53
Scontrarsi
Gli
sguardi a palazzo erano allegri, rilassati. Contagiati probabilmente
dal buon
umore di re Lucifero, perfino i servi ridacchiavano mentre sbrigavano
le
faccende. L'allegria però lascio spazio allo stupore, e ad
una lieve
preoccupazione, quando comparve Keros. Usando il portale fra le mura
dell'edificio, il principe si incamminò a passi decisi lungo
il corridoio,
diretto all'ufficio del sovrano. Si alzò un brusio fra i
presenti, per via
dell'espressione irata dell'erede al trono, per poi scendere il
silenzio quando
la porta fu spalancata in malo modo dinnanzi al re. Lucifero non si
scompose,
ordinò soltanto che lui ed il principe fossero lasciati da
soli.
“Lo
hai
fatto apposta!” iniziò Keros, quando la porta
dietro di sé fu chiusa
dall'ultimo demone che se n'era andato.
“Di
che
parli?” rispose Lucifero, continuando a fissare uno degli
schermi che aveva
davanti e premendo tasti piuttosto distrattamente.
“Lo
sai
di che parlo!” quasi ringhiò il principe.
“Non
mi
fingo onnisciente, so di non esserlo, perciò no. Io non so
di che parli".
“Lo
sapevi che sarebbe successo. Lo hai fatto apposta per dividere me ed
Ary! Non
potevi farne a meno, vero? Non resistevi senza interferire nella mia
vita!”.
Il
re
alzò un sopracciglio, perplesso. Scostò
leggermente la sedia e, finalmente
ignorando lo schermo, fissò Keros con aria interrogativa.
“Non
fare
finta di non capire!” inveì il mezzodemone
“Tu hai sempre in mente qualche cosa
di strano, non fai nulla per caso! Perciò lo so che lo hai
fatto apposta e ora
io…”.
“Io
veramente non so di che parli" lo interruppe, con tono calmo, Lucifero.
“Leonore!
Hai fatto un patto con lei!”.
“Ah,
di
questo parli. E che ci azzecca la storia tua e del tuo amante,
perdonami?”.
“Doveva
fare sesso entro l'alba! Il tuo potere! Il tuo fottuto potere! Lo
sapevi che
sarebbe successo! Sapevi che lei si sarebbe scopata uno di noi, che ci
avrebbe
spinti a tradire! Per un demone sarà anche normale scoparsi
tutto quello che
cammina e respira, anche se ha una compagna, ma per un umano no. O
almeno così
dovrebbe funzionare".
“Intanto
il mio fottuto potere lo uso come mi pare" iniziò a spiegare
il diavolo,
sempre restando tranquillo “In secondo luogo, Leonore non era
obbligata a farlo
con qualcuno in particolare: poteva uscire di casa e scegliere chi
voleva.
Oppure restarsene in camera e non scopare affatto, annullando il patto.
È stata
una sua scelta, lei mi ha chiamato e supplicato di stipulare un patto
per avere
un bambino ed è così che funziona. Non posso
inventarmi nuovi metodi".
“Potevi
stare
lontano, tanto per cominciare!”.
“Che
tante storie fai per una scopata! Era sotto l'effetto del mio potere, i
due
umani si sono accoppiati. Punto. Basta. Non serve mica
che…”.
“Lei
ha
fatto sesso con me!”.
“Che
cosa?!”.
L'espressione
del re mutò all'improvviso, così come il tono
della sua voce. Una lieve
scintilla rossa brillò fra le sue iridi ed agitò
la coda, d'un tratto nervoso.
“Tu
hai
fatto in modo che io… Io ho tradito l'uomo che
amo!” riprese Keros, muovendo le
braccia in modo fin troppo esagerato “E per che cosa?! Per un
cazzo di patto
che tu hai convinto a fare perché…”.
“Ma
che
stai farneticando?!”.
“Ti
avevo
avvisato! Ma me lo dovevo aspettare. Tu… tu e la tua
convinzione di sapere
sempre cosa sia meglio per me! Sei entrato nel mio territorio! Dovevi
farti i
cazzi tuoi!”.
“TU
dovevi farti i cazzi tuoi, ragazzino!” reagì il
diavolo, alzandosi e frustando
la coda, marcando con ferocia il “tu" iniziale.
