Raffaele
si era allontanato velocemente, sforzando la resistenza delle sue ali,
dirigendosi
prima verso il palazzo e poi virando all’improvviso verso la
porta del
Paradiso, preferendo continuare la strada a piedi. Rimaneva sempre un
luogo
tranquillo e poco frequentato. Oltrepassò l’arco
bianco con passo lento ma
deciso, senza prestare attenzione alle finissime decorazioni
né alla scritta
incisa. Le risposte di Mary lo avevano irritato, accendendo il suo
orgoglio già
offeso dalla poca considerazione che gli aveva riservato.
Continuò a stringere
i pugni fino a che le nocche non impallidirono e le mani formicolarono
per la
mancanza di sangue. Quella donna lo aveva quasi ignorato, trattandolo
come un
comune angelo e non l’arcangelo che aveva preso le redini del
Paradiso per evitare
che andasse in mille pezzi. E addirittura lo aveva mandato via.
Camminò
tra i cespugli che aumentavano man mano che si inoltrava nel bosco,
nascondendosi
dietro la vegetazione. Non aveva voglia di essere fermato da un qualche
angelo
e perdere tempo. Voleva muoversi e tornare al più presto al
palazzo, ma prima
doveva fermarsi da un’altra parte.
Il
canto dei Sognatori faceva addormentare chiunque tranne lui: aveva
imparato a
resistervi per il tempo necessario per una conversazione. Si sedette al
fianco di
un Sognatore, uno con cui aveva già parlato precedentemente,
ordinandogli di
smettere di cantare e rispondere alle sue domande.
‹‹La
custode di Eteria è stata qui da sola? O con
Lucifero?››
Il
Sognatore, anzi sarebbe meglio dire la Sognatrice, disse che la ragazza
era
stata lì tempo fa, insieme alle altre guardiane, e non era
più ritornata;
Lucifero era stato bandito, non poteva entrare in Paradiso.
‹‹Non
è vero. Sono certo che Lucifero sia stato qui, sento la
traccia del suo
passaggio.››
La
Sognatrice rispose nuovamente che era impossibile, nulla del genere
poteva
essere accaduto.
‹‹Posso
accettare che tu menta alle guardiane magari, ma non a me. Ho bisogno
di sapere
la verità.››
Gli
disse che lei non era in grado di mentirgli e che nemmeno desiderava
farlo. Il
suo compito era mantenere la barriera, non coprire le scappatelle
amorose di un
angelo bandito. Riprese a cantare e ignorò le successive
domande di Raffaele.
L’arcangelo,
ancora più irritato, si alzò e si diresse, senza
più intenzione di fare deviazioni,
verso il palazzo.
Quando
si fu allontanato abbastanza e non poteva più sentirli, un
Sognatore smise di
cantare e si rivolse alla donna: ‹‹Tu non menti
mai, vero?››
Non
potevano vedersi negli occhi a causa del velo e delle visioni, ma
entrambi
sapevano che stavano sorridendo.
‹‹Qualche
volta, per un amico, sono disposta ad andare contro la mia natura
sincera.››
‹‹Sarà››
disse l’angelo. ‹‹Ma non mi pare una
buona idea. Pensa se Raffaele lo
scoprisse.››
Lei
rise, dicendo che non avrebbe potuto punirla in un modo peggiore di
quanto non
avesse già fatto, e ritornò a cantare. Il
Sognatore sbuffò, esasperato
dall’ottimismo della donna e dalla punizione che da molti
secoli non sopportava
più, e anche lui iniziò a cantare, ignorando le
visioni sotto le palpebre.
Raffaele
entrò nel palazzo, dirigendosi velocemente verso la stanza
al piano inferiore
ma, non trovando nessuno, salì nella Sala del Consiglio. Non
era nel suo cerchio,
né in nessun altro. Gli arcangeli presenti, Binael e Kamael,
lo salutarono,
chiedendo poi dove fosse stato, ma Raffaele uscì di corsa,
salendo le scale
fino all’appartamento di Raziel.
