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Autore: Hebi_Grin    21/10/2018    1 recensioni
Ambientata durante l'infanzia. Takasugi ha il raffreddore; Katsura passa del tempo con lui.
«Tu non hai che da biasimare te stesso per esserti raffreddato, col tuo vizio di asciugarti all'aria indossando solamente uno yukata dopo aver fatto il bagno la sera».
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kotaro Katsura, Takasugi Shinsuke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Erano, letteralmente, anni che non scrivevo fanfic. Questa è la mia prima storia in questo fandom. Prima perché è fondamentalmente un auspicio a me stessa di continuare a scrivere; non saprei se per voi possa dirsi un grande affare, LOL! È qualcosa di molto diverso da ciò che di solito scriv(ev)o, molto meno "elaborato" e molto più semplice. In genere ero "tutta introspezione e pochi fatti", qui esattamente il contrario, ma ne avevo bisogno. Spero vivamente di non aver fatto disastri, specialmente con le caratterizzazioni (detesto l'OOC), non avendo ancora una piena e totale conoscenza dell'opera (non l'ho ancora finita, pur essendomi spoilerata il mondo). Idem per la grafica. Non ricordavo assolutamente come pubblicare. Ho fatto del mio meglio per trovare un titolo in stile Gintama, non so con che risultati. :"
Se avrete la pazienza di arrivarci, ci sono due righe di NdA anche alla fine, per non anticipare nulla qui. 
E niente... Buona lettura!




 

Esser stato malato non è una buona scusa per non aver fatto i compiti se poi vai a divertirti!

 

 

Il bambino si trovava sul futon sotto i molteplici strati di coperte nonostante fosse mattinata inoltrata. Poteva avvertire chiaramente il calore del sole colpirlo fin sotto le pesanti e strette – troppo strette – coperte.

Gonfiò le guance, rosse per il calore, sbuffando mentre fissava il soffitto. Persino la farfalla che si librata nella stanza e che per qualche minuto l'aveva intrattenuto, permettendogli di assistere alla sua delicata danza come unico spettatore, aveva nuovamente trovato la via verso l'esterno attraverso lo shouji semiaperto e lasciato nuovamente solo e annoiato.

 

«Non puoi venire a lezione con questo raffreddore, Shinsuke! Finirai per contagiare i tuoi compagni! Ti prometto che se oggi riposi abbastanza domani starai meglio» gli aveva detto Shouyou-sensei dopo aver sentito l'ennesimo starnuto in pochi minuti e misurato il calore emanato dalla sua fronte col palmo della mano, sentenziando senza diritto di appello che Takasugi Shinsuke quel giorno sarebbe stato assente a lezione, che era ammalato e sarebbe dovuto rimanere sotto le coperte. Lui stesso si era occupato di rimboccarle al bambino, che ora si trovava stretto in quella morsa, in preda alla noia e al caldo.

Come poteva il corpo tradirlo in questa maniera proprio alla vigilia del primo festival estivo?!

 

*

 

«Ti ho portato degli onigiri».

Voltò lo sguardo verso il bambino che, da poco terminato l'orario della lezione, aveva appena varcato la soglia dello shouji, e che ora procedeva con passo leggero e portamento dignitoso verso di lui, sedendosi in seiza vicino al compagno posando tra di loro un piatto con le vivande mentre in lontananza si potevano sentire i colpi delle bokken provenienti dal dōjo.

«Ti ammalerai anche tu se mi stai tanto vicino, Zura!» disse starnutendo per la ventisettesima volta da quando il sensei gli aveva imposto il riposo.

«Non è Zura, è Katsura» lo corresse immediatamente, compassato. «Stai tranquillo, il mio corpo è piuttosto resistente alle malattie».

«Ohi! Stai insinuando che il mio sia debole?!».

Katsura sorrise, divertito, allo sbottare dell'altro bambino di cui riusciva a vedere solo la testa spuntare fuori dal futon e il suo corpo provare ad agitarsi furiosamente nel tentativo di svincolarsi da quell'ammasso di coperte chiaramente troppo strette.

«No, semplicemente il mio sistema immunitario è più forte degli altri. Tu non hai che da biasimare te stesso per esserti raffreddato, col tuo vizio di asciugarti all'aria indossando solamente uno yukata dopo aver fatto il bagno la sera».

