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Autore: _thantophobia    23/10/2018    3 recensioni
Sono cinque passi, in tutto. Cinque passi separano la sua stanza da quella di Kirishima.
[questa storia partecipa al Writober2018 con la lista di prompt di Fanwriter.it | prompt: dormire] [1342 parole] [KiriBaku pura e semplice] [introspettivo, lievemente angst] [ooc perché non si sa mai]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al Writober2018 con la lista di prompt di Fanwriter.it

Parole: 1342. Oh porca loca

Prompt/Traccia: Dormire [non dormire? Non riuscire a dormire se non hai un Kirishima personale che ti abbraccia? Idek man ma Kirishima è il mio best boy e mi blessa la vita ogni volta che appare sullo schermo]

Brevi Deliri Pre Partum: Perché io non mi sono mai veramente ripresa, dall’episodio 23 della terza stagione. A distanza di oltre un mese, sono ancora qui che ci sclero sopra. Il titolo fa schifo, me ne rendo conto, ma non sono riuscita a pensare a qualcosa di meglio.

 

 

 

 

Lonely as I am, together we cry

 

 

 

È solo quando è tornato in camera, dopo la tappa in infermeria e la cazziata di Aizawa, e si è addossato con la schiena contro la porta, che Katsuki si permette di scoppiare.

Non letteralmente, anche perché con tutta la rabbia e la frustrazione che ha in corpo farebbe esplodere l’intero dormitorio, ma si sente come se una piccola bomba all’idrogeno gli fosse scoppiata dentro e nonostante tutto l’impegno non riesce a smettere di pensare a quello che è appena successo.

All Might, Deku, One for All, l’eredità, All for One, la caduta del simbolo della pace, il suo rapimento – tutto si trasforma in una giostra impazzita di pensieri e Katsuki inizia a camminare avanti e indietro per la sua stanza, imponendosi di darsi una cazzo di calmata.

Quasi non riesce a respirare, mentre ingoia l’ennesimo nodo che gli si è formato in gola e tuffa le mani trai capelli – e le braccia gli fanno male e gli fa male anche la schiena e le gambe e gli gira la testa e gli fischiano le orecchie, per questo non ci pensa quando spalanca la porta e si precipita fuori dalla sua stanza.

Sono cinque passi, in tutto. Cinque passi separano la sua stanza da quella di Kirishima.

Cinque passi, due porte e il suo cazzo di orgoglio di merda che gli urla di fermarsi proprio quando ha le nocche ha un soffio dal legno della porta - e allora torna indietro, a passo di marcia, e si richiude la porta alle spalle.

Ma il giro della giostra ricomincia - All Might, Deku, One for All, l’eredità, All for One, la caduta del simbolo della pace, il suo rapimento – e respirare diventa quasi impossibile e allora Katsuki manda il suo orgoglio a farsi fottere, giù per il cesso, e prende tutto il coraggio che ha a disposizione e torna indietro.

Fermo davanti alla porta della stanza di Kirishima, crede di essere ormai in apnea e non ha nemmeno la forza di sollevare un braccio per bussare – e allora dà un calcio leggero al legno, abbastanza forte da essere sentito ma non troppo da fare dei danni.

-Aprimi, idiota.- sussurra, la giostra rallenta un po’ la sua corsa.

 

 

 

Kirishima, quella notte, proprio non riesce a dormire.

Non è mai stato incline all’insonnia, anche se qualche volta è capitato che facesse fatica ad addormentarsi – vuoi per l’ansia di un esame o per l’emozione di qualcosa di bello che gli è successo – ma alla fine riesce sempre a svuotare la mente dai pensieri e a dormire almeno qualche ora.

Ma non quella sera, mentre osserva compiaciuto la sua licenza da Eroe provvisoria, con la foto del suo sorrisone da squalo e un bel Red Riot scritto sotto. È così maledettamente felice che potrebbe mettersi a saltare dalla gioia, ma sospetta che Kaminari, nella stanza esattamente sotto la sua, non sarebbe tanto contento – è già successo, tra l’altro, quando Bakugou aveva iniziato a dare di matto durante un pomeriggio passato a giocare a Call of Duty, e il povero Denki si era dovuto rifugiare da Ojirou per poter almeno provare a studiare in pace.

E quindi ora eccolo lì, non sa bene che ore siano, ancora sveglio a fissare il soffitto senza davvero vederlo, mentre la sveglia continua a ticchettare i secondi troppo lentamente.

00:14

01:39

01:45

A farlo sobbalzare sul materasso è un colpo leggero al legno della sua porta e un “Aprimi, idiota” con cui fa fatica a riconoscere la voce di Bakugou.

Ma è davvero lui, e ne ha la certezza quando spalanca la porta dopo una manciata di secondi: è davvero Katsuki, con due cerottoni in faccia e bende sulle braccia. Bende che prima non c’erano, bende che si macchiano di sangue troppo rosso per essere secco e che Eijirou non si ricorda di aver visto prima.