Lo
trovò affacciato alla finestra che aveva coperto con una
lastra di ghiaccio che
filtrava la luce accecante delle stelle. A Raffaele si strinse il cuore
nel
vederlo guardare fuori e per un momento si dimenticò del
proposito di fargli
confessare cosa stesse tramando. Durò poco, meno di un
secondo, e andò a
sedersi sul trono.
‹‹Raffaele,
levati da quel trono. Sai che non mi piace che venga
usato.››
‹‹È
vero, fratello. Ma volevo vedere se riesco ad attirare ancora la tua
attenzione. E ora che ne sono certo, mi alzo subito. Sono qui
perché ho visto i
quattro messaggeri andare dall’anziana Mary, mi chiedevo
perché li avessi
inviati.››
‹‹Abbiamo
delle informazioni su Yelahiah e sugli Ingranaggi. Pensavo fosse
importante
trasmetterle alla custode e alla precedente
guardiana.››
Ma
non me ne hai parlato,
pensò Raffaele e se ne
rattristò, deluso dall’amato fratello. Lo fissava,
aspettando che parlasse
ancora e condividesse anche con lui quelle preziose informazioni.
‹‹Yelahiah
vuole controllare Benihime, ma possiamo evitarlo se lo precediamo.
Sappiamo già
dove si trovano i due Ingranaggi e possiamo prenderli prima di lui. Non
ci
saranno battaglie o guerre se rimangono nelle nostre
mani.››
Aveva
ragione, pienamente ragione: ‹‹Ma
perché chiamare la custode?››
Era
giovane, debole e inadatta al combattimento, per non aggiungere una
certa
inutilità e paura di agire, disse Raffaele.
‹‹Non
è debole, fratello. È sicuramente giovane, ma
tutt’altro che debole o paurosa.
Anzi, ha avuto il coraggio di sgridarmi e dirmi cosa fosse meglio fare.
È stata
lei a svelarmi dove si trovino gli Ingranaggi.››
Raffaele
perse ogni eccitazione e felicità, analizzando Michele con
gli occhi,
incredulo. Non poteva essere vero, aveva parlato con la custode? E lei
lo aveva
sgridato?
‹‹Michele,
ti sei fatto rimproverare da una ragazzina? Dov’è
finito il tuo orgoglio di arcangelo?
Siamo fratelli, non di sangue, ma comunque fratelli: come hai potuto
non dirmi
una cosa del genere! Michele! Non ridere, non ridere di me, hai
disubbidito a
un mio ordine.››
Michele
stava ridendo della reazione assurda di Raffaele, provando a trattenere
quel
suono melodioso tra le labbra ora serrate. Non avrebbe offeso il
fratello più
di quanto non avesse già fatto. Impiegò alcuni
minuti per calmarsi
completamente, mentre Raffaele lo guardava in silenzio, severo.
‹‹Il
mio orgoglio ha creato molti danni durante e dopo la guerra e ricorda
che una
custode, per quanto inesperta, rimane sempre più forte di
noi. Ha più capacità,
più sensibilità e comprensione di noi: riesce a
capire i sentimenti. È una
giovane particolare e non ti ho detto della sua visita
perché non la
consideravo importante o, quantomeno, gli Ingranaggi e la loro
ubicazione lo
erano maggiormente e ancora più di questo volevo muovermi
con discrezione. Le
voci passano dal Paradiso all’Inferno come se non ci fosse
una barriera a
dividerci, quindi calmati. Potremo lavorare insieme d’ora in
poi, lei sarà con
noi e vinceremo questa guerra.››
‹‹Non
ci sarà nessuna guerra, Michele.››
‹‹Così
crederanno tutti gli angeli e possiamo solo sperare che sia
così. Sai bene
quanto me che Yelahiah non si arrenderà tanto facilmente, ha
accumulato
abbastanza desiderio di vendetta da poterci seppellire solo con quello.
