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Autore: Signorina Granger    21/10/2018    6 recensioni
* Raccolta di OS collegate alla storia “Half-Blood” e dedicate ad alcuni dei protagonisti *
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Erik & Maxine

 
Erik Murray Image and video hosting by TinyPic& Maxine KeenanImage and video hosting by TinyPic




Sua madre insisteva da settimane, e alla fine Erik aveva acconsentito a presentarle Maxine. Inizialmente la ragazza aveva accolto la notizia positivamente, felice che il ragazzo la ritenesse abbastanza importante da presentarle sua madre, ma la sera prima di quel famigerato pranzo la strega ebbe quasi un attacco di panico, tanto da piantare le tende da Audrey e passare un paio d’ore rannicchiata sul divano dell’amica con un secchio di gelato davanti:

“E se non le piaccio?! Per Erik sua madre è molto importante, forse se non le dovessi piacere mi lascerebbe!”
“Figuriamoci! E poi la conosco, le piacerai di sicuro, sarà così felice che il suo amato figlio abbia trovato una brava ragazza che risulterai perfetta a prescindere ai suoi occhi. Non preoccuparti, è una donna adorabile!”

Audrey, seduta accanto all’amica, le sfiorò la schiena con fare consolatorio mentre Haze sbuffava in un angolo, lamentandosi a bassa voce per il gelato che Max stava consumando mente Henry, invece, si avvicinò alle zie tenendo ciotola e cucchiaio in mano:

“Tìa Max, posso del gelato anche io?”
“Certo cucciolo, tieni.” Max sospirò con aria grave prima di versare un paio di generose cucchiaiate nella ciotola del bambino, che sorrise allegro e si allontanò con aria soddisfatta sotto gli occhi sbigottiti di Haze: era la prima volta in cui gli capitava di vedere Max condividere del cibo. Ah, i vantaggi di essere un bambino adorabile.

“Magari non mi reputerà all’altezza perché non so cucinare!”
“Ma hai un sacco di altre qualità, ad esempio sei buona e generosa, salveresti tutte le creature in difficoltà del pianeta!”
“Hai ragione… Oh, speriamo bene, tu le hai parlato bene di me?”
“Naturale, le ho detto che siamo molto amiche e, non per vantarmi, lei stravede per me, quindi parti già con un mucchio di punti.”

“Grazie Audrey!” Max si sporse verso di lei e la stritolò in un abbraccio, facendola sorridere leggermente: 

“Rilassati, andrà benone. Deve andare bene, il fatto che i miei due migliori amici stiano insieme mi rende anche fin troppo felice!”

“Emh, scusate, potrei un po’ di gelato anche io…”
“No!”


*


Erano riusciti, finalmente, ad uccidere Voldemort solo il giorno prima: Kingsley era riuscito ad avvicinarglisi prendendo le sembianze di Rockwood, e una volta rimasti soli “ci aveva pensato lui”. Nessuno aveva fatto domande o aveva indagato, forse non era poi così importante, infondo: ciò che contava era che il Signore Oscuro non fosse più un problema dei vivi.

Maxine era sveglia, i suoi occhi grigi erano aperti e vigili mentre teneva una guancia premuta sul petto di Erik, osservando pensierosa un punto della parete della camera e chiedendosi che cosa sarebbe successo: il giorno prima lei e gli altri avevano agito tempestivamente ed erano riusciti a tramortire e a catturare la maggior parte dei Mangiamorte, ma c’era ancora molta strada da percorrere perché tornasse tutto come prima.

Ed era passato così tanto tempo che Max aveva quasi scordato come fosse, vivere senza un’angoscia perenne.
Stava riflettendo su come avrebbero catturato tutti i Ghermidori o i Lupi Mannari che avevano lavorato al servizio di Voldemort – anche se Kingsley il giorno prima aveva caldamente invitato tutte le altre Sentinelle a darsi da fare in tal senso, tanto che i piani sotterranei del Ministero ora pupullavano di criminali – quando sentì Erik muoversi leggermente, intuendo che si stesse svegliando a sua volta.
Max non si mosse e un paio di istanti più tardi Erik sollevò una mano, sfiorandole la testa prima di parlare a bassa voce:

“Buongiorno.”
“Lo è davvero, non è così? Insomma, c’è ancora tanto da fare, ma va… va bene. Lui è davvero morto.”  Max scosse leggermente il capo mentre si sollevava, facendo leva sul gomito per poter guardare Erik in faccia, che annuì e sorrise appena mentre le sistemava una ciocca di capelli castani dietro l’orecchio:

“Sì, e questa volta non tornerà. Potremo fare quello che vogliamo, finalmente.”

