Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: Khailea    22/10/2018    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Personaggi in questo capitolo: 
Jack 
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Diana 
Nadeshiko 
Vladimir 
Ayame 
Ryujin
 
 
 
 
-Oh?-
Attorno a Nadeshiko si era formata come una nuvoletta viola, che dopo poco era svanita rivelando il cambiamento provocato dal professore.
Questo riguardava solo il suo abbigliamento, che era diventato quello di una maid dalla corta gonna nera a balze bianche, un collare di merletti a farfalla ed una sottile striscia di tessuto bianca tra i capelli.
Evidentemente visto il genere l’intenzione del professore era quella di umiliarla, ma quando la ragazza iniziò ad urlarle non sentì ciò che desiderava.
-Che bello! Sì, sì, sì! Io adoro le maid, adoro questi vestiti adoro indossarli che bello!-
Tant’era la gioia della ragazza che la sua voce si fece sempre più acuta, quasi assordante e si alzò in piedi. Vladimir accanto a lei si portò un dito all’orecchio rivolto a lei, perché comunque il volume era molto alto, e lanciò un’occhiataccia a tutti i presenti incluso il professore che potevano guardare la sua ragazza.
Non che apprezzasse l’abito, ma non i modi di guardarla altrui.
Comunque la maggior parte erano rimasti storditi per la situazione, Ryujiin aveva subito appoggiato la faccia sul banco per evitare di guardarla, Lighneers sbuffando per quell’esuberanza l’aveva ignorata mentre Ayame invidiosa pensava a farsi fabbricare un abito ancora più erotico per il verde.
Ailea guardava la compagna con un sopracciglio leggermente sollevato, chiedendosi quanta fortuna avesse per non esser stata punita severamente, mentre Seraph a lei vicina aveva socchiuso gli occhi, non condividendo né la reazione né l’indumento troppo scollato.
Altre ragazze come Johanna, Milton o Hope erano leggermente arrossite o tossivano per un piccolo imbarazzo provocato dalla situazione, più che altro perché se fosse toccato a loro certamente avrebbero cercato qualcosa con cui coprirsi, mentre Sammy cercava di capire in che modo quella potesse essere una punizione.
Grace invece pensò quasi che il professor Zero stesse perdendo colpi dal punto di vista delle punizioni, ma infondo era solo stato sfortunato.
Comunque c’era anche a chi non faceva né caldo né freddo il fatto, come Jack che trovava solo buffo il fiasco del professore, o Daimonas ancora rigidamente seduto al suo posto.
Erano soprattutto Alexander e Khal ad essere gelidi, visto non avevano simpatia per la ragazza e non la trovavano adatta ai loro gusti in fatti d’attrattività.
Zell invece cercava d’evitare di guardare soprattutto per non ricevere un’occhiataccia da Vladimir, il quale aveva saputo dimostrarsi una spina nel fianco con i nemici.
Era poi interesse di Astral evitare che la sorella guardasse troppo, ma solo perché non voleva assolutamente chiedesse a sua volta che le si facesse comparire un abito dal nulla, e Zero avrebbe potuto esaudire questo desiderio...
Quello di quest’ultimo certamente era far smettere Nadeshiko di urlare e strillare, visto gli era venuto un tic all’occhio ed anche Reika sembrava decisamente irritata.
-Silenzio!-
Con un secondo schiocco di dita Nadeshiko fu nuovamente avvolta da una piccola nuvoletta viola e nera, alla sua sparizione era scomparso anche il suo vestito ma anche qualcosa di decisamente importante…la sua bocca.
Vladimir subito scattò guardando il professore, che messosi a sedere si sfregava le tempie.
-Che cosa le ha fatto!?-
Forse poteva usare un tono più rispettoso, ma se si parlava della sua ragazza non era facile.
-Ho fatto un favore agli universi. Ora siediti, appena si calmerà le rispunterà la bocca,  o a fine lezione.-
Rispose Zero alzandosi, Nadeshiko intanto ancora in piedi batteva il piede a terra furiosa, pretendendo che la situazione si risolvesse subito e ricevendo indietro anche l’abito da maid, ma l’uomo la ignorò riprendendo il frappè.
-Bene, stavo dicendo, un ago in questo intruglio infantile. Si può uccidere in vari modi con il cibo, ci sono molte variabili ed una di queste è quanto poco cervello abbia la persona da assassinare.-
Continuò l’uomo sedando la classe, anche Vladimir era tornato a sedersi, non sarebbe intervenuto a meno che la bocca di Nadeshiko non fosse tornata per tempo, anche questa si era seduta maledicendo però il professore e battendo ancora una volta il piede a terra.
Nel frattempo l’uomo alzandosi aveva preso tra le mani il bicchiere con il cioccolato all’interno e, facendo un rapido giro per la classe, decise di fermarsi davanti ad Ailea, appoggiandolo sul banco.
-Ora, mettiamo per ipotesi tu sia la vittima. Sai che io, assassino, ho messo un ago qui dentro. Come agiresti?-
La ragazza guardò qualche istante il frappè prima di iniziare a berlo, fortunatamente il cioccolato le piaceva quindi riuscì a finirlo tutto in poco tempo.
Una volta che il bicchiere fu vuoto guardò il professore tirando fuori la lingua, su questa si trovava in equilibrio l’ago che lui vi aveva messo dentro.
Sorridendo leggermente il professore visto il risultato si piegò improvvisamente in avanti raggiungendo il viso della ragazza, e con rapidità ed abilità riuscì ad afferrare con i denti l’ago senza toccarle la lingua, facendola però sobbalzare dalla sorpresa.
Inutile dire l’espressione di Khal in quel momento, sembrava emanare un puro stato d’odio omicida, e non voleva nemmeno nasconderlo. Alcune ragazze nonostante fossero sue “fan” sembravano perfino aver paura di lui in quel momento…
Il professore però non batté ciglio, e dopo aver rigirato l’ago in bocca lo sputò facendo sì si conficcasse nel muro, guardando poi i suoi studenti.
-Ed è così che ho sbloccato il trofeo cerbottana umana su call of duty.-
Disse in tono quasi divertito mentre gli altri erano come sempre rigidi.
-Ora andatevene, la lezione è finita e mi avete già scocciato a sufficienza.-
Continuò poi dirigendosi per primo verso la porta, seguito da Reika.  Nel preciso momento in cui la porta venne superata la bocca tornò sul viso di Nadeshiko, ed assunse una smorfia di rabbia.
-Miii che nervi che mi fa!-
Gli studenti rimasero in classe solo per pochi minuti prima d’alzarsi, un ordine di quell’uomo non era da discutere e sapevano era anche capace di punire severamente coloro fossero rimasti.
Non mancava comunque così tanto al suono dell’ultima campana, così la maggior parte iniziò a dirigersi verso il cancello d’uscita, ma una piccola figura fece impietrire molti di loro che cambiarono pure direzione.
Ferma come una statua davanti all’uscita c’era infatti la professoressa Sasaku, intenta a limarsi le unghie, almeno fino a quando non puntò lo sguardo su alcuni membri indefiniti del gruppo ed iniziò a camminare verso di loro.
Daimonas provò un brivido di disgusto quando gli fece l’occhiolino, ma venne fermato prima di poter andar via.
-Da quanto tempo amoruccio caro. Sono così felice che oggi riceverai una punizione…-
-Cosa?-
Intervenne Jack, irritato per qualche motivo dalle parole e dai toni della donna, che rispose subito.
-Daimonas e Jack hanno marinato una lezione. Devono venire con me per ricevere una punizione.-
Ailea sentendo quelle parole alzò lo sguardo al cielo coprendosi il viso con una mano. Di tante volte l’aveva fatto senza esser scoperto proprio quando tirava di mezzo qualcuno doveva accadere?
Si sentì in colpa per ciò che aveva fatto al suo amico, e sperava la professoressa l’avrebbe potuto lasciar andare.
-Professoressa, Daimonas non centra.-
-Sì invece. Sbrigatevi ora non vedo l’ora di iniziare.-
Continuò la donna felice come poche volte, tentando di prender per mano il ragazzo, ma questo la evitò.
-Non c’è modo per evitare la punizione? Infondo non han fatto nulla che altri non fan sempre.-
Tentò di dire anche Khal, che certo non voleva una simile persona toccasse il suo giocattolo.
-Cocco, se parli ancora vedo di tirare in mezzo anche te. Intesi?-
Rispose l’altra mostrandosi più irritata.
-Allora lo faccia con me. Sono sicuro non sa fare molto altro che parlare.-
Stavolta fu Jack ad intromettersi, lasciare Daimonas con quella donna era come lasciarlo in mezzo alle fiamme. Sasaku si voltò lentamente nella sua direzione, sorridendo macabramente.
-Cosa hai detto?-
-Va bene che sembra vecchia, ma avere già problemi d’udito forse è troppo.-
Fu la risposta maleducata dell’altro, che voleva solo assicurarsi d’essere incluso nella punizione, tanto non gli avrebbe fatto assolutamente nulla.
Gli altri erano rimasti in silenzio, non per desiderio, ma perché sapevano a loro volta quanto fosse pericoloso non solo per loro ma anche per i tre che ora dovevano seguire la donna.
Sasaku dando a tutti le spalle s'incamminò verso la piccola struttura, prima di far ciò però Ailea approfittò dei secondi rimasti per dare un bacio sulla guancia al proprio compagno e per fare dei cenni a Seraph, questi sembravano essere senza senso ma visto non era la prima volta glieli faceva intuì rapidamente ciò che chiedeva.
“Dopo ti chiamerò- stasera usciamo? Chiedi anche a lei”
Guardando a chi si riferiva, ovvero Hope, fece solamente un breve cenno del capo guardandola poi allontanarsi.
Nadeshiko sbuffando incrociò le braccia.
-Possibile che in questa scuola i professori siano così odiosi?-
-Oggi si può dire è anche andata bene.-
Ribatté Grace grattandosi la testa, nel frattempo Seraph raggiungendo Hope attirò la sua attenzione picchiettandole la spalla.
-Ailea stasera vorrebbe uscire, e ha chiesto se verresti anche tu?-
Il suo tono era molto neutro, soprattutto perché lei ed Hope non avevano mai veramente interagito e la stessa castana ne fu colpita, ma anche felice.
-Certo mi farebbe piacere, a che ora però?-
-Probabilmente verso le dieci. Se mi dici l’indirizzo di casa tua sicuramente Ailea vorrà passare a prenderti.-
Rispose la bionda portando un braccio al fianco, in realtà anche lei avrebbe agito così, per una ragazza la città di sera era pericolosa, ed Hope al contrario loro non era armata.
-Certo, se mi dai o il suo o il tuo numero di telefono ve lo scriverò.-
Rispose Hope sorridendo per quel gesto.
-Va bene allora.-
-Anche io avrei voglia di uscire, ma la sera mi piace stare al caldo nel mio letto.-
Disse Nadeshiko intromettendosi nella conversazione.
-Perché non esci a pomeriggio allora?-
Chiese Johanna accendendo il proprio telefono, durante le ore di lezione tendeva a spegnerlo per evitare suonasse.
-Ma cosa potrei fare?-
-Dipende da ciò che ti piace.-
Rispose Milton guardandola, dispiaciuta dal fatto che i suoi tre amici fossero stati costretti ad andare in punizione.
-Mh, dormire e cantare sono le prime cose che mi vengono in mente.-
Rispose muovendo le orecchie sorridendo.
-C’è un karaoke qui vicino potrebbe piacerti.-
Continuò Johanna ricordando d’aver intravisto il posto, Nadeshiko subito scattò entusiasta prendendola per mano.
-Sì! Sì andiamoci per favore!-
-Noi due?-
Chiese la bionda non capendo se parlava effettivamente con lei o con qualcun altro, visto guardava un po’ ovunque.
-Chiunque voglia venire! Chi altro ha voglia?-
Chiese infatti la ragazza saltellando.
-A me piacerebbe!-
Rispose Sammy alzando la mano, Milton accanto a lei preferì saltare per poter almeno sistemare la propria camera.
Non era comunque l’unica che avrebbe evitato d’uscire, Seraph ad esempio preferiva in attesa della sera allenarsi con la propria spada, ed anche Hope e Grace si sarebbero rilassate nel loro appartamento.
-Nya posso venire anche io? Non ricordo l’ultima volta sono andata al karaoke.-
Chiese Lacie avvicinandosi alle sue.
-Sì volentieri.-
Rispose Nadeshiko ben felice d’avere altre amiche con cui uscire. Il suo ragazzo invece per quel giorno avrebbe evitato il karaoke, magari poteva chiamare qualche sua conoscenza per chiacchierare.
Anche Astral agì in maniera simile, invece di mettersi in mezzo preferì lasciar andar da sola la sorella con le due, per quel giorno magari sarebbe potuto andare al poligono di tiro ad allenarsi.
Nel frattempo qualcuno era già andato lontano, Lighneers infatti come aveva visto il cancello aperto si era subito diretto lontano verso la propria casa, non aveva voglia di star fuori a pomeriggio, magari la sera sarebbe cambiato qualcosa.
Ayame vedendolo fu tentata di seguirlo, ma ipotizzò l’avesse fatto per spronarla a stare con le altre, quindi sospirando si avvicinò al piccolo gruppo di ragazze alzando gli occhi al cielo.
-Vengo anche io. Almeno potrete sentire della vera musica in quella stanza.-
-Ehm…d’accordo allora…-
Rispose Nadeshiko sorridendo leggermente volendo sorvolare sulla sua ultima frase, Lacie invece ormai non l’ascoltava nemmeno più visto la metà delle sue frasi non erano certo di gentilezza.
-Vedo che avete tutti i vostri piani, io credo cercherò un negozio per ammobiliare la stanza dal mio dormitorio. Mi è stato concesso solo un materasso per la notte e credo di dover restituirlo…sapreste indicarmi un luogo adatto?-
Chiese Ryujiin cortesemente.
-Credo che ci sia un negozio adatto poco distante dalla mia palestra, se vuoi posso accompagnarti. Tanto oggi non ho nulla da fare.-
Disse Zell facendo spallucce, almeno poteva occupare il tempo diversamente rispetto al solito.
-Se non è un problema te ne sarei molto grato.-
Rispose l’altro facendo un piccolo cenno del capo in segno di gratitudine.
Presto tutti quanti, soli o meno, s’allontanarono dalla scuola, lasciandosi quella giornata alle spalle.
 
 
 
Nadeshiko, Lacie, Sammy, Ayame:
 
 
 
Come Johanna aveva detto il karaoke non era molto distante dalla scuola, in effetti bastò alle quattro camminare solo per circa quindici minuti prima di arrivare ad un piccolo insieme di palazzi in mezzo ai quali si poteva chiaramente notare l’insegna di un microfono. L’interno si presentava in un primo momento come un lungo corridoio dai muri rossi ed il pavimento nero con un bancone dello stesso colore accanto alla porta principale, qui un ragazzo dai capelli rasati e gli occhi marroni teneva conto di un registro ed aveva uno scaffale pieno di chiavi alle sue spalle.
Fu Johanna la prima a parlargli.
-Salve, io e le mie amiche vorremmo usare il karaoke se possibile.-
-Ma certo, è la prima volta venire qui?-
-Sì nya.-
Rispose Lacie muovendo la coda.
-Molto bene allora per i nuovi arrivati che vengono per la prima volta concediamo loro di restare tutto il tempo che desiderano, al solito prezzo di un’ora.-
-Uuh che bello! Andiamo a cantare allora!-
Disse Sammy entusiasta di poter stare quanto voleva.
-Firmate qui per favore, il numero della vostra stanza è la 12. Se desiderate da mangiare o da bere non dovete far altro che usare il telefono nella stanza. Buon divertimento.-
-Grazie.-
Risposero in coro tutte avviandosi verso lo stanzino, questo non era molto diverso dal corridoio, muri e pavimento erano dello stesso colore, era solamente più grande e con al centro un tavolino di legno con accanto due divanetti neri. Alla parete opposta c’era una grossa televisione con un dispositivo per il karaoke, circa quattro microfoni sul mobile su cui era ed accanto alla porta un telefono nero.
Lacie subito andò a tuffarsi su uno dei due divani, usando le unghie per grattare la liscia superficie, Ayame si sistemò dall’altra parte dello stesso, Sammy la seguì subito dopo saltellando sui cuscini e, mentre Nadeshiko andava a sedersi, Johanna accendeva il dispositivo e lo schermo.
-Chi vuole iniziare?-
Chiese poi quando apparì una lunga serie di nomi di varie canzoni, subito Nadeshiko scattò avvicinandosi.
-Oh! Io per favore! Per favore so già quale canzone fare!-
-Per me va bene nya, mi sto divertendo a distruggere questo divano.-
Rispose Lacie che infatti aveva già ridotto a brandelli buona parte di una delle braccia del mobile, Nadeshiko intanto scrisse il titolo della canzone che voleva cantare, trovandola fortunatamente quasi subito.
-Ho un ragazzo lì casa in Michigan,
e quando lo bacio sa di Jack Daniel’s.
Così gli ho detto che i suoi amici non mi sono mai piaciuti.
Ora se n’è andato dandomi nuovamente della stronza.
È un ragazzo che vive nel Garden State.
E mi ha detto che staremo insieme finché non ci laureeremo,
così gli ho detto che la musica potrebbe aspettare,
ma lui mi vuole in cucina a preparargli la cena…-
Da subito accompagnò il ritmo delle parole a dei movimenti del corpo, giocando in particolare con le mani per dare enfasi al tutto, le altre non conoscevano la canzone ma Johanna e Sammy imitarono alcune delle mosse della ragazza mentre erano sedute, Lacie intanto continuava il suo gioco indisturbata mentre la canzone continuava.
-Credo, credo, credo, credo che siamo fatti l’uno per l’altra.
Ma la gelosia, la gelosia, la gelosia, la gelosia ha la meglio su di me.
Guarda, non voglio rovinare, ma io,
faccio sempre gli stessi errori, sì.
Commetto sempre gli stessi errori perché…-
Dopo una pausa di pochissimi secondi la ragazza, dapprima piegata in avanti, si rialzò facendo cadere i capelli all’indietro cantando a pieni polmoni.
-Sono pessima in amore, ooh-ooh.
Ma non puoi prendertela con me per averci provato,+
sai che mentirei dicendo,
che sei quello, ooh-ooh…
Che possa finalmente risolvere il mio problema
Guardando il mio passato…
Sono pessima in amore.-
Senza alcuna preoccupazione riguardo al modo di ballare Nadeshiko lo fece con passione propria, divertendosi e coinvolgendo soprattutto Sammy che muoveva le braccia in piedi sul divanetto.
-Ho una ragazza con gli occhi della California,
e pensavo che questa volta potesse davvero essere quella giusta.
Ma non ho mai avuto la possibilità di renderla mia.
Perché si è innamorata della cocaina.
Ragazza di Londra con un atteggiamento…
Non l’abbiamo mai detto a nessuno, ma siamo così carine,
abbiamo entrambe un sacco di cose migliori da fare.
Ma penso sempre a quando stavamo insieme.
Credo, credo, credo, credo che mi faccio coinvolgere troppo,
e che la gelosia, la gelosia, la gelosia, la gelosia abbia la meglio su di me.
Guarda, non voglio rovinare, ma io…
Faccio sempre gli stessi errori, sì.
Commetto sempre gli stessi errori perché…-
Nuovamente la ragazza sia chinò prima di cantare con ancor più voce, prese però la mano di Sammy in modo la imitasse, anche se lei era ancora l’unica a cantare.
-Sono pessima in amore ooh-ooh!
Ma non puoi prendertela con me per averci provato.
Sai che mentirei dicendo,
Che sei quella, ooh-ooh,
che possa finalmente risolvere il mio problema.
Guardando il mio passato,
sono pessima in amore!
Oh, sai, sai, sai che…
Sono pessima in amore! Ooh-ooh.
Sono pessima in amore! Ooh-ooh.
Sono pessima in amore! Ooh-ooh.-
Stavolta la ragazza prima di riprendere a cantare si mise a sedere sullo stesso divano di Ayame, guardandola e cantando come se parlasse con lei.
-Lo so che hai paura che io possa andare via.
Ogni volta che la sensazione svanisce.
Ogni volta che la sensazione svanisce.
So che hai paura che andrò via.
Ogni volta che la sensazione svanisce.-
Con uno scatto Nadeshiko si rialzò poi in piedi, quasi saltando e spalancando le braccia.
-Sai che in amore sono pessima! Ooh-ooh.
Ma non puoi prendertela con me per averci provato.
Sai che mentirei dicendo,
che sei quello, ooh-ooh.
Che possa finalmente risolvere il mio problema.
Guardando il mio passato…
Sono pessima in amore! Ooh-ooh.
Oh, sai, sai, sai che…
Sono pessima in amore! Ooh-ooh.
Sono pessima in amore! Ooh-ooh.
Oh, oh…-
 
