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Autore: diphylleia_    15/10/2018    1 recensioni
"Da che avesse memoria, Scarlett non aveva mai provato vere emozioni, o un solo brivido che le scuotesse il cuore e le portasse gioia [...] Il suo spirito somigliava di più a un giorno d’autunno dal cielo grigio e pesante, in cui la pioggia non si mostra e tutto resta uguale a se stesso, in attesa." Nel tentativo di superare il proprio disagio esistenziale, Scarlett si getta a capofitto in attività edonistiche; proprio quando è a corto di idee per provare emozioni forti, la sua migliore amica Sky la invita in campeggio con dei suoi amici, dove le conoscenze che Scarlett farà la porteranno ad esplorare nuovi lati di se stessa.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Max, Scarlett, Sky, Trent, Un po' tutti | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale
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L’intenzione c’era, a quel punto, ma comunque un ultimo ostacolo si parava tra Max e il suo obiettivo: come attirare l’attenzione di Scarlett? Il viola si prese qualche secondo per studiare il gruppetto da cui la rossa era circondata: degli odiosi perfettini avvolti dai loro vestiti firmati, che sembravano provare disgusto per qualsiasi altro essere vivente, eppure troppo codardi per esternarlo. Il suo esatto opposto. Il punk non poteva fare a meno di chiedersi quale attrattiva trovasse la sua nuova amica in quella gente.
All’improvviso, accadde qualcosa che fece rivalutare il concetto di fortuna al ragazzo: Scarlett si accorse di essere osservata. Prima prese a squadrarlo con la coda dell’occhio, poi si girò leggermente con il busto, per inquadrarlo meglio.
Max colse la palla al balzo, cercando di ricacciare l’imbarazzo negli abissi più profondi del proprio inconscio. Alzò il braccio e scosse la mano per salutarla, per poi invitarla a raggiungerlo con un gesto. Sentiva il timore picchiare contro le pareti del proprio stomaco. A sua volta, la rossa non indugiò: disse qualcosa di sbrigativo ai tre giovani con cui stava chiacchierando e iniziò ad attraversare lo spiazzo, sotto gli sguardi colmi di disappunto di Alejandro, Heather e Cody.
Il punk, come quella mattina in spiaggia, non riusciva a smettere di guardarla. Indossava dei pantaloncini neri, più corti di quelli della sera prima, abbinati a una camicetta a maniche corte, color vaniglia; il suo viso era decorato da una linea di eyeliner più azzardata rispetto a quella del giorno prima, senz’altro a parte del leggero rimmel a incorniciarle il verde degli occhi. Portava i capelli legati nella consueta coda bassa; eppure, a Max sembrò possibile scioglierla, quella notte, come se questo potesse svelare tutti i suoi segreti.
Scarlett procedeva a spalle strette, tenendo le mani intrecciate dietro la schiena, accentuando così il movimento sensuale dei suoi fianchi; nonostante la delicata ritrosia pudica che il suo corpo emanava, camminava finalmente a testa alta, e lasciava che il suo sorriso appena abbozzato sprigionasse luce vivida.
- Buonasera, Max. - Lo salutò, una volta fermatasi. Finalmente, la sua voce era più serena rispetto al giorno prima. Il viola sperò di essere lui la causa di quell’inspiegabile distensione.
- Hey! Chi non muore si rivede! - Balbettò il ragazzo, cercando di ostentare sicurezza.
- In teoria siamo stati insieme tutto il giorno. - Ridacchiò la ragazza, mentre si copriva le labbra con le dita.
- Sì, ma non mi hai parlato per niente. - La provocò prontamente Max, senza cattiveria. - Che c’è, ti ho spaventata? -
- E-eh? - Deglutì la rossa, leggermente confusa. - N-no, certo che no! Non avresti mai... potuto, ecco... -.
- Ah, rilassati, scherzavo. - Chiarì il ragazzo, prima di cambiare discorso.
 
