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Autore: Duncneyforever    13/10/2018    0 recensioni
Estate, 1942.
Il mondo, da quasi tre anni, è precipitato nel terrore a causa dell'ennesima guerra, la più sanguinosa di cui l’uomo si sia mai reso partecipe.
Una ragazzina fuori dal comune, annoiata dalla vita di tutti i giorni e viziata dagli agi che l'era contemporanea le può offrire, si ritroverà catapultata in quel mondo, circondata da un male assoluto che metterà a dura prova le sue convinzioni.
Abbandonata la speranza, generatrice di nuovi dolori, combatterà per rimanere fedele a ciò in cui crede, sfidando la crudeltà dei suoi aguzzini per servire un ideale ormai estinto di giustizia. Fortunatamente o sfortunatamente non sarà sola e sarà proprio quella compagnia a metterla di fronte ad un nemico ben peggiore... Se stessa.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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" Sei mia. " 

Ma che cosa significa, che sono sua? Anche lui mi considera un oggetto inanimato, statico, che non si lascia trasportare dalle emozioni? 

Affermando con cotanta convinzione di possedermi non mi avvicina a lui, anzi, uccide ogni forma di amore, che sia affetto o alcunché di correlato ad esso.

Ora lui vorrebbe che lo guardassi con riconoscenza, invece, in me, vede solo orrore. 

Scivolo via dalle sue braccia, ripugnata, reputandolo pazzo e pericoloso. 

- Non scappare. - 

- Ich bin niemandes. / Non sono di nessuno. - Giro in tondo per la stanza, schizzando da un lato all'altro per non farmi riacciuffare. - Non è di questo che ho bisogno; come puoi pensare il contrario? Dio mio, non vedo i miei genitori da così tanto tempo... Io voglio rivedere la mia mamma e il mio papà! È di loro che ho bisogno, non di te! - 

Dormivo ancora con i pupazzetti a casa, mentre qui mi sono ritrovata a scaldare i fianchi degli uomini con cui ho giaciuto, in più e più occasioni. 

Sono rimasta una bambina; solo il mio corpo è cresciuto e, nonostante non mi sentissi pronta ad approcciarmi con il sesso opposto, mi è stato fatto intendere più che chiaramente il motivo di tante attenzioni. 

Non voglio che qualcuno prenda il mio corpo senza avere il mio amore. 

- Dimentica quello che ho detto. Non intendevo dire ciò che pensi, mi sono espresso male. - Mi viene vicino, nonostante gli abbia chiesto di non avvicinarsi. Mi schiaccio contro lo schienale del letto, cercando di non guardarlo con sospetto, ma mi riesce male e lui, purtroppo, se ne accorge subito.

- Vuoi che mi metta a lanciare caramelle ai bambini ebrei? Dimmi come vuoi che mi comporti, italiana, perché io di meglio non posso fare. - 

- Tu credi che non abbia paura, vero? Beh, non è così! Ho una paura folle di Rüdiger, eppure non posso vivere nemmeno con te perché, in fondo, sei proprio come lui. Forse non vorrai ferire me, tuttavia, degli altri non hai il minimo riguardo. Hai inflitto una pena ingiusta a due infelici per saziare la tua sete di sangue... Sei una bella persona, Reiner, un buon soldato per la Germania in cui credi, ma sei un pessimo essere umano. - 

In queste parole trapela tutta la mia delusione. Lui non sa cosa dire, ma non mi lascia sola, non abbandona la stanza scocciato, fingendo che le mie motivazioni non lo tocchino minimamente... 

Lui sa di fare del male, mi dà persino ragione su questo punto, eppure non sa smettere, semplicemente, perché non vuole. 

Ha trovato un oggetto di sfogo in coloro che lui definisce " subumani ", sfrutta i suoi diritti di cittadino tedesco ( cosiddetto " ariano " ) per liberare la rabbia repressa che, altrimenti, si riverserebbe incontrollata nella vita di tutti i giorni. 

È subdolo e furbo, nonostante sia più propenso a mostrarmi la faccia più bella della sua medaglia. 

Sembro un Bambi sperduto nel bosco: mi guardo attorno come se ogni cosa potesse uccidermi da un momento all'altro; sento il sussurro della morte anche nel silenzio irreale di questo luogo perso nel nulla, lontano da tutti e da tutto. 

