Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: vesta    24/10/2018    0 recensioni
Due corpi, due anime che si rincorrono da molto prima che se lo ricordino...
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"Cazzo" quella maledetta ragazza mi fa sempre preoccupare, oltre a farmi immensamente incazzare ovviamente, logicamente quando tornerà, perchè è certo che tornerà, la punirò in maniera tale che non lo farà una seconda volta, come osa insultarmi in quella maniera e poi neanche farsi viva la notte?!
 
Dove diamine sarà?... Con chi sarà?! Non sono neanche sicuro che sia con Rayan dato le centinaia di chiamate sul suo cellulare, che ovviamente doveva lasciare qui, giusto giusto per aumentare la mia irritazione.
 
Dopo che è uscita dall'istituto, urlandomi addosso ogni insulto possibile, non immaginavo minimamente che non sarebbe tornata, di solito torna... Torna sempre da me, qualsiasi cosa sia successa...
O comunque torna per Ethan.
 
Lo so che sono profondamente sadico e che forse questo è un atteggiamente sbagliato, soprattutto nei suoi confronti... Ma insomma, lei è un invito costante per la mia mente perversa, il suo atteggiamento freddo ed indifferente in così totale contrapposizione con il suo sguardo ardente mi fa impazzire ogni volta, davanti a lei non ragiono più, i miei istinti prendono il sopravvento sulla ragione e non so più cosa stia facendo, se non la consapevole voglia che mi arde dentro di vedere quei suoi occhi profondi bruciare dentro i miei.
È stato così sin dal primo sguardo che le ho rivolto, è stato odio a prima vista tra noi, l'ho letto nei suoi occhi, e da all'ora è stata guerra.
Non mento sul fatto che il nostro sia un legame profondamente ed irremediabilmente malato e perverso, ma non lo cambierei mai; certo da parte mia è esattamente così, ma dalla sua non penso sia molto diverso, comunque, data la mia natura radicamente diffidente, ho preso una piccola assicurazione anche per questa piccola possibilità che lei potrebbe abbandonare il campo di battaglia, ho fatto in modo da creare un legame tale da essere sicuro, certo del fatto che non mi lascerà mai, ecco a cosa è servito il piccolo Ethan, non nego che sia stato un colpo basso, ma farei di tutto per non perderla.
 
 
"Grazie signora, ora può andare" Dico ad una delle governanti dell'istituto, di cui, neanche a dirlo, non mi sono minimamente sforzato d'impararne il nome.
Dopo che la governante richude la porta, non senza però prima avermi rivolto uno sguardo che voleva essere suadente , ma che risulta disgustoso ed inquietante, mi concentro sul mio piccolo ospite.
"Buona sera piccolo" Lo accolgo con un sorriso palesamente finto, ma intanto non mi sforzo neanche di apparire sincero, almeno non con lui, se devo essere onesto a volte mi sembra persino più determinato della mia Cristina, e la cosa, oltre al fatto d'irritarmi, mi preoccupa non poco.
"Buonasera" Risponde fermo. Per essere così piccolo è straordinariamente sveglio e non mi stupirei se avesse già intuito le mie intenzioni.
"Allora, cosa mi racconti piccolo?" Chiedo sempre con simulata gentilezza.
"Niente che a lei dovrebbe interessare" Eccola! Quella sua fastidiosa irriverenza...
"Ah si? Lascia giudicare a me... Piccolo" Rispondo alla provocazione trattenendomi.
"Ok, se lo vuole sapere, il responsabile del mio orfanotrofio è un cazzone." Dice come se niente fosse.
Sono abbastanza destabilizzato, ed adesso mi sta facendo decisamente saltare i nervi... mi ricorda un po' me e la cosa mi fa sorridere mentalmente.
Lo afferro per il colletto della divisa, lo avvicino rudemente alla mia faccia, così da fargli capire che non sto scherzando.
"Ora tu mi hai stancato, non fare il finto tonto, perchè so che non lo sei, quindi... Adesso tu mi dici ciò che voglio sapere ed io non farò niente"
"Non so cosa vuole che le dica." Replica sostenendo il mio sguardo.
"Ethan.Dimmi.Dove.è.Lei!"
"...Ahahah! È proprio uno stupido!"Scoppia a ridermi in faccia.
Basta! Ora ho perso la pazienza, senza neanche pensarci lo sbatto contro la porta, faccio appena in tempo a vedere un rivolo di sangue solcargli la fronte e gli intimo di andarsene all'istante.
"Guiro davanti a tutto il mondo che quando crescerò avrò un'orfanotrofio e lo gestirò al contrario suo!" E detto questo Ethan uscì sbattendosi la porta alle spalle,  quelle parole mi colpisocono come uno schiaffo in piena faccia e senza accorgermene mi ritrovo ad avere dieci anni...
 
Flashback
 
16 anni prima.
 
