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Autore: evelyn80    09/10/2018    2 recensioni
Molte cose sono cambiate: il Knight Two Thousand non è più un auto. Michelle Boswald, nipote di Bonnie, è la sua nuova pilota. Con lei lavorano altre due ragazze, Mary Cassidy e Helen Seepepper. Insieme si fanno chiamare le K.I.T.T.'s Angels.
La nuova Fondazione, diretta da Michael e Bonnie, le invia in Alaska, nelle isole Aleutine, per sventare un traffico di droga tra la Russia e gli USA. Ma poiché quasi nessuno sa della loro esistenza, dovranno lavorare in incognito per passare inosservate tra le ciurme degli altri pescherecci.
Avranno a che fare con pescatori scorbutici e maschilisti e dovranno faticare un bel po' per portare a termine la loro missione.
Storia cross-over tra Supercar e Deadliest Catch (settima stagione)
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ladra per una notte


Michelle scese silenziosa dal pick up che aveva “preso in prestito” e scivolò furtiva nell’ombra delle case, diretta alla centrale di polizia di Unalaska. Doveva assolutamente recuperare il dispositivo di innesco per farlo analizzare da K.I.T.T. Soltanto così si sarebbe finalmente convinta di non aver preso un’altra cantonata, facendo arrestare le persone sbagliate.
Il posto di polizia era buio e silenzioso, all’esterno. Il Knight Two Thousand l’aveva informata che, durante la notte, nella piccola stazione rimanevano di guardia due soli poliziotti, in caso di emergenza.
“K.I.T.T., controlla per favore dove sono gli agenti”, chiese sussurrando rivolta all’orologio. Il computer controllò con i suoi rilevatori.
“Rilevo la presenza di due esseri umani nella piccola stanza sul retro”.
“E i fratelli Hansen e soci?”.
“Si trovano nel seminterrato, in due celle di sicurezza”.
Michelle annuì nel buio, poi riprese. “K.I.T.T., puoi aprire questa porta?”. Puntò l’orologio in direzione della serratura elettronica.
“Subito, Michelle”.
Tramite le sue microonde, il computer fece scattare la serratura. La porta si aprì docilmente con un piccolo “click”.
La ragazza scivolò lentamente all’interno e, lasciandosi guidare dal Knight Two Thousand, raggiunse il deposito delle prove: una piccola ed antiquata cassaforte con combinazione numerica.
“Tocca a te, K.I.T.T.”, sibilò la nipote di Bonnie, utilizzando ancora l’orologio come trasmettitore. In pochi secondi il computer trovò la sequenza numerica corretta ed aprì la cassetta di sicurezza.
Oltre al piccolo dispositivo, la cassaforte conteneva le pillole di Moonlight Shadow rinvenute sulla Northwestern e poco altro. Michelle prese l’innesco a distanza e lo mise in tasca, per poi richiudere con cautela il portello blindato. Stava per uscire dalla stanza quando K.I.T.T. la chiamò.
“Uno dei poliziotti sta percorrendo il corridoio, diretto nella tua direzione”.
La ragazza si immobilizzò, certa di venire scoperta. Si nascose dietro la porta, pronta a stordire l’agente con un colpo ben assestato, ma quello proseguì verso il bagno. Tirando un sospiro di sollievo, e tendendo l’orecchio ad altri rumori che non fossero quelli delle emissioni gassose del poliziotto, Michelle tornò di nuovo alla porta della centrale e da lì all’esterno.
Percorse in pochi minuti la distanza tra Unalaska e Dutch Harbor, e tornò correndo a bordo del Knight Rider, chiudendosi nella timoniera.
“Ok, K.I.T.T... Voglio che tu esamini questo dispositivo, per favore”.
Diligente, il computer aprì uno scomparto della plancia, dove la ragazza appoggiò l’innesco. K.I.T.T. chiuse il cassetto e una fila di lucine verdi cominciò ad accendersi in sequenza.
Mentre attendeva il risultato dell’analisi, la nipote di Bonnie ricordò anche che aveva chiesto al computer un’altra verifica. “A che punto sei con la comparazione delle voci del “capo” e quella di Jeremy?”.
“A buon punto. E posso dirti che l’ottanta per cento delle modulazioni vocali è praticamente identico. Non posso ancora esserne certo al cento per cento, ma c’è una buona probabilità che le voci siano le stesse”.
Michelle si morse le labbra per il disappunto. Se veramente Jeremy era il capo, loro erano state nelle grinfie del leone per tutto quel tempo.
“Ma se è realmente lui l’artefice di tutto, perché chiamare la Fondazione e denunciare il suo stesso traffico di droga?”, rifletté a voce alta.
“La perversione della razza umana non conosce confini”, commentò flemmatico il computer.
Le luci dell’analizzatore molecolare si spensero all’improvviso e il cassetto si aprì.
“Ho analizzato attentamente il dispositivo, e ho scoperto che questo tipo di innesco a distanza ha bisogno di essere attivato tramite una sequenza di impulsi provenienti da un cellulare”, spiegò K.I.T.T., in tono accademico.
“Quindi vuol dire che qualcuno ha premuto una serie di tasti su un telefonino, per accenderlo?”, chiese Michelle, dubbiosa.
“Esattamente”.
“E riesci a risalire al numero di telefono che ha attivato l’innesco?”.
“Purtroppo no, ma esaminando i miei registri posso controllare quali cellulari hanno inviato impulsi nei minuti appena precedenti all’esplosione”.
Michelle alzò gli occhi al cielo. “Saranno decine e decine…”, commentò sconsolata.
K.I.T.T. tacque alcuni istanti mentre controllava nel suo database. “In realtà no”, disse al termine della verifica. “Ne ho rilevato soltanto uno. E non credo che sarai sorpresa nel sentire il nome del suo proprietario”.
“Spara!”.
“Elliott Neese”.
La ragazza sobbalzò sulla sedia. “Allora avevo ragione io, a non fidarmi di quel ragazzo!”.
“Come mai Mary non si è accorta dei suoi movimenti? In fondo, toccava a lei sorvegliarlo”, chiese il computer, sinceramente sorpreso.
“Non lo so, K.I.T.T., ma ho tutta l’intenzione di scoprirlo”.

