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Autore: Moriko_    21/10/2018    1 recensioni
[Writober 2018]
Sulla scia dei prompt offerti quest’anno, un’altra raccolta di brevi storie sui personaggi dell’Universo 10.
1. Invito. [Gowasu, Zamasu - pre Super]
2. Nuvole. [Cus]
3. Insonnia. [Zamasu, Rumsshi]
4. Segreti. [Zamasu (Black)]
5. Futuro. [Cus, Rumsshi, Gowasu, Zamasu - pre Super]
6. Colazione. [Gowasu, Zamasu]
7. Vento. [Lilibeu]
8. Statua. [Rumsshi]
9. Lettere. [Gowasu]
10. Diversità. [Cus, Rumsshi - Gowasu, Zamasu]
11. Caffetteria. [Gowasu, Zamasu]
12. Viaggio. [Jilcol]
13. Quadro. [Jirasen - pre Super]
14. Cucciolo. [Black, Zamasu]
15. Labbra. [Cus, Gowasu]
16. Shopping. [Gowasu]
17. Promessa. [Gowasu, Black - What if?]
18. Ago e filo. [Murisarm]
19. Rubare. [Napapa, Methiop - post Super]
20. Selfie. [Gowasu, Zamasu]
21. Chiave. [Gowasu, Zamasu]
22. Ombre. [Jium]
23. Dormire. [Rubalt]
24. Appunti. [Zamasu - pre Super]
25. Calze. [Cus]
26. Titolo. [Zamasu]
27. Paradiso. [Rumsshi, Cus - linea temporale alternativa]
28. Sciarpa. [Murichim]
29. Colla. [Cus]
30. Matrimonio. [Obuni]
31. Halloween. [Cus, Rumsshi, Gowasu, Zamasu]
"Zamasu sapeva fin troppo bene che la figura dello zombie era solo un’invenzione dei mortali, creata per affrontare con maggiore determinazione la morte… perciò, in quel momento, aveva l’animo sereno."
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Black Goku, Gowasu, Zamasu
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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A/N: Ciao, ben ritrovati con la ventunesima storia del Writober: “Chiave”.
Come ho scritto nelle note finali della storia precedente, le chiavi possono essere sia quelle fisiche, ma anche quelle della mente. E, oggi, la mia storia si concentrerà sul secondo concetto.
Anche questa volta, i protagonisti saranno Zamasu e Gowasu (perché… sì, su queste tematiche un po’ “complesse” loro sono perfetti), quindi non ho nient’altro da aggiungere.
E così, come al solito vi auguro buona lettura.





Chiave.



Ognuno di noi nasconde dei segreti nella propria mente. Idee, concetti, parole ancora non dette… delle quali non si possiedono le chiavi per svelarne il loro contenuto. A volte ci è difficile trovare quella giusta per poter comprendere i pensieri di chi ci sta di fronte.
Spesso l’anziano Kaiōshin ci riflette su, ogni volta che il suo sguardo si rivolge verso la figura del suo discepolo.
E se anche lui, in fondo, pensasse a qualcosa che non ha ancora detto e che io non riesco ancora a decifrare?
Da maestro, il suo maggior timore è proprio quello di non riuscire a trovare quella chiave per comprenderlo appieno.
E teme di sbagliare, di arrivare al punto di scontrarsi con lui proprio per parole che non ha ancora ascoltato - o che, per meglio dire, ha fatto passare in secondo piano, bollandole come qualcosa di passeggero e che il suo discepolo, mai più, pronuncerà nel resto della sua vita.

Da alleato, Gowasu ha paura che le chiavi che sta usando per sondare la mente del suo pupillo non possano essere quelle giuste e, anzi, col tempo possano risultare anche abbastanza ingombranti.
Più volte ha cercato di prevedere i suoi sentimenti e le sue reazioni nei confronti dei mortali, per capire se essi lo avrebbero portato, in un vicino o lontano futuro, a compiere azioni indegne di una divinità del loro calibro.
Ma dall’altra parte tutto sembra tacere, mascherato da quel perfetto sorriso senza quelle sfumature negative che, invece, potevano aiutarlo a decifrare le sue reali intenzioni.
Zamasu sembra essere enigmatico anche in questo: di fronte al suo silenzio, forse, bisogna cambiare strategia e usare un grimaldello.

Da amico… anzi, quasi da padre, il vegliardo cerca di provare tutte le chiavi che ha nel suo mazzo per condurre Zamasu su quello che, per lui, sembra essere il percorso giusto. Cerca di non arrendersi di fronte a quella che non vuole considerare come un’evidenza, quella prova che invece farebbe meglio a tenere in considerazione quando deve discutere con il giovane sul perché loro, proprio loro, devono semplicemente supervisionare le azioni dei mortali, senza mai intervenire.
… Perché quello è il compito dell’Hakaishin, giusto?
Ma il Kaiōshin non riesce a comprendere che è proprio quello il punto cruciale della questione: avere un collega che, allo stato attuale delle cose, non sa svolgere con adeguatezza il suo lavoro. Così continua a far finta di niente, a sorvolare su quella questione che, invece, dovrebbe ben tenere in mente: il loro compito è quello di osservare e mai agire, e loro devono continuare su quella strada… senza rendersi conto che, nel frattempo, quei cupi pensieri del suo discepolo stanno creando una voragine, modificando la serratura del suo cuore in modo tale che, ad un tratto, la chiave che sta utilizzando per comprenderlo rischia di non entrarci più.

Perché, si sa. Se non si arriva a conoscere bene una persona a noi cara, si arriva a quel rischio peggiore che possa capitare a qualcuno nella vita: diventare un estraneo.




A/N [Ovvero: angolo di una piccola pinguina nelle vesti di scrittrice.]
A conclusione di questa storia riporto, come ho già fatto qualche volta, una citazione: “La parola è una chiave, ma il silenzio è un grimaldello.” (di Gesualdo Bufalino). Ammetto di averla utilizzata e implicitamente inserita nel testo perché, sì: a volte dietro ad un silenzio possono nascondersi i veri sentimenti della persona che ci sta di fronte… e quindi, in quei casi, una semplice chiave non basta.
Detto questo, ci vediamo domani con la ventiduesima storia, “Ombre”. E quindi… già potete immaginare chi sarà il protagonista della prossima ff! :D
--- Moriko
   
 
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