Maxine sorrise di rimando, intrecciando una mano con quella di lui prima di chinarsi e baciarlo dolcemente sulle labbra. 
Felice.


*


Kingsley stava facendo di tutto per riuscire a togliere i Dissennatori da Azkaban, ma per il momento le creature popolavano ancora l’antica prigione fortificata.

La stessa prigione dove Max si trovava in quel momento, camminando con un Dissennatori che scivolava silenziosamente accanto a lei. Aveva fatto incubi per anni su quelle creature da quando l’avevano costretta ad assistere al Bacio di sua madre e averci a che fare non era facile per lei, ma non quel giorno. Quel giorno era quasi felice di trovarsi laggiù. 

L’avevano condannata al Bacio del Dissennatore, e Maxine aveva fatto di tutto per essere lei a presenziare. Erik l’aspettava di sotto, aveva preferito lasciarla sola e Max per questo gli era molto grata.

Quando si fermò davanti alla cella abbozzò un sorriso, parlando mentre la serratura scattava in modo sinistro. 

“La disturbo? Ha una visita.” 

La porta si aprì da sola cigolando e la strega posò lo sguardo sulla donna che aveva di fronte. Era mal ridotta e spettinata, ma conservava la lucidità di chi era rinchiuso lì da poco tempo. 
La donna, scorgendo il Dissennatore alle spalle di Maxine, trasalì e si ritrasse il più possibile contro la parete, scuotendo freneticamente il capo e deglutendo a fatica:

“No. Per favore, no.”
“Per favore? Sa, lo diceva anche mia madre, quando cercava di convincerla che lei ERA una strega, che non aveva rubato la bacchetta ma che le apparteneva da sempre. E lei ovviamente lo sapeva. Lo diceva anche mio padre, quando la pregò di non farmi assistere di persona, ma lei sembrò quasi deliziata dalla cosa. Non avrà più il favore di nessuno, Signora Umbridge. Prego.”

Maxine rivolse un freddo cenno al Dissennatore, spostandosi per farlo passare e poi allontanarsi: per quanto la odiasse e avesse atteso quel momento per anni, non era uno spettacolo che avrebbe rivisto volentieri.



Quella sera la ragazza si raggomitolò sul divano accanto ad Erik, godendosi il suo abbraccio, e teneva gli occhi chiusi mentre lui le sfiorava i capelli scuri, la testa appoggiata sulla sua spalla.

“Va tutto bene?”
“Sì, benissimo.”


*


“Tu hai un’idea su che cosa facciano in queste “serate di Erik e Audrey del giovedì sera”?”
“No, so solo che Audrey mi sbatte fuori di casa ogni volta.”

Haze, seduto di fronte a Max, si strinse nelle spalle e bevve un sorso di Burrobirra mentre Henry, accanto a lui, cercava di tagliare la sua pizza con aria concentrata.
Max gli andò in aiuto con un sorriso gentile prima di rivolgersi al collega, parlando con tono vago:

“Forse spettegolano su di noi!”
“Non saprei, ma è una cosa che fanno da anni. … Henry, che cosa fanno la zia e lo zio il giovedì sera?”

“Mangiano Cheeseburger e guardano film o Friends!”
“LO SAPEVO, ecco perché manca sempre la Salsa Barbecue dal frigo!”


*


Erik aspettava davanti alla gioielleria con impazienza, guardandosi nervosamente intorno alla ricerca della sua migliore amica: Audrey non era mai in ritardo, che fine aveva fatto? Come se non fosse già abbastanza nervoso di suo.

Quando la vide camminare sul marciapiede nella sua direzione il mago sollevò entrambe le sopracciglia, sbuffando debolmente mentre la guardava con un sopracciglio inarcato:

“Alla buon’ora! Dove sei stata?!”
“Scusa, c’era fila!”  Audrey sollevò il maxi cookie al cioccolato che stava mangiando mentre teneva un bicchiere di carta nell’altra mano, la borsa tenuta nell’incavo del gomito.
“… perché hai preso la colazione?!”

Erik aggrottò la fronte, confuso, e l’amica sorrise allegra quando gli si fermò di fronte, guardandolo attraverso le lenti scure degli occhiali da sole:

“Perché siamo davanti a Tiffany e io mi chiamo Audrey, dovevo!”
“Sì sì, affascinante, ora andiamo, bevi quel caffè.”

