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Autore: ChrisAndreini    24/10/2018    6 recensioni
[Marichat-Spoiler seconda stagione]
Dopo un akuma particolarmente difficile e una giornata davvero stancante, Marinette riflette sulla sua vita amorosa sul balcone di casa sua. Una visita inaspettata metterà in dubbio molte cose che credeva di conoscere su sé stessa e la sua cotta.
#-Alla fine è solo un modello assoggettato al padre. Cosa ci trovi in lui?-
#-È un ragazzo gentilissimo, sempre pronto ad aiutare gli altri. Si impegna molto in quello che fa ed è sempre disponibile. E…- si interruppe, chiedendosi esattamente cosa altro gli piacesse di Adrien. Fu sorpresa nel notare che non conosceva la sua cotta bene come pensava, oltre i suoi doveri e i suoi hobby.
#-Tu, invece? Cosa ci trovi in Ladybug?-
Da questo incontro partirà una serie di eventi che scombussoleranno e scambieranno i mondi dei due supereroi parigini.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Luka Couffaine, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Papillon
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Under the bright stars

Capitolo 9

 

Era già sera quando Adrien tornò a casa, stanco morto e decisamente preoccupato dopo il servizio fotografico e l’akuma di quel pomeriggio.

Certo, tra gli akuma sempre più frequenti, il servizio fotografico interrotto da uno di loro non sarebbe dovuto essere fonte di troppa preoccupazione, ma Marinette era proprio lì vicino, ed era scomparsa nel nulla. 

In effetti Marinette, da quando Adrien ci faceva caso, spariva sempre nel nulla durante gli attacchi akuma, evidentemente in posti molto sicuri, dato che spesso non compariva per parecchio tempo dopo la fine di un attacco.

Meglio per lui, dato che altrimenti si sarebbe preoccupato troppo per lei e non sarebbe stato il supereroe che doveva essere.

Beh… si era preoccupato comunque, non ne poteva fare a meno, ma ora era tutto finito, e Adrien era felice che la serata fosse tranquilla, e che Marinette non avesse trovato intoppi nel tornare a casa.

Non aveva avuto intoppi… giusto?

In effetti da qualche ora Adrien sentiva un nodo allo stomaco che non riusciva a spiegarsi, ed era appena tramontato il sole quando decise che forse era il caso di chiamare Marinette, giusto per essere tranquilli… oppure poteva andare a visitarla come Chat Noir e assicurarsene con più certezza.

Scosse la testa, cancellando l’allettante idea.

Doveva piantarla di trovare ogni scusa per avvicinarsi a Marinette come Chat Noir. Era finita! Ed era un miracolo che Papillon non l’avesse ancora presa di mira.

Adrien decise di prendere un bicchiere d’acqua in cucina e schiarirsi le idee.

Era ormai ora di cena, quindi avrebbe solo infastidito Marinette se l’avesse disturbata in quel momento.

E iniziava a sentirsi uno stalker parecchio invadente.

Neanche il tempo di fare due passi fuori dalla camera che delle voci concitate lo avvertirono che aveva ragione a preoccuparsi, e il suo cuore sprofondò nel petto non appena riconobbe le voci e cosa stavano dicendo.

-Sono tre ore che non abbiamo notizie di nostra figlia. E qui è l’ultimo posto in cui è stata!- stava dicendo l’inconfondibile e combattiva voce della signora Cheng.

Adrien si bloccò nell’ombra, congelato sul posto.

-Non so cosa dirle, signora Cheng. Marinette ha finito di lavorare parecchie ere fa. Ed è tornata a casa a piedi come suo solito- rispose la fredda e indifferente voce di Nathalie.

La consapevolezza colpì Adrien come un pugno nello stomaco, e sentì l’aria abbandonargli i polmoni mentre il terrore si faceva largo dentro di lui.

Marinette era sparita? Come era successo? Era troppo in gamba per essersi persa o per non avvisare i genitori nel caso tornasse tardi.

I peggiori scenari iniziarono a farsi largo nella fantasiosa mente di Adrien, mentre indietreggiava sconvolto diretto verso camera sua senza sapere bene cosa fare, così preso in contropiede dalla miriade di emozioni negative e pensieri assurdi che le voci alterate dei genitori di Marinette vennero offuscate, e il ragazzo non riuscì a recepire nessuna altra parola.

Udiva solo il battito del suo cuore, che gli rimbombava nelle orecchie ampliato a dismisura.