Dobbiamo prendere le necessarie precauzioni.››
Raffaele
espirò profondamente. Era ancora arrabbiato, irritato e
infastidito per essere
stato tenuto all’oscuro delle sue azioni ma,
contemporaneamente, sapeva di non
essere l’unico a non conoscere la situazione nei dettagli e
questo lo calmò,
rendendolo un poco più razionale. Ragionò sulle
decisioni del fratello e le
trovò corrette.
‹‹Ti
aiuterò, voglio davvero credere che non ci sarà
un’altra guerra, faremo in modo
che non accada. Ti ho già visto impazzire una volta e non
permetterò che si
ripeta. Non farai nulla direttamente: rimarrai a dare gli ordini. Sei
sempre
stato più bravo di me.››
Michele
rimase amareggiato dalla conclusione. Chiunque si sarebbe arrabbiato
con
Raffaele, probabilmente cacciandolo via a male parole per quella che
sarebbe
sembrata una mancanza di fiducia, ma lui lo conosceva bene. Raffaele
aveva
davvero paura per lui e, forse, ne avrebbe sempre avuta. Sorrise un
po’ incerto
e si lasciò abbracciare dal fratello, che lo strinse
teneramente come quando
era piccolo e le nevicate ricoprivano la Gallia.
Si
separarono e discussero ancora sulla custode, cercarono di trovarle un
ruolo
d’azione nel recupero degli Ingranaggi, anche se alla fine
decisero che
avrebbero fatto un’assemblea per informare tutti gli angeli
che avrebbero
voluto partecipare.
Infine
Raffaele se ne andò e Michele si lasciò cadere
sul letto, pensando a come suo
fratello non capisse nulla di sentimenti. Non che lui fosse migliore
ovviamente, ma almeno percepiva la tenerezza e la dolcezza dei suoi
abbracci e
sapeva che non era tutto amore fraterno. Avrebbe dovuto dirgli di
lasciar
perdere, ma non aveva mai trovato il coraggio. Forse, un giorno,
avrebbe
affrontato quella discussione; per il momento si sarebbero concentrati
sul
Paradiso e su come proteggerlo.
In
pochi giorni si diffuse in tutto il Paradiso la voce di una riunione
nel
palazzo degli arcangeli. Era bastato dirlo agli angeli giusti e tutti
ne erano
venuti a conoscenza, anche se pochi avevano intenzione di andare. Tra
quelli,
Hariel fu la prima a varcare la soglia della sala e andò a
salutare Verity,
seduta nel cerchio di Michele. La ragazza si ripassava un lembo del
vestito tra
le mani e fissava insistentemente la porta, chiedendosi chi altro
sarebbe
entrato. Gli unici furono Lelahel e due angeli tremanti che rimasero
per quasi
tutta la discussione vicino alla guardiana del Paradiso,
l’unica che
conoscessero. Michele sospirò, mentre Haniel
guardò Gabriele dall’alto del suo
cerchio con un sorriso a metà tra te
l’avevo detto e peccato
che siano
così pochi e si alzò per dare il
benvenuto a tutti loro. Gabriele si
distese sulla sua gradinata e chiuse gli occhi. Raffaele
iniziò a parlare e
Verity si spostò, raggiungendo l’arcangelo e
sedendosi di fianco alla sua
testa. La voce di Raffaele riempiva lo spazio della sala, una voce
basse che
rimbombava contro le pareti e colpiva prepotentemente tutti loro. E li
spaventava.
Raffaele
non se ne curava. Incutere timore non era mai stato un problema. Sapere
che
bastava la sua sola voce per farsi obbedire, senza dover ricorrere ad
altri
espedienti, era una sollievo. Non aveva effetto su tutti, Gabriele
rimaneva la
sua eccezione, ma poco importava. Quest’ultimo non era mai
stato un arcangelo
disponibile a combattere anzi, era già tanto che qualche
volta si fosse mosso e
avesse fatto un giro sulla Terra per osservarne gli abitanti
anziché perdersi
in lunghe dormite e momenti meditativi proprio come in quel frangente.
