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Autore: Baranjok    24/10/2018    1 recensioni
Clarissa Morgenstern , una shadowhunter di 17 anni, è costretta a trasferirsi dall'Istituto di Los Angeles a quello di New York a seguito di una misteriosa scomparsa. Amante della lotta e supportata dal Conclave , sarà ben accolta da Jace , ALec e Isabelle, ma un nuovo nemico sta per fare la sua mossa e Clary è dunque costretta a rivelare il suo passato e i suoi angelici poteri.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Vivere è la cosa più rara al mondo. 
La maggior parte della gente esiste,
questo è tutto. Oscar Wilde

 
 
-Oh mio Dio! Julian va a chiamare Jonathan presto!- Emma aveva saltellato sulla sedia, stringendo con forza la mano di Julian.
Clary era immobile, aveva gli occhi aperti ma non ricordava molto di quello che le era capitato. Emma adesso la stava stritolando.
-Non sai quanto siamo stati in pensiero per te.- Aveva le lacrime agli occhi e la stringeva dolcemente. Poi in un nano secondo, quelle braccia furono sostituite da quelle di Jonathan. Erano soli, Julian ed Emma erano sgattaiolati via.
-Mio Dio! Clary, la mia dolce bambina.- Così l’aveva sempre chiamata suo fratello quando erano piccoli.
-Jonathan!- Fu l’unica parola che Clary riuscì a dire.
-Sono stato così in pena per te, ho perso dieci anni di vita. Mi spieghi come faccio io senza di te? Come posso anche solo pensare di respirare se non ci sei tu qui con me?- Jonathan stava piangendo, le sue lacrime bagnarono le guance di Clary mentre si tenevano ancora stretti in un lungo abbraccio.
-Sto bene Jonathan davvero, mi dispiace molto.- Clary si stava mettendo seduta facendosi forza sulle braccia.
-Stai attenta, Valentine ha usato un pugnale particolare, che assorbe il veleno dei demoni. Per questo è stato più difficile curarti. Sei praticamente morta.-
-Jonathan, davvero, mi sento bene, non c’è bisogno che ti agiti tanto.-
-Agitarmi? Clary sei praticamente morta tra le mie braccia, se non fosse stato per Magnus e per Simon, a quest’ora saresti già stata un mattone per la città d’ossa!-
-Io.. Simon?- Clary si sentiva stordita.
-Si, per quanti odi ammetterlo ti ha salvato la vita.-
-Per quanto tempo ho dormito?-
-Una settima, due giorni e 13 ore.- Jonathan le stava stringendo la mano.
-Io non volevo che ti facesse del male. Tu sei la mia famiglia Jonathan! Non ho pensato lucidamente, non volevo vederti soffrire.-
-Sono io quello che dovrebbe proteggerti, non il contrario, tu sei la mia sorellina.-
-La tua sorellina ora è diventata grande.- Clary gli prese il viso tra le mani e gli baciò una guancia.
Jonathan si posizionò sul letto al suo fianco e la strinse delicatamente per non farle del male.
-Ma mamma? Dov’è?- Clary si ricordò solo in quel momento di Jocelyn.
-Siamo ritornati sul posto, o meglio sono ritornati sul posto, io non ce la facevo a lasciarti. Non hanno trovato nessuna traccia né di Valentine né della mamma.-
-E la coppa?-
-L’Inquisitrice la tiene stretta, pronta a riportarla ad Idris.-
-Sono già partiti?-
-Non ancora, stavano aspettando che ti risvegliassi, come tutti del resto.-
-Sbaglio o c’erano Emma e Julian prima?-
-Ci sono tutti Clary e muoiono dalla voglia di vederti.-
Clary sorrise allegramente mentre Jonathan la prendeva in braccio per portala nella sala.
 