Perché Marinette non era a casa? Era stata rapita? Papillon l’aveva presa di mira per colpa sua? L’aveva catturata un akuma? Ma non aveva visto nessun akuma nelle vicinanze. Forse era più schivo. Si era persa? Forse era andata da Alya e non aveva avvertito… ma che stupido! Marinette non era tipa da non avvertire, e i suoi genitori sicuramente avevano già chiamato Alya… e Nino… e Luka… ma avevano i loro numeri? E poi Marinette rispondeva sempre al telefono… l’avevano chiamata sicuramente. Magari era scarico… ma era comunque un comportamento poco da lei.

No… Papillon c’entrava qualcosa, Adrien ne era certo, e il senso di colpa era così forte nel suo petto che gli fece venire la nausea.

-Adrien… va tutto bene?- uno stranamente preoccupato Plagg gli fluttuò accanto una volta entrato in camera.

Adrien iniziò a respirare profondamente, tenendosi il petto per calmare il battito forsennato del suo cuore, e cercò di fare ordine nella sua mente.

-Plagg… trasformami- ordinò al suo kwami, sollevando la mano.

Qualsiasi cosa fosse successa a Marinette… Chat Noir sarebbe sicuramente stato molto più utile di lui.

Uscì di casa deciso a chiamare immediatamente Ladybug per chiederle sostegno, ma si bloccò.

Non aveva certezze, e non voleva scomodarla e fare eventualmente la figura dello stupido o del cotto quando poteva sbagliarsi.

No, doveva pensarci lui, almeno all’inizio, e assicurarsi che non fosse da nessuna parte prima di avvertire la collega. Anche se la brutta sensazione si faceva sempre più vivida dentro il suo cuore.

Sorvolò Parigi come se ne andasse della sua vita, tanto in fretta da non essere più che un’ombra oscura nella notte, difficile da notare se non si prestava attenzione.

Controllò ogni luogo in cui la ragazza avrebbe potuto trovarsi, dal suo balcone, alla scuola, fino ad arrivare nelle case di tutti i loro amici.

E si fermò, sempre più demoralizzato e spaventato da quello che stava succedendo, sul tetto della casa di Alya, dopo aver appurato che Marinette non ci fosse.

E che Alya stessa non aveva la più pallida idea di che fine avesse fatto, perché litigava con sua sorella Nora sull’uscire a cercarla.

Dopo un litigio abbastanza agitato, Alya uscì fuori dal balcone, sbottando tra sé insulti e frasi preoccupate, ignara del gatto appostato lì fuori.

-Se solo Ladybug mi avesse lasciato il Miraculous…- commentò tra sé, irritata, scrutando l’orizzonte nella speranza di vedere la familiare figura dai codini scuri, o in alternativa la supereroina che tanto le somigliava.

Chat Noir per poco non cadde dal tetto, elaborando quello che la ragazza aveva detto.

-Rena Rouge?!- esclamò, unendo i puntini, e dandosi dello stupido per non averla mai riconosciuta. In effetti era ovvio, sotto alcuni punti di vista.

Alya sobbalzò così forte che per poco non fu lei a cadere dal balcone, e gli lanciò contro la prima cosa che si trovò tra le mani, che si rivelò essere il telefono, prontamente afferrato al volo da Chat Noir.

-Chat Noir?! Cosa ci fai qui?!- chiese poi la ragazza, riconoscendolo e tranquillizzandosi leggermente, pur restando all’erta.

-Cerco Marinette- rispose lui, ovvio, e sentendosi uno stupido per rendere così palese quanto ci tenesse.

Alya sospirò, e si prese il volto tra le mani.

-Quindi immagino non ti mandi Ladybug da darmi il Miraculous e ti ho appena rivelato la mia identità- indovinò, leggermente  disagio.

-Tranquilla, il tuo segreto è al sicuro. Non ho ancora avvertito Ladybug, ma sono sicuro che ti darà il Miraculous appena lo farò. Piuttosto, da quanto non senti la tua amica?- la rassicurò Chat Noir, cercando poi di essere il più professionale possibile.

-Da prima dell’attacco akuma di questo pomeriggio, ho provato a chiamarla subito dopo ma non mi ha risposto, e quando ho provato poco più tardi il telefono era staccato- rispose. -Devi avvertire Ladybug. Marinette è imbranata, ma non è tipa da non avvertire. Le deve essere successo sicuramente qualcosa- lo pregò Alya, agitata e combattiva, sicuramente sperando di poter contribuire in qualche modo ora che entrambi i supereroi più potenti di Parigi conoscevano la sua identità segreta e la sua determinazione.

