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Autore: Nemamiah    10/10/2018    0 recensioni
Dal testo:
Verity sorrise e rispose: ‹‹Io invece credo che ci sia sempre un motivo per il modo in cui si sceglie di agire, indipendentemente dall’essere buoni o cattivi.››
‹‹È un altro modo di vedere la vita, ma penso porti alla sofferenza. Chiunque può tradirti, fingere di essere in un modo e rivelarsi l’opposto. È necessario classificare le persone e scegliere chi non far avvicinare per essere felici.››
‹‹Anche la sofferenza può condurre alla felicità, non è sempre negativa.››
[...]
‹‹Forse è solo questione di scegliere quale rischio correre quando si conosce qualcuno, se tenerlo lontano dal tuo cuore o donarglielo anche se potrebbe distruggerlo, sapendo che significa concedergli la tua fiducia, saltare nel vuoto e sperare che ti prenda prima che tocchi il suolo.››
‹‹Un po’ come l’amore.››
‹‹No. L’amore è saltare nel vuoto e sapere che non toccherai il suolo perché qualcuno ti prenderà prima.››
[...]
‹‹Il problema è questo: fare la cosa giusta non è sinonimo di rendere tutti felici.››
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nero come il bianco - Raccolta'
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Capitolo 21

Raffaele si era allontanato velocemente, sforzando la resistenza delle sue ali, dirigendosi prima verso il palazzo e poi virando all’improvviso verso la porta del Paradiso, preferendo continuare la strada a piedi. Rimaneva sempre un luogo tranquillo e poco frequentato. Oltrepassò l’arco bianco con passo lento ma deciso, senza prestare attenzione alle finissime decorazioni né alla scritta incisa. Le risposte di Mary lo avevano irritato, accendendo il suo orgoglio già offeso dalla poca considerazione che gli aveva riservato. Continuò a stringere i pugni fino a che le nocche non impallidirono e le mani formicolarono per la mancanza di sangue. Quella donna lo aveva quasi ignorato, trattandolo come un comune angelo e non l’arcangelo che aveva preso le redini del Paradiso per evitare che andasse in mille pezzi. E addirittura lo aveva mandato via.

Camminò tra i cespugli che aumentavano man mano che si inoltrava nel bosco, nascondendosi dietro la vegetazione. Non aveva voglia di essere fermato da un qualche angelo e perdere tempo. Voleva muoversi e tornare al più presto al palazzo, ma prima doveva fermarsi da un’altra parte.

Il canto dei Sognatori faceva addormentare chiunque tranne lui: aveva imparato a resistervi per il tempo necessario per una conversazione. Si sedette al fianco di un Sognatore, uno con cui aveva già parlato precedentemente, ordinandogli di smettere di cantare e rispondere alle sue domande.

‹‹La custode di Eteria è stata qui da sola? O con Lucifero?››

Il Sognatore, anzi sarebbe meglio dire la Sognatrice, disse che la ragazza era stata lì tempo fa, insieme alle altre guardiane, e non era più ritornata; Lucifero era stato bandito, non poteva entrare in Paradiso.

‹‹Non è vero. Sono certo che Lucifero sia stato qui, sento la traccia del suo passaggio.››

La Sognatrice rispose nuovamente che era impossibile, nulla del genere poteva essere accaduto.

‹‹Posso accettare che tu menta alle guardiane magari, ma non a me. Ho bisogno di sapere la verità.››

Gli disse che lei non era in grado di mentirgli e che nemmeno desiderava farlo. Il suo compito era mantenere la barriera, non coprire le scappatelle amorose di un angelo bandito. Riprese a cantare e ignorò le successive domande di Raffaele.

L’arcangelo, ancora più irritato, si alzò e si diresse, senza più intenzione di fare deviazioni, verso il palazzo.

Quando si fu allontanato abbastanza e non poteva più sentirli, un Sognatore smise di cantare e si rivolse alla donna: ‹‹Tu non menti mai, vero?››

Non potevano vedersi negli occhi a causa del velo e delle visioni, ma entrambi sapevano che stavano sorridendo.

