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Autore: FunnyYoungMe    19/10/2018    0 recensioni
Yoongi è convinto che la sua vita sia giunta al capolinea, o almeno così come la conosceva, fino a quando non incontra Jimin che gliela mostra da un'altra prospettiva.
[YoongixJimin] [YoonMin][slight!TaeKook]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La mia vita è finita. O meglio, il mondo come lo conoscevo è finito.

Mi passo una mano sopra gli occhi e impreco sottovoce, cercando di seguire i passi dell'infermiera che mi sta accompagnando alla reception.

“Aspetti un attimo qui, vado a cercare il suo aiutante”, dice la ragazza prima di allontanarsi, lasciandomi seduto nella sala d'attesa.

Sospiro appoggiando la testa contro la parete e aprendo gli occhi, ma tutto ciò che vedo è nero.

Ricordo le parole del mio medico: “mi dispiace informarla che c'è un cinquanta percento di possibilità che lei non torni a vedere. La bruciatura è stata notevole e abbiamo cercato di fare il possibile per impedire che peggiorasse. In questi prossimi giorni sapremo se l'operazione è stata un successo. Le assegneremo qualcuno che lo aiuti in casa e fuori fino a quando non sapremo con certezza l'esito dell'operazione.”

Questa volta impreco a voce alta, fregandomene di chi possa esserci nelle vicinanze e possa guardarmi male; io di sicuro non me ne renderei conto.

“Se vuole fare lo scaricatore di porto, lo faccia quando non ci sono persone in giro, soprattutto bambini”, sento qualcuno dire al mio fianco.

“Mi scusi, la prossima volta mi guarderò intorno. Oh, aspetti, non ci vedo nulla”, replico seccato girando la testa verso il nuovo arrivato.

“Il suo udito dovrebbe aiutarla a sentire ciò che capita nelle sue vicinanze”, dice imperterrita la persona.

“Senti, non sono in vena di sentirmi fare una predica da un deficiente, okay?”

“Scusa, ma prima o poi avresti dovuto sentirla.”

Lo guardo confuso, o almeno, spero di lasciargli capire che sono perplesso dalle sue parole con le sopracciglia. La benda non mi aiuta ad esprimermi.

“Hai ragione, non mi sono presentato.” Lo sento prendermi la mano e stringermela. “Io sono Park Jimin e sarò il tuo aiutante fin quando non tornerai a vedere.”

“Mi hanno affidato ad una piattola?”

“Mi era stato detto che avrei dovuto aiutare un ragazzo poco più grande di me e quindi devo portarti rispetto, ma credo non lo farò.”

“Tu lo farai ecco…”

“Come ti chiami?” Mi interrompe bruscamente.

“Presumo te lo abbiano già detto.”

“Sì, ma voglio sentirlo dire da te.”

“Sei sempre così stressante?”

“Sì. Quindi come ti chiami?”

“Sono Min Yoongi e, se sei più piccolo di me, mi porterai rispetto.”

“Se tu lo farai con me.”

“D'accordo.”

“Affare fatto allora”, dice con tono vittorioso prima di tirarmi su con la forza e cominciare a trascinarmi.

“Dove andiamo?” Domando cercando di tenere il suo passo e non inciampare.

“A conoscere il mondo”, risponde semplicemente lui.



Il suo “conoscere il mondo” si è rivelato portarmi ad un parco e farmi sedere su una panchina mentre mi descriveva ciò che accadeva attorno a noi.

A lui non l'ho detto, ma ammetto di essermi immaginato tutto quello che veniva raccontato, perfino il cielo che, secondo le sue parole, era nuvoloso con sprazzi di luce ogni volta che il sole spuntava da dietro le nuvole. Un po' come il mio umore, insomma.

Dopo il parco mi ha portato a casa mia e dopo avermi sdraiato a letto, è sparito dalla mia stanza ma sento i suoi passi che percorrono in lungo e in largo l'appartamento mentre borbotta qualcosa tra sé e sé.

“Eccomi qui”, mi informa dopo quella che mi sembra un'eternità.

“Era ora”, commento solamente.

“Sono stato lontano solo dieci minuti.”