 
(https://www.youtube.com/watch?v=m0CkgEr4PA4&feature=youtu.be canzone di Nadeshiko)
 
 
Sammy e Johanna applaudirono la ragazza non appena ebbe finito di cantare, e questa, per gioco, rispose con un inchino, Ayame invece fece solo spallucce reputandosi più intonata di lei.
-La prossima chi è? Johanna?-
Chiese l’azzurra guardandola.
-Oh, ecco non saprei, magari Lacie, Ayame o Sammy vogliono andar per prime?-
-No grazie, ora sto giocando nya.-
Rispose Lacie che arrampicatasi sul bordo del divano aveva scavato a tal punto da raggiungere alcune molle e si stava divertendo nel muoverle.
-Il meglio alla fine.-
Disse semplicemente Ayame alzando una mano e sorridendo.
-Dai Johanna, voglio sentire come canti!-
Fu poi la risposta di Sammy che decretò il suo turno,  rassegnatasi la bionda si alzò guardando tra le varie canzoni, fino a quando non ne trovò una che pensò facesse al caso suo.
-Amare può far male…
Amare può far male a volte,
ma è l'unica cosa che conosco.
E quando le cose si fanno difficili,
tu sai che possono diventare difficili qualche volta.
Questa è l'unica cosa che ci fa sentire vivi.
Conserviamo questo amore in una fotografia…
Costruiamo questi ricordi per noi stessi,
dove i nostri occhi non si chiudono mai.
I cuori non sono mai spezzati,
e il tempo non passerà mai…-
Ogni parola era pensata su Mattia, al fatto che l’amava e soffriva, ma era l’unica cosa che poteva fare, assieme al riguardare le foto dei momenti in cui erano insieme, ridendo senza nessun’altra preoccupazione.
Attimi di felicità immortalati per restare tali, dove il suo cuore era ancora intatto…
 -Così potrai tenermi,
dentro alla tasca dei tuoi jeans strappati.
Tenendomi più vicino.
Finché i nostri occhi non si incontrano,
non sarai mai sola.
Aspetta che io torni a casa.-
Casa…quale era veramente la sua casa?
Quella a Londra dove lui si trovava o quella a Rookbow dove stava costruendo la sua vita?
Forse non era ancora in grado di rispondere, ma un giorno, sapeva, l’avrebbe fatto e sperava lui fosse lì.
-Amare può guarire.
Amare può curare la tua anima,
ed è l'unica cosa…che io so…so.
Te lo giuro diventerà più facile,
ricordalo con ogni parte di te,
ed è l'unica cosa che portiamo con noi quando moriamo.-
Amare poteva fare tante cose, anche se nel cuore di lei s’era formata una crepa. Forse per la gelosia o la convinzione di non poter cambiare nulla, ma sperava un giorno di poter essere felice. Non poteva non sognare infondo di un giorno in cui loro sarebbero stati insieme.
 -Conserviamo questo amore in una fotografia.
Costruiamo questi ricordi per noi stessi,
dove i nostri occhi non si chiudono mai.
I nostri cuori non sono mai stati spezzati.
E il tempo non passerà mai.
Così potrai tenermi,
dentro alla tasca dei tuoi jeans strappati.
Tenendomi più vicino.
Finché i nostri occhi non si incontrano.
Non sarai mai sola.-
Al contrario di Nadeshiko non ballava in maniera esuberante, solo dei semplici dondolii del bacino, ma la sua voce era morbida e dolce e tenne tutte con lo sguardo ben fisso su di lei mentre quelle parole fecero pensare anche Nadeshiko ed Ayame alle rispettive persone che amavano.
Sammy era troppo piccola per pensare cose simili mentre Lacie…Lacie poteva.
L’amore non era un argomento facile, non aveva mai conosciuto nessuno per cui provasse quel sentimento. Amava Astral ma come suo fratello, e sapeva era molto diverso dall’essere una coppia, sapeva di poter contare su di lui in ogni momento e voleva solo il suo bene. Non si sentiva insoddisfatta, era felice di ciò che aveva e non l’avrebbe mai cambiato con nulla al mondo. Quando vedeva delle coppie non provava invidia, anzi per quelle cose quasi non ci pensava mai, ma dai libri romantici o scene simili dei film ogni tanto usciva dalle sue labbra un sospiro addolcito, quello di chi ancora non ha mai provato amore ma ne capisce la dolcezza.
-E se mi farai del male…
Bhe è va bene, piccola, solo le parole sanguinerebbero,
dentro queste pagine, tu mi stringimi soltanto.
E io non ti lascerò mai…
Aspetta che io torni a casa.
Aspetta che io torni a casa.
Aspetta che io torni a casa.
Aspetta che io torni a casa.
Oh puoi sistemarmi,
nella collana che avevi a sedici anni.
Accanto al battito del tuo cuore,
dove io dovrei essere…
Custodiscila nel profondo della tua anima.-
Avrebbe tanto voluto essere lei nel cuore del ragazzo, dire che avrebbe dovuto essere così le sembrava di cattivo gusto, voleva infondo solo la sua felicità anche a costo di soffrire, come infondo era già successo con molte altre ragazze che lo avevano frequentato…ma una parte di lei, che teneva ben nascosta, continuava a pensare egoisticamente che avrebbe dovuto essere lei a baciarlo, perché era in grado di renderlo felice.
Subito dopo ogni volta si vergognava di quei pensieri, ma era nella natura umana essere in parte egoista, soprattutto per qualcosa di così tanto amato…
-E se mi farai del male,
bhe è va bene, piccola, solo le parole sanguinerebbero,
dentro queste pagine, tu mi stringimi soltanto.
E io non ti lascerò mai.
Quando sono lontano,
mi ricorderò di come mi hai baciato.
Sotto un lampione,
di nuovo sulla sesta strada.
Sentendoti parlare sottovoce attraverso il telefono…
Aspetta che io torni a casa.
 
(https://www.youtube.com/watch?v=qgmXPCX4VzU canzone di Johanna)
 
 
-Wow, sei veramente brava nya.-
Commentò Lacie che s’era perfino messa a sedere composta, per qualche secondo.
Johanna arrossendo sorrise rispondendo al complimento.
-Grazie, ma credo sia più l’effetto della canzone, vuoi provare tu ora?-
-Volentieri nya.-
Rispose subito l’altra alzandosi e prendendo il microfono, infondo poteva anche riprendere a giocare dopo.
-Sono curiosa di vedere quale canzone sceglierai.-
Disse Sammy mentre l’altra sfogliava rapidamente le canzoni, fino a quando almeno non cliccò su una casuale vedendo cosa il destino riservava per lei.
La musica partì con una vivace chitarra, che fece muovere le spalle della ragazza su e giù mentre il testo compariva sullo schermo.
-Sento il tuo cuore battere al ritmo dei tamburi.
Oh, che peccato che tu sia venuto qui con qualcuno,
così, mentre sei qui tra le mie braccia.
Godiamoci la notte come se dovessimo morire giovani.
Moriremo giovani.
Moriremo giovani.
Godiamoci la notte come se dovessimo morire giovani.
Godiamoci la notte come se dovessimo morire giovani!-
La musica divenne più intensa e l’energia della ragazza anche, che subito mosse sia i fianchi che le braccia. Quando fu nuovamente il turno di cantare salì sul tavolo tenendo il microfono con una mano e guardando alternativamente tutte, mentre la coda si muoveva in cerchi.
-Giovani cuori, fuori di testa.
Corriamo come se fossimo in ritardo.
Ragazzi selvaggi, di bell’aspetto.
Viviamo alla grande proprio come dovremmo fare.
Non m’importa chi ci sta guardando quando lo rifiuteremo. Lo sai.
Nessuno può toccare quella magia che abbiamo noi. Di sicuro.-
Arrivata al bordo del tavolo si mise in bilico facendolo ribaltare, in modo s’abbassasse come fosse una passerella, con un salto di gran classe poi si mise in punta di piedi sullo schienale del divano dove erano Sammy e Johanna.
-Siamo alla ricerca di un po’ di guai stasera.
Prendi la mia mano, ti mostrerò il mio lato selvaggio,
come se fosse l’ultima notte della nostra vita.
Continueremo a ballare fino alla morte!-
Con una capriola all’indietro passò all’altro divano, rischiando quasi di farlo ribaltare con Ayame sopra, mosse poi le braccia  a destra e sinistra tenendole sollevate.
-Sento il tuo cuore battere al ritmo dei tamburi!
Oh, che peccato che tu sia venuto qui con qualcuno,
così, mentre sei qui tra le mie braccia.
Godiamoci la notte come se dovessimo morire giovani.
Moriremo giovani.
Moriremo giovani.
Godiamoci la notte come se dovessimo morire giovani!
Godiamoci la notte come se dovessimo morire giovani!-
Scesa dal divano la ragazza si mosse tre i due ancheggiando divertita, la musica s’era fatta più scandita e presa da questa quando raggiunse il muro usò le unghie per fare dei piccoli segni mentre camminava, il tutto a ritmo di musica ma con conseguenza il rovinare la parete, mentre anche Nadeshiko aveva iniziato a ballare con lei, anche se era molto difficile tenere il passo con l’altra e la sua imprevedibilità.
-Giovani teppistelli, che ci provano,
toglietevi quei calzini sporchi.
La musica c’è, fa caldo.
Baciami, dammi tutto quello che hai.
E’ piuttosto evidente che tu abbia una cotta. Lo sai.
Quella magia nei tuoi pantaloni, mi sta facendo arrossire. Di sicuro.-
Quest’ultima parte in verità non la rispecchiava, per questo usò un tono molto sarcastico alle parti “lo sai” e “di sicuro”, fermandosi poi appoggiandosi alla parete fino a quando la musica non riprese il solito ritmo.
-Siamo alla ricerca di un po’ di guai stasera,
prendi la mia mano, ti mostrerò il mio lato selvaggio.
Come se fosse l’ultima notte della nostra vita.
Continueremo a ballare fino alla morte.
Sento il tuo cuore battere al ritmo dei tamburi,
oh, che peccato che tu sia venuto qui con qualcuno.
Così, mentre sei qui tra le mie braccia.
Godiamoci la notte come se dovessimo morire giovani!
Sento il tuo cuore battere al ritmo dei tamburi,
oh, che peccato che tu sia venuto qui con qualcuno.
Così, mentre sei qui tra le mie braccia,
godiamoci la notte come se dovessimo morire giovani!
Moriremo giovani.
Moriremo giovani.
Godiamoci la notte come se dovessimo morire giovani! Nya!-
 
 
(https://www.youtube.com/watch?v=GP0Ktef44h0 canzone di Lacie)
 
-Wow, sei proprio energica ahah.-
Disse Sammy non appena la canzone fu finita.
-Ed alquanto distruttiva…mi piace.-
Fece eco Ayame che non disdegnava un po’ di caos.
-Nyahah, è stato divertente!-
Rispose Lacie facendo roteare il microfono tra le mani.
-Ora tocca a me!-
Disse Sammy alzandosi ed avvicinandosi alla ragazza, che con gentilezza le porse il microfono tornando a torturare il divano.
-Johanna, mi aiuteresti a scegliere? Vorrei fare una canzone simile alla tua.-
-Ma certo, il cantante è molto famoso, quindi per nostra fortuna ho visto molte sue canzoni nel registro. Aspetta che te ne metto una.-
Gli argomenti bene o male riguardavano sempre l’amore, che sicuramente Sammy ancora non conosceva nella forma verso un ragazzo, ma non per questo non poteva cantarle. Johanna infondo da bambina l’aveva fatto spesso, per la gioia delle orecchie di Mattia e Marco.
Così, quando la musica incominciò, il gruppo poté rilassarsi nuovamente in quelle dolci note.
- Ho trovato un amore per me…
Oh tesoro, tuffati e segui il mio esempio.
Bene, ho trovato una ragazza, bella e dolce.
Oh, non ho mai saputo tu fossi "il qualcuno" che mi aspettava,
perché eravamo solo bambini quando ci innamorammo.
Non sapendo cosa fosse,
non mi arrenderò questa volta.
Ma tesoro, baciami piano, il tuo cuore è tutto ciò che possiedo.
E nei tuoi occhi custodisci i miei.-
Anche se non aveva mai provato nulla per qualcuno la piccola poteva immaginare cosa volesse dire, anche se in maniera giovane ed infantile. Avere qualcuno con cui ridere, essere se stessi e felici. Qualcuno che ti apprezzasse senza finzioni, e che volesse semplicemente te.
Come idea era molto romantica, ma ancora non poteva immaginare quanto ancor più bello fosse.
-Piccola, sto ballando nel buio con te tra le mia braccia,
a piedi nudi sul prato, ascoltando la nostra canzone preferita.
Quando hai detto che sembravi un casino, ho bisbigliato sottovoce,
ma tu l'hai sentito, "Tesoro, sei perfetta stasera".-
Anche se era piccola aveva comunque pensato di non esser brava nel fare molte cose, il tempo sull’isola e la cattiveria di certi non l’aveva aiutata, ma ora aveva tanti amici che l’apprezzavano e nonostante la sua voce da bambina ed i suoi tentativi d’essere intonata non la guardavano con scherno ma intenerite.
-Ho trovato una donna, più forte di chiunque io conosca.
Condivide i miei sogni, spero che un giorno condivideremo la stessa casa.
Ho trovato un amore, per portare più dei soli miei segreti
per portare amore, per portare i nostri bambini.
Siamo ancora bambini, ma siamo così innamorati.
Combattendo contro tutti gli ostacoli,
io so che staremo bene questa volta.
Cara, tieni la mia mano,
sii la mia ragazza, io sarò il tuo uomo.
Vedo il mio futuro nei tuoi occhi.-
La prima parte era molto importante per lei, anche se si fosse innamorata non voleva vivere solo per questo, tutte le ragazze attorno a lei erano anche forti di carattere ed intelligenti, non avevano bisogno di star con un ragazzo per essere perfette ed indipendenti.
Era così che voleva essere, ed era incredibilmente grata per aver così tanti modelli da seguire che la spronassero a non pensare solo alla bellezza o all’amore. L’intelligenza, l’integrità personale, l’impegno nel farsi valere nella vita sia a scuola che fuori, le proprie passioni ed il carattere, e tante, tantissime altre cose erano altrettanto importanti per esser felici.
-Piccola, sto ballando nel buio con te tra le mia braccia,
a piedi nudi sull'erba, ascoltando la nostra canzone preferita.
Quando ti ho vista in quel vestito, sembravi così bella,
io non merito questo, cara, sei perfetta stanotte…
Piccola, sto ballando nel buio con te tra le mia braccia,
a piedi nudi sull'erba, ascoltando la nostra canzone preferita.
Ho fiducia in quello che vedo…
Ora so di avere incontrato un angelo in persona.
E lei è perfetta,
E non mi merito questo.
Sei perfetta stanotte.-
 
 
(https://www.youtube.com/watch?v=h2c-ayF421c canzone di Sammy)
 