- Vorrei vedere Ariel. - 

- Preferisci confrontarti con quell'ebreo piuttosto che con me?! - 

I miei occhi si fanno lucidi e tristi, essendo consapevole dei miei limiti. Infatti, per quanto disponibile, Reiner non prenderà mai in considerazione l'idea di " tregua " che gli ho proposto. 

Ariel è pur sempre un ebreo. 

È suo nemico. 

- Me lo porterai via? - Essendo una persona intelligente, capisce dove voglia andare a parare. Si dispiace per aver alzato la voce e mi concede di parlare sola con lui. 

Ariel è contento della sua sistemazione momentanea: Reiner gli permette di dormire su una sorta di materasso ( anche se, ad occhio, sembra più uno di quei cuscinoni per cani di grossa taglia ) e si occupa in gran parte di cucina, la sua grande passione. 

Il suo viso è rinvigorito un poco e la pelle slavata che gli conferiva un aspetto malaticcio, è tornata al suo incarnato originale, rosa tenue, deturpata soltanto da una spessa riga bianca e seghettata sull'avambraccio, a testimonianza della malvagità di Rüdiger. 

I capelli cortissimi segnano la sua indubbia magrezza, il che dimostra che la strada verso la liberazione è ancora lontana. 

- Ditemi signorina, mi avete chiamato? - 

- Dimmi tu cosa devo fare, Ariel. Questo posto mi prosciuga, mi sento svuotata. - Lui mi guarda perplesso, non sapendo da che parte cominciare. 

Non è semplice rispondere, ma mi fido di lui e del suo giudizio; ho bisogno del parere sincero di una persona sincera in un momento come questo e Ariel ha dato prova di possedere valori non trascurabili, più di tutti, la trasparenza. 

- Siete stata coinvolta in una guerra non vostra, contesa da due nazisti spietati, sola dopo la tragica scomparsa del vostro amico suicida, " der gute Soldat ". Chiunque si sentirebbe smarrito. Voi siete stata coraggiosa, ma sapete meglio di me che vi serve aiuto. Schneider è un uomo malvagio che vuole il vostro male, non dovete tornare da lui. - 

- Ucciderà delle persone! non posso permetterlo! - Stringo la testa fra le mani, sentendomela scoppiare. 

- Quanto successo non è colpa vostra e certamente non meritate di morire. Dovete pensare prima a voi stessa, capite? Siete giovane, avete tutta la vita davanti e credo che il colonnello Von Hebel possa darvi un futuro: è un uomo ricco e potente, non dovete sottovalutare la sua influenza politica. Non c'è nulla che non possa avere. - Mordo le labbra per il nervoso. 

Ma cosa va dicendo adesso? Che devo farmi mantenere da un assassino per sfuggire ad un altro assassino? 

- È del comandante di Buchenwald che stiamo parlando. Io l'ho visto in azione... E non ho trovato quel che speravo di trovare. Poi, cosa pensereste voi di questa collaborazione? Che sono la puttana dei nazisti, ecco cosa. - 

L'umiliazione più grande sarebbe proprio questa: esser spacciata per un'arrampicatrice, per una sciacquetta qualsiasi che accetterebbe di portarsi a letto anche un mostro pur di crearsi una posizione all'interno della società. 

Io una collaborazionista? Giammai. 

- È di questo che vi preoccupate? Della nostra opinione a riguardo? Siete così buona, non potremmo mai additarvi in un modo tanto crudele. Cercavate conforto perché vi sentivate abbandonata e vi siete fidata di chi poi ha approfittato della vostra debolezza e infinita bontà di cuore. Herr Von Hebel sarà anche un fanatico promotore del nostro genocidio, tuttavia, non vedo cattiveria nel suo sguardo quando si rivolge a voi, quando vi guarda o vi pensa. Come ho già detto, dovete essere più egoista. L'ufficiale biondo vi salverà dalla passione tossica di Schneider e, forse, salverà anche noi. - Mi sorride come farebbe un fratello maggiore, rincuorante, nonostante mi stia spingendo tra le braccia del carnefice suo e del suo popolo. 

Pensa al mio bene più che al suo e questo gli fa onore, ma davvero non proverebbe nemmeno un briciolo di disgusto nel vedermi amoreggiare con Reiner? 

