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Autore: T612    22/10/2018    1 recensioni
1956, Russia, base operativa del KGB.
La nascita della leggenda della Vedova Nera e il Soldato d'Inverno all'ombra del Cremlino.
Ufficialmente gli eventi di quell'anno non si sono mai verificati, ufficiosamente gli eventi di quell'anno sono stati cruciali.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'M.T.U. (Marvel T612 Universe)'
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8 agosto 

L’aveva aspettato tutta la notte sul tetto, rabbrividendo al vento notturno dell’estate russa, mentre la consapevolezza che non l’avrebbe mai raggiunta si concretizzava ora dopo ora.
Si sentiva una stupida, sapeva che James non si sarebbe presentato, ma quel barlume assopito di speranza era deciso a non voler morire.
In ogni caso non sarebbe riuscita a chiudere occhio, nella sua mente continuavano a rincorrersi visioni nefaste, mentre il suo cervello si stava arrovellando senza sosta creando piani d’azione su misura contro ogni evenienza. 
Precauzione inutile visto che non poteva fare nulla per venire a conoscenza dei fatti.
Quando era tornata dalle prove in teatro, era stata scortata personalmente da Madame B fino alle docce. Si era fiondata sotto il getto d’acqua gelata, insensibile al freddo, mentre si scrostava il trucco scenico dal volto, il gesso dalle punte dei piedi e la lacca dai capelli. 
Si era rivestita in spogliatoio, aveva rimediato una canotta e un paio di pantaloncini infinitamente più comodi del tutù, per poi dirigersi alla mensa.
Aveva ritirato la cena, ingollando quel cibo insapore, unica commensale nella mensa vuota sotto lo sguardo vigile di due guardie armate.
Tali guardie l’avevano scortata alla sua stanza, non c’era nemmeno un’anima in giro per i corridoi… non si stupiva più di tanto, era notte fonda. Aveva aspettato il cambio delle guardie prima di fuggire dalla sua stanza, muovendosi silenziosamente nell’ombra, con l’intenzione di raggiungere il tetto dell’edificio. 
Era stata avvisata del pericolo imminente, sarebbe stato da incoscienti tentare l’evasione dalla sua finestra e sperava di trovarlo lì ad aspettarla… in caso contrario avrebbe avuto una scusa plausibile se qualcuno fosse andato a cercarla, l’accesso al tetto era sempre una delle sue poche libertà concesse.
Dopo ore seduta su quel cornicione, con il principio di un’alba mozzafiato all’orizzonte, stava valutando quante probabilità ci fossero di trovare James o la sua cella di collocamento all’interno del Cremlino… dopo mesi ignorava ancora dove fosse. 
Verso le sei del mattino un gruppo di furgoni varcò il cancello, decise volutamente di ignorare le persone che si riversarono all’interno della base, mise a tacere la sua curiosità, consapevole che quei puntini in movimento sul cortile erano lì per lei. 
Il tempo era scaduto, era arrivata la resa dei conti.
Non aveva dovuto attendere a lungo perché i cardini cigolassero alle sue spalle, la testa di Ivan Petrovich al centro del suo mirino, mentre il patrigno spazientito le chiedeva di abbassare l’arma, maledicendola e ammirandola allo stesso tempo nella sua bravura di non farsi mai cogliere di sorpresa alle spalle.
-Scendi, voglio farti conoscere una persona.
Aveva seguito il patrigno per i corridoi, non era riuscita a scucirgli nemmeno mezza informazione, ormai rassegnata a compiere quel salto nel buio completamente impreparata.
-Lui è Alexei Alanovich Shostakov. –proclamò il patrigno, indicandole un uomo in uniforme… non che servissero presentazioni, il suo volto era stampato sui manifesti di mezza Mosca.
Ivan lo presentò come la carta vincente di Madre Russia nella corsa allo spazio, mentre il suddetto interessato la scannerizzava dalla testa ai piedi. Natalia provò ribrezzo nell’identificare e catalogare quello sguardo, rendendosi conto che lei rappresentava la merce di scambio in quella trattativa.
-Ci aspettiamo grandi cose da voi due Natalia.
Alle sue orecchie risuonò molto come una minaccia.





Edit: 24/09/2019
   
 
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