Continuò
a spiegare ai due angeli la situazione, calcando sulla
pericolosità di Yelahiah
e sulla necessità che nessun angelo dell’Inferno
avesse il minimo sentore delle
loro azioni, soprattutto Lucifero e gli arcangeli là
rinchiusi. Quest’ultima
richiesta era rivolta più alle guardiane, ma vedere la mano
di Verity stringere
spasmodicamente la gonna al nome del dannato gli fece credere di non
averlo
nominato in vano. Lo preoccupò non poco, ma
lasciò scorrere la preoccupazione
via dal suo sguardo, dando ordini e istruzioni.
‹‹Smettila
di stringere la gonna. Lo ha notato e ti assicuro che non gli piace per
niente.››
Verity
sussultò nel sentire Gabriele, non credendo che avrebbe
parlato e troppo
concentrata sugli ordini di Raffaele che avrebbe dovuto eseguire anche
lei.
Pensava però anche a quando si erano parlati quella stessa
mattina, prima della
riunione.
Si
erano fissati negli occhi, in silenzio, per un po’. Lei
cercava di capire che
tipo di angelo fosse, che segreto nascondesse; lui l’aveva
analizzata e
studiata attentamente, concentrandosi sull’aura leggera che
emanava. Come lui
sfruttava la propria magia per guardarla dentro, lei faceva lo stesso,
ma senza
risultati. Poteva spiare dentro di lui quanto volesse, non avrebbe mai
trovato
nulla, solo un velo che ostacolava la sua vista e che le avrebbe
impedito di
superare la sua barriera.
Verity
ricordava bene quando Lucifero le aveva suggerito di svelare i segreti
degli
angeli e ogni tanto ci provava, anche se non aveva mai successo. Aveva
capito
qualcosa di Michele, ma era stato solo un leggero increspamento della
superficie. Non aveva davvero raggiunto qualcosa.
Dopo
alcuni minuti era stato Raffaele a rompere il silenzio, chiedendole
come
procedessero gli allenamenti e se avesse imparato ad usare la sua
magia. Doveva
essere pronta a combattere, ad uccidere se necessario.
‹‹Uccidere
non penso proprio!›› gli aveva risposto e
dopodiché era entrata nella Sala.
Tornando
al presente, pensò che Gabriele dovesse avere ragione.
Raffaele era sicuramente
l’arcangelo più intollerante di tutti ed era
meglio non contrariarlo, anche se
non le piaceva che descrivesse Lucifero come un alleato di Yelahiah.
Aveva
paura che l’arcangelo capisse che aveva incontrato Lucifero
più di una volta e
che aveva intenzione di farlo ancora. Sapeva di non poter reagire e
cercò di
contenere la voglia di protestare con decenza, ma non riuscì
a impedire alle
sue mani di torturare se stesse e la gonna del vestito. Non
c’era volontà che
riuscisse a controllarle.
Una
volta finito di parlare, Raffaele sorrise a Michele e uscì
dalla sala, seguito
poi dagli altri arcangeli. Rimase solo Gabriele, che ancora fingeva di
dormire.
I
due angeli si chiamavano Reiyel ed Elemiah. Il primo aveva una barba
ispida,
color caramello, dello stesso colore dei capelli, intrecciati con fili
d’argento. Indossava un paio di pantaloni bianchi, di lino, e
una tunica color
sabbia da cui spuntavano ali simili alla corteccia degli alberi per le
mille
sfumature di marrone e verde. Aveva l’aspetto di un anziano e
l’atteggiamento
di un giovane, timido e insicuro, rimanendo dietro Hariel. Elemiah
aveva i
capelli corti e neri, con appena un accenno di barba. Si guardava
intorno con
occhi blu come zaffiri che si spalancarono quando incontrarono quelli
smeraldo
di Verity.
Lei
strinse le mani a entrambi e questi si inchinarono, sfiorando il
pavimento con
le ginocchia e abbassando lo sguardo. La ragazza li fece alzare,
imbarazzata.
‹‹Tu
sei la custode, sei molto più potente di noi. Dobbiamo
omaggiare il tuo ruolo e
il tuo potere›› disse Reiyel.