Non mi è chiaro come si possa credere di poter accoppiare due persone radicalmente diverse... 

Non è conforme alle leggi della natura! Non esiste una coppia così! è pura invenzione, puro idealismo! 

- Al momento state negando a voi stessa d'aver provato qualcosa, non è vero? Non è possibile che vi sia indifferente, non sforzatevi di mascherare ciò che avete sentito per compiacere la vostra coscienza, me o chiunque altro. Il tempo vi dirà cosa è meglio fare. - 

- Sei un bravo ragazzo, Ariel. Grazie. - Alzatami dal letto, gli vado vicino e gli stringo la mano in segno di amicizia. 

Non ci deve essere contatto fisico tra ebrei e non ebrei, perciò rimira le nostre mani intrecciate, indeciso se ricambiare o meno. 

- Non fa niente. Un giorno ti sentirai a tuo agio e verrà da te, senza che io ti imponga di farlo. - 

Ariel non ha la lungimiranza necessaria per prefigurarsi un futuro al di fuori di Auschwitz, quindi sono io ad affidarmi alla speranza, affinché lui e Maxim vengano risparmiati.

Scompare in un baleno ed io, che pure voglio prendere una boccata d'aria fresca all'esterno, mi ritrovo il comandante dietro la porta, il che mi fa quasi spaventare. 

- Sei impazzito? Mi hai fatto prendere un colpo! - 

- Cosa ti ha detto? - Metto le mani sui fianchi, studiandolo con sopracciglia tanto arcuate da schiacciare sulle palpebre. - Ho sentito che parlavate di me. -  

- E il bicchiere dove lo hai lasciato? Avresti origliato meglio! - 

- Evita il sarcasmo. Non è il caso.- 

- Mi ha chiesto di darti un'altra possibilità. Dice che non devo più esserti ostile. - 

Lui rimane stupefatto, convinto che mi avesse detto chissà quali maldicenze sul suo conto. 

Nessun prigioniero si sarebbe trattenuto dal criticare l'operato di un nazista, mentre lui ha saputo tacere, consigliandomi di lasciar correre molte cose al fine di risultargli più cara. 

Mi fissa in silenzio per un'eternità, fino a quando non decide di metter fine ad un'attesa che, via via, si era fatta straziante. 

- Mettiti qualcosa di carino per pranzo... Ti devo parlare. - 

Rimandiamo, rimandiamo, rimandiamo sempre! 

Dall'alto dei sui venticinque anni e del suo metro e novanta abbondante, non è in grado di guardarmi negli occhi e dirmi esattamente quello che pensa, come se avesse paura di me. 

È un cucciolo Reiner: mi fa le feste quando mi dimostro gentile e amorevole e corre via con la coda in mezzo alle gambe quando mi scopre arrabbiata. Aspetta che l'arrabbiatura passi da sè, guardandosi dal combinarne un'altra. 

In più deve aver organizzato un pranzo a lume di candela o una qualche trovata delle sue per farsi perdonare, o non mi avrebbe imposto di cambiarmi d'abito. 

Vorrà fare il romantico... 

Dopo aver dato il suo peggio, ovviamente. 

Non credo di avere neppure di che mettermi, perché le cose più eleganti mi sono state regalate da Rüdiger o da Andrea e non voglio " indossare " il loro ricordo, essendo questi spaccati di vita sofferti, che vorrei dimenticare. 

Alla fine scelgo un abito nero ( peraltro, non datomi in dono da nessuno ) semplice, estivo, fresco per effetto della gonna svasata, con bretelline sottili a sostenere ciò che, altrimenti, starebbe su da sè. 

Non avendo belle scarpette da signora, completo l'outfit con le solite converse di tela, fortunatamente tornate bianche dopo l'attenta scrostatura ad opera di Ariel, sant'uomo che me le ha riportate allo stato originario. 

- Vado bene? C'è chi ha fatto di meglio, a quanto vedo. - Finisco di passare le mani tra i capelli che non ho preso la briga di pettinare, sorpresa dalla sua eleganza. 

Deve averla presa molto seriamente, perché non è mai stato più bello. 

- Ti dona molto invece. Sei incantevole. - 

Ho patito più di quanto non mi piaccia ammettere per aver girato troppo attorno alla bellezza fisica, quindi oggi cercherò di non perdere di vista lo scopo di questo nostro " incontro ". 

