Serie TV > Supercar
Segui la storia  |       
Autore: evelyn80    11/10/2018    2 recensioni
Molte cose sono cambiate: il Knight Two Thousand non è più un auto. Michelle Boswald, nipote di Bonnie, è la sua nuova pilota. Con lei lavorano altre due ragazze, Mary Cassidy e Helen Seepepper. Insieme si fanno chiamare le K.I.T.T.'s Angels.
La nuova Fondazione, diretta da Michael e Bonnie, le invia in Alaska, nelle isole Aleutine, per sventare un traffico di droga tra la Russia e gli USA. Ma poiché quasi nessuno sa della loro esistenza, dovranno lavorare in incognito per passare inosservate tra le ciurme degli altri pescherecci.
Avranno a che fare con pescatori scorbutici e maschilisti e dovranno faticare un bel po' per portare a termine la loro missione.
Storia cross-over tra Supercar e Deadliest Catch (settima stagione)
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’ultimo inseguimento


Le K.I.T.T.’s Angels, come ormai loro solito, si mossero tutte e tre insieme per andare a catturare Elliott. Consapevoli che Jeremy era il capo di tutta l’organizzazione, e che l’uomo era al corrente delle loro intenzioni, immaginavano che anche il capitano Neese fosse stato avvertito delle loro mosse; perciò si meravigliarono molto quando lo trovarono seduto al tavolo nella cambusa della Ramblin’ Rose, con una tazza di caffè tra le mani.
“Benvenute, ragazze, vi stavo aspettando”, le accolse con velata cortesia. “Ciao, Mary”, aggiunse subito dopo, rivolto alla bionda. Il suo sguardo, però, non era di derisione, ma pieno di cupa preoccupazione.
“A che gioco stai giocando, Elliott?”. Mary serrò i pugni e lo affrontò di petto, decisa a riscattarsi per le sue debolezze.
“Nessun gioco… So che mi avete scoperto. Il capo me l’ha riferito stamattina”.
“Intendi dire Jeremy?”, chiese Michelle, sarcastica.
Il giovane capitano non seppe nascondere la sorpresa. “Quindi, avete scoperto anche lui?”.
“Sì, e andremo ad arrestarlo non appena avremo finito con te”.
Elliott annuì, pensieroso. “Ha minacciato di uccidere anche me…”, esalò infine, alzando lo sguardo su Mary.
Le tre ragazze trasalirono. Michelle fu la prima a riprendersi. “Se testimonierai contro di lui, cercheremo di garantirti uno sconto di pena, per quello che possiamo. Ma tu devi parlare!”.
“E ho tutta l’intenzione di farlo. Sono stanco di vivere questa vita di merda…”.
“Allora comincia dall’inizio”, lo incalzò Michelle, e Elliott attaccò.

Rivelò loro di essere stato soffocato dai debiti di gioco, che la sua famiglia non aveva potuto aiutarlo e che Jeremy era stato l’unico a prendersi a cuore la sua situazione.
“Se solo avessi saputo cosa avrebbe comportato accettare il suo aiuto, mi sarei gettato in pasto ai miei debitori. Mi avrebbero magari ammazzato di botte, ma non mi avrebbero trasformato in un assassino”, sputò il giovane, stringendo convulsamente la tazza di caffè tra le dita. “Quell’uomo è un pazzo! Crede di essere invincibile… Mi ha stretto nella sua morsa, usandomi come un burattino. E io, per paura che facesse del male alla mia famiglia, ho accettato le sue condizioni e sono diventato il suo corriere”.
Sospirò, chiudendo gli occhi. Sentiva gli sguardi delle tre ragazze fissi sulla sua nuca, e ora che aveva iniziato la sua confessione non riusciva più a sopportarli. “Mi teneva in pugno, obbligandomi a fare ciò che voleva con la minaccia di morte che incombeva sui miei genitori e i miei fratelli. Sono sempre riuscito a mettere a tacere la mia coscienza e ad assecondarlo… Fino a quando non mi ha chiesto di uccidere Steve. Quello stupido si era spaventato quando avete arrestato i marinai dell’Incentive”, spiegò, rivolto alla tazza, “e aveva minacciato di tirarsi fuori dal giro. Jeremy teneva in pugno anche la sua vita, e ha deciso di sacrificarla per non essere scoperto”.
Si interruppe ancora, alzando lo sguardo verso la parete della cambusa e rigirandosi la tazza tra le mani. “Stamattina presto, quando mi ha chiamato, gli ho detto che lo avrei trascinato nel baratro con me. E lui mi ha risposto che avrei fatto la stessa fine di Steve”. A quel punto voltò il viso verso le tre ragazze e le fissò con sguardo spaventato. “Potete fare qualcosa per aiutarmi? Non voglio morire… Sono disposto a pagare il mio debito con la società, ma non voglio lasciarci la pelle”.