“Io
sto
lavorando, Keros!” continuò a parlare, senza dare
tempo al principe di
ribattere “Tu, invece, stai perdendo tempo! Non stai
cacciando anime, non hai
un territorio! Io, invece, ho agito per fare quel che mi compete,
ovvero
ottenere anime!”.
“Ma
tu…”.
“Tu
un
cazzo! Adesso mi stai a sentire! Ti sei accoppiato con quella donna ma
io, come
patto, ho promesso che sarebbe nato un bimbo mortale, umano in tutto e
per
tutto! Se nasce un ibrido bastardo il patto decade! E sai che
significa?
Significa che perdo l'anima per cui ho lavorato per mesi! E non
è mai successo!
In miliardi di anni di carriera, non ho mai perso un'anima per cui
avevo
personalmente fatto un patto! E sei tu quello che si incazza?! Ma come
osi
incazzarti TU, quando io ho la tentazione di strangolarti con le mie
mani?!”.
“Potevi
andare altrove a cercare anime!”.
“È
stata
lei a cercarmi! Dovevo forse rifiutare solo perché tu sei
momentaneamente in
calore e con il cervello disattivato?! E poi come ti permetti?!
Formulare
simili accuse contro di me, che ti ho sempre difeso e sostenuto, anche
adesso
che stai evidentemente buttando nel cesso l'opportunità di
ottenere un'anima
unica, speciale. Solo perché vuoi fotterti l'involucro che
la contiene!”.
“Tu
non
fai altro che dirmi quel che devo fare, altro che
sostenermi!”.
“Io
ti
prendo a ceffoni finché non ti ribalto la testa
all'indietro, se non taci! Sono
disposto ad accettare il tuo amore per quell'umano, a sorvolare sul
fatto che
ignori i tuoi doveri di procacciatore e cazzeggi da ormai un anno sulla
Terra
correndo rischi incredibili, ma non tollero che si interferisca con il
mio
lavoro! Mi manda in bestia che qualcuno interferisca con il mio
lavoro!”.
“E
gli
altri demoni? Quelli che ci hanno attaccato? Non dirmi che nemmeno
quella era
una strategia per eliminare il problema!”.
“Quali
demoni?! Ma che stai dicendo?!”.
“Non
sai
nemmeno che demoni sono presenti nel mondo dei mortali?!”.
“No,
non
posso controllarli tutti e sapere dove si trova ogni singolo demone
sulla
Terra. Ma potresti chiederlo a tuo padre, lui lo sa di
sicuro!”.
Keros
rimase sconcertato da quelle parole. Con tono denso di rabbia e
nervosismo,
Lucifero aveva pronunciato quelle frasi quasi ringhiando.
“Mio…
padre…” aveva ripetuto il principe, che
considerava il sovrano il proprio
padre.
Lucifero
non rispose, forse pentendosi di quanto detto ma non volendo di certo
ammetterlo.
“Bene”
incrociò le braccia Keros “Forse dovrei proprio
parlare con lui. Suppongo che
un padre assente possa essere meno dannoso di un padre con manie
d'onnipotenza
sulla mia vita".
Il
mezzodemone si pentì subito di quelle parole, nel momento
stesso in cui le
pronunciava, ma era troppo furioso per rimangiarsele.
“Fa
quel
che credi” tornò a sedersi il diavolo, sempre
agitando la coda “Ma ricorda che
sei un demone. Devi smetterla di giocare a fare l'umano"
“Be'
forse umano è quel che voglio essere!”.
“Stai
scherzando?!”.
“No!
Diventerò umano! Così non interferirò
più con il tuo lavoro e non ti farò
più
sfigurare con il mio amore mortale!”.
“È
la
cosa più stupida che tu possa fare!”.
“Probabilmente
è la stessa cosa che hai pensato quando mia madre ha
lasciato l'Inferno".
“Sì,
in
effetti. Ma qui tutti son convinti di saperne più di me.
Perciò fate,
arrangiatevi. Va’ pure. Fai come vuoi. Però lo sai
già che io controllerò
Leonore, nella speranza che il marmocchio sia mortale e non un mezzo
incrocio.
Perciò adeguati, perché gironzolerò
ancora vicino al tuo prezioso umano".
