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Autore: Himeno    21/10/2018    4 recensioni
La vita continua ma questa volta i protagonisti nn saranno quelli che conosciamo noi ma i loro figli che dovranno salvare Wonder da un triste destino. Spero che gradirete questa ff come il suo precedente "Amore Eterno" baci da BlackRose91^^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amore Eterno'
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Capitolo 20

 

 

L’astronave atterrò senza problemi poco fuori la capitale del pianeta. Il fatto che alla guida ci fosse Poomo invece che delle principesse pasticcione aiutava molto.

C’era un vero e proprio parcheggio per le astronavi di ogni dove e ci volevano solo una decina di minuti a piedi per raggiungere il cancello principale per Brillatrix, la capitale di Vinus.

Varcata la soglia del cancello, i ragazzi ammirarono lo splendore dei palazzi e dei negozi di ogni genere. Certo che passare da una giungla senza elettricità a una città lussuosa era un bel salto di qualità. Non che la cultura selvaggia gli sia dispiaciuto ma rimanevano comunque dei reali abituati alla vita di castello.

-Wow! Che meraviglia! Guardate che bel vestito laggiù!- esclamò Desideria guardando con gli occhi a cuoricino un negozio di sartoria alla loro sinistra. Eh sì, tale madre tale figlia. In quel momento sembrava Rein in uno dei suoi attacchi di shopping compulsivo.

Smeralda guardò sua sorella con un sorriso comprensivo. Le fece ricordare qualcosa della loro infanzia. Alla differenza tra loro.

 

*Flashback*

 

-La principessina Desideria è così carina nel suo abito viola, non trovate?-

-Ha un aspetto così regale, peccato per la sua sbadataggine-

-Di sicuro ha classe. Sia lei che sua madre hanno da sempre buon gusto in fatto di moda.-

-Già, peccato che anche la secondogenita non abbia ereditato il loro gusto estetico.-

Voci, voci ovunque. Smeralda non sopportava quelle stupide oche. Odiava le feste. Ci veniva solo perché c’era la sua famiglia. Non era colpa sua se non amava la moda, i bei vestiti e i gioielli. Non era per il lusso e preferiva di gran lunga la semplicità e la comodità. Per questo motivo portava sempre i capelli corti, era una tortura gestire quelli lunghi.

Pur avendo solo cinque anni, la piccola principessa era già argomento di qualche pettegola. Cercava di ignorarle ma era difficile. Le faceva male essere paragonata costantemente a sua sorella maggiore. Desy era così bella con i suoi fluenti capelli biondi e aveva due stupendi acquamarina al posto degli occhi che riuscivano ad incantare. Papà diceva che anche lei ero splendida. Per lui ero addirittura la più bella di tutte ma il suo giudizio era di parte. Pur essendo figlia di due persone attraenti come i suoi genitori, non si poteva definire alla loro altezza. Era la pecora nera della famiglia ma non ne andava fiera. A volte era davvero troppo invidiosa di sua sorella. Era la cocca di mamma, chiedeva sempre a lei consigli e anche di accompagnarla a fare shopping. Ovvio, Smeralda non le era mai utile in estetica. Ovvio che non le chiedesse a lei di accompagnarla. Ci aveva provato varie volte ma la piccola si annoiava a guardare metri di stoffa e pietre preziose così lasciò perdere.

La principessina si allontanò dalla sala e uscì in terrazza a guardare il cielo.

Lì poteva stare tranquilla per un po'. Ma dopo qualche minuto, il re riuscì a raggiungerla dopo aver affrontato varie chiacchiere diplomatiche.

-Che cos’hai, tesoro mio? So che non ami le feste ma magari la vicinanza di tua sorella e dei tuoi cugini può migliorare la tua opinione.- le disse suo padre guardandola.

-Non è questo. Non mi piace essere paragonata a Desy. So di non essere bella ed elegante quanto lei ma odio sentirmelo dire in continuazione- sospirò.

-Smeralda, tesoro, tu hai altre qualità. Ogni ragazza è speciale a modo suo. Solo perché non ti piace la moda non significa che tu sia meno bella delle altre. Non sei inferiore a nessuno, bambina mia. Sei mia figlia e forse proprio per questo ti piace fare più qualcosa di mascolino.-

A quelle parole, la bambina ebbe un sussulto. In effetti c’erano cose che amava fare ma per non dare dispiacere alla sua famiglia ha sempre cercato di tenerle nascoste. Guardò in faccia il padre interrogativamente.

-Come lo sai?-

Lui si chinò e l’abbracciò con tenerezza nascondendo tra le sue ciocche blu un sorriso.

-Mia cara, sono tuo padre. Ti ho sempre osservato e so cosa ti piace e non. Per me non c’è nessun problema, come non lo sarà per la mamma e per Desy. Ti vogliamo bene, fai quello che ti rende felice e saremo felici anche noi.-

Aveva visto come la sua secondogenita guardava il campo di allenamento dalla sua finestra. Aveva notato il suo visino illuminarsi ogni volta che vedeva la sua arma.

