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Autore: Indaco_    24/10/2018    2 recensioni
Il cuore di Amy saltò un battito capendo bene che quel devastante e incredibile dettaglio non era affatto dovuto ad una semplice coincidenza.
I puri e grandi occhi del piccolo erano di un accecante verde magnetico.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dance'
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< Sei un idiota, sul serio Silver, sei stato veramente un cretino. Pensavo e speravo che dopo anni passati assieme, ti avessi trasmesso un po’ di intelligenza, ma vedo che non è così > blaterò Sonic intento a stringere la fascia attorno al petto dell’argentato. La ferita causata da Blaze era più grave e meno estesa di quello che si era immaginato.
La pelle entrata in pieno contatto con la fiammata si era completamente bruciata e la carne viva, in un punto, era stata esposta. Dylan e il blu avevano sciacquato la ferita con acqua ossigenata e poi l’avevano fasciato con cura minuziosa, per non causare altro dolore al ferito.
< Grazie a Dio non gliel’hai trasmessa allora. Sai che incubo avere due te? > Lo canzonò Dylan tentando di sollevare l’atmosfera pesante come il piombo, per tutta risposta Sonic sbuffò infastidito. Silver era chiuso in un persistente mutismo da ore, con le sopracciglia aggrottate e uno sguardo indecifrabile. Stava ancora pensando all’attacco di Blaze, al ricordo della lingua di fuoco che lo colpiva in pieno, un brivido gelato lo fece tremare. Aveva sentito con ogni fibra del suo essere la carne carbonizzare e staccarsi come la pelle del pollo arrosto.
Mai la gatta lo aveva colpito volontariamente e con quella rabbia, nei suoi occhi aveva scorto una furia indomabile prima di essere annientato in quel modo. La semplicità con cui aveva sprigionato quella fiammata l’aveva colto totalmente impreparato, non era stato in grado nemmeno di creare uno scudo di fortuna.
< Perché sarei un idiota di grazia? > Domandò Silver  fissando il pavimento ancora corrucciato e impassibile,
< bhe, te la sei cercata eh. Ti rendi conto di quello che gli hai detto o no? > Rispose Sonic sistemando garze e acqua ossigenata nell’armadietto dedicato ai farmaci.
< Effettivamente non sei stato mister galanteria, le hai detto cose … poco appropriate > continuò Dylan, cercando di nascondere il dispiacere per il suo pavimento bruciato. Silver guardò ad occhi sgranati insegnante e amico, non poteva credere alle sue orecchie! La stavano realmente difendendo? Lanciò uno sguardo torvo al blu e al nocciola,
< seri? Mi ha ustionato e le dato pure ragione? >
< Silver? Le hai detto che sarebbe stato meglio se vostra figlia non avesse ereditato il suo potere! La conosci cavolo! Sai che ha sempre avuto problemi con la gestione delle fiamme! Dovevi proprio fare lo stronzo? > Esclamò Sonic appoggiandosi al bordo del tavolo visto che la gamba iniziava a cedergli dolorosamente. Dylan annuì e tornò a guardare il riccio argentato, sconvolto dall’affermazione dell’amico blu,
< insomma Silver, che ti è successo? Sembra che tu abbia preso ad odiarla da un giorno all’altro! > Borbottò l’insegnante incrociando le braccia al petto in attesa di una risposta. Il ferito sbuffò e roteò gli occhi,
< no che non la odio! E’ la madre delle mie figlie! Come potrei? No, il problema è che … sono arrabbiato con lei, ecco! > Sbottò semplicemente, stando ben attento a non incrociare lo sguardo con i due ricci al suo fianco.  < Tante grazie, fin li ci arriva anche Sonic. Come mai sei così arrabbiato con lei? L’hai beccata con qualcun altro? > Domandò l’insegnante, ricevendo un’occhiataccia dal ragazzo blu. Silver a disagio, strusciò un piede a terra sospirando
< Grazie a Dio no! E' che … ultimamente è così gelosa e possessiva! Ieri si è infuriata come un toro appena le ho detto della notizia riguardo il corso femminile. Ha iniziato a supporre che avessi un’altra! Capite il problema? Non si fida di me! Come può avere ancora questi dubbi dopo anni e due figlie? Come può solo ipotizzare che ami un’altra? Sono molto, molto deluso dal suo atteggiamento! E’ vero, negli ultimi mesi sono stato assente intere giornate, ma questo non significa che per questo non la ami più! E’ così complicato da capire? > Esclamò alzando il tono di voce sempre più e stringendo intensamente il bordo del tavolo. Appena chiuse la bocca espirò profondamente, si sentiva parzialmente liberato  da un peso sullo stomaco. Raccontando come si erano svolti i fatti, aveva portato chiarezza dentro di se e ora si sentiva incredibilmente lucido.