Quando la canzone terminò ci fu qualche attimo di silenzio, in cui Johanna e Lacie guardarono la piccola intenerite.
-Sei stata adorabile nya!-
-E’ vero, un vero angelo.-
Disse Johanna unendosi a Lacie.
-Mi sono quasi commossa, sei stata bravissima!-
Anche Nadeshiko era veramente colpita da quell’adorabile vocina, avrebbe voluto riempire la piccola di baci!
-E’ stato tanto divertente, non avevo mai fatto karaoke prima d’ora!-
Rispose la bambina felice di quei complimenti. Ayame invece sorrideva divertita per il fatto, finalmente, fosse il suo turno e di poter chiudere con quelle lagne.
-Bene ragazze, preparatevi per lo spettacolo.-
Disse prendendo il microfono dalle mani della bambina cercando la canzone adatta, quando questa partì le orecchie di Lacie e Nadeshiko si piegarono e Sammy storse istintivamente le labbra.
-Guarda come fle-xo. Goddamn.
Fare sta roba non ha pre-zzo, yah, yah, yah, yah.
Quanto cazzo sono fre-sco, uh, uh.
Hai riconosciuto il sugo e lo appre-zzo. Say what, yah, yah, yah.-
La ragazza iniziò subito a muovere i fianchi in maniera sensuale lasciandosi scivolare le mani attorno al corpo, mentre le ragazze si guardavano l’un l’altra perplesse riguardo la canzone.
-Gli ho detto: "guarda come flexo", uh.
Quanto sono fre-sco, yah.
Dici di farlo come Mambo, ma non penso.
Giro con i peggio, yah.
Ventiquattro K e il Sugo Gang, hoe. Gang squad.
Fotti con l'équipe faccio bang, hoe.-
Alla prima frase la ragazza alzò la gamba destra in aria facendo una spaccata, accarezzandosi rapidamente la coscia prima di riportarla a terra ed iniziare a muovere il fondoschiena a ritmo di musica.
-Gli ho detto: Guarda come flexo. Goddamn.
Ho appena trappato un kilo e mezzo.
Datemi un beat che ve lo spezzo.
It's going down…
Guarda come flexo, goddamn.
Guarda come flexo, goddamn.
Mamma, guarda come flexo, goddamn.-
Dando le spalle a tutte la ragazza s’era piegata in avanti accentuando i suoi movimenti, aveva a detta sua un bel fisico, e soprattutto, un bel fondoschiena.
Perché allora non insegnare a chi non era così fortunata come muoverlo?
-Noi che facciamo fra tutto da soli,
stiamo salendo senza maggiordomi, yah.
Con i bagagli che portiamo a mano, ma senza sapere le destinazioni, yah, hey.
Lo senti cazzo sono ghiaccio, yah, hey.
Alla tua puttana le piaccio.
Edo Fendi fa il colpaccio, boom.
Sta troia la passo ad un altro, ciapa.
Intanto flexo con il braccio, ooh.
Di sugo tu non ne sai un cazzo, no.-
Proprio come aveva fatto Lacie anche la ragazza salì sul divano, muovendo le gambe su e giù come a scandire le singole parole.
Sammy quasi trovava divertente la scena anche se non capiva il testo della canzone, Lacie invece…beh non era il tipo di musica per lei, o per le altre.
-M, N, K, F, Monte Rushmore, yah.
Lei fa muu.
Non fotti con il plug.
Plug Vicenza ventiquattro K
Indovina la hit, fra, Sarabanda, uh.
Fraté ci arrivo ho la banda larga, ah.
Parla di me tutta la piazza, uh.
Tò, ciapa, tò, ciapa.
Vuole il sugo proprio sopra la faccia.
Tò, ciapa, tò, ciapa.
Continuo anche se dice basta.-
Utilizzando soprattutto le mani per far capire i gesti la ragazza li fece singolarmente in faccia a tutte, scendendo poi con eleganza dal divano e ritornando al centro della stanza, riprendendo dopo una seconda spaccata a muovere il fondoschiena.
-Guarda come fle-xo, goddamn.
Fare sta roba non ha pre-zzo, yah, yah, yah, yah.
Quanto cazzo sono fre-sco, uh, uh.
Hai riconosciuto il sugo e lo appre-zzo, say what, yah, yah, yah.
Gli ho detto: "guarda come flexo", uh.
Quanto sono fre-sco, yah.
Dici di farlo come Mambo, ma non penso.
Giro con i peggio, yah.
Ventiquattro K e il Sugo Gang, hoe, gang squad.
Fotti con l'équipe faccio bang, hoe.
Gli ho detto: Guarda come flexo, goddamn.
Ho appena trappato un kilo e mezzo.
Datemi un beat che ve lo spezzo.
It's going down.
Guarda come flexo, goddamn.
Guarda come flexo (Goddamn.
Mamma, guarda come flexo, goddamn!-
 
 
(https://www.youtube.com/watch?v=80eN3WOO5yc canzone di Ayame)
 
Come era successo per Sammy anche per Ayame rimasero in silenzio, non perché non fosse stata brava anzi, ma per la canzone in sé.
-Troppo brava, lo so.-
Disse però lei sorridendo soddisfatta.
-Non è stato affatto male scegliere di venir qua.-
Continuò poi andandosi a sedere.
-Lieta ne sei felice…anche se abbiamo fatto un turno ciascuna però, non vedo perché smettere, che ne dite?-
Propose Nadeshiko, che amava cantare e sarebbe rimasta per ore.
-Io sono d’accordo.-
Rispose Sammy annuendo.
-Infondo solo per questa occasione potremmo star quanto vogliamo al prezzo di un’ora soltanto, tanto vale approfittarne no?-
Disse Johanna facendo spallucce.
-Allora facciamo festa tutta la notte nya!-
 
 
 
 
 
Alexander- Khal:
 
 
Come i due fratelli si separarono dal resto del gruppo, dirigendosi verso l’auto che li avrebbe condotti a casa, Alexander sentì il mondo crollargli addosso, se avesse potuto forse sarebbe scappato ma a malapena riusciva a tremare.
Con un falso sorriso aveva salutato Hope, gridando aiuto nel proprio cuore, ma nessuno poteva sentirlo.
Il fratello accanto a lui si limitava a sorridere ma era come se la sua mente fosse chiusa all’interno di una scatola, fissava un punto vuoto e respirava meccanicamente.
Un ingombrante silenzio si fece largo tra loro durante tutto il tragitto fino al palazzo dove vivevano.
I loro passi risuonarono nel salone principale mentre si dirigevano verso l’ascensore, una volta chiamato ed entrato in questo Alexander era certo che il fratello avrebbe fatto qualcosa, ed invece si limitò a premere il pulsante per il quindicesimo piano e ad aspettare.
Come le porte si aprirono si ritrovarono in una grande stanza dal morbido pavimento bianco, sembrava un luogo abbastanza piacevole, un grande divano anch’esso bianco, delle finestre al posto delle pareti, alcuni mobili in legno e soprattutto un tavolo da biliardo in un angolo della stanza. Fu proprio da questo che Khal si mosse, seguito subito dal fratello.
Con occhi sottili il bianco prese per primo una stecca e l’altro capì di dover sistemare le palle al centro, rapidamente eseguì quel muto comando come un cagnolino fedele, senza la minima idea di cosa sarebbe successo ma con comunque una grande paura.
Khal rimase ancora in silenzio e con un espressione gelida, soprattutto quando fece la prima mossa colpendo con la palla bianca le altre in modo da spartirle, fece poi un gesto con la mano ad Alexander indicandogli di fare lo stesso, lui abbassando lo sguardo agì ma come si piegò sul tavolo Khal si portò alle sue spalle, tenendo la stecca con entrambe le mani ed abbassandola rapidamente sulla sua schiena, spezzandola.
L’urto non fu particolarmente doloroso, non quanto almeno quando il fratello gli prese i capelli iniziando a far scontare la testa contro il legno.
-Ahahah…aaah…-
Una risata gutturale e gelida fece accapponare la pelle del biondo, che conficcò le unghie nel tessuto verde del tavolo rovinandolo.
-Resta fermo.-
Disse semplicemente l’altro lasciandolo andare, prendendo la sua stecca. Khal poi si portò dall’altra parte del tavolo e colpì con forza una delle palle facendola andar contro il viso del fratello, che iniziò a sanguinare.
-Da dove vogliamo iniziare, fratellino?-
-P-perdonam…-
Prima che potesse finire Khal lo colpì nuovamente al viso, stavolta con la sua stessa stecca, il biondo però non vacillò e rimase fermo.
-Ahah, e per cosa? Infondo, cosa è successo? Avanti, rispondimi…-
Non c’era mai una risposta corretta in quei casi, erano tutte valide per ricevere una punizione per la delusione ricevuta.
-Ti hanno messo…in cattiva luce con Ailea.-
A quel nome Khal colpì brutalmente il suo stomaco con un calcio, facendolo piegare a terra. Era vero, non gli importava gran che di ciò che pensavano gli altri di lui, anche perché alcuni avevano ragione, ma non dovevano interferire nel suo piano. Solo perché la ragazza era diventata sua in vari  modi non significava lo fosse del tutto, prima di mostrargli come era veramente doveva legarla a sé indissolubilmente.
Alexander riuscì a vedere tutto questo nei suoi occhi, la rabbia e l’amore che provava, e ne fu geloso…
Era suo fratello maggiore, la persona che comunque lo proteggeva e si prendeva cura di lui, fino al giorno in cui l’aveva incontrata il biondo aveva pensato che nella mente dell’altro fosse almeno ad un gradino in più rispetto agli altri. Conosceva il suo vero io e prendeva parte a numerosi piani, il fatto spesso avesse rischiato la vita a causa di Khal era diventata un’abitudine con cui però era riuscito a convivere perché l’aveva sempre salvato in qualche modo. Allora perché non gli voleva bene quanto lo voleva a quella ragazza?
Prima era molto più facile, gli schemi erano chiari, ora invece Ailea aveva scombinato tutto in Khal rendendolo forse più pericoloso di quanto fosse mai stato.
Se lui rispetto a tutti gli altri era ad un gradino più alto lei era sopra una montagna…
-Bravo, e poi?-
-Coff, coff…Lacie…ti ha colpito, facendoti fare brutta f…-
Il fratello non gli diede il tempo di finire che lo colpì nuovamente con la stecca, arrivando quasi a romperla. Quella ragazza era stata una spina nel fianco sin dall’inizio, non solo perché aveva intuito subito il suo carattere e la sua pericolosità, ma perché costituiva un ostacolo serio nell’inganno altrui. Non servivano tutte le pedine per giocare a quella partita, ma Lacie era un pezzo nemico alquanto ostico, era stata una fortuna molti del gruppo avessero voluto una conversazione comune, dandogli così modo di spiegare con quella balla. Ma farseli quasi tutti “amici” sarebbe stato più difficile.
-Bravo…e poi?-
Ormai il sangue di Alexander aveva iniziato a macchiare il morbido pavimento, ma non era questo a spaventarlo, quanto gli occhi sbarrati del fratello e la sua espressione di pura rabbia che stava man mano aspettando.
-I-il…professore…-
Quel ricordo fu in particolare estremamente dannoso per entrambi, quel lurido bastardo del professor Zero aveva fatto un gesto alquanto sgradito, anche se non c’era stato nessun effettivo contatto, ma per Khal non v’era certo perdono ad una cosa simile, solo che l’unica vittima di sfogo era il fratello al momento.
Dopo un ultimo calcio alla schiena di questo lo tirò nuovamente per i biondi capelli ormai insanguinati e lo condusse fino ad una delle pareti, arrivata a questa lo mise lì seduto e prese a colpirgli il viso con una serie di pugni, fino a quando il vetro non si ruppe.
Non gli importava dei cocci o di qualsiasi altro danno, avrebbe sistemato in seguito. Khal gelidamente portò entrambe le mani alla gola del povero fratello spingendolo contro la parete già rovinata, il peso ruppe altre parti ed il vento gelido iniziò a toccare la schiena del biondo, che aveva subito anche alcuni tagli a causa dei vetri.
-Dimmi un motivo per cui meriti di non cadere…-
Chiese Khal guardandolo senza alcuna emozione, stringendo sempre più la presa su di lui fino a fargli mancar l’aria e spingendolo sempre più verso il vuoto.
Quante volte era accaduta una cosa simile?
Quante volte quel fratello che diceva voleva solo il suo bene l’aveva portato vicino alla morte?
Ormai tenere il conto non serviva nemmeno più, ma non aveva mai smesso di provare paura nei suoi confronti, perché aveva visto con i suoi stessi occhi quanto il legame di sangue non contasse così tanto in una simile situazione.
-H-ho…portato…le ragazze…-
La presa di Khal si ammorbidì di colpo, l’aria riprese ad arrivare ai polmoni dell’altro che si trattenne dal tossire. Senza nemmeno aiutarlo a rialzarsi o a evitare cadesse dal buco aperto nel vetro il bianco si alzò dirigendosi verso l’ascensore, rivolgendogli solo un’ultima parola quando questo si aprì.
-Bravo.-
Solo una volta che le porte si furono richiuse lui iniziò a tossire portandosi le mani alla gola, sdraiandosi a terra per almeno quindici minuti per riprendersi da quei colpi.
Da quanto lei era arrivata nel cuore del fratello, non c’era posto per nessuno…
Khal nel frattempo arrivato in ascensore iniziò a prendere dei lunghi e profondi respiri, in parte per calmarsi ed anche per riprendere fiato. Era arrivato a tanto così dal fare veramente del male  a suo fratello minore, con l’intenzione poi di far anche di peggio, ma lui era stato furbo ed aveva trovato un modo per portare la sua rabbia altrove in qualcosa di cui poi non avrebbe dovuto pentirsi. Il sangue del suo sangue gli macchiava le mani ma non gli importava più di tanto, ritrovando la sua compostezza raggiunse l’ultimo piano, ovvero il suo, raggiungendo infine la stanza che utilizzava per quei “momenti di svago”.
Come Alexander aveva ben detto prima, qui vi erano le due ragazze che il giorno precedente avevano deriso Ailea, entrambe erano legate per i polsi all’unico tavolo della stanza ed a giudicare dai segni che avevano i tentativi di liberarsi erano stati vari.
Non appena lo videro entrare iniziarono subito ad urlare.
-Facci uscire da qui! Ti prego!-
-Aiutaci!-
Khal alzò gli occhi al cielo irritato da quelle urla, ed approfittando della scarsa illuminazione prese uno degli oggetti attaccati alla parete, ovvero un martello. Avvicinandosi alle due lo utilizzò poi per colpire quella a sinistra sul viso, spaccandogli probabilmente la mascella.
-Aaaaaah!-
Entrambe iniziarono ad urlare ed a dimenarsi, ma questo non fece altro che aumentare la sua irritazione.
-State zitte.-
Disse iniziando a colpire la testa di quella a destra con il martello. Non era nelle condizioni per fare un lavoro pulito, aveva solo bisogno di sfogare la propria rabbia e ne trovò in parte modo colpendo ancora, ed ancora, ed ancora il cranio della giovane, mente il sangue e le cervella cadevano a terra, sporcando sia il pavimento che l’oggetto, lui non si fermava.
Passò dieci minuti a martoriarle la testa, lasciando che gli occhi le rotolassero via mentre l’altra piangeva terrorizzata. Dalla testa poi lui passò al torace, rompendo le ossa fino a scavare un buco al centro del petto, solo quando colpì il pavimento un paio di volte si fermò per riprendere fiato, la foga era stata tale da avergli fatto perdere lucidità per tutto il tempo.
Socchiudendo leggermente gli occhi distolse la sua mente da qualsiasi cosa, dalle urla e le lacrime dell’altra, dal suo cuore che da un battito rapido diveniva regolare e da qualsiasi altro pensiero che poteva renderlo furioso.
Alzando poi lo sguardo osservò l’altra alzandosi.
-Mi dispiace, non sarà altrettanto piacevole per te.-
A molti piani inferiori nel frattempo Alexander, rialzatosi, aveva raccolto sia le stecche rotte che i cocci di vetro, buttando il tutto ed iniziando a pulire per terra.
Fortunatamente varie stanze avevano tra i cassetti i materiali adatti per togliere il sangue fresco, non rimaneva quindi altro da fare che sistemare anche i suoi vestiti.
Nel più completo silenzio il ragazzo si diresse all’ascensore, scendendo fino al proprio piano, ovvero uno dei primi, arrivando presto nella propria stanza.
Con occhi spenti fissò il pavimento del salotto mentre l’attraversava, fermandosi solo all’arrivo del dipinto che aveva tentato di portare avanti tempo prima.
Solo in quel momento dai suoi occhi iniziarono  a scendere alcune lacrime, guardare quei lunghi capelli biondi, gli occhi azzurri, il viso sottile ed il sorriso gentile,  lo stava letteralmente schiacciando.
Le ferite sul suo corpo bruciavano, ma lui non ebbe la forza di arrivare fino al bagno per pulirsi e si accasciò accanto al dipinto, trattenendo alcuni singhiozzi.
Era difficile dire quante cose gli stessero passando per la testa, in prevalenza era dolore ma anche desiderio, un desiderio completamente fuori luogo, ovvero quello di essere assieme ad Hope.
Se chiudeva gli occhi riusciva a sentire le sue labbra sulle sue guance, le mani stringersi nelle sue ed un sorriso comparve tra le lacrime.
Era così difficile invece pensare d’essere in quel gigantesco edificio, circondato solo dalla solitudine e da un quadro ricco di dolore, dal quale non riusciva a distogliere lo sguardo.
-Mamma…-
Riuscì solo a sussurrare guardandola, rivedendo nei suoi occhi il giorno in cui le era stata portata via, nei ben pochi ricordi che gli rimanevano di lei.
Ogni volta che si chiedeva come la sua vita avesse potuto arrivare fino a quel punto Alexander trovava risposta in una sola persona.
Khal.
In entrambe le stanze in cui i due fratelli si trovavano era presente una grande quantità di dolore, solo che veniva da fonti diverse, e nella stanza della tortura del bianco questo andava via via sempre più a crescere.
Ora che era presente solo una persona su cui concentrarsi Khal volle decidere attentamente gli strumenti da utilizzare, sapeva come concludere ma non come iniziare, fu solo quando notò nell’angolo una minuscola ed insignificante torcia che gli venne un’idea.
Quando la prese tra le mani avvicinandosi alla ragazza questa non provò alcuna particolare paura, forse appunto perché non sembrava certo un’arma, ma quando il ragazzo le immobilizzò la testa il terrore arrivò presto.
Khal portò la punta della torcia sul suo occhio destro, e mentre lei iniziava ad urlare iniziò a premere con sempre più forza, scavando e graffiando il bulbo che a poco a poco veniva maciullato sotto il suo operato.
La giovane tentò di muovere la testa ed il braccio libero, ma lui era molto più forte e fu semplice bloccarla per continuare, si fermò però prima di raggiungere punti troppo profondi, accontentandosi momentaneamente d’averla accecata ad un occhio.
Nel mentre lei aveva iniziato a piangere e ad urlare ancora più forte lui, abbandonando la torcia, s’era alzato in piedi, tirandole il braccio libero ed appoggiandolo al tavolo. Senza dire nulla afferrò un’ascia nascosta sotto ad esso e con un colpo le colpì il braccio perfettamente a metà, lei tentò di alzarsi e fermarlo ma la posizione in cui l’aveva bloccata era fatta in modo che con quei movimenti l’osso si sarebbe rotto, quindi poteva solo aspettare che il dolore passasse.
Khal come aveva fatto con la testa della precedente ragazza colpì ripetutamente il braccio tagliandole la carne, usò però una forza nettamente minore in modo che il dolore si prolungasse a lungo. Non volle nemmeno tagliarlo del tutto, una volta raggiunta la metà dell’osso si fermò tornando ad avvicinarsi alla parete.
Rimase fermo solo qualche secondo prima di prendere un grande fucile, già caricato, e puntarlo direttamente alla ragazza, che tremante chiuse gli occhi aspettando un colpo che tuttavia mai arrivò.
Khal aveva appoggiato il fucile proprio accanto a lei, in silenzio, ed allo stesso modo si era messo a sedere a terra prendendo dalla tasca della giacca il proprio cellulare, come se non ci fosse nulla di malato ed atroce in quella scena.
I suoi pensieri durante tutto ciò si erano annullati, non voleva vedere altro che sangue. Adesso però che era riuscito a riprendere lucidità non c’era altra cosa che voleva fare se non scrivere alla propria compagna e sapere come stava.
Il suo numero lo aveva ottenuto molto, molto tempo prima quando aveva ordinato ad Alexander di monitorarla in modo da poter sapere tramite l’oggetto la sua posizione, ma era certo che se le avesse scritto lei avrebbe pensato che lo avesse ricevuto tramite qualcun altro, non certo in quella maniera.
Mentre digitava i piccoli tasti la sua prigioniera si era resa conto dell’arma che aveva di fronte, forse il dolore le aveva tolto qualsiasi sospetto di fronte a quella scena, o forse ormai sapeva di non aver più nulla da perdere, sta di fatto che credendo di poter approfittare della “distrazione” del ragazzo, prese l’arma puntandogliela contro.
-“Ciao, sono Khal. Come stai? Se hai bisogno di qualsiasi cosa verrò subito da te.”-
Il ragazzo nel frattempo era stato molto più impegnato a digitare più e più volte il messaggio per decidere quale testo fosse il più adatto, ma alla fine aveva scelto qualcosa di semplice.
Come lo inviò alzò anche lo sguardo, ed il suono del colpo del fucile rimbombò per la stanza mentre altro sangue era andato ad unirsi a quello del primo cadavere.
Il colpo aveva centrato il suo bersaglio, il cranio della ragazza che, senza il minimo sospetto l’arma fosse truccata e fatta in modo che sparando il colpo sarebbe finito nella direzione opposta, si era uccisa.
 