‹‹Qualche volta, per un amico, sono disposta ad andare contro la mia natura sincera.››

‹‹Sarà›› disse l’angelo. ‹‹Ma non mi pare una buona idea. Pensa se Raffaele lo scoprisse.››

Lei rise, dicendo che non avrebbe potuto punirla in un modo peggiore di quanto non avesse già fatto, e ritornò a cantare. Il Sognatore sbuffò, esasperato dall’ottimismo della donna e dalla punizione che da molti secoli non sopportava più, e anche lui iniziò a cantare, ignorando le visioni sotto le palpebre.

 

Raffaele entrò nel palazzo, dirigendosi velocemente verso la stanza al piano inferiore ma, non trovando nessuno, salì nella Sala del Consiglio. Non era nel suo cerchio, né in nessun altro. Gli arcangeli presenti, Binael e Kamael, lo salutarono, chiedendo poi dove fosse stato, ma Raffaele uscì di corsa, salendo le scale fino all’appartamento di Raziel.

Lo trovò affacciato alla finestra che aveva coperto con una lastra di ghiaccio che filtrava la luce accecante delle stelle. A Raffaele si strinse il cuore nel vederlo guardare fuori e per un momento si dimenticò del proposito di fargli confessare cosa stesse tramando. Durò poco, meno di un secondo, e andò a sedersi sul trono.

‹‹Raffaele, levati da quel trono. Sai che non mi piace che venga usato.››

‹‹È vero, fratello. Ma volevo vedere se riesco ad attirare ancora la tua attenzione. E ora che ne sono certo, mi alzo subito. Sono qui perché ho visto i quattro messaggeri andare dall’anziana Mary, mi chiedevo perché li avessi inviati.››

‹‹Abbiamo delle informazioni su Yelahiah e sugli Ingranaggi. Pensavo fosse importante trasmetterle alla custode e alla precedente guardiana.››

Ma non me ne hai parlato, pensò Raffaele e se ne rattristò, deluso dall’amato fratello. Lo fissava, aspettando che parlasse ancora e condividesse anche con lui quelle preziose informazioni.

‹‹Yelahiah vuole controllare Benihime, ma possiamo evitarlo se lo precediamo. Sappiamo già dove si trovano i due Ingranaggi e possiamo prenderli prima di lui. Non ci saranno battaglie o guerre se rimangono nelle nostre mani.››

Aveva ragione, pienamente ragione: ‹‹Ma perché chiamare la custode?››

Era giovane, debole e inadatta al combattimento, per non aggiungere una certa inutilità e paura di agire, disse Raffaele.

‹‹Non è debole, fratello. È sicuramente giovane, ma tutt’altro che debole o paurosa. Anzi, ha avuto il coraggio di sgridarmi e dirmi cosa fosse meglio fare. È stata lei a svelarmi dove si trovino gli Ingranaggi.››

Raffaele perse ogni eccitazione e felicità, analizzando Michele con gli occhi, incredulo. Non poteva essere vero, aveva parlato con la custode? E lei lo aveva sgridato?

‹‹Michele, ti sei fatto rimproverare da una ragazzina? Dov’è finito il tuo orgoglio di arcangelo? Siamo fratelli, non di sangue, ma comunque fratelli: come hai potuto non dirmi una cosa del genere! Michele! Non ridere, non ridere di me, hai disubbidito a un mio ordine.››

Michele stava ridendo della reazione assurda di Raffaele, provando a trattenere quel suono melodioso tra le labbra ora serrate. Non avrebbe offeso il fratello più di quanto non avesse già fatto. Impiegò alcuni minuti per calmarsi completamente, mentre Raffaele lo guardava in silenzio, severo.