“Scusami, la prossima volta guarderò meglio l'orologio.”

“Che deficiente che sei.”

“Ma che bello il tuo lavoro. Prendi in giro sempre i tuoi 'pazienti’?”

“Certo”, dice lui alla mia destra prima di sentire il materasso abbassarsi.

“Che stai facendo?” Domando girandomi verso di lui, cercando di mantenerlo distante.

“Calma i tuoi bollenti spiriti, non voglio approfittarmi di te”, ribatte prima di sentirlo mormorare qualcosa, troppo basso per me da captare.

“Quindi?”

“Sai com’era fatta casa tua?”

“Certo, ci abito”, rispondo, non capendo dove voglia andare a parare. “E non alzare gli occhi al cielo!”

“Come fai a sapere che lo stavo facendo?”

“Sei prevedibile. E non cambiare discorso!”

“Dicevo… Il tuo appartamento era 'pericoloso’ per te. Avevi molti ostacoli sparsi sul tuo cammino; ho dovuto toglierli. Poi vedrò come fare per gli armadi.”

“Oh, giusto”, commento, sentendo le guance riscaldarsi. Ci mancava solo che facessi la figura dello scemo.

“Tranquillo, è normale non pensarci subito. È una nuova situazione per te, perciò devi abituarti”, mormora lui. Dal suo tono riesco a capire che sta sorridendo.

“E ora…”

“Ora possiamo conoscerci meglio. Cioè, se dobbiamo passare tutto il giorno insieme, almeno dobbiamo sapere le basi.”

In effetti, c'è una cosa che mi preme sapere riguardo a lui, quindi ne approfitto per chiederglielo.

“Come sei fisicamente?” Domando a bassa voce, quasi vergognandomi perché è così strano chiedere questa cosa.

Lui però non risponde. Almeno, non a parole. Mi prende le mani e le posa su una superficie morbida e leggermente calda. Inarco un sopracciglio, cercando di capire cosa mi stia facendo toccare.

“Queste sono le mie guance. Cerca di farti un'immagine mia usando il tatto. Se qualcosa è sbagliato o non lo riesci a capire, ti correggo io”, commenta Jimin.

Comincio quindi a muovere le mani delicatamente sul suo viso, delineando i suoi tratti e riproducendoli nella mia mente.

Ha un viso rotondo ma non in maniera esagerata, piuttosto direi giusta per come me lo sono immaginato. Le guance sono morbide e mi domando quanti anni abbia. Sposto le mani sul naso, ben proporzionato al viso. Gli occhi sono piccoli anche se di certo non tanto quanto i miei.

Faccio scivolare la mano verso il basso e mi fermo su quelle che dovrebbero essere le sue labbra e queste sono piene e morbide. Dalla bocca passo ai capelli, pettinati in un taglio corto e ordinato, con la frangia, e così soffici che mi fanno pensato ad una nuvola di cotone.

“I tuoi capelli sono neri? E gli occhi?”

“Gli occhi sono marroni scuri, quasi neri e i capelli biondi.”

“Biondi? Perché?”

“Mi piace tingerli. La settimana scorsa li avevo rosa”, risponde con un tono divertito.

“Sei ben strano… E quanti anni hai?” Chiedo togliendo le mani dal suo viso e poggiandole sulle mie ginocchia.

“Ne ho ventidue.”

“Non dovresti essere a studiare? Alla tua età lo facevo…”

“Guarda che quei tre anni in più che hai non ti rendono più vecchio di me di una generazione. E sì, dovrei essere a studiare, ma sono in pausa primaverile, perciò mi sono trovato un lavoretto. Tu invece lavori?”

“Sì”, rispondo in maniera secca.

“Dove? Cosa fai?”

Non so perché, ma mi immagino Jimin con lo sguardo da cagnolino che aspetta una mia risposta. Sospiro prima di parlargli.

“Sono un compositore.”

“Allora sei qualcuno di importante!” Esclama battendo le mani.

“Nah, c'è gente più importante di me. Lavoro per un'agenzia non tanto grande quindi non in molti mi conoscono”, aggiungo prontamente, cercando di spiegargli bene la situazione.

“Okay… Adesso sei in ferie?”

