Prompt #25:
Calze
Gray prese un bel respiro
prima di aprire la porta di casa.
Rientrò, già più calmo e –
sperò – mentalmente preparato a fare quel che aveva rimandato anche troppo.
Chiuse la porta, passò qualche secondo.
Nulla.
Si stupì. Generalmente Juvia
era in casa a quell’ora, e i suoi piccoli assalti
all’ingresso erano divenuti la norma. Una piuttosto piacevole, in effetti.
Scrollò le spalle; gli
veniva da ridere. Si era abituato talmente tanto alla sua presenza da darla per
scontata? Che sciocco. Magari era uscita con Lucy, o con Lisanna. La giovane
sorella di Mira le si era molto affezionata, aveva notato.
Fece per togliersi la giacca
– che non trovò – quando sentì un rumore, come il tonfo di un oggetto caduto. Proveniva
dalla sua camera. Non più solo sua,
in effetti.
«Juvia? Ci sei?» chiamò,
stupito, avvicinandosi circospetto alla stanza. La porta era chiusa.
«Ah! Sì!» si sentì
rispondere. Si bloccò davanti alla porta, rassicurato ma più confuso di prima.
Afferrò la maniglia – «Aspetta! Non entrare!»
«Perché?» domandò. La
stranezza della situazione iniziava a infastidirlo. «Devo parlarti» annunciò
senza darle il tempo di rispondere. Non aspettò oltre per aprire la porta.
«Gray, no!» l’esclamazione
di Juvia gli arrivò attutita, mentre una massa non ben identificata, perso il
sostegno della porta, gli crollava addosso senza tanti complimenti.
Ma
che?
«Juvia è dispiaciuta! Si è
lasciata un po’ trasportare, e ora la stanza è piena» spiegò una
sconsolatissima Juvia, che gli era accorsa incontro per aiutarlo a liberarsi di
qualsiasi cosa l’avesse appena sommerso. Sbatté gli occhi e esaminò uno di quegli
oggetti da vicino.
«Calze?»
La domanda gli sfuggì
spontanea. Guardandosi intorno, erano ovunque, disseminate in vari mucchi per
la stanza. Sul letto notò vari gomitoli e degli arnesi da cucito. «Perché hai
riempito la stanza di calze?»
Juvia finì di sistemare su un’altra
pila quelle che erano cadute. «Sono per l’orfanotrofio» raccontò. «Juvia c’è
stata ieri con Cana. I bambini hanno tanto freddo questi giorni, così Juvia ha
pensato di preparare tante calze calde!» spiegò tutto d’un fiato, in tono
dispiaciuto. «Però forse ne ha fatte un po’ troppe, e ora la stanza…»
La fermò con un cenno della
mano. «No… va bene» disse. Osservando con più attenzione la calza che aveva in
mano, notò che era piccola, da bambino, appunto. Ora il disordine nella stanza
gli apparve in un altro modo; Juvia era sempre Juvia, ma aveva avuto un
pensiero davvero gentile. «Posso aiutarti in qualche modo?»
Juvia ora lo guardava
felice. «Non sei arrabbiato?» mormorò.
Scosse la testa e accennò un
sorriso. «No. Però sarà meglio sistemare o stanotte dovremo dormire per terra.
Posso pensarci io».
«Allora Juvia preparerà la
cena!» esclamò raggiante la ragazza. «Grazie, Gray!»
Prima di lasciare la stanza diretta
in cucina, lo abbracciò. Un abbraccio caldo, pieno d’affetto.
Ricambiando la stretta, Gray
si sentì – finalmente – a casa.