 
 
 
 
Lighneers:
 
Dopo che i cancelli furono aperti Lighneers s’era subito allontanato dal gruppo, senza nemmeno salutare, quel periodo non era particolarmente buono per lui e sentiva veramente il bisogno di star da solo.
Negli ultimi anni non aveva mai avuto bisogno di far questo, faceva chiacchiere con chi capitava e le cose finivano lì, aveva mantenuto solo relazioni professionali o volte comunque ad ammazzare il tempo.
Poi in qualche modo si era ritrovato in quel dannato gruppo…
Tenendo lo sguardo basso e corrugato il ragazzo aveva continuato a camminare fino a casa seguendo la strada istintivamente, ma chiunque gli passasse vicino poteva capire il suo fastidio, che era pure per una questione che molti avrebbero reputato stupida!
Il problema era che…non voleva provare sensazioni a lui ben conosciute.
Molto tempo addietro aveva avuto una “famiglia”, composta da lui ed i suoi quattro fratelli, ma tutto era finito quando si erano separati prendendo strade diverse. Non aveva dimenticato il modo in cui si era sentito nelle fredde notti o nelle splendide giornate che non poteva condividere con loro.
Aveva imparato una cosa dalla vita, le persone vanno e vengono, non importa quanto le ami, non puoi costringerle a rimanere.
Così nel corso degli anni aveva interpretato il ruolo di quello che se ne andava dalla vita altrui e non più che perdeva, ma da quanto aveva incontrato gli altri si era reso conto che questi man mano stavano iniziando ad avere un certo ruolo nella sua vita.
Con un lungo respiro il ragazzo aprì la porta della propria casa, prendendo una delle sue chitarre per cercare di suonare qualcosa accanto alla finestra, ma tutto ciò che riusciva ad uscire dalle sue mani erano per le sue orecchie vuote note.
Forse nella vita era semplicemente impossibile non soffrire e pretendere allo stesso tempo di non star da solo.
-Forse l’unica soluzione sarebbe non avere più nessuno attorno…-
Ma come poteva se ogni volta succedeva qualcosa e lo chiamavano la sua bocca parlava prima che la sua testa avesse deciso? Poi in un modo o nell’altro sapeva l’avrebbero trascinato.
-Dovrei cercare d’allontanarmi poco alla volta, almeno eviterei di affezionarmi troppo.-
Disse parlando a se stesso facendo spallucce, come se poi questa cosa non fosse già successa.
Soprattutto con quattro di loro, ovvero Zell, Ailea, Daimonas ed Astral.
Zell non poteva ricordargli suo fratello Leo, con lui c’era sempre stata una complicità mista alla sfida che li rendeva instancabili insieme, ogni cosa era buona per una competizione. E con il biondo era la stessa identica cosa quasi, avevano perfino distrutto una palestra per questo motivo!
Avrebbe mentito se avesse detto la cosa lo infastidiva, perché era tremendamente divertente avere qualcuno con cui non aver limiti per quelle cose, e che sapevi bene ti avrebbe seguito in molte avventure solo per il gusto di superarti.
Per quanto riguardava Ailea invece le ricordava il fratello più piccolo, Carl, che era forse la persona dall’animo più buono che avesse mai conosciuto. Lei poteva dire ciò che voleva, ma chi si era preso delle pallottole per difendere Daimonas?
Chi aveva cercato subito di far legare tutto per non venire sconfitti sull’isola?
Aveva perfino assistito una sirena cavolo!
Aveva un animo buono e gentile sotto quella maschera di follia, che veniva fuori soprattutto quando lottava ma Lighneers sapeva bene dipendesse dalla dura vita aveva dovuto sopportare.
Si chiese istintivamente se anche Carl fosse cambiato o avesse messo su un qualche tipo di maschera, sperava che quel timore fosse infondato ma non aveva nemmeno modo di sapere se erano tutti vivi, figuriamoci scoprire se erano in qualche modo cambiati.
Per Astral l’associazione era facile, vedendo il modo in cui proteggeva Lacie gli veniva subito in mente Artiom, il più grande dei cinque e con la chiara intenzione di proteggere gli altri a qualunque costo. Era strano forse lo rivedesse proprio in lui visto sapeva il bruno non aveva un buon occhio nei suoi confronti, ma dipendeva solo dal fatto che chiunque parlasse con Lacie in un modo che solo lui sapeva quale fosse lo prendeva di mira, poi c’era anche stato quel piccolo fatto nel fine settimana dove lei gli era stata sulle gambe. Ma non era un fastidio per il verde, quasi gli veniva da ridere vedendo le sue reazioni.
C’era infine Daimonas, che per ciò che era e ciò che poteva diventare gli ricordava Zob, lui era stato un fissato per le cose soprannaturali di quel genere, e se si fossero conosciuti l’altro avrebbe sicuramente voluto essere amico del piccoletto.
Come poteva andare avanti nella sua vita se quando girava attorno a quei tipi rivedeva i suoi fratelli?
Non era possibile e gli stava facendo solo male, l’unica sua fortuna era l’averlo notato in tempo però, poteva cercare di evitare il peggio quanto anche questo gruppo di scalmanati se ne fosse andato.
Bastò questo pensiero però per metterlo completamente di cattivo umore.
-Merda, nemmeno un po’ di musica si può fare in questo modo.-
Disse scocciato abbandonando la chitarra sul pavimento, non aveva voglia di sistemarla. Non badò nemmeno all’appartamento di fronte dove vivevano le professoresse Mustang, non era così bisognoso di guardarle costantemente anche se una di loro s’era fatta questa idea e ad esser sinceri in quella condizione avrebbe quasi potuto irritarlo.
Visto non aveva niente di meglio da fare decise di tentar di fare un bagno veloce, non se ne faceva uno da un po’ di tempo ed era molto diverso dalla doccia visto poteva restare a mollo per molte ore.
Tirando l’acqua lasciò che questa arrivò fino al bordo prima di spogliarsi completamente ed immergersi, istintivamente si guardò attorno come a temere potesse sbucare Ayame da un momento all’altro, ma si rese conto fosse solo una sciocca paranoia, lei era con le altre ragazze.
-Menomale le ho detto di fare amicizia, o non me la sarei mai levata dai piedi.-
Brontolò immergendosi in acqua,  per quella ragazza non provava il minimo affetto.
Prima di tutto era una pazza che lo stalkerava, e ci fosse mai stato al mondo un idiota che avrebbe desiderato una cosa simile significava non aveva la minima idea di quanto fosse snervante.
In secondo luogo l’amore che sosteneva di provare nei suoi confronti era innaturale, i colpi di fulmine ci potevano stare ma a lei sembrava non importare di conoscere i suoi gusti o che tipo di persona era, lo voleva e basta, forse in gran parte per l’aspetto. E questo era già un motivo grande quanto una barca per non andargli a genio.
Era facile da raggirare, questo doveva concederglielo e gli era tornato utile, ma prima o poi lei si sarebbe dovuta rassegnare.
Non poteva amarla, non lei e non così.
Sinceramente parlando nessuna delle ragazze che conosceva andava bene, se certe non fossero state fidanzate e se lui non avesse avuto problemi ad interagire con tutti per creare una stretta amicizia le scelte erano: Ailea, Lacie, Hope, Seraph, Johanna, Diana, Nadeshiko, Ayame. Aveva escluso ancor più a priori Grace perché la ragazza sapeva proprio non voleva saperne di lui.
Visto che comunque era da solo perché non cercar d’ammazzare il tempo  affrontando l’argomento come una valvola di sfogo?
Almeno poteva distrarsi ed essendo solo non c’era il problema di esser interrotto o subire ribattute.
Con un gesto secco colpì una delle piastrelle sul pavimento, aprendola rivelando così un minuscolo frigo dentro cui si trovavano dei microfoni di cioccolato. Prendendone uno e richiudendo la mattonella iniziò a montare una base per poi cantare.
-Che fai Ailea, giochi a fare la piccola boss.
Ti vedo bene a lavorare alla dreamdoll.
Ma mi raccomando non fare poi le green call.
Se ti scarto è perché hai l’arguzia di Gumball.-
Iniziò lui cantando sulla ragazza in maniera rapida e precisa, passando subito dopo a Lacie, fortunatamente né lei né Astral erano presenti…
-Hey sei energica Lacie, lo sei anche a letto?
Disturbi tuo fratello e la sua strada per il retto.
Sei difficile eh, vederti calma non me l’aspetto.
Fatti prendere che a qualche ristorante cinese ho fatto un dispetto. –
Muovendo anche la testa a ritmo la prossima ragazza nella sua canzone fu la dolce Hope.
-Ma che stai facendo?
Cosa disegni Hope?
Lo sai che tu sei pazza mica Van Gogh.
Posso essere certo che nella tua testa c’è solo ding-dong.
I tuoi disegni sembrano creati dalla mente di un Bong.-
Purtroppo il suo umore non stava giovando dal canto come aveva sperato, e presto le sue canzoni si fecero più crude, ed ancor peggio, toccava a Seraph.
-Pensi di fare la calma, la fredda, la cazzuta?
Sai forse fai bene a stare così muta.
Mi va di esser gentile, ti va se ti offro della cicuta?
Sotto le mie rime sei caduta, non chiedermi scusa, lavorati il cowboy mentre la sorella ti fa le fusa.-
Non sentirti importante, ricorda che prima di getta c’era usa.-
La cosa continuò poi a degenerare, ed arrivò così presto il turno di Johanna.
-Mi fumo una canna pensando a Johanna.
Non so perché ma so che le piace la panna.
Non chiamare la mamma.
Da come sei, penso che sei il frutto di un desiderio di un membro più lungo di una spanna.-
Arrivò poi il turno di Diana, che già comunque era chiaro non ci potesse esser relazione visto lei era lesbica, ma ormai era partito per la tangente.
-Diana sei compresa come Odissea nello spazio.
Intrattieni più di Fabio Fazio.
Più geniale di chi nella curva della Roma tifa Lazio.
Ti ricorderò come signorino e Anco Marzio.
Basta pensare al sexo!
Parli ma non stai mai sul pezzo.
Forse ho capito perché sei diventata lesbo.-
Rimanevano solamente due ragazze ormai, e la prossima fu Nadeshiko.
-Letto il giornale: arrestata Nadeshiko.
Messa in cella con Mr. Pickle.
L’hanno sgamata a fare la seconda parte di Boku No Pico.
Le piace il pesce, adora il tonno Bello figo.-
Ed ora…rimaneva solo lei, Ayame.
Prima di parlare prese un profondo respiro, cantando l’ultima parte di quella strana canzone.
-Sei innamorata di me, cazzo ti prende?
Vorrei darti mille sberle!
Strozzati con una collana di perle.
Hai la testa piena della mia serpe.
Dalla bocca ti escono solo merde.
A forza di averle aperte ci entrano i nani di Biancaneve, e son sette!
Ayame, la spia agente 00tette.
Con le mie rime ti faccio a fette.
Finirà che sarà per colpa tua che avrò le manette.
Le tue idee mi stanno strette, indigeste, brucerò ogni tua veste.
Ti faccio un culo da Milano fino a Mestre.
Se sei così sarai stata sicuramente picchiata dalle maestre.
Non dirmi che non sei una troia, sei solo una che ingoia.
Distrutta ad ogni eliminatoria.
Non ti meriti nessuna gloria.
Felice che sei una sacca eiaculatoria.
Per iniziare a parlare ti serve una liberatoria.
Scusami, darti questa batosta era obbligatoria.-
A canzone finita si sentiva come se avesse perso tutto il fiato in corpo, ma non era stato così liberatorio. Anzi, solo alla fine si rese conto che aveva passato del tempo ad inventare delle canzoni per lo stesso gruppo dal quale si voleva allontanare.
Ormai ben conscio il bagno caldo non l’avrebbe aiutato si alzò di scatto per asciugarsi, ma prima di rendersene conto il ragazzo aveva iniziato a prendere a pugni il muro, era un buon modo per sfogarsi, il dolore fisico teneva la mente impegnata impedendogli di pensare a qualsiasi cosa, anche se certe volte non bastava e lo dimostravano i lividi ed alcune macchie di sangue che aveva faticato a lavar via.
Non fu certo per quanto tempo andò avanti in quel modo, forse se si fosse potuto vedere avrebbe pensato d’esser solo un ragazzino che vedeva la vita troppo negativamente, ma non era come se avesse avuto qualcuno a consigliarlo o a consolarlo in quegli attimi. Poteva solo sbagliare ed imparare, e chissà quante volte sarebbe successo.
Sapeva solo di essere in procinto di soffrire, e non lo desiderava.
Fermò i suoi pugni solamente quando iniziò a sentire un fiatone stringergli la gola, ma con fastidio si rese conto era stato tutto inutile, visto continuava a pensare e ripensare.
Guardando l’orologio vide che ormai era arrivato al tardo pomeriggio, e la giornata per lui era bruciata
-Fanculo…-
Aveva bisogno di qualcosa di forte per levarsi tutto quei pensieri, di girare, bere e magari fare a botte, se fosse stato fortunato.
Asciugandosi in tutta fretta indossò dei vestiti semplici, dei jeans, una maglia verde ed una felpa rossa e, senza dire nulla, si mise il cappuccio sulla testa uscendo mentre le strade iniziavano a farsi buie.
Non gli importava di dove andare, bastava non incontrare nessuno che conoscesse e che nessuno gli rompesse le scatole.
Per un po’ si limitò ad una semplice passeggiata senza nemmeno decidere il bar in cui entrare, in quei momenti uno valeva l’altro, e così allo stesso modo ne scelse uno in maniera completamente casuale.
Una volta entrato si ritrovò in una grande stanza dalle luci spende, all’interno della quale l’unica fonte di illuminazione erano dei led al soffitto ed ai tavoli, e delle strane bolle fluorescenti. Un intenso fumo non permetteva di vedere la maggior parte della gente attorno a lui, ed una musica tecno di sentirli, ma andava benissimo così.
Spingendo la maggior parte di loro si fece largo fino al bancone, attirando l’attenzione del barman.
-La cosa più forte che hai, e se vedi il bicchiere vuoto, riempilo.-
Disse il ragazzo mettendo sul tavolo un piccolo cumolo di jewel, la moneta usata a Rookbow.
L’uomo non batté ciglio e gli rispose con un semplice cenno della testa, voltandosi iniziò a fare un miscuglio di vari drink, facendo aspettare il verde solo per qualche minuto.
All’arrivo del bicchiere Lighneers non alzò nemmeno lo sguardo, buttando giù il contenuto in un solo sorso, come aveva poi “comandato” presto il bicchiere fu nuovamente pieno ma la foga nel bere non diminuì di certo.
A poco a poco però sentiva i pensieri farsi più pesanti, al punto che il loro stesso concepimento non era più fattibile, sentiva dell’irritazione sì, ma almeno la causa era momentaneamente svanita.
Rimase nel proprio silenzio per vario tempo, fino a quando almeno qualcuno non si avvicinò alla sedia vuota accanto alla sua facendo per prenderla.
-Ho forse dato l’impressione fosse libera?-
Ringhiò lui che non voleva nessuno attorno, l’ultima volta s’era ritrovato una stalker a vita, l’alcol poi lo aveva reso molto meno lucido del previsto.
Forse anche per questo non s’era accorto d’essersela presa con una normale ragazza, accompagnata da un robusto ragazzo dai capelli neri.
-Ehi, non c’è bisogno di esser maleducati. Volevamo solo un posto a sedere.-
Ribatté il ragazzo infastidito.
-Portate il culo fuori da qui e sedetevi per strada se ci tenete tanto.-
Disse Lighneers mandando giù l’ennesimo bicchiere.
-Ma chi ti credi di essere!-
Senza nemmeno rispondergli il verde afferrò la testa dell’altro spingendola contro il tavolo del bancone, dandogli così un sonoro colpo.
-Quello che ti farà il culo se non ti levi di torno.-
La botta aveva solo fatto sanguinare il naso del ragazzo, come a dargli un avvertimento, che però non era servito visto l’altro tentò subito di colpirlo con un pugno. Lighneers però fu più rapido, gli afferrò il braccio ed abbassandosi se lo caricò sulla schiena lanciandolo dall’altra parte della stanza, dritto dritto su un gruppetto che stava parlando e rompendo così anche un tavolo.
Lighneers fece allora per tornare a sedersi mentre la ragazza aveva urlato spaventata, ma purtroppo per lui ciò che aveva fatto aveva attirato nella piccola “rissa” anche il suddetto gruppo che in massa arrivò per picchiarlo.
Erano all’incirca in quattro, ciascuno ben messo, più o meno, e non si fecero scrupoli ad attaccare tutti insieme, il verde però non era certo un novellino e sospirando irritato afferrò la propria sedia ruotandola in aria, colpendo così in faccia ciascuno di loro fino a quando le gambe di legno non si ruppero.
Per evitare il colpo di uno saltò perfino sul bancone, afferrando una delle bottiglie per lanciarla contro un altro che gli stava andando addosso, questo però schivò esattamente all’ultimo e la bottiglia finì addosso ad una ragazza in compagnia dei suoi amici, che ovviamente vedendola colpita e di conseguenza ferita andarono subito contro Lighneers.
Era uscito per bere e per sfogarsi, ma certo non avrebbe mai potuto pensare di finire in una situazione simile, ormai metà del bar era entrato in una lotta contro di lui e dalla quale non aveva intenzione di scappare.
Con un salto saltò sulla testa di un ragazzo tornando allo stesso livello di tutti, visto il grosso numero però non riuscì ad evitare in tempo l’ennesima bottiglia che, volando, era arrivata contro la sua schiena rompendosi, era però riuscito ad identificare la persona che gliel’aveva lanciata e furioso gli andò contro caricandolo, spingendolo contro la parete nella quale a causa del peso di entrambi si formò un buco di un certo spessore.
Altri tre poi tentarono gli saltargli addosso approfittando del momento ma riuscirono solo a tirargli qualche pugno in faccia ed a fargli sanguinare il naso, Lighneers senza però alcun segno di dolore afferrò uno dei led sporgenti e sradicandolo dalla parete lo usò  come una sottospecie di arma.
La situazione era peggiorata a tal punto che avevano perfino acceso le luci in tutta la stanza, ma era servito solamente a far vedere tutti i danni che la rissa stava causando. Erano intervenuti anche alcuni butta fuori ma nella foga le persone se l’erano presa anche con loro, che stavano infondo facendo solo il loro lavoro.
Trovandosene uno davanti Lighneers usò il led per ferirlo alla testa e quando questo per proteggersi lo afferrò con entrambe le mani lo spinse contro il bancone alle sue spalle, ribaltandolo e finendo così anche contro gli scaffali che si ruppero sotto il suo peso, alcuni degli alcolici finirono anche su dei costosi apparecchi elettronici che andarono in cortocircuito.
Come se la cosa poi non fosse già grave di suo c’era stato perfino chi, approfittando della confusione, era andato verso la cassa per rubare alcuni soldi ed uscire indisturbato.
In meno di un’ora ogni cosa era ormai stata distrutta ed i danni erano palesi in ogni angolo del bar, Lighneers aveva continuato a lottare con ferocia, senza alcuna inibizione grazie all’alcol non aveva fatto distinzioni tra chi aveva davanti, e poteva esser capitato se la fosse presa con qualche ferito, ma quasi tutti loro si fermarono nel momento in cui fuori dall’edificio si iniziarono a sentire le sirene della polizia…
 