“Purtroppo sì. Non posso fare molto se non vedo la tastiera o riuscire a scrivere…”

“Be’, ma adesso hai me. E sono sicuro riusciresti a suonare la tastiera anche ad occhi bendati.”

“Grazie della fiducia e della proposta. Ci penserò su, d'accordo?”

E nuovamente riesco ad immaginarmi la sua espressione tutta contenta dopo avergli detto queste cose. È incredibile come qualche ora fa non lo sopportassi e ora mi sembri un bravo e serio ragazzo.



“C'è un gradino davanti a te, non tanto alto ma abbastanza largo”, mi avvisa Jimin tenendomi per il braccio sinistro.

Oggi aveva voglia di andare in giro, io no, o almeno non con la benda in bella vista, perciò mi ha fatto indossare con la forza degli occhiali da sole, un cappellino e la mascherina a coprire la bocca e il naso. Non so dove mi abbia portato, ma dalle urla dei bambini opto per un parco giochi.

“Spiegami perché siamo venuti qui?” Poggio il piede dove penso sia il gradino ma devo aver sbagliato i miei calcoli perché rischio di cadere a terra se non fosse per la presa di Jimin sul mio braccio.

“Per vederti fare qualche figuraccia”, lo sento rispondere con difficoltà, come se si stesse trattenendo dal ridere.

“Certo che sei un imbecille.”

“Che amore che sei! Le ragazze cadranno ai tuoi piedi con il tuo carattere da duro… se prima non cadi tu”, aggiunge dopo qualche istante prima di scoppiare a ridere.

“Anche spiritoso”, commento digrignando i denti, dandogli uno scappellotto.

“Volevo solo sentirti ridere, dato che sei sempre così serio.” L'altra sua mano si posa sulla mia schiena per guidarmi sugli scalini.

“Sempre così diret…” non finisco la frase che qualcuno mi interrompe.

“Jimin! È incredibile come da una settimana ti stia cercando e oggi, all'improvviso, ti trovo al parco con… È il tuo ragazzo?” Sento domandare dalla voce grave della persona e questa volta scoppio a ridere; immagino come sia contento Jimin che finalmente non sia serio.

Il mio aiutante mi dà un pizzicotto sul fianco. “Lui è Yoongi e devo far…”

“Deve farmi da badante perché al momento non ci vedo nulla”, chiarisco subito la situazione prima che il conoscente di Jimin si faccia delle idee sbagliate.

“Oh. Io sono Taehyung, amico di questo qui, piacere di conoscerti”, commenta il ragazzo.

Chino leggermente il capo e torno a cercare il braccio di Jimin che deve avermi lasciato andare poco fa. Appena trovo la sua mano la posiziono sul mio avambraccio e sento una esclamazione di sorpresa davanti a me.

“Tutto bene?”

“Come facevi a sapere dove si trovava la sua mano?” Domanda di rimando Taehyung, parecchio sorpreso dal mio gesto.

“Mi sono già fatto un'idea sulla sua altezza e sapevo anche che si trovava al mio fianco. E so anche che ha una mano piccola rispetto alla mia, quindi me lo sono immaginato”, rispondo prontamente, cercando di dare una spiegazione logica quando in realtà è stato un gesto istintivo.

“Wow… Pensavo che Jimin avesse finalmente trovato la sua anima gemella”, commenta.

Sento Jimin ridere nervosamente e me lo immagino con le guance rosse per l'imbarazzo. La vista deve essere qualcosa di adorabile.

Adorabile??” Penso rivolgendo un sorrisetto a Taehyung.

“Be', devo andare ora, Jungkook mi aspetta per un appuntamento. Ah Jiminie, quando volete entrambi potete venire al mare con me e Kookie… Fammi sapere, okay? Ciao”, dice il ragazzo mentre si allontana da noi.

“Simpatico”, mormoro riprendendo a camminare.

“Già… È il mio migliore amico dalle medie, conosce tutto di me. E il suo ragazzo è altrettanto buono", dice mentre mi guida per il parco.



“Dai, cammina più in fretta, altrimenti arriviamo in ritardo”, incita Jimin mentre tira dalla mia mano e accelera il passo.

