Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    22/10/2018    3 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scontrarsi

 

Gli sguardi a palazzo erano allegri, rilassati. Contagiati probabilmente dal buon umore di re Lucifero, perfino i servi ridacchiavano mentre sbrigavano le faccende. L'allegria però lascio spazio allo stupore, e ad una lieve preoccupazione, quando comparve Keros. Usando il portale fra le mura dell'edificio, il principe si incamminò a passi decisi lungo il corridoio, diretto all'ufficio del sovrano. Si alzò un brusio fra i presenti, per via dell'espressione irata dell'erede al trono, per poi scendere il silenzio quando la porta fu spalancata in malo modo dinnanzi al re. Lucifero non si scompose, ordinò soltanto che lui ed il principe fossero lasciati da soli.

“Lo hai fatto apposta!” iniziò Keros, quando la porta dietro di sé fu chiusa dall'ultimo demone che se n'era andato.

“Di che parli?” rispose Lucifero, continuando a fissare uno degli schermi che aveva davanti e premendo tasti piuttosto distrattamente.

“Lo sai di che parlo!” quasi ringhiò il principe.

“Non mi fingo onnisciente, so di non esserlo, perciò no. Io non so di che parli".

“Lo sapevi che sarebbe successo. Lo hai fatto apposta per dividere me ed Ary! Non potevi farne a meno, vero? Non resistevi senza interferire nella mia vita!”.

Il re alzò un sopracciglio, perplesso. Scostò leggermente la sedia e, finalmente ignorando lo schermo, fissò Keros con aria interrogativa.

“Non fare finta di non capire!” inveì il mezzodemone “Tu hai sempre in mente qualche cosa di strano, non fai nulla per caso! Perciò lo so che lo hai fatto apposta e ora io…”.

“Io veramente non so di che parli" lo interruppe, con tono calmo, Lucifero.

“Leonore! Hai fatto un patto con lei!”.

“Ah, di questo parli. E che ci azzecca la storia tua e del tuo amante, perdonami?”.

“Doveva fare sesso entro l'alba! Il tuo potere! Il tuo fottuto potere! Lo sapevi che sarebbe successo! Sapevi che lei si sarebbe scopata uno di noi, che ci avrebbe spinti a tradire! Per un demone sarà anche normale scoparsi tutto quello che cammina e respira, anche se ha una compagna, ma per un umano no. O almeno così dovrebbe funzionare".

“Intanto il mio fottuto potere lo uso come mi pare" iniziò a spiegare il diavolo, sempre restando tranquillo “In secondo luogo, Leonore non era obbligata a farlo con qualcuno in particolare: poteva uscire di casa e scegliere chi voleva. Oppure restarsene in camera e non scopare affatto, annullando il patto. È stata una sua scelta, lei mi ha chiamato e supplicato di stipulare un patto per avere un bambino ed è così che funziona. Non posso inventarmi nuovi metodi".

“Potevi stare lontano, tanto per cominciare!”.

“Che tante storie fai per una scopata! Era sotto l'effetto del mio potere, i due umani si sono accoppiati. Punto. Basta. Non serve mica che…”.

“Lei ha fatto sesso con me!”.

“Che cosa?!”.

L'espressione del re mutò all'improvviso, così come il tono della sua voce. Una lieve scintilla rossa brillò fra le sue iridi ed agitò la coda, d'un tratto nervoso.

“Tu hai fatto in modo che io… Io ho tradito l'uomo che amo!” riprese Keros, muovendo le braccia in modo fin troppo esagerato “E per che cosa?! Per un cazzo di patto che tu hai convinto a fare perché…”.

“Ma che stai farneticando?!”.

“Ti avevo avvisato! Ma me lo dovevo aspettare. Tu… tu e la tua convinzione di sapere sempre cosa sia meglio per me! Sei entrato nel mio territorio! Dovevi farti i cazzi tuoi!”.

“TU dovevi farti i cazzi tuoi, ragazzino!” reagì il diavolo, alzandosi e frustando la coda, marcando con ferocia il “tu" iniziale.

