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Autore: lisi_beth99    10/10/2018    1 recensioni
Dopo essere usciti dal Labirinto, Lane e i suoi compagni d'avventure dovranno affrontare le sfide della Zona Bruciata. Avranno a che fare con gli Spaccati e con la W.C.K.D.
Ma questa è solo una parte della storia! Lane e Newt affronteranno alcune difficoltà, la fiducia potrebbe scarseggiare... l'Eruzione potrebbe mettersi fra loro... Come affronteranno le sfide? Rimarranno uniti?
Scopritelo leggendo!
// SEQUEL DI: LOVE LIVE REMEMBER \\
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Live, Fight, Win'
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Viaggiammo per un po’ raggiungendo le agogniate montagne in un tempo nettamente inferiore a ciò che mi ero aspettata. Insieme a Teresa e Brenda, ero stata caricata nel retro del furgone. Tutte eravamo prese dal fissare la strada e ciò che ci circondava, così non parlammo quasi. Teresa mi domandò come mi sentissi e, finalmente, non dovetti mentire.
Imboccata una strada di montagna, ci fermammo a causa di diverse auto buttate in mezzo a sbarrare il passaggio. Smontammo con l’aiuto di Minho e mi affrettai ad avvicinarmi a Newt.
-Bene – cominciò Jorge – Da qui si prosegue a piedi. – lanciai una rapida occhiata a Brenda. La ferita che mi aveva mostrato sembrava già abbastanza brutta, sarebbe riuscita a procedere? Chissà quanta strada ci mancava ancora…
Mi avvicinai e le appoggiai la mano sul braccio – Vedrai che ce la faremo. – le sussurrai sorridendole e sperando di infonderle un po’ di speranza. La bruna però mi guardò con occhi stanchi, cerchiati da occhiaie che poco prima non c’erano – Tu dici? – chiese guardando verso la lunga strada che si parava davanti a noi.
Ci mettemmo a camminare passando accanto ai vari catorci e rottami. Se trovavamo un bagagliaio aperto, guardavamo dentro per vedere se trovavamo qualcosa di utile. Il silenzio regnava sovrano, si sentiva solo il rumore dei nostri passi mentre alzavano una leggera nuvoletta di polvere.
Ad un tratto si sentì un colpo, un proiettile aveva colpito l’auto che stava controllando Thomas. –Atterra! – urlò Jorge correndo a ripararsi dietro ad un veicolo blu.
-Riparatevi! – Newt mi afferrò per un gomito e mi spinse dietro al bagagliaio di un catorcio color fango. Con noi c’era anche Minho. Ci guardammo cercando di capire cosa fosse appena successo.
-State tutti bene? – chiese Thomas e Teresa gli rispose immediatamente – Tutto okay! -. Acanto a me Newt sbucò leggermente dal fanale posteriore per vedere tra le rocce difronte a noi – Qualcuno ha capito da dove provenivano gli spari? – gridò rimettendosi seduto. Nessuno rispose.
Dopo alcuni secondi si sentirono altri spari. Il biondo teneva il suo braccio destro attorno alla mia vita, come per assicurarsi che non facessi cavolate. Cosa che era comprensibile viste tutte le volte che avevo fatto cose sconsiderate, a partire dal correre nel Labirinto mentre le porte si stavano chiudendo.
A quel ricordo, quasi rimpiansi quei giorni… Essere chiusi in un luogo, in quel momento era parso terribile, ma ora… Ora eravamo in uno spazio che più aperto di così si moriva. Mi mancavano le mura a limitare la Radura. Mi mancava quasi tutto in quel momento. Ma poi mi resi conto del mio egoismo: io ero rimasta lì per pochi giorni, però gli altri avevano vissuto per anni rinchiusi fra quelle quattro mura. Come potevo permettermi di rimpiangere un luogo del genere?
-Ragazzi – la voce di Jorge mi permise di abbandonare quei pensieri – pronti a tornare alla macchina. E tappatevi le orecchie! – seguirono alcuni attimi di silenzio. Tutti attendevamo l’ordine di correre, ma non arrivò mai.
-Mettila a terra. Adesso! – una voce femminile ci raggiunse da dietro l’auto dove Thomas e l’uomo ispanico si erano nascosti. Erano in due: i volti coperti da bandane e i fucili impugnati con sicurezza. Dalla voce non potevano essere più grandi di noi, almeno non di molto.
-Alzatevi! Andiamo. – quella con i capelli castani continuava ad impartire ordini ai nostri due amici. – Niente scherzi! Camminate! Muovetevi! – e con il fucile gli fece segno di avvicinarsi a noi.