“Ti sei dimenticato che non vedo nulla?” Borbotto cercando di raggiungerlo per farlo smettere di tirare la mano che comincia a farmi male.

“Oh…” Si ferma tutto ad un tratto, facendomi andare a sbattere contro la sua schiena. Mi massaggio il naso e lo sento riprendere a parlare. “Scusa, non volevo…” Mormora accarezzandomi la fronte e i capelli.

“Lo dico al tuo capo appena lo vedo”, scherzo riprendendo a camminare con lui che mi segue.

Lo sento prendermi la mano e il mio cuore perde un battito. “È che mi piace trattarti come se fossimo amici che si conoscono da anni.”

Spero di non stare arrossendo, ma il calore che sento alle guance potrebbe indicare l'opposto. “Dai, meglio se andiamo da Taehyung e il suo ragazzo. Non voglio si facciano una brutta impressione di me.”

Sento come la sua presa attorno alla mia mano si rafforza e sorrido lievemente, cercando di ignorare lo sfarfallio che sento allo stomaco.

“Ehilà hyung”, esclama una voce diversa da quella di Taehyung e presumo sia del suo ragazzo.

“Kookie! Come va?”

“Io tutto bene… Lui deve essere il ragazzo di cui Taehyung ha parlato ieri.”

“Sono Yoongi, piacere", dico chinando il capo.

“Io sono Jungkook, il ragazzo di Tae.”

“Be’, direi che possiamo andare…” Mormora Jimin.

“La montagna russa ci aspetta!” Esclama eccitato Taehyung.

“Cominciamo con qualcosa di leggero, eh…” Commenta quello che, se ho ben capito, è il più piccolo tra noi.

Non sono mai stato un amante delle montagne russe, quindi figuriamoci ora che non vedo nulla ma sento più di prima. Evito però di dirlo agli altri per non rovinare il divertimento. Se sopravvivo, mi tingo i capelli di rosa.



La risata di Taehyung riecheggia nella via nella quale ci troviamo e io mi stringo nelle spalle, cercando di ignorare l'imbarazzo che sto provando.

“Credo di essere diventato sordo”, esclama dopo essersi calmato. Dopo qualche istante lo sento mugolare di dolore.

“È pur sempre più grande di te, quindi non lo prendere in giro”, sento dire a Jungkook.

Una mano scivola lungo il mio braccio e mi dà una stretta gentile all mio polso.

“Eddai, è normale aver paura. Anche tu hai urlato, Tae. E oserei dire anche con poca mascolinità.” La voce di Jimin nasconde una nota di imbarazzo e non so a cosa sia dovuta.

“È che Yoongi hyung sembra così… duro. Comunque scusami hyung, non dovevo prenderti in giro.”

“Tranquillo, è naturale farlo. E poi, me lo meritavo, no? Ho rischiato di privarti della capacità di sentire Jungkook mormorarti dolci parole.” Le dita della mano di Jimin si intrecciano alle mie e io cerco di nascondere un sorriso a trentadue denti per non spaventare i ragazzi.

“Nah, anche senza l'udito riuscirei a sentirle. Potrei leggere le sue labbra”, commenta Taehyung.

“Be', mi sono salvato dal rosa”, mormoro a bassa voce ma loro mi sentono comunque.

“Rosa?” Domanda Jungkook

“Mi ero detto che, se sopravvivevo a quel giro, mi sarei tinto di rosa i capelli. Ma siccome sono quasi svenuto, non dovrò farlo.”

Sento che Jimin si avvicina al mio orecchio e mi sussurra qualcosa prima di dare la buonanotte ai ragazzi. Entriamo in casa e mi porta in camera, chiudendo la porta alle sue spalle per darmi la privacy per indossare il pigiama.

Io vado a letto con un sorriso enorme stampato in volto e le parole di Jimin che si ripetono nella mente.


Sei più bello moro.



“Scusi dottore ma… la notte posso dormire senza benda? Jimin potrebbe rimetterla la mattina appena sveglio…” Domando mentre sento il dottore scribacchiare qualcosa sulla sua poltrona davanti a me.

“Uhm… Credo si possa fare”, risponde finalmente.

