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Autore: Mari Lace    25/10/2018    3 recensioni
Writober: un prompt, una flash (protagonisti Juvia e Gray) al giorno.
#1: Invito. Era passato un anno, da quando le aveva promesso una risposta che ancora non aveva ricevuto.
#2: Nuvole. Sorrise felice. Amava il sole, il regalo di Gray per lei.
#3: Insonnia. “Insonnia”, non aveva saputo formulare una scusa migliore.
#4: Segreti. Non era mai stato bravo ad aprirsi con gli altri, Gray. [...]
#7: Vento - Komeroshi. Questa storia partecipa alla "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" organizzata da Soly Dea sul forum di EFP.
#9: Lettere. Passarono un secondo, due, tre, di silenzio.
Poi Gray rise.

#28: Sciarpa. Fu allora che Gray fece qualcosa di davvero inaspettato. Sciolse il nodo della sciarpa, e lentamente – Juvia ne fu quasi ipnotizzata – ne avvolse un’estremità attorno a lei.
#31: «Cosa ne pensi, Gris? Papà non sembra un bellissimo vampiro così?»
L’interrogato la guardò scettico, facendo sorridere Gray: quante volte aveva assunto quella stessa espressione?
«Dici sempre che è bellissimo, mamma» sottolineò il bambino. «Ora possiamo andare? Voglio i dolcetti!»
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Gray/Juvia, Lluvia
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Viaggio


Prompt #25:

Calze






Gray prese un bel respiro prima di aprire la porta di casa.

Rientrò, già più calmo e – sperò – mentalmente preparato a fare quel che aveva rimandato anche troppo. Chiuse la porta, passò qualche secondo.

Nulla.

Si stupì. Generalmente Juvia era in casa a quell’ora, e i suoi piccoli assalti all’ingresso erano divenuti la norma. Una piuttosto piacevole, in effetti.

Scrollò le spalle; gli veniva da ridere. Si era abituato talmente tanto alla sua presenza da darla per scontata? Che sciocco. Magari era uscita con Lucy, o con Lisanna. La giovane sorella di Mira le si era molto affezionata, aveva notato.

Fece per togliersi la giacca – che non trovò – quando sentì un rumore, come il tonfo di un oggetto caduto. Proveniva dalla sua camera. Non più solo sua, in effetti.

«Juvia? Ci sei?» chiamò, stupito, avvicinandosi circospetto alla stanza. La porta era chiusa.

«Ah! Sì!» si sentì rispondere. Si bloccò davanti alla porta, rassicurato ma più confuso di prima. Afferrò la maniglia – «Aspetta! Non entrare!»

«Perché?» domandò. La stranezza della situazione iniziava a infastidirlo. «Devo parlarti» annunciò senza darle il tempo di rispondere. Non aspettò oltre per aprire la porta.

«Gray, no!» l’esclamazione di Juvia gli arrivò attutita, mentre una massa non ben identificata, perso il sostegno della porta, gli crollava addosso senza tanti complimenti.

Ma che?

«Juvia è dispiaciuta! Si è lasciata un po’ trasportare, e ora la stanza è piena» spiegò una sconsolatissima Juvia, che gli era accorsa incontro per aiutarlo a liberarsi di qualsiasi cosa l’avesse appena sommerso. Sbatté gli occhi e esaminò uno di quegli oggetti da vicino.

«Calze?»

La domanda gli sfuggì spontanea. Guardandosi intorno, erano ovunque, disseminate in vari mucchi per la stanza. Sul letto notò vari gomitoli e degli arnesi da cucito. «Perché hai riempito la stanza di calze?»

Juvia finì di sistemare su un’altra pila quelle che erano cadute. «Sono per l’orfanotrofio» raccontò. «Juvia c’è stata ieri con Cana. I bambini hanno tanto freddo questi giorni, così Juvia ha pensato di preparare tante calze calde!» spiegò tutto d’un fiato, in tono dispiaciuto. «Però forse ne ha fatte un po’ troppe, e ora la stanza…»

La fermò con un cenno della mano. «No… va bene» disse. Osservando con più attenzione la calza che aveva in mano, notò che era piccola, da bambino, appunto. Ora il disordine nella stanza gli apparve in un altro modo; Juvia era sempre Juvia, ma aveva avuto un pensiero davvero gentile. «Posso aiutarti in qualche modo?»

Juvia ora lo guardava felice. «Non sei arrabbiato?» mormorò.

Scosse la testa e accennò un sorriso. «No. Però sarà meglio sistemare o stanotte dovremo dormire per terra. Posso pensarci io».

«Allora Juvia preparerà la cena!» esclamò raggiante la ragazza. «Grazie, Gray!»

Prima di lasciare la stanza diretta in cucina, lo abbracciò. Un abbraccio caldo, pieno d’affetto.

Ricambiando la stretta, Gray si sentì – finalmente – a casa.

  
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