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Autore: Zamia    25/10/2018    1 recensioni
Dalla storia: "Adrien camminava guardingo vicino vicino al muro. Era sfuggito all’autista che l’aveva accompagnato per la lezione di scherma. Quel giorno non aveva alcuna voglia di allenarsi e appena entrato nell’edificio ne era subito uscito. Quell’ora e mezza avrebbe voluto passeggiare, prendersi un gelato, entrare in un negozio di videogiochi; avrebbe voluto fare le cose che facevano i ragazzi normali. Poco prima della fine dell’addestramento si sarebbe rinfilato a scuola e sarebbe uscito tutto trafelato per "la faticosa lezione", pronto per essere riaccompagnato a casa.
"Ahi!" urlò Marinette trovandosi a sbattere contro il petto duro del compagno. "Mi scusi, mi scusi, ero distratta!"
Ma giusto il tempo di alzare lo sguardo che incontrò quello sorridente di Adrien.
"Ciao Marinette. Scusa tu! Siamo destinati ad incontrarci sempre sbattendoci uno addosso all’altro, a quanto pare".
Con uno stile introspettivo sono qui a raccontare uno spaccato della storia di Ladybug e Chat Noir fino alla rivelazione delle reciproche identità.
La storia si pone in continuo agli ultimi episodi della Stagione 2 trasmessi in Italia. Buona lettura!!!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14 - Nathaliè
 
Dopo la mostra i quattro amici vennero accompagnati a casa Agreste per cenare tutti insieme.
Papillon aveva alcune idee sul da farsi ma non aveva programmato niente di definitivo. Voleva inizialmente osservare suo figlio e il rapporto con Marinette per capire se era così profondo da fargli cedere il suo miraculous.
Quello che vide, tuttavia, lo intenerì e instillò un dubbio sulla sua condotta; gli amici di suo figlio erano tre ragazzi cordiali, educati e sinceramente affezionati al suo ragazzo e insieme costituivano un gruppo affiatato di cui Adrien era membro attivo.
Notò, poi, negli occhi del figlio sincero affetto per la ragazza dai tratti orientali che gli sedeva accanto. Gabriel Agreste vedeva i due ragazzi affiatati e premurosi uno nei confronti dell’altro. Non smettevano di farsi complimenti per le loro foto e ridere teneramente.
Forse doveva seguire i consigli di Noroo e smettere di pensare al passato per pensare al futuro.
Pensare solo al suo ragazzo e alla sua felicità.
 
In effetti la tensione tra Adrien e Marinette, si era sciolta subito dopo la chiacchierata tra la ragazza e l’eroe in nero. I due ragazzi, infatti, si erano sentiti al telefono quella sera stessa. Adrien si era scusato più di una volta per l’atteggiamento che aveva avuto, giustificandosi negli stessi termini che aveva usato Chat Noir.  E Marinette, già addolcita dai modi del gatto e dalle spiegazioni logiche che lui aveva dato di quanto era successo, era stata ancora più propensa a perdonare l’amico.
Per questo, stavano godendosi quella serata, finalmente pronti a superare tutti i muri che avevano messo fra loro, la gelosia dell’una e i dubbi dell’altro.
 
Quando, terminata la cena, il signor Agreste si allontanò nel suo studio per lasciare ai ragazzi un po’ di privacy e riflettere sul da farsi, fu raggiunto da Nathaliè, che se lui avesse voluto, era pronta a servire un tè con un sonnifero per sopire i ragazzi.
Gabriel, infatti, aveva messo Nathaliè a parte del suo piano e insieme avevamo ragionato sulle modalità con cui impadronirsi del gioiello di Chat Noir; in particolare avevano immaginato una soluzione in cui Papillon si sarebbe dovuto presentare ad Adrien e spaventarlo mentre gli amici sarebbero stati allontanati con una scusa o in ogni caso resi innocui.
 
Nathaliè, dunque, efficiente come sempre nel lavoro, nell’educazione di Adrien e come braccio destro di Papillon, aveva preparato tutto. Lo stilista allora si fece tentare e la pregò di caricarsi dell’onere di servire quel tè addizionato con un narcotico.
La donna non si interrogava mai sul fatto che le azioni che il suo padrone compisse fossero corrette o meno. Lei aveva il solo compito di portare a termine quanto da lui richiesto in maniera efficace. Non voleva farsi domande…o meglio ancora, era profumatamente pagata per non farsene.
 