Chat Noir annuì, e prese il bastone pronto a chiamarla immediatamente, ma lei non rispose.

-Ladybug, una ragazza è scomparsa. Ho bisogno del tuo aiuto. Richiamami- le lasciò un messaggio in segreteria, e si alzò, sospirando, pronto a riprendere le ricerche.

Non riusciva a fare a meno di pensare che sotto ci fosse qualcosa di più grande di quanto potesse immaginare.

Prima che potesse sparire nuovamente alla vista, Alya lo fermò prendendolo per la coda.

-Aspetta! Posso fare qualcosa?- chiese, pronta ad agire.

Chat si girò verso di lei, e cercò di sorriderle incoraggiante, anche se condivideva tutta la preoccupazione che notava nei suoi occhi.

-Resta qui. Appena trovo Ladybug vedrò di farti partecipare all’azione. Se dovessi trovare prima Marinette ti avvertirò subito- la rassicurò, mettendole una mano sulla spalla.

Alya sospirò.

-Mi affido a te, per il momento. So che Marinette è in buone mani- Alya cercò di recuperare il sorriso, e gli fece l’occhiolino.

Fu un semplice gesto di complicità, ma diede un minimo di speranza nell’affranto supereroe, e subito dopo un tonfo al cuore, ricordando i piccoli gesti di complicità come quello che aveva instaurato con la ragazza scomparsa e che già da un po’ credeva di aver perso per sempre.

-Non finire nei guai- si fece promettere Chat Noir, con il solito tono di finta superiorità che assumeva nelle vesti di supereroe. Alya alzò le mani in segno di resa -Non te lo posso promettere ma ci proverò- 

Dopo una risatina, Chat Noir abbandonò il balcone della ragazza, neanche lontanamente accogliente come quello di Marinette ma pur sempre un punto di riposo e tranquillità nella marea soffocante che Parigi stava diventando per lui, e ritornò alla ricerca.

Non fece molta strada, perché neanche dieci minuti dopo, raggiungendo la Torre Eiffel pronto ad esplorarla da cima a fondo e felice che fosse deserta, incontrò la risposta ai suoi dubbi e alle sue preoccupazioni.

E non era di certo quella che avrebbe voluto.

-Buonasera Chat Noir. Ti stavo aspettando- esordì una voce alle sue spalle, leggermente familiare ma allo stesso tempo completamente sconosciuta, che lo fece voltare di scatto, all’erta e sentendo brividi risalirgli lungo tutta la spina dorsale.

-Papillon!- esclamò, non appena vide la statuaria figura mascherata del supercattivo che da mesi terrorizzava Parigi, eretto con eleganza un piano sopra di lui, e che lo guardava con un ghigno di trionfo, come se ormai avesse vinto.

Non finché c’era Chat Noir ad impedirlo!

Il supereroe strinse i pugni, e si preparò al combattimento, raggiungendolo con un salto.

-Cosa hai fatto a Marinette?!- esclamò con rabbia, puntandogli il bastone contro. Papillon lo evitò con eleganza, usando il proprio per allontanarlo da se, con insospettabile forza che sembrava battere quella di Chat Noir.

-Se mantieni questo caratterino credo proprio che non la rivedrai mai più- lo minacciò, con tono sorprendentemente calmo.

Chat Noir però non era mai stato meno calmo in vita sua, e la preoccupazione stava lasciando spazio ad una rabbia cieca.

Decise però di non fare gesti azzardati, pur rimanendo all’erta. 

-Cosa vuoi?- chiese a denti stretti, nonostante conoscesse la risposta. Ma non aveva la minima intenzione di cedere il suo miraculous a Papillon.

-Mi sembra ovvio. Dammi il tuo miraculous, e io la lascerò andare- Papillon gli porse la mano guantata, e fu il turno di Chat Noir di scansarla con il suo bastone.

-Non avrai mai il mio miraculous- allontanandosi per evitare che Papillon provasse ad attaccarlo, Chat Noir cercò invano di chiamare Ladybug, ma era sempre irraggiungibile. 

Si morse il labbro inferiore. Aveva bisogno di aiuto.

Non sembrava, visto il suo essere spavaldo, ma era terrorizzato.

