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Autore: daphtrvnks_    22/10/2018    2 recensioni
- In pochi ancora lottavano, serravano i pugni ed in un tacito urlo invocavano e pretendavano la libertà su quel mondo oramai non più loro.-
- Tratto dal terzo capitolo:
'Che ti importa chi io sia, ne hai fatti fuori più di mille senza chiedere loro il nome.'
Come avesse fatto a distinguerlo da un terrestre qualunque potevano saperlo solo i sopravvissuti, l’odore della pelle di quei mercenari era percepibile a lunga distanza; aspro e metallico, si mischiava al sudore ed alla terra, una fraganza maschile forte, di quelle che ti fanno girare la testa assieme ad un bruciore alle narici che si espande fino ai polmoni riempendoti la testa ed il cuore di terrore.
I passi, pesanti come quelli di giganti e la voce scura, batteva nei timpani simile a tuoni.
Genere: Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bardack, Bulma, Chichi, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La paura si era impossessata del suo piccolo corpo, la testardaggine di cui era forgiata la spingeva a lottare nonostante la forza di quel saiyan la tenesse ferma, immobile tra le sue grandi braccia muscolose. Voltò lo sguardo sulla riccia dai capelli dorati, si era arresa, tenuta stretta dalla morsa di un essere ad ella sconosciuto. Credeva che Launch avesse una indole più ribelle della sua, eppure non muoveva un dito per fermare quell'uomo, la speranza aveva abbandonato il cuore della ventiduenne, persa con lo sguardo sul paesaggio sottostante bersagliato dalla pioggia. Dall'altro lato Lazuli, non riuscì a capire se piangesse o meno, gocce le riempivano il volto ed i fili biondi dei suoi crini, un tempo lisci e ora pieni di errori. Nodi, come quelli che  le stringevano lo stomaco scuotendola da capo a piedi in una sensazione che malgrado l'avesse accompagnata fin dalla nascita in quel momento iniziò a rivelarsi più rude e travolgente che mai.

Anche in quel momento di puro terrore la turchina si era fermata a riflettere: perché avevano preso proprio loro? A cosa servivano?

'Dove ci portate?' 

Aveva chiesto dopo un ultimo pugno dato senza troppa forza sulla schiena dell'alieno, non aveva mai avuto molte energie: era Chichi quella che nel combattimento se la cavava egregiamente, ella usava soltanto la testa, contava sulla sua infinita intelligenza e creatività ereditatele dal padre.

Il tono era atono e la risposta non si fece attendere:

'Appena arriveremo vedrai, non fare domande.'

Bulma fece una lieve smorfia, fradicia dalla testa ai piedi, il calore del suo rapitore le donava un minimo di sollievo. I ciuffi azzurrini le si attaccavano al volto pallido e la malsana idea che non sarebbero state salvate arrivò potente quando sotto ai suoi occhi intravide il grande palazzo reale.

Palazzo che un tempo aveva ospitato i grandi imperatori giapponesi, adornato con alberi di ciliegio, il profumo delicato dei fiori rosati e le risate cristalline dei ricchi che una volta abitavano accanto. Ora il nulla: il suolo bruciato che sotto l'acqua era divenuto fango, le mura una volta rosse e dorate erano di un bianco latte, le statue in giada e le fontane erano solo un ricordo che nelle menti dei più vecchi ancora sopravviveva. 

Dava un senso di severità, come se in quel luogo neanche uno sbaglio fosse accettato. Notò la distanza diminuire e quando i piedi di Radish toccarono terra il tepore che l'aveva affiancata, come un abbraccio invisibile pronto a darle conforto, scomparve. L'aveva scaraventata al suolo, liberandosi di lei bruscamente, lasciando che il suo camice una volta pulito e senza pieghe si sporcasse. Il colpo non le aveva fatto particolarmente male, era riuscita ad attutire la caduta grazie ai gomiti che adesso iniziarono a bruciarle, si rialzò con lentezza emettendo un rantolio che non riuscì a fermare. Alzò le iridi al portone in legno, grande ed imponente con decorazioni che le ricordarono l'epoca barocca, venne aperto e lentamente si rimise composta. Fu spinta dentro, assieme alle due, che affascinate come lei, si fermarono qualche secondo attratte dall'ordine che regnava in quello strano posto.

Incredibile e difficile da comprendere come una razza spietata ed aspra come quella dei Saiyan riuscisse a sfoggiare così tanto lusso, un gusto particolare che abbelliva l'entrata di un lungo tappeto rosso, proseguiva lungo e stretto per tutto il corridoio verso un altro portone delle stesse dimensioni del primo, le pareti di un nero lucido ed i pavimenti in marmo.