“Non mettermi fretta!”
“Oh, scusa, in fin dei conti io devo solo comprare un anello di fidanzamento, niente di serio!” 


*


“Max, mi dispiace ma… ci ho pensato e credo che la convivenza non sia la scelta giusta.”
“Cosa?”

Maxine, che stava sparecchiando, s’irrigidì e si voltò di scatto verso di lui, guardandolo con gli occhi grigi spalancati e le labbra socchiuse, incredula e orripilata allo stesso tempo.

Erik però non battè ciglio, limitandosi ad annuire mentre stava in piedi di fronte a lei:

“Hai sentito. Non credo di essere tipo da convivenza.”
“M-ma perché, ne avevamo parlato tanto, ho fatto qualcosa che non va? Ti sei stancato di me? Non sono così terribile, davvero, chiedi ad Hunter!”

Maxine gli sembrò tanto ferita da non riuscire a continuare a reggere il gioco, così Erik sorrise e scosse il capo prima di inginocchiarsi, parlando mentre estraeva qualcosa dalla tasca:

“Forse sono solo tipo da qualcosaltro. Maxine, so che non ne avevamo ancora parlato, ma non mi va di perdere altro tempo… Mi vuoi…”
“PER I TANGA DI MERLINO, SÌ! CERTO CHE SÌ!”

Maxine, ripresasi dallo shock iniziale, sorrise e quasi urlò mentre si fiondava sul fidanzamento, baciandolo con tanto slancio da fargli quasi perdere l’equilibrio. Erik riuscì comunque a metterle l’anello che aveva scelto insieme ad Audrey al dito e a dirle qualcosa tra un bacio e l’altro:

“Ti amo, nanetta infernale.”
“Anche io, brutto pignolo rompipalle.”  

Erik si alzò e Maxine invece che chinarsi dovette alzarsi in punta di piedi il più possibile per riuscire a baciarlo, tenendogli le braccia intorno al collo prima di quasi spingerlo verso la camera da letto tra le risate del mago:

“E le stoviglie?”
“Dopo, adesso ho altro di cui occuparmi, come il mio bellissimo fidanzato.”


*


Ad un mese dalle nozze Erik e Maxine erano a casa per badare ad Henry durante una domenica che Audrey ed Haze si erano presi per loro, e mentre Erik leggeva la Gazzetta del Profeta, seduto sulla sua poltrona con le lunghe gambe accavallate, Maxine teneva gli occhi fissi su Henry, guardandolo giocare con Silver sul tappeto. 

Erik sollevò lo sguardo sulla futura moglie e, cogliendo la sua espressione persa ed adorante, lo spostò sul bambino – che rise quando Silver iniziò ad ispezionargli i capelli con curiosità – prima di parlare dopo un istante di esitazione:

“… Ne vorresti uno, vero?”
“Si vede così tanto?”

“A giudicare dal modo in cui fai le fusa ad ogni bambino che incontri per strada… beh, ne parleremo dopo il matrimonio.”
Erik tornò a concentrarsi sul giornale senza battere ciglio, come se il discorso sull’avere figli non lo preoccupasse, e Max sorrise prima di alzarsi, raggiungerlo, sedersi sul bracciolo e abbracciarlo con affetto.


*


Audrey non avrebbe mai pensato di trovarsi nella situazione di evitare di proposito i  suoi migliori amici, ma durante i preparativi finali delle nozze fu costretta a farlo: Max la voleva come Damigella d’Onore, Erik come testimone. Il conflitto d’interessi era notevole, e la verità era che la strega non sapeva proprio che fare. 

“Haze, non posso scegliere, sono i miei migliori amici! È come nell’ultima serie di Friends, quando Rachel per il matrimonio di Phoebe deve scegliere chi tra Ross e Chandler farà da testimone!”
“Allora tira a sorte, non puoi fare entrambe le cose!”

“Lo so, ma Max mi ucciderà! E anche Erik, e poi finiranno col discutere tra loro, come se non li conoscessi…”

Audrey sospirò mentre si faceva scivolare sul divano, non sapendo come fare mentre Haze cullava distrattamente la piccola Eurus, nata circa un mese prima.

“Forse dovrei scegliere Erik visto che siamo amici da molto più tempo… però vorrei tanto fare la Damigella d’Onore! Oh, al diavolo, non posso dir loro di mettersi d’accordo e basta?!”
“Parliamo di Erik e Max, Audrey. Secondo te?!”