Papillon si era fatto per la prima volta vedere per davvero, e aveva rapito la sua cotta. Non poteva andare peggio di così, e Ladybug era la sua unica salvezza.

E non rispondeva.

Perché Ladybug non rispondeva? Cosa aveva di meglio da fare?!

-Oh, giusto!- con un gesto teatrale e un sorriso che non prometteva nulla di buono, Papillon si portò una mano alla testa, come se si fosse appena ricordato qualcosa.

Chat Noir si voltò verso di lui, chiedendosi cosa potesse dirgli che fosse peggio di aver rapito la sua cotta.

Perché se la faceva tanto teatrale, sicuramente non era niente di buono, almeno per lui.

-Mi sono scordato di dirti che non ti conviene chiamare la tua collega- tirò fuori da una tasca nascosta della sua tuta, un orecchino rosso a pois neri, fin troppo riconoscibile, e Chat Noir impallidì, non volendo credere a quello che il supercattivo gli stava dicendo.

-Perciò modifico l’offerta. Tu dammi il tuo miraculous, e io libererò Marinette e Ladybug- con occhi brillanti, lo raggiunse con un salto, e porse di nuovo la mano.

Per qualche secondo il tempo sembrò fermarsi, mentre con una velocità stratosferica, la mente di Chat Noir iniziò a valutare la situazione, cercando di comprendere in pieno quello che stava accadendo e che lo stava sopraffacendo.

Marinette era stata rapita, Ladybug era stata rapita a sua volta, probabilmente accorsa per salvarla… perché non lo aveva chiamato? Erano ore che cercava Marinette… a meno che non lo avesse fatto prima che scoprisse che era scomparsa. Ma Ladybug era davvero stata rapita da Papillon? Forse stava bluffando. Ma se bluffava, come mai era così certo che Ladybug non sarebbe comparsa a salvare la situazione, come suo solito? E poi Papillon non si era mai preso un rischio simile, non li aveva mai affrontati direttamente.

Se era davvero lì, davanti a Chat Noir, con l’assoluta certezza che lui gli avrebbe ceduto il miraculous, era probabile che avesse davvero gli assi nella manica che sosteneva di avere. 

Marinette… e Ladybug…

La ragazza che amava… e quella che aveva amato.

La ragazza più generosa, divertente e fenomenale che conoscesse… e quella più forte, intelligente e incredibile che aveva avuto la fortuna di avere come partner per mesi.

La paura, l’insicurezza, la certezza che da anni aveva in sé di non essere mai all’altezza di niente e di nessuno sembrarono sparire.

Ormai tutto il peso di essere un supereroe gravava sulle sue spalle.

E lui lo avrebbe sorretto con tutta la sua forza, come Atlante sosteneva il cielo.

Non poteva deludere la fiducia di entrambe le ragazze che aveva amato, e non si sarebbe mai sentito al loro livello se si fosse arreso senza combattere.

E non l’avrebbe mai fatto.

Papillon era un supercattivo psicopatico senza possibilità di redenzione, e Chat Noir non avrebbe permesso che Marinette e Ladybug fossero in balìa di quell’orribile uomo un secondo di più.

Senza dare a Papillon neanche il minimo avviso, Chat Noir lo attaccò con il suo bastone, deciso a sconfiggerlo, riprendere il miraculous della coccinella, smascherarlo e buttarlo in carcere dove era giusto che stesse.

Lo attaccò con tutta la forza che possedeva, deciso a porre fine allo scontro prima ancora di iniziarlo.

In un primo momento Papillon sembrò colto alla sprovvista, ed indietreggiò cadendo a terra.

Ma prima che Chat Noir potesse prendergli la spilla dal petto, deciso a privare l’uomo davanti a lui del potere che lo aveva decisamente fatto uscire di testa, Papillon sembrò riprendersi, e si scansò appena in tempo, decisamente infastidito dalla situazione che chiaramente non aveva considerato.

-Va bene, vorrà dire che lo prenderò con le cattive- sussurrò a denti stretti, tirando fuori dal bastone una spada decisamente affilata e poco incoraggiante.

Chat Noir non ebbe né il tempo né la testa per commentare su quanto fosse ingiusto che lui e Ladybug avessero uno stupido bastone e uno yo-yo mentre Papillon sfoggiava una spada decisamente più letale.

Fu felice però che fosse una spada e non un arco o una lancia, perché era il più bravo spadaccino della sua classe di scherma, secondo forse solo a Kagami.