Takasugi sbuffò pesantemente, voltando lo sguardo dal lato opposto, nascondendo il volto all'altro tossicchiando. «Mi piace star comodo...» mormorò in tutta risposta, con un tono a metà tra lo stizzito e l'imbarazzato tipico di chi sa di esser stato colto in fallo.

«Ah, sì. Sembri proprio star comodo anche adesso! Immagino ne sia valsa la pena».

Un sorrisetto comparve sul volto di Katsura mentre annuiva, con le braccia incrociate e gli occhi socchiusi; l'altro si agitò ancora una volta sotto le coperte per allentarne la stretta.

Inutile. Shouyou-sensei doveva averle incastrate per bene per evitare che provasse a sgattaiolare.

L'odore degli onigiri – che, doveva ammetterlo, parevano deliziosi – gli riempiva le narici mentre il suo stomaco cominciava a brontolare. Posò nuovamente la nuca sopra il cuscino e la sbatté contro alcune volte nervosamente prima di lasciar andare un lungo sospiro. Prese fiato e si mordicchiò il labbro inferiore, ingoiando l'orgoglio.

«Aiutami», disse mascherando la richiesta con un colpo di tosse.

Katsura sbatté le palpebre alcune volte, sorpreso, e nonostante alle sue orecchie la voce fosse giunta flebile, aveva sentito perfettamente cosa Takasugi aveva detto, e cosa non aveva detto. A quanto pareva, l'amico mancava completamente di buone maniere.

«Non è il modo più appropriato di fare una richiesta, questo.»

«Aiutami o non potrò mangiare gli onigiri, e me li avrai preparati e portati per nulla», gli disse guardandolo fieramente negli occhi, incontrando quelli inflessibili dell'altro, che manteneva il corpo immobile alla richiesta.

Era troppo. Chiedere il suo aiuto aveva già richiesto di sacrificare una buona parte d'orgoglio, ma la fame si faceva sentire sempre maggiormente, e l'odore degli onigiri che l'altro aveva – ne era certo, in modo strategico – posizionato a fianco alla sua testa gli fece per un attimo pensare che l'orgoglio avrebbe avuto un sapore migliore da ingoiare assieme al cibo.

«Per favore...» disse con un fil di voce tossendo nuovamente, chiudendo gli occhi e stringendo i pugni al riparo dalla vista altrui, sperando fosse abbastanza soddisfatto e non doverlo ripetere.

Aprì gli occhi quando sentì degli strattoni al lato delle coperte, realizzando che evidentemente era stato sufficiente, e subito cercò di farsi spazio con le braccia per aiutarlo dall'interno. Tirò un sospiro di sollievo, quando sentì abbastanza spazio per muoversi e persino trascinare il busto fuori dalle coperte per mettersi seduto. Immediatamente la sua mano si mosse per afferrare un onigiri, mangiandolo avidamente.

«Che fortuna che sia questo il tuo piatto forte, se mi avessi portato minestra di riso sarei stato peggio: quei piatti da malato fanno sentire ancora più ammalati».

Katsura sorrise appena, consapevole che quello sarebbe stato quanto di più simile a un ringraziamento avrebbe ricevuto. Attese silenziosamente che l'altro finisse di mangiare prima di far scivolare dall'apertura del kimono il libro dalla copertina verde, posandolo aperto sopra le proprie gambe e cominciando a leggere a voce alta, mentre Takasugi lo osservava interrogativo. Katsura interruppe la lettura, sorridendogli leggermente.

 

«Per domani sarai nuovamente in forze, ma Shouyou-sensei non ti farebbe andare al festival senza essere in pari con lo studio, no?»

Takasugi ricambiò il sorriso e mai come quel pomeriggio ascoltò le parole del compagno, ascoltando l'intera spiegazione della lezione, fino all'ultima sillaba.

Per un festival, questo e altro.

 

 


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Commenti finali: 
Lo ammetto. Shippo questi due, anche se chiaramente non da bambini come in questo caso. 
E mi diverte pensare a Katsura come una "mammina" (?) che si mette a fare cose del genere, sia tener compagnia a un raffreddato che esortare a stare al passo con lo studio. Allo stesso modo, mi piace pensare che l'abitudine di Takasugi di indossare ben poco vestiario abbia qualche radice nella sua infanzia. 

 

   
 
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