Ci fecero alzare tutti, continuando a tenerci sotto tiro. L’altra ragazza, con i capelli biondi, rimase quasi muta, seguendo i gesti della compagna. Newt mi tenne un passo dietro di lui. Sempre per proteggermi.
-Aris…- la voce della castana si era nettamente addolcita. Il ragazzo rimase immobile, non sapendo cosa fare. L’altra si abbassò la bandana rivelando il viso giovane di una ragazza dalla carnagione un po’ scura, con un naso a punta. – Non ci credo. Harriet! – esclamò Aris mentre le si avvicinava. – Oddio che cosa ci fai tu qui? – gli chiese l’altra mentre lo abbracciava. Anche la bionda si avvicinò – Sonya! – disse il ragazzo mentre abbracciava anche lei – Aris, sei fortunato che non ti abbiamo sparato! – disse lei quasi ridendo.
E mentre quei tre sembravano essere capitati in una rimpatriata, noi li guardavamo senza capire. – Ehm, che cosa significa? – chiese dopo qualche secondo Minho. A quella domanda Aris rispose sorridendo – Eravamo nel labirinto assieme. –
Io e Newt ci scambiammo uno sguardo, entrambi con la stessa idea.
Harriet fischiò. Comunicando ai suoi compagni che non eravamo un pericolo. Dalle cime delle montagne sbucarono una decina di uomini, tutti armati.
Le due ragazze ci condussero attraverso una galleria, poi ci fecero montare su un fuoristrada per portarci alla loro base. Raccontarono che erano state liberate dal braccio Destro, suscitando l’interesse di tutti quanti.
Attraversammo una zona sterrata, con piccoli arbusti mezzi secchi e l’erba ingiallita dalla siccità finché, finalmente, raggiungemmo un accampamento. C’erano tende di ogni dimensione, gente che vagava all’interno di questa piccola pianura riparata dalle rocce.
-L’hanno costruito oltre un anno fa – stava dicendo Harriet – è tutto quello che abbiamo. -. Sonya si girò a guardarci – Siete stati fortunati a trovarci. Domani ci muoviamo. – poi rivolgendosi ad un tipo che passava poco più in là chiese – Dov’è Vince? – quello le indicò un punto a caso dalla parte opposta dell’accampamento.
-Chi è Vince? – chiese Thomas con la sua solita sete di informazioni. – Quello che decide se potete restare! – rispose divertita Harriet.
Mentre ci spostavamo Minho si avvicinò alle due giovani – Ma non era un esercito il Braccio Destro? – chiese un po’ preoccupato. A quella domanda rispose un uomo dai capelli biondo scuro e con il pizzetto dello stesso colore. – Lo era. – disse amaramente – Questo è tutto quello che resta. Abbiamo perso tanti amici per arrivare qui. – poi ci guardò rapidamente ad uno ad uno – Chi sono? – Harriet rispose – Sono immuni, li abbiamo trovati in mezzo alle montagne. – quella frase mi fece venire in mente Brenda. Mi voltai per guardarla: le labbra erano diventate cianotiche, gli occhi spenti e il respiro si era fatto affannoso. – Controllateli! – stava ordinando Vince. Uno dei suoi sottoposti notò immediatamente la brunetta. E, in quell’esatto istante, le sue gambe cedettero. Si accasciò atterra con un rantolo. Jorge le fu subito accanto ma io dovetti liberarmi dalla presa di Newt che si era fatta ferrea attorno al mio braccio. Con uno strattone riuscii a raggiungere la ragazza cercando di farla girare. Jorge la prese fra le braccia continuando a ripetere il suo nome – Brenda parlami! – esclamò preoccupato l’uomo. – Mi dispiace… - sussurrò la ragazza.
Io le misi una mano sulla fronte: scottava. Nel mentre Vince si era avvicinando per capire cosa stesse succedendo. Vidi troppo tardi che aveva adocchiato la caviglia di Brenda… Tirò su leggermente il pantalone e vide il morso dello Spaccato. – Oh merda! È infetta, state attenti! – scattò in piedi, allontanandosi da tutti ed estraendo la pistola.