-Davvero, papà?- le uscirono le lacrime dagli occhi.

Le baciò la fronte e le porse un sorriso radioso. -Certo.-

-Potrò allenarmi con te e gli altri ragazzi, allora? Potrò avere una spada tutta mia?-

-Ovviamente! Avrai la spada più bella di tutte ma solo dopo che sarai diventata bravissima. Prima ti allenerai con le spade di legno, non si sa mai.-

-Uffa! E va bene.- sbuffò per poi lanciarsi di nuovo tra le braccia del re. -Ti voglio bene, papà!-

Bright la strinse a sé provando un amore immenso per la sua bambina. -Anch’io, mia principessa, anch’io.-

 

*Fine Flashback*

 

-Poomo, hai visto la localizzazione del diamante dal radar?- chiese Ruy.

-Certo, principe. Il radar dice che il diamante si trova a palazzo ma non sapendo com’è fatto all’interno non so dirti esattamente in quale stanza sia.-

-Allora sbrighiamoci a raggiungere il palazzo. Magari i sovrani e la principessa Debora sanno dove si trova il diamante rosso senza cercare troppo.- disse il principe dai capelli rossi.

-Dite che dovremo dirgli della nostra missione o tenerla segreta?- chiese Marion.

-Credo sia meglio dirgli tutto come abbiamo fatto sull’altro pianeta. E’ inutile cercare di non far preoccupare nessuno. Se non è già giunta la notizia da Wonder, scopriranno comunque della minaccia imminente nell’universo. E’ un problema di tutti quindi dovranno collaborare.- disse Smeralda.

-Hai ragione.- annuì la cugina.

-E poi sono convinto che non solo Wonder sapeva di questa minaccia. Qualche altro pianeta potrebbe averlo saputo prima di noi.- disse Ruy.

-Come ad esempio sul pianeta di questo nuovo Eclipse. A meno che non avesse spiato al nostro castello è possibile che sapesse della profezia già da prima.- disse Marion.

-Giusto.- assentì il fratello.

Dopo qualche minuto raggiunsero il confine del palazzo reale dove c’erano due guardie ad attenderli.

-Salve. Avete bisogno di qualcosa, giovani stranieri?- chiese uno di loro con cortesia.

-Buongiorno. Perdonate il disturbo ma avremo bisogno di parlare con i sovrani. Siamo il principe e le principesse del pianeta Wonder, è una questione di grande importanza.- disse il ragazzo mostrando la carta d’identità che dimostrava il suo sangue blu.

Le guardie li osservarono per poi annuire. Chiamarono un’altra guardia all’interno e gli chiesero di accompagnare i ragazzi al cospetto del re e della regina.

Dopo aver ringraziato, i giovani reali seguirono la guardia tra i vari corridoi fino ad arrivare di fronte a un enorme portone di legno e oro.

La porta si aprì e il servitore presentò gli ospiti ai sovrani.

-Il principe Ruy insieme alle principesse Marion, Desideria e Smeralda di Wonder e al loro strano... animaletto chiedono di poter parlare con voi, Altezze Reali.-

Alla parola animaletto, Poomo guardò malissimo l’uomo e borbottò tutto il suo malcontento finché non fu zittito da Desy.

-Prego, accomodatevi.- rispose il re con la sua voce tonante.

I ragazzi osservarono con attenzione i regnanti che avevano di fronte. Non sembravano avere più di quarant’anni ma erano ancora entrambi dotati di gran fascino. Il re aveva i capelli biondi come li aveva sua figlia Deborah e gli occhi grigi come un cielo in tempesta mentre la regina era una deliziosa donna dal viso a cuore con capelli e occhi castani. Sembravano entrambi brave persone e sentendo le voci in paese, re Byron e la regina Cecille erano ben amati dal popolo. I giovani reali speravano che potessero aiutarli.

-Perdonate il disturbo, Vostra Maestà. Non saremo venuti qui se non fosse una questione molto delicata e urgente.- disse Marion inchinandosi insieme agli altri.

-Alzatevi, ragazzi. Spiegateci pure il vostro problema e se sarà in nostro potere saremo lieti di aiutarvi.- disse la regina Cecille.

Ma prima che iniziassero a raccontare, la porta si aprì di botto alle loro spalle ed entrò un vero e proprio tornado.

-Ho saputo dalle guardie che eravate arrivati! Sono così contenta di vedervi!- disse Deborah abbracciando con slancio Smeralda che ricambiò con vero piacere.

-Ma figliola! Ti sembra il modo di entrare questo?- la rimproverò il padre.

Lei si staccò facendo una linguaccia.

-Mi spiace, padre. Non sono riuscita a contenere la felicità di rivedere i miei amici.-

-Cosa devo fare con te!- alzò gli occhi al cielo il sovrano per poi guardare sua moglie comprensivo.

