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Autore: A_Typing_Heart    13/10/2018    0 recensioni
Quante volte si rimanda, per paura di qualcosa? Per paura di parlare, di aprirsi, Dino continua ad aspettare il momento migliore, fino a che si troverà davanti alla terribile, crudele verità: il tempo è tiranno e una volta perduto non si può più recuperare. Qual è il prezzo per cancellare un rimpianto che potrebbe distruggergli la vita?
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva ancora in mente quel pensiero quando la mattina dopo si recò presto alla tana dei Vongola. Da quando Mukuro l'aveva definita così era diventato questo il nome ufficiale dell'appartamento con due camere, bagno e soggiorno che Tsuna aveva accettato di comprare. Era stata la sua prima mossa da boss trovare un posto dove potesse tenere una riunione in privato, ospitare qualcuno dall'estero o lavorare senza che sua madre lo scoprisse. Preferiva usare ancora la suite dell'hotel per certe faccende, anche interne alla famiglia, per motivi che Dino non sapeva e che non aveva mai indagato, quindi era la prima volta che vi entrava. Usò la chiave di emergenza che il boss dei Vongola gli aveva dato e varcò la soglia.
C'era la carta da parati, di un delicato color verde e grigio chiaro. Il legno era color miele e il soggiorno, la prima stanza che trovò, ospitava due divani identici, verde pastello, con dei cuscini a motivi vegetali di foglie, bambù e fiori. Le composizioni di fiori, alcuni vasi rosa e i dettagli curati di tovagliette e tappeti lasciavano pensare che una presenza femminile avesse messo mano all'arredamento.
-Sei venuto, Dino.-
Sobbalzò nel sentire la voce di Tsuna dalla penombra del corridoio. Aveva un'aria estremamente seria che il Cavallone non era abituato a vedersi rivolgere: era lo sguardo da boss, quello che volente o nolente il capo dei Vongola era costretto a usare in presenza di altre persone importanti per farsi considerare un loro pari e non un ragazzino ben vestito. Gli fece segno di seguirlo.
-Ho tutto quello che serve, ma prima dobbiamo parlare... stiamo per infrangere una marea di regole.-
Senza capire a cosa si riferisse Dino non seppe rispondere, ma lo seguì ugualmente. Il cuore aveva aumentato i battiti e si sentiva d'improvviso sveglio. Qualsiasi diavoleria Tsuna avesse in mente sembrava davvero che parlare con Kyoya sarebbe stato ancora possibile.
Seguì Tsuna in un corridoio così buio da intravederne a malapena le porte affacciate, poi il boss dei Vongola aprì la seconda porta a destra, ignorando la prima. Le tende erano ancora tirate, solo la luce delicata di un'applique gli permetteva di capire che quel locale era stato disegnato per essere lo studio di Tsunayoshi: Dino scorse una robusta scrivania sulla quale spiccavano dei fascicoli, un dizionario di lingua italiana e piccolo kit da scrittura a mano, regalatogli dallo stesso boss dei Cavallone. C'era un oggetto nascosto alla vista che Tsuna Sawada raccolse dal sedile della sua poltroncina imbottita, suscitando un brivido lungo la schiena dell'uomo biondo. Posò sulla scrivania una pistola.
-Tu significhi moltissimo per me, Dino... sei come il fratello maggiore che non ho mai avuto... sei sempre lì per me quando ho un problema, e grazie a te io ho un esempio sano che posso seguire... per questo... per questo io voglio fare tutto quello che posso per aiutare te, questa volta... non posso fare niente contro la morte, ma posso fare qualcosa contro il tempo che ti è stato tolto.-
-Tsuna... non capisco davvero...-
-Siediti, ti spiego.- l'invitò lui, indicandogli la sedia di fronte alla scrivania. -Sai cosa è questa?-
Così dicendo prese in mano la pistola, che vista da vicino esibiva una grossa B dorata serigrafata sulla canna.
-Onestamente, sembra una pistola.-
-Lo è, ma è stata progettata dai Bovino... è una versione avanzata del bazooka dei dieci anni.-
Dino spalancò gli occhi, guardando la piccola arma. La prese dalle mani dell'amico rigirandola più volte, ma sembrava davvero soltanto un'arma comune, eccezion fatta per la vistosa decorazione. In che modo era stato migliorato? Non solo nella forma più maneggevole?