“Davvero?” Esclamo sbalordito.

Non è molto, ma dormire senza benda è qualcosa che desidero fare da quando me l'hanno messa. Non è ingombrante, è vero, ma è una sensazione insopportabile.

Esco dall'ufficio del dottore sorridendo ampiamente e sento subito la mano di Jimin posarsi sul mio avambraccio. Ormai passiamo così tanto tempo insieme che riconosco il suo tocco e il suo respiro.

“Buone notizie?”

“Sì. Finalmente posso dormire senza benda!”

“Sono veramente contento per te”, commenta e so per certo che sta sorridendo.

“Oggi dedichiamo la giornata solo a noi, a divertirci insieme”, gli chiedo, non rendendomi conto di aver parlato di un 'noi’ fino a quando dopo una pausa di esitazione mi risponde che va bene.

Mi prende per mano e ci dirigiamo all'uscita in un silenzio spezzato ogni tanto da Jimin che elenca i posti dove vuole andare. Io annuiscono soltanto, contento di poter passare del tempo in quello che, inconsciamente, spero sia una specie di appuntamento.

Jimin mi porta in quello che credo sia un mercatino, dato il chiacchiericcio continuo, e a volte anche rumoroso, e la fusione di profumi nell'aria. Lui continua a tenermi per mano, attento a non lasciarmi allontanare nemmeno di un millimetro dal suo braccio mentre continua a raccontarmi di sé, della sua infanzia e della sua famiglia.

Qualche volta intervengo per commentare una particolare situazione divertente o solo per dirgli qualcosa della mia vita; rimarrei ore ad ascoltare la sua voce senza stancarmi. È così dolce e vellutata che sono sicuro riuscirebbe a farmi addormentare in meno di un minuto la sera.

Ad un certo punto ci fermiamo e sento il profumo di tteokbokki solleticarmi le narici, facendomi venire l'acquolina in bocca. Sento che Jimin chiede al proprietario dello stand di dargli due porzioni. Dopo aver pagato, mi prende di nuovo per mano e riprende a camminare e dopo qualche passo mi fa sedere e lo sento accomodarsi al mio fianco.

“Spero che il tteokbokki ti piaccia”, commenta mentre apre il sacchetto con le vaschette.

“Sì, mi piace”, lo rassicuro.

Sto per prendere in mano lo stuzzichino e di passo anche un tteokbokki ma Jimin è più veloce di me e sento il profumo dello spuntino più vicino.

“Apri”, ordina.

Faccio come dice e sento sulla lingua il sapore del tteokbokki. Comincio a masticare, sperando che Jimin non noti le mie guance rosse. Lo sento ridacchiare e vorrei chiedergli perché, ma non voglio ci siano incidenti con il cibo.

“Una volta non sarai più mio aiutante, cosa farai?” Domandò realmente curioso della risposta.

Da una parte non vedo l'ora che il dottore mi dica che la mia vista è a posto, ma dall'altra significherebbe non avere più Jimin al mio fianco e al solo pensiero mi si stringe il cuore.

“Be’, ovviamente riprendo a studiare visto che sono sicuro guarirai prima della fine delle mie vacanze”, risponde tranquillamente.

“Oh”, riesco a dire cercando di non tradire il mio disappunto.

“Ah, dimenticavo”, riprende e all'improvviso lo sento avvicinarsi di più a me. “Non dimentichiamoci che verrò ad importunato nel tuo studio, così magari scriverai una canzone per me.”

Rischio di strozzarmi con il boccone che ho in bocca, lui ridacchia e mi preme una bottiglia contro le labbra, bevo e tossisco un po'.

“Sorpreso?”

“Non pensavo… Cioè, insomma…”

“Non pensavi avrei continuato a vederti? Perché non dovrei? Sei una bella persona e mi trovo bene con te.”

“Solitamente le persone non continuano l'amicizia con me per il mio carattere.”

Lo sento prendermi la mano e darle una stretta probabilmente per rassicurarmi del fatto che le sue parole sono sincere.

“Quelle persone perdono l'opportunità di condividere dei bei momenti con una bella persona, peggio per loro. Io mi sento fortunato per averti incontrato”, e prima che possa rendermene conto, sento qualcosa di soffice sfiorare la mia guancia rossa.