Lui intende riappacificarsi: è così fiero nel suo frac candido che sembra il testimone di nozze di un qualche principe ( se non il principe stesso ) e, dato ciò, escludo l'ipotesi che si sia messo in tiro esclusivamente per piacere di farlo; piuttosto, voleva impressionarmi e, appena un po', mi piace pensare che ci sia riuscito. 

- Volevi dirmi qualcosa. - Gli ricordo, una volta avvicinatosi per tirarmi indietro la sedia. 

- In realtà, volevo chiederti che progetti avessi per il futuro, visto che sapere qualcosa sul tuo passato, a quanto pare, è fuori discussione. Presumo tu non voglia parlarne, ma vorrei sapere qualcosa su di te, se non ti dispiace. - Prendo la sua affermazione come un rimprovero, pur sapendo che su questo argomento abbia perfettamente ragione. 

Non potevo dirgli nulla; per questo, ho dato informazioni vaghe, mescolando verità e bugie per compensare a storie più improbabili delle bugie stesse. 

- Era necessario tutto questo? Per così poco? Vabbè, contento tu! In ogni modo, mi piacerebbe continuare gli studi, laurearmi, trovarmi un buon lavoro per il quale non mi peserebbe troppo svegliarmi presto alla mattina. Vorrei avere a che fare con l'industria, con il commercio, ma non ne sono sicura al cento per cento. Del resto, non ho nemmeno diciassette anni... - 

Vorrei avere una mia indipendenza, non certo campare sulle spalle di un uomo! 

La donna è vista come subordinata del fidanzato o del marito in questo periodo storico, dedita solo alla proliferazione in quanto suo " dovere primario " per cui non mi stupirebbe se Reiner criticasse i miei propositi. 

In parte lo fa, rimbeccandomi il fatto d'esser una povera squattrinata senza nessuno che possa provvedere alla mia sussistenza e, tantomeno, alla mia istruzione; 

- cosa vuoi sentirmi dire? Che dovrò per forza sposare un ricco industriale affinché i miei sogni si avverino? Che ho comunque bisogno di un finanziamento esterno senza cui, altrimenti, non potrei vivere? È tutto un " senza " la mia vita, non so se lo hai capito. - Sorseggio un goccio d'acqua, rigirandomi il bicchiere fra le dita. - Coco Chanel pare abbia avuto la mia stessa idea. - 

- La " tua " francese non ha avuto scrupolo nel denunciare gli amministratori ebrei della " Parfums Chanel " per avere il controllo sull'azienda. Tu non faresti mai niente del genere ai tuoi amati giudei, no?  - Sbuffo infastidita, colpendo la gamba del tavolo con la punta della scarpa. 

Ma questo sa i cazzi di tutti! Com'è possibile che sia a conoscenza di quel che ha fatto Coco Chanel?!

- Sai, non ti ci vedo proprio a servire e riverire qualcuno che ti avrà preso in moglie soltanto per quel bel corpicino... - 

- Non mi dire - ironizzo, guardandolo male. 

- Potrei aiutarti a realizzare i tuoi sogni... Questo lo sai. -

- Cos'è? Un ricatto? - Incalzo, scandalizzata, ricercando un baluginìo azzurro alle sue spalle.

Reiner stende il braccio sulla tavola, andando ad accarezzarmi la mano poggiata sulla tovaglia.  

- Un atto di pietà! Tu, buona come sei, non vuoi abbandonare la nave che affonda, ma cerca di capire! Entrambi potremmo trarre benefici dalla reciproca vicinanza: io avrei qualche attimo di distrazione dal lavoro, il che converrebbe anche a qualcun altro, mentre io potrei darti una sistemazione, pagare i tuoi studi, occuparmi di te. - 

- Non è una proposta, tu mi stai obbligando ad accettare! - 

- Se non ti facesse tanto male ti tirerei un ceffone. - Fa cenno ad Ariel di servirci il primo; tra l'altro, carbonara, il mio piatto preferito. - Non vedi che tutto quello che faccio, lo faccio per te? - 

- L'eloquenza non ti rende meno orribile. - Mi concentro unicamente sul pasto, il che lo fa infuriare da morire. Lascio cadere la forchetta nel piatto, attirata con uno strattone verso il centro tavola; 