'Camminate!' 

La voce scura del saiyan che teneva Lazuli la scosse invitandola a percorrere il breve tratto. Sentì gli uomini borbottare qualcosa nella loro lingua, persino quella rivelava la natura degli alieni; ruvida e graffiante, vagamente pensò al tedesco che in giovane età aveva studiato ma neanche quello poteva eguagliare l'idioma dei loro rapitori.

'Erschverd des madkven sin'z nechtz shawördes, wir imerem degest mach's etv.' 

'Queste femmine non sono male, potremmo sempre farci qualcosa'

Il tono usato da Radish la fece rabbrividire, non aveva capito nulla, tuttavia la risata dell’altro e poi la sua risposta, dopo una fugace occhiata rivoltale in modo malizioso, la resero inquieta.

'Necht, ich'es nivew abvast wer.'

'No, non mi abbasso a questo livello'

Guardò Launch, assorta nei suoi pensieri, era arrivata innanzi al portone che venne poi aperto. Due altri corridoi le colsero di sorpresa, quello di sinistra illuminato dalla tenue luce di lampadari sontuosi e sulle pareti degli affreschi raffiguranti uomini dagli stessi tratti del viso; austeri, occhi d'ossidiana dalla forma stretta e lunga, penetranti e micidiali, al di sotto delle scritte che non riuscì a decifrare, proseguiva lasciando sbocco ad altri passaggi sempre seguiti dall'immancabile tappeto. Quello di destra, al contrario, restava spoglio. Il nero veniva abbandonato per lasciar spazio a macchie rossicce ed un grigio sbiadito.

Assieme alle altre venne portata verso quello di destra mentre l'uomo che l'aveva condotta fin lì si separò andando verso sinistra, lo vide sistemarsi l'armatura e rizzare la schiena proseguendo per la sua direzione con passo impeccabile.

Sbrigatevi!'

Sospirò continuando a camminare, i suoi anfibi sporchi di fango lasciavano impronte pesanti. Il corridoio divenne sempre più scuro, i suoi occhi ci misero qualche minuto per adattarsi alla scarsa luminosità. Le pareti erano umide, l'odore della muffa presto si diradò pizzicandole il naso.

Sentì delle voci ovattate provenire dall’oscurità. Lazuli fece una smorfia, il freddo penetrava fino alle ossa facendola rabbrividire, la gola le bruciava e l'ansia per le sorti del fratello le chiudeva lo stomaco.

'Ci sono altre prigioniere qui…'

Mormorò sottovoce Launch, la vide accarezzarsi i capelli nervosamente e proseguendo si ritrovò dinanzi ad un muro.

Ella si girò verso il Saiyan pronta a chiedere spiegazioni quando una mano, piccola e gelida, le afferrò il polso facendola sbattere su qualcosa di duro che riconobbe come metallo.

'Ma che cazzo..'

Sibilò la giovane, la guancia premuta contro la grata e quella presa così forte da farle male.

'Esheks medwez a'stegh texev!'

'Signore, avete compagnia!'

Il rumore di un mazzo di chiavi le fece zittire, la porta della cella venne aperta e tutte e tre vennero buttate all'interno con una spinta.

Ammassate l'una contro l'altra osservarono la porta chiudersi, al loro fianco dei respiri lenti. Si avvicinarono cercando conforto spaventate da ciò che oltre quel fitto buio potesse nascondersi.

'Non siete delle nostre.'

Un fascio di luce proveniente da una piccola fessura illuminò la mano di una donna, il suo polso mostrava una catena dorata fatta d’energia.

La sconosciuta si fece avanti lasciando che le ragazze la vedessero.

I suoi capelli erano scuri, appena mossi, i grandi occhi neri e dolci incorniciavano il viso ovale ed esangue. Le occhiaie violacee non disturbavano la bellezza del suo volto, semplice e delicato.

La coda, unico dettaglio che la distinse dall'essere una terrestre. Launch si fece avanti, non intimorita dalle origini della prigioneria.

'Siamo terrestri, voi… che ci fate qui?'

Altre figure si stagliarono dietro di lei, intimorite, rimasero dietro la sua schiena non lasciandosi vedere.

'Potrei chiedervi lo stesso, quelli del regime di Vegeta ci hanno rapito cinque giorni fa, suppongo vogliano chiedere un riscatto o qualcosa del genere.'