Bevuto il caldo liquido, in breve, i quattro ragazzi si sentirono stanchi e senza avere neppure il tempo per accorgersi di cosa stava succedendo, caddero addormentati sul divano.  Il gorilla trasportò Alya e Nino nella stanza di Adrien.
 
Quando i due, dopo un’oretta, cominciarono a svegliarsi, trovarono accanto a loro Nathaliè, seduta sul letto con la testa tra le mani. Dava l’impressione di non aspettare altro che parlare con loro, dal luccichio che aveva negli occhi quando li vide cominciare a muoversi.
I due innamorati cominciarono a rivolgerle delle domande.
Le chiesero perché si trovassero in stanza di Adrien, dove erano i loro amici e che stesse succedendo.
Nathalié non rispondeva ma continuava a tenere le mani alle tempie come se stesse riflettendo su qualcosa di estremamente grave e sui termini da usare per dire qualcosa di molto delicato.
"Che succede?" insisté Alya, alzando il tono di voce per cercare di risvegliare la donna dal suo torpore.
Lei alzò uno sguardo liquido verso di loro e sommessamente dichiarò:
"Dovete andare via da qui"
"Dove sono Adrien e Marinette?" Alya non avrebbe mai lasciato i suoi amici senza sapere se erano al sicuro e né il tono né l’aspetto di Nathaliè potevano rassicurarla.
Nathaliè si alzò e fece per aprire la porta della camera di Adrien.
"Andate" ribadì accompagnando con un gesto della mano l’invito che aveva espresso con le parole.
"Non andiamo da nessuna parte senza Marinette. Dov’è? Dove sono?" si intromise Nino.
"Andate" e le lacrime cominciarono a sgorgare dagli occhi di quella donna generalmente algida.
Quello che la donna nascondeva doveva essere qualcosa di estremamente preoccupante e spaventoso ma né Alya né Nino avrebbero mai potuto immaginare la verità.
Alya allora cambiò strategia e con dolcezza provò a chiedere a Nathaliè cosa fosse successo e se potevano fare qualcosa per lei.
"Adrien, il mio piccolo Adrien" disse tra le lacrime.
"Cosa é successo ad Adrien?" cercò di capire Nino.
"Niente, niente. Dovete andare via. Almeno voi mettetevi in salvo." rispose lei.
"Non può dirci dov’é?" riprovò Alya.
"No" e singhiozzò. Ormai l’assistente non riusciva più a mantenere la calma. Era estremamente preoccupata.
Gabriel Agreste non avrebbe fatto mai nulla di male a Marinette e tantomeno ad Adrien, ne era certa. Non era un mostro. Ma avrebbe spaventato e deluso il ragazzo. E lui, che già aveva sofferto tanto per la perdita della madre, non avrebbe sopportato questo nuovo dolore che stava infliggendogli suo padre. Non avrebbe mai retto il peso di una scoperta così dolorosa e la perdita di un’altra figura di riferimento nella sua vita.
"Noi possiamo aiutarli, dicci dove sono!" disse Alya e lo sguardo interrogativo di Nino la passò da parte a parte.
"Fidati di noi" continuò "possiamo salvarli qualsiasi cosa stia succedendo."
"Non potete salvarli" rispose Nathalié ancora sconvolta " non potete salvarli da lui. E’ troppo potente.".
"Chi è lui?" insisté Alya
"Il signor Agreste?" azzardò Nino
"Che sto facendo qui? Devo andare ad aiutare Adrien!" Nathalié si alzò in piedi, vincendo finalmente l’apatia che l’aveva bloccata fino ad allora.
"Verremo con te." risposero in coro i ragazzi.
"Andate via! Non voglio mettere in pericolo anche voi come ho fatto con Adrien e Marinette."
"Ti prego, è importante, dicci dove sono. Sono certa che insieme possiamo evitare che avvenga il peggio." disse Alya.
"Non credo ci sia più niente da fare. Sono nel covo di Papillon."
 
Angolo dell'autrice: avevamo immaginato che erano finiti lì, vero? Stiamo a vedere come ne usciranno.  A presto.
   
 
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