“Se
oserai fargli del male, te la vedrai con me".
“Non
minacciarmi, ragazzo. Sei nato ieri! Sei troppo giovane per permetterti
di
alzare la voce con me!”.
“E
tu sei
troppo vecchio per incazzarti tanto per un'anima! Vai in pensione se il
lavoro
ti fa dare i numeri!”.
“Ma
come
ti permetti?!”.
Lucifero
si rialzò in piedi. Sbatté le mani e la coda e
gridò ma Keros gli stava dando
le spalle, lasciando la stanza. Fuori vari demoni fissavano re e
principe con
preoccupazione, non sapendo che pensare. Non avevano capito quel che si
erano
detti ma le urla avevano messo in allarme l'intero palazzo. Il
mezzodemone non
diede spiegazioni. Si sentiva a disagio per tutte le cattiverie che era
stato
in grado di pronunciare ma non lo lasciava a vedere. Raggiunse la
stanza con i
portali e lasciò l'Inferno.
Keros
raggiunse la casa di Ary a metà mattinata. In aria si
percepiva un buon profumo
di caffè e brioche calda. Scese le scale lentamente, per
ritrovare una parvenza
di calma interiore. Leonore sedeva a tavola e mangiava biscotti con il
latte
mentre Ary si stava versando il caffè in tazza, in piedi
accanto alla moka. Lei
incrociò lo sguardo del mezzodemone e si morse nervosamente
il labbro inferiore.
“Sei
tornato!” sorrise il padrone di casa “Hai parlato
con Lucifero di quei demoni
che ci hanno attaccati?”.
“Sì…
anche…”.
“E
cosa
ha detto?”.
“Niente
di che. Io… devo parlare con te".
Il
mezzodemone aveva sospirato, mentre il mortale si mostrò
subito piuttosto
preoccupato.
“Che
succede?” si chiese l'umano “Qualcosa non
va?”.
Il
tentatore sedette accanto a Leonore, confessando di aver ceduto agli
istinti ed
averla posseduta fisicamente.
“Ma
non è
stata colpa sua!” si affrettò ad aggiungere lei
“Sono stata io!”.
“Immagino…”
borbottò Ary, scettico “Un
incidente…”.
“È
stato
il potere di Lucifero” continuò a spiegare Leonore
“Ho fatto un patto con lui e
non ho potuto evitarlo. Sono molto imbarazzata e
dispiaciuta…”.
“Il
potere di Lucifero? C'era anche Lucifero?” chiese ancora Ary.
“No.
Però
il suo potere…”.
“A
casa
mia…”.
Il
mortale teneva la tazza fra le mani, appoggiato al bancone della
cucina,
indeciso su cosa dire.
“Sono…
mortificato" ammise Keros “Non pensavo che quel potere
potesse…”.
“Vado
al
lavoro adesso. Devo andare" tagliò corto Ary, andando a
prendere il
cappotto.
“No,
aspetta!” tentò di convincerlo il mezzodemone
“Mi dispiace. Mi dispiace
davvero. Non uscire di casa con il broncio, per
favore…”.
“Il
broncio? Intendi come fanno i bambini? No, non è il mio
genere…”.
“Ma…”.
“Lasciami
andare a lavorare, Keros. Sono già in ritardo. Sinceramente,
non ho molto da
dire. Siete adulti e…”.
“Non
era
nostra intenzione!” interruppe Leonore.
“Immagino”.
“Non
fare
il sarcastico”.
“Faccio
quello che mi pare, esattamente come fate voi. Il nostro matrimonio
è andato in
pezzi per questo sogno di maternità, che mi ha fatto sentire
inadeguato ed in
colpa per anni. Pensavo di essermi liberato di questo spettro ed invece
eccolo
qua. Di nuovo. Non ho altro da dire. Vado al lavoro".
“Keros
ti
ama. Ha voluto dirtelo proprio per questo!
Avremmo potuto tenertelo nascosto. Se io avessi incontrato
te ieri
notte, prima di Keros, saremmo finiti io e te a letto".
“E
Keros
mi avrebbe sorriso, nel saperlo?”.
“No…”
ammise il mezzodemone “Sarei corso ad insultare
Lucifero”.
“Ed
io
corro al lavoro. Immagino abbiate delle cose su cui discutere, dato che
avrete
un bambino”.