‹‹Il mio orgoglio ha creato molti danni durante e dopo la guerra e ricorda che una custode, per quanto inesperta, rimane sempre più forte di noi. Ha più capacità, più sensibilità e comprensione di noi: riesce a capire i sentimenti. È una giovane particolare e non ti ho detto della sua visita perché non la consideravo importante o, quantomeno, gli Ingranaggi e la loro ubicazione lo erano maggiormente e ancora più di questo volevo muovermi con discrezione. Le voci passano dal Paradiso all’Inferno come se non ci fosse una barriera a dividerci, quindi calmati. Potremo lavorare insieme d’ora in poi, lei sarà con noi e vinceremo questa guerra.››

‹‹Non ci sarà nessuna guerra, Michele.››

‹‹Così crederanno tutti gli angeli e possiamo solo sperare che sia così. Sai bene quanto me che Yelahiah non si arrenderà tanto facilmente, ha accumulato abbastanza desiderio di vendetta da poterci seppellire solo con quello. Dobbiamo prendere le necessarie precauzioni.››

Raffaele espirò profondamente. Era ancora arrabbiato, irritato e infastidito per essere stato tenuto all’oscuro delle sue azioni ma, contemporaneamente, sapeva di non essere l’unico a non conoscere la situazione nei dettagli e questo lo calmò, rendendolo un poco più razionale. Ragionò sulle decisioni del fratello e le trovò corrette.

‹‹Ti aiuterò, voglio davvero credere che non ci sarà un’altra guerra, faremo in modo che non accada. Ti ho già visto impazzire una volta e non permetterò che si ripeta. Non farai nulla direttamente: rimarrai a dare gli ordini. Sei sempre stato più bravo di me.››

Michele rimase amareggiato dalla conclusione. Chiunque si sarebbe arrabbiato con Raffaele, probabilmente cacciandolo via a male parole per quella che sarebbe sembrata una mancanza di fiducia, ma lui lo conosceva bene. Raffaele aveva davvero paura per lui e, forse, ne avrebbe sempre avuta. Sorrise un po’ incerto e si lasciò abbracciare dal fratello, che lo strinse teneramente come quando era piccolo e le nevicate ricoprivano la Gallia.

Si separarono e discussero ancora sulla custode, cercarono di trovarle un ruolo d’azione nel recupero degli Ingranaggi, anche se alla fine decisero che avrebbero fatto un’assemblea per informare tutti gli angeli che avrebbero voluto partecipare.

Infine Raffaele se ne andò e Michele si lasciò cadere sul letto, pensando a come suo fratello non capisse nulla di sentimenti. Non che lui fosse migliore ovviamente, ma almeno percepiva la tenerezza e la dolcezza dei suoi abbracci e sapeva che non era tutto amore fraterno. Avrebbe dovuto dirgli di lasciar perdere, ma non aveva mai trovato il coraggio. Forse, un giorno, avrebbe affrontato quella discussione; per il momento si sarebbero concentrati sul Paradiso e su come proteggerlo.

 

In pochi giorni si diffuse in tutto il Paradiso la voce di una riunione nel palazzo degli arcangeli. Era bastato dirlo agli angeli giusti e tutti ne erano venuti a conoscenza, anche se pochi avevano intenzione di andare. Tra quelli, Hariel fu la prima a varcare la soglia della sala e andò a salutare Verity, seduta nel cerchio di Michele. La ragazza si ripassava un lembo del vestito tra le mani e fissava insistentemente la porta, chiedendosi chi altro sarebbe entrato. Gli unici furono Lelahel e due angeli tremanti che rimasero per quasi tutta la discussione vicino alla guardiana del Paradiso, l’unica che conoscessero. Michele sospirò, mentre Haniel guardò Gabriele dall’alto del suo cerchio con un sorriso a metà tra te l’avevo detto e peccato che siano così pochi e si alzò per dare il benvenuto a tutti loro. Gabriele si distese sulla sua gradinata e chiuse gli occhi. Raffaele iniziò a parlare e Verity si spostò, raggiungendo l’arcangelo e sedendosi di fianco alla sua testa. La voce di Raffaele riempiva lo spazio della sala, una voce basse che rimbombava contro le pareti e colpiva prepotentemente tutti loro. E li spaventava.