< Ma è una donna Silver! Sono l’incarnazione del dubbio mistico e assurdo! Non puoi pretendere certe cose! Perciò, da bravo fidanzato, appena tornerà a casa, vi scannerete per bene e poi farete pace! > Esclamò il riccio blu portando le mani ai fianchi e accennando un sorriso malizioso. Dylan con un sorriso sornione, appoggiò una mano sulla spalla dell’allievo
< può sembrare difficile in questo momento, ma devi essere sincero con lei, devi fargli capire che non è la sua gelosia che ti da fastidio, ma il fatto che lei dubiti della tua fedeltà. State assieme da anni! Non deve essere difficile dirgli ciò che realmente provi > spiegò con calma il riccio nocciola, cercando di far ragionare il riccio.
Silver sospirò e osservò la porzione di cielo delimitata dalla finestra,
< inutile discutere su chi debba fare il primo passo allora > mormorò piegando la testa di lato, ammirando una pigra nuvola che solcava le onde del cielo azzurrino. Sonic e Dylan risero all’unisono, per poi uscire in cortile e assorbire un po’ dell’intensa luce estiva, seguiti a ruota da un bruciacchiato riccio argentato.


Le ragazze intanto erano arrivate a Mobius sane e assetate, nel tornare avevano sbagliato la strada 3 volte, allungando non poco il tragitto. I bambini erano stanchi e irritati a causa dell’immobilità forzata, soprattutto Justin che avendo preso dal padre, non riusciva a stare fermo più di mezz’ora filata.
Per paura di trovare Silver in casa, Blaze aveva deciso di fermarsi nell’abitazione di Sonic giusto il tempo di ristorarsi e prepararsi psicologicamente all’imminente guerra. Poche volte si era sentita così in ansia come in quel momento, mio dio, se solo l’argentato avesse potuto sentire quello che lei in quel momento provava, probabilmente non sarebbero arrivati a quel punto.
Mescolando la sua tazza di the ormai fredda, pensava alle cose più adatte da dire: come prima cosa doveva scusarsi per la bruciatura (e controllare anche la gravità della ferita) e come seconda cosa doveva spiegargli nei minimi particolari quello che realmente provava e voleva.
I bambini, finalmente liberi dalle grinfie di seggiolini e cinture di sicurezza, si stavano divertendo un sacco a fare casino, il divano era già a k.o. e stavano correndo come forsennati per tutta la casa, traboccanti di energia. Le madri avevano provato a tenerli buoni ma con scarsissimi risultati, perciò alla fine ci avevano rinunciato, sedendosi sul malconcio divano e schiarendosi le idee.
< Probabilmente ora sarà a casa, ti conviene raggiungerlo e mettervi a tavolino > ipotizzò la rosa attorcigliando un aculeo sull’indice pensierosa, sperava tanto che Dylan e Sonic, conoscendo bene i due litiganti, cercassero di calmare l’argentato e farlo ragionare. Blaze annuì roteando gli occhi,
< spero solo che abbia voglia di chiarire altrimenti … > tutto ad un tratto, la porta si aprì di colpo interrompendo il dialogo tra le cugine, le quali spostarono l’attenzione sull’entrata.
