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Autore: _Lola99_    14/10/2018    2 recensioni
Sono passati tre anni dall'ultimo incontro tra Draco ed Hermione sul ponte che porta ad Hogwarts.
Lui si è rifatto una vita, ha trovato un lavoro ed è tornato ad essere una delle più importanti persone nel mondo magico, ma lei dov'è? Scomparsa un giorno di Marzo senza lasciare tracce del suo passaggio lasciando a tutti questa domanda in testa.
Dal testo:
"Avete mai immaginato come sia perdere tutto e dover ricominciare da capo?
Lei ha provato tutte queste cose e poi è scomparsa nel nulla. Nessuno sa dove è finita...
Sua madre, i suoi amici e anche le persone più vicine a lei...
Nessuno.
Io devo trovarla, devo avvertirla del pericolo che incombe...
Devo salvarla...
Salvare quello che è rimasto di lei."
- Sequel di "Una specie di principe in divisa Serpeverde".
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 25: Il trio dei Miracoli


Sorrido

Non posso fare a meno di sorridere.

Fin da quando ho aperto gli occhi e mi sono ricordato di quello che è successo, non riesco a smettere i pensare di essere l’uomo più fortunato del mondo.

E’ passato un mese dal matrimonio di Haley e credo sia stato il mese più emozionante e felice di tutta la mia vita.

Sono riuscita a convincerla a rimanere a Londra con l’aiuto della sorella e dopo quasi quattro anni i Granger si sono seduti al tavolo dove tanto tempo fa io conobbi la famiglia di Hermione.

Lei sembra quasi serena anche se continuamente in allerta. Sta facendo progressi… Solo essere entrata di nuovo a casa sua è un passo avanti e piano piano si sta lasciando curare le enormi ferite aperte che ha.

Lei è qui tra le mie braccia, di nuovo mia.

Abbasso lo sguardo e la vedo sonnecchiare con la testa appoggiata sulla mia spalla con una buffa smorfia sul viso che mi fa ridere leggermente, ma abbastanza per svegliarla.

Non ha mai avuto un sonno particolarmente pesante.

Appena i suoi bellissimi occhi color nocciola incontrano i miei vedo un sorriso sincero comparire  sul suo viso.

- Buongiorno.

- Buongiorno

Lei si avvicina e mi bacia delicatamente sulle labbra

- Come stai?

- Bene… Molto bene.

- Sono contento.

Entrambi ridiamo per la stupida conversazione appena avvenuta.

- Che si fa ora, furetto?

- Non lo so… Io avrei un po’ fame.

- Anche io. Sto morendo di fame.

Basta uno sguardo per capirci.

- Colazione insieme?

- Colazione insieme.

Lei mi sorride contenta e si alza dal letto.

Mi godo completamente la visuale alzando un po il collo dal cuscino e appoggiando i gomiti sul materasso ringraziando qualsiasi divinità o dio esistente per avermi donato una donna del genere

Lei deve essersi accorta del mio sguardo insistente perchè afferra una delle mie camice e la indossa velocemente.

Non sono mai stato così contento di preferire le camice un’ po corte che rimangono fuori dal pantaloni. La vedo afferrare un asciugamano sorridendo.

Non ha ancora smesso di sorridere da quando si è svegliata.

- Vai a fare una doccia?

- Sì

- Credi ci sia spazio anche per me?

Lei sembra pensarci mordicchiandosi leggermente il labbro inferiore, poi si avvicina al mio viso e mi da un veloce bacio sulle labbra.

- No, non c’è e poi ti devi ancora riprendere dalla scorsa notte.

- Mi sono già ripreso.

Lei mi sorride e mi bacia di nuovo.

Mi sembra di essere in un sogno, su una nuvola soffice.

Cerco di rimanere più tempo a lungo possibile attaccato alle sue labbra andandole incontro.

- Devo andare o non riuscirò più ad allontanarmi da qui.

Ghigno.