Raffaele non se ne curava. Incutere timore non era mai stato un problema. Sapere che bastava la sua sola voce per farsi obbedire, senza dover ricorrere ad altri espedienti, era una sollievo. Non aveva effetto su tutti, Gabriele rimaneva la sua eccezione, ma poco importava. Quest’ultimo non era mai stato un arcangelo disponibile a combattere anzi, era già tanto che qualche volta si fosse mosso e avesse fatto un giro sulla Terra per osservarne gli abitanti anziché perdersi in lunghe dormite e momenti meditativi proprio come in quel frangente. Continuò a spiegare ai due angeli la situazione, calcando sulla pericolosità di Yelahiah e sulla necessità che nessun angelo dell’Inferno avesse il minimo sentore delle loro azioni, soprattutto Lucifero e gli arcangeli là rinchiusi. Quest’ultima richiesta era rivolta più alle guardiane, ma vedere la mano di Verity stringere spasmodicamente la gonna al nome del dannato gli fece credere di non averlo nominato in vano. Lo preoccupò non poco, ma lasciò scorrere la preoccupazione via dal suo sguardo, dando ordini e istruzioni.

‹‹Smettila di stringere la gonna. Lo ha notato e ti assicuro che non gli piace per niente.››

Verity sussultò nel sentire Gabriele, non credendo che avrebbe parlato e troppo concentrata sugli ordini di Raffaele che avrebbe dovuto eseguire anche lei. Pensava però anche a quando si erano parlati quella stessa mattina, prima della riunione.

Si erano fissati negli occhi, in silenzio, per un po’. Lei cercava di capire che tipo di angelo fosse, che segreto nascondesse; lui l’aveva analizzata e studiata attentamente, concentrandosi sull’aura leggera che emanava. Come lui sfruttava la propria magia per guardarla dentro, lei faceva lo stesso, ma senza risultati. Poteva spiare dentro di lui quanto volesse, non avrebbe mai trovato nulla, solo un velo che ostacolava la sua vista e che le avrebbe impedito di superare la sua barriera.

Verity ricordava bene quando Lucifero le aveva suggerito di svelare i segreti degli angeli e ogni tanto ci provava, anche se non aveva mai successo. Aveva capito qualcosa di Michele, ma era stato solo un leggero increspamento della superficie. Non aveva davvero raggiunto qualcosa.

Dopo alcuni minuti era stato Raffaele a rompere il silenzio, chiedendole come procedessero gli allenamenti e se avesse imparato ad usare la sua magia. Doveva essere pronta a combattere, ad uccidere se necessario.

‹‹Uccidere non penso proprio!›› gli aveva risposto e dopodiché era entrata nella Sala.

Tornando al presente, pensò che Gabriele dovesse avere ragione. Raffaele era sicuramente l’arcangelo più intollerante di tutti ed era meglio non contrariarlo, anche se non le piaceva che descrivesse Lucifero come un alleato di Yelahiah. Aveva paura che l’arcangelo capisse che aveva incontrato Lucifero più di una volta e che aveva intenzione di farlo ancora. Sapeva di non poter reagire e cercò di contenere la voglia di protestare con decenza, ma non riuscì a impedire alle sue mani di torturare se stesse e la gonna del vestito. Non c’era volontà che riuscisse a controllarle.

Una volta finito di parlare, Raffaele sorrise a Michele e uscì dalla sala, seguito poi dagli altri arcangeli. Rimase solo Gabriele, che ancora fingeva di dormire.

 

I due angeli si chiamavano Reiyel ed Elemiah. Il primo aveva una barba ispida, color caramello, dello stesso colore dei capelli, intrecciati con fili d’argento. Indossava un paio di pantaloni bianchi, di lino, e una tunica color sabbia da cui spuntavano ali simili alla corteccia degli alberi per le mille sfumature di marrone e verde. Aveva l’aspetto di un anziano e l’atteggiamento di un giovane, timido e insicuro, rimanendo dietro Hariel. Elemiah aveva i capelli corti e neri, con appena un accenno di barba. Si guardava intorno con occhi blu come zaffiri che si spalancarono quando incontrarono quelli smeraldo di Verity.

Lei strinse le mani a entrambi e questi si inchinarono, sfiorando il pavimento con le ginocchia e abbassando lo sguardo. La ragazza li fece alzare, imbarazzata.

‹‹Tu sei la custode, sei molto più potente di noi. Dobbiamo omaggiare il tuo ruolo e il tuo potere›› disse Reiyel. ‹‹Sono gli ordini di Raffaele, lo ha detto poco fa.››

‹‹Temo di non aver sentito tutto il discorso, ma non fatelo, ve ne prego. Mi mette solamente in imbarazzo e non serve a nulla.››

Lelahel sorrise. Lei aveva ascoltato tutti gli ordini dell’arcangelo con finto interesse ed era felice che Verity avesse rifiutato quella formalità.