- se fossi più debole, a quest'ora ti avrei già punita. - Espira, rumorosamente, poggiando avvilito sui gomiti. - Non farmi questo. Non voglio essere cattivo con te. Ti prego... Sto cercando di trattenermi. - 

-  E tu non puoi usarmi come se fossi un infuso alla camomilla! Se avessi voluto praticare del mecenatismo, ti sarebbe convenuto prendere sotto la tua custodia una persona che possedesse realmente un qualche talento, piuttosto che scegliere me, una persona invisibile che non abbellisce nè abbruttisce. Cosa penserebbe di te la tua famiglia, se sapesse che invece di spendere il tuo tempo nel cercare una buona moglie tedesca, sprechi energia e risorse nel mantenere una ragazzina italiana che ha perso tutto e che, quindi, non può darti niente? - Riprendo fiato, con il viso sfatto dai goccioloni. 

" Mamma, papà, non vi ho dimenticati. Resterete sempre nel mio cuore, qualunque cosa succeda, che faccia ritorno a casa o rimanga qui per il resto dei miei giorni. " 

Mi viene da piangere, perché voglio loro un bene dell'anima e non gliel'ho mai detto. 

" Io lo dimostro " sostenevo, sapendo che non era neppure una vera e propria giustificazione. 

È proprio vero che le persone si accorgono di ciò che hanno solo dopo averlo perso. 

- Vedi? Sono una piagnona. A questo punto, ti sarai anche stancato. - 

- Non mi dà fastidio. Mi dà pena. -

Non sarò mai abbastanza forte per questo mondo; soffro troppo e, di questo passo, presto soccomberò, così come coloro che si trovano dall'altro lato del filo spinato. 

Se fossi stata internata, non avrei avuto speranze: il male non lo sopporto; piango per ogni offesa, per ogni graffio. Sarei stata la prima del mio carico ad essere uccisa. 

Probabilmente, non mi avrebbero mai salvata. 

- Penserò io a mettere a tacere Rüdiger. Vedi, so delle cose sul suo conto che lui vorrebbe tenere nascoste. Non si frapporrà tra noi; sarà anche iper possessivo, ma di certo non è stupido. - 

- Io credo che voi siate clinicamente pazzi. Non siete normali. Solamente un'anima spezzata potrebbe commettere un omicidio, e voi avete deliberatamente scelto di rendervi partecipi di un genocidio, voluto da pochi e trascurato da molti. Siete carnefici di un popolo intero; tu, lui e migliaia di altri. Eppure non è nemmeno questo a farmelo pensare: è il vostro attaccamento morboso a ciò che pensate di possedere ad inquietarmi. - 

Nonostante le aspre critiche ricevute, non si arrende e cerca in ogni modo di persuadermi ad accettare la sua proposta. 

Infila la mano in una tasca interna del frac, estraendo un cofanetto di velluto blu ( di quelli che contengono collane e gioie varie ) e lo posiziona sulla tavola, in bella vista, scatenando la mia curiosità. 

" Oddio cosa vuole darmi " è il mio primo pensiero, alchè mi viene spontaneo criticare il suo gretto tentativo di corrompermi; poi, però, capisco, o meglio, intuisco che ci sia qualcosa di più e lo guardo con trepidazione, immaginando cosa possa esserci all'interno. 

- Speravo di poterti convincere - asserisce, rivelando la presenza di un oggetto a me più che familiare: la croce di ferro con fronde di quercia ( la seconda per valore di quelle che possiede ) al cui occhiello è infilata una catenella d'acciaio al posto del nastrino a bande nere, rosse e bianche che richiama i colori della bandiera nazista. 

Cosa potrà star a significare... 

Mi sforzo di capire, ma non trovo alcuna soluzione plausibile.

- Ti dono qualcosa di mio, affinché i miei uomini possano collegare te alla mia persona, astenendosi dal nuocerti. Inoltre, estendo a te il " vitae necisque potestas ", il diritto di vita e di morte sui prigionieri di Buchenwald. - 

- Cosa?! Io non penso proprio che tu lo possa fare. - 

- Mi è consentito fare ciò che meglio credo. Usalo con parsimonia, per piccole cose; trova un motivo logico per il quale un soldato non dovrebbe punire un prigioniero; a quel punto, con il potere che ti conferisco, potrai fare qualsiasi cosa entro i limiti del consentito. - 

Vuol proprio corrompermi, ho capito. 

