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Autore: _Akimi    20/10/2018    3 recensioni
[Bibbia]
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"Giuda Iscariota è un traditore.
Pensa questo di sé, abbandonando il tempio e nascondendosi inutilmente dal sinistro bisbiglio che colora il silenzio delle strade di Gerusalemme.
Giuda Iscariota è il traditore.
Lo dicono i fantasmi della sua mente, un chiacchierìo che rende saturo di vergogna il suo petto, che lo porta ad evitare le altre impronte umane, percorrendo quelle vie dove tutto tace e nessun occhio è spettatore della sua corruzione.
Si pente, Giuda, forse troppo tardi per ricevere un perdono.
In cuor suo spera nella benevolenza di Dio, ma le ultime parole di Gesù lo fanno riflettere, chiedendosi se, tra tutte le anime dannate del mondo, possa meritare una salvezza dalla sua stessa avidità."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Perdono


 
Allora Giuda, il traditore, vedendo che Gesù era stato condannato,
si pentì e riportò le trenta monete d'argento ai sommi sacerdoti e agli anziani dicendo:
«Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente.»
Matteo, 27:3



Nel tempio riecheggia il tintinnio delle monete, è il peso del rimorso che le attrae verso il pavimento - verso il centro della Terra - e lì si fermano, come un indegno trofeo che contamina la sacralità dell’edificio.
La vigliaccheria si impossessa con così tanto fervore del suo animo che, arresosi davanti al disgusto dei sommi sacerdoti, decide di non dedicare neppure un ultimo, fugace sguardo alla sacca ai suoi piedi.
Sono soldi tinti di sangue, sangue proveniente da una ferita non di un anonimo giudeo, ma del Re - Gesù di Nazaret - un amico tradito da un un amaro bacio che peserà più di qualsiasi tortura fisica verso la croce.

Giuda Iscariota è un traditore.
Pensa questo di sé, abbandonando il tempio e nascondendosi inutilmente dal sinistro bisbiglio che colora il silenzio delle strade di Gerusalemme.
Giuda Iscariota è il traditore.
Lo dicono i fantasmi della sua mente, un chiacchierìo che rende saturo di vergogna il suo petto, che lo porta ad evitare le altre impronte umane, percorrendo quelle vie dove tutto tace e nessun occhio è spettatore della sua corruzione.
Si pente, Giuda, forse troppo tardi per ricevere un perdono.
In cuor suo spera nella benevolenza di Dio, ma le ultime parole di Gesù lo fanno riflettere, chiedendosi se, tra tutte le anime dannate del mondo, possa meritare una salvezza dalla sua stessa avidità.
La sua anima è macchiata del peccato più sporco che egli conosca - è il materialismo ad aver preso il sopravvento, schiacciando senza pudore quello che Cristo ritiene il più forte dei sentimenti umani.
E con lo stesso ardore, con la medesima voglia di condividere, i dodici avevano creduto all’amore; Giuda era tra loro e aveva assistito con i propri occhi alla grandezza del Salvatore.
Doveva vivere nella sua parola, sacrificare la propria vita per il bene dell’amico, ma ha, invece, imboccato la strada più semplice - quella indicata da Satana - ed ora deve affrontare il suo ultimo vicolo cieco.


Non è una scelta ponderata né una decisione presa senza consapevolezza; la reputa una giusta fine ad un‘esistenza tanto indegna.
Non vorrebbe gettare via un dono - una vita, la sua vita - rinnovando il suo disprezzo per il creatore, ma rendere ciò che ha ricevuto è l’unico atto di espiazione che gli rimane ora.
È una scappatoia dalla propria tristezza, una fine al dolore di cui il suo animo è ormai intriso, eppure è ancora abbastanza egoista da chiedere a Dio di perdonargli anche questo finale, insano gesto.

Non vi è pace tra gli ulivi - ironico dettaglio che lo accomuna sino agli ultimi istanti a Gesù; la trova una consolazione insipida, sapendo che - in uno dei regni - saranno destinati ad incontrarsi ancora.
Preferisce prepararsi al giudizio, piuttosto che vivere nei propri errori; una sfrontatezza che vale poco o nulla, paragonata alla scia di colpe che lasciano i suoi passi.
Non vi è pace tra gli ulivi, ma Giuda tenta di trovarla lì, osservando con gli occhi il colore vivo dell’argilla, della terra ai suoi piedi.
Non pensa sia un luogo opportuno dove morire - non ve ne sono al mondo -, ma nella sua desolazione nasconde una malinconica bellezza che, forse, gli eredi degli uomini ricorderanno in futuro.
O è possibile, come giusto che sia, che il suo sangue verrà cancellato dalla memoria di un sacrificio più grande.

China il capo allora, Giuda, in un misero inchino che non vuole esaltare Dio, ma che semplicemente gli permette di avvolgere al proprio collo la corda che proclamerà la sua morte.
Stringe sino a sentire la pelle bruciare e, rivolgendo il suo unico e umile sguardo al cielo, salta verso quel breve vuoto che gli toglie lentamente il respiro.
Gesù lo perdonerà - così si dice tra le sofferenze, vedendo il campo farsi soffuso e il Sole spegnersi pacato sopra di sé.
Gesù lo perdonerà perché è ciò che il suo messaggio va raccontando; il pentimento è risoluto e lo è anche quando il mondo si fa buio, le piante scompaiono dalla sua vista e il corpo si abbandona allo stato mortale alla quale appartiene.


Trascorsa la giornata, nella notte più silenziosa, non riecheggiano suoni sulla Terra; solo un tonfo che passa inosservato agli abitanti di Gerusalemme, un lacerarsi di carne e uno spargere di viscere e sangue che raccontano di una vita che ormai non è più.
Gesù perdonerà l’anima e questa argilla diverrà la tomba del corpo di Giuda Iscariota, il dodicesimo apostolo.

 
  
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