‹‹Verity, hai sentito qualcosa delle istruzioni per la missione? Tipo che non puoi partecipare perché è troppo pericoloso…››

Verity disse di non aver sentito nulla a proposito.

‹‹La custode andrà, con o senza la benedizione di Raffaele. I guardiani sono liberi, non dipendono dalle nostre regole, anche se ci piace crederlo. Basterà che parta dopo di lui e non ci saranno problemi›› disse Gabriele spostandosi dagli occhi colore cenere i capelli castani, alzandosi lentamente. Fissò Lelahel e Hariel con insistenza, come a dire di lasciarli soli. Poi prese per un braccio Verity, obbligandola a camminare con lui, e si allontanò dal gruppetto.

‹‹Non parlare mai, per nessun motivo, di Lucifero in presenza di Raffaele e smettila di reagire ogni volta che viene pronunciato il suo nome. Più lo fai, più la sua mente penserà al motivo e ti assicuro che ho già dovuto ascoltare le sue teorie abbastanza. E… Stai attenta a controllare l’eco. Non so quanto Yelahiah possa diventare pericoloso, ma l’eco sarà molto più forte sulla Terra. Sentirai le morti molto più precisamente e sarà doloroso. Cerca di ignorarlo, sempre.››

‹‹Gabriele, perché cerchi di aiutarmi? So che vuoi proteggere Haniel, ma io cosa c’entro?››

Gabriele si fermò all’improvviso, aprendo poi una porta con pannelli d’oro.

‹‹Vedi, io amo Haniel, e questo è vero, ma sono anche un arcangelo. Sono l’Arcangelo della Riproduzione e della Fecondità, tengo molto alla Terra. Desidero che l’umanità sopravviva, che nascano ancora donne e uomini dal cuore buono che con il loro amore nutrano il mio potere in Paradiso. La guerra di Lucifero non avrebbe mai influenzato la Terra e non me ne sono interessato, non più di altre faccende angeliche. Inoltre è meglio che io non combatta, l’eco me lo rende quasi insopportabile. Ma Yelahiah… Yelahiah ha ucciso delle persone, persone che non dovevano ancora morire ed è mio dovere aiutarti nei limiti delle mie possibilità. Molti in Paradiso credono che io sia un pessimo combattente, ma il problema è che l’eco mi ruba energia, causandomi un dolore insopportabile quando lo sfrutto, e che cerco di conservarne il più possibile per Haniel. Se sarò obbligato, combatterò anche io, ma se posso evitarlo… Tu invece sei il mio opposto. Tu hai un potere immenso, talmente grande che l’eco lo scalfisce appena, l’unico problema è che devi imparare a controllarlo ed usarlo per proteggerti. Inoltre sei la custode di Eteria, sei l’angelo che deve vegliare su entrambi i regni, hai un compito molto importante. Per questa, e per molte altre ragioni, stavolta devo intervenire e non fare l’indifferente. E, in ultimo, Lucifero ha il diritto di amare chi vuole. In passato non votai nell’assemblea, ma questo non significa che non mi fossi fatto un’opinione.››

Gabriele sorrise, di un sorriso confortante che piacque molto alla ragazza, di quelli che le facevano credere che il mondo fosse ancora un luogo accogliente. Si perdeva in quei sorrisi che erano come quelli che le riservava il nonno. Navigava letteralmente, andando con lentezza alla deriva, affogando consenziente nella fiducia di un sorriso amico. Strinse la mano di Gabriele in un gesto riconoscente e attraversò la porta che, secondo le sue parole, l’avrebbe portata a Eteria.


Angolo dell'autrice :)

Buongiorno a tutti, come state?
Come anticipato ieri nella mia pagina facebook da oggi torno ad aggiornare il più regolarmente possibile, pregando che l'università mi dia il tempo di farlo...
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che abbiate voglia di lasciarmi un parere :)

Un bacione a tutti i lettori ^^
Nemamiah

   
 
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