Mary ed Helen si stropicciarono gli occhi, assonnate. Michelle le aveva svegliate di soprassalto, chiedendo loro di raggiungerla nella timoniera.
“Ho una brutta notizia da darvi, ragazze”, attaccò subito la nipote di Bonnie, passeggiando nervosamente avanti e indietro. Le due amiche la fissarono, stupite. “Ho chiesto a K.I.T.T. di analizzare il dispositivo di innesco a distanza”, proseguì Michelle, indicando il piccolo oggetto metallico ancora poggiato sulla plancia.
“Come hai fatto a fartelo dare dalla polizia?”, chiese Mary, grattandosi la testa ed arruffandosi ancor più il caschetto biondo.
“L’ho… preso in prestito…”.
“Vorresti dire che l’hai rubato?!”, saltò su Helen, improvvisamente sveglia.
Michelle annuì prima di riprendere a parlare. “K.I.T.T. ha scoperto che questo tipo di dispositivi viene attivato tramite una sequenza di impulsi inviati da un cellulare. E ha scoperto che il cellulare in questione è quello di Elliott Neese”.
Mary divenne rossa all’improvviso, un vago senso di colpa che cominciava a farsi largo dentro di lei. La nipote di Bonnie le lanciò una rapida occhiata prima di rivolgersi ad Helen. “Hai notato se Edgar Hansen ha mai usato il telefonino ieri, mentre lo tenevi d’occhio?”.
“No”, rispose la riccia, scuotendo la massa di capelli castano rossicci. “Non ha fatto altro che affaccendarsi sul ponte del peschereccio, e non ha mai messo mano al cellulare”.
Michelle annuì. Questo era proprio ciò che si aspettava di sentire. Si voltò verso la bionda. “Mary, mentre pedinavi Elliott lo hai visto, per caso, avvicinarsi alla Northwestern?”.
Mary deglutì prima di rispondere, in imbarazzo. “Le è passato accanto… mentre andava all’Elbow Room”.
“E lo hai visto usare il cellulare, pochi minuti prima dell’esplosione?”.
La bionda chinò lo sguardo e deglutì ancora. Doveva ammettere la sua colpa, e non era certa di come avrebbero reagito le sue amiche. “Io… per la verità, no…”.
Helen aggrottò le sopracciglia. “E come può esserti sfuggita una cosa del genere?”.
“Io… Ecco…”, balbettò Mary, “avevo chiuso gli occhi per un momento…”. Le due amiche continuarono a fissarla, accigliate, in attesa che lei continuasse. “Elliott e io… avevamo da poco fatto l’amore e…”.
“COSA?!”, esplose Helen, saltando in piedi. “Sei andata a letto con quel tipo?! Con uno dei nostri sospetti?”.
“Ero convinta che fosse innocente!”, esclamò Mary, tentando di discolparsi.
Michelle si lasciò cadere sulla sua poltrona, sospirando. “Quel ragazzo si è bellamente preso gioco di te, Mary… Dal primo all’ultimo momento! Mi sorprende che tu non te ne sia accorta”.
La bionda abbassò nuovamente lo sguardo verso terra. “Credo che l’infatuazione mi abbia fatto perdere di vista il nostro compito. Ho dato per scontato che fosse pulito solo perché si era dimostrato carino con me… Mi dispiace da morire, ragazze!”.
“Ah… L’amore!”, commentò K.I.T.T. in tono sognante. “Capirò mai cosa significa?”.
La nipote di Bonnie si allungò verso l’amica e le posò una mano sulla spalla. “È tutto a posto, Mary. Ora che sappiamo chi è veramente quel tizio, e giunto il momento di metterlo dietro le sbarre. C’è un’altra cosa, però, che dovete sapere. K.I.T.T., diglielo tu”.
“Ho terminato l’analisi della voce di Jeremy, comparandola con quella del misterioso capo dell’associazione. Sono la stessa persona”.
Helen sobbalzò ancora. “Vorresti dire che Jeremy ha chiamato la Fondazione per autodenunciarsi?!”.
“O forse per prendersi gioco di noi…”, replicò Michelle. “Comunque sia, voglio arrivare in fondo a questa storia. Domani mattina lo chiamerò per dirgli che abbiamo finalmente scoperto il vero colpevole. Vedremo come reagirà alla notizia che abbiamo intenzione di far arrestare Elliott. Se farà anche un solo passo farlo, noi saremo pronte a coglierlo sul fatto!”.