Le faccio lo stesso effetto che lei fa a me.

La guardo allontanarsi e scomparire dietro la porta del bagno canticchiando.

Non posso fare a meno di lasciarmi cadere sul cuscino con un sorriso da ebete stampato in faccia.

E’ normale sentirsi il petto leggero e non puoi fare a meno di ridere solo pensando a lei?

Io in questo momento non posso fare a meno di sentirmi così.

Mi alzo e comincio a vestirmi.

Dopo una ventina di minuti siamo entrambi pronti e ci incamminiamo verso la sala mensa.

Noto con un po’ di tristezza che il suo volto man mano che ci avviciniamo a qualcun altro che non sa il suo segreto, cambia diventando sempre più Catherine finchè non assume totalmente le sue sembianze.

- Buongiorno signorina Richardson. Desidera fare colazione qui?

- Sì, con piacere.

- Le preparo subito la suit privata.

- Grazie

La guardo stupito.

Lei non sembra accorgersene, troppo impegnata a frugare dentro la sua borsa in cerca di qualcosa.

- Catherine?

Lei si gira verso di me come se non fosse nulla.

- Hai appena ordinato una suit privata?

- Si, Malfoy, e quindi?

- Non ti credevo una da tavolo privato

- Malfoy, girati e guarda dall’altra parte della strada.

La guardo confuso e lei mi fa cenno di guardare dietro di me. Mi volto e vengo abbagliato da un’insegna su un autobus con un’immagine di Cathy che copre un’intera facciata. Senza parlare della bambina appena entrata nell’hotel con la faccia di Cathy sulla maglietta.

- Non possiamo fare colazione in pubblico in pace per cui fare colazione in una stanza appartata che da sul giardino interno non mi dispiace.

Annuisco.

Vedo il cameriere arrivare da dietro un angolo quando qualcuno mi afferra il braccio. L’altra mia mano scatta subito sulla tasca sinistra dove tengo la bacchetta, ma il volto del mio aggressore mi ferma.

Harry Potter mi guarda con i suoi grandi occhi verdi in un modo severo come se fossimo ancora ad Hogwarts e lui fosse un mio professore.

Libero il mio braccio e lo fulmino con gli occhi.

- Buongiorno Potter, hai bisogno di qualcosa?

Sento di fianco a me Hermione irrigidirsi. D’istinto mi avvicino a lei come se dovessi proteggerla da lui.

Potter si rivolge verso di lei con un sorriso imbarazzato.

- Devo parlarti.

- Non credo proprio!

- Da quando  tu parli per lei?

- Da quando ti ho chiaramente chiesto di lasciarci in pace!

- E’ una cosa importante.

Sto per ribattere quando vedo Hermione che mi fa cenno di fermarmi. In altre condizioni non mi sarei trattenuto, ma dal suo sguardo capisco che vuole farlo davvero.

- Parla pure.

- Non qui. C’è troppa gente

- Andiamo nella stanza di sopra.

I due ex amici si incamminano verso l’ascensore e io subito dopo di loro. In pochi minuti ci ritroviamo seduti davanti ad un tavolo a fissarci l’uno con l’altro. Potter sta guardando il viso di Hermione come se vedesse un miraggio. Non fa altro che guardarla poi distogliere lo sguardo come se ancora non ci credesse. Poi riprende a fissare le sue mani

Dopo quasi cinque minuti Hermione sbuffa.

- Non dovevi parlarmi di una cosa importante?

Potter alza gli occhi e la guarda negli occhi.

- Mi dispiace per quello che ho fatto. Tutto e me ne sono pentito subito dopo averlo fatto. Testimoniare a favore di Ron è stato un atto da codardi, ma Ron era una parte della mia vita troppo grande, mi è stato accanto per tanto tempo. Non potevo farlo finire ad Azkaban così. Ora neanche lo riconosco...

Vedo Hermione diventare rossa dalla rabbia.