*


“Erik? Possiamo parlare? È da molto che vorrei affrontare questo discorso con te.”

Erik, che stava leggendo un libro, sollevò lo sguardo alle parole della moglie, che si era spostata leggermente sul letto per mettersi seduta di fronte a lui e che ora lo guardava, in attesa.

“Sì, certo. Dimmi.”  Erik chiuse il libro, lo lasciò sul comodino e poi allungò una mano per stringere quella che Max gli porgeva, guardandola tentennare prima di parlare:

“Ok… ricordi quando mi hai chiesto se volessi un figlio?”
“Certo.”
“Io ho risposto che sì, lo volevo, ed è la verità, adoro i bambini e voglio disperatamente avere una famiglia con te, sono figlia unica e non mi dispiacerebbe averne una anche parecchio numerosa. Però c’è una cosa che vorrei tanto, prima di avere un figlio nostro.”

“Ossia?”
“Io vorrei… adottare un bambino, se a te va bene. È una cosa a cui penso da anni, da prima di te, quando vivevamo sotto il regime di Voldemort pensavo che se mai le cose fossero cambiate mi sarebbe piaciuto adottare un bambino, anche senza avere un compagno accanto. Tu che cosa ne pensi?”

“Beh, è… una cosa grande, e abbastanza complicata. Come mai ci tieni tanto?”
“È solo che è pieno di bambini che hanno perso i loro genitori, Erik. Io ero cresciuta quando mio padre è morto, ma Hunter ha perso sua madre a due anni, per farti un esempio. E anche se ero grande so come ci si sente, so come si sentiva mio fratello… La guerra ha portato via un mucchio di vite e un mucchio di genitori a dei bambini rimasti soli. Mi piacerebbe dare una famiglia ad uno di loro, tutto qui.”

“Beh, se per te è così importante… va bene, credo. Insomma, immagino che ci vorrà del tempo e che dovremo discuterne, ma per me non è un problema, se ti farà felice. Sarà pur sempre un piccolo Murray, no?”

Maxine sorrise alle sue parole, annuendo prima di sporgersi verso il marito e baciarlo, ringraziandolo a ripetizione e mormorando che lo amava.


*


Il giorno dell’ispezione arrivo più in fretta di quanto pensassero e Erik era abbastanza certo di non aver mai visto la moglie tanto agitata mentre la guardava raddrizzare cornici di foto o sprimacciare cuscini.

“Ok, dovrebbe arrivare a movimenti, mi raccomando, di cose carine su di me e sii carino!”
“Sono sempre carino. Rilassati Max, è una donna, rimarrà conquistata dal sottoscritto.”

Erik sorrise amabilmente mentre la moglie, gettandogli un’occhiata torva, gli sistemava il colletto della camicia e poi si lisciava nervosamente le pieghe dei suoi pantaloni. 
Aveva persino accettato di farsi vestire da Audrey, abbandonando i suoi stivali e la giacca di pelle, pur di fare la migliore impressione possibile.

“Speriamo vada tutto bene… niente sarcasmo!”
“Tesoro, andrà tutto bene, siamo perfetti, chiaro? Nessuna è più pronta a diventare madre di te.” 

Erik prese le mani di Max e le strinse tra le sue, guardandola con un fare rassicurante che la costrinse ad annuire, stendendo le labbra in un debole sorriso:

“… Ok.”


*


Erik era al lavoro, in pausa caffè con Aeron, Haze e Quinn quando Maxine li raggiunse correndo, inseguita dalla povera segretaria di Aeron che la pregava di aspettare dal momento che quella era zona riservata.

“Sono stata un Auror anche io, posso entrare, ok?! ERIK!”
“Max? Che ci fai qui?!”  Erik rivolse alla moglie un’occhiata a metà tra il confuso e l’esasperato – ormai non poteva più stupirsi di niente, dopotutto – mentre la strega si fermava davanti a loro con il fiato corto, parlando con gli occhi chiari fuori dalle orbite:

“Mi ha chiamato… l’agenzia… c’è una ragazza di 18 anni che… vuole dare il suo bambino in adozione… e hanno pensato a noi! La incontreremo e se le piacciamo potremo avere il suo bambino!”