 
 
 
 
Milton :
 
Dopo aver salutato tutti dal cancello Milton s’era allontanata in silenzio verso i dormitori, c’erano ovviamente molti altri che seguivano la sua stessa strada, ma non ne conosceva nessuno e questi non sembravano intenzionati a voler rimediare.
Non che fosse un problema, oltretutto si sentiva troppo stanca per fare qualsiasi cosa. La scuola e le avventure che viveva con i suoi amici avevano riempito la sua vita ma svuotato le sue energie.
Li adorava, questo era scontato, però nella vita c’era anche bisogno di un po’ di riposo altrimenti il corpo sarebbe crollato.
Per questo motivo non aveva intenzione nemmeno di studiare nel pomeriggio, avrebbe sistemato e si sarebbe rilassata, questo era tutto.
Raggiunta la propria stanza nell’edificio una volta aperta la porta come prima cosa si tolse le scarpe, sedendosi a terra per qualche secondo pensando a Daimonas, Jack ed Ailea, il piccolo edificio nel quale loro si trovavano non era molto distante, se avesse sentito le loro voci sarebbe potuta correre subito a vedere e forse ad aiutarli.
Anche se loro tre sicuramente non ne avevano bisogno…per un motivo o per un altro la loro resistenza al dolore era ben conosciuta tra tutti.
Poteva non sembrare, ma Milton prestava moltissima attenzione a questi dettagli, da quando era scappata dal padre aveva imparato a far attenzione a molte cose nella vita, a riconoscere situazioni e persone pericolose per evitarle ed anche a capirle.
Non era questo però che avrebbe dovuto fare una ragazzina normale, nella sua vita però purtroppo della normalità non c’era più traccia, se non in apparenza. Aveva comunque tanti motivi per esser felice, e questo era ciò che contava.
Scrollandosi le spalle si rialzò prendendo come prima cosa una scopa, non ricordava sinceramente l’ultima volta che aveva pulito e la polvere sparsa qua e la ne era la prova, alcuni cumoletti la fecero anche starnutire un paio di volte. Raccolse anche alcuni libri che per caso erano caduti a terra sistemandoli in ordine sulla propria scrivania, e stese perfettamente le lenzuola del letto come sua madre le aveva insegnato.
Se prima la ragazza aveva avuto un’espressione serena ora questa era svanita, rimpiazzata da una forte nostalgia accompagnata da alcuni sospiri.
Sua madre le aveva insegnato molte cose, ma non tutte e non nel tempo che avrebbe desiderato.
Perfino i loro ricordi non bastavano al suo cuore, ma questo poteva dirsi normale visto che quando si ama qualcuno il tempo non è mai abbastanza.
Lei era stata una donna bellissima ai suoi occhi, alta e magra con dei lunghi capelli castani perennemente legati, per sua fortuna poi le aveva trasmetto quei lucenti occhi verdi pieni d’allegria. Il suo carattere dolce ed altruista le aveva insegnato a cercar spesso il buono in ogni cosa, ma era stata anche una persona molto forte e di carattere, dandole così l’esempio di qualcuno che non si piegava di fronte a delle ingiustizie.
Il suo corpo però non era stato abbastanza forte da sopportare l’urto quando suo padre l’aveva spinta giù dalle scale…
Entrambi le avevano dato la vita ma non le era possibile non provare dell’odio nei suoi confronti, le aveva tolto ogni cosa e tutto solo per dell’inutile denaro che lei nemmeno voleva. Se avesse potuto scambiarlo per riavere indietro la sua mamma l’avrebbe subito fatto, andando poi magari quanto più lontano possibile da lui per cominciare una nuova vita, come infondo avevano ad un certo punto desiderato fare in verità.
Magari con i nuovi amici che si era fatta!
Sapeva era tutto frutto della sua immaginazione, ma in quei momenti non riusciva a darle un freno creandosi il suo piccolo mondo.
Era certa che come lei avrebbe voluto molto bene a Daimonas, sapendo ciò che aveva dovuto passare forse l’avrebbe anche accolto nella loro famiglia come se fosse figlio suo, dimostrandogli così che c’erano delle persone buone che amavano i propri figli indipendentemente dai legami di sangue o da cosa questi erano.
Le venne quasi da sorridere pensando al fatto che vedendo il ragazzo assieme a Jack forse li avrebbe trovati adorabili, ed avrebbe potuto cercare varie scuse per lasciarli da soli. Milton sapeva che Daimonas non provava vari tipi di sentimenti, e forse l’amore purtroppo era tra questi, ma quando loro erano vicini si poteva percepire un’aura di tenerezza che poteva far sciogliere molti, o forse era solo lei che desiderando il meglio per il suo amico desiderava potesse provare anche questo meraviglioso sentimento.
Non che lei in verità si fosse ancora innamorata veramente, ma un giorno sarebbe successo, forse con qualcuno che l’avrebbe sempre difesa ed appoggiata nel suo sogno di diventare una ballerina, e con cui si sarebbe sposata vivendo felice.
-Però…tu non potrai essere con me in nessuno di quei momenti…-
Sospirò la ragazza rinunciando alle ultime pulizie per stendersi sul letto, sentendo finalmente tutti i muscoli del corpo rilassarsi.
-Non è proprio giusto. Anche Daimonas è una bravissima persona eppure ha sofferto tanto, gente crudele invece come il professor Zero o la professoressa Sasaku non sembrano aver alcun problema nella vita.-
Ad un certo punto un po’ di giustizia sarebbe dovuta arrivare, infondo lei dopo anni di difficoltà aveva trovato un nuovo luogo in cui vivere e degli amici. Iniziava a considerarli quasi tutti in questa maniera, soprattutto perché dopo certe esperienze condivise era impossibile non affezionarsi.
Appoggiando la testa sul cuscino Milton tenne lo sguardo fisso sul soffitto, prendendo dei lungi respiri per rilassarsi. Non voleva che stanchezza e fatiche varie rovinassero il suo umore e non l’avrebbe permesso nemmeno al suo passato.
Suo padre era lontano, non poteva farle più niente, lei e Daimonas erano nuovamente insieme ed avevano trovato tanti nuovi amici.
Per quanto riguardava sua madre invece era sempre lì, nel suo cuore.
-Ovunque tu sia, so che mi sarai sempre vicina.-
La felicità che provava nel presente era più importante dei dolori del passato, e sarebbe  servita come fondamenta per il futuro.
 
 
 
Zell Ryujin:
 
-Grazie ancora Zell per aver scelto d’accompagnarmi, sicuramente mi sarei perso varie volte prima di trovare il negozio giusto.-
-Non preoccuparti, mi fa bene poi cambiare aria ogni tanto.-
Dopo la chiusura dei cancelli della scuola Zell aveva subito mantenuto la parola data ed aveva iniziato ad incamminarsi assieme al nuovo arrivato verso il negozio di sua conoscenza.
Non l’aveva fatto per qualche particolare simpatia o simili, ma come aveva già detto solo per  cambiare un po’ dalla solita routine.
Conosceva perfettamente la strada per arrivare al negozio e così presto furono davanti all’entrata, si presentava come un grande palazzo dai muri esterni grigi e con delle porte in vetro, che si aprirono subito quando i due si avvicinarono.
-Hai un’idea di come vuoi arredare la tua stanza?-
-All’incirca, fortunatamente quando i tuoi amici mi hanno liberato ho potuto recuperare tra i miei oggetti personali alcuni jewels che mi erano rimasti. Dovrebbero bastare.-
Rispose sorridendo il bruno guardandosi attorno, grazie all’aria condizionata posta sull’alto soffitto bianco ci si poteva rinfrescare dal caldo esterno, il pavimento era di gialle piastrelle e sparse in ogni zona erano presenti altissimi scaffali separati da dei cartelloni che indicavano cosa si vendeva in quel dato punto.
Prima di proseguire però si poteva prendere uno dei carelli in plastica verde sistemati accanto alle casse, vista la certezza avrebbero preso varie cose Zell subito puntò verso uno di questi, ma come vi si mise davanti due mani ossute e dalle unghie rosse afferrarono il manico del carrello spingendolo contro di lui.
-Wow!-
Colto alla sprovvista il ragazzo fece appena in tempo a spostarsi senza nemmeno farsi schiacciare il piede, la persona che gli aveva preso l’oggetto era una donna di circa quarant’anni vestita con una maglia viola e dei jeans bianchi, dai capelli arancioni e con un pesante trucco agli occhi, che lo stava guardando con un’aria mista a disgusto e superiorità.
Zell rimase in silenzio perplesso, sia per la maleducazione che per la faccia di lei, che intuendo i suoi pensieri gli parlò.
-Non ho micca visto il tuo nome qui sopra.-
Così dicendo la donna si allontanò subito, lasciando il biondo a mordersi la lingua per non maledirla. Ryujiin al contrario non era stato minimamente infastidito dall’azione, anche se oggettivamente sapeva come reputarla. Semplicemente lui era cresciuto assieme a tante donne, quindi sapeva come comportarsi in quei casi ed era anche abituato a mantenere la calma, per questo facendo spallucce si limitò solamente a pendere un altro carrello.
-Bene, penso mi basteranno un letto, dei cuscini e dei tappeti.-
-Mh…bene…-
Disse l’altro guardando tra i vari cartelloni per trovare i tappeti ed i cuscini, certo però non si poteva dire non infastidito dalla donna, ma non intendeva logorarsi il fegato, oltretutto non l’avrebbero rivista si sperava così spesso.
-Anche tu vivi nel dormitorio, giusto Zell?-
Chiese Ryujiin che non voleva certo mostrarsi maleducato e tenere un silenzio tra di loro, dopo tutto lo stava aiutato, tenersi compagnia era il minimo.
-Oh, si. La mia camera non è molto distante dalla tua, in effetti molti del gruppo dormono lì.-
Il ragazzo evitò di far riferimento anche al monolocale che possedeva, più che altro non voleva si sapesse in giro di ciò che faceva, non voleva darsi arie di alcun genere.
-E vi conoscete tutti da molto?-
-Sinceramente no, dall’inizio dell’anno scolastico o giù di lì. Solo alcuni forse da vari anni ma il gruppo si è formato dopo una gita su un’isola.-
-Oh, deve esser stata divertente.-
Rispose Ryujiin sorridendo.
-Diciamo sarebbe potuta andar meglio.-
Disse l’altro facendo spallucce, arrivando finalmente dagli scaffali in cui erano stati sistemati in fila un gran numero di cuscini.
-Ecco qua, preferenze?-
Chiese poi il biondo guardando l’altro.
-Solo che siano grandi e morbidi.-
Ryujiin sorridendo si guardò subito attorno per trovare quelli che preferiva, ne adocchiò uno bello grande e rosso, dai bordi ricamati con fili gialli, fece per prenderlo ma come lo sfiorò una mano dall’altra parte dello scaffale colpì la sua con uno schiaffo, afferrando poi il cuscino.
-Giù le mani!-
Gracchiò una voce femminile, anche se non così tanto, che Zell identificò subito, era la stessa donna di prima.
-Oh, mi scusi, non lo avrei preso se avessi saputo che lo volesse anche lei.-
Tentò di dir Ryujiin massaggiandosi la mano.
-Si si tutte scuse, voi giovani siete solo degli arraffoni!-
Sbraitando la donna iniziò ad allontanarsi tastando tutti gli altri cuscini ed infastidendo anche altri poveri clienti che nulla avevano fatto di male.
Stavolta per Zell fu ancor più difficile evitar di dire qualcosa, perché una volta poteva passare ma due a così poca distanza erano un bel boccone, Ryujiin invece manteneva ancora la calma e si era limitato a spostar l’attenzione su un cuscino azzurro.
-Non so come fai a star così sereno…-
Disse infatti Zell sbuffando.
-Mh? Cosa c’è di strano?-
-Beh quella signora non è certo stata l’educazione fatta a persona.-
-Oh, non importa, ci sono moltissimi altri oggetti qui dentro infondo. E fino a quando non li si paga non sono di nostra proprietà.-
-Vero…ma a certa gente dovrebbero mettere una museruola.-
Continuò il biondo aiutandolo a trovare altri cuscini, trovandone uno che somigliava al primo aveva adocchiato, sistemandoli nel carrello questo era già pieno per metà anche se li avevano schiacciati.
-Direi che così può bastare, passiamo ai tappeti?-
Chiese Ryujiin soddisfatto.
-Alla carica, sperando di non avere alcun tipo di problema.-
Annuì Zell spostandosi assieme a lui nel reparto adatto, qui i tappetti erano stesi non solo lungo gli scaffali ma erano anche arrotolati ed appoggiati verticalmente gli uni contro agli altri, in modo che si potessero subito trasportare.
-Vedi qualcosa che ti piace?-
-Mmmh…direi…questo qua.-
Rispose l’altro indicandone uno non molto distante da loro, dai caldi colori come il marrone, il rosso e l’arancione e dalla chiara morbidezza.
-Dai, ti aiuto a spostarlo.-
Subito Zell si avvicinò per aiutarlo, sistemando il tappeto in un angolo per evitare potesse intralciare gli altri clienti, quando però fece per afferrare l’altra estremità del tappeto almeno altri tre caddero addosso ad entrambi, facendoli cadere.
-Ma che diamine?!-
Sbottò il biondo guardandosi attorno, rivedendo per la terza volta quella dannata donna.
-Sei stata tu!-
Disse senza nemmeno bisogno di porre la frase come una domanda.
-Stupidi mocciosi, sembrava più di classe questo tappeto ma è solo spazzatura.-
La donna nemmeno rispose, si limitò a mostrare una faccia disgustata per il tappeto che gli altri due volevano prendere e visto non le piacque fece cadere anche questo addosso a loro.
Ryujiin incredibilmente anche in questa situazione mantenne la calma.
-Ciò che per certi è spazzatura per altri è un tesoro. Zell, stai bene?-
-Sì, ma presto mi salteranno i nervi per…EHI!-
Mentre loro erano ancora impegnati a rialzarsi la dannata s’era avvicinata al loro carrello ed aveva preso circa tre dei loro cuscini.
-Quelli sono nostri!-
-Non vedo i vostri nomi qui sopra.-
Alla risposta della donna Zell si morse la lingua per non essere volgare, ma quando cercò di trovare manforte in Ryujiin questo non mostrò fastidio.
-Sono solo cuscini, ce ne sono tanti.-
-Si lo so, ma non è tanto per i cuscini quanto per la sua faccia di bronzo.-
Ribatté Zell lanciando delle occhiatacce alla donna mentre se ne andava, però era chiaro non potesse farci più nulla, l’unica cosa che voleva fare era uscire da lì…
Dopo aver sistemato in perfetto equilibrio anche il tappeto nel carrello, ed aver sostituito i cuscini, mancava solo un’ultima cosa, il materasso.
Una volta arrivati nel reparto la scelta non fu affatto difficile, non solo perché agli occhi di entrambi sembravano tutti uguali ma perché per Ryujiin bastava che questo fosse morbido e nient’altro, Zell però continuava a guardarsi attorno come se si aspettasse di vedere da un momento all’altro quell’odiosa donna comparire dal nulla, per questa volta però non la videro da nessuna parte.
-Ottimo! Non ci resta altro da fare che andare a pagare allora.-
Disse Ryujiin felice d’aver sbrigato quella faccenda tanto rapidamente.
-Sì, almeno non dormirai per terra.-
-Nulla a cui non sia abituato ormai, ma sì, sarà veramente piacevole riavere un letto caldo e morbido.-
Rispose il bruno sorridendo, entrambi si avviarono verso le casse, vedendo chiaramente una gran fila da tutte, erano già pronti ad una lunga attesa quando sentirono una voce provenire dall’altoparlante.
-“Sta aprendo la cassa otto.”-
Una bella fortuna, non era nemmeno molto distante dalla loro, ma come Zell spostò lo sguardo poté vedere la donna che per tutto il giorno li aveva tartassati fissarli con fare arcigno.
-Oh no…stavolta no!-
Disse subito il biondo che cogliendo alla sprovvista Ryujiin buttò lo stesso ragazzo dentro al carrello iniziando a spingere con tutte le sue forze.
-Wow! Piano Zell! Che succede?-
Chiese l’altro che almeno era atterrato sul morbido, il biondo però non rispose troppo impegnato a concentrarsi per “vincere” contro la megera, che a sua volta aveva iniziato a correre verso la cassa.
Era un testa a testa per chi sarebbe arrivato prima, la velocità raggiunta era eccessiva e se non fosse stato per i buoni riflessi del ragazzo avrebbe potuto sbandare, ma non gli importava, era una questione personale, anche se il povero Ryujiin doveva sopportare tutti gli spaventi dei momenti in cui per poco non si scontrava contro qualcuno.
Anche quando furono ormai vicini alla cassa nessuno dei due rallentò.
-Frena, frena, frena, frena!-
Disse Ryujiin che già vedeva un doloroso finale in tutto questo, Zell però non lo ascoltò e solo all’ultimo secondo girò le ruote del carrello in modo che si mettesse esattamente in linea con la cassa.
Mancava pochissimo, questione di nemmeno un metro e…riuscì ad arrivare prima della donna!
Questa aveva rallentato al contrario suo infatti, e così era arrivata seconda, l’allegria di Zell era palese come la sua rabbia, ma lui aveva ottenuto ciò che desiderava, una rivincita.
Ryujiin s’era messo una mano sul petto come per assicurarsi battesse ancora, e sentendo il ritmo veloce del cuore non poté non scappargli una risata mentre scese dal carrello, rivolgendosi poi alla signora.
-La prego di scusarci, non volevamo tenere questo comportamento…-
Di tutta risposta Zell tossicchiò un paio di volte, ma mantenne il silenzio lasciandolo continuare.
-Potete andare prima voi se desiderate.-
-Oh stai zitto e paga!-
Urlò la donna infastidita più dalla sua cortesia che da altro.
-Come desidera…le chiedo nuovamente scusa.-
Non avendo altra scelta Ryujiin si limitò a pagare, non spendendo nemmeno così tanto come aveva temuto, ed una volta usciti dal negozio non dovettero far altro che tornare ai dormitori.
-Grazie ancora Zell per il tuo aiuto, ma non credi d’aver esagerato un po’ con quella donna?-
-Forse, ma per come avrebbe potuto reagire, ad esempio, Ailea al posto mio, le è andata grassa.-
-Sarà…in ogni caso, il karma mette sempre in pari le cose.-
Concluse Ryujiin, che credeva in ciò che pensava, alla fin fine avevano trovato tutto ciò di cui aveva bisogno, no?
 