 
 
Il piccolo letto malconcio scricchiolò rumorosamente mentre Jocelyn si girava di lato. Aveva parecchie ferite e le rune di guarigione non facevano effetto. Un ragazzo dai capelli mori e gli occhi grigi le poneva una benda bagnata sulla fronte e faceva il possibile per curargli le ferite. Jocelyn aveva gli occhi chiusi e per quanto si sforzasse si vedeva lontano un miglio quanto stesse soffrendo. Aveva una ferita profonda all’altezza del bacino e dei tagli lungo la schiena, come dei segni di frustate. Lo scontro con Valentine era stato duro, lei era così arrabbiata, i suoi figli erano stati feriti e lei era furiosa nei confronti dell’ex marito.
-Hai rischiato grosso. – Il ragazzo aveva parlato con una voce armoniosa e preoccupata.
-Dovevo farlo, Clary era in pericolo.-
-Sta bene, è viva.-
-Lo so.-Il ragazzo aveva posato le bende e ora si stava lavando le mani in un piccolo lavabo.
Jocelyn si mise lentamente a sedere e si avvicinò al ragazzo stringendolo forte.
-Lo sai che senza di te non ce l’avrei mai fatta vero?-Il ragazzo annuì accarezzando i capelli di Jocelyn.
-Sei il mio dono, la mia arma.- Jocelyn lo baciò sulla fronte e lui sorrise.
-Sono la tua arma.-
 
 
 
 
Gli abbracci erano sempre piaciuti a Clary sin da bambina. Sua madre non era mai stata molto affettuosa, ma gli abbracci in famiglia non erano mai mancati.
Quello con Simon era un tipo di abbraccio diverso, era come se due pezzi di puzzle si incastrassero perfettamente creando un paesaggio bellissimo. Ora lui le teneva stretta la testa fra le mani e le sussurrava tutto il suo bene, Clary potette solo immaginarsi tutta l’angoscia che avesse provato.
L’abbraccio con la famiglia Blackthorn invece fu estremamente caloroso. Mark la prese in braccio e se la tenne stretta come se da un momento all’altro potesse andare via, Helen invece le accarezzava la guancia. I gemelli, Livvy e Ty la stringevano alla vita, mentre Dru e il piccolo Tavvy singhiozzavano alla sua vista.
-Ragazzi sto bene, davvero, neanche un graffio- Mentì Clary sorridendo con gli occhi lucidi.
Poi fu il turno di Isabelle che con il trucco sbavato la tenne strettissima.
-Non farmi mai più uno scherzo del genere! Sono quasi morta , mi hai sentito, morta!- Clary si sentì terribilmente in colpa, non avrebbe mai voluto che qualcuno si preoccupasse così per lei.
Alec si era limitato a baciarle la fronte e a toccarle la spalla, mentre Magnus l’aveva abbracciata a lungo.
L’abbraccio più sorprendente fu quello dell’Inquisitrice. Imogen l’aveva presa in disparte e l’aveva abbracciata dolcemente.
-Non avrei mai dovuto lasciarti entrare in quella casa, è stato un errore.-
-Inquisitrice, non è stata colpa sua, non poteva saperlo.-
-E invece avrei dovuto.-
- Chi ha voglia di pizza?- Magnus schioccando le dita aveva fatto apparire un pizza grandissima al formaggio. Lo stomaco di Clary brontolò sonoramente.
Mentre tutti si davano da fare per apparecchiare la grande tavola nella sala da pranzo, Jace la prese per un braccio e la fece entrare in cucina.
-Jace ma cosa..- non ebbe il tempo di finire la frase che lui la stava stringendo forte.
-Mio Dio! Sono stati giorni di profonda agonia. Temevo di non rivederti mai più, sono così contento che ti sei svegliata.-
-Vorrei ben dire.-Disse Clary sorridendo.
-Ascolta, so che non abbiamo parlato più di quello che è successo tra di noi, ma..-
-Jace, ascoltami, anche tu mi piaci ed anche molto, è stato un bel bacio.-
-Ti è piaciuto quindi?-
-Certo che si.-
-Quindi magari possiamo replicare?- Jace era arrossito portandosi una mano tra i capelli.
-Forse, dipende.-
-Da cosa?-
-Da quanto sei coraggioso.-
 