Zoppicando, il riccio blu si addentrò nel salotto, chiudendo la porta alle sue spalle con un sorriso furbetto. I piccoli abbandonarono i giochi e iniziando ad urlare come aquile gli corsero incontro,
< buonasera ragazze, buonasera piccini! > Esclamò lui, piegandosi per accogliere in modo caloroso i tre bambini tra le sue braccia.
Amy, involontariamente, si riavviò i capelli con una mano, dettata da un improvviso desiderio di essere presentabile di fronte al ragazzo blu.
< Ciao So' > mormorarono le cugine all’unisono, ammirando la tenera e divertente scenetta tra i bambini e l’adulto, il quale regalava baci e carezze a gogo.
< Se andate a cercare nel freezer, ci sono i gelati > sussurrò il blu ai piccoli ospiti, sapendo bene di staccarli nel giro di qualche secondo con quella dolce notizia. Infatti, con tre sorrisi galattici, i piccolini schizzarono in cucina, arrampicandosi sulle sedie e servendosi da soli i coni.
< Come va la gamba? >  Domandò preoccupata la riccia, notando che l’insolita rigidezza sembrava più marcata in quel momento,
< per certi versi meglio > la tranquillizzò lui con un occhiolino,
< ci sono altri feriti che meritano cure al momento > esclamò poi,  lanciando un’occhiata maliziosa alla gatta lilla. Blaze sospirò nuovamente  e si massaggiò un braccio abbattuta,
< è grave? > Domandò dispiaciuta, ricordando terribilmente bene l’odore di pelle e capelli bruciati. Sonic scosse la testa e si accomodò accanto alla rosa con un movimento rigido,
< no, è dolorosa però, l’hai bruciato per bene! Se vuoi parlargli è a casa ora > continuò lui, distraendosi per un solo secondo dai lunghi aculei ondulati della riccia che occupavano parte della sua visuale. La gatta si alzò in piedi posando delicatamente la tazza intoccata di the sul tavolino, già in ansia per l’imminente confronto
< bene, noi andiamo a casa allora, vi farò sapere com’è andata > esclamò richiamando le figliolette per nulla felici di dover concludere i giochi e il gelato.
Amy, intuendo i toni e le parole pesanti che sarebbero piovuti, si preoccupò per le piccole, meglio evitare che vedessero certe scenate.
< Stai tranquilla Blaze, le teniamo noi, vai a casa e chiarisci, domani mattina te le riporteremo > intervenne con un sorriso la rosa, lanciò poi un’occhiata ed un mezzo sorriso al proprietario di casa in cerca del suo assenso che arrivò senza un attimo di esitazione.
Blaze rimase senza parole dalla proposta, esibì un timido sorriso riconoscente e congiunse le mani al petto,
< vi ringrazio, mi fate un favore enorme, almeno non dobbiamo preoccuparci di scannarci > rispose con amara ironia, raccogliendo la borsa ed il coraggio. La gatta ricordò alle piccoline di fare le brave e soprattutto di ubbidire, dopodiché, ringraziando per la centesima volta, uscì e salì in macchina, dirigendosi verso la sua adorata dimora piuttosto velocemente.
Iniziò fin da subito a tamburellare nervosamente le dita sul volante cercando di rilassarsi un po’, cosa doveva fare ora? Quali parole utilizzare? E soprattutto come guardarlo in faccia dopo averlo ustionato? La gatta respirò profondamente mentre lo stomaco le si contorceva sempre più dal nervosismo. In pochi minuti arrivò di fronte alla bella abitazione e parcheggiò con attenzione, mancava solo che strisciasse la macchina.
Scese malvolentieri dall’auto e ancor più malvolentieri si avvicinò alla porta d’entrata, bloccandosi di fronte ad essa con le chiavi in mano e il cuore che galoppava. Era letteralmente terrorizzata ma si auto-obbligò a mantenere la calma e la concentrazione. Con un altro sospiro, raccolse la sua dignità e fece scattare la serratura il più silenziosamente possibile.
La porta si aprì emanando un sottilissimo cigolio, inudibile ad un orecchio non felino. Immediatamente il silenzio più totale l’avvolse come una cappa, riempiendogli i timpani del solo rumore prodotto dal frigo. Si addentrò con cautela in salotto, aspettandosi di trovarlo arrabbiato nero sul divano o in cucina, ma diversamente da quello che pensava, non lo trovò in nessuno dei due luoghi.
