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Autore: Nikj_Ginger    23/10/2018    0 recensioni
-Ma io sono già morta.-
Un marchio che cambierà per sempre un'amicizia.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Se avessi atteso ancora qualche secondo prima di premere il grilletto, sarebbe stato lui a sparare per primo? Oppure, con il suo solito sorriso gentile avrebbe abbassato l’arma dicendo di finirla, che ormai non aveva più senso combattere quella battaglia? E se l’avessi imitato, quali sarebbero state le conseguenze di quel gesto? -Cosa stai aspettando?- sibilò Jessie, con la pistola puntata verso il ragazzo, tesa come una corda di violino. Lo ignorai, mantenendo il contatto visivo con l’unica persona che mi aveva accettata per come ero. Ripensai ai tempi in cui eravamo semplici compagni di liceo, amici che facevano progetti scolastici insieme e che andavano a bere un caffè nelle fredde giornate d’inverno. -Sono stata marchiata.- gli avevo confessato un pomeriggio, davanti a una tazza di cioccolata calda. Lui era rimasto in silenzio, rabbuiandosi per un attimo. -Quando?- mi aveva chiesto dopo qualche secondo di silenzio. -Due mattine fa, dopo essere uscita di casa.- avevo risposto con il cuore a mille –È bastato un suo tocco per farmi cambiare.- Adam di nuovo si era ammutolito, poi aveva bevuto un sorso di cioccolata e infine mi aveva guardata. La paura che stavo provando in quel momento era indescrivibile. -Quindi dovrai frequentare quella famosa scuola?- Avevo annuito, tristemente. -Allora vorrà dire che passeremo ancora più tempo insieme prima che tu te ne vada.- aveva detto sorridendo, accarezzandomi la mano. L'avevo stretta forte, facendo un sospiro di sollievo, contenta del fatto che non avesse dato di matto. Passò un anno da allora, e ancora adesso avrei voluto che quel giorno si fosse messo a urlare, lasciandomi da sola in quel bar e togliendomi il saluto. Ero cambiata, diventando “fredda”, avevo cambiato scuola e giro di amici. Adam però non era mai passato in secondo piano: ci sentivamo ogni giorno, sebbene ci era proibito. Tutto ciò che accadde nei due mesi precedenti finì con il far ritrovare Adam e me in quella situazione, con la pistola puntata alla testa dell’altro. -Lauren, premi quel dannato grilletto.- sibilò nuovamente Jessie –Non é più quello di una volta.- Già, e il suo ghigno ne era la prova. Due mesi prima si era fatto mordere da un classe C, diventando così un essere che non doveva in alcun modo vivere. Lo venni a sapere dalla mia vecchia migliore amica, quando mi telefonò in preda al panico dicendomi che Adam aveva avuto un incidente ed era in terapia intensiva. Morì qualche ora dopo essere arrivato in ospedale, per poi risvegliarsi e scappare nel cuore della notte. -Volevo solo essere come te, non essere costretto ad abbassare la voce ogni volta che ci sentivamo al telefono.- commentò con una risata isterica –Volevo essere marchiato ma a quanto pare non ne ero degno.- Fece un passo verso di noi e in modo automatico indietreggiammo, tenendo le pistole ben salde. -Non fare un altro passo, bastardo.- urlò Cam alla mia sinistra facendo mezzo passo in avanti. Lo bloccai gridando di non muoversi. Con la coda dell’occhio lo vidi lanciarmi una rapida occhiata, facendo poi una smorfia. -Solo perché tu non sei stato marchiato adesso non significa che non ne sei degno. E poi credimi se ti dico che é meglio così.- gli dissi, cercando di mantenere un tono saldo. Lui fece un tremolio. -Si viene marchiati prima dei diciassette anni, Lauren! Ne faccio diciotto fra un mese!- -Quindi l’unica soluzione era farti mordere da un classe C?! Sei un idiota!- sbraitai –Ora che uccidi senza alcun riguardo perché non ti sai controllare ti fa sentire più degno?- Ebbe un altro tremolio e sapevo che non era affatto un buon segno. Adam era in crisi e da lì a pochi minuti avrebbe perso il controllo. -Io... io sono come te adesso.- piagnucolò –È vero, non mi so controllare ma... ma voi potete aiutarmi. Ho letto che i classe A, i prescelti, hanno il potere di farlo.- I suoi occhi gridavano sangue, lo bramavano. -Lauren, se non gli spari entro dieci secondi...- -Stai zitta un minuto, Jessie. Sto pensando.- la bloccai senza distogliere gli occhi da Adam. Che cosa faccio? Che cosa faccio?! Entrambe le opzioni che avevo mi avrebbero resa infelice, tuttavia solo una era la migliore da scegliere. -Promettimi che ci terremo in contatto.- mi aveva chiesto Adam prima che partissi verso la mia nuova scuola, quella riservata unicamente ai ragazzi marchiati. -Lo sai che non possiamo.