Questa storia partecipa al Writober2018 con la lista di prompt di Fanwriter.it
Parole: 1342. Oh porca loca
Prompt/Traccia: Dormire [non dormire? Non
riuscire a dormire se non hai un Kirishima personale
che ti abbraccia? Idek man ma Kirishima
è il mio best boy e mi blessa la vita ogni volta che appare
sullo schermo]
Brevi Deliri Pre Partum: Perché io non mi sono mai veramente ripresa, dall’episodio 23 della terza stagione. A distanza di oltre un mese, sono ancora qui che ci sclero sopra. Il titolo fa schifo, me ne rendo conto, ma non sono riuscita a pensare a qualcosa di meglio.
Lonely as I am, together we
cry
È solo quando è tornato in camera,
dopo la tappa in infermeria e la cazziata di Aizawa,
e si è addossato con la schiena contro la porta, che Katsuki
si permette di scoppiare.
Non letteralmente, anche perché con tutta la rabbia e la frustrazione
che ha in corpo farebbe esplodere l’intero dormitorio, ma si sente come se una
piccola bomba all’idrogeno gli fosse scoppiata dentro e nonostante tutto
l’impegno non riesce a smettere di pensare a quello che è appena successo.
All Might, Deku,
One for All, l’eredità, All for One, la caduta del
simbolo della pace, il suo rapimento – tutto si
trasforma in una giostra impazzita di pensieri e Katsuki
inizia a camminare avanti e indietro per la sua stanza, imponendosi di darsi
una cazzo di calmata.
Quasi non riesce a respirare,
mentre ingoia l’ennesimo nodo che gli si è formato in gola e tuffa le mani trai capelli – e le braccia gli fanno male e gli fa
male anche la schiena e le gambe e gli gira la testa e gli fischiano le orecchie,
per questo non ci pensa quando spalanca la porta e si precipita fuori dalla sua
stanza.
Sono cinque passi, in tutto. Cinque
passi separano la sua stanza da quella di Kirishima.
Cinque passi, due porte e il suo
cazzo di orgoglio di merda che gli urla di fermarsi proprio quando ha le nocche
ha un soffio dal legno della porta - e allora torna indietro, a passo di marcia,
e si richiude la porta alle spalle.
Ma il giro della giostra ricomincia
- All Might, Deku, One for All,
l’eredità, All for One, la
caduta del simbolo della pace, il suo rapimento – e respirare diventa quasi
impossibile e allora Katsuki manda il suo orgoglio a
farsi fottere, giù per il cesso, e prende tutto il coraggio che ha a
disposizione e torna indietro.
Fermo davanti alla porta della
stanza di Kirishima, crede di essere ormai in apnea e
non ha nemmeno la forza di sollevare un braccio per bussare – e allora dà un
calcio leggero al legno, abbastanza forte da essere sentito ma non troppo da
fare dei danni.
-Aprimi, idiota.-
sussurra, la giostra rallenta un po’ la sua corsa.
Kirishima,
quella notte, proprio non riesce a dormire.
Non è mai stato incline
all’insonnia, anche se qualche volta è capitato che facesse fatica ad
addormentarsi – vuoi per l’ansia di un esame o per l’emozione di qualcosa di
bello che gli è successo – ma alla fine riesce sempre a svuotare la mente dai
pensieri e a dormire almeno qualche ora.
Ma non quella sera, mentre osserva
compiaciuto la sua licenza da Eroe provvisoria, con la foto del suo sorrisone
da squalo e un bel Red Riot scritto sotto. È così
maledettamente felice che potrebbe mettersi a saltare dalla gioia, ma sospetta
che Kaminari, nella stanza esattamente sotto la sua,
non sarebbe tanto contento – è già successo, tra l’altro, quando Bakugou aveva iniziato a dare di matto durante un
pomeriggio passato a giocare a Call of
Duty, e il povero Denki si era dovuto rifugiare
da Ojirou per poter almeno provare a studiare in
pace.
E quindi ora eccolo lì, non sa bene
che ore siano, ancora sveglio a fissare il soffitto senza davvero vederlo,
mentre la sveglia continua a ticchettare i secondi troppo lentamente.
00:14
01:39
01:45
A farlo
sobbalzare sul materasso è un colpo leggero al legno della sua porta e un “Aprimi,
idiota” con cui fa fatica a riconoscere la voce di Bakugou.
Ma è davvero lui, e ne ha la
certezza quando spalanca la porta dopo una manciata di secondi: è davvero Katsuki, con due cerottoni in
faccia e bende sulle braccia. Bende che prima non c’erano, bende che si
macchiano di sangue troppo rosso per essere secco e che Eijirou
non si ricorda di aver visto prima.
Per questa sgrana gli occhi e: -Ma
che ti hanno fatto?-
-Posso entrare?-
Katsuki lo ignora, il viso piegato per non fargli
vedere gli occhi e i pugni stretti lungo i fianchi. Ma Eijirou
si sta agitando, studiando i lividi che intravede oltre le bende e i tagli
sulle braccia.