-Le munizioni di quest'arma sono come quelle del bazooka... possono riportarti indietro di dieci anni, ma... è molto più pericoloso, per questo ho evitato che Lambo la usasse e l'ho chiusa a chiave in un posto sicuro. Questo colpo ti riporta indietro di dieci anni, ma... può farti parlare con Hibari quando ci arriverai.- disse Tsuna, guardandolo negli occhi. -Il vecchio modello non ti sarebbe servito... Hibari non ha mai lasciato il Giappone prima di conoscerci, e tu sei venuto qui la prima volta solo due anni fa, quando ci siamo conosciuti... non avevi tempo per raggiungerlo, non sareste riusciti a incontrarvi, ma questa... questa ti può portare in un posto di tua scelta, per cinque minuti, dieci anni prima di quando sarai colpito... capisci cosa significa?-
Dino guardò la pistola con un senso di speranza del tutto rinnovato. In un posto scelto da lui... se solo avesse potuto viaggiare a Namimori per quei cinque minuti, avrebbe potuto rivederlo...
-Però Dino, tu sai che questo non dovrebbe succedere. Il bazooka è fatto per poter andare nel futuro, dove l'esistenza di questa tecnologia è già nota a qualcuno... se viaggerai in un passato di dieci anni fa, questa arma non esiste, il viaggio del tempo è solo fantascienza... e la tua intrusione potrebbe anche cancellare le nostre vite così come le conosciamo. È qualcosa di estremamente rischioso, ma... se rivederlo ti può alleggerire la pena... se dirgli qualcosa può renderti meno disperato, io correrò questo rischio.-
Dino era sinceramente commosso. Si rendeva perfettamente conto dei gravissimi rischi di compromettere le loro esistenze, il viaggio nel passato era davvero una sfida all'ordine superiore, agli Dei, si sarebbe potuto dire, ma Tsuna aveva deciso di offrirgli comunque questa possibilità. Annuì.
-Capisco quanto significhi per te... io... ti ringrazio davvero. È un dono inestimabile quello che mi fai.-
-Voglio essere del tutto cristallino... non dovrai dire a Hibari niente che possa influenzare il futuro.- gli disse, afferrandogli il polso con vigore. -Non dovrai dirgli chi sei, non dovrai accennare alla mafia, o includere un dettaglio qualsiasi delle circostanze del futuro o della sua morte violenta... soprattutto della sua morte! Tienilo a mente, Dino, se troverai Kyoya lui sarà soltanto un bambino delle elementari!-
-Certo... io... lo so. Capisco che non posso rischiare, dirgli qualsiasi di queste cose... se dicessi a un bambino che morirà in un modo terribile lo spaventerei, potrei causare letteralmente qualsiasi cosa... io cercherò di non fare nulla di compromettente.-
-Ho la tua parola d'onore?-
-Certamente... io... avrei voluto potergli parlare più apertamente, ma... è la sola occasione che mi è rimasta, non rinuncerò anche a questa.-
-Beh... quando vuoi partire, io penso che... beh... non aspettiamo nessun altro... quindi, se sei pronto...-
Dino avrebbe voluto partire all'istante, ma nonostante l'emozione gli facesse sbattere furiosamente il cuore contro il costato sentì una mente calma, meditativa, lucida.
-Quanto è preciso il luogo di arrivo?-
-Quasi perfetto... funziona con un sistema di coordinate, ed è preciso, pare che lo scarto massimo sia stato quaranta metri... i Bovino me l'hanno spiegato per bene, ma non mi ricordo a cosa è dovuto l'errore, mi sembra che c'entrasse qualcosa il fatto di quel giorno in più di febbraio...-
Dino ponderò che forse il recupero delle sei ore di scarto di gravitazione ogni quattro anni su un impiego di dieci dell'arma pesava sul calcolo di data e coordinate, ma in realtà non gli importava: se poteva arrivare a quaranta metri dall'obiettivo poteva spostarsi comodamente entro il limite dei cinque minuti per trovare Kyoya. Guardò l'orologio da polso ed ebbe l'illuminazione mentre Tsuna si grattava la testa.