 
 
 
 
Diana-Vladimir 
 
Dopo la fine delle lezioni Vladimir aveva preferito lasciar andare la propria ragazza al karaoke con le sue amiche senza unirsi a loro, era giusto in una coppia sana avere i propri spazi, e sinceramente non aveva tutta sta gran voglia di cantare.
Non voleva comunque nemmeno tornare a casa subito, quindi per circa una quindicina di minuti si concesse una passeggiata, dopo aver preso una pizza da asporto per mangiare.
-Mh, niente male, sono sottovalutati questi chioschi.-
Disse finendo il proprio “pranzo”, buttando la cartaccia in un bidone vicino.
-Magari potrei vedere di chiamare qualche conoscenza, infondo ho tutto il girono libero e…-
-VLADIMIR!-
Una tonante voce femminile fece sobbalzare chiunque fosse vicino al ragazzo, fatta eccezione per lui che si limitò solo la girarsi verso la giovane che l’aveva chiamato, ovvero  Diana.
Dopo la telefonata ricevuta la ragazza era subito scattata correndo verso l’uscita di casa, avrebbe potuto benissimo richiamarlo ma sapeva che lui avrebbe potuto altrettanto facilmente mettere giù e chiudere rapidamente la conversazione, per questo aveva preso il primo autobus per la città, ed una volta lì raggiungerlo era stata solo una questione di fortuna.
-Credevo fossi a casa.-
Rispose lui guardandola.
-E’ così, ma poi ho ricevuto il tuo messaggio.-
-Ottimo, ma non capisco allora il fatto tu sia venuta ora in città.-
Continuò il ragazzo riprendendo a camminare, non volendo ovviamente intralciare il passaggio d’altri solo per delle chiacchiere.
-Sei stato tu ad intrometterti, ne sono certa.-
-Ma certo, nostro padre non sarebbe stato certo entusiasta se avesse saputo fossi stata espulsa.-
Era ovvio che l’avesse fatto solo per lui, non che la cosa la sorprendesse, ma non era solo per questo che era venuta lì.
-Come hai fatto? Hai pagato il preside?-
Vladimir rimase in silenzio per qualche secondo, non poteva ancora discutere con altri di quei dettagli.
-Diciamo di sì.-
-Diciamo? Non voleva dei soldi?-
-Diana la cosa importante è che si sia tutto risolto.-
Tentò lui di sviare il discorso.
-Ma anche sapere lo è altrettanto!-
-Lo so, lo so, ma ora non è il caso di pensarci.-
La sua fermezza era chiara, non aveva intenzione d’andare avanti su quell’argomento, Diana si morse il labbro irritata, doveva sempre trattarla come se fosse la classica sorellina minore?
Vladimir comunque notò quel suo comportamento, forse non era la classica persona che provava affetto per altri, ma non era un blocco di ghiaccio tale da cacciarla così su due piedi.
-Sai, le altre non sono così distanti, se vuoi posso portarti da loro per compensare il tuo viaggio.-
Tentò di dire guardandola.
-Non ne ho molta voglia in verità…-
L’aveva messa di cattivo umore paradossalmente il fatto proprio lui avesse sistemato ogni cosa, voleva essere indipendente ed era stata decisa a prendersi la responsabilità di ciò che aveva fatto al professore.
-Non ho intenzione di scusarmi con Rotsala comunque.-
-No, stai tranquilla, credo che lui poi non voglia rivederti sinceramente.-
A quella frase Diana sorrise divertita, felice almeno d’aver fatto capire a quel tipo chi comandava tra loro.
-Ottimo, ho messo in chiaro chi è più forte.-
Disse infatti fiera di sé.
-Anche chi è la più impulsiva però, si può sapere che diamine ti era venuto in mente?-
Chiese lui guardandola quasi con rimprovero, al quale però lei non batté ciglio.
-Dopo ciò che è successo da me mi sono ricordata di un’offesa subita da quel tipo, e visto che la vita è breve non volevo aver rimpianti.-
-E quello lo chiami rimpianto…-
-Stai attento, potrei buttare anche tu giù da una finestra un giorno.-
-Ne avresti veramente il coraggio?-
Rispose lui alzando un sopracciglio, in realtà Diana sapeva che non sarebbe arrivata a tanto pur di ferirlo, ma invece che dirlo sorrise furbamente.
-Devi solo provarci.-
Ribatté lui serio.
-Uffa quanto sei scorbutico. Non ti rilassi mai?-
-Certo che lo faccio, ma quando è il caso.-
-Cioè mai?-
Continuò Diana punzecchiandolo.
-Smettila,  sono perfettamente capace di rilassarmi e di divertirmi.-
-Ma se non ridi mai, perfino quando eravamo tutti a casa mia non hai fatto quasi un sorriso!-
-Ti sbagli, ma solo perché non rido a qualche tua battuta non significa non abbia senso dell’umorismo. Poi lì ho preferito stare con Nadeshiko.-
Rispose lui sinceramente, non era ai livelli di Lacie, questo era vero, ma non lo trovava un male in verità.
-Mh già, immagino a fare cosa…menomale che ho pulito tutto per sicurezza.-
Disse Diana alzando gli occhi al cielo, non conosceva così bene la sua ragazza, ma sapeva il suo “appetito” non era certo indifferente, per tutta risposta Vladimir le lanciò un’occhiataccia.
-Come se voi ragazze foste da meno comunque, il soffitto del bagno non l’ho certo rotto io.-
Ribatté lui riferendosi a quando alcune di loro avevano deciso di spiarli.
-Ehi, io ero felice dove mi trovavo. Alla fine però è stato veramente divertente, soprattutto la parte in cui Astral ha visto Seraph nuda ahah.-
-Mh, se lo dici tu, con tutti i danni che ci sono stati tanto quello che avete combinato quasi non si è notato.-
-Beh tu non ti sei certo sprecato nell’apportare delle modifiche nella foresta e dintorni.-
Disse la ragazza colpendogli il braccio con il gomito.
-Oh, quindi hai capito sono stato io?-
-Papà non è così bravo con la tecnologia.-
-Vero, almeno però vi siete tutti divertiti no?-
-Mmh diciamo…che forse non è stato male.-
Rispose lei tutto d’un fiato, non gli piaceva dargli ragione, soprattutto quando l’aveva.
-Potresti farti pagare a delle feste per quegli effetti speciali.-
Disse poi guardandolo.
-Non ne ho bisogno al momento.-
-Vero, dimenticavo tu sei quello dalla bella vita con tutto.-
Disse lei gesticolando con le mani ed assottigliando le labbra.
-Ho lavorato duramente per ottenere ciò che ho avuto. Poi non vedo di cosa tu debba essere gelosa, hai una bella casa, degli amici e ben poche preoccupazioni.-
-Io non sono gelosa!-
Urlò quasi lei irritata, se c’era una cosa che non provava era gelosia.
-E allora perché devi farmi pesare quanti soldi ho?-
-Non voglio fartelo pesare, ma sembra che tu devi essere sempre il primo in tutto.-
Disse lei sinceramente, doveva avere le case più grandi, una ragazza, tanti soldi e conoscenze, sembrava quasi uno dei personaggi stereotipati dei film, oltretutto era anche abbastanza forte da tenerle testa e spesso batterla!
Vladimir stava per rispondere che non c’era nulla di male nel puntare al massimo, che chiunque potrebbe farlo impegnandosi, ma si limitò al silenzio quando vide la sua espressione.
Sapeva bene lei si reputava una sua rivale nelle lotte e che ogni sconfitta l’abbatteva.
-Non sono il primo in tutto, se vogliamo entrare nei dettagli, non riesco a mangiare tanto quanto te ad esempio.-
Quella sottospecie di battuta ottenne solo una smorfia da parte di Diana che lo guardò senza rispondere.
-Andiamo, è vero, ed anche con gli altri è così. Non sono un pistolero abile come Astral ad esempio, e pure Khal ha una bella fortuna in denaro da non sottovalutare, non sono nemmeno bravo con la spada come Seraph, ma questo non vuol dire io sia inferiore a loro.-
Continuò Vladimir spiegandole varie osservazioni che aveva fatto su alcuni di loro.
-Ma in uno scontro in queste cose perderesti?-
-Chi lo sa, le lotte non dipendono solo da forza o bravura. L’avversario potrebbe inciampare e darmi la possibilità di batterlo, la mia arma potrebbe rompersi, ci sono tante variabili.-
-Questo è vero…-
Almeno questo pensiero diede un po’ di speranza in più alla ragazza sulla possibilità di batterlo un giorno.
-Tu poi sei molto agile, hai tantissimi punti di forza, non hai motivo per abbatterti su questi argomenti.-
-Non mi fare la paternale…-
Ribatté la ragazza, Vladimir era bravo con le parole, ma lei altrettanto nel non farsi raggirare.
Comunque, volenti o nolenti, i due stavano avendo una conversazione simile a quelle dei normali rapporti fratello e sorella, non guardando ovviamente ai contenuti, ma sul tentativo altrui di sorreggere l’altro.
Erano momenti rari che però per entrambi volevano dire qualcosa, e che sicuramente avrebbero fatto la differenza in certe occasioni.
 
 
 
 
 
Astral:
 
 
Erano poche le volte in cui Astral poteva decidere liberamente dove andare, e se c’era un posto che gli mancava frequentare era il poligono di tiro.
Ce ne erano molti in città quindi aveva solo da scegliere, ma in quelli che era stato aveva battuto numerosi record ed ogni volta era una grande soddisfazione, oltre al fatto era sia un allenamento che un modo di rilassarsi per lui.
Scelse d’andare in uno non molto distante dalla scuola, in modo così da non doversi muovere troppo, era anche tentato di scrivere alla sorella per sapere come stava ma voleva fidarsi di lei, anche se era molto protettivo sapeva che lei era in grado di comportarsi bene in sua assenza.
Poi erano solo andare al karaoke, quanti danni poteva fare?
In realtà non voleva veramente pensarci, quindi a passo rilassato raggiunse il poligono di tiro, che si presentava esternamente come una piccola struttura grigiastra, superata la porta come prima cosa si poteva trovare una piccola saletta dalle pareti azzurre, con un bancone dove vi era un giovane ragazzo dai capelli biondi.
Dopo aver parlato con questo ed aver pagato Astral sapeva perfettamente dove andare, anche perché c’era solo un’altra porta oltre all’uscita.
Questa era stata rivestita con un materiale insonorizzante in modo che gli spari si udissero solo una volta entrati.
Oltre questa poi c’era una nuova stanza dal pavimento giallo ed i muri grigi, a pochi metri di distanza dalla parete c’era un separatore nero che segnava il punto dal quale i presenti potevano sparare, ovviamente dopo aver messo dei para-orecchi.
Le pistole erano messe a loro disposizione dalla struttura stessa, queste però per evitare venissero rubate le aveva legate con un lungo filo che permetteva si i movimenti ma non di portarle via.
Oltre a lui c’erano anche altre persone, un piccolo gruppettino di ragazzi che avranno avuto all’incirca la sua stessa età, stavano tutti attorno ad un ragazzo dai capelli castani vestito di tutto punto.
-Non c’è niente di più facile dello sparare. Chiunque potrebbe farlo senza difficoltà.-
Disse il ragazzino ridendo assieme agli altri.
-E’ vero, è facilissimo.-
-Quelli che si reputano bravi sono solo spacconi.-
-Non ci vuole niente a premere un grilletto.-
Astral sentendo la loro conversazione sospirò irritato, si vedeva che quelli non ne sapevano nulla e che erano lì solo per vantarsi.
-Potrei battere chiunque qui se solo volessi.-
-Di sicuro, ed anche tutti i record.-
-Secondo me quelli che han vinto poi han barato, certe cifre sono veramente esagerate.-
Solo perché non ne sarebbero mai in grado, lui però non era venuto lì per ascoltare le chiacchiere di qualche sciocco, ignorandoli infatti si sistemò al suo posto guardando il bersaglio posizionato dall’altra parte della stanza.
Premendo un pulsante si poteva scegliere anche la distanza, e lui per abitudine metteva sempre la maggiore.
Con il primo colpo colpì esattamente il centro della testa, con il secondo ed il terzo le orecchie ed il cuore con il quarto.
-Ahah, guardate quello, ha fatto dei colpi completamente a caso.-
-Già sono tutti buoni così.-
Per prenderlo in giro il “capo” del gruppo prese a sua volta al pistola sparando dei colpi senza senso che ovviamente non centrarono il bersaglio, messo oltretutto a metà della distanza di Astral, ma  gli altri comunque risero divertiti.
Sospirando stanco il castano scelse ancora una volta di ignorarli, non aveva bisogno di abbassarsi al loro livello, anche se la pazienza iniziava a scemare.
Con i seguenti colpi mirò stavolta sempre al petto, costruendo un cerchio perfetto attraverso tutti i buchi. Se Lacie fosse stata lì sicuramente lo avrebbe trovato forte ed avrebbe voluto provare.
Sua sorella in realtà aveva anche sparato un paio di volte, ma gli aveva detto di preferire il proprio stile di combattimento, così non aveva più tentato.
Magari anche Seraph avrebbe fatto la stessa cosa...a quel pensiero il ragazzo però scosse la testa.
Che bisogno aveva di pensare a lei proprio in quel momento?
Certo, era una persona forte, incredibile ed unica, ma non centrava nulla con le pistole.
Forse la sua testa voleva solo fargli pensare a qualsiasi altra cosa che non fossero gli stupidi accanto.
Visto il suono degli spari non aveva sentito i loro discorsi, ma non la smettevano un attimo di ridere.
-Tutta fortuna del principiante.-
Fortuna del principiante?
Fortuna del principiante?!
-Oh, adesso ve la faccio vedere io questa fortuna del principiante…-
Borbottò Astral stanco, non sarebbe stato oggetto del loro divertimento.
Girando la testa notò un grande tabellone sopra cui erano segnati tutti i record, uno in particolare sembrò far al caso suo. In quaranta secondi qualcuno era riuscito a svuotare il caricatore dell’arma facendo oltretutto sempre centro.
Il suo parlare aveva attirato l’attenzione del gruppo che in silenzio lo stava fissando, almeno avrebbero visto una minima parte ci ciò che era capace.
Dopo aver caricato completamente l’arma Astral sparò ripetutamente una serie di colpi fino a svuotarlo, voltandosi poi poté vedere il nuovo risultato del record. Numero massimo di punti in trenta secondi.
Soddisfatto guardò poi il gruppo ridacchiando da sotto la maschera, e poté vedere dal viso di quasi tutti un certo stupore misto all’imbarazzo per la figura fatta, tranne per quanto riguardava lo stesso ragazzo che per primo s’era vantato.
-Ti credi bravo eh? Guarda che ci son tanti migliori di te.-
-Io qui al momento non ne vedo.-
Ribatté Astral, ora veramente preso in causa.
-Potrei fare la stessa cosa con una mano dietro la schiena se volessi!-
-Fallo allora.-
Alla provocazione dell’altro il castano non batté ciglio, conosceva e confidava nella propria bravura.
-Come se volessi fare una cosa così stupida…andiamocene, è una perdita di tempo stare qua.-
Rispose il ragazzo lasciando irritato la pistola sul suo posto e togliendosi le cuffie, il resto del gruppo ovviamente lo seguì senza battere ciglio, ma mentre questi andavano via Astral divertito sparò numerosi colpi centrando ovviamente sempre il bersaglio in maniera impeccabile.
C’era poco da fare, se si intendeva mettersi contro di lui in un simile ambiente era meglio andarsene di corsa.
 