Cioè, è assurdo che il comandante di un campo di concentramento voglia affidare ad una ragazzina, per di più italiana, un potere come quello: io non saprei gestirlo, salverei chiunque senza praticare distinzioni. Eppure il suo è un atto di fuducia estremo e dovrà pur esserci un nesso logico... 

Potrei fare del bene; per questo è così frustrante. 

È il tipo di proposta indecente che sarei disposta ad accettare. 

- Non sarei obbligata a giustiziare nessuno, vero? - In un altra epoca, forse, una domanda del genere sarebbe suonata divertente ma qui, seduta a questo tavolo, sono serissima e voglio davvero assicurarmi che non ci sia una qualche fregatura dietro. - E non ci sarebbero neanche vincoli... ? - 

 - Meine Liebe, non stai vendendo l'anima al diavolo. - Sorride, impercettibile, appoggiando il mento sulle mani incrociate appena sotto la mandibola.

" Più o meno " mi dico, prendendomi del tempo per riflettere. 

- Credi che, se potessi, non ti porterei a Dresda? Mi servi vicina, soltanto per questo ti chiedo di seguirmi a Buchenwald. Casa mia non è nelle strette vicinanze del campo; non ti costringerò a respirare le loro ceneri. Vedrai che Weimer ti piacerà; del resto, ha dato dimora ad artisti del calibro di Bach, Goethe, Liszt, und so weiter. - 

- Non ho ancora accettato. - 

- Ma stai per farlo. - Mi rimbecca, affermando d'aver letto nel mio sguardo il desiderio di " cambiare aria ". 

Con uno slancio improvviso, protendo la mano in avanti, incontrando la sua a metà strada. Mio malgrado, sigillo il patto, poiché mi era parso subito chiaro che Reiner stava offrendomi la possibilità di vivere da donna libera, giurando di sciogliermi dalle catene di Rüdiger. 

- A condizione che cessino le ostilità, ovviamente. Non ti sto chiedendo di sposarmi, ti sto dicendo che vorrei ciò che non potrei mai prendere con la forza. La tua vera bellezza risiede nella luce all'interno dei tuoi occhi dolci; nei tuoi abbracci disperati; nelle tue carezze risanatrici. Questo tipo di amore non lo posso comprare, e non è facile trovare qualcuno che mi guardi come tu hai guardato me. - 

- È fattibile. - Rispondo su due piedi, ritenendo che sia un giusto prezzo per ciò che mi sta promettendo. 

Prendo tra le mani la catenella, studiandola con attenzione; presto sarà mia, è normale che io voglia sapere come l'abbia ottenuta, tuttavia, non voglio domandarglielo oggi, poiché non voglio essere condizionata in alcun modo dalle sue azioni ( valorose ) passate. 

Terminiamo il pasto in silenzio; io persa nei miei pensieri e lui nei suoi. 

È triste pensare che scadrebbe nel tragico in ogni caso: se lui scegliesse il bene condizionato dalla mia volontà probabilmente morirebbe sul campo di battaglia, mentre se proseguisse nel male seguendo la sua di volontà, verrebbe processato e impiccato per crimini contro l'umanità e genocidio. 

Dovrò consolare io la famiglia Von Hebel dopo la sua dipartita? 

Sebbene in me non alberghi soltanto il bene, non temo di essere giudicata: fin dal primo istante, è stato ben chiaro a tutti quale fosse la mia natura, ai prigionieri e persino ai nazisti ( in questa circostanza, miei cosiddetti " alleati  " ).

E quando l'Italia dichiarerà guerra alla Germania, chissà che fine farò io... Mi auguro che il cuore di Reiner sia più forte del suo orgoglio, o sarà lui stesso a giustiziarmi. 

- Ti vedo pensierosa. - Si gusta una forchettata abbondante di " foresta nera ", curandosi di ripulire l'utensile da ogni briciola. - Cos'altro ti tormenta? - 

- Forse un giorno ti consentirò di leggermi il pensiero, naschhaftes Bärchen. - Ride nel sentirsi chiamare " orsetto goloso " e s'accorge d'aver divorato una fetta di dimensioni sesquipedali ancor prima che io riuscissi ad assaggiarla. - In quella casa ci devo tornare e devo restarci almeno fino al giorno della partenza. Il tempo di raccogliere le mie cose e dovrai riaccompagnarmi là. Suppongo sia meglio che Ariel venga via con me, perchè non voglio attirare l'odio di Rüdiger su di lui. - 

Anzi, meglio che Schneider non sappia proprio del nostro piano; meglio fuggire senza dire nulla. 