La reazione di Jeremy fu stranamente fredda. “Ragazze, siete sicure di ciò che state dicendo? Avete già fatto arrestare gli equipaggi di due pescherecci. Volete farmi rimanere senza nemmeno un pescatore?”.
“I fratelli Hansen sono innocenti. Li abbiamo fatti arrestare erroneamente. Forse Matt Bradley potrebbe essere coinvolto nello spaccio, ma scommetto quello che vuoi che il corriere tra Russia e Alaska è la Ramblin’ Rose”, spiegò Michelle. La chiamata era stata messa in viva voce, così tutte e tre le ragazze poterono sentire il tono annoiato e scocciato dell’uomo.
“Sono stufo di tutte queste stronzate! Comincio a credere che la Fondazione non sia più quella di una volta. Hanno sbagliato alla grande ad assumere tre ragazzine come voi!”.
Helen strinse i pugni, ma Michelle le impedì di commentare, bloccandola con un cenno della mano. “Non mi interessa cosa pensi di noi”, rispose la nipote di Bonnie. “Adesso chiameremo la polizia, faremo arrestare il capitano Neese e lo faremo confessare. E non appena avremo fatto liberare gli Hansen ce ne torneremo a casa”.
Jeremy riattaccò con una smorfia, senza neanche salutare. Le tre ragazze si lanciarono uno sguardo d’intesa: era chiaro che quell’uomo aveva qualcosa da nascondere.

Il cellulare di Elliott squillò mentre il giovane capitano si stava radendo. Era il capo.
“Ti hanno scoperto”, disse secca la voce. “Quelle tre stanno venendo ad arrestarti”.
Stranamente, Elliott non se ne meravigliò. Sapeva che prima o poi sarebbe successo. E, da una parte, lo sperava pure. Dopo che il capo gli aveva ordinato di uccidere Steve si sentiva stranamente inquieto: aveva raggiunto il fondo, la sua coscienza lo tormentava, e gli dispiaceva persino di essersi approfittato della biondina del Knight Rider. In fondo, quella ragazza gli piaceva davvero… almeno un po’. E poi, così avrebbe potuto finalmente liberarsi dal giogo cui l’uomo lo aveva vincolato.
“Che vengano pure”, rispose quindi, “sono pronto ad affrontare le mie responsabilità”. Dopo un attimo di silenzio aggiunse, con un ghigno ironico: “E credo che ti trascinerò nel baratro con me, Jeremy”.
Dall’altro capo del filo, la voce tacque per pochi secondi. “Farai la stessa fine di Steve”, sentenziò infine, prima di chiudere la comunicazione.
Elliott fissò il cellulare per un attimo, poi lo scagliò contro lo specchio, mandando in frantumi entrambi. “Bastardo…”, sibilò, passandosi le mani tra i corti capelli biondi. Jeremy era talmente pazzo da essere capace di qualsiasi azione efferata. Forse avrebbe potuto chiedere la protezione delle tre ragazze, ma loro gliel’avrebbero accordata, alla luce di tutto ciò che aveva fatto?


Spazio autrice: Siamo quasi alla resa dei conti. Tutti i nodi stanno venendo al pettine e, nel prossimo e ultimo capitolo, ogni tassello andrà al suo posto. Grazie per avermi seguito!
  
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