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Autore: hapworth    10/10/2018    0 recensioni
L'azzurro intenso del proprio occhio sinistro lo fissava, lo stesso identico colore di quegli occhi, ma allo stesso tempo, l'occhio destro gli regalava il ricordo dolce e amaro di ciò che aveva avuto per poco più di un istante. Era due metà, un mostro con le sembianze di essere umano.
[Questa storia partecipa al “Writober” a cura di Fanwriter.it!]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Izuku Midoriya, Shouto Todoroki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una piccola shot su un Todoroki senza unicità. Ho voluto provare a dare un'alternativa e modificare questo elemento, per vedere come - nel mio immaginario - sarebbero potute andare le cose, almeno dal punto di vista emotivo. E non solo.
Non è una tododeku, ma può secondo me essere considerata una pre-coppia.
Buona lettura!

hapworth

Questa fanfiction partecipa al "Writober" indetto da Fanwriter.it
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Prompt: Diversità (red list)


Un mondo perfetto

Guardarsi allo specchio non era una cosa che amava fare. Lo specchio rifletteva ciò che c'era di sbagliato in lui, gli restituiva l'immagine precisa di quello che più odiava e allo stesso tempo amava di se stesso.
L'azzurro intenso del proprio occhio sinistro lo fissava, lo stesso identico colore di quegli occhi, ma allo stesso tempo, l'occhio destro gli regalava il ricordo dolce e amaro di ciò che aveva avuto per poco più di un istante. Era due metà, un mostro con le sembianze di essere umano.
Nascere in un mondo pieno di persone con Unicità, ti dava la giusta visione delle cose: se non ne avevi una, non valevi abbastanza. Shouto era stato cresciuto in quel modo, aveva sempre creduto che per valere qualcosa agli occhi di suo padre principalmente, avrebbe dovuto avere un'Unicità. Nessuno ne aveva mai dubitato: il suo aspetto stesso, quella netta divisione tra il lato destro e il lato sinistro del suo corpo, faceva intendere un futuro del genere.
Tuttavia, quando aveva compiuto nove anni e l'Unicità non si era ancora manifestata, era stato portato in una clinica, a una visita di controllo, e lì era venuta fuori la verità.
Todoroki Shouto non aveva un'Unicità, non l'avrebbe mai avuta. Era privo di valore agli occhi di suo padre. Un padre che era da sempre stato concentrato su di lui, sul suo futuro, dopo essere rimasto deluso prima dalla nascita di una femmina – che per quanto con Unicità rimaneva una donna – e poi da due maschi privi di Unicità. Shouto era stato il suo investimento, il suo ultimo investimento data la crisi coniugale che si portava dietro con Fue da tempo.
E Shouto lo aveva deluso.
In un mondo di persone speciali, dove speciale era normale, Shouto si ritrovava a essere diverso.

Non amava conoscere gente nuova, ma allo stesso tempo era consapevole che per lui rimanere a casa sarebbe stato un supplizio. Sua madre era andata via, suo padre non riusciva neppure a guardarlo e, in qualche strano modo, Shouto aveva deciso che l'unica cosa sensata da fare, era andarsene via. Frequentare un liceo con dormitori annessi era una buona cosa.
O almeno, lo avrebbe pensato se non avesse scelto una scuola con doppio indirizzo: da una parte i futuri eroi, dall'altra le persone comuni.
Sarebbe stato tutto molto più semplice, se il suo aspetto non fosse stato quello. Veniva spesso scambiato per qualcuno del corso eroico e la cosa faceva così male.
«Todoroki-kun!» si voltò nella direzione del richiamo e intravide un ragazzino dai capelli crespi e verdi; aveva un sacco di lentiggini sulle guance e gli occhi molto grandi. Lo conosceva?
Non disse niente, lasciando che l'altro ragazzo gli si avvicinasse. «Todoroki-kun, tu sei il figlio di Endeavor giusto?»
Un pugno, probabilmente, avrebbe fatto meno male. Shouto si sentì male, ma non lo diede a vedere – così come non mostrava un sacco di cose, agli altri – annuendo semplicemente con un cenno del capo. «Uwa, che figata! Sono un suo fan, cioè in realtà sono un appassionato di Eroi.» parlò quello e, forse fu per quel motivo, che si ricordò di lui: alla presentazione in classe, aveva detto la stessa identica cosa. Midoriya Izuku.
«Che senso ha, se non puoi diventarlo?» il tono era piatto e Midoriya parve colto di sorpresa da quella sua domanda. Non ci si soffermò troppo, prima di abbozzare un leggero sorriso.
«Beh, hai ragione. Sono senza Unicità e non posso diventare un Eroe, però... Perché dovrei smettere di amare quello che fanno e sostenerli?» le parole di Midoriya lo lasciarono silenzioso, un po' interdetto forse, prima che convenisse silenziosamente con lui; aveva ragione.
«Inoltre penso che essere una persona priva di Unicità, non sia così male. Se fossi stato nel corso Eroi probabilmente non ti avrei conosciuto.» lo disse in modo imbarazzato, ma Todoroki comprese ciò che voleva dire. C'erano tante persone, intorno a lui. Persone speciali, persone normali, persone diverse. Lui era parte di quel tutto, malgrado non fosse mai stato suo desiderio.
Doveva solo imparare a convivere con la consapevolezza che, in qualche modo, quel mondo era fatto su misura per tutti. Anche per lui.


Fine
   
 
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