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Autore: carachiel    22/10/2018    2 recensioni
Quattro anni dopo la fine del WDC, i fantasmi del passato dovrebbero essere ormai ben lontani. Ma per Hart Tenjo, sono ben più vividi che per chiunque altro.
Eppure è disposto ad andare contro tutto, compresa la Sorte beffarda, pur di recuperare quel che resta. E, in un mondo dove i Numeri sono diventati reali, non sarà semplice.
____________
Heartland City era un posto ormai pressochè in rovina. Vista dall’alto essa appariva come spenta, priva delle illuminazioni che un tempo l’avevano resa una vera e propria luminaria, tanto che di notte sembrava esserci ancora la luce del sole.
Ora, beh, ora c’erano solo macerie.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christopher Arclight/ Five, Haruto Tenjo/Hart Tenjo, Misael/Mizaeru, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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4 – I was never all that kind
 

23 Febbraio, ore 11:07

L’indomani scendendo per far colazione trovò Byron, Christopher e Mizael seduti al tavolo del soggiorno assieme a un ragazzo occhialuto dai capelli grigi che gli pareva si chiamasse Durbe o Dumon, qualcosa di simile. E se la memoria non lo ingannava era uno degli Imperatori Bariani.
“’Giorno… Problemi? domandò sperando di suonare rilassato.
Ma l’idea di vedere due Imperatori nel salotto, Mizael compreso, non era presagio di buon auspicio. O almeno, così sosteneva Kite.
“Nessun problema Hart. Solite riunioni ‘condominiali’.” rispose Mizael facendo il segno delle virgolette.
Hart annuì. Dovevano essere quei giorni in cui i vari imperatori facevano scalo da Barian per fare rapporto che tutto andasse bene tra i vari mondi. O almeno, così gli aveva spiegato Christopher.
E il tutto era reso più strano dal fatto che nonostante i Bariani fossero molto antichi, avevano l’aspetto di sedicenni.
“D’accordo, Mizael. Tornerò tra qualche giorno per farti sapere eventuali sviluppi.” concluse Dumon per poi salutare e svanire in un portale interdimensionale.
 
Hart sospirò con un sorrisetto ironico. Vivendo in quella casa aveva dato un’altra definizione di “strano”.
 
“Stai bene?” domandò Five mettendo via delle carte che erano sparpagliate sul tavolo
“Già. Ieri ci hai fatto prendere uno spavento.” continuò Mizael in tono svagato
“Sto benissimo. Starei anche meglio se i tuoi draghi non mi svegliassero ogni mattina entrando dalla finestra…”
“Hey, non dare la colpa a Jinlong! Gli devo far prendere aria…” replicò il biondo Bariano con aria di superiorità
“La prossima volta vedrò di popolare la tua stanza di falene se non la smetti!”
“Ah-ah, non lo farai…” mormorò Orbital 8 spuntando da dietro il tavolo
“Dici così solo perché ti piace farti spupazzare da Mizael… Venduto di un robot.” mormorò Hart sbuffando per poi dirigersi verso la cucina e prendere il necessario per far colazione
 
“Che dice il giornale?” domandò Five poco dopo, occhieggiando il padre.
“Solite cose… Numeri che a stento vengono tenuti sotto controllo, crolli e simili.” replicò in tono sereno Byron.

Come riuscisse ad essere così tranquillo, per Hart era un mistero. Era vero che la villa, trovandosi in una zona isolata, era immersa nella pace, ma la Heart Tower, trovandosi al centro della città, era stata più volte minacciata dagli attacchi dei Numeri.
Come se avesse sentito i suoi pensieri Byron considerò ad alta voce “Sai Hart, a volte penso che tu abbia fatto bene a lasciare la Heart Tower… L’ultima volta che ci sono stato non sembrava molto stabile. A volte penso che Faker abbia sbagliato a ricostruirl-“
“Non ha sbagliato proprio un bel niente!” esclamò Hart alzandosi di scatto dalla sedia, il piatto vuoto davanti a lui.
“…Prego?”
“Mi hai sentito! Quella torre non crollerà, non deve crollare!” alzò ancora di più la voce
“Perché ti ricorda tuo fratello, non è vero?” replicò l’altro, il tono placido. Sembrava non far caso alla rabbia di Hart.
“Non ti azzardare a nominare mio fratello! Tu non lo conosci!”
“Hart!” esclamò Five per cercare di fermarlo. Era un campo pericoloso, quello dei sentimenti.
Hart sembrò sul punto di insultare, ma si bloccò e corse via.
 