Aguzzò così l’udito per capire in quale stanza si trovasse e iniziò cautamente a controllare ogni stanza, controllò persino il garage ma non lo trovò da nessuna parte.
Perplessa si sedette sul divano e controllò l’orologio, era quasi ora di cena, dov’era finito? Sonic aveva detto che era a casa! Sospirando innervosita si appoggiò al poggia testa, cercando di non farsi troppi tragici filmini mentali. Probabilmente era andato a fare due passi o magari a bere un caffè o … da qualcun'altra?
Un brivido freddo la fece tremare al solo pensiero, stava quasi per chiamarlo quando sentì i suoi passi leggeri sul vialetto. Si alzò di scatto in piedi, pettinandosi con le dita le ciocche viole legate severamente e tentando di darsi un po’ di contegno. Farsi trovare in condizioni pietose era l’ultima cosa che desiderava.
 Silver entrò in casa con due buste della spesa tra le mani e uno sguardo pensieroso, totalmente assorto nei suoi pensieri. Si bloccò di colpo appena trovò la gatta di fronte a se che trapelava preoccupazione da tutti i pori. Si guardarono negli occhi senza dire una parola per un tempo che parve lunghissimo e pesantissimo.
Entrambi aspettavano che il compagno facesse il primo passo, ma per 2 buoni minuti nessuno spiaccicò parola. Tentando di smuovere in qualche modo le acque, Silver riportò alla memoria le parole di Dylan e Sonic, e con enorme fatica, deglutì l’orgoglio e si preparò a porgere le sue scuse, quando la viola, stupendolo non poco, lo anticipò con voce tremante.
< Mi dispiace, mi dispiace veramente tantissimo di tutto, mi dispiace di averti bruciato oggi, per la litigata di ieri e quella dell’altro giorno ancora. Mi dispiace di farti soffrire e di assillarti continuamente, so di darti fastidio con il mio comportamento > iniziò con una punta di disperazione nella voce.
Silver stupito da questo autentico miracolo, appoggiò le buste al tavolo e le si avvicinò incrociando le braccia, studiandola con attenzione. Nonostante le facesse una tenerezza formidabile in quella situazione, con quegli occhi disperati e quello sguardo da gattino infreddolito, si concentrò per dimostrarsi freddo e staccato nei suoi confronti,
< Blaze, l’unica cosa che mi da fastidio di te è quando non ti fidi di me. La gelosia è una cosa e mi va anche bene, dimostra che nonostante tutto tieni ancora a me. Mentre la sfiducia no, non la tollero Blaze. Ci conosciamo da anni, abbiamo due figlie meravigliose e nonostante la giovane età siamo una famiglia! Come puoi solo pensare che abbia un’altra? Siamo veramente caduti così in basso da aver perso le basi? Perché se è così è meglio trovarsi un buon avvocato > L’apostrofò lui lasciando scivolare fuori il rancore e la delusione.
La gatta ascoltò con attenzione e scosse la testa, ignorando volontariamente la provocazione,
< no Silver, mi fido di te, i dubbi mi salgono quando ti vedo che preferisci uscire di casa al posto di restare con le tue figlie, quando diventi freddo, staccato, spento. Questo mi fa uscire di testa! Sono sola con le bimbe che reclamano te e tu non ci sei! > Sbottò frustrata, affondando lo sguardo su di lui per osservarne una reazione.
