Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Mary Raven    23/10/2018    3 recensioni
Daenerys è appena una bambina quando Robert Baratheon conquista i Sette Regni, e lei perde tutto. Perde la sua infanzia, i suoi cari e, in seguito a un trauma, anche i ricordi.
Per uno strano caso nessuno sospetterà che una Targaryen è ancora in vita e Dany vagherà a Westeros senza memoria. Un'esperienza che forgerà una nuova Daenerys, diversa da quella che abbiamo conosciuto, mentre ripercorre gli eventi alla scoperta della sua gente, ma soprattutto alla conoscenza di sé stessa.
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Daenerys/Jaime
Sansa/Jon, Arya/Gendry, Robb/Margaery
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Ultimo capitolo pubblicato:
7. Il Porcello Baratheon a Grande Inverno
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La nuova Dany


Un mese prima dell’arrivo di Daenerys a Braavos, Stannis Baratheon e i suoi uomini marciarono verso Approdo del Re per portare i Doni a Robert, il nuovo Re dei Sette Regni e, allo stesso tempo, per ottenere il proprio premio. Stannis avrebbe ricevuto da suo fratello il castello di Roccia del Drago e l’intera isola che si era impegnato a prendere per la Corona e per i Baratheon. Insieme a lui marciarono anche gli uomini dei Lannister che trasportavano i due Doni: i corpi di Viserys e Daenerys Targaryen chiusi in un baule. Ovviamente Stannis aveva lasciato i soldati dei Lannister nelle retrovie perché voleva essere il primo a varcare le soglie della città, e poi non voleva che i Leoni si prendessero tutto il merito.
Quando fu ormai vicino alle porte della Fortezza Rossa vide venirgli incontro proprio Tywin Lannister.

« Dove sono i miei uomini? » chiese il capo della Casata. I suoi capelli non si erano ancora ingrigiti ma il viso mostrava già i primi cedimenti a causa dell’avanzare dell’età; i suoi occhi azzurri brillavano di crudeltà e il portamento esprimeva un’assoluta sicurezza, come se in fondo fosse seduto lui sopra Trono di Spade e non Robert. Si sentiva chiaramente responsabile della disfatta dei Targaryen, il vero responsabile. Credeva che tutti gli esseri umani fossero inferiori ai membri della sua Casata. Era un uomo davvero spietato e camminava, parlava e si comportava come tale.

« Li ho lasciati nelle retrovie, si saranno pure occupati dei Targaryen ma nessuno di loro mi ha aiutato a prendere il castello. »

Tywin Lannister sorrise furbamente e socchiuse gli occhi compiaciuto. « Tranquillo Stannis, so di avere gran parte del merito, ma sono anche consapevole del lavoro che hai fatto lì giù. Tuo fratello ti darà il giusto riconoscimento, non c’è bisogno di fare questi giochetti di potere. »

« I miei sarebbero dei giochetti? » domandò stizzito Stannis. « So che tua figlia sposerà Robert e ti faccio i complimenti, ma mi sorge spontaneo un dubbio. Questo è il solo premio che chiedi? Insomma hai fatto tanto. »

« Forse mi basta » affermò il Lannister con fermezza e Stannis deglutì. Il modo di parlare di Tywin incuteva timore in Stannis, però gli suscitava anche molta invidia. Chi non avrebbe voluto avere almeno metà della sicurezza, delle ricchezze o anche solo dei poteri di Tywin Lannister?

« Hai saccheggiato Approdo del Re, tuo figlio ha ucciso Aerys il Folle Targaryen e i tuoi uomini si sono occupati della sua discendenza. Non comincerai proprio ora a fare il modesto. »

« Leggo il tuo sguardo di superiorità Stannis, e noto che fingi sfrontatezza. Non fare il puritano con me mio caro, non sei migliore di quanto dai a vedere. Sei soltanto uno dei tanti. »
Stannis strinse i denti ma non replicò, non ne sarebbe stato in grado.

Ser Barristan arrivò in tempo per intromettersi nella discussione. Il suo viso appariva nero, rabbia mista a disgusto e di certo non cercò di nascondere i propri sentimenti: aveva saputo della morte di Viserys e Daenerys.
Ser Barristan era stato sempre fedele ai Targaryen; aveva visto Rhaegar diventare un uomo, sua sorella e suo fratello crescere, i suoi figli venire alla luce. Era disgustato da Tywin Lannister, da Robert Baratheon e dalla maggior parte degli uomini che si erano impossessati dei Sette Regni. Tuttavia faceva parte della Guardia Reale perché aveva fatto un giuramento verso la Corona; non aveva intenzione di violare il patto sacro come un Jaime Lannister qualsiasi.
« Miei signori, il Re vi aspetta nella Sala del Trono » disse con voce dura e incolore.