“Io sto lavorando, Keros!” continuò a parlare, senza dare tempo al principe di ribattere “Tu, invece, stai perdendo tempo! Non stai cacciando anime, non hai un territorio! Io, invece, ho agito per fare quel che mi compete, ovvero ottenere anime!”.

“Ma tu…”.

“Tu un cazzo! Adesso mi stai a sentire! Ti sei accoppiato con quella donna ma io, come patto, ho promesso che sarebbe nato un bimbo mortale, umano in tutto e per tutto! Se nasce un ibrido bastardo il patto decade! E sai che significa? Significa che perdo l'anima per cui ho lavorato per mesi! E non è mai successo! In miliardi di anni di carriera, non ho mai perso un'anima per cui avevo personalmente fatto un patto! E sei tu quello che si incazza?! Ma come osi incazzarti TU, quando io ho la tentazione di strangolarti con le mie mani?!”.

“Potevi andare altrove a cercare anime!”.

“È stata lei a cercarmi! Dovevo forse rifiutare solo perché tu sei momentaneamente in calore e con il cervello disattivato?! E poi come ti permetti?! Formulare simili accuse contro di me, che ti ho sempre difeso e sostenuto, anche adesso che stai evidentemente buttando nel cesso l'opportunità di ottenere un'anima unica, speciale. Solo perché vuoi fotterti l'involucro che la contiene!”.

“Tu non fai altro che dirmi quel che devo fare, altro che sostenermi!”.

“Io ti prendo a ceffoni finché non ti ribalto la testa all'indietro, se non taci! Sono disposto ad accettare il tuo amore per quell'umano, a sorvolare sul fatto che ignori i tuoi doveri di procacciatore e cazzeggi da ormai un anno sulla Terra correndo rischi incredibili, ma non tollero che si interferisca con il mio lavoro! Mi manda in bestia che qualcuno interferisca con il mio lavoro!”.

“E gli altri demoni? Quelli che ci hanno attaccato? Non dirmi che nemmeno quella era una strategia per eliminare il problema!”.

“Quali demoni?! Ma che stai dicendo?!”.

“Non sai nemmeno che demoni sono presenti nel mondo dei mortali?!”.

“No, non posso controllarli tutti e sapere dove si trova ogni singolo demone sulla Terra. Ma potresti chiederlo a tuo padre, lui lo sa di sicuro!”.

Keros rimase sconcertato da quelle parole. Con tono denso di rabbia e nervosismo, Lucifero aveva pronunciato quelle frasi quasi ringhiando.

“Mio… padre…” aveva ripetuto il principe, che considerava il sovrano il proprio padre.

Lucifero non rispose, forse pentendosi di quanto detto ma non volendo di certo ammetterlo.

“Bene” incrociò le braccia Keros “Forse dovrei proprio parlare con lui. Suppongo che un padre assente possa essere meno dannoso di un padre con manie d'onnipotenza sulla mia vita".

Il mezzodemone si pentì subito di quelle parole, nel momento stesso in cui le pronunciava, ma era troppo furioso per rimangiarsele.

“Fa quel che credi” tornò a sedersi il diavolo, sempre agitando la coda “Ma ricorda che sei un demone. Devi smetterla di giocare a fare l'umano"

“Be' forse umano è quel che voglio essere!”.

“Stai scherzando?!”.

“No! Diventerò umano! Così non interferirò più con il tuo lavoro e non ti farò più sfigurare con il mio amore mortale!”.

“È la cosa più stupida che tu possa fare!”.

“Probabilmente è la stessa cosa che hai pensato quando mia madre ha lasciato l'Inferno".

“Sì, in effetti. Ma qui tutti son convinti di saperne più di me. Perciò fate, arrangiatevi. Va’ pure. Fai come vuoi. Però lo sai già che io controllerò Leonore, nella speranza che il marmocchio sia mortale e non un mezzo incrocio. Perciò adeguati, perché gironzolerò ancora vicino al tuo prezioso umano".