“Complimenti Byron, hai la delicatezza di un martello pneumatico” mormorò Mizael in tono quasi divertito
L’altro non sembrò dare peso alla fuga di Hart “Quel ragazzino è troppo teso…”

Five sbuffò irritato. Odiava quelle liti, e ancor più, odiava che Byron non se ne curasse affatto. Ma era difficile trovare qualcosa di cui suo padre si curasse abbastanza. Considerò se erano meglio i tempi in cui si curava troppo delle cose sbagliate, tanto da manipolarle.
Ma Hart aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui, e non poteva lasciare che cadesse a pezzi.
Si alzò dal tavolo e dopo qualche istante trovò Hart che piangeva silenziosamente sul letto, aggrappato a un orso di peluche con un cuscino a forma di cuore.
Vedere quel pupazzo fece sprofondare il cuore di Five. Conosceva la storia di quel peluche, Kite gliela aveva raccontata tempo fa – una vita fa -; era l’ultimo regalo della madre.
 
Gli si sedette accanto. Non voleva parlare, sapeva che in quelle situazioni poteva dire di tutto. Aspettò finché Hart non si fosse calmato e non si stupì quando il ragazzino si strinse a lui.

“Lo odio.”
Quelle parole gli ricordarono Michael. Anche suo fratello, in una circostanza simile, aveva ammesso di odiare Byron. Ma erano circostanze diverse. Lui era diverso.
“Lo so. Non mi colpisce che tu lo dica.”
“Anche ‘questo’ lo definiresti come il suo strano modo di volere bene?” domandò Hart tirando su col naso.
“No. Mio padre non è un santo, per quanto lo stimi devo ammetterlo…” mormorò V chiudendo gli occhi.
“A quanto pare anche tu ne sai qualcosa di parenti ingombranti.”
“Più di quanto pensi.” Fece una pausa, per poi continuare “Ascolta Hart, so che è complicato, ma non guardare le persone per quello che ti hanno fatto. Guardale per quello che gli è stato fatto.”
“Suppongo che tuo padre non sia un’eccezione.”
“Affatto. Quattro anni fa, mio padre ci portò da… quello che doveva essere nostro nonno. Lì ho capito che mio padre subiva solo che le ripercussioni del modo in cui era vissuto. In particolare sul temere di dire una parola gentile, persino sull’affezionarsi a qualcuno.”

Hart alzò gli occhi verso quelli di Five, leggendovi più tristezza di quanto il suo tono avesse lasciato trapelare. Si era abituato a capire il suo umore semplicemente guardandolo.
Kite gli aveva spiegato che le lacrime finivano quando ne vengono versate troppe, e la mente considerava inutile continuare a piangere. Il pianto finiva soffocato e quelle lacrime scendevano e salivano dentro ognuno, finendo per far cristallizzare le emozioni e la mente, e anche il cuore. Diventando così uno scudo di ghiaccio ma terribilmente vulnerabile dall’interno.
Five ne era la perfetta esemplificazione.

“…D’accordo, cercherò di sopportarlo.” concluse in tono secco.
Five non replicò, ma gli fece una carezza e tornò in salone.
 
Nel frattempo suo padre si era eclissato. Sospirò, se lo aspettava. Era l’ultimo punto della sterminata lista dei motivi per cui avrebbe dovuto scusarsi con Hart un giorno. Se mai l’avrebbe fatto.
 
 
 
Angolo Autrice:
Capitolo abbastanza tranquillo e di passaggio, per approfondire un po’ di più questo Hart – che intanto sto cacciando in ogni disegno immaginabile -.
   
 
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