 
 
 
 
Jack, Daimonas, Ailea, Seraph:
 
Era la prima volta che Jack finiva in quel piccolo edificio, non che la cosa lo spaventasse, anzi, a dirla tutta aveva un’aria quasi annoiata. Anche Daimonas non provava paura per la tortura, era solo preoccupato per cosa quella pazza avrebbe potuto fare agli altri, e sinceramente lei lo disgustava anche un po’.
Ailea era l’unica invece a cui l’argomento interessava, con tutte le volte era finita lì non s’era mai abituata.
-Che bello, vediamo un po’ cosa faremo oggi…-
Disse la professoressa girando un paio di volte attorno ai tre, spingendo poi Ailea lontano.
-Tu via dal mio amoruccio! A giudicare dai segni sul collo sembra tu ti sia divertita abbastanza per oggi.-
Dopo averla allontanata Sasaku fece anche l’occhiolino a Daimonas, che però non disse nulla.
-Oh quanto sei bello…non vedo l’ora di divertirmi con te…-
-Ha intenzione di torturarlo con la noia come sta facendo con noi?-
Disse intromettendosi Jack, irritato dalle attenzioni che la donna rivolgeva all’altro, questa lo guardò dall’altro verso il basso, avvicinandosi.
-Ti annoi? Posso sempre rimediare sai?-
-Beh se devo crederle sulla fiducia ho i miei dubbi.-
Continuò l’altro stuzzicandola, riuscì perfettamente in questo visto alla donna venne perfino un tic all’occhio.
-Benissimo…iniziamo da voi due allora.-
Concluse infatti la professoressa riferendosi sia ad Ailea che a Jack.
-No, inizia da me.-
Disse improvvisamente Daimonas, che non desiderava veder gli altri due torturati, non importava se Jack non potesse sentire il dolore. Sasaku però era irremovibile ed infatti premendo un pulsante fece sì che sotto Jack comparisse dal pavimento una sedia provvista di  cinghie, mentre Ailea venne bloccata da delle catene agli arti contro la parete. All’altro invece vennero bloccati solo i piedi a terra.
-Bene, amba-raba-cici-coco…-
Iniziò la professoressa muovendo l’indice tra Ailea e Jack, che tentò di irritarla per farsi scegliere.
-L’hai imparato ieri alle elementari?-
Ghignando infastidita purtroppo Sasaku non si lasciò prendere dalle emozioni, sapeva bene a che gioco stava giocando, ed in quei casi era una soddisfazione ancora maggiore farli fallire.
-Iniziamo da te.-
Disse in effetti indicando Ailea, che era rimasta in silenzio per tutto il tempo, non che non volesse proteggere gli altri due, ma dopo tutte le volte era finita lì sapeva bene cosa aspettarsi, e quali trucchi non funzionavano.
-Va bene, sono pronta.-
Rispose infatti facendo spallucce.
-Scommetto che hai detto la stessa cosa quando qualcuno ti ha portata a letto. Ho anche sentito che c’è quasi stato un tet-à-tet- tra la tua lingua e quella del professor Zero. Che birichina…-
Continuò Sasaku avvicinandosi e prendendole il viso, ovviamente non era andata così, ma a che pro dirglielo?
-Sono curiosa di vedere se ne vale la pena per questa lingua…-
Così dicendo la professoressa la costrinse ad aprire la bocca, afferrandole la lingua con l’indice ed il medio poi la tirò fuori mostrandole quattro aghi che aveva tenuto in tasca.
-No! Ferma!-
Tentò di dire Daimonas, ma fu tutto inutile.
-Twanquillo, ho guò fattwo altri pwiercing.-
Rispose Ailea guardandolo.
-Vediamo allora come te la cavi.-
Così dicendo la professoressa infilò il primo ago con forza nella sua lingua, muovendolo un paio di volte provocandole un certo dolore, a giudicare dal modo in cui la ragazza stringeva i pugni.
Senza toglierlo poi infilò anche gli altri tre, divertendosi a muoverli all’interno della carne.
Li lasciò poi nella lingua impedendole così di riportarla in bocca senza ferirsi anche il palato.
-Questo ti sembrava noioso?-
Chiese la professoressa rivolgendosi a Jack, che la guardò gelidamente per il modo in cui trattava la ragazza.
-Per un cervello più piccolo di quegli aghi è notevole.-
Rispose infatti, attirando finalmente l’ira della donna su di sé.
-Bene allora…vediamo se ti diverti così!-
Premendo un pulsante nascosto rivelò un piccolo scompartimento segreto dal quale prese una corda, subito lo raggiunse stringendogliela attorno al collo, la fece passare poi dallo schienale della sedia fino alle gambe dove la legò in una posizione scomoda e che l’avrebbe potuto portare al soffocamento.
Soddisfatta lei rimase ferma in attesa delle sue urla e della sua futura espressione di dolore, ma questa non arrivò mai.
-Quuuindi?-
Disse poi Jack facendo spallucce, lei non poteva sapere che quelle cose non avevano effetto su di lui, ma non intendeva dirglielo.
-Quindi? Quindi?! Dovresti star soffocando!-
-Magari non sei così brava come credi nel torturare le persone.-
Quella frase ebbe il suo effetto, il viso della donna divenne rabbioso, e subito questa tentò di tirar ancor più la corda tentando di strozzarlo, ma Jack s’era messo perfino a fischiettare irritandolo ancor di più.
Ailea nel frattempo aveva dovuto cercar di non ridere con tutte le sue forze, ma era veramente difficile, non era cosa da tutti i giorni veder quella donna umiliata. Daimonas invece era perfettamente immobile e silenzioso, non riusciva a capire perché la professoressa dovesse agire in un modo così crudele, chissà quanti avevano sofferto a causa sua e quanti altri lo avrebbero fatto. Tra di loro però certamente non ci sarebbe stato Jack.
-Benissimo allora! Vediamo come te la cavi con questo!-
Premendo un altro pulsante del dispositivo che la ragazza aveva con sé Sasaku fece sparire la sedia, ed al suo posto comparve un cavalletto medievale triangolare, Jack era proprio sopra di questo a gambe aperte e come prima aveva delle cinghie a bloccarlo.
-Non fischietti più ora eh?!-
Urlò la professoressa iniziando a ridere.
-Se qualcuno avesse da consigliarmi una canzoncina anche anche.-
Alla risposta del ragazzo la donna strabuzzò gli occhi, non stava fingendo di non provare dolore, non stava sentendo nulla e basta!
-Bastardo! Ora ti faccio vedere io!-
Presa dalla collera la professoressa salì a sua volta sul cavalletto, spingendo poi con le mani il ragazzo verso il basso in modo da aumentare il dolore alla zona tra le cosce, ma non ci fu ancora nessuna reazione.
-Potrebbe migliorare nei massaggi, ma è sempre più brava che come nelle torture.-
In quel momento la professoressa non ci vide più, furiosa lo colpì perfino a mani nude con calci e pugni, tirandogli perfino la coda di cavallo che aveva, ma ogni sforzo era assolutamente inutile.
-Ma parchè non soffri!-
-Non penso ti piacerebbe veramente la risposta.-
Disse Jack ridacchiando leggermente per il modo in cui stava impazzendo, sarebbe potuto anche andar avanti più a lungo se non fosse stato per  il suono della campanella che segnò la fine dell’ora di punizione.
-Nooo!-
Non le era possibile trattenerli più a lungo, infatti in quel preciso istante tutti gli apparecchi al quale erano legati i tre li liberarono, ed Ailea subito s’affrettò a togliersi gli aghi dalla lingua, correndo verso Daimonas per uscire assieme a lui, una volta che anche Jack fu sceso dal cavalletto.
-No! Mi hai fatto sprecare tutta l’ora!-
Urlò la professoressa pestando i piedi a terra.
-Andrà meglio alla prossima, un po’ di allenamento non farebbe male eh.-
Rispose il bruno uscendo assieme agli altri, mentre ad accompagnarli c’era l’adorabile voce della donna.
-Ti odio!-
I tre ovviamente non diminuirono il passo almeno fino a quando non furono certi d’essere lontani da quel posto, solo lì Ailea si mise a ridere.
-Ahaha, sei stato grande Jack, avrei voluto avere una telecamera!-
-Magari quella pazza ne aveva una lì dentro. Però grazie.-
Rispose l’altro sorridendo al suo entusiasmo.
-Mi dispiace per quello che è successo Jack…non ho potuto fare nulla.-
La voce di Daimonas spezzò l’allegria dei due, era palese quando questo si sentisse in colpa, ma Ailea mettendogli una mano sulla spalla cercò di rincuorarlo.
-Ehi, se siamo finiti lì è stata per colpa mia, soprattutto per quanto ti riguarda. Sono io che dovrei scusarmi, ed infatti, scusatemi per avervi tirato lì in mezzo.-
-Tranquilla, sono stato io alla fine a voler venire.-
Rispose Jack facendo spallucce.
-Ed ho scelto io di seguirti dopo la lezione.-
Disse a sua volta Daimonas.
-Questo però non toglie la mia colpa. Ehi, stasera io esco con Seraph ed Hope, perché non venite anche voi? Ci sarà da divertirsi.-
Propose lei guardandoli sorridendo, con Daimonas andava più che d’accordo, e Jack sicuramente aveva guadagnato punti nella scala della simpatia.
-Perché no, tanto non ho nulla da fare.-
Rispose infatti quest’ultimo.
-Sicura non sia un problema però?-
Chiese invece Daimonas non volendo rovinare la serata di nessuno.
-Assolutamente no. Credetemi, dobbiamo solo andare a prendere Seraph ed Hope, poi andremo dovunque vogliamo.-
Rispose la ragazza allegra.
-Va bene allora, mi hai convinto.-
Disse infine Daimonas, seguendola assieme a Jack, nel frattempo Ailea aveva acceso il proprio cellulare per scrivere a Seraph ed avvertirla, si rese conto però d’aver già un messaggio, che a quanto pare era di Khal.
Leggendolo sorrise intenerita, scrivendogli poi rapidamente una risposta.
-“Sto bene, grazie. Non è stato nulla di che, ora esco con alcuni del gruppo. Ci vediamo domani.”-
Nel frattempo che questa punizione era iniziata e conclusa la seconda persona a cui Ailea aveva dovuto scrivere aveva passato un perfetto pomeriggio nel proprio monastero.
Seraph non ricordava sinceramente l’ultima volta aveva passato delle ore così, durante l’ultimo periodo era stata praticamente sempre e soltanto fuori casa.
Una volta arrivata come consuetudine salutò la foto del suo maestro raccontandogli cosa era capitato in giornata, dopo di che si era subito diretta verso la stanza per gli allenamenti con manichino.
Questo era in paglia e con un bersaglio disegnato sopra, ogni volta si rovinava lei lo aggiustava e lo rimetteva in sesto, fortunatamente non doveva attualmente preoccuparsi di questo visto era passato poco tempo dall’ultima volta.
La bionda comunque prima indossò dei larghi pantaloni blu ed una camicia bianca, che utilizzava solitamente durante questi allenamenti, poi estraendo la propria spada si posizionò davanti al manichino.
Prese una serie di lunghi respiri per concentrarsi, tutto divenne silenzioso fino a quando anche la sua mente tacque, poi spalancando gli occhi la giovane saltò compiendo una capriola in aria, conficcando la spada nella testa del manichino.
Con un secondo salto poi tornò nella posizione originaria e concesse un inchino “all’avversario”.
Come secondo allenamento fece una serie di calci e ginocchiate ben mirate, che non arrivarono a toccare la paglia per pochi millimetri.
Andò avanti così per circa mezz’ora concludendola con lo stesso inchino, gli era stato insegnato era un segno di rispetto e che era giusto rivolgerlo sempre.
In seguito poi riprese con gli allenamenti della spada, utilizzandola in maniera simile alla precedente tecnica tagliando solamente i fili di paglia sporgenti.
La sua tecnica era invidiabile ma si allenava solamente all’interno del monastero. Le tecniche che le erano state insegnate dal nonno non dovevano esser facilmente divulgate o imitate da persone che semplicemente trovandole forti volevano copiarle.
Solo con pochi aveva accettato di allenarsi, e sempre nel rispetto della reciproca privacy, fortunatamente Ailea non usando le spade ma dei pugnali non poteva anche volendo imitarla, ma la stessa tecnica da loro usata era differente.
Seraph era gelida, rapida, pulita e spietata all’occorrenza, non aveva bisogno di far più del dovuto e ciò che faceva era sempre puntato al massimo delle sue capacità.
Non che volesse sminuire l’operato altrui certo, sapeva di avere molte pecche ed essendo sola era difficile notarle e correggerle adeguatamente, ma l’ignorare le proprie potenzialità non riguardava in alcun modo l’umiltà.
Essendo una persona precisa al giorno disponeva di un certo tempo e di certi tipi di allenamenti per non affaticare il corpo, altrimenti avrebbe passato intere giornate in quel modo ignorando l’importanza del riposo.
L’ultima che avrebbe praticato riguardava in particolar modo la concentrazione, da subito si mise in una posizione d’attacco tenendo la spada ben alta, socchiudendo gli occhi a poco a poco e prendendo dei profondi ma regolari respiri.
Rimase ferma in quel modo per almeno cinque minuti, non un muscolo si muoveva ed il suo respiro era quasi impercettibile.
L’unico suono udibile nella stanza divenne solo quello di una mosca che passando da una parte all’altra aveva finito per girare attorno al manichino.
Nel momento in cui questa poi passò davanti al centro del bersaglio Seraph scattò con un affondo che centrò in pieno il punto, e tutto tornò al silenzio.
Con un ultimo inchino la ragazza segnò la conclusione del suo allenamento, chiudendolo perfettamente entro i suoi soliti tempi.
Guardando l’orologio intuì d’aver ancora un po’ di tempo prima di dover uscire con Ailea ed Hope, decise quindi d’andare a farsi un  veloce bagno.
-Tanto impiegherebbe un po’ anche a raggiungermi, non c’è fretta.-
Disse poi facendo spallucce andando a togliersi i vestiti, conosceva talmente bene quel luogo che poteva muoversi perfino senza guardare, cosa che infondo fece visto si era tolta la camicia camminando.
Una volta arrivata nella sua camera però notò qualcosa che le portò in qualche modo della nostalgia, il flauto traverso  che aveva suonato così tante volte ma da cui nell’ultimo periodo si era allontanata.
-Penso…d’aver tempo anche per questo, anzi, sicuramente ho il tempo.-
Disse poi convinta, dopo essersi tolta ogni vestito ed esser rimasta nuda prese lo strumento tra le mani dirigendosi verso il bagno, dove aprì subito il rubinetto della vasca per riempirla.
Non voleva suonare mentre questa faceva rumore, quindi aspettò arrivasse almeno fino al bordo per immergervisi, stando ovviamente molto attenta a non bagnare il flauto.
La temperatura dell’acqua le scaldò subito la morbida pelle e per godersela al massimo entrò molto lentamente, dopo essersi allenata una cosa simile era assolutamente perfetta per i muscoli, che trovarono subito la loro pace.
-Aaah…-
Chiudendo gli occhi lasciò andare un lungo sospiro, da quanto desiderava potersi riposare in quel modo.
Era una persona con una grande riserva di energie ma anche lei aveva bisogno di una pausa, il fatto avesse scelto d’uscire a sera dipendeva solo dal fatto Ailea era di per sé tranquilla, non si sarebbero ritrovate a correre chissà dove.
Per quanto riguardava Hope non aveva nemmeno bisogno di conoscerla bene per sapere quanto tranquilla fosse, glielo si leggeva in faccia e la sua influenza sicuramente avrebbe rasserenato chiunque.
In ogni caso avrebbe avuto il tempo di pensarci più avanti, per il momento l’unica che contava era lei stessa.
Accarezzando il flauto portò lo strumento alle proprie labbra, suonando da prima poche e semplici note, trasformandole in seguito in una meravigliosa melodia che riempì ogni angolo di quella piccola stanza.
Trovava quel suono stupefacente, era in grado di riempirle il cuore e svuotare la mente in qualunque situazione, perfino quando era triste o arrabbiata era utile per calmarla, era stato poi il suo fido compagno durante le notti più belle ma anche solitarie delle sue giornate.
Mai avrebbe potuto rinunciarci, e mai l’avrebbe fatto, assieme alla sua spada era uno dei suoi oggetti più preziosi.
Grazie a questa distrazione non sentì nemmeno l’acqua diventare man mano tiepida, e quasi nemmeno il telefono che aveva lasciato in un angolo per evitare si bagnasse, se ne rese conto solo quando vide la luce che segnava l’arrivo di un messaggio.
Le fu così chiaro che il suo momento per sé stava arrivando al termine.
 