Maxine finì di parlare con un sorriso, quasi saltando sul posto con gli occhi grigi luccicanti. Anche Erik sorrise a quelle parole, abbracciandola di slancio: da quando erano stati messi in lista d’attesa, tre mesi prima, Maxine non aveva fatto altro che aprire con trepidazione ogni lettera che ricevevano, finendo col sedersi sul divano abbracciando un cuscino con aria cupa ogni volta, delusa, prima che lui andasse a consolarla e a rassicurarla. 
La strega, se non altro, poteva rifarsi con Eurus, passando più tempo possibile con la figlioccia e portandola a casa loro molto spesso insieme ad Henry da quando Audrey aveva ripreso a lavorare.

“Dici che le piaceremo?”
“Ma certo, tu piaci sempre a tutti… quanto a me, le ragazzine mi adorano.”
“Che vanesio…”

“Ma certo che le piacerete, insieme siete un tale duo comico che riderà per tutto il tempo…”

Quinn sorrise e diede una pacca sulla spalla di Erik, guadagnandosi un sorriso allegro da parte di Maxine mentre la strega continuava a starsene stretta tra le braccia del marito:

“Beh, meglio ridere che piangere, no?”


*


Alexis, una giovane strega rimasta accidentalmente incinta durante il suo ultimo anno ad Hogwarts, non se l’era sentita di tenere il bambino, ma neanche di abortire. 
Aveva deciso così di darlo in adozione, e nell’arco degli ultimi sei mesi della sua gravidanza, durante i quali vide spesso Erik e Max, che aveva scelto dopo il solo primo incontro, decretò che non avrebbe potuto fare scelta migliore: era sicura, disse, che sarebbero stati dei genitori meravigliosi e fu felice di sapere che i due avrebbero voluto avere altri figli, così da non far sentire solo il suo bambino.

“Sapete, è raro che persone che possono avere figli adottino… è davvero un bel gesto, il vostro.”
“Anche il tuo. Grazie di nuovo per averci dato questa possibilità.”

Max sorrise mentre stringeva la mano di Erik, posta sulla sua spalla em tre il scritto era in piedi dietro di lei, e Alexis la imitò mentre si sfiorava distrattamente il pancione con le dita:

“Sarete magnifici. Allora, avete pensato ad un nome? Sappiamo che è un bambino già da un po’, ormai, e sono curiosa.”
“Mi piacerebbe chiamarlo Dorian, come mio padre.”

“Beh, è un bel nome, mi piace. Sono certa che Dorian sarà molto felice, con voi due.”

La ragazza sorrise ai due, che ricambiarono prima che Erik parlasse:

“È quello che speriamo.”


*


Maxine sedeva sul divano tenendo – ancora non riusciva a crederci –  il piccolo Dorian in braccio, cullando dolcemente il bambino addormentato e sfiorandogli la piccola testa coperta dalla cuffietta.

“È bellissimo.”
Max sorrise, parlando con una nota di commozione nella voce mentre Erik sedeva accanto a lei, sistemandole un braccio intorno alle spalle per poi darle un bacio sulla tempia, annuendo mentre guardava il bambino a sua volta.

“Sì, lo è. Sei felice?”
“Mai stata così felice. Grazie per aver accettato di farlo.”  Max sorrise mentre si voltava verso di lui, baciandolo brevemente prima di tornare a rivolgersi al bambino. 

“Se ti avrebbe resa felice avrei fatto qualunque cosa, lo sai.” 

Erik sorrise e ripensò alle settimane precedenti, passate a comprare praticamente qualunque cosa per il bambino e a litigare su come sistemare la sua cameretta. 

Max non disse nulla, limitandosi a guardare Dorian, e Erik aggrottò leggermente la fronte mentre le si rivolgeva:

“Max? Max, stai piangendo?!”
“No.” Maxine scosse il capo, anche se aveva effettivamente gli occhi lucidi, e parlò con una voce rotta che Erik non le aveva mai sentito:

“È solo che vorrei che fossero qui anche loro. Vorrei che ti avessero conosciuto, o che potessero vedere il bambino adesso.
“… Lo so amore. Anche a me manca mio padre. Ma non sarai mai più da sola, ok? Avremo una famiglia così grande che non sapremo dove mettere tutti i nostri marmocchi, che saranno iperattivi come la loro fantastica mamma.”

Erik l’abbracciò e la strinse e Max tutto sommato sorrise, annuendo prima di sollevare Dorian e dargli un bacio sulla fronte, promettendogli silenziosamente di amarlo tanto quanto l’aveva amata sua madre. 