-Sembra che ti abbiano pestato a
sangue, ma che è successo?-
-Senti, non ne voglio parlare.
Posso entrare, sì o no?- bercia allora il biondo,
dimenticandosi che è notte fonda e che probabilmente gli altri stanno dormendo.
Per un attimo, Eijirou
pensa che se dovesse ancora una volta ignorare la sua domanda, Katsuki lo riempirebbe di esplosioni. Ma gli basta
guardarlo per capire che è troppo stanco anche solo per pensare di fargli del
male, perciò si limita a spostarsi dalla porta e lo lascia entrare mentre lo
osserva.
Si chiede cosa possa averlo ridotto
così, ma ha la sensazione che se dovesse chiederglielo di nuovo potrebbe finire
davvero male – per lui o per il resto della classe, non lo sa e non lo vuole
sapere.
-È stato Deku.- è un sibilo appena udibile,
in netto contrasto con il solito tono incazzato e decisamente di molte ottave
più alto. –È stato quel nerd di merda.-
Eijirou
sta per domandargli perché ha di nuovo usato il povero Midoriya
come punching ball e qual è la scusa di questa volta,
ma sospetta dalle condizioni di Bakugou che la cosa
sia stata almeno un po’ reciproca. –Avete litigato? Di nuovo?-
-No.- è l’unica risposta di Katsuki, fermo in mezzo alla stanza del compagno, gli occhi
puntati sulla licenza che questi ha abbandonato sul comodino quando si è alzato
per aprirgli. Stringe ancora di più i pugni, incazzandosi e iniziando a tremare
per la rabbia e il nervoso.
Eijirou
sospira, avvicinandosi piano a lui e stringendogli dolcemente il polso: lo
volta verso di sé e cerca di guardarlo negli occhi per capire cosa sia successo,
ma Katsuki continua a ostinarsi a nascondere gli
occhi dietro i capelli e addossando di più la testa nelle spalle – e allora Kirishima porta l’altra mano al suo collo, sfiorandogli
piano la nuca.
Bakugou
sobbalza come colpito da una scossa elettrica e gli stringe forte il polso,
fermandolo. –Non… Non toccarmi il collo.-
-…okay.-
esala, allontanando la mano quando lo vede tremare ancora fino a posarla sulla
spalla. –Scusa, non volevo spaventarti… -
Katsuki
sembra un pupazzo da come si lascia muovere senza ribellarsi, nemmeno quando Kirishima lo attira ancora verso di sé fino a spingerlo a
coricarsi sul materasso. Lo guarda solo un attimo, gli occhi rossi pieni di
quello che sembra smarrimento, e poi gli dà immediatamente la schiena come per
nascondersi – ma non si appone quando Eijirou lo
stringe dolcemente tra le braccia.
-Mi dici cosa è successo?-
Katsuki si irrigidisce, tra le sue braccia, ed Eijirou capisce che ha superato quella sottile linea tra
quello che può sapere e quello che il biondo non vuole dirgli – ed è tanto,
quello che Eijirou non sa, ma per adesso va bene così,
perché è giusto che non voglia parlarne. Ma vorrebbe anche che capisse che può
fidarsi, che non lo guarderà in modo diverso se per un’ora si dimostrasse
fragile o avesse bisogno di sfogarsi.
-Quanto te la sentirai, ti ascolterò.- mormora dopo qualche minuto di silenzio, passato
ad attendere una qualsiasi reazione da parte del biondo, appoggiando il petto
contro la sua schiena. –Ascolterò tutto quello che vorrai dirmi.-
Ma Katsuki
si è già addormentato, cullato dal calore dell’altro e rannicchiato su sé
stesso con le gambe tirate verso il busto, quasi in posizione fetale, una mano
che stringe piano le dita di Kirishima, come se non
volesse lasciarlo andare.
Ne parleranno, prima o poi – e Katsuki sarà un fiume di parole in piena, mentre gli
racconta tutto quello che ha taciuto per anni, da Kamino
a All Might a Deku a One for All, ed Eijirou ascolterà ogni
singola parola seduto per terra sul pavimento di quel piccolo appartamento in
affitto durante un’altra notte come quella, quando gli incubi li terranno
svegli entrambi – ma per adesso gli basta stringerlo piano tra le braccia e
affondare il naso trai suoi capelli.
Si addormenta in un abbraccio che
sa di caramello.
D.P.P.:
Deliri Post Partum Pianto
Ieri era il mio giorno libero, e mi ero
promessa che avrei postato qualcosa con il prompt “angst”, ma mio padre mi ha letteralmente rapita per
aiutarlo in cantiere. Tutto il giorno. E quindi qui è finito un po’ dell’angst di ieri e ne è uscito qualcosa di molto flangst (copyright del neologismo alla moglie, ciao moglie
se stai leggendo).
Sono kinda fiera di
come è venuta.
Maki