Giro la testa verso di lui ma Jimin mi avvisa che va a buttare la spazzatura. Mentre aspetto mi porto una mano sulla guancia e cerco di non sorridere in modo inquietante; non vorrei spaventare qualche persona con la mia faccia da beota.



Rientrando a casa è scoppiato un temporale e trovandoci vicino all'appartamento di Jimin decidiamo di andare lì almeno fino a quando non cessino la pioggia e il vento forti.

Posato un piede oltre la soglia, mi sento arrossire violentemente e il cuore comincia a battermi all'impazzata. Non ho mai reagito così a qualcun altro e farlo ora mi fa sentire come qualche protagonista di drama innamorata persa della sua controparte maschile.

Cerco di scrollarmi di dosso il nervosismo e l'imbarazzo, pregando che Jimin sia troppo impegnato a condurmi all'interno della casa per notare il mio stato.

“Uhm, visto che ti trovi in un posto conosciuto, direi di limitare i giri di per conoscere casa mia; potrai farlo una volta la tua vista sarà guarita”, commenta facendomi sedere su una superficie morbida e comoda. “Qua ci troviamo nel salottino e sei seduto sul mio, sgangherato, divano.”

“L'importante è che sia comodo.”

“Anche troppo… ne ha viste troppe da quando l'ho messo qui”, ribatte.

Mi alzo di scatto e lui scoppia a ridere.

“Cosa stai pensando nella tua bella testolina?” Domanda anche se entrambi sappiamo che non si aspetta una risposta.

Sbadiglio e mi appoggio allo schienale del divano, facendomi forza per non addormentarmi all'improvviso. Sento Jimin borbottare qualcosa tra sé e sé prima di ritrovarmi in piedi, mano nella mano con lui.

“Vieni”, ordina cominciando a camminare a passo lento e spiegandomi il percorso per evitare che faccia una brutta fine.

Apre una porta ed entriamo in una stanza, mi lascia la mano avvisandomi che deve sistemare delle cose e poi torna da me. Lo sento armeggiare con degli oggetti che sono quasi sicuro siano cuscini e lenzuola, dal profumo di bucato che si leva per la stanza.

Dopo qualche minuto torna da me e si inoltra nella stanza, facendomi poi sedere su un materasso e togliendomi gli occhiali da sole che indosso per non fare vedere la benda.

“Visto che la pioggia per ora non cessa… e siccome sembri stanco… pensavo che potevi schiacciare un pisolino mentre preparo, o cerco di farlo, la cena.”

Annuisco subito.”Grazie mille! So che dovrei restare a tenerti compagnia e…”

Lui mi interrompe. “Tranquillo, non mi dà fastidio stare qualche minuto da solo. Però se hai bisogno, chiamami, intesi?”

Lo sento uscire e io mi sdraio sul morbido materasso, sorridendo contento e chiudendo gli occhi, immaginando me senza benda che cammina sulla spiaggia mano nella mano con Jimin.



Mi sveglio di scatto e mi gratto gli occhi, senza trovare il solito tessuto che mi dà fastidio da settimane. Allora ricordo che sono in casa di Jimin e che fuori piove. Lui dovrebbe stare preparando la cena e siccome non voglio essere considerato un ospite maleducato che non si cura di chi lo accoglie in casa, decido di raggiungerlo.

Apro gli occhi così come faccio da qualche giorno sperando di vedere la luce filtrare dalla benda e vedo tutto buio. Sospiro frustrato e sto quasi per chiudere nuovamente gli occhi quando un fascio di luce attira la mia attenzione.

Spalanco gli occhi e mi guardo intorno, notando sì il buio, ma anche i particolari della tenda dalla quale sta filtrando la luce, illuminando in modo soffuso la stanza, vedo i contorni di una scrivania alla mia destra e quelli di un armadio davanti a me. Giro la testa dall'altra parte del cuscino e trovo ad aspettarmi la mia più grande sorpresa.