-E’ anche colpa mia, zio. Non sono riuscita a fermarla.- irruppe una voce maschile che fece arrossire in maniera sospetta la principessa della Luna. Tutti si girarono e videro il principe Alam di Lunaria che li osservava con uno sguardo impassibile. O almeno così sembrava. Senza che potesse evitarlo, andò a guardare in particolar modo la principessina Marion. Dal momento che i loro occhi si incontrarono fu come se una scarica elettrica attraversasse entrambi. Questo non sfuggì al fratello di lei che si mise in mezzo ai due e fece un inchino per salutare entrambi i nuovi arrivati.

-Principe Alam, Principessa Deborah, è un vero piacere rivedervi.-

Il principe dai capelli argentei ricambiò l’inchino mentre la cugina sorrise imbarazzata.

Smeralda li osservò e subito le fu chiara una cosa.

Ne vedremo delle belle”

 

-Fine… Fine… sorellina svegliati!- la chiamò Rein scuotendola con delicatezza per non farle male.

-Lasciala tranquilla, figliola. Lo shock è stato devastante per lei, povera cara.- disse la regina Elsa mettendo una mano sulla spalla della figlia.

-Come è potuto accadere? Non pensavo che Shade fosse così debole da lasciarsi comandare dal potere oscuro.- irruppe la voce irritata di re Tolouse.

-Caro, ti prego. Non sappiamo come sono andate le cose ma comunque ricordiamoci che il male sa essere davvero forte.- disse la moglie.

La rossa dopo un po' si svegliò e si guardò intorno. Quella non era la sua stanza. Ma non appena la nebbia del sonno la abbandonò, la consapevolezza attraversò la sua mente. Shade… il suo amato era vittima dell’oscurità. Questa non ci voleva. Con un regnante dalla parte del male, il popolo era ancora più in pericolo. Le lacrime ritornarono a far capolino dai suoi occhi tristi e amareggiati.

-Oh no, Fine, ti prego. Calmati. Non crollare di nuovo.- disse Rein abbracciandola. -Vedrai, troveremo una soluzione. A breve arriveranno i sovrani di tutta Wonder per decidere il da farsi e devi esserci anche tu. So che è doloroso ma abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile per salvare tutti noi e far tornare Shade il re da quattro soldi che amo punzecchiare.- disse l’azzurra cercando di sdrammatizzare un po'.

Le sue parole ebbero l’effetto desiderato e in pochi istanti, Fine si tolse con prepotenza le lacrime dagli occhi.

-Hai ragione.-

-Fine, tesoro, siamo ritornati dal nostro viaggio non appena abbiamo saputo. Abbiamo fatto in modo che anche Maria ricevesse il messaggio sul pianeta di sua cugina. Non dovrà assolutamente mettere piede nel regno della Luna finché Shade è in quello stato. E’ meglio che per il momento resti dove è.- disse Tolouse.

La rossa annuì. Era decisamente un bene che sua suocera fosse ancora in visita dalla parente. Non voleva pensare a cosa sarebbe potuto accadere se lei e Milky fossero state ancora a palazzo.

-E’ quasi ora dell’Assemblea. Preparati, sorellina. Io intanto ti precedo per accogliere i nostri amici.-

-Ok, Rein. Sarò pronta in tempo.-

Non poteva lasciarsi andare mai più all’angoscia. Lo doveva a Wonder e alla sua famiglia. E a Shade che, giurò a se stessa, avrebbe fatto tornare alla normalità.

 

Bene bene, i mocciosi erano sulle tracce del secondo diamante. Quanto odiava i sentimenti che li legavano. Quanto disgusto per l’amicizia e l’amore che aveva visto nella sala del trono. Presto avrebbero visto con i loro occhi quanto emozioni così positive potevano trasformarsi nel loro peggior incubo.

Si guardò intorno per poi adocchiare una cameriera con un vassoio di dolcetti in mano.

Presto ci sarebbe stata una festa al palazzo di Brillatrix e non potevano di certo mancare dei gustosi pasticcini al sapore di… malvagità.

A quel pensiero, l’uomo trattenne a malapena una risata.

In mezzo a quella dannata giungla aveva fallito ma stavolta sarebbe riuscito a liberarsi una volta per tutte di quei ragazzini.

 

 

Non ho parole per scusarmi. Credevo di fare prima del previsto, ne ero davvero convinta, ma come al solito si fa vivo un imprevisto che mi scombina tutto. Questo, come avete potuto vedere, è un capitolo transitorio, per prepararvi alla vera azione (per quel che riuscirò a fare). Probabilmente questo seguito conterà all’incirca lo stesso numero di capitoli di Amore Eterno ma non ne sono tanto sicura. Cercherò di non prolungarmi troppo e di non farvi aspettare altri dieci anni per la fine, ve lo prometto.

Detto ciò, a presto!

Himeno

 

   
 
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