Per questa sgrana gli occhi e: -Ma che ti hanno fatto?-

-Posso entrare?- Katsuki lo ignora, il viso piegato per non fargli vedere gli occhi e i pugni stretti lungo i fianchi. Ma Eijirou si sta agitando, studiando i lividi che intravede oltre le bende e i tagli sulle braccia.

-Sembra che ti abbiano pestato a sangue, ma che è successo?-

-Senti, non ne voglio parlare. Posso entrare, sì o no?- bercia allora il biondo, dimenticandosi che è notte fonda e che probabilmente gli altri stanno dormendo.

Per un attimo, Eijirou pensa che se dovesse ancora una volta ignorare la sua domanda, Katsuki lo riempirebbe di esplosioni. Ma gli basta guardarlo per capire che è troppo stanco anche solo per pensare di fargli del male, perciò si limita a spostarsi dalla porta e lo lascia entrare mentre lo osserva.

Si chiede cosa possa averlo ridotto così, ma ha la sensazione che se dovesse chiederglielo di nuovo potrebbe finire davvero male – per lui o per il resto della classe, non lo sa e non lo vuole sapere.

-È stato Deku.- è un sibilo appena udibile, in netto contrasto con il solito tono incazzato e decisamente di molte ottave più alto. –È stato quel nerd di merda.-

Eijirou sta per domandargli perché ha di nuovo usato il povero Midoriya come punching ball e qual è la scusa di questa volta, ma sospetta dalle condizioni di Bakugou che la cosa sia stata almeno un po’ reciproca. –Avete litigato? Di nuovo?-

-No.- è l’unica risposta di Katsuki, fermo in mezzo alla stanza del compagno, gli occhi puntati sulla licenza che questi ha abbandonato sul comodino quando si è alzato per aprirgli. Stringe ancora di più i pugni, incazzandosi e iniziando a tremare per la rabbia e il nervoso.

Eijirou sospira, avvicinandosi piano a lui e stringendogli dolcemente il polso: lo volta verso di sé e cerca di guardarlo negli occhi per capire cosa sia successo, ma Katsuki continua a ostinarsi a nascondere gli occhi dietro i capelli e addossando di più la testa nelle spalle – e allora Kirishima porta l’altra mano al suo collo, sfiorandogli piano la nuca.

Bakugou sobbalza come colpito da una scossa elettrica e gli stringe forte il polso, fermandolo. –Non… Non toccarmi il collo.-

-…okay.- esala, allontanando la mano quando lo vede tremare ancora fino a posarla sulla spalla. –Scusa, non volevo spaventarti… -

Katsuki sembra un pupazzo da come si lascia muovere senza ribellarsi, nemmeno quando Kirishima lo attira ancora verso di sé fino a spingerlo a coricarsi sul materasso. Lo guarda solo un attimo, gli occhi rossi pieni di quello che sembra smarrimento, e poi gli dà immediatamente la schiena come per nascondersi – ma non si appone quando Eijirou lo stringe dolcemente tra le braccia.

-Mi dici cosa è successo?- Katsuki si irrigidisce, tra le sue braccia, ed Eijirou capisce che ha superato quella sottile linea tra quello che può sapere e quello che il biondo non vuole dirgli – ed è tanto, quello che Eijirou non sa, ma per adesso va bene così, perché è giusto che non voglia parlarne. Ma vorrebbe anche che capisse che può fidarsi, che non lo guarderà in modo diverso se per un’ora si dimostrasse fragile o avesse bisogno di sfogarsi.

-Quanto te la sentirai, ti ascolterò.- mormora dopo qualche minuto di silenzio, passato ad attendere una qualsiasi reazione da parte del biondo, appoggiando il petto contro la sua schiena. –Ascolterò tutto quello che vorrai dirmi.-

Ma Katsuki si è già addormentato, cullato dal calore dell’altro e rannicchiato su sé stesso con le gambe tirate verso il busto, quasi in posizione fetale, una mano che stringe piano le dita di Kirishima, come se non volesse lasciarlo andare.

Ne parleranno, prima o poi – e Katsuki sarà un fiume di parole in piena, mentre gli racconta tutto quello che ha taciuto per anni, da Kamino a All Might a Deku a One for All, ed Eijirou ascolterà ogni singola parola seduto per terra sul pavimento di quel piccolo appartamento in affitto durante un’altra notte come quella, quando gli incubi li terranno svegli entrambi – ma per adesso gli basta stringerlo piano tra le braccia e affondare il naso trai suoi capelli.

Si addormenta in un abbraccio che sa di caramello.

 

 

 

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri Post Partum Pianto

Ieri era il mio giorno libero, e mi ero promessa che avrei postato qualcosa con il promptangst”, ma mio padre mi ha letteralmente rapita per aiutarlo in cantiere. Tutto il giorno. E quindi qui è finito un po’ dell’angst di ieri e ne è uscito qualcosa di molto flangst (copyright del neologismo alla moglie, ciao moglie se stai leggendo).

Sono kinda fiera di come è venuta.

Maki

 

 

 

 

 

  
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