“Se oserai fargli del male, te la vedrai con me".

“Non minacciarmi, ragazzo. Sei nato ieri! Sei troppo giovane per permetterti di alzare la voce con me!”.

“E tu sei troppo vecchio per incazzarti tanto per un'anima! Vai in pensione se il lavoro ti fa dare i numeri!”.

“Ma come ti permetti?!”.

Lucifero si rialzò in piedi. Sbatté le mani e la coda e gridò ma Keros gli stava dando le spalle, lasciando la stanza. Fuori vari demoni fissavano re e principe con preoccupazione, non sapendo che pensare. Non avevano capito quel che si erano detti ma le urla avevano messo in allarme l'intero palazzo. Il mezzodemone non diede spiegazioni. Si sentiva a disagio per tutte le cattiverie che era stato in grado di pronunciare ma non lo lasciava a vedere. Raggiunse la stanza con i portali e lasciò l'Inferno.

 

Keros raggiunse la casa di Ary a metà mattinata. In aria si percepiva un buon profumo di caffè e brioche calda. Scese le scale lentamente, per ritrovare una parvenza di calma interiore. Leonore sedeva a tavola e mangiava biscotti con il latte mentre Ary si stava versando il caffè in tazza, in piedi accanto alla moka. Lei incrociò lo sguardo del mezzodemone e si morse nervosamente il labbro inferiore.

“Sei tornato!” sorrise il padrone di casa “Hai parlato con Lucifero di quei demoni che ci hanno attaccati?”.

“Sì… anche…”.

“E cosa ha detto?”.

“Niente di che. Io… devo parlare con te".

Il mezzodemone aveva sospirato, mentre il mortale si mostrò subito piuttosto preoccupato.

“Che succede?” si chiese l'umano “Qualcosa non va?”.

Il tentatore sedette accanto a Leonore, confessando di aver ceduto agli istinti ed averla posseduta fisicamente.

“Ma non è stata colpa sua!” si affrettò ad aggiungere lei “Sono stata io!”.

“Immagino…” borbottò Ary, scettico “Un incidente…”.

“È stato il potere di Lucifero” continuò a spiegare Leonore “Ho fatto un patto con lui e non ho potuto evitarlo. Sono molto imbarazzata e dispiaciuta…”.

“Il potere di Lucifero? C'era anche Lucifero?” chiese ancora Ary.

“No. Però il suo potere…”.

“A casa mia…”.

Il mortale teneva la tazza fra le mani, appoggiato al bancone della cucina, indeciso su cosa dire.

“Sono… mortificato" ammise Keros “Non pensavo che quel potere potesse…”.

“Vado al lavoro adesso. Devo andare" tagliò corto Ary, andando a prendere il cappotto.

“No, aspetta!” tentò di convincerlo il mezzodemone “Mi dispiace. Mi dispiace davvero. Non uscire di casa con il broncio, per favore…”.

“Il broncio? Intendi come fanno i bambini? No, non è il mio genere…”.

“Ma…”.

“Lasciami andare a lavorare, Keros. Sono già in ritardo. Sinceramente, non ho molto da dire. Siete adulti e…”.

“Non era nostra intenzione!” interruppe Leonore.

“Immagino”.

“Non fare il sarcastico”.

“Faccio quello che mi pare, esattamente come fate voi. Il nostro matrimonio è andato in pezzi per questo sogno di maternità, che mi ha fatto sentire inadeguato ed in colpa per anni. Pensavo di essermi liberato di questo spettro ed invece eccolo qua. Di nuovo. Non ho altro da dire. Vado al lavoro".

“Keros ti ama. Ha voluto dirtelo proprio per questo!  Avremmo potuto tenertelo nascosto. Se io avessi incontrato te ieri notte, prima di Keros, saremmo finiti io e te a letto".

“E Keros mi avrebbe sorriso, nel saperlo?”.

“No…” ammise il mezzodemone “Sarei corso ad insultare Lucifero”.

“Ed io corro al lavoro. Immagino abbiate delle cose su cui discutere, dato che avrete un bambino”.