Nel frattempo Gwen, rimasta nascosta dietro un altro albero, sgattaiolò fuori dalla vegetazione, dopo essersi assicurata che Max avesse seguito il suo consiglio. Tornò dagli altri senza preoccuparsi di nascondere il proprio ghigno trionfante. Tuttavia, la sua espressione gongolante si spense nel momento in cui la gotica, tornata da Duncan e Courtney, li vide discutere sempre più animatamente. La canzone di Sky e Trent era stata sostituita dalle grida furiose della latina.
- Mi sono rotta i coglioni dei tuoi modi di fare! - Urlò la ragazza. - Perché devi fare sempre il cascamorto del cazzo con qualsiasi altra ragazza? -
- Tu sei pazza! - Ribatté il ragazzo, mentre si batteva il polpastrello dell’indice contro una tempia, per schernirla. - Devi finirla di immaginarti le cose! Quando l’ho fatto?! -
- Sempre, Duncan, sempre! - Alzò la voce Courtney. La latina era il tipo di persona che credeva che strillare a voce più alta equivalesse ad avere ragione, e questo non faceva che turbare il punk ancora di più. - Perché, oggi in spiaggia con Gwen che hai fatto? -
La gotica ebbe un tuffo al cuore: si ricordava delle battutine che le aveva fatto l’amico quella mattina, e per quasi tutto il giorno.
- Che problemi hai? Non capisci quando scherzo? -
- Ah, certo, che scherzo divertente! - Rispose la mora, mettendola sul sarcastico, mentre si guardava attorno. - Avete sentito, ragazzi? Che battuta esilarante! Perché non ridiamo tutti insieme?! -
- Vedi di chiudere il becco. - Sibilò il verde. Gwen, mentre indietreggiava, si accorse con timore che Duncan aveva serrato i pugni.
- Tu non mi dici cosa cazzo fare! Sei un fottuto bastardo! - Concluse la ragazza, per poi voltarsi e iniziare ad andarsene. - Io me ne vado, non ti sopporto! -
- Certo! Vattene a fanculo, già che ci sei! - Sbraitò il verde, per poi sedersi a gambe incrociate davanti al fuoco.
 
Tra i presenti era calato un silenzio allibito. Bridgette e Geoff, accanto alla loro tenda, smisero di amoreggiare per osservare la scena con preoccupazione; Brody, che nel frattempo si era unito al chiacchiericcio di Alejandro e dei suoi amici, si voltò a sua volta, distratto dalla questione; Gwen si era avvicinata a Cody, come per nascondersi; infine Sky e Trent, disturbati dal litigio, si erano alzati e si erano allontanati, senza che nessuno facesse caso a che fine avessero fatto.
Scarlett, leggermente spaventata dalle urla, aveva accorciato la distanza tra sé e Max e aveva incrociato le braccia al petto, come se cercasse di difendersi. Ora che l’aveva più vicina, i suoi occhi caddero di nuovo sul suo petto: la camicetta, leggermente più sbottonata di quanto lo sarebbe stata di solito, lasciava intravedere parzialmente le curve del suo seno. Il punk distolse immediatamente lo sguardo, fissandolo su Duncan, che stava giocherellando rabbiosamente con l’accendino. Per una volta, i suoi pensieri non ruotavano attorno al suo migliore amico: non riusciva a togliersi dalla testa la rossa, soprattutto ora che era così vicina, tangibile e quasi vulnerabile.
Naturalmente, non si permise di sfiorarla, neanche di abbracciarla.
 