Davanti a me, dormendo profondamente e rivolto verso di me c'è Jimin. I suoi capelli biondi cadono sulla sua fronte, verso il cuscino, e gli danno un aspetto sereno, angelicale. I suoi tratti sono uguali a quelli che avevo immaginato e un calore mi pervade il cuore. Lo ammetto, sono cotto di Jimin.

Poso una mano alla sua guancia e rimango a fissarlo, cercando di imprimermi questa sua espressione calma nella mente.

Sospiro pesantemente e mi avvicino alla sua fronte, desiderando lasciargli un bacio che, altrimenti, non sarei in grado di dargli.

Allontano il mio viso dal suo e incrocio i suoi occhi aperti, fissi su di me e che esprimono un mix di emozioni che vanno dalla confusione all'imbarazzo.

“Scu-scusa! Non volevo… Non sono un pervertito, davvero!” Esclamo togliendo la mano dalla sua guancia e allontanandomi per quanto il letto possa permettermelo.

Jimin alza il braccio destro e lo posso sulla mia schiena, stringendomi a sé.

“Devi dirmi qualcosa?” Domanda e la sua voce è così roca che sembra la cosa più sexy che io abbia mai sentito.

Cerco di riprendermi mentalmente prima di rispondergli. “No.”

“Sicuro?” Avvicina il suo volto al mio e posa il suo sguardo sulle mie labbra.

“Uhm… La mia vista è guarita?” Tento sapendo in fondo che non è quello a cui si riferisce.

“L'ho notato… Ma non è questo che intendo”, ribatte passando un dito sulla mia guancia.

“Io non devo dire nulla…”

“Sicuro? Perché sai, mi spezzeresti il cuore se non ricambiassi i miei sentimenti.”

Faccio per rispondere ma le sue parole continuano a ripetersi nella mia testa. Ha detto “ricambiassi i miei sentimenti”? Sul serio? È impossibile. Io non posso…

“Ti… Ti piaccio?”

Lui sorride e mi bacia la guancia. “L'importante qui è se io piaccio a te.”

Gli dò uno spintone fino a che non si appoggia al materasso con tutta la schiena e mi siedo a cavalcioni su di lui.

“Tu che dici?” Domando, finalmente cercando di essere meno insicuro, più me stesso per insegnargli chi avrà il comando.

“Uhm, non saprei…” Scherza mentre posa le mani sui miei fianchi.

Mi chino su di lui e lo bacio sulle labbra. Dio, sono proprio come me le ero immaginate! Morbide e piene e… dolci. Come dello zucchero filato. Lo sento sorridere nel bacio prima di ritrarre il capo leggermente.

“Mi piaci troppo”, confessa accarezzandomi le guance.

“Anche tu.”



“Che schifo, non raccontarmi come…”

“Come non abbiamo fatto nulla, Tae?” Stuzzico il nostro amico seduto di fronte a me.

Si porta una mano sul cuore e tira un sospiro di sollievo. “Per fortuna.”

“Però ho toccato”, aggiungo sogghignando e notando con la coda dell'occhio come Jimin è arrossito.

“Ewwwww, che schifo! È come se vedessi i miei genitori baciarsi!”

“E pensa che fanno di peggio”, commenta Jungkook ricambiando il mio ghigno.

Taehyung si copre gli occhi e continua a borbottare tra sé e sé, io mi scambio un cinque con il maknae e sento Jimin maledire sottovoce. Allungo la mano libera sotto il tavolo e gli stringo il ginocchio.

“Sei così gentile a condividere le nostre cose con i più piccoli”, mormora finalmente dopo essersi calmato.

“Come se loro fossero dei santi… Gli sto solo abituando per quando ti palpeggerò davanti a loro”, replico.

Jimin spalanca gli occhi e mi dà uno scappellotto. “Non osare!”

Mi chino verso di lui e gli dò un bacio per zittirlo. “Come vuoi.”



The End



Ringrazio chiunque abbia letto questa one-shot. So che non è il massimo, ma volevo scrivere qualcosa per farmi perdonare dalla mia amica per la penultima ff sui BTS che ho scritto e inoltre perché volevo scrivergliene una fluff per il suo compleano…

Reby, questa one-shot è il tuo secondo regalo di compleanno da parte mia

   
 
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