“Non è detto!” alzò le mani la mortale.

“È dettissimo, purtroppo" sospirò Keros “Il rituale di Lucifero funziona sempre”.

“Bene. Congratulazioni. Vado a lavoro”.

L'umano tagliò corto e si allontanò verso la macchina. Il mezzodemone girò le orecchie, avvilito ed ancora incazzato.

“Ti aiuterò a risolvere la cosa" tentò di consolarlo Leonore “Mi sento così in colpa…”.

“Sapessi io quanto mi sento in colpa… e quanto sono incazzato!”.

“Con me?”.

“Non lo so. Di sicuro con me stesso…”.

 

Quella stessa sera, Lucifero aveva fatto il suo ingresso nella casa mortale. Keros ed Ary sedevano in salotto, leggendo dei libri davanti al camino. Il mezzodemone era mezzo steso sul divano e girava gli occhi molto spesso, verso la poltrona dove sedeva il mortale.

“Ti ho trovato!” commentò Lucifero, in demoniaco “Ho fatto fare delle ricerche riguardo i demoni che vi hanno attaccato, se vuoi stare a sentire. Ovviamente le ricerche sono ancora in corso…”.

“Potevi mandarmi un messaggio… ho altro per la testa in questo momento".

“Tu hai sempre altro per la testa ultimamente!”.

“Scusate se interrompo…” si intromise Ary “Potreste non parlare nella vostra lingua a casa mia? Capisco solo la metà di quel che dite e la cosa mi infastidisce”.

“Come fai a capire metà di quel che diciamo, di grazia?” incrociò le braccia il sovrano.

“Gli sto insegnando il demoniaco” spiegò Keros.

“Tu che cosa?! Ma lo sai che non si può fare! Che devo fare con te?!”.

“Niente, rassegnati”.

“Ma come sarebbe a dire ‘rassegnati’?!”.

“E gradirei anche che andaste a litigare fuori casa mia" interruppe di nuovo l'umano, senza alzare lo sguardo dal libro.

“Fai tacere il tuo umano" sbottò Lucifero, rivolto a Keros “Se non vuoi che mi incazzi".

“Questa è casa sua. Devi adeguarti!” gli rispose il principe.

“Adeguarmi?! Io?!”.

Il re terminò la frase con un verso di stizza e lasciò la stanza. Il sanguemisto si voltò di nuovo verso Ary, immerso nella lettura. Rimase in silenzio, osservandolo con un sospiro. Aspettava un segno, una parola, ma il mortale non aprì bocca. Avrebbe atteso. Attese pazientemente che il suo amante volesse di nuovo parlargli. Nel frattempo, si accucciò di nuovo sul divano con aria colpevole ed abbattuta.

“Ho solo bisogno di tempo" aveva rassicurato Ary. Però a Keros mancava già così tanto…

 

Il re aveva intuito come potesse sentirsi Leonore e l'aveva raggiunta in cucina, dove sorseggiava tè reggendosi la testa.

“Non sentirti in colpa" mormorò il demone, usando il proprio potere “Concentrati su ciò che sarà. Diverrai madre, avrai un bambino. Sarà tutto perfetto, esaudirò ogni richiesta possibile, bella Leonore!”.

Lei, rassicurata e tramortita dai poteri del demone, sorrise e ringraziò. 

“Sarai una splendida mamma, non crucciarti per altre questioni” ammiccò il diavolo “Sai come contattarmi, se hai bisogno di me. Ora torno al lavoro”.

 

All'Inferno i demoni erano un po' perplessi. Il diavolo era nervoso ma non dava spiegazioni. Aveva solo vagamente accennato ad Asmodeo qualche dettaglio, riguardante la testardaggine dell'erede. Si era sentito rispondere che anche Carmilla era così, cocciuta e determinata. Purtroppo l'unica soluzione è imparare a conviverci…

“Conviverci un cazzo…” aveva borbottato Lucifero, cercando di concentrarsi sul lavoro.

 

Una parte di risse per voi :p

   
 
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