< Sono stati mesi pesanti Blaze, hai visto anche tu, Dylan ci sta spremendo come limoni, ma questo non vuol dire che i miei sentimenti verso di voi siano cambiati. E’ vero e ti do ragione, ultimamente sono stato poco presente a causa del lavoro e ammetto anche che il mio comportamento non è stato questo granché e mi dispiace, ma è stato solo un periodo! > Continuò riconoscendo le sue colpe. Blaze sentendosi un po’ confortata dalla sua ammissione spontanea, tentò di approfondire il discorso,
< dunque rinuncerai al ruolo di insegnante? Le piccole necessitano di te Silver! > Chiese speranzosa, lasciando trapelare un po’ di gioia. L’argentato spostò il peso da una gamba all’altra a disagio, a dir la verità aveva già fatto la sua decisione tempo addietro, con enorme difficoltà e sacrificio. Con un grosso sospiro, continuò determinato
< no, intendo farlo, sia per il fatto che ormai l’ho promesso a Dylan e non voglio rimangiarmi la parola, sia per il fatto che per me rappresenta un’enorme sfida e voglio mettermi in gioco > rispose con onestà osservando con preoccupazione e curiosità la reazione della gatta.
Gli occhi di Blaze sprizzarono palese e profonda delusione, ma non lo diede a vedere in altri modi, abbassò la testa mordendosi l’interno della guancia e annuì leggermente, tanto, cosa poteva fare o dire lei per fargli cambiare idea? Se nemmeno le sue piccole avevano smosso la sua scelta, figuriamoci lei.
< Ma non farò 6 ore, ne farò tre, io e So’ ci divideremo le lezioni, così guadagneremo un po’ di tempo entrambi. Ok? > Continuò poi con un mezzo sorriso, sperando che quel dettaglio bastasse a tranquillizzarla. La viola sembrò stupita ma non del tutto soddisfatta, infatti sbuffò irritata e incrociò le braccia,
 < d’accordo Silver. Ma sappi, che se sarai in ritardo anche di un solo minuto, le cose cambieranno in modo radicale e non sto scherzando. > Rispose seria, minacciandolo con l’indice teso. Il riccio argento roteò gli occhi divertito dallo sfogo
< va bene, starò attentissimo > mormorò con pazienza, azzerando la distanza tra loro. Il riccio intrappolò con dolcezza la gatta tra le sue braccia, Blaze all’inizio fu un po’ restia a quella manifestazione di affetto, ma dopo poco, con enorme piacere, si abbandonò totalmente a lui, stringendolo in un profondo abbraccio.
Era vero, Silver si sarebbe assentato per altre tre ore a settimana, ma tutto sommato, per lei era un discreto compromesso. E poi avevano finalmente chiarito e questo valeva più di ogni altra cosa, non sarebbe riuscita a reggere un’altra singola ora in quella situazione. Si staccarono quei pochi centimetri necessari per guardarsi negli occhi e scambiarsi un delicato bacio.
 Silver accarezzò con dolcezza lo zigomo della gatta facendole finalmente schiudere un enorme sorriso,
< mi sei mancata > le sussurrò sospirando e appoggiando la fronte sulla sua,
< anche tu > mormorò di rimando la viola, sorridendo inebetita. Si staccarono dolcemente e Silver si diresse sulle scale, in cerca delle bambine,
< le piccole sono in camera? > chiese il riccio trattenendo uno sbadiglio a stento. Blaze ricordò solo in quel momento di non averlo avvisato del breve trasferimento delle bimbe e si premurò di metterlo subito al corrente
< no, sono da Sonic e Amy! Mi hanno fatto il favore di tenerle fino a domani mattina > lo informò entrando in cucina e iniziando a sistemare la spesa sparsa sul tavolo.
Il riccio ritornò in salotto serio e pensieroso,
< perciò … abbiamo casa libera fino a domani mattina > esclamò con una nota ironica e incredula. La gatta emise un risolino malizioso, capendo bene dove voleva andare a parare il riccio
< esattamente tesoro. Hai qualche proposta? > Domandò lei con un sorriso, sedendosi sopra al tavolo con innata grazia felina e accavallando le gambe in modo provocante,  
< ne ho più di una > mormorò lui, accarezzandole le lunghe cosce con le punta delle dita e un sorriso complice.
La gatta ricambiò  e stando felicemente al gioco, si lasciò caricare in braccio dal riccio che si diresse nella camera più vicina.


Spazio autrice: Buonasera a tutti! Ecco un altro capitolo. Come sempre consigli e critiche sono ben accette. Spero vi piaccia.
Baci.
  
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