Le K.I.T.T.’s Angels si scambiarono un veloce sguardo: l’improvviso pentimento del capitano Neese sembrava sincero. “Cercheremo di fare il possibile”, rispose Michelle. “K.I.T.T., hai registrato tutto?”, riprese, parlando nell’orologio.
“Dalla prima all’ultima parola”.
“Bene. La tua confessione sarà usata in tribunale contro Jeremy, e sono sicura che il giudice apprezzerà la tua sincerità”.
Elliott aveva continuato a fissare l’orologio digitale nero. “Ma quello è… Allora è proprio vero… Immaginavo che non foste delle poliziotte private qualsiasi”, disse, sorridendo suo malgrado. Si rivolse a Mary. “Avevo capito che eri una ragazza speciale. Mi dispiace di essermi approfittato di te… In circostanze diverse sarebbe anche potuto nascere qualcosa, tra di noi, non credi?”.
Per tutta risposta, la bionda raddrizzò la schiena e disse, rivolta al proprio orologio: “K.I.T.T., chiama la polizia e di’ che abbiamo catturato il corriere della droga”.
“Subito, Mary!”.
Pochi minuti dopo, le ragazze scortarono il capitano Neese fuori dal suo peschereccio. Non appena ebbero messo piede sul molo, però, la voce di K.I.T.T. risuonò nell’orologio di tutte e tre. “Si sta avvicinando un furgone bianco a tutta velocità. È Jeremy, ed è armato!”.
“Viene per me…”, mormorò Elliott.
Non fece in tempo a concludere la frase che da dietro l’angolo di un magazzino spuntò il furgone. L’uomo si sporse fuori del finestrino e fece fuoco. Helen si buttò a terra, spingendo il capitano Neese sotto di sé, ma non fu abbastanza rapida. Un proiettile lo colpì al fianco destro, strappandogli un gemito di dolore.
“K.I.T.T., chiama un’ambulanza!”, gridò Michelle, mentre già Mary si rialzava da terra con uno scatto e saliva su uno dei pick up della Trident, correndo all’inseguimento di Jeremy.

Il colpo di pistola risuonava ancora nelle orecchie di Mary, mentre guidava come una pazza all’inseguimento di Jeremy. Questo era il suo campo specifico: seguire i malviventi via terra quando K.I.T.T. non poteva farlo per mare. Perciò non ci aveva pensato due volte quando si era buttata sul pick up azzurro che ora vibrava a tutta potenza sotto di lei. La sua era stata una reazione automatica e solo adesso, mentre la corsa procedeva tra le strade ghiacciate dell’isola di Unalaska, si rendeva conto che l’aveva fatto anche perché quel pazzo aveva ferito Elliott. Nonostante la delusione che aveva provato quando aveva scoperto chi era realmente quel ragazzo, lei ne era stata veramente innamorata, e vederlo accasciarsi al suolo in una pozza di sangue le aveva dato una scarica di rabbiosa adrenalina.
I due furgoni sfrecciavano al limite dell’aderenza. Mary non aveva idea di dove stesse andando, non conosceva quella zona dell’isola, e doveva lasciarsi guidare solo dall’istinto e dalla passione per la guida.
Riuscì ad avvicinarsi quel tanto che bastava per tamponarlo, ma Jeremy resistette al suo assalto e replicò sparandole un paio di colpi dal finestrino. La ragazza chinò la testa sotto il volante mentre uno dei proiettili infrangeva il grosso parabrezza dal lato del passeggero.
Si fece nuovamente sotto, facendo ruggire il motore del pick up, e tamponò per la seconda volta il furgone di Jeremy. L’uomo prese a zigzagare, andando da un marciapiede all’altro e minacciando di investire i pochi pedoni presenti. All’improvviso imboccò una curva a sinistra a novanta gradi. Mary non fu abbastanza veloce ad imitarlo e il suo automezzo scivolò di lato, andando a sbattere contro l’angolo di un magazzino ittico. Il motore minacciò di spegnersi, ma la ragazza diede gas un paio di volte riuscendo a far ripartire il pick up e a riprendere l’inseguimento.
Jeremy, però, oramai si era allontanato quel tanto che bastava per permettergli di raggiungere indisturbato un piccolo molo e di salire a bordo di un grosso motoscafo. Quando Mary lo raggiunse, poté solo guardarlo allontanarsi verso il mare aperto. L’uomo sparò ancora qualche colpo nella sua direzione, poi fece prendere velocità all’imbarcazione.
“Merda!”, esclamò la bionda, battendo il piede a terra. “È fuggito via mare!”, esclamò nel suo orologio.
“Arriviamo subito!”, le rispose Michelle.