“Non
è
detto!” alzò le mani la mortale.
“È
dettissimo,
purtroppo" sospirò Keros “Il rituale di Lucifero
funziona sempre”.
“Bene.
Congratulazioni. Vado a lavoro”.
L'umano
tagliò corto e si allontanò verso la macchina. Il
mezzodemone girò le orecchie,
avvilito ed ancora incazzato.
“Ti
aiuterò a risolvere la cosa" tentò di consolarlo
Leonore “Mi sento così in
colpa…”.
“Sapessi
io quanto mi sento in colpa… e quanto sono
incazzato!”.
“Con
me?”.
“Non
lo
so. Di sicuro con me stesso…”.
Quella
stessa sera, Lucifero aveva fatto il suo ingresso nella casa mortale.
Keros ed
Ary sedevano in salotto, leggendo dei libri davanti al camino. Il
mezzodemone
era mezzo steso sul divano e girava gli occhi molto spesso, verso la
poltrona
dove sedeva il mortale.
“Ti
ho
trovato!” commentò Lucifero, in demoniaco
“Ho fatto fare delle ricerche
riguardo i demoni che vi hanno attaccato, se vuoi stare a sentire.
Ovviamente
le ricerche sono ancora in corso…”.
“Potevi
mandarmi un messaggio… ho altro per la testa in questo
momento".
“Tu
hai
sempre altro per la testa ultimamente!”.
“Scusate
se interrompo…” si intromise Ary
“Potreste non parlare nella vostra lingua a
casa mia? Capisco solo la metà di quel che dite e la cosa mi
infastidisce”.
“Come
fai
a capire metà di quel che diciamo, di grazia?”
incrociò le braccia il sovrano.
“Gli
sto
insegnando il demoniaco” spiegò Keros.
“Tu
che
cosa?! Ma lo sai che non si può fare! Che devo fare con
te?!”.
“Niente,
rassegnati”.
“Ma
come
sarebbe a dire ‘rassegnati’?!”.
“E
gradirei anche che andaste a litigare fuori casa mia" interruppe di
nuovo
l'umano, senza alzare lo sguardo dal libro.
“Fai
tacere il tuo umano" sbottò Lucifero, rivolto a Keros
“Se non vuoi che mi
incazzi".
“Questa
è
casa sua. Devi adeguarti!” gli rispose il principe.
“Adeguarmi?!
Io?!”.
Il
re
terminò la frase con un verso di stizza e lasciò
la stanza. Il sanguemisto si
voltò di nuovo verso Ary, immerso nella lettura. Rimase in
silenzio,
osservandolo con un sospiro. Aspettava un segno, una parola, ma il
mortale non
aprì bocca. Avrebbe atteso. Attese pazientemente che il suo
amante volesse di
nuovo parlargli. Nel frattempo, si accucciò di nuovo sul
divano con aria
colpevole ed abbattuta.
“Ho
solo
bisogno di tempo" aveva rassicurato Ary. Però a Keros
mancava già così
tanto…
Il
re
aveva intuito come potesse sentirsi Leonore e l'aveva raggiunta in
cucina, dove
sorseggiava tè reggendosi la testa.
“Non
sentirti in colpa" mormorò il demone, usando il proprio
potere
“Concentrati su ciò che sarà. Diverrai
madre, avrai un bambino. Sarà tutto
perfetto, esaudirò ogni richiesta possibile, bella
Leonore!”.
Lei,
rassicurata e tramortita dai poteri del demone, sorrise e
ringraziò.
“Sarai
una splendida mamma, non crucciarti per altre questioni”
ammiccò il diavolo
“Sai come contattarmi, se hai bisogno di me. Ora torno al
lavoro”.
All'Inferno
i demoni erano un po' perplessi. Il diavolo era nervoso ma non dava
spiegazioni. Aveva solo vagamente accennato ad Asmodeo qualche
dettaglio,
riguardante la testardaggine dell'erede. Si era sentito rispondere che
anche
Carmilla era così, cocciuta e determinata. Purtroppo l'unica
soluzione è
imparare a conviverci…
“Conviverci
un cazzo…” aveva borbottato Lucifero, cercando di
concentrarsi sul lavoro.
Una
parte di risse per voi :p