‹‹Sono gli ordini di Raffaele, lo ha detto poco
fa.››
‹‹Temo
di non aver sentito tutto il discorso, ma non fatelo, ve ne prego. Mi
mette
solamente in imbarazzo e non serve a nulla.››
Lelahel
sorrise. Lei aveva ascoltato tutti gli ordini dell’arcangelo
con finto
interesse ed era felice che Verity avesse rifiutato quella
formalità.
‹‹Verity,
hai sentito qualcosa delle istruzioni per la missione? Tipo che non
puoi
partecipare perché è troppo
pericoloso…››
Verity
disse di non aver sentito nulla a proposito.
‹‹La
custode andrà, con o senza la benedizione di Raffaele. I
guardiani sono liberi,
non dipendono dalle nostre regole, anche se ci piace crederlo.
Basterà che
parta dopo di lui e non ci saranno problemi››
disse Gabriele spostandosi dagli
occhi colore cenere i capelli castani, alzandosi lentamente.
Fissò Lelahel e
Hariel con insistenza, come a dire di lasciarli soli. Poi prese per un
braccio
Verity, obbligandola a camminare con lui, e si allontanò dal
gruppetto.
‹‹Non
parlare mai, per nessun motivo, di Lucifero in presenza di Raffaele e
smettila
di reagire ogni volta che viene pronunciato il suo nome. Più
lo fai, più la sua
mente penserà al motivo e ti assicuro che ho già
dovuto ascoltare le sue teorie
abbastanza. E… Stai attenta a controllare l’eco.
Non so quanto Yelahiah possa
diventare pericoloso, ma l’eco sarà molto
più forte sulla Terra. Sentirai le
morti molto più precisamente e sarà doloroso.
Cerca di ignorarlo, sempre.››
‹‹Gabriele,
perché cerchi di aiutarmi? So che vuoi proteggere Haniel, ma
io cosa c’entro?››
Gabriele
si fermò all’improvviso, aprendo poi una porta con
pannelli d’oro.
‹‹Vedi,
io amo Haniel, e questo è vero, ma sono anche un arcangelo.
Sono l’Arcangelo
della Riproduzione e della Fecondità, tengo molto alla
Terra. Desidero che
l’umanità sopravviva, che nascano ancora donne e
uomini dal cuore buono che con
il loro amore nutrano il mio potere in Paradiso. La guerra di Lucifero
non
avrebbe mai influenzato la Terra e non me ne sono interessato, non
più di altre
faccende angeliche. Inoltre è meglio che io non combatta,
l’eco me lo rende quasi
insopportabile. Ma Yelahiah… Yelahiah ha ucciso delle
persone, persone che non
dovevano ancora morire ed è mio dovere aiutarti nei limiti
delle mie
possibilità. Molti in Paradiso credono che io sia un pessimo
combattente, ma il
problema è che l’eco mi ruba energia, causandomi
un dolore insopportabile
quando lo sfrutto, e che cerco di conservarne il più
possibile per Haniel. Se
sarò obbligato, combatterò anche io, ma se posso
evitarlo… Tu invece sei il mio
opposto. Tu hai un potere immenso, talmente grande che l’eco
lo scalfisce
appena, l’unico problema è che devi imparare a
controllarlo ed usarlo per
proteggerti. Inoltre sei la custode di Eteria, sei l’angelo
che deve vegliare
su entrambi i regni, hai un compito molto importante. Per questa, e per
molte
altre ragioni, stavolta devo intervenire e non fare
l’indifferente. E, in
ultimo, Lucifero ha il diritto di amare chi vuole. In passato non votai
nell’assemblea, ma questo non significa che non mi fossi
fatto un’opinione.››
Angolo dell'autrice :)
Buongiorno a tutti, come state?
Come anticipato ieri nella mia pagina facebook da oggi torno ad aggiornare il più regolarmente possibile, pregando che l'università mi dia il tempo di farlo...
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che abbiate voglia di lasciarmi un parere :)
Un bacione a tutti i lettori ^^
Nemamiah