Ovvio, questo ragionamento vale per me sola... Reiner non è stato cresciuto per scappare di fronte al nemico. 

Il problema, è che nessuno dei due è disposto ad accettare una sconfitta. 

Reiner, come previsto, si dimostra reticente all'idea di riportarmi dal rosso e insiste nel dispensarmi un coltellino svizzero, affinché glielo possa " piantare nel collo " qualora mi aggredisse. 

Non posso rischiare che sospetti qualcosa prima del tempo, o non mi lascerà mai andare. 

Dopo essermi cambiata ( ed essersi cambiato ) si raccomanda con me mille volte, seguendomi ovunque, dimenticando persino di aiutarmi a portare in auto la valigia.

Non c'è tempo da perdere, crucco! Rudy potrebbe arrivare a momenti! 

Richiamo Ariel che, per tutta la durata del pasto, non si era più fatto vedere se non per portare in tavola il dolce: spero che abbia mangiato qualcosa; è così magrolino! 

Stava già sparecchiando, quando sono venuta a cercarlo in cucina. 

Fossi in lui, neanch'io vorrei incrociare di nuovo quegli occhi bluastri...

Lui ha vissuto in prima persona la cattiveria del rosso, mentre io ne ho avuto solo un assaggio. 

- Allora? cos'hai scelto? - Si guarda attorno, avvicinandosi una volta scongiurata l'ipotesi che Reiner sia ancora in ascolto. 

- Ti ho dato retta, ma non sai quanta paura ho di perderti, Ariel. Sei uno dei pochi amici che ho e, se il comandante non consentisse il trasferimento tuo e di Maxim, ti perderò forse per sempre. - Scuote la testa, pregandomi di non buttarmi di nuovo giù. 

Si sforza di pensare in positivo, dicendo che se la caveranno come hanno fatto finora, anche senza il mio aiuto. Naturalmente, è quello che voglio sperare, tuttavia, non mi sento di abbandonarli al loro destino ora che ho conosciuto meglio loro e la loro storia. 

- Schnell! bevor ich meine Meinung ändere. / Veloce! prima che cambi idea. - Dubito che non sia della mia stessa opinione, ovvero che è meglio non crearsi problemi prima della partenza, ma sono comunque abbastanza sicura che non voglia lasciarmi nelle mani di Schneider, immaginando quel che potrebbe farmi se venisse a sapere che non sono rimasta tutto il tempo nella villa. ( Come avrei potuto? Quella mi ammazzava! ) 

Brutto a dirsi, mi metto fra le gambe di Reiner, affinché Ariel si possa sedere comodamente sull'altro sedile, invece che rannicchiarsi nel bagagliaio in posizione fetale. 

- Quando arriverà il momento, glielo dirai tu? - 

- Sì, ci penserò io. Ti devi fidare di me; so che al momento è difficile. - Magari sarò anche così tonta da farlo, però Ariel mi sembra un ragazzo sveglio e se persino lui ha captato qualcosa nei suoi occhi, quelli di un nazista, allora è giusto che mi fidi di entrambi. 

- Vuol dire che quando, per vie traverse, scoprirò qualcosa di brutto sul tuo conto, non me ne stupirò più di tanto. - 

- Certo che hai lo stesso trascinante entusiasmo dei prigionieri di Auschwitz-Birkenau ai lavori forzati!-

Per essere una battuta, sempre che lo sia, è veramente la più brutta che abbia sentito.

Scambio un'occhiata con Ariel, il quale, abituato a vessazioni ben peggiori, accusa il colpo in silenzio, dimostrandosi indifferente. 

Soffio via dal naso una ciocca di capelli, trattenendomi dall'aprire un'altra discussione. 

La villa, posta infondo a un viale in ciottolato, è ora visibile, e una macchiolina ( che non dovrebbe vedersi ) fa la sua comparsa proprio davanti all'inferriata del cancello, luogo in cui solo il padrone di casa si è abrogato il diritto di sostare. 

