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Autore: Zamia    17/10/2018    1 recensioni
Dalla storia: "Adrien camminava guardingo vicino vicino al muro. Era sfuggito all’autista che l’aveva accompagnato per la lezione di scherma. Quel giorno non aveva alcuna voglia di allenarsi e appena entrato nell’edificio ne era subito uscito. Quell’ora e mezza avrebbe voluto passeggiare, prendersi un gelato, entrare in un negozio di videogiochi; avrebbe voluto fare le cose che facevano i ragazzi normali. Poco prima della fine dell’addestramento si sarebbe rinfilato a scuola e sarebbe uscito tutto trafelato per "la faticosa lezione", pronto per essere riaccompagnato a casa.
"Ahi!" urlò Marinette trovandosi a sbattere contro il petto duro del compagno. "Mi scusi, mi scusi, ero distratta!"
Ma giusto il tempo di alzare lo sguardo che incontrò quello sorridente di Adrien.
"Ciao Marinette. Scusa tu! Siamo destinati ad incontrarci sempre sbattendoci uno addosso all’altro, a quanto pare".
Con uno stile introspettivo sono qui a raccontare uno spaccato della storia di Ladybug e Chat Noir fino alla rivelazione delle reciproche identità.
La storia si pone in continuo agli ultimi episodi della Stagione 2 trasmessi in Italia. Buona lettura!!!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12 – Gabriel ed Adrien

 

Mentre l'eroe coi poteri di gatto e Marinette chiacchieravano amabilmente, Nathalié era stata avvisata dall’autista che Adrien era scappato e non riusciva a trovarlo.

"Vienimi a prendere subito e andiamo a cercarlo insieme" gli ordinò.
Sapeva che da solo non sarebbe riuscito a mettere a posto le cose prima che il signor Agreste se ne accorgesse.

Girarono per un po’ in cerca del ragazzo in tutti i luoghi in cui pensavano di poterlo trovare. Ma del modello non c’era traccia. Al contrario Nathalié notò qualcosa di interessante che al suo capo sarebbe interessata. Chat Noir era seduto su una panchina accanto a Marinette Dupain-Cheng.

Avvisò repentinamente Gabriel Agreste e gli spedì una foto dei due. Chiaramente dovette specificare che Adrien non era con loro e che era scappato via senza che l’autista se ne accorgesse ma per Gabriel la cosa passò in secondo piano: di Adrien nemmeno l’ombra mentre Chat Noir chiacchierava con una compagna di classe del figlio come se fosse la cosa piú naturale del mondo.

Il signor Agreste si convinse che la cosa fosse alquanto singolare a meno che Chat Noir non fosse stato davvero suo figlio. Un eroe non avrebbe perso tempo a chiacchierare con una ragazzina senza motivo a meno che non la conoscesse e non avesse da dirle cose importanti.

Poteva quella ragazza conoscere l’identità dell’eroe? Occorreva farlo seguire per vedere dove andava. Ordinò, dunque, a Nathalié di pedinarlo fino a che non si fosse trasformato.

"Ha riaccompagnato a casa la ragazza!" Comunicò la donna quando lo vide svolazzare rapido sui tetti. "Proviamo a seguirlo da qui, ma è velocissimo." 

L'autista si scapicollò per le strade della città senza tener conto di sensi vietati e semafori ma riuscirono a rincorrerlo fino a che non lo videro sparire in un vicolo non troppo distante da casa Agreste. Fermi lì, attesero per un po’.
Dopo poco dal vicoletto, guardandosi intorno con fare spensierato, uscì Adrien e si avviò fischiettando verso casa. Lo videro attraversare il portone e poi avvertirono lo stilista.

Ancora non avevano la certezza che il gatto e Adrien fossero la stessa persona ma era evidente che adesso ci fossero molte piú possibilità che fosse così.

Gabriel, appena possibile, si recò nella camera del figlio per chiedere perché avesse abbandonato il suo autista e fosse scappato via. Adrien non sia aspettava una visita del padre e in tutta onestà pensava che non si fosse nemmeno accorto che lui era scomparso.

Era sempre così impegnato con il lavoro che non faceva mai veramente attenzione a dove lui fosse. Inoltre, Nathalié e il suo autista omettevano sempre di raccontare quando perdevano di vista il ragazzo, per evitare ramanzine inutili.

Quindi la domanda del padre gli apparve strana. Eppure, ne era felice.

E anche a Plagg, nascosto nel taschino, la circostanza sembrò inconsueta. Finalmente il signor Agreste si stava preoccupando di suo figlio? Si interessava alle sue amicizie e ai suoi reali bisogni?

"Adrien, che ti succede? Ultimamente ti vedo sfuggente e non mi piace che ti allontani senza avvisare Nathaliè o la guardia del corpo."