 
Dopo pranzo , tutti si erano posizionati davanti al camino per sentire i racconti dei Blackthorn su Clary, Simon e Jonathan. Clary rideva con suo fratello al suo fianco che non la mollava un attimo e con Simon che le teneva la mano. Si sentiva felice, e per un attimo, solo un attimo, dimenticò di sua madre, di suo padre e di tutti i problemi che aveva.
-Clary c’è un persona che vuole vederti.- Maryse era entrata silenziosa nella sala, dietro di lei c’era un ragazzo alto, moro e con due occhi castani che avevano esplorato quelli di Clary tantissime volte.
Jonathan fu più veloce di lei e gli fu immediatamente di fronte.
-Cosa diavolo ci fai qui!-
 
Valentine Morgenstern era seduto sulla sua poltrona, nella sua grandissima suite. Tutti i suoi discepoli erano inginocchiati di fronte a lui e quel letto, che un tempo era stato di Jocelyn ora era vuoto.
-Amici miei, sono stato tradito. Uno di voi ha tradito la mia fiducia.- Valentine si era alzato molto lentamente portandosi le mani sotto il mento. Aveva un occhio nero e varie ferite sul volto e sul corpo.
-Signore, avete la nostra totale fedeltà, nessuno di noi mai cospirerebbe contro di te.-
-Forse, ma mia moglie era sotto incantesimo, incatenata in questo posto, e me la sono ritrovata contro di me. Spiegatemi come diavolo sia possibile!- Aveva alzato la voce, ma il ragazzo dagli occhi grigi, gli aveva toccato appena il braccio, quel tanto che bastasse per calmarlo.
-Non importa, adesso abbiamo altri problemi.-
Valentine bevve un lungo sorso di vino e si voltò verso il suo esercito.
-So per certo che domani la coppa verrà riportata ad Idris. Mia figlia Clarissa verrà lasciata all’Istituto di New York, e sarà sola e vulnerabile. Fate il possibile per portarla dalla mia parte, perché con lei al nostro fianco prenderci la coppa sarà un gioco da ragazzi.-
 
 
 
