?
Un
brivido corse lungo la schiena di Gray, e non era
dovuto al freddo.
Finalmente
sentì la voce di Juvia chiamarlo.
Dopo
un ultimo sospiro aprì la porta, ripromettendosi
di non reagire troppo male alla sorpresa,
se possibile.
La
prima figura che scorse fu Juvia, che gli sorrideva
dal centro del cortile. Indicò verso sinistra, e fu allora
che la vide,
seguendo il suo sguardo.
Un’enorme
statua con le sue fattezze, a grandezza naturale.
Gray
batté le palpebre un paio di volte, augurandosi di
essersela immaginata.
Naturalmente,
non era così. La statua rimase lì.
«Ti
piace, Gray?» domandò Juvia affiancandolo.
Notò che
le brillavano gli occhi. Era bello
vederla così felice.
Con
un nuovo sguardo alla statua, un’idea gli balenò
in
mente, ma si affrettò a scacciarla. Che assurdità
andava a pensare? Si stava
facendo contagiare da Juvia.
Tornò
a guardarla: fissava la statua come se avesse
voluto memorizzarla.
«Due
Gray: Juvia non potrebbe essere più felice!»
esclamò. «È venuta bene. È
perfetta come te» aggiunse, voltandosi verso di lui.
«Anche se Juvia preferisce sempre
l’originale!» asserì slanciandosi in un
abbraccio.
Gray
la lasciò fare, dopo un attimo di esitazione
ricambiò l’abbraccio. Lo sguardo gli
tornò alla statua.
Dicendo
definitivamente addio alla sua dignità, prese
una decisione.
«Non
è perfetta. Manca qualcosa» mormorò,
sciogliendo l’abbraccio.
Ice
Make!
A
fianco del Gray di pietra apparve una sagoma di
ghiaccio.
«Quella
è…» bisbigliò lei stupita, riconoscendosi.
Si
voltò verso Gray, che aveva preso a fissare un punto
lontano.
«Ora
va bene» gli sentì dire. Sembrava imbarazzato.
Juvia
sorrise.
Grazie.