Per una volta ringraziò le fisse di suo padre, e allungò il bastone abbastanza da usarlo come spada a sua volta, tenendo la mano il più possibile fuori dalla portata di Papillon, deciso a proteggere il miraculous al massimo delle sue possibilità.

L’adrenalina che aveva in corpo e l’allenamento costante gli permisero di reagire ad ogni colpo, pararlo e rispondere senza neanche rifletterci. La sua mente sembrò diventare completamente bianca e a malapena si accorse di ciò che accadeva intorno a lui.

Vedeva solo Papillon… i suoi movimenti, i suoi freddi occhi di ghiaccio, la spilla che era diventata il suo obiettivo.

E gli sembrò che fosse il suo avversario da sempre, che tutto il suo allentamento servisse solo a quel momento.

Come se lo conoscesse da tutta la vita.

Come se parte di lui volesse affrontarlo da tutta la vita.

Affondo, parata, risposta. 

Stoccata, schivata, nuovo attacco.

Attraversarono la Torre Eiffel in quella che era diventata quasi una coreografia, fino a raggiungere quasi la cima, poco sotto l’antenna.

Ma Chat Noir non ne poteva più, e quando Papillon sorrise leggermente, come se avesse di nuovo vinto, come se anche il combattimento fosse parte del suo piano e Chat Noir ci fosse cascato, fu avvolto da una sensazione di furia mai provata prima. Fu come se un Cataclisma interno che si portava dentro da anni e anni di soprusi, ingiustizie e sofferenza ingiustificata uscisse finalmente fuori, come un’onda di energia oscura incontrollabile.

Con una forza che probabilmente mai più sarebbe riuscito a tirare fuori, riuscì a disarmare Papillon con un potente colpo con il bastone, a gettarlo a terra e tenerlo fermo con un piede sul suo petto, proprio sotto la spilla. Gli immobilizzò le braccia rispettivamente con l’altro piede e il bastone e lo guardò fisso negli occhi.

Papillon provò a liberarsi, ma era completamente bloccato a terra e immobilizzato.

-Basta giochetti. Liberale subito- gli ordinò Chat Noir, in tono freddo.

Ma Papillon non aveva intenzione di cedere, sembrava determinato quanto lui.

Adrien si chiese cosa potesse spingere qualcuno a fare ciò che aveva fatto chiunque si nascondesse dietro la maschera di Papillon. Quale strano desiderio o emozione potesse celarsi dietro degli atti di tale violenza contro persone innocenti.

Ma non aveva tempo di pensare alla persona dietro Papillon, perché la maschera che indossava stava cercando di togliergli tutto ciò che aveva, e Chat Noir non poteva permettersi distrazioni.

-Non posso liberarle- commentò Papillon, con un sorrisino che non prometteva nulla di buono.

-Chat Noir!- un richiamo che veniva da sopra di lui, inconfondibile, gli fece alzare lo sguardo e perdere la concentrazione.

-Marinette!- esclamò, già pronto a saltare e andarla a prendere. Portarla lontano da lì e non perderla mai più d’occhio, a costo di sembrare uno stalker.

Ma Marinette non era sola.

Accanto a lei c’era una ragazza che Chat Noir non aveva mai visto prima, ma che le somigliava davvero molto, ed entrambe erano tenute legate e in ostaggio da una figura nera e incappuciata che puntava un coltello contro le loro gole..

Chat Noir rimase così di sasso che Papillon riuscì senza problemi a ribaltare le parti e a liberarsi, riprendendo la spada e spedendo Chat Noir contro il confine del ristretto spazio in cui si trovavano.

-Allora, mi vuoi dare il tuo Miraculous, o vuoi avere due morti sulla coscienza?- lo incoraggiò Papillon, avvicinandosi con l’intento di prenderlo anche con la forza ma trovando nel supereroe ancora una strenua resistenza, che però stava venendo meno.

Quando erano arrivati tutti quanti? Forse Chat Noir era così preso nel combattimento che non se n’era accorto.

Che Papillon avesse preso tempo proprio perché aveva chiamato il suo complice? E chi era quella figura incappucciata? Forse un akumizzato… sì, era plausibile.

-Lasciale andare e ti darò il miraculous- cercò di negoziare, tenendosi la mano destra con fare protettivo, e lanciando occhiate terrorizzate verso Marinette, che scuoteva la testa, tra le lacrime.