"Ma papà! ho vergogna di andare in giro sempre appiccicato a loro. Non riesco a interagire in maniera normale coi miei amici! E loro non sono spontanei con me: il gorilla li mette in soggezione!"

"Questo non giustifica una fuga! In maniera programmata puoi vedere i tuoi amici anche senza il nostro controllo o puoi farti lasciare dall’auto giusto un po’ prima della scuola, se non vuoi far vedere che ti accompagnano".

Gabriel cercava di essere il più paterno possibile. Sebbene per lui fosse uno sforzo, cercava di immedesimarsi nel figlio e ricordare che alla sua età aveva lo stesso bisogno di libertà. Tuttavia, le sue ansie lo costringevano a evitare che il suo ragazzo facesse tutto quello che era considerato normale per gli altri ragazzi della sua età.

"Dove sei stato oggi?" tornò poi all’obiettivo di capire se suo figlio nascondesse qualcosa.

"Sono passato da Nino." Rispose tremolante il ragazzo.

Poi lo sguardo di sfida assunto dal padre gli fece salire una grande rabbia. Cosa voleva e cosa sapeva lui di cosa significasse essere un ragazzo che a quasi 15 anni doveva comportarsi come un bamboccio? La chiacchierata con Marinette gli aveva dato fiducia. Ora era certo di chi fosse e di volesse cercare di diventare! Fece per allontanarsi verso la tv per chiudere la discussione ma Gabriel lo afferrò per le spalle in un misto di disappunto e di tenerezza.

"Potevi farti accompagnare dall’autista a casa di Nino."

"Mi sono rotto di farmi vedere sempre in giro con la baby sitter" disse sprezzante.

"E’ per il tuo bene e lo sai!"

"So badare a me stesso!"

"Non sai distinguere il bene dal male. Non hai alcuna esperienza!"

"Ne ho più di quanto pensi!"

"Sei un ragazzino e non sei mai uscito da solo. Se ti prendesse un akumizzato? Hai già rischiato più di una volta di essere catturato!"

"Non mi prenderanno e ci sarà sempre Ladybug ad aiutarmi!"

"Non Chat Noir?" Incalzó Gabriel

"Anche Chat Noir, certo. Mi fido di loro. Ce la siamo cavati finora e continueremo a cavarcela col loro aiuto".

Adrien non tradiva alcuna emozione e Gabriel non sapeva che pensare. Fino a questo punto era coraggioso il suo ragazzo o fino a questo punto era imprudente da credere che quei due ragazzetti in maschera ce l’avrebbero fatta contro Papillon!?

"Vorrei chiamare Nino per accertarmi che fossi con lui, ti dispiace?" chiese retoricamente il signor Agreste. Ma il suo tono era poco convinto. Non l’avrebbe mai fatto. Era solo per mettere alla prova suo figlio.

"Certo che mi dispiace. Non ti fidi di me? Pensi che possa mentirti?"

"Non ti riconosco più. Non so più che pensare di te!"

"Sono sempre tuo figlio e se tu ti dedicassi di più a conoscermi mi riconosceresti e mi ameresti per quello che sono e non ti turberesti se non sono come tu vuoi che sia!"

"Questa discussione deve terminare qui! Sono stanco della tua impertinenza!"

"Fai come ti pare."

Gabriel uscì sbattendo la porta. Suo figlio non era mai stato così maleducato con lui! Il suo atteggiamento era sempre remissivo e rispettoso. Cosa gli era successo? Si era forse sentito minacciato?

Adrien, dal canto suo, era deluso e arrabbiato! Ma cosa pretendeva da lui suo padre? Perché non riusciva ad essere empatico e a mettersi nei suoi panni?

Si buttò sul letto e con la testa affondata sul cuscino sentì le lacrime salirgli agli occhi.

Il signor Agreste era rimasto poggiato con la schiena alla porta della camera di Adrien. Indeciso se rientrare a chiedergli scusa. Forse aveva esagerato, suo figlio era la cosa più preziosa che aveva.  E doveva rendersi conto che il suo ragazzo stava diventando un uomo.

Ma mentre era lí in attesa di trovare la forza di riaffrontare quel figlio testardo, sentì degli strani bisbigli.

Non riuscì a capire esattamente tutte le parole ma percepì chiaramente un suono stridulo e un nome. Lo sentì chiaramente pronunciato da Adrien mentre diceva di abbassare il tono di voce perché rischiava di essere sentito.

Con chi stava parlando il ragazzo? Aveva telefonato a qualche amico?

Sicuramente doveva essere un amico dai genitori bizzarri se lo avevano battezzato Plagg.


Angolo dell’autrice: grazie a tutti i lettori e soprattutto alla cara ArUmOsS94!

   
 
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