*


“Guarda Dorian, c’è lo zio Hunter! E ha portato le lasagne, vogliamo molto bene allo zio Hunter, sai?”

Max sorrise, dando un bacio sulla guancia del bambino che teneva in braccio mentre accoglieva Hunter che sorrise mente depositava la teglia sul tavolo.

“Ho pensato che vi servissero energie per stare dietro ad un bambino.”
“Oh, non è un problema, adoro fare la mamma! Vero piccolo? La mamma adora stare con te!”

Max rivolse un’occhiata adorante al figlio, che per tutta risposta sfoggiò un sorriso sdentato che la fece sciogliere come neve al sole. 

“Posso tenerlo?”
“Ma certo! Però fai attenzione.”
“Guarda che l’imbranata sei tu, non io!”  Hunter alzò gli occhi al cielo mentre prendeva il bambino, che per un attimo sembrò preoccupato nel vedersi strappato dalla madre, ma poi trovò molto interessanti i capelli di Hunter e iniziò a giocarci.

“Sarà un mammone di prima categoria… lo stai già viziando?”
“Ovvio, ma non è solo colpa mia, anche Erik, sua madre, Audrey e Penny fanno il loro! Vero Dorian? Chi è il bambino più bello?”

Max riprese a parlare con tono zuccheroso al bambino, che sorrise alla madre mentre Hunter alzava gli occhi al cielo, chiedendosi perché tutti sembravano rimbambirsi di fronte al bambino. Non che a lui non piacesse Dorian, ma da lì a diventare un idiota… 
No, lui non si sarebbe mai rimbambito di fronte ad un bambino, figuriamoci.


*


“Stavo pensando a quando potremmo iniziare a provarci… Adesso Dorian ha sei mesi, se restassi incinta tra altrettanto tempo o giù di lì lui e il nuovo arrivato avrebbero circa due anni di differenza.”

Max parlò con tono pensieroso mentre dava il biberon a Dorian ed Erik, seduto di fronte a lei, annuì distrattamente mentre faceva colazione:

“Sì, mi sembra ottimo… prima sarebbe un po’ complicati averne un altro, con lui così piccolo.”

Max annuì, e per una volta sembrò che fossero riusciti a trovarsi d’accordo su qualcosa senza aver bisogno di ricorrere ad alcuna discussione.


Tre settimane dopo, Max era incinta.


“Per la barba di Merlino, mai una volta che qualcosa vada secondo i piani…”
“Ian, avrai un fratellino, sei contento?!”


*


“Ma perché sono sempre così stanca di recente… io non sono mai stanca!”
Max sospirò gravemente mentre Erik la conduceva dolcemente verso la camera da letto, parlando dopo averle dato un bacio sulla testa:

“È normale, tesoro… Porto Dorian da mia madre mentre vado al lavoro, tu riposati, ok?”
“Non fare troppo tardi.”

Max annuì mentre s’infilava sotto le coperte, aggrottando leggermente la fronte mentre il marito faceva per uscire dalla stanza: 

“Com’è che sai sempre cosa è normale e cosa no, cosa fare o cosa no quando quella incinta sono io?!”
“Perché sto leggendo “Che cosa aspettarsi quando si aspetta”, uno di noi lo deve pur fare!”


*


“No.”
“Ma Erik!”
“No.”
“Ma mancano due settimane!”
“Non è strano entrare in travaglio in anticipo, Max, è troppo rischioso.”
“Ma io voglio farlo!”
“Non mi interessa, non decidi solo tu se sei incinta di nostra figlia!”

“Ma io voglio andare al Luna Park con gli altri!”
“E ci devi andare proprio ADESSO?!”
“Sì! Ti prego, ti prego, ti prego…” Max sfoggiò la sua espressione più implorante e Erik, alla fine, sbuffò, sollevando le braccia in segno di resa mentre Dorian, seduto sul seggiolino, mangiava del gelato, soddisfatto di farlo da solo.

“Va bene, ma non andrai sulle montagne russe o cose simili. E Dorian starà da mia madre.”
“Sì! Grazie amore!”
“Tanto ci saresti andata lo stesso…”




Fu così che un paio di giorni dopo andarono effettivamente al Luna Park con gli altri, ed Erik ebbe l’impressione che la moglie fosse entusiasta tanto quanto Henry ed Eurus, mentre Zephiros era rimasto a casa come Dorian.