"Avanti mostriciattolo presentati" Sentii intimarmi da una voce alle mie spalle.
"S-s-sono Caleb..." Dissi prendendo tutto il coraggio che sapevo non avere.
"D'ora in avanti questa sarà la tua casa, quindi facci l'abitudine fin da subito." Disse sempre la stessa voce e dopo sentii la porta dietro di me sbattere.
"Quindi? Cosa fai li impalato?... Cavolo un altro stupido mi hanno rifilato... Allora?? Cosa diamine guardi? Vai di sopra e sistema i tuoi stracci!" Mi urlò contro il signore con la barba che mi ritrovavo davanti, e senza farmelo ripetere due volte corsi su per le scale più velocemente possibile, in modo da mettere distanza tra me e quel signore spaventoso.
 
Salite le scale mi trovai in una camerata ordinata in cinque file di brande mal conce e con amrmadi ammassati sul muro in fondo.
 
BAM!
 
"Ehi! Che diavo fai in mezzo i piedi??" Urlò un ragazzo alto, rachitico dopo essermi venuto addosso ed avermi fatto cadere.
"S-scusa" Biascicai per tirarmi fuori da una situazione che sapevo avrebbe portato guai...
"Scusa! Ma sentitelo! Chi ti credi di essere piccoletto?" Disse a voce alta il Rachitico ricamando l'attenzione degli altri ragazzi che vidi avvicinarsi curiosi.
"Sono un nuovo arrivato..." Risposi io facendomi sempre più piccolo.
"Ah! Bene bene... carne fresca..." Comunicò ai ragazzi li radunati.
"E cosa pensi di fare qui... Piccoletto?"Continuò lui.
"Beh... Mi hanno detto che questa è la mia nuova casa... e il signore mi ha detto di sistemarmi..." Cercai di giustificarmi io.
"La tua nuova casa!!" Urlò il Rachitico e tutti gli altri ragazzi si misero a ridere rumorosamente... Mi facevano male le orecchie.
Prima che me ne resi conto un paio di ragazzi avevano preso la mia sacca e si stavano dirigendo alla finestra, cercai d'inseguirli, ma il Rachitico mi prese per il colletto della maglia e mi sabattè per terra, in un angolo all'ombra di un armadio rotto, prima di cadere nel buio l'ultima immagine che vidi fu quella dei miei ultimi averi volare giù dalla finestra accompagnata da queste parole: "Ecotti 'sistemato' "
 
...Splash...
 
Mi svegliai di colpo con una sensazione di bagnato e freddo addosso.
"Avanti sfaticato! Non è il momento di dormire questo! Vedi di scendere subito a mangiare se non vuoi restare senza cibo per una settimana!" Mi disse una voce, che vidi in un secondo momento appartenere ad una donna robusta davanti a me con in mano un secchio gocciolante, che dopo essermi guardato capii mi aveva svuotato addosso infradiciandomi. Non riuscii neanche a proferire sillaba alcuna che la donnona mi afferò rudemente il poso e mi trascinò giù dalle scale, per poi buttarmi in uno stanzone che, dall'enormi tavolate provviste di poco cibo, capii essere la mensa di quel posto che doveva essere 'La mia nuova casa', i ragazzi che erano tutti a tavola si misero a ridere appena feci la mia apparizione, poi un vocione urlò sovrastando tutto il caos: "Ora basta!"
Ed in un minuto mi ritrovai ancora trascinato via per il braccio in una stanza tutta buia, o ero io ad avere gli occhi chiusi senza rendermene conto, sentii mani ruvide che mi strappavano i vestiti, altre mani che tenevano le mie su di un piano di legno, che imparai poco dopo essere una scrivania, un rumore metallico, un dolore lancinante alla schiena, urla che faticavo riconoscere mie e poi senza neanche rendermene conto mi ritrovai seduto nella mensa a consumare un misero pasto.
 
Stavo facendo lentamente delle cucchiaiate del brodo dagli ingredienti non ben definiti posto davanti a me quando una mano mi sbattè contro la schiena rinfrescando il dolore delle ferite che mi erano appena state inferte, il cucchiaio che tenevo in mano andò a toccare il pavimento accompagnato da un mio urlo.
Avendo capito già in quelle poche ore in che razza di posto ero finito non mi stupii nel trovarmi di fianco un'altra donnona, cercai di aprire la bocca per dire qualcosa... Qualsiasi cosa, pur di farmi rispiarmare da un nuovo dolore che ero cosciente sarebbe arrivato presto, infatti prima ancora che potessi emettere qualsivoglia suono, un bastone di legno mi colpì il collo riempiendomi gli occhi di lacrime... La donna stava per rivolgermi parole, sono sicuro, di orribile rimprovero, ma prima che ciò accadesse qualcosa in me si accese e la mia bocca cominciò a muoversi da sola:
"Quando crescerò avrò un orfanotrofio e lo gestirò totalmente al contrario di come lo fate voi! Lo giuro davanti a tutto il mondo!"
 
 
 
 
Dopo quelle parole, di quel giorno non ricordo molto altro...
Dei giorni seguenti invece ricordo benissimo la voglia costante di sopravvivere e di privarmi in tutti i modi possibili dal dolore, le mie buone intenzioni di quel primo giorno si persero nella paura costante che mi cresceva dentro ogni giorno, ringrazio questa paura, grazie a lei sono stato capace di fare cose che credevo non sarei mai stato capace di fare e che mi hanno salvato più di una volta, non mi pento di ciò che ho fatto, perchè così sono arrivato qui, quella paura tanto odiata mi ha reso determinato ed adesso ogni cosa io volglia la ottengo.
 