Dall’altra parte del falò Cody chiese, grattandosi il mento: - Ma si può sapere che è successo? -
Heather rivolse a Gwen un’occhiata affilata, sibilando: - Forse dovresti chiederlo alla tua amichetta gotica. -
La dark si morse il labbro, come per trattenersi dall’insultarla, per poi spiegare a voce rotta: - Io non c’entro un cazzo. -
- Ah no? E com’è che ovunque tu vada porti sempre problemi? - La schernì l’asiatica. Un ghigno gelido le attraversava le guance. - Prima fai casino con Trent, poi semini zizzania tra Courtney e Duncan... Le mie supposizioni sono forse errate? - Ridacchiò.
- Heather, Gwen non semina un bel niente! - Si affrettò a difenderla Cody, sorprendendo così tutti i presenti. La gotica era talmente esterrefatta da non riuscire ad aggiungere nulla in propria difesa, così ci pensò il suo amico: - Smettila di accusare gli altri, soprattutto se non sai le cose! E poi sappiamo tutti che Duncan è... -
- Prova solo a dirlo e ti faccio il culo. - Sibilò senza voltarsi Duncan, che aveva sentito tutto. Il suo corpo fremeva dalla voglia di fare del male a qualcuno, e a Cody non sarebbe convenuto per nulla diventare il sacco da boxe del punk. Il castano deglutì e cercò di riprendere con più pacatezza, però fu interrotto da Alejandro, che sentenziò: - Io vado a vedere dove si è cacciata Courtney. Invece di discutere, pensate a calmare Duncan. - Ordinò alla fine, mentre faceva per andarsene.
- Tsk! Io non prendo ordini da te. - Ribatté la corvina; in tutta risposta, il latino si girò e si limitò a fissarla a lungo. Strinse le palpebre fino a ridurre gli occhi a una fessura e piantò le pupille, piccole come una capocchia di spillo, in quelle della sua ragazza. Il suo sguardo era abbastanza eloquente da urlare: emergenza. In sintesi, non aveva tempo da perdere a cercare di convincere Heather a fare la sua parte.
L’asiatica sentì un buco allo stomaco, come se stesse cadendo e perdendo vertiginosamente quota. Raramente Alejandro le rivolgeva sguardi talmente perentori da farle girare la testa: in quei casi, Heather non poteva fare altro che arrendersi. Abbassò lo sguardo e con un cenno della testa lo lasciò andare.
 
Conoscendo la latina, Alejandro sapeva esattamente dove si sarebbe andata a cacciare. Infatti, dopo neanche due minuti di corsa, il moro individuò la ragazza appena fuori dall’ingresso del campeggio, appoggiata al muretto che delimitava la zona. Teneva le braccia incrociate e la testa bassa: la sua posizione incurvata la faceva sembrare ancora più piccola. Non sembrava essersi accorta della presenza del giovane.
- Courtney! - La chiamò con aria allarmata.
La latina tirò su lo sguardo celermente, rivelando così il volto rigato di lacrime luccicanti sotto la luce tenue dei lampioni. Cercava di controllarsi, anche se il suo respiro affannoso rompeva il silenzio; non riuscendo a trattenere ulteriormente i singhiozzi, scoppiò di nuovo a piangere, facendo così accorrere il ragazzo. Alejandro non disse nulla: si limitò a prendere il suo corpo minuto tra le braccia e a stringerlo al proprio torace, con gentilezza. Sollevò una mano e la posò sul suo capo, prima di iniziare ad accarezzarle i capelli scuri. Sul suo volto troneggiava un’espressione di serenità angelica. Courtney reagì positivamente all’abbraccio del latino: affondò il viso nel suo petto, lasciando aderire le labbra ai suoi vestiti, e ci gridò dentro, per scaricare la frustrazione. Prima di quel momento, non avrebbe mai pensato di toccare di nuovo il suo ex.
 