-Non farlo, Chat Noir!- esclamò preoccupata, venendo prontamente zittita.

-Non darglielo!- le diede man forte Ladybug, ottenendo lo stesso trattamento.

-Dammi il miraculous e io le libero. Non sei in condizioni di sindacare- Papillon si sistemò la spilla, cercando di darsi un tono, e si avvicinò con la mano tesa, pronta a ricevere finalmente il tanto bramato anello.

E Chat Noir, ormai spalle al muro, letteralmente, iniziò a tendere la mano verso di lui, senza perdere di vista neanche un secondo Marinette.

Sentiva che c’era qualcosa di sbagliato… di profondamente sbagliato, ma non riusciva a capire cosa.

Forse era Ladybug… quella sconosciuta che non riusciva ad associare alla partner al fianco della quale aveva combattuto per mesi.

Forse l’immobile e statuaria figura incappucciata, che non sembrava avere caratteristiche di un vero akuma, né una qualsivoglia emozione che avrebbe potuto giustificare l’akumizzazione.

E probabilmente se avesse fatto particolare attenzione a quei due dettagli avrebbe subito capito cosa doveva essere successo.

Ma era troppo occupato a guardare Marinette, i suoi occhi pieni di lacrime, così vulnerabile, in pericolo… stranamente… debole… ai suoi occhi.

Marinette, debole?

Non era da Marinette.

…quella non era…

-Chat Noir! Non cedere il tuo Miraculous!- lo allertò una voce conosciuta e allo stesso tempo sconosciuta, e la figura a cui apparteneva atterrò proprio davanti agli ostaggi sull’antenna della Torre Eiffel… o meglio, al loro posto, cancellando l’illusione che Chat Noir stava per scoprire.

Papillon sobbalzò e sollevò lo sguardo, per la prima volta decisamente preso in contropiede.

-Tu... no!- esclamò, sgranando gli occhi, immobilizzandosi, sorpreso e quasi spaventato.

Chat Noir strinse di nuovo a sé la mano, ma per il resto rimase completamente di sasso.

Perché sulla cima della Torre Eiffel, al posto dell’illusione di Marinette, c’era una supereroina che Chat Noir non aveva mai visto prima, ma che era per lui decisamente familiare, con due codini neri, un abito blu e verde, e una spilla con una coda di pavone sul petto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Che schifo di capitolo…

Uff… giuro che ci ho provato, ma non so descrivere i combattimenti, e per tutto il tempo ero occupata a ridere di come Chat Noir affrontasse e insultasse suo padre e di come non si rendesse conto che Marinette e Ladybug sono la stessa persona.

E non dovrei ridere in un capitolo drammatico come questo.

Sperando che in futuro la serie originale ci regali uno scontro più soddisfacente, e annotandomi che è decisamente meglio che io scriva sceneggiature e non libri, almeno nell’azione, vi lascio questo capitolo pieno di azione e fondamentalmente di passaggio, sperando che il prossimo mi esca meglio nonostante il punto di vista di Marinette.

Ho sicuramente molte più idee su quello piuttosto che su quello appena scritto quindi potrebbe venire più lungo e compensare la cortezza di questo.

So che Chat Noir, nella sua rabbia, è uscito un po’ OOC, ma è voluto per una cosa che potrei eventualmente affrontare in seguito, e poi sfido voi a non incavolarvi a morte se un super cattivo rapisce le uniche due persone per cui avete mai avuto una cotta.

E poi Papillon è irritante.

E Adrien inconsciamente sa che è suo padre e si è rotto del fatto che gli sta costantemente rovinando la vita.

Eh… teenager ribellino.

Spero che comunque il capitolo vi sia piaciuto e scusate anche per il ritardo con cui lo posto.

Dopo aver commentato questo orrore di capitolo mi accingo a fare alcuni annunci.

 

ANNUNCI

Ho una “buona” e una “cattiva” notizia:

-La “cattiva” notizia è che mancano due capitoli e la storia finisce.

-La “buona” notizia è che visto il successo della storia, e le recensioni (che purtroppo mi ispirano più di quanto dovrebbero e sono uno dei principali motivi che mi spinge a continuare una storia… lo so, sono una brutta persona), potrei fare un seguito. L’idea vi aggraderebbe?

I dettagli saranno alla fine del prossimo o dell’ultimo capitolo.

 

E lasciandovi con doppio cliffhanger (nella storia e negli annunci) vi do un bacione e alla prossima :-*

   
 
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