In seguito alla morte, definita un 'incidente', di un ragazzo rachitico dell'istituto, mi cacciarono dall'orfanotrofio, finii in mezzo ad una strada, ma non mi preoccupai più di tanto, ero libero, e grazie a quella che era stata la mia prigione avevo imparato a cavarmela da solo, quindi non fui molto sorpreso del fatto che quando fui fuori divenni un delinquente di prim'ordine per sopravvivere...
Non mi dispiaceva la mia vita sinceramente, ero temuto, e quindi rispettato, da molte persone che ritenevo influenti e strategiche, tutti sapevano chi fossi e che per questo mi dovevano lasciar perdere se non avessero voluto fare un esperienza alquanto dolorosa... Ma la mia vita idilliaca finì quando incontraii una giovane coppia innamorata, fin troppo innamorata.
 
Era un giorno nuvoloso, mi stavo annoiando a morte, l'ultimo colpo divertente era stato molti mesi prima e passavo il mio tempo a tormentare dei ragazzini sulla strada per la scuola.
Ero seduto in cima ad un albero, erano più o meno le sei di pomeriggio, la mia attenzione fu richiamata dal suono di risate sotto di me, volsi lo sguardo in quella direzione e notai una famigliola vestita molto elegantemente, probabilmente stavano andando a quelche evento di gala, capii subito che finalmente avrei potuto divertirmi un po'.
Scesi dall'albero, mi nascosi nella sua ombra e quando la famigliola fu abbastanza vicina...
"State fermi non fiatate e datemi tutto quello che avete!" ordinai brusco e minaccioso, con il mio coltellaccio in mano, alla coppietta, vidi i loro sguardi pietrificarsi nei miei, sorrisi tra me e me per quello che ero sicuro sarebbe stato un buon bottino, quando la donna parlò, e disse cose che non mi sarei immaginato...
"Oh cielo caro! Guarda questo povero ragazzo! Cosa stai li impalato tesoro?? Insomma fa qualcosa!"
"Subito cara, presto passami la borsa che gli diamo qualcosa..."
"Certo caro, cerchiamo di dargli tutto il necessario! Povero piccolo... Guardalo così sporco... Sarà sicuramente affamato povero cuore!"
"Hai perfettamente ragione tesoro mio! Sarà meglio dargli tutto il possibile, mi dispiace di non aver portato più contante con me!"
"Te lo avevo detto io caro di portarne di più!"
"Dolcezza mia non ricominciare perfavore..."
Mi trovai sbigottito ad osservare una lite di questo genere tra due persone che stavo rapinando, probabilmente l'unico a sapere che quella fosse una rapina ero io...
Intenzionato ad allontanarmi il più possibile da quelle strambe persone, approfittai della loro lite per sfilare la borsa alla signora e darmela a gambe, o almeno così stavo per fare quando sentii che qulcosa mi tratteneva la manica, mi voltai infastidito e mi imbattei in due occhi di un ceruleo indescrivibile...
"Scusi signore potrebbe lasciarmi almeno la foto che c'è nella borsetta di mia madre?" Mi chiese il bambino dallo sguardo di ghiaccio davanti a me. Non era spaventato, non aveva nessuna espressione, trovavo quella famiglia sempre più strampalata, ma non so per quale motivo non riuscivo a distogliere il mio sguardo dal suo ed al posto di mandarlo al diavolo acconsentii alla sua richiesta e gli porsi la foto che ritraeva una bambina imbronciata, appena il piccoletto ebbe tra le mani la foto logora se la mise sul petto, sorrise e successivamente mi buttò le braccia al collo ringraziandomi.
"Oh caro guarda! Sembra che al nostro piccolo Rayan il nostro nuovo amico piaccia molto!"
"Hai perfettamente ragione cara! Bene figliolo, da oggi verrai a stare con noi!"
 
Ed ecco come divenni Caleb Gonzaga.
I signori che mi adottarono furono sempre premurosi e gentili con me, mi mandarono nelle migliori scuole, dove scoprii di essere molto intelligente, finii tutte le scuole e mi laureai nel giro di pochi anni. Pultroppo la signora Gonzaga si ammalò gravemente, fu un grosso colpo per il signor Gonzaga, perse ogni interesse in tutto ciò che prima lo rendeva 'occupatamente felice', come diceva lui, tutte le sue attenzioni furono catalizzate sulla moglie e sulla ricerca di una cura, a causa di questo passava, e passa tutt'ora, molto tempo fori casa, per tale motivo lasciò a me la delega di tutte le aziende di famiglia, compresa la gestione di un orfanotrofio: il S.Antonio, dove per la prima volta credetti all'esistenza degli angeli, perchè me ne ritrovai proprio uno dalle ali nere davanti agli occhi...
 
"Dove diamine sei?...Voglio vederti cazzo..."
 
 
 
 
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: vesta