- Come facciamo adesso?! È già arrivato! - Ruoto il busto verso di lui, impaurita, aggrappandomi alla sua camicia. - Ariel! - Distendo il braccio, ricercando la sua mano alla cieca: lui la stringe, cercando di tranquillizzarmi, pur non essendo lui stesso tranquillo. 

- Credi che gli permetterei di farti del male? - 

Il cancello è socchiuso, cosicché ci è permesso accedere direttamente al cortile interno: davanti alla porta mi sforzo di mantenere la calma; Ariel, dietro di noi, recita a bassa voce un versetto del salmo di Davide, divenuto relativamente conosciuto nel mio tempo dopo che venne ripreso nel film " Jona che visse nella balena ". 

Anch’io l’avevo imparato in ebraico e, talvolta, lo recito ancora prima di addormentarmi.

- " Anche se andassi nella valle oscura, non temerei alcun male perché Tu sei sempre con me; Tu sei il mio bastone, il mio supporto, con Te io mi sento tranquillo. " - Decanto, traducendo nella mia lingua. 

- Basta con questa litania ebraica! Sentirla ogni santo giorno mi dà ai nervi. - 

La porta cigola, ma ad aprire non è Schneider, bensì Erika, con una guancia livida color giallo-verde, la quale, non appena si accorge della presenza di Reiner, impallidisce, schiacciandosi contro la porta nel tentativo di farci passare senza entrare in contatto con il comandante. 

Porta il braccio al collo, eppure mi squadra ancora con sufficienza, da brava vipera quel’è. 

- Guarda, guarda... Il " principe " Von Hebel, la bimba italiana e lo schiavo scomparso. - Il rosso ghigna con il solito bicchiere alla mano, scoprendo i canini affilati. - Vedo che parlo a vuoto. - E, dal taglio cattivo dei suoi occhi, capisco che si è già prefissato di disintegrarmi. 

- Non hai il diritto di criticare, perché se Reiner non fosse intervenuto, avresti aperto quella porta e trovato il mio cadavere. Il tuo menefreghismo mi avrebbe uccisa. - 

- Stimmt es, was sie gesagt hat? Hast du versucht, sie zu töten? / È vero quello che ha detto? Hai provato ad ucciderla? - Lui aggrotta la fronte, come se qualcosa lo disturbasse. 

Lei esita, cercando di spiegarsi, ma Rüdiger, ormai, non ascolta già più. 

- Du kannst sie nicht bevorzugen! Willst du vielleicht Köter von dieser kleinen Hundin?! Eures Verhalten ist eine Beleidigung für unsere Rasse! / Non puoi preferire lei! Vuoi forse dei bastardi da quella cagnetta?! Il vostro comportamento è un’offesa alla nostra razza! - Dà in escandescenza, coinvolgendo anche il biondo che, di natura, non è propenso a lasciarsi insultare. 

Adesso dovrei difenderla io?! 

Dopo tutto quello che mi ha fatto?

Spero almeno che mi ringrazi dopo, perché nessuno lo avrebbe fatto al posto mio. 

 

 

 

Angolo autrice: 

buongiorno cari/e lettori/lettrici! Finalmente sono tornata dopo questa lunghissima pausa ( di riflessione, perlopiù ) con un nuovo capitolo che, pur non essendo molto movimentato, presenta alcuni chiarimenti e dà motivazioni che, spero, possano servire in seguito. Ho iniziato a revisionare i primi capitoli della storia e mi sono accorta di alcuni errori “ grossolani ” che ho provveduto a far sparire dalla faccia dell’universo; es. la scritta “ Arbeit macht frei ” presente sul cancello di Auschwitz I ( non Birkenau come avevo scritto ); i chilometri tra l’uno e l’altro; le diverse fasi di costruzione del campo che avevo ( completamente) ignorato usw ( “ und so weiter ”, l’eccetera tedesco ). Alcune informazioni ho provato a reperirle cercando in ogni sito possibile immaginabile ma, purtroppo, non ho trovato nulla e, dove la storia presentava delle lacune utili alla narrazione, ho dovuto inventare. 

Detto ciò ( per non annoiare oltre ), auguro a tutti voi buon fine settimana :)

Alla prossima! 

 

 

 

  
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