-Riuscirai a trovarlo in tre tentativi...? Ho munizioni per soli tre viaggi.-
-Credo che ci riuscirò.- rispose, reso euforico dalla sua idea. -La famiglia di Hibari vive qui da duecento anni, nella loro villa... a Namimori c'è una sola scuola elementare, quindi deve aver frequentato quella. Se aspetto l'orario di inizio lezioni posso intercettarlo davanti alla scuola.-
-È una grande idea, Dino!- commentò Tsuna, colpito. -Dieci anni fa era un giorno di scuola?-
Consultarono rapidamente il calendario del cellulare di Dino, andando a ritroso per sicurezza assoluta, e quello confermò loro che dieci anni prima in quella stessa data era martedì. Era un giorno di scuola. Siccome mancava ancora tempo prima della campanella della scuola elementare Dino si premurò di verificare in qualsiasi modo possibile se fosse successo qualcosa di inaspettato due lustri orsono: controllò le notizie, cercò eventuali incidenti nella scuola, alluvioni, disastri di qualsiasi genere che si fossero verificati in quel giorno. Non trovarli riuscì a farlo sentire un po' più tranquillo.
Il tempo passò lentamente, più lentamente di quanto a Dino fosse mai sembrato nella vita. Tsunayoshi preparò per lui il proiettile con la coordinata corretta, ma per il resto del tempo non parlò, e Dino lo ringraziò, perchè impiegò tutto il tempo rimanente per scegliere le parole. Aveva poco tempo e tante limitazioni, ma era vitale che riuscisse a liberarsi del suo rimpianto più grande.
Sobbalzarono entrambi quando il telefono di Dino suonò, indicando loro che era il momento di andare. Tsuna non esitò e sollevò l'arma, puntandola alla testa di Dino. Lo scoppio generò una nuvola di fumo rosa shocking e un suono ovattato come una palla di gomma. Quando la polvere scomparve, Tsuna era rimasto solo nello studio.
-Buona fortuna, amico mio.-
 
 
Dino tossì e riaprì gli occhi, notando che la polvere era sparita, così come lo studio di Tsuna. Si trovava sul marciapiede rossiccio e un bambino con l'uniforme alla marinara azzurra gli passò accanto guardandolo con curiosità. Era apparso dal nulla come succedeva di solito con il bazooka? In quel caso si spiegava come mai il piccolo lo fissava a occhi spalancati. Lo guardò correre via e infilarsi dentro il cancello della scuola.
Era stato fortunato a riapparire a pochi metri dall'ingresso e lo raggiunse rapidamente, guardando il suo orologio da polso. Aveva soltanto cinque minuti per viaggio, e solo tre tentativi per trovare il bambino che gli interessava. Si guardò intorno con ansia crescente. Era forse già entrato? E se proprio in quel giorno dieci anni prima fosse stato malato? E poi, avrebbe riconosciuto le fattezze del giovane uomo che aveva amato anche nel fiore della sua infanzia? Tutte quelle terribili domande minavano la sua fiducia. Come si sarebbe sentito se avesse fallito tre volte di fila e le sue possibilità fossero scomparse, senza che riuscisse anche soltanto a vederlo?
Occhieggiò l'orologio più volte. Passò un minuto, poi un altro. Altri bambini in uniforme apparivano da un lato all'altro della strada, facendo poco o nessun caso a lui, ma non ne vide nessuno che potesse senza dubbio essere Kyoya. Non poteva sicuramente mettersi a leggere tutte le etichette sulle cartelle... passò il terzo minuto, e dopo il quarto Dino cominciava a ripensare il proprio piano. Forse avrebbe fatto meglio a tornare, attendere il giorno seguente e intercettare il piccolo fuori da casa piuttosto che davanti alla scuola, era stato ingenuo a non pensare che sarebbe stato più difficile notarlo.
Voltò la testa verso la curva della via, ansioso, e quasi non fece caso al bambino che gli passò davanti, almeno fino a che quello non lo guardò apertamente in faccia. Quando se ne accorse gli ricambiò uno sguardo fugace di pochi istanti e il suo cuore si fermò per un battito. Gli occhi di quel bambino erano grigi e limpidi. Aveva corti capelli neri, proprio come quelli che portava da ragazzo, quasi nascosti sotto il cappellino, una spilla dorata a forma di stella appuntata sul nodo del fazzoletto azzurro e una cartella di pelle marrone. Fu sicuro e tutti i dubbi furono spazzati via: era il piccolo Hibari Kyoya.