 
 
 
Hope- Grace:
 
Per almeno quel pomeriggio né Hope né Grace volevano far altro se non stare a riposare nella propria casa, per passare anche del tempo assieme avevano deciso di star entrambe nella camera della rossa, ma solo dopo aver sistemato casa.
-Quando  è stata l’ultima volta abbiamo pulito?-
Chiese Hope notando i cumuli di polvere.
-Forse prima di andare in gita sull’isola.-
Rispose Grace annusando una delle sue magliette per sentire se fosse sporca, la faccia che fece chiarì subito il concetto e con un bel lancio la buttò tra le altre cose da lavare.
-Siamo state molto impegnate da allora.-
Continuò poi passando ad un’altra maglia.
-Già, tra la scuola e varie cose che sono capitate a malapena siamo riuscite a dormire ahah. Però non è così male, abbiamo molte cose da raccontare.-
Disse Hope allegra.
-E a chi? Tutti i nostri amici e conoscenti sono nello stesso gruppo con cui abbiamo fatto tutto.-
-Beh, si può sempre ricordare assieme. Poi Johanna ad esempio ha quel ragazzo con cui scrive sempre, e tu tuo fratello no?-
-Mh, credo che se gli dicessi tutto quello che è successo mi legherebbe in un sacco per potarmi direttamente a casa.-
Rispose Grace sbuffando, non che avesse adorato ogni singolo momento di quelle “avventure” ma era stata sempre lei a scegliere di partecipare per aiutare gli altri, non l’avevano certo costretta.
-E’ così protettivo?-
Chiese incuriosita Hope.
-Peggio. E’ un grande questo sì, e lo adoro, ma certe volte si preoccupa così tanto.-
-Vuol dire che ti vuole bene, no?-
Hope non aveva fratelli o sorelle quindi non sapeva bene come fosse il rapporto che poteva esserci, ma trovava carino quando si manteneva i contatti con l’altro anche una volta cresciuti preoccupandosi per come stava.
-Si, ci vogliamo molto bene. E sinceramente anche io so essere un po’ iperprotettiva certe volte ahah.-
Ovviamente Grace faceva riferimento alle volte in cui c’erano di mezzo delle ragazze.
-Non faccio fatica a crederci. In generale tu sei molto protettiva nei confronti degli altri.-
Disse Hope sorridendo.
-Dici? A me non sembra, mi faccio gli affari miei  e basta.-
-Si ma quando qualcuno ha bisogno o sta male lo noti sempre. E ti metti in mezzo se gli si fa un torto.-
-Quello è diverso, se c’è qualcuno che fa il cretino e posso evitarlo è giusto far qualcosa.-
-Ti preoccupi proprio come una sorella maggiore. Ricordi quando ho conosciuto Alexander?-
Continuò Hope ricordando che la rossa le aveva detto di far attenzione fosse un bravo ragazzo.
-Sei la mia coinquilina, preferirei non mettermi alle tre di notte a cercarti per strada perché ti è successo qualcosa.-
Disse ancora l’altra arrossendo leggermente, lei voleva mantenere un’aria da dura ma l’amica stava centrando ogni bersaglio, e lo sapeva bene.
Anche Zell in verità aveva notato questo dettaglio, le aveva posto una domanda infatti quando avevano giocato ad obbligo o verità che riguardava proprio quest’argomento.
-Sei una brava persona, sono felice di averti incontrato.-
Alla frase di Hope anche Grace si rilassò, sorridendole di rimando.
-Anche io, poteva andarci molto, ma molto peggio. Non sia mai però che ora mi abbandoni per andare a vivere con Alexander.-
Ed ecco che la faccenda si era ribaltata, ora era lei ad esser diventata rossa come un pomodoro.
-M-ma che dici!-
Non si frequentavano nemmeno da un mese, non erano andati nemmeno mai oltre dei semplici baci quindi pensare al convivere era eccessivo.
Anche se…era carino fantasticare, il ragazzo le piaceva veramente tanto.
-Se poi capitasse tu verresti con me.-
Disse infine facendo la linguaccia all’amica.
-Oh no grazie, non voglio ritrovarmi nel vostro nido d’amore. Lì si che mi sveglieresti alle tre del mattino.-
Rispose la rossa ridacchiando.
-Grace!-
Imbarazzata Hope le lanciò delle magliette addosso ed insieme iniziarono a ridere divertite.
-Beh, direi possiamo anche fare una pausa, a che ora devi uscire?-
Chiese Grace sapendo l’amica aveva un impegno a sera.
-Devono mandarmi un messaggio, ma penso che Ailea sia ancora con la professoressa Sasaku.-
-Quella donna mi fa venire i brividi…-
-Già…-
Disse a sua volta Hope che ben ricordava com’era essere costretti a stare in una delle sue punizioni.
-Certo che tra lei ed il professor Zero non so chi è peggio.-
Sbuffò poi Grace buttandosi sopra al proprio letto.
-Il professor Zero però è bravo nelle spiegazioni, è solo…crudele.-
Tentò di dire Hope, faticando però a trovare un modo gentile per esprimersi.
-La crudeltà è il requisito fondamentale per lavorare in quella scuola.-
-La professoressa Togi però è buona. Ed anche una delle Mustang non è male.-
-Mh, vero, allora diciamo che molti dei prof non riescono a vivere senza essere crudeli.-
Disse Grace facendo spallucce mentre l’altra si metteva a sedere accanto a lei.
-Sei sicura comunque di non voler venire con noi Grace?-
-Sì non preoccuparti, ho bisogno di rilassarmi e sinceramente vorrei farmi una lunga, lunghissima dormita.-
-Ahah, in effetti quando Vladimir è venuto a prenderci sembravi uno zombie.-
-Cavolo sì! Quando ho capito non era successo nulla avrei voluto strozzarlo!-
Urlò la rossa affondando la faccia nel cuscino vicino.
-Comunque…parlando di zombie…secondo te Jack…-
Era ovvia la domanda, gli zombie per loro erano sempre stati qualcosa di immaginario, ma nell’ultimo periodo c’erano state molte cose strane.
-Non lo so...voglio dire, sarebbe così impensabile? Dopo tutto abbiamo lottato con degli uomini pesce.-
Tentò di dire Hope.
-Sì ma lì c’era una spiegazione scientifica. Un abuso della tecnologia e delle modifiche genetiche. Perfino quegli energumeni con cui ha avuto a che fare Zell erano spiegabili con quella droga.-
-E’ vero, oltretutto, non c’è solo Jack, ma anche Daimonas.-
Osservò Hope ricordando la rivelazione del ragazzo, i demoni non erano certo meno fantasiosi degli zombie.
-Cavolo sì, cioè sapevo che in lui c’era qualcosa di strano. Sull’isola ha ammazzato a sangue freddo quelle cose nella grotta, ma credevo dipendesse da un qualche trauma pesantissimo.-
-Non deve aver avuto una vita facile comunque…-
Continuò Hope ricordando di una volta in cui gli aveva visto perfino il naso sanguinare.
-Sì, lo immagino visto anche a scuola spesso lo prendono di mira. Però è pazzesco…non credi che anche loro possano essere stati delle cavie per esperimenti?-
-Non lo so, sinceramente non me la sento di chiederlo. Che siano veramente cose simili, o che in realtà siano stati sottoposti a trattamenti simili a quelli che abbiamo visto, sono sempre nostri amici. E questo è ciò che conta.-
Rispose Hope convinta, Grace però non la vedeva così.
Se erano state delle cavie forse quei bastardi che gli avevano fatto questo erano ancora vivi, e sarebbero potuti tornare per loro, mentre se invece erano veramente così allora non sapeva più veramente a cosa credere.
Anche se solo loro stavano avendo questa conversazione simili pensieri erano passati per la mente di tutti, ma ciascuno era giunto alla medesima conclusione, sorvolare su ciò e concentrarsi sulle loro vite assieme agli amici.
Visto avevano avuto il tempo per riposarsi quando Seraph mandò un messaggio ad Hope scrivendole che lei ed Ailea, con l’aggiunta di Daimonas e Jack, stavano arrivando da lei per uscire, la ragazza era piena d’energia, anche se le spiaceva Grace preferisse stare a casa.
L’altra però le aveva assicurato che in un prossimo futuro, se fosse ricapitata l’occasione, avrebbe accettato l’invito.
 
 
 
Serata di Ailea, Seraph, Hope, Daimonas, Jack:
 
Dopo essersi incontrati il piccolo gruppo aveva scelto di comune accordo di andare in un bar tranquillo, dove chi volesse avrebbe potuto prendere da bere mentre gli altri potevano chiacchierare.
S’erano quindi spostati in un posto conosciuto da Ailea qualche tempo prima, pavimento, soffitto e muri erano interamente di legno ed attaccati a questi v’erano varie foto di persone sorridenti. Il bancone del bar si trovava in un angolo della stanza e sopra d’esso appese al soffitto v’erano varie bottiglie vuote, che toccate dalle luci appese nella stanza luccicavano.
C’erano vari tavoli anche ed era ad uno di questi che loro si erano seduti.
-Bene, sembra carino no? E fa anche caldo.-
Disse Ailea sorridendo allegra.
-Non ti piace il freddo?-
Chiese Hope annuendo comunque alla sua frase.
-Trema come un pulcino in quei momenti.-
Fu Seraph a rispondere prima dell’altra, provocando una risata da parte della castana, mentre ricevette un piccolo pugno sul braccio dall’altra.
-Ahah è vero, ricordo quella volta prima della lezione in piscina, avevi talmente tanto freddo che avresti aperto il cancello solo con la tua testa.-
Disse a sua volta Hope ridendo.
-Oh devo essermi perso quella scena.-
-E’ stato prima che arrivassi nella nostra scuola Jack, poco prima a dire il vero.-
Rispose Ailea guardando il ragazzo.
-Basterà un giorno qualunque per rimediare.-
Continuò ancora la bionda intromettendosi nel discorso e facendo sorridere Jack, Daimonas invece si limitava al silenzio guardandoli, almeno fino a quando Hope non pose una domanda che lo riguardava.
-Come  è andata l’ora di punizione con la professoressa Sasaku?-
Prima ancora di poter rispondere Ailea ridacchiò divertita, pentendosi ancora di non averla potuta registrare.
-Diciamo che non sono tra i suoi studenti preferiti.-
Disse a sua volta Jack unendosi all’allegria dell’altra ragazza.
-E tu Daimonas?-
Chiese stavolta Seraph interessata.
-Non mi ha fatto nulla. Si è concentrata solo su Jack ed Ailea.-
-A  me ha solo bucato la lingua con degli aghi, ma dovevate vederla come stava impazzendo perché Jack non provava dolore ahaha.-
Rise la bruna continuando a ridere.
-Ti è andata bene stavolta, certo che se non fossi uscita dalla classe non sarebbe successo nulla.-
Osservò però Seraph.
-Lo so, e mi sto scusando portandoli fuori.-
-Non devi preoccuparti,  è stata comunque una scelta mia seguirti quando sei uscita dalla classe. Te l’ho già detto.-
Disse Daimonas scuotendo il capo, non volendo provasse ancora della colpa.
-Ed io non avevo niente di meglio da fare.-
Fu invece la scusa di Jack, che la prese sul ridere.
-E’ una fortuna tu non senta dolore. Ma non penso sia stato questo il motivo per cui hai fatto arrabbiare la prof.-
Disse invece Hope, che immaginava quale fosse la realtà.
-Non è stato nulla di che, è durato anche poco.-
Continuò il ragazzo.
-Sinceramente nel nostro gruppo non sarebbe così strano se fosse stato veramente per noia.-
Disse però Ailea tamburellando le dita sul tavolo.
-No secondo me sarebbe un’esagerazione per chiunque.-
Ribatté Hope.
-Hope, stai parlando con una persona che invece che cercare il modo migliore per affrontare una situazione ha preferito farsi sparare contro per chiuderla subito.-
Disse però Seraph indicando la bruna.
-Ah, si ricordo. Alla lezione del professor Zero.-
Rispose infatti Ailea, al ricordo però Daimonas abbassò il capo, ricordando l’aveva fatto per proteggerlo.
-Quante cose mi sono perso ragazzi?-
Chiese Jack guardandole.
-Non tante ahah, il prof semplicemente ha costretto me, Astral e Daimonas a lottare, e finiva solo quando uno era messo male. Quindi abbiamo fatto in modo s’arrivasse presto a quel punto.-
-Non doveva andare così però, è stato sicuramente peggio tu sia stata costretta a fare una cosa simile che il fatto della punizione.-
S’intromise Daimonas guardandola serio negli occhi.
-Sono stata un po’ stupida, lo so. Ma ormai è passato e dagli errori si impara.-
-E da quanto sei capace di farlo?-
Domandò Seraph, nel solito modo in cui lei ed Ailea si stuzzicavano, l’altra infatti la guardò con un sorriso macabro.
-Possiamo fare una prova, vogliamo vedere quanti calcioni riesco a darti?-
-Devi solo provarci.-
Rispose seria l’altra portando la mano sulla spada, entrambe s’erano avvicinate talmente tanto da far scontrare le loro fronti e si stavano spingendo per dimostrare la loro forza.
-Ahah sembrate proprio due grandi amiche così.-
Disse Jack divertito, entrambe poi lo guardarono sollevando un sopracciglio.
-Sono serio, avete un’intimità tale da scherzare su queste cose ma senza l’effettivo bisogno di ferirvi a vicenda.-
-Ha ragione, non c’è rabbia nei vostri toni, quasi divertimento.-
Daimonas sostenne il pensiero di Jack, ed anche Hope annuì portando un tre contro due.
Ailea facendo spallucce portò un braccio attorno al collo di Seraph avvicinandola al suo viso.
-Ma certo, siamo due testarde ma ci vogliamo tanto, tanto bene.-
Disse poi cercando di dar un bacio sulla guancia all’amica che diventando rossa le mise entrambe le mani sul viso.
-Ma che fai! Scema!-
-Ahahah.-
Tutti risero vedendo quella scena, ma infondo non era così falso, le due tenevano l’una all’altra, anche se Ailea per quello scherzo si era presa un bel pugno in testa.
-Come vi siete conosciute comunque?-
Chiese Hope incuriosita dalla loro storia.
-Oh questa è facile! A Rookbow ci sono delle zone di lotte e scommesse, noi eravamo lì separatamente per degli scontri e capita spesso la situazione sfugga di mano. Seraph aveva appena vinto un bel gruzzolo, ma gli sfidanti non la volevano lasciar andare, uno di loro poi s’era nascosto nel vicolo vicino ed aveva intenzione di lanciarle una bottiglia in testa. Ma io l’ho rotta con uno dei miei coltelli al volo.-
Spiegò Ailea mostrando una delle sue armi.
-Sapevo che era lì, non avevo bisogno del tuo aiuto. Poi a me sembra di ricordare che quando quelle persone hanno iniziato a lamentarsi tu ti sei intromessa provocandoli, ed io con un calcio ho evitato che ti tirassero una cassa in testa.-
Disse Seraph guardandola.
-Ahaha, beh diciamo che è stata una via di mezzo. Ma lei era forte, e quando la rividi non mi fermai dal parlarle. Ci sono voluti mesi però perché mi salutasse quando mi vedeva.-
Continuò Ailea raccontando la storia, nel frattempo finalmente portarono le bevande che avevano ordinato, per lei un coca e rum mentre per Seraph un chuhai, una bevanda fruttata dal basso grado alcolico, voleva evitare che l’alcol le facesse perdere la lucidità, per Hope invece una bevanda analcolica.
-Alla fine però ne è  valsa la pena, visto il rapporto adesso avete.-
Disse la castana guardandole e sorseggiando la propria bevanda.
-Direi di sì. Odio ammetterlo, ma senza di lei mi sarei trovata in grossi guai varie volte.-
Alla frase di Ailea Seraph si voltò guardandola sorpresa, visto il suo orgoglio era difficile ammettesse quelle cose.
-Sei già ubriaca o ti stai ammorbidendo?-
-Eddai sono seria. Apprezzo la tua presenza, e sono felice di averti come amica. Lo sono per tutti.-
Continuò la bruna arrossendo leggermente.
-Anche io sono molto felice di avervi incontrato, senza di voi non saprei dire cosa avrei potuto fare in questo momento.-
Disse a sua volta Daimonas con tutta la sincerità possibile.
-In effetti, la presenza di tutti quelli del gruppo è stata fondamentale nelle nostre vite. Anche io devo dirlo, visto che sarei ancora sull’isola altrimenti.-
Anche Jack parlò con sincerità, certo all’inizio era stata solo una questione pratica e di fortuna, ma ora…si stava abituando ad avere quella gente attorno.
C’era voluto un po’ di tempo, ma l’amicizia che si stava instaurando tra tutti quanti a poco a poco stava divenendo una certezza, a cui quasi nessuno voleva rinunciare.
Stavano imparando a conoscersi sempre più a fondo, a fidarsi, perfino a volersi bene e per alcuni ad amarsi.
Per la prima volta dopo tanto tempo nella vita di alcuni di loro, che avevano sofferto così tanto in passato,  le giornate stavano tornando ad essere piacevoli e gioiose, nonostante le difficoltà che s’erano dovute affrontare in certi momenti.
Ma ogni cosa avrebbe potuto sistemarsi, fino a quando comunque c’era la volontà di farlo.
Non c’era dubbio che quel piccolo gruppo stesse sviluppando una certa importanza nelle loro vite e nei loro cuori.


   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: Khailea