Le due ragazze sapevano benissimo che non c’era tempo da perdere.
“K.I.T.T., vieni qui!”, esclamò Michelle, gridando nell’orologio.
Obbediente, il Knight Rider si scostò dal molo e raggiunse Michelle ed Helen, fermandosi di fianco alla Ramblin’ Rose. I paramedici avevano nel frattempo caricato Elliott su una barella, dopo aver tamponato l’emorragia. Prima che si allontanassero, il giovane capitano le richiamò. “State attente, ragazze…”, mormorò attraverso il respiratore. Le due gli mostrarono il pollice in alto e corsero via, saltando dal ponte della Ramblin’ Rose su quello del Knight Rider.
Guidato dal segnale del suo orologio, il computer raggiunse facilmente Mary. Non appena la ragazza fu salita a bordo il motoscafo nero acquistò velocità, sfruttando tutta la potenza dei suoi motori turbo.
Su uno dei monitor nella timoniera apparve una carta nautica, con un puntino rosso lampeggiante che si muoveva a velocità elevata.
“Jeremy si sta dirigendo verso il confine con le acque territoriali russe. Se lo attraversa, dovremo dire addio al nostro inseguimento. Ci vorranno giorni prima che Michael possa ottenere un visto di ingresso!”, esclamò Helen, fissando la piccola luce rossa.
“Dobbiamo impedirglielo!”, ringhiò Michelle. “K.I.T.T., super velocità!”.
Sulla plancia si aprì uno sportellino di metallo, rivelando due pulsanti. Senza esitare, la nipote di Bonnie premette il tasto verde. Subito, un rumore di pistoni pneumatici risuonò nell’aria mentre il Knight Rider si trasformava da motoscafo ad aliscafo e la sua carena si modificava per diventare più aerodinamica.
Con il rumore di un proiettile K.I.T.T. mise al massimo i suoi motori, volando letteralmente sull’acqua. In pochi minuti arrivarono in vista del motoscafo di Jeremy.
L’uomo, alla vista di quella specie di mostro nero che volava sfiorando le onde, tentò il tutto per tutto. Svuotò il caricatore della pistola contro la prua del Knight Rider, ma i proiettili rimbalzarono sulla carrozzeria protetta dalla copertura molecolare. Spinse allora la barra della velocità al massimo e virò a destra per tentare di allontanarsi, ma la manovra troppo azzardata fece rovesciare la sua imbarcazione.
Michelle premette il pulsante rosso attivando il turbo freno, poi disattivò la modalità “super velocità”. Il Knight Rider assunse nuovamente la sua consueta forma, mentre Jeremy risaliva faticosamente sulla chiglia dell’imbarcazione rovesciata. K.I.T.T. gli lanciò un salvagente e l’uomo vi si aggrappò, consapevole di essere arrivato al termine della sua fuga.
“Benvenuto a bordo, Jeremy”, lo accolse Michelle con un ghigno non appena il computer lo ebbe issato a bordo con la gru. L’uomo fece per replicare qualcosa ma Helen lo colpì con il taglio della mano alla base del collo, mettendolo a tacere per un bel po’.

Spazio autrice: In origine, questo capitolo e il prossimo erano accorpati insieme, e concludevano la storia. Rileggendo ho deciso di separarlo in due parti, per lasciare con l’ultima suspense prima del lieto fine.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supercar / Vai alla pagina dell'autore: evelyn80