- Ron era una parte importante della tua vita e io no? Io ti sono stata accanto quanto lui. Eppure quando è venuto il momento di fare la cosa giusta hai preferito proteggerlo e considerare la morte di mio padre un incidente.

- Ero in bilico su un baratro!

- E hai scelto lui e le sue mani sporche di sangue. Sangue di mio padre!

Lui si porta le mani nei capelli e sospira.

- Lo so e ti ho già detto che mi sono pentito di quella mia scelta. Non faccio che pensare alla tua faccia delusa da tre anni e credimi farei di tutto per tornare indietro e cambiare la mia decisione. Mi sarei venuto a scusare il giorno successivo, ma tu eri scomparsa. Ti ho cercato per mesi, ma sembravi svanita nel nulla. Nessuno sapeva nulla. Potevi dircelo che non stavi bene. Se non io o i Weasley, qualcuno ti avrebbe aiutato volentieri!

- Non volevo che qualcuno mi aiutasse!

Potter spalanca gli occhi come se fosse una cosa impossibile. Hermione lo guarda in modo gelido come se volesse congelarlo.

- In che senso non volevi che qualcuno ti aiutasse?

- Volevo solo morire! Non avevo amici, una famiglia, il luogo che era stato la mia casa per anni bruciava e la persona di cui ero innamorata mi aveva lasciato nel bel mezzo di una battaglia…

Di nuovo mi appare in testa i suoi occhi imploranti e delle sue urla che ancora mi perforano i timpani.

- … non avevo nessuna ragione per continuare a vivere e se non fossi riuscita a raccogliere i pezzi che rimanevano di me, probabilmente sarei morta davvero.

- Mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare tutto questo. Ora dovremo solo trovare un modo per spiegare alla comunità magica il tuo ritorno dal regno dei morti.

Hermione si alza non curante della frase appena pronunciata da Potter e con lo stesso tono, comincio a parlare di nuovo.

- Non c’è bisogno che ti preoccupi. Non tornerò.

Potter scatta in piedi come un fulmine.

- Tu devi tornare! E’ illegale fingersi morti non lo sai?

Lei si gira di scatto furiosa.

- Chi sei tu per dirmi cosa è illegale? Tu hai mentito davanti ad un tribunale su un caso di omicidio!

- Non è la stessa cosa!

- Si invece! Poi ho una vita ora. Una vita babbana e sono felice. Non voglio tornare nel mondo magico.

- In un mondo dove tutti piangono la scomparsa di una delle figure più influenti di questo secolo? Una persona che combatteva invece che fuggire alla prima difficoltà?

- Prima? Io ho passato un’intera vita piena di difficoltà a causa tua. Ora che ho trovato un po’ di serenità dovrei rinunciarci?

- Per te la serenità quindi è spogliarsi per soldi?!?

Scatto in piedi e in un attimo sono di fronte a Potter pronto per colpirlo, ma Hermione mi precede. La guancia di Potter diventa di un rosso intenso.

- Vattene!

- Scusa Hermione non volevo

- Vattene! Non voglio più vederti.

Potter la guarda dispiaciuto poi si incammina verso la porta, uscendo chiudendosela dietro le spalle.

Mi avvicino a lei titubante.

- Tutto bene?

Lei alza lo sguardo e comincia a fissa un punto indefinito.

- Meglio se andiamo a casa.

Comincia a radunare le sue cose in tutta fretta e si asciuga velocemente le guance. Con un rapido movimento di bacchetta le sue cose sono organizzate e disposte per bene nella valigia.

- Potevo farlo da sola

- Così possiamo partire prima...

All’improvviso vedo che si porta una mano alla bocca e corre in bagno.

La sento vomitare e poi piangere per quanto lei cerchi di non fare rumore.

Harry Potter è ancora una ferita aperta per lei. Era un amico e non so se ormai lo è ancora.

Una rabbia incontrollata contro di lui e contro me stesso.