Non stettero insieme per tutto il tempo, incontrandosi di sfuggita tra una giostra e l’altra, e vedendola divertirsi Erik si convinse che sarebbe andato tutto bene. Ameno finché non vide Faye correre verso lui e Quinn gridando che si erano rotte le acque.

“LO SAPEVO! Max, sei un caso perso!”
“Azzardati anche solo a pensare “te l’avevo detto” e chiedo il divorzio, Murray!”

“Sta’ zitta e andiamo in ospedale, litigheremo strada facendo!”

“Bene!”
“Benissimo!”


*



“Allora piccola Harmony, secondo te cosa sta combinando la mamma in garage? Andiamo a vedere?”

Erik diede un bacio sulla testa bionda della figlia, che stava in braccio al padre con il ciuccio in bocca, mentre scendeva le scale che conducevano al garage. Fece per entrare ma trovò la porta bloccata dall’interno, e sentendo dei rumori metallici poco rassicuranti il mago aggrottò la fronte prima di bussare:

“Max? Che cosa stai facendo?!”

I rumori cessarono di botto, e dopo qualche istante la porta si aprì di pochi centimetri, permettendo a Max di sbirciare dall’interno:

“Che succede? Uno dei bambini sta male?!”
“No, sono solo venuto a controllare che cosa stai facendo, Dorian dorme. Sul serio, che cosa stai facendo?”

“È un segreto, tu non puoi entrare. Ciao patatina, finisco qui e poi vengo a riempirti di coccole!”
Max rivolse un sorriso dolce e un’occhiata adorante alla figlia, ma chiuse la porta in faccia al marito subito dopo, impedendogli di entrare.
Erik, che non aveva nessuna voglia di discutere, sbuffò ma girò sui tacchi e si allontanò, decidendo di lasciar perdere: quando sua moglie si intestardiva su qualcosa, era meglio fare così e stare in silenzio.


L’Auror potè scoprire di cosa si trattasse un paio di mesi più tardi, quando Max lo portò entusiasta in garage e gli mostrò la motocicletta che aveva messo a nuovo per lui, asserendo che ora “potessero andare in giro in moto insieme”. 
Erik non disse nulla, ma la baciò quasi con foga e questo a Max bastò.


*


“Max, che cos’è quello?!”
“Un cane!”
“E perché è qui?!”
“Perché lo abbiamo adottato!”
“E perché io non ne sapevo nulla?!”
“Perché l’ho deciso stamattina!”

“Max, non puoi adottare ogni creatura abbandonata e ferita che vedi! Abbiamo due figli abbastanza piccoli, un Demiguise, sei incinta e prendi anche un cane?”

“Ma guarda che musetto carino…” Max sfoggiò la sua espressione più implorante e sollevò il cucciolo di Golden Retriever, che rivolse ad Erik un’occhiata quasi malinconica. Lo faceva apposta o era il suo sguardo ad essere semplicemente così? 
Erik non lo sapeva, ma in effetti un po’ di tenerezza gli fece, senza contare che Dorian gli stava saltellando intorno implorandolo di tenerlo… e se a Max riusciva a dire di no, lo stesso non si poteva dire dei suoi figli.

“… Va bene. Maschio o femmina?”
“È una femmina, e abbiamo deciso di chiamarla Astrid!” Max sorrise e Dorian esulto, abbracciando il padre per la vita e ringraziandolo mentre Erik alzava gli occhi chiari al cielo:
“Ma certo, io non ho diritto di replica neanche sul nome, quando mai…”

“Non rompere, per Harmony ti ho permesso di contestare, anche se poi alla fine ho scelto io!”


*


“Mamy, posso un po’ di pasta al forno?”
“Certo amore, tieni.” Max sorrise dolcemente a Selene, dandole un po’ di pasta al forno dal suo piatto mentre Erik imboccava il piccolo di casa, Jared. Lo stesso Erik che scoccò un’occhiata velenosa alla moglie, che anche dopo tutti quegli anni perseverava a non condividere il cibo con lui, ma solo con i figli o i nipotini. Anzi, spesso e volentieri era lei a rubarne a lui.

“Che c’è tesoro?”  Max rivolse un’occhiata innocentemente confusa al marito  che sbuffò prima di scuotere il capo e tornare a concentrarsi sul figlio minore con un borbottio:
“Niente. Sei proprio una strega.”