-No! – Thomas, io ed Jorge urlammo all’unisono, parandoci tra Brenda e Vince. – è appena successo… - stava dicendo Thomas ma io smisi di ascoltare il baccano attorno a noi e cercai di concentrarmi su Brenda. Newt tentò di portarmi via da lei – Lane, è pericolosa! – disse quasi infuriato ma io non lo ascoltai, anzi, lo insultai – Se sei un codardo non è un problema mio! - soffiai. In quel momento era Brenda l’unica di cui mi importasse. Le avevo promesso di aiutarla…
Combattei e spintonai uno degli uomini di Vince – Brenda – dissi piano mentre Thomas stava riportando la calma – Sta’ tranquilla. Respira con calma, vedrai che starai meglio. – le presi le spalle e la sollevai di poco, cercando di renderle più facile il respiro. – Grazie – gracchiò lei senza quasi più forze. – E di cosa? So solo come ci si sente… Poi andrà meglio. Te lo prometto. – dissi piano, lei appoggiò la testa sulle mie gambe e si rilassò un po’. Il respiro era sempre più affannoso…
-Dev’esserci qualcosa che puoi fare… - terminò Thomas guardando speranzoso Vince. Questo continuava a puntare al pistola contro Brenda – Sì, certo… Liberarla dalla sua miseria. – disse caricando un colpo in canna. Jorge urlò ed io mi chiusi a riccio sopra alla giovane. Se avesse sparato avrebbe colpito anche me.
-Vince fermati! – la voce di una donna a me vagamente familiare fece fermare tutti. – Lasciatelo andare. – intimò agli uomini che tenevano Jorge. Questo si avvicinò a Brenda. In quel momento capii che era come un padre per lei…
-è infetta dottoressa, non c’è niente che possiamo fare. – disse Vince come giustificazione per le sue azioni. La donna si fece più vicina. I capelli mossi e scuri… sapevo esattamente chi era. Per una frazione di secondo sperai mi vedesse, ma stava fissando Thomas – Noi no, ma lui sì! – disse orgogliosa. – Ciao Thomas – e gli sorrise. Per un attimo mi sentii ferita… ma d'altronde era stata lei ad abbandonarmi… come potevo pensare che si sarebbe ricordata di me?
-Lei mi conosce… - disse Thomas non capendo. – Interessante – rispose lei – Capisco perché ti hanno mandato nel labirinto. Anche se temevo che ti uccidessero dopo quello che hai fatto. – in quel momento si avvicinò a me. Ma si concentrò su Brenda, controllandole i battiti e continuando a fissare Thomas. – Perché, cosa ho fatto? – domandò il moro senza capire. Lei era lì, a pochi centimetri da me e continuava ad interessarsi solo per lui… ma, in fin dei conti, lei mi credeva un capitolo chiuso.
-La prima volta che mi hai parlato, hai detto che non ce la facevi più a vedere i tuoi amici morire uno dopo l’altro. L’ultima volta che ti ho parlato mi hai dato tutte le coordinate delle basi e dei laboratori W.C.K.D. – e così Thomas aveva rivelato proprio a lei quelle informazioni. Sapevo del suo piano, sapevo tutto. Ci avevamo pensato per un bel po’. Ma non credevo fosse proprio lei il suo interlocutore…
Vince era stupefatto – è la nostra fonte. – anche gli altri lo fissavano sorpresi. – Non saremmo arrivati fin qui senza di lui… - continuò la dottoressa – portatela nella tenda. – disse agli uomini dietro di lei.
Io mi alzai e mi allontanai da lei di qualche passo mentre prendevano Brenda e la portavano via.
-E così – cominciai a voce alta – hai lasciato Thomas al suo destino. Non ti ricorda niente? – domandai alla donna che si stava avviando verso la tenda in cui avevano portato Brenda. Questa si gelò sul posto. – Lane ma che fai? – sussurrò Minho alle mie spalle. Non lo considerai. La dottoressa si voltò lentamente e mi guardò per attimi interminabili – Non è possibile… - sussurrò portandosi una mano al petto. Sorrisi amaramente – Ciao mamma – dissi senza enfasi – Madeleine… come… - ma non la lasciai finire – Non mi chiamano Madeleine da molto tempo. Ma come potresti saperlo tu? Mi hai abbandonata. –
Lei fece un passo verso di me ed io ne feci uno in dietro, per allontanarmi. – Credevo fossi morta. Credevo che Ava ti avesse fatta uccidere… - mi si gelò il sangue nelle vene – E nonostante tu sapessi quello che mi aspettava, te ne sei andata? – lei rimase lì a fissarmi. – Va’ da Brenda. Ha bisogno di cure. – dissi dopo qualche secondo. Non aveva senso iniziare una faida in quel momento. C’era qualcuno che aveva più bisogno. Ci vollero alcuni secondi perché mia madre, la dottoressa Mary Cooper, si riprendesse. Di certo non le avevo dato un sollievo, ma lei mi aveva lasciata in mano a quei mostri… non provavo pena per lei. – Vieni Thomas, mi servirà un po’ del tuo sangue. – disse ritornando nel ruolo della dottoressa. Mi lanciò un’ultima occhiata e se ne andò.
   
 
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