Il suo tono era pacato, Bulma osò pensare "quasi gentile", strano a dirsi per una di quella specie; solitamente poco aggraziate e dal carattere impulsivo e scontroso.

‘Perché portate quelle manette? Noi non le abbiamo…' 

Affermò la turchina osservandosi quel lembo di carne vuoto. Quella che poi scoprì chiamarsi Gine scosse il capo; capiva l’ingenuità di quelle ragazze, gli umani conoscevano solo e soltanto il piccolo spazio che li circondava, non si spingevano oltre e le loro possibilità erano scarse rispetto a quelle che possedevano loro.

‘Perché con la forza che vi ritrovate non potreste mai distruggere questa cella e scappare, siete deboli e… inutili.'

Dovette ricredersi, non era così gentile. Si appoggiò alla parete umida portando le ginocchia al petto e guardando verso il basso, sapeva che Chichi non sarebbe rimasta con le mani in mano e che sarebbe venuta a prenderle con tutti i mezzi a sua disposizione, era loro amica e non le avrebbe abbandonate.

______________________________

'Perciò mi stai dicendo che avete preso delle terrestri, e che quando siete andati verso la città avete visto anche Kakaroth?'

Con le braccia dietro la schiena il principe Vegeta camminava avanti ed indietro nel grande salone dinanzi alla figura di Radish che non osava spostarsi di un centimetro, temeva qualsiasi sua reazione e sperava di non finire come l'ultimo soldato scaraventato contro una delle colonne; riverso a terra in una pozza di sangue, il povero Theni aveva cercato di far cambiare idea a sua maestà chiedendo di non venir mandato in missione, della sua sconsideratezza aveva pagato con la morte, colpito da un ki blast allo stomaco. Un onore venir ammazzato da un reale che da uno dei suoi sottoposti, Vegeta continuava a ripeterlo ogni qualvolta faceva fuori qualcuno di non suo gradimento.

'Sì, principe.'

Aveva risposto abbassando leggermente il capo aspettando uno dei suoi ordini, questo gli venne subito imposto, fu chiesto di portargli una delle prigioniere per interrogarla.

Se i ribelli avevano in mente una coalizione con i sopravvissuti l'avrebbe fermata in tronco, non poteva permettersi che i pensieri rivoluzionari degli umani contagiassero oltre i Saiyan non più sotto il suo controllo. 

Dopo non meno di cinque minuti, comodamente seduto sul suo trono, vide arrivare tra uno strattone e l'altro una delle prigionere: il perché di sole donne era scontato, deboli e facilmente manovrabili, seguivano ogni comando gli venisse dato senza dire nulla in contrario a costo di rimanere in vita.

Quella ragazza dal colore insolito di capelli gli fece scappare una lieve risata, continuava a divincolarsi dalla stretta di Radish, visibilmente scocciato per il suo comportamento. Piccole gocce d'acqua scivolavano dalla punta delle sue ciocche cadendo lungo il suo collo d'avorio, l'aveva ammirata godendo del suo sguardo impaurito quando le sue iridi avevano incontrato quelle del cadavere di Theni, un brividi di terrore aveva scosso la schiena di Bulma ed uno di orgoglio quella di Vegeta.

Si alzò lasciando che il mantello rubino gli cadesse sulle spalle e sul bianco marmo, si avvicinò con lentezza tenendo il capo alto mostrandosi in tutta la sua eleganza, afferrò con delicatezza la mano sinistra della giovane lasciando un bacio dopo un breve inchino. Solo con quel gesto era riuscito a farla stare ferma ed in silenzio, gli occhi blu spalancati e le labbra carnose appena schiuse.

'Perdonatemi cara, Radish è davvero rozzo con le gentildonne, spero vogliate scusarlo. Ho delle domande da porvi e spero che mi rispondiate con sincerità.'

Le rivolse un sorriso falso riprendendo a camminare per la sala non perdendola di vista neanche per un attimo. Aveva intuito che se Kakaroth era lì lei doveva saperne qualcosa. Un tuono disturbò l'attimo prima che la ragazza parlasse, prese a tremare.

'N-non vedo cosa dovrei dirvi… principe.' 