Aveva meno di un minuto, ma non pensò nemmeno di andarsene e ritentare per avere più tempo. Lo afferrò non appena l'ebbe superato, gettandosi in ginocchio, e lo strinse senza pensare che avrebbe potuto spaventarlo. Infatti il bambino prese ad agitarsi per divincolarsi e Dino gli coprì la bocca per evitare che urlasse.
-Scusami, scusami, non volevo spaventarti, Kyoya!- gli disse all'orecchio. -Perdonami questi modi bruschi, ma non voglio farti del male, voglio solo dirti una cosa... ho solo una cosa importante da dirti, puoi ascoltarla?-
Kyoya smise di agitarsi e cercò di voltare la testa per guardarlo, ma Dino non poteva rischiare che vedesse bene il suo viso e lo ricordasse una volta incontratisi nel futuro. Era fondamentale che non infrangesse le regole, era già molto rischioso in ogni caso. Gli trattenne il viso in avanti cercando di essere delicato.
-Se ti tolgo la mano non griderai, vero? Non ti voglio portare via, e non ti farò male... voglio davvero solo dirti una cosa, e ho pochissimo tempo... mi ascolterai, Kyoya?-
Il bambino annuì con la sua testolina rotonda. Dino tolse la mano dal suo viso dalle guance soffici, ma non lasciò la presa su di lui. Sentire quel corpo reale, tangibile e sano era un'illusione confortante, la prova che lo stava rivedendo davvero, anche se non era come lo ricordava era comunque Kyoya. Raccolse il suo berretto e glielo diede.
-Oniisan, come ti chiami?-
-Non posso dirtelo, Kyoya... ma ti prego, ascoltami attentamente.-
Dino lanciò un'occhiata piena di ansia all'orologio. Aveva solo ventiquattro secondi.
-Le mie parole ti sembreranno difficili... forse non avranno molto senso, ma quando crescerai avranno un significato.- disse Dino. -La tua vita è appena cominciata... ti succederanno molte cose belle, e anche cose brutte, perchè capitano a tutti... ma ricordati sempre che anche se non lo vedi, anche se è lontano da te, persino se non ne conosci il volto e il nome... qualsiasi cosa succeda c'è sempre qualcuno che ti ama profondamente, Kyoya. C'è qualcuno a questo mondo che farebbe qualsiasi cosa per proteggerti e per sostenerti.-
Dino sentì le lacrime bollenti scendergli dagli occhi e strinse a sè il bambino, sentendo la spilla a stella sotto le dita. Avrebbe voluto dire molto di più, chiedere a Kyoya di promettergli di ricordarsi di quelle parole. Avrebbe voluto disperatamente dirgli di restare sempre calmo, di evitare qualsiasi contatto con un uomo di nome Igor. Dovette mordersi le labbra con forza per non gridargli di scappare davanti a qualsiasi nemico, di non farsi mai coinvolgere dalla mafia. Sarebbe anche stato disposto a gridargli di non rivolgere mai la parola a uno straniero biondo che avrebbe cercato di insegnargli qualcosa, e se solo avesse potuto salvare la vita di Kyoya avrebbe offerto volentieri l'oblio. Avrebbe rinunciato persino a conoscerlo pur di salvarlo da quella fine, e fu solo il pensiero di Tsuna a impedirgli di parlare: se Hibari Kyoya non fosse mai diventato un guardiano dei Vongola forse Tsuna e i suoi amici sarebbero morti sterminati dai Varia o da qualcun altro degli innumerevoli nemici che quell'uomo forte dagli occhi grigi aveva aiutato a respingere...
-Oniisan...-
Il suo tempo era scaduto. Il corpicino di Kyoya perse consistenza tra le sue braccia e Dino percepì un forte strappo all'altezza del torace, più brusco di quello che aveva notato all'andata, e in quei momenti infinetesimali prima del ritorno fu sopraffatto dal dolore. Il suo tempo con Hibari era scaduto ancora una volta.
   
 
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