- avevo replicato, gettando l’ultimo borsone sul sedile anteriore della mia vecchia auto. Mi stava fissando con uno sguardo indecifrabile, uno di quelli che faceva di rado, uno di quelli che mi faceva cambiare idea all’istante. -Prima di andare a dormire, un’ora, non di più.- avevo ceduto con uno sbuffo. Adam aveva sorriso, ci eravamo abbracciati per un periodo che sembrava un’eternità, ci eravamo baciati a lungo cercando di incanalare i reciproci odori e calori. -Fa’ attenzione, d’accordo?- avevo detto infine prima di salire in auto. -Certo, non sarò di certo carne per i classe C.- aveva ammiccato. Quanto sono stata ingenua, quanto mi odiavo. -Mi dispiace Adam, dico sul serio.- dissi con gli occhi stracolmi di lacrime –Se non ti avessi detto nulla, quel pomeriggio, ora non ci troveremmo in questa situazione.- Lui si mordicchiò nervosamente le labbra, battendo le palpebre in modo troppo veloce. -Avresti potuto rinunciare, restare con me. Nessuno sarebbe venuto a sapere che eri stata marchiata. Potevamo vivere felici.- Feci un passo in avanti, un altro e un altro ancora, ignorando i miei compagni dirmi di fermarmi. In modo molto lento abbassai la pistola, mettendola dietro ai jeans, guardando gli occhi iniettati di sangue sgranarsi per la sorpresa. -Forse poteva essere così.- commentai tristemente, lasciando lacrime scendessero lungo le mie guance. Ricordai il calore sulla pelle, cosa che ormai non potevo più sentire. Lui deglutì, guardando nervosamente il mio collo. Se mi avesse morsa, nei migliori dei casi sarei diventata un’ibrida con una taglia sulla mia testa. In caso contrario, sarei morta. In entrambi i casi lui non sarebbe sopravvissuto. Cam e Jessie non erano soliti a rispettare le regole, ma non in questo caso. -Vuoi bere, non é così?- gli chiesi –Hai bisogno di bere, lo so.- Adam digrignò i denti, tenendo sempre la pistola puntata verso di me. Borbottò qualcosa, abbassandola di scatto. I miei compagni erano pronti all’attacco, ma non avrei permesso loro di fare un solo passo, non in quel momento almeno. Lui respirava affannosamente, passava lo sguardo da un punto all’altro, proprio come un tossicodipendente in piena crisi d’astinenza. Forse é vero che noi classe A possiamo aiutare i classe C a controllarsi, ma ormai é a uno stadio troppo avanzato. È troppo tardi. -Adam, vuoi bere?- domandai facendo un mezzo passo verso di lui. Lui sgranò ancora di più gli occhi, per poi portarsi le mani nei capelli, tirandoseli in preda alla disperazione e ai dolori. -No, non... non posso.- gemeva –Non voglio bere da te. Lauren, tu moriresti e... non voglio.- Feci un flebile sorriso. -Ma io sono già morta.- Quelle parole colpirono non solo Adam, ma anche Cam e Jessie. Noi classe A, così come i classe C camminavamo, respiravamo e parlavamo esattamente come gli esseri normali. Tuttavia, eravamo morti nel momento in cui ci avevano marchiato. -Siamo tutti morti, Adam.- ripetei scacciando le lacrime con un battito di ciglia. Il ragazzo posò nuovamente gli occhi su di me, provocandomi un colpo al cuore. Lo amavo con tutta me stessa, lo avrei amato per sempre. In pochi secondi si avventò su di me. Perdonami, ti prego. Rapidamente ripresi la pistola, gliela portai alla tempia e premetti il grilletto. Il colpo del proiettile rimbombò non solo nel silenzio della notte ma anche nella mia testa. Il suo corpo esanime si accasciò a terra e io con lui: lo tenni con entrambe le braccia. Lo cullai, ripetendo che mi dispiaceva, che le cose non sarebbero dovuto andare in quel modo. -Lauren.- gridarono all’unisono Cam e Jessie. Mi si avvicinarono ma non mi allontanarono da Adam. Piansi come quella notte e mi sorpresi di avere ancora delle lacrime a disposizione. -Mi dispiace. Mi dispiace.- singhiozzai accarezzando il volto del ragazzo che mai mi aveva disprezzata, che mi era rimasto amico nonostante le nostre diversità. Qualche minuto dopo sentimmo le sirene della polizia avvicinarsi al vicolo in cui ci trovavamo. -Lauren, dobbiamo andare.- disse Jessie afferrandomi per le spalle. Mi divincolai dalla presa senza però lasciare il corpo di Adam. -Lauren, sta arrivando la polizia. Alzati!- ripeté la ragazza. Vedendo che mi rifiutavo di alzarmi e scappare, Cam mi strappò dalle braccia il ragazzo, ignorando le mie urla. Mi prese di peso, ordinando a Jessie di lanciare le pistole in uno dei cassonetti e corremmo via, lasciandoci alle spalle uno dei tanti gesti che ci avrebbe tormentati per il resto delle nostre vite.
   
 
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