L'ultima parola le si bloccò in gola, il fiato si mozzò allo sguardo indagatore del ragazzo, aveva pronunciato quella frase con troppa indecisione, tanto da pentirsene. Ad ogni modo era sorpresa, non aveva mai visto il principe con i suoi occhi e la sua sfrenata immaginazione lo aveva disegnato con le più svariate forme: alto, possente, rude e bruto. Si era trovata tutt'altro, un uomo affascinante dallo sguardo ammaliatore e dalla voce melliflua, era riuscito in pochi minuti a farla cadere tra le sue brame e pensieri sconci nella sua mente avevano iniziato a divagare senza meta. Vennero poi fermati bruscamente, un uomo era appena morto nella stessa stanza e poco importava a che razza appartenesse. 

'Avete molto da dirmi invece, è stato visto un saiyan, il quale suppongo conosciate ed abbiate rapporti con lui. Perciò parlate e sarò clemente.'

Fece qualche passò verso la ragazza, il suo fisico era minuto ma con delle buone forme nascoste dal camice sporco di fango, dedusse che la terrestre in questione fosse una scienzata o qualcosa di simile. Bulma rimase in silenzio, cancellò quei pensieri a dir poco oltraggiosì e riflettè; il capo dei ribelli saiyan lì, nella città? 

'Non ne so niente, è inutile che chiediate.'

Alzò gli occhi al soffitto, la sua pazienza era limitata e non riuscì bene a controllarsi, presto la sua mano destra coperta dal guanto si attaccò al collo ceruleo della donna alzandola di poco da terra, fece attenzione a non spaccarle le ossa delicate.        Le mani esili tastarono i muscoli del saiyan cercando di aggrapparsi al suo braccio per non soffocare, tenne le palprebe aperte guardando il principe ancora con quell'aria di sfida che fin dall'inizio aveva tenuto nei suoi confronti, si rimangiò tutto ciò che aveva pensato, ogni cosa, cercando una soluzione, qualcosa da buttare per farlo smettere. L’ossigeno iniziò a mancarle e la vista si offuscò.

'Suppongo di essermi spiegato abbastanza bene, rispondimi, che voleva Kakaroth da voi!'

Alzò la voce per intemorirla ma non ciò non accadde, era testarda come una roccia. La lasciò sul pavimento aspettando che gli rispondesse, il tempo di riprendere fiato e tossire cercando le forze per poter parlare nuovamente, la vide stringere le mani in due pugni ed alzare il volto con occhi lucidi.

'Non lo so. Una settimana fa, Chi- noi, noi abbiamo ucciso uno dei Ribelli. Sarà… sarà venuto a vedere con i suoi occhi cosa sia successo, penso…'

La prima cosa che le saltò dalla bocca, senza pensarci la sua lingua aveva preso posizione, non si era trattenuta. Aveva rischiato persino di mettere Chichi nei guai e non poteva permetterselo. 

Il nobile si accigliò, non aspettava una risposta simile e non credeva neanche che dei semplici umani avessero potuto uccidere un Saiyan.

'Menti.'

'Non mento!.'

Aveva urlato Bulma, si era rialzata con lentezza toccandosi la pelle diventata rossa e livida, le venne preso il polso da Radish ed un'occhiata le fu rivolta, come se la stesse avvertendo di smetterla, di non istigare la belva perché lei era la preda e lui non si sarebbe trattenuto.

Rimase in silenzio, strattonò il polso e si spostò di qualche passo verso destra, si guardò intorno; le vetrate non lasciavano penetrare la luce, la pioggia batteva ininterrottamente e c'erano troppi Saiyan. Era circondata e nessuno avrebbe potuto aiutarla se fosse successo qualcosa, dalla tana del lupo non poteva uscirne se non fatta a pezzi.

'Ti avviso, se quello che mi hai detto è falso ne pagherai le conseguenze. Radish, tienila d’occhio e portala nel laboratorio con gli altri scienziati, per le altre terrestri fa ciò che ti pare.' 

Lo mandò via con un gesto della mano e subito il terza classe ubbidì portando la ragazza fuori dalla sala, il principe rivolse loro un'occhiata indecifrabile prima di tornare ai suoi doveri. Una volta fuori, tenendola per un braccio l'uomo sbuffò:

'Dimmi un po', sono davvero rozzo con le gentildonne?'

Sembrò non capire cosa le fu chiesto, semplicemente lo guardò confusa. Trascinò per un po' i piedi e quando si trovò davanti alle porte del laboratorio, anch'esse in legno, trattenne Radish sperando di strappargli una promessa.

'Tu non fare alle altre del male e io non ti darò problemi, intesi?'

L'altro rise di gusto e dopo aver poggiato una mano sulla parete le rispose ironicamente: 

'Vedrò di non ucciderle, sarebbe un peccato sprecare carne così prelibata.'


  
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