Rimanere qui non è stata una buona idea.

Aveva ragione, come sempre.

Vado verso il bagno e provo ad entrare, ma ha chiuso la porta a chiave.

La sento singhiozzare contro la porta, ha il respiro pesante e il suono è così chiaro e distinto che è sicuramente appoggiata alla porta.

- Hermione...

Nessuna risposta. Provo a scuotere un po’ la maniglia ma nulla.

- Hermione, fammi entrare.

- No, ho bisogno di qualcosa per la nausea. Qui vicino ci dovrebbe essere una farmacia.

- Ne sei sicura?

- Si, vai e fai presto.

Rassegnato afferro il mio cappotto e la lascio sola.

Non so come fare a starle vicino, come proteggerla da tutto ciò che la fa soffrire.

Appena la porta dell’ascensore si apre, mi precipito al di fuori dell’hotel.

Il prepotente rumore della Londra babbana mi investe: il traffico, le persone che parlano, che camminano e in tutto questo io rimango immobile.

Devo portarla via da qui.

Se è Londra a ferirla, la riporterò a Los Angeles e lì continueremo a vivere. Lei deve essere felice, è questa la mia priorità ora.

Sto per incamminarmi per cercare una farmacia, quando un uomo mi sorpassa ed entra nell’hotel.

Mi basta un secondo e riconosco subito l’odore che porta: Fire Whisky.

Un mago

Mi volto, ma lui è già scomparso. Una paura folle mi assale e comincio a cercarlo.

Ci sono troppe persone e io non riesco ad individuarlo nella folla, finchè non vedo l’ascensore aprirsi e chiudersi non prima di farmi vedere il colore inconfondibile dei capelli: rosso. Weasley.

Lui sta cercando Hermione.

Comincio a correre più forte che posso schivando le persone nella hall.

Premo fortissimo il pulsante per salire, ma questo non vuole saperne di aprirsi.

Mi guardo attorno e decido di fare una cavolata.

Chiudo gli occhi e quando li riapro sono nel corridoio dieci piani più in sù.

Spero vivamente che nessuno mi abbia visto.

Comincio a correre verso la camera 216.

Se lo straccione sfigato la tocca io potrei non essere più in grado di pensare razionalmente.

Mi fiondo dentro la camera e lo vedo sobbalzare.

Sta di fronte a lei. Troppo vicini per i miei gusti.

Non appena mi riconosce afferra Hermione e le punta la bacchetta addosso.

Vedo nei suoi grandi occhi marroni una grande paura e questo fa scattare in me una rabbia pazzesca. Lui non può neanche respirare la sua stessa aria.

Impugno la bacchetta e la dirigo verso la sua testa.

Sono troppo vicini rischierei di colpirla.

- Lasciala immediatamente Weasley!

Il suo respiro è pesante e posso vedere da questa distanza delle piccole gocce di sudore cadere dalla sua fronte.

- Volevo solo chiarire le cose e lei mi ha ignorato!

Lo guardo confuso. Di che cosa diavolo sta parlando? Quanto è ubriaco?

- Weasley, lascia Hermione!

Lui preme ancora di più la bacchetta sul suo collo con rabbia. E’ troppo agitato e questo mi costringe a fare un passo indietro.

- Non prendo ordini da un Mangiamorte!

- Ron, ti ascolterò ma toglimi la bacchetta dal collo.

- Se lo faccio, il tuo fidanzatino mi schianterà ancora prima che io possa parlare.

Lei mi guarda e capisce subito che è ciò che farò.

- Allora dimmi cosa mi dovevi dire.

Lui la fa girare: ora lei è di fronte a lui con la bacchetta puntata al petto e il braccio imprigionato tra le sue dita.

- Ero spaventato in quel momento. Voldemort aveva promesso di uccidere tutta la mia famiglia e poi di uccidere me. Pensavo che l’Ordine non sarebbe arrivato in tempo e che sarei morto. Dovevo farlo.

