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Autore: mente_aggrovigliata    26/10/2018    1 recensioni
Una storia delicata, tenera ma anche triste al profumo di mare
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA BAMBINA COL CAPPELLO DI PAGLIA
 

C'era una volta una bambina col cappello di paglia. Era innamorata del mare, proprio come suo padre; il suo posto preferito nel mondo era una spiaggetta segreta nel sud dell'Istria.
Gli scogli chiari erano lunghe piastre che si adagiavano al mare senza mandarlo mai in frantumi.
Il sale rimasto sui sassi, dopo l'alta marea, luccicava, quasi abbagliante sotto i caldi raggi solari.
Un albero dalle grandi foglie regalava una grande zona d'ombra dove le piaceva mangiare panini al prosciutto mentre rideva e scherzava con suo padre.
La bambina col cappello di paglia aveva lunghe gambe da fenicottero, ginocchia appuntite, sorriso a denti bianchi ed una risata sincera che rimbombava e rimaneva nell'aria, sembrava quasi potesse essere imprigionata dentro le conchiglie, assieme al rumore delle onde.
Indossava sempre un costume intero rosso a pois bianchi ed era convinta che non ne esistesse uno di più bello in tutto il mondo.Il mare della Croazia era sicuramente il suo elemento, il suo posto sicuro.
Quel blu intenso, a tratti di un azzurro cristallino, fresco, mai in burrasca, limpido e frizzante era un po' come lei. PuroOgni sera il cielo si tingeva d'arancio, di rosso e d'altri mille colori, mentre l'acqua lo rifletteva e sembrava ricoperta da una manta dorata.Lo osservava stregata ogni giorno, rimaneva lì, incantata ad assaporarlo fino allo scorgere della prima stella della notte.


Il