Alejandro e Courtney avevano avuto una bellissima storia durante i primi due anni di superiori. Si erano conosciuti durante la prima settimana di scuola grazie ad un’amica in comune, e tra i due era sbocciato subito un sentimento incontenibile. A quattordici anni, la passione scoppia con la veemenza del fuoco, eppure brucia con la purezza del cielo d’estate. La loro reciproca attrazione era solidamente ancorata alla sincerità di chi non cerca nulla in cambio del proprio amore: si consideravano vicendevolmente un volto a cui sorridere, una spalla su cui piangere, un petto su cui riposare.
Tuttavia, anche l’incendio più grande è destinato a spegnersi. L’inesperienza dei due e il troppo tempo trascorso insieme avevano fatto emergere a poco a poco tutte le loro differenze: Alejandro, abituato ad avere il controllo su tutto, non era capace di domare il carattere impetuoso della sua ragazza. L’aveva lasciata senza provare rancore, anche se lei non fu capace di perdonarlo finché Duncan non entrò nella sua vita. Allora aveva considerato il punk il suo salvatore dai fantasmi di un passato troppo luminoso per essere davvero esistito.
Invece, in quella circostanza, i ruoli si erano invertiti.
Courtney si aggrappò al corpo di Alejandro come se fosse la sua ancora di salvezza. Strillò lungo la sua pelle per qualche secondo, fino a restare senza fiato; dopo che la voce della ragazza fu scemata nella penombra, lei sollevò la testa, per incontrare le pacifiche iridi verdi del latino. - Ti va una sigaretta? - Propose quindi lui, trovando il consenso della ragazza.
 
I due passarono fuori dal campo un paio d’ore. Il ragazzo decise di distrarla un po’, prima di chiederle spiegazioni sulla lite con Duncan: condivise con lei una sigaretta (aveva sempre un pacchetto con sé) e avviò una conversazione leggera sul più e sul meno. Cercò di sollevarle il morale attraverso alcune battute, che suscitarono poca ilarità da parte della ragazza. Alla fine, fu proprio Courtney a stroncare i suoi tentativi di rallegrarla, mormorando: - ... è davvero un coglione. -
Alejandro non rispose: sapeva esattamente a cosa lei si riferisse.
- Ti rendi conto? Si comporta come se m’immaginassi le cose! - Proseguì la giovane. - Come se m’immaginassi che ci prova con la mia migliore amica ogni santa volta. Anche davanti a me! L’ho sentito solo io oggi in spiaggia, quando ha fatto quella battuta del cazzo sul culo di Gwen? - Fissò Alejandro per ottenere l’approvazione che meritava: in risposta, il latino annuì, senza interromperla. Courtney sbuffò: - Io non so più che fare. E’ un buzzurro, è un cascamorto, ed è semplicemente odioso certe volte! Mi sembra di non conoscerlo più! Che cosa posso fare?! -
Si girò infine verso Alejandro, con occhi carichi di disperazione. La figura prestante del latino la osservava con un sorriso dolce, quasi di compassione. Le sembrava di perdersi nel suo sguardo intenerito, al punto da avvertire un senso di rimpianto sul fondo del proprio ventre. Si resero conto entrambi, solo dopo che era passato tanto tempo, quanto avessero sbagliato nel lasciarsi, e di quanto fosse tardi per riportare tutto come prima. Come dopo mille anni, Courtney toccò per l’ultima volta lo spirito di Alejandro, mentre aspettava con ansia la risposta che voleva sentirsi dire. 
Il latino schiuse le labbra e, in un soffio, replicò: - Ti sei già data da sola la risposta. -



(( Ciao!
Questo è sicuramente il capitolo più volgare finora; conoscendo i caratteri di Courtney e di Duncan, pensavo che sarebbe stato giusto renderli in tutta la loro forza, senza risparmiarmi il turpiloquio (che, lo ammetto, trovo liberatorio da scrivere eheh). 
Inoltre, finalmente Alejandro e Cody si stanno facendo sentire? Che ne pensate, soprattutto del primo?
La canzone di oggi è Take me out dei Franz Ferdinand! Bella incazzatina e attiva. 
Sentite la canzone, fatemi sapere che ne pensate e tenetevi aggiornati con Bakchai! ))
   
 
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