Lei lo guarda incredula. Non si parlano dalla battaglia finale, ha ucciso suo padre, non ha pagato per questo e pensa di poter chiedere il suo perdono giustificandosi?

- Tu sapevi che l’Ordine sarebbe arrivato, ma hai preferito non rischiare e non avere fiducia nei tuoi amici. E’ questo che mi stai dicendo?

- C’era in gioco la mia vita.

- Quella di mio padre quindi contava di meno?

- Tu non mi stai ascoltando!

Il cambiamento del suo tono mi fa stringere i denti ancora di più.

- Io ti sto solo ripetendo ciò che mi stai dicendo Ronald. Cosa vuoi da me?

Vuole apparire calma, ma la sua voce tremante la tradisce

Lui la guarda con gli occhi lucidi e sospira.

- Voglio che tu capisca perchè l’ho fatto.

- L’ho capito, ma questo non giustifica nulla.

La presa sul suo braccio si rafforza e vedo lei che fa una smorfia di dolore.

- Ti ho cercata durante questi anni, ma è stato impossibile trovarti. Sembravi scomparsa nel nulla, ma alla fine ho capito che se non ti trovavo, non volevi farti trovare. Non da me almeno…

- Cosa stai dicendo?

- Spargere la voce di un nuovo gruppo di mangiamorte pronti a vendicarsi dell’eroina del mondo magico è stato piuttosto facile, esattamente come convincere Harry che l’unica persona dalla quale volevi farti trovare era Malfoy.

Non ci credo che tutto questo è un piano di Weasley.

Non può essere…

- Gli attacchi che hai subito servivano solo per spaventarti un po’ e farti ragionare. Farti capire che hai bisogno della magia e di noi. La tua famiglia

Lui si avvicina ancora di più al suo viso stringendo la presa su di lei.

- Ma tu non capivi e continuavi a vivere la tua vita oltreoceano ignorando completamente le persone che ti vogliono bene.

- Come te, Ronald? E’ questo che pensi? Lo hai fatto perchè mi vuoi bene?

- Certo!

- Questo non è voler bene, non è neanche lontanamente quello che pensi! E’ aggredire una persona che chiaramente ti ha fatto capire che non vuole avere più nulla a che fare con te!

- Non è così che doveva andare! Tu dovevi amare me! Ci saremmo sposati, avremmo avuto dei figli, poi è successo un casino e tu non mi hai ancora perdonato. Hai perdonato lui, mangiamorte che ti ha insultato tutta una vita, ti ha lasciato durante una guerra, ti ha spezzato il cuore e non me, tuo amico da sempre.

Lei comincia a guardarlo disgustata e questo lo fa indietreggiare.

- TU hai ucciso mio padre e non mi hai neanche chiesto scusa. Ora pretendi che io ti perdoni così su due piedi? Mi fai schifo Ronald Wealsley, sei patetico.

Vedo la rabbia riempire i suoi occhi. Muove la bacchetta cominciando a pronunciare un incantesimo fin troppo familiare pronto a colpire Hermione, ma lo precedo.

Tutto succede in un attimo.

Non riesco neanche a sentire le mie parole. Vedo solo Weasley sbattere la testa violentemente contro il muro opposto della stanza e poi cadere a terra.

Ho il fiatone e i brividi in tutto il corpo.

Mi volto verso Hermione e lei scoppia a piangere per la tensione.

Qualche secondo e me la ritrovo tra le braccia.

Ricambio subito l’abbraccio e la stringo forte.

Il suo odore mi riempie le narici e riesce a far calmare il mio povero cuore.

La stavo per perdere.

Weasley stava per uccidere Hermione e io l’avrei persa per sempre.

Ora però è qui tra le mie braccia e sta bene.

Lei sta bene.

Starà bene.

Alzo gli occhi e vedo del sangue uscire dal naso del rosso.

Non so cosa mi accadrà, ma lei almeno starà bene




 
  
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