Sebastian Velac, in tutto il suo splendore era imbambolato davanti a Jonathan.
Clary si era alzata lentamente portandosi le mani alla faccia. Tutti in quella sala sapevano chi fosse, tutti tranne Isabelle, Jace e Alec.
-Voglio parlare con Clary, voglio accettarmi che stia bene.-
-Beh l’hai vista no? Sta bene, ora puoi andare via- Simon aveva affiancato Jonathan. Nonostante quei due non andassero per niente d’accordo, odiare Sebastian era una cosa che avevano in comune.
-Clary ho bisogno di parlarti, ti prego.- Sebastian la guardò dritta negli occhi, noncurante degli sguardi torvi dei Blackthorn e di Simon e Jonathan.
-Va bene.- Clary rispose avvicinandosi a lui beccandosi un’occhiataccia da suo fratello.
-Clary ma cosa..- Mark l’aveva presa per il polso fermandola.
-Parleremo per cinque minuti non di più-
Sebastian aveva annuito e seguì Clary nella sua stanza.
Clary chiuse la porta a chiave per evitare che qualcuno entrasse all’improvviso.
-Come stai?- Sebastian era rimasto fermo mentre Clary , ancora dolorante si era seduta sul letto.
-Sto bene, non c’era bisogno che venissi fin qui. Anzi, se prima avessi saputo che ci voleva questo per farti rivedere mi sarei fatta pugnalare anni fa.-
-Clary..-
-No Sebastian! Cosa vuoi? Mi hai lasciata, hai detto che eri troppo grande per me, che avrei dovuto frequentare ragazzi della mia età, te ne sei andato senza nemmeno darmi la possibilità di replicare e adesso ti presenti qui e pretendi che io dimentichi tutto?-
-No, non pretendo niente.-
-E allora perché sei qui?.-
-Clary lasciami spiegare, ti prego.-
Clary, ancora furiosa annuì.
-Quando sono stato trasferito all’Istituto di Berlino, ci vedevamo poco e di rado ma io continuavo ad amarti. Dio, ti amo ancora adesso. Ma è successa una cosa…-
-Sei stato con un’altra vero?-
-Si, ma non ce l’ho fatta a dirtelo, mi sentivo tremendamente in colpa e quindi ho preferito mentirti per non farti soffire.-
-Per non farmi soffrire? Tu non hai idea di quello che ho passato, ho dato la colpa a mia madre, a mio fratello , a Simon, perché ho pensato che fossero stati loro ad allontanarti, sono stata malissimo!-
-Mi dispiace.-
-Ti dispiace? Sebastian arrivi in ritardo. È ormai un anno che non stiamo più insieme, potevi pensarci prima.-
-Clary me ne sono andato perché non sopportavo l’idea di guardarti, non riuscivo nemmeno a guardarti negli occhi.-
-Ora però lo stai facendo.-Clary si era alzata e si era avvicinata a lui, ancora fermo davanti la porta.
-Si, lo sto facendo.-
-Perché? Cosa è cambiato?-
-Nulla, ti amo come allora.-
-Sebastian..-
-Sei così bella Clary, così bella e vorrei tanto baciarti.-
-E allora fallo.-
Sebastian le si avvicinò piano e posò delicatamente le sue labbra su quelle di Clary e Clary si sciolse in mille pezzi. Quante volte aveva sognato di baciarlo di nuovo, ancora, almeno un ultima volta . E ora lo stava baciando, assaporando, esplorando come aveva sempre fatto. Sebastian la prese in braccio e la posizionò delicatamente sul letto. Clary gli tolse la maglietta e cominciò a baciarlo per tutto il corpo, con la speranza di poter ricordare per sempre quel momento. Sebastian ansimò e le tolse il top, Clary non portava mai il reggiseno e lui sorrise di quel ricordo baciandole i seni e toccandola come solo lui sapeva fare. In un momento furono l’uno dentro l’altra e Clary rimase con gli occhi aperti per paura che fosse solo un’illusione, che stesse ancora sognando e quando lei gli tirò i capelli all’indietro, lui gridò e si accasciò, sfinito su di lei.
-Dio Clary! È stato..-
Ma Clary si era già alzata rivestendosi.
-Cosa fai?-
- Ti è piaciuto?-
-Cosa? Che domande fai? Certo che mi è piaciuto.-
-Bene, perché è stata l’ultima volta.- Clary aveva aperto la porta indicandogli l’uscita.
Sebastian si stava rivestendo ancora rosso in viso.
-Ma perché allora…-
-Perché non so resisterti, ma non posso continuare così, non ti amo più Sebastian.-
Sebastian ricacciò indietro le lacrime e si rimise i pantaloni.
-Clary mi dispiace , ma possiamo ricominciare io non volevo farti soffrire.-
-Ma lo hai fatto e se continui a parlare sarà peggio. Io non posso farlo se tu mi guardi così.-
-Così come?-
-Come se non fosse cambiato nulla. Tutto è cambiato, tu mi hai cambiata Sebastian, quello che tu mi hai dato non lo dimenticherò mai, ma devo andare avanti e non posso farlo se tu mi guardi così.-
Sebastian aveva il viso rigato dalle lacrime e a Clary gli si spezzò il cuore.
-Clary..-
-Non cercare di farmi cambiare idea, perché non puoi. Avremmo dovuto farlo tanto tempo fa, ora è troppo tardi.-
Clary si girò dandogli le spalle. Sentì Sebastian rimettersi la giacca e poi le si avvicinò. Le diede un bacio sulla fronte.
-Per quel che vale, non ci sarà mai nessun’altra, non per me.- E andò via lasciandola sola, nella sua disperazione.

  
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