*


Erik si era lasciato cadere sul letto, esausto dopo una lunga giornata di lavoro e aver messo a letto tutti e quattro i figli. Max, che era appena tornata dopo aver portato a spasso Astrid e aver dato da mangiare ad Atena, la gattina che aveva adottato un anno prima, lo raggiunse con un sorriso sul letto e, dopo esserglisi salita a cavalcioni come quando lo aveva baciato per la prima volta, iniziò a disseminargli baci sul viso e sul collo.

“Erik… ne voglio un altro.”
“Max, ti prego, Jared ha quattro mesi, aspettiamo un po’…”
“Ma potrebbe volerci del tempo, conta anche i nove mesi di gravidanza, e non ringiovaniamo con il tempo!”

“Guarda che ho 36 anni e tu 34, non siamo vecchi! Tesoro, a 30 anni mi sono sposato, a 31 abbiamo adottato Dorian, a 32 è nata Harmony, a 34 Selene e Jared pochi mesi fa… Direi che abbiamo corso abbastanza, no?”
“Sì, ma io voglio altri due bambini e non voglio averli da vecchia! Ti prego… tu vuoi vedermi felice, vero?”

Max gli rivolse un’occhiata implorante prima di tornare a baciarlo e Erik, sospirò, annuendo distrattamente mentre le accarezzava la schiena con una mano.

“… Sì, certo. E va bene, possiamo iniziare a riprovarci…”
“Grazie amore!”  Max sorrise allegra e fece per scendere dal letto per mettersi il pigiama, ma Erik l’afferrò per un braccio, rivolgendole un’occhiata di sbieco:

“Che fai, adesso te ne vai? Non penso proprio, Signora Murray.”


*


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Selene, Image and video hosting by TinyPicJared, Image and video hosting by TinyPicEris Image and video hosting by TinyPice Damon MurrayImage and video hosting by TinyPic 


“Non posso credere che anche tu vada ad Hogwarts piccola, ci mancherai da morire.”
Erik sospirò mentre abbracciava la secondogenita e Max, invece, faceva le ultime raccomandazioni a Dorian tenendo il piccolo Damon in braccio:

“Allora, mi raccomando, devi scoprire tutti i passaggi segreti che l’anno scorso non hai scovato, e anche scoprire la posizione delle altre Sale Comuni, mi sono sempre chiesta come diamine fosse quella di Corvonero…”

“Tranquilla mamma, le troverò! L’anno scorso ho trovato quella di Tassorosso.”
Dorian sorrise allegro e la madre annuì, sbuffando appena:

“Già, i Tassorosso si sono accaparrati il posto vicino alle cucine, e poi c’è chi ha il coraggio di chiamarli cretini!”

“La mamma ha detto una parolaccia!”  Eris indicò la madre con aria concitata, e Erik alzò gli occhi al cielo prima di sollevare la figlia e assicurarle che la madre scherzava.

“Ops… beh, in ogni caso, divertitevi ragazzi!” Max sorrise e abbracciò entrambi i figli, mentre Selene si lamentava di voler andare con Harmony per poi abbracciare la sorella maggiore a sua volta.

“Ciao!”
“Ci mancherete!”
“Mamma, impara a cucinare mentre non ci siamo!”
“Mandateci foto di Damon che cresce ogni tanto, altrimenti non lo riconosceremo più una volta tornati!”

“Dorian mi ha davvero detto di imparare a cucinare?! Sta delirando!”
“Forse nutre ancora qualche speranza, poverino. A tal proposito… ragazzi, troviamo lo zio Hunter e la zia Penny e andiamo a fare merenda con loro.”

Erik prese Jared per mano e si allontanò insieme a lui e ad Eris, mentre invece Max continuava a guardare il treno allontanarsi con un che di malinconico nello sguardo.
Venne però riportata alla realtà dalla voce di Selene, che la chiamò e le sorrise mentre le porgeva la mano:

“Andiamo mamma?”
“… Sì, certo tesoro. Andiamo a cercare lo zio Hunter, chissà che non abbia fatto qualche torta…”

La strega strinse la mano della figlia e si allontanò insieme a lei, seguendo il resto della famiglia lungo i binari.
Ora che aveva lasciato alcuni dei suoi figli per guardarli andare ad Hogwarts, si sentiva finalmente più che mai vicina a sua madre.







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Angolo Autrice:

Salve a tutte! 
Avrei dovuto scrivere la OS dei Raphisse, ma ieri mi è venuta ispirazione per loro due ed eccoci qui…
Spero che vi sia piaciuta, grazie per le recensioni e ci sentiamo in settimana con l’ultima OS della raccolta!
Signorina Granger 

   
 
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