Tywin ridacchiò e appoggiò una mano sulla spalla del cavaliere, dicendo: « Grazie caro Selmy. »
Ser Barristan provò il forte, allettante e poco nobile desiderio di staccargli quella mano. Ignorò questa malsana fantasia e condusse Stannis e Lord Tywin davanti a Robert Baratheon. Il Re era seduto sopra il Trono e  insieme a lui c’erano il suo Primo Cavaliere, Jon Arryn, vari uomini della Guardia tra cui Jaime Lannister e membri del consiglio quali il Maestro Pycelle e Lord Varys.

« Stannis, fratello » tuonò Robert con il suo vocione e con un cenno di saluto. « Hai fatto un ottimo lavoro in guerra,  quindi, come promesso, ti cedo Roccia del Drago. Spero tu mi sia grato. »

« Grazie, mio Re » mormorò Stannis con una riverenza, tuttavia storcendo il muso. Si aspettava qualcosa in più per i risultati ottenuti sul campo di battaglia.

« In quanto a te, Tywin, so che hai due doni per me che mio fratello ti ha aiutato a trasportare. » Il tono del Re sembrava leggermente brillo, come se prima di arrivare lì avesse bevuto vari bicchieri di vino.

« Certo, Vostra Maestà. » Tywin indicò il portone principale. « Entrate con i Doni. »
Due soldati, uno di loro era un ragazzo, entrarono nella stanza trasportando un baule. Ser Barristan guardò il baule e deglutì, immaginando cosa ci fosse dentro e percependone il valore emotivo.
« Loro sono Leon Greyworm e Sandor Clegane, il primo si è occupato di Viserys e il secondo di Daenerys. »

« Clegane? Parente alla Montagna? » domandò il Re incuriosito.

« Fratello » precisò Tywin. Sandor sospirò. Per prima cosa, odiava essere paragonato a suo fratello, poi temeva ancora di essere scoperto. Con i limoni di Dorne aveva schiarito i capelli della servetta, già chiari, fino a farli diventare di un biondo argenteo simile a quello di Daenerys. Il vestito si era rovinato nella caduta ma ricordava ancora quello di una donna dalle nobili origini. Il viso … beh, quello era tutt’altra storia.

« Raccontami i dettagli ragazzo. »

Sandor si schiarì la voce e cercò di darsi un contegno: era ora di cominciare a recitare e di farlo come gli Dei comandavano. « Il mio collega si è fermato per occuparsi di Viserys mentre io sono rimasto da solo con la bambina che sembrava denutrita, esile, i suoi occhi erano vuoti come se non avesse più vitalità. Tuttavia, quando ho afferrato i polsi di lei, ha opposto resistenza e io ho iniziato a strattonarla. » Cercava di rendere i dettagli più sgraziati possibile per soddisfare il Re, in modo che quest’ultimo non ponesse troppe domande. « Fra un tiro e una spinta ho rischiato anche io di perdere l’equilibrio. Per fortuna mi sono retto, è caduta solo lei. »

« Caduta dalla scogliera? »

« Caduta e frantumata sopra i massi. Da un’altezza rilevante. Forse era il punto più alto della costa. È arrivato il mio collega e gli ho raccontato cosa è successo, gli ho detto di occuparsi di Viserys e che io avrei recuperato il corpo della bambina. Attraversando a un viottolo sono sceso verso il basso e ho trovato il suo cadavere, il viso completamente rovinato. »

« Rovinato dalla caduta? »

« Come ho detto e ripetuto, era alto. Ha rotolato e sbattuto, sentivo i colpi e il corpo della bambina che si frantumava sopra i massi. »

« Credo che il racconto sia sufficiente Ser » borbottò Barristan che ne aveva abbastanza di quella storia.

« Non sono un Ser e non ci tengo a essere chiamato così. »

« No, tuttavia mi sembri un ragazzo in gamba » proruppe il Re. « Ti concederò un pegno d’onore, sarai la guardia personale del mio primogenito. Sicuramente genererò un erede più degno rispetto allo stupido Rhaegar Targaryen. »
Ser Barristan strinse i denti e rimase in silenzio, anche se avrebbe voluto parlare, avrebbe voluto difendere Rhaegar a spada tratta. Quella boccaccia da ubriacone non era degna di pronunciare il suo nobile nome. Lord Varys notò quella reazione nervosa e fece finta di niente.

« Clegane apri il baule e mostra i corpi dei Targaryen a tutti i presenti » ordinò Tywin. Sandor annuì con un poco di esitazione, aprì il cofano e poi rovesciò il contenuto. Due corpi senza vita scivolarono sopra il pavimento. I membri della vecchia Corte di Aerys Targaryen reagirono in maniera differente; Ser Barristan sentì gli occhi diventare lucidi ma cercò di soffocare i propri sentimenti, Jaime Lannister rimase pietrificato, Varys abbassò tristemente lo sguardo mentre il Gran Maestro Pycelle non mostrò alcun dispiacere.

« Gira il viso della mocciosa verso di me » grugnì Robert e di nuovo Sandor esitò, ma alla fine obbedì. Prese il viso della bambina e fece in modo di mostrarlo bene ai presenti. Molti sobbalzarono. Il volto della creatura praticamente non era un volto, non esisteva. Ben in vista c’erano solo dei brandelli di carne.

“Quando Robert Baratheon vide i corpi dei figli di Rhaegar era chiaramente soddisfatto ma non sorrise” pensò Ser Barristan, “giuro sul mio onore che se sorride davanti alla faccia rovinata di Daenerys né io né lui usciremo vivi da questa stanza”. Per sua fortuna, Il Re non reagì davanti allo scenario ma rimase a guardare con un’espressione mista di soddisfazione e liberazione.

« Non che non mi fidi, ma siamo certi che siano loro? » domandò dopo un poco. Tywin non sapeva come rispondergli. « Propongo che verifichi qualcuno che li conosceva. Jaime Lannister! »
Il cavaliere avanzò in maniera forzata e affiancò il nuovo sovrano dei Sette Regni.

« Sono loro » asserì prontamente.

« Non li hai nemmeno guardati » constatò il Re. « Guardali » ordinò ma Jaime non gli diede retta. Fissava il muro della parte opposta della stanza, il portone d’ingresso, gli altri presenti. Tutto, pur non guardare lei. « Ho detto guardali! »

« Jaime guardali » sussurrò pazientemente suo padre. Jaime deglutì e abbassò gli occhi per osservare il viso vitreo e pallido di Viserys Targaryen. Il muso da furetto, il volto magro, il naso lungo. Era ovviamente il Principe, il figlio di Aerys il Folle che lui aveva personalmente ucciso.

« Lui è Viserys, mentre lei è irriconoscibile quindi non riesco capire » disse frettolosamente e fece per andarsene ma il Re obbiettò.

« Guardala meglio, avvicinati. » Jaime fissò Robert come se avesse tre teste. Perché insisteva tanto? Poteva far aprire gli occhi dei Targaryen e verificare da sé se fossero di colore viola, mentre preferiva torturare tutti i presenti con quello spettacolo triste.

« No » sbottò, innervosito. Ser Barristan rimase interdetto.

« Come prego? » sibilò Re Robert.

« Jaime! » intervenne Tywin, che ormai di pazienza ne aveva ben poca a disposizione. « Avvicinati a Daenerys Targaryen, il tuo Re ti ha dato un ordine. » Sapeva che suo figlio era stato a lungo insieme ai Targaryen e che, anche se odiava il Re Folle, non provava gli stessi sentimenti per gli altri membri di quella famiglia. Jaime, d'altro canto, fu costretto a obbedire a suo padre. Con un groppo in gola guardò la bambina.
Indossava il vestito che Daenerys amava mettere quando faceva leggermente più freddo - e a Roccia del Drago ne faceva parecchio; i capelli erano i suoi, il corpo magro e minuscolo anche. In un angolo della testa di Jaime c’era una vocina che si rifiutava di crederci ma i suoi occhi vedevano Daenerys morta e il cuore gli si strinse.

« Penso proprio che sia lei. » Era lei. Era morta. Quella bambina che guardava spesso nella sua direzione, con gli occhi impauriti e incerti, e che si dimostrava sempre sveglia e intelligente, che gli faceva domande per scoprire se avrebbe rivisto suo fratello o se i suoi familiari avevano una possibilità di salvarsi. Non si erano salvati, e lui non aveva potuto fare nulla per aiutarli.  I Targaryen si erano ufficialmente estinti.

« Bene. Ora bruciate i corpi. »

 



Mesi e mesi dopo, a Braavos, Daenerys affrontava una delle parti più difficili dell’addestramento. Nascondersi, mentire, ingannare. Per quella fase Dany era stata riaffidata a Jaqen.

« Anche oggi una bambina mi racconterà una storia e se capirò che mente dovrà ricominciare da capo. » Daenerys sospirò: odiava quella fase perché lei non sapeva mentire. Gli addestramenti precedenti erano serviti a fortificarla, a renderla più astuta, paziente e agile. Dire bugie in maniera convincente, però, era tutt'altra cosa.

« Stamattina una bambina è andata al porto » iniziò a raccontare « e ha visto due uomini che si allevano con le spade. Si sono presentati a lei, uno ha detto di chiamarsi Rick -»

« Bugia » fece Jaqen pazientemente. « Ricomincia. »

« Uno ha detto di chiamarsi -»

« No, devi ricominciare da capo. »

« Stamattina una bambina è andata al porto e ha visto due uomini che si allenavano con le spade. Si sono presentati a lei, uno ha detto di chiamarsi Syrio Forel. Diceva che una bambina sembra esile ma che potrebbe imparare a combattere come lui … »

« Stai mentendo e non sembri nemmeno realistica, perché neanche un cieco penserebbe che puoi imparare a combattere a livelli alti. Ricomincia. »

Daenerys scosse il capo sconsolata. Non ci riuscirò mai, pensò. Lei era un libro aperto e Jaqen era troppo intelligente per farsi ingannare. Dany aveva conosciuto meglio il suo nuovo amico in quei mesi, si era quasi affezionata a lui, così come aveva fatto con l’Uomo Gentile e con il Ragazzo Senza Volto. Aveva imparato due lingue, diventando più disciplinata e determinata.
Quindi si sentiva maggiormente sicura, anche se aveva ancora dei momenti di debolezza. Non sarebbe mai diventata come gli assassini con cui viveva, e infatti Jaqen ripete che il Dio dai Mille Volti non voleva questo. Le era stato spiegato che il Dio dai Mille Volti era il Dio che raccoglieva tutti gli altri, quelli in cui credevano a Essos e a Westeros, perché alla fine di tutto c’era sempre lui con il suo lungo mantello nero, pronto a prendersi ciò che restava della tua anima. Quando una persona moriva, dall’ultimo respiro emanato scaturivano i resti della sua anima, con il male e il bene che aveva fatto in vita; e quest’anima volava in cielo, verso il Muro Mortale per essere accolta dalla Morte, giudicata e infine attraversare finalmente il Mare delle Anime. Meno peccati appesantivano un’anima, prima ancora questa giungeva alla Casa Eterna per vivere in pace e in armonia con il Principio di Tutto.
C’erano momenti in cui Daenerys si chiedeva che fine avessero fatto i suoi familiari, com’erano stati giudicati dal Dio dai Mille Volti e se fossero stati proprio loro a chiedergli di accoglierla. Poi si ricordava che lei era un Nessuno, senza ricordi e senza famiglia, e tornava a pensare agli insegnamenti di Jaqen.
Quest’ultimo sembrò capire quanto fosse difficile mentire alla bambina. « Prova a raccontare una storia diversa, una storia che ti ha colpita tanto. Anche se tu pensi che sia andata in un modo, prendila e plasmala a tuo piacimento. Mentire significa rendere tua una verità e darne una versione tutta nuova agli altri. »

Dany ragionò, pensò a tutto quello che era capitato in quei mesi e alla fine decise di raccontare quella cosa che aveva catturato maggiormente il suo sguardo, durante i primi giorni a Braavos. Elaborò i ricordi, cercò di modificarli e di renderli realistici persino nella propria mente. Quindi cominciò il racconto: « Quando una bambina ha iniziato il suo addestramento, ha visto una cosa in piazza a Braavos. C’erano degli attori che sembravano raccontare un episodio storico. C’erano due uomini, uno nobile e dai capelli argentei. Combattevano. Il biondo ha vinto, ha battuto l’uomo con l'ascia e l’ha ucciso. Poi è tornato a casa dalla donna che entrambi amavano, si chiamava Lyanna Stark. L’ha baciata. Si amavano. Lyanna aveva dato alla luce un bambino, e sembrava in salute. Dopo aver abbracciato il figlioletto appena nato, il guerriero ha annunciato che avevano vinto e che ora potevano vivere felici e contenti insieme agli altri membri della famiglia. Lì si è concluso lo spettacolo. »
Dany si sentì molto coinvolta di ciò che aveva raccontato e per poco non si commosse. Aveva immaginato quella scena nella propria testa: il cavaliere biondo e i suoi familiari, felici come ogni famiglia dovrebbe essere. Per tutta la durata del racconto aveva gesticolato, era riuscita a guardare Jaqen dritto negli occhi senza battere un ciglio. In quegli occhi ci aveva visto una scintilla, un guizzo simile alla fierezza; per un secondo Daenerys pensò che il suo nuovo amico fosse orgoglioso di lei. 

« La storia non andò così, è risaputo. Tuttavia sei stata molto convincente » disse. « Impari in fretta, piccola Nessuno. Ora puoi andare. »
Daenerys gli sorrise prima di raggiungere l’Uomo Gentile che attendeva paziente nella sala centrale.

« Come è andata? »

« Bene » esclamò Daenerys. « Presto passerò alla prossima fase, ne sono convinta. Oggi faremo un’altra lezione di Antico Valyriano? »

« Non ci sono più lezioni di Antico Valyriano bambina, hai praticamente imparato quella lingua a una velocità impressionante. »

« Sì, mi piace molto. È come se fosse da sempre impressa nella mia testa. »

« Non importa ciò che hai saputo prima, importa cosa sai oggi per il domani » disse saggiamente l’Uomo Gentile. « Sei molto diversa rispetto a quando ti abbiamo accolta, ma devo avvertirti che l’Ultima Fase sarà dura. »

« Difendersi? »

« Esatto, difendersi. Imparerai a usare un’arma e, per accettarci che tu sappia cavartela da sola, dovrai affrontare una prova finale. Si tratta di una missione pericolosa, che potrebbe cambiarti per sempre. »

Daenerys rabbrividì. « Perché io sono Nessuno, e voi volete che diventi Qualcuno. Chi devo diventare? »

« Dany, figlia dei contadini. Colei che è intelligente, coraggiosa e sa combattere. Ha una passione per molte cose, mentre ne odia altre. Sa mentire e, quando percepirà il pericolo, mentirà. »

La bambina annuì soddisfatta. « Sì voglio diventare lei, voglio essere sicura di me stessa, con il senso della giustizia e determinata nelle mie scelte. »

L’Uomo Gentile sembrò sorridere. « Questa sarai, e una volta diventata lei indosserai una maschera, una maschera che porterai a lungo. Sei pronta? »

 

 

« Farà male? » chiese Daenerys, deglutì e guardò il Ragazzo Senza Volto, preoccupata dalla possibile risposta.

« Non so, non l’ho mai fatto » ammise il più grande. « È un’operazione semplice però. »

Jaqen si avvicinò a loro, prima che Dany potesse aggiungere altro. « Una bambina non voleva diventare coraggiosa? » la schernì divertito.

« Io sono già coraggiosa » si affrettò a replicare Daenerys e sentì il Ragazzo Senza Volto ridacchiare. « Perché ridi? »

« Coraggio? Tu non sai nulla del coraggio, né della forza. »

« Imparerò, sono qui per imparare. »

« Non sono cose che si imparano. Sei diventata furba, ringrazia il tuo spirito di sopravvivenza. Sei diventata agile e resistente, addestramento e duro lavoro portano a questo. Sei più paziente e disciplinata, imparare nuove lingue ti ha aiutata. Ora sembri determinata, perché ti abbiamo insegnato a capire cosa vuoi e ti abbiamo spiegato quanto è importante lottare per ottenere ciò che desideri. Purtroppo per te, però, coraggio e forza non arriveranno da soli. Non pensi di aver perso i ricordi proprio perché non eri abbastanza coraggiosa e forte per affrontare la realtà? »

« Basta così » sbottò Jaqen e il più giovane ammutolì. Daenerys però aveva ascoltato bene e pensò che il Ragazzo Senza Volto avesse ragione: non era mai stata forte e coraggiosa e senza mettersi alla prova non sarebbe mai diventata tale. « Una bambina può diventare tutto ciò che desidera » aggiunse, invece, Jaqen e sorrise a Dany, che ricambiò.

« Non ho paura, giuro » sussurrò determinata mentre l’Uomo Gentile si avvicinava con un grosso ago incandescente. Il colore dei suoi occhi doveva cambiare, lei doveva diventare irriconoscibile.

L’Uomo Gentile avvicinò quella luce alla faccia di Daenerys. « Il rito farà male ma vedrai che il bruciore caccerà tutto il blu che c’è sotto ai tuoi occhi, nessuno vedrà mai più il viola. » Detto questo appoggiò una mano sulla testa di Daenerys e avvicinò l’ago alla pupilla destra della bambina. Daenerys avvertì una sensazione fastidiosa, poi dolorosa ma per niente bruciante.

« Fa male ma non brucia, non sento il calore » precisò Daenerys. Tuttavia cominciò a vederci appannato. Con l’altro occhio osservò Jaqen: il suo amico era pensieroso, quasi turbato. L’Uomo Gentile, invece, appoggiò il piccolo spillo anche sulla pupilla sinistra. Daenerys sentì di nuovo dolore ma ancora nessuna scottatura. Dopo un poco vide appannato da entrambi gli occhi e, trascorso circa un minuto, diventò cieca. « Non vedo più niente » ammise, con il cuore in gola.

« Non vedrai niente per qualche settimana » disse l’Uomo Gentile, estraendo l’ago e bendandole gli occhi.

« Come imparerò a combattere? »

« Imparerai meglio » intervenne Jaqen e Dany non riuscì a replicare. 

 

 

Il tempo trascorse e a Braavos il mercato, i combattimenti e le pesca procedevano indisturbate come attività quotidiane. Daenerys invece stava chiusa da giorni dentro il Tempio, non voleva uscire neanche per un secondo: era determinata a imparare a combattere. Come arma aveva scelto due daghe, di media lunghezza e molto affilate. Il giorno si allenava con Jaqen e alla sera con il Ragazzo Senza Volto. Fra i due preferiva di gran lunga il primo che non si prendeva gioco di lei, anzi era di grande aiuto, al contrario del secondo.
Proprio mentre stava combattendo con il Ragazzo inciampò e cadde sulle proprie ginocchia. Il maggiore scoppiò a ridere.

« Peccato che non riesci a vederti! » esclamò e rise. « Quando ho pensato a te, con due pugnali in mano e senza vista, ho creduto che avresti potuto accecare qualcuno. Per fortuna sei un’imbranata. »

« Preferisco allenarmi con Jaqen. Grazie a lui almeno imparo qualcosa, e poi non mi deride in continuazione. »

« Dovresti lamentarti di meno. »

« Dovresti capire che non è facile imparare una cosa che non hai mai provato prima » borbottò Dany, « da cieca inoltre. »

« Hai ragione » ammise il Ragazzo Senza Volta, serio come non mai. « Senti anche un cieco noterebbe che non sei portata a combattere, … scusa la battuta di pessimo gusto, ma volevo dirti che la determinazione può tornare utile. Il fatto che non ci vedi ti aiuta a usare meglio gli altri sensi, sono essenziali in duello. »

Daenerys ragionò sulle parole dell’amico e giunse a una conclusione molto semplice: « Colpiscimi. »

« Sei diventata per caso masochista? »

« Non combattere come se fossi tua amica, combatti come se fossi tua nemica. Colpisci, così imparerò in fretta come ho fatto nelle fasi precedenti. »

« Sei impazzita? Jaqen non approverà questa cosa. Ha scoperto degli schiaffi che ti davo in città e mi ha fatto una filippica. »

« Jaqen non è mio padre, decido io per me stessa. Quando mi davi uno schiaffo, mi faceva male ma in cambio imparavo una lezione e diventavo più risoluta per il giorno seguente. Mi allenavo duramente, ragionavo in maniera astuta pur di evitare i tuoi colpi. Quindi colpiscimi! »
Il Ragazzo Senza Volto annuì e come gli era stato ordinato iniziò a combattere come se lei fosse sua nemica. Dany non vedeva nemmeno il contorno di una figura ma sentiva i rumori, e parò persino un colpo. Poi percepì un fruscio alla propria destra e qualcosa, simile a un bastone, la colpì alla schiena. « Ahia! »

« Troppo forte? Vuoi che smetta? »

« No, riproviamo » insistette. Riprovarono più di una volta. Un colpo alla spalla, uno all’anca, un altro alle caviglie, due alle gambe. Dany cadde spesso dolorante, ma si rimise sempre in piedi e il suo nuovo amico rimase stupito da cotanta risolutezza. « Percepisco i tuoi spostamenti, ma non mi sento abbastanza sicura » commentò Dany, in attesa di un consiglio.

« Non arrenderti, abbiamo già visto di cosa è capace il tuo istinto quindi cerca di parare i miei colpi. Se vuoi posso rallentare. »

« No, ti voglio ancora più inferocito invece. Altrimenti non imparerò. » Ripresero. Stavolta Dany riuscì a parare un colpo ma, con un movimento fulmineo, il Ragazzo colpì una costola della bambina, facendola gridare.

« Utilizza entrambi i pugnali » la rimproverò lui, « cerca di coordinarli con il tuo corpo, come se fossero un prolungamento delle tue braccia. » Riprovarono ancora una volta. Dany piantò i piedi a terra e si mise in posizione di combattimento, lateralmente come aveva spiegato Jaqen. Rimase in ascolto e riuscì a percepire che il suo avversario scorreva verso sinistra. Avvertì uno spostamento d’aria e si voltò in tempo per parare un colpo, grazie alla daga nella sua mano destra. Il Ragazzo si allontanò da lei e cominciò a girare intorno. Dany sentiva i suoi passi. Quando lui riprovò a battere, stavolta fu pronta. Si scansò di lato, ben due volte. Alla terza volta, il Ragazzo lasciò cadere il bastone e si sciolse in un applauso. Dany esultò con gioia.
« Brava mocciosa » disse il Ragazzo. Dalla voce si intuiva che sorrideva. « Da domani io e Jaqen passeremo alla spada, vedrai che non sarà tanto facile destreggiarsi contro quella. »

 

 

Durante la notte che seguì il giorno, Dany sognò ancora quella voce maschile, calda e dolce, quasi familiare. Cantava sempre la stessa melodia ma con parole diverse.

Piccolo angelo, sarò io il tuo protettore
il fuoco delle stelle brucia il mio amore,
ma io farò sii che il male e il terrore
 non danneggino il tuo cuore.

Nulla potrà ferirti sotto il mio scudo,
nessun ombra di questo mondo potrà renderti vittima
e cancellare il fuoco dalla tua anima.

 

Dalla voce colorita che cullava i suoi sogni, Daenerys si risvegliò e si ritrovò dentro il buio più pesto, dentro il suo mondo incolore. Stavolta, invece di trasmettere tranquillità, quella canzone era riuscita a trasmettere nostalgia e malinconia. Si sentiva così anche lei: un grosso vuoto, grosso quanto una voragine, aleggiava dentro il suo petto. Faceva più male degli aghi agli occhi e delle bastonate in allenamento. Una sensazione di assenza, quasi un arto mancante, come se il destino le avesse sottratto una cosa importante con la forza.
Nel buio percepì la presenza di Jaqen, vicino al proprio letto. « Andiamo a combattere » disse lui e non aggiunse altro. Questa volta utilizzò una spada e si mosse con maggior prudenza per non ferire Dany. Lei finalmente parava i colpi, anche se Jaqen pretendeva che iniziasse ad attaccare, oltre che a difendersi. Quel giorno fu strano rispetto agli altri: Jaqen era più taciturno del solito e sembrava meno paziente nei confronti degli errori di Dany. Per la prima volta in quei mesi alzò i toni e si arrabbiò con Daenerys.
Dany reduce di un malinconico sogno, sconfortata e scoraggiata dentro il suo mondo solitario e buio, scoppiò a piangere senza contegno. Si sentì infantile, si sentì stupida e cercò di mascherare, con le mani in viso, il proprio peccato di debolezza. Senza dire altro, si voltò, e a sprazzo del pericolo, si allontanò di lì. A tentoni uscì dal tempio e si accomodò sugli scalini davanti alla porta principale, continuando a versare lacrime come se non ci fosse un domani. Poco dopo sentì che qualcuno si stava sedendo vicino a lei e capì immediatamente di chi si trattasse.

« Mi dispiace se sono scoppiata a piangere, ma sentivo e sento che mi manca qualcosa » disse con la voce rotta dai singhiozzi.

« Sei semplicemente stanca. »

Daenerys si voltò verso Jaqen, anche se non poteva vederlo. « No, ho sognato ancora quella voce. »

« Ti ho detto cosa penso dei tuoi sogni bambina » sussurrò lui, « devi andare avanti se vuoi diventare qualcun altro. Altrimenti il tuo cuore rimarrà bloccato e con esso i ricordi, e finché soffrirai giacerai in un limbo. »

« Come faccio a liberarmi di questa sensazione? È come se non avessi più un braccio. Ho iniziato a sentirmi così da quando non ci vedo e da quando sento ogni notte quella voce. »

Jaqen sospirò costernato, e al suo sospiro seguì un lungo silenzio. « La tua famiglia non vorrebbe questo. Il limbo in cui ti trovi limita le tue capacità. Se tu provassi una volta per tutte a sgombrare il cuore e a portare la tua mente in una nuova direzione, finalmente diventeresti un’altra e riusciresti a realizzarti. »

Dany tirò su con il naso. « So che non importa chi ero prima, ora sono Nessuno e posso diventare chi voglio. Spero mi insegnino a essere una persona buona e capace di compassione, non voglio far soffrire gli innocenti perché non auguro a nessuno il mio dolore. »

Jaqen rimase in silenzio, poi affermò: « Nessuno deve insegnarti bontà e compassione bambina, tu sei così dalla nascita e vedrai che un giorno tutto il bene che emani ti tornerà indietro. »

Dany sorrise e si sentì meglio. « Non so da quanto tempo non ricevo affetto. Forse ho solo bisogno di un abbraccio per andare avanti, posso abbracciarti? » domandò senza peli sulla lingua, diretta. L’Uomo Senza Volto non si mosse e non rispose quindi Daenerys agì d’istinto e l’abbracciò. Jaqen non rispose ma accadde qualcosa: mentre Daenerys si allontanava da lui, ponendo fine alla stretta, i suoi occhi tornarono a vedere.
Da allora si addestrò meglio, con il doppio della determinazione e con ogni forza di cui disponeva. Non divenne una maestra dei pugnali, ma in pochi mesi imparò a duellare come si deve. Fino a quando arrivò il giorno degli addii.

« Ci salutiamo qui mocciosa » bofonchiò il Ragazzo Senza Volto. Non si abbracciarono. Dany, dopo il momento di debolezza di qualche mese prima, si era concentrata per diventare chi voleva e apparire più forte e dura. Ogni mattina si era recata al porto per combattere: a volte si esercitava da sola, mentre in altre occasioni sfidava i ragazzi braavosiani con risultati quantomeno sufficienti. Ogni sera si era seduta vicino alle piscine, a occhi chiusi, e aveva meditato. Non si abbracciarono, ma quella sera nei loro occhi si lesse un grande rispetto reciproco. Dopo il Ragazzo Senza Volto, Dany raggiunse il caro signore Gentile che si era occupato della sua istruzione.

« Grazie di tutto » disse e l’Uomo Gentile abbassò la cappa, rivelando il teschio senza carne né espressione. Stavolta però Daenerys non provò terrore e disgusto, ma nobile rispetto e ferma ammirazione e in quelle sensazioni vide specchiato il riflesso del proprio cambiamento.

« Di nulla bambina, e non dimenticare i miei insegnamenti. Soprattutto non dimenticare chi sei ora e di cosa sei capace, altrimenti questi mesi saranno stati vani. »

Salutati gli Uomini Senza Volto, Daenerys lasciò il Tempo con un pizzico di rammarico ma con una grande voglia di ricominciare. Lei e Jaqen si sarebbero recati a Valyria dove avrebbe affrontato una prova finale contro i famigerati uomini di pietra e, terminata quella prova, sarebbe tornata dai contadini alla volta di una nuova avventura.



Note autrice:
Eccomi tornata, destreggiandomi fra l'università e i vari impegni. Spero che questo capitolo vi piaccia, è abbastanza di transizione ma mi è piaciuto scriverne soprattutto l'inizio. Il prossimo celerà delle sorprese.
Ringrazio chi legge, siete tanti, e ringrazio più di tutti chi recensisce, ma anche chi semplicemente segue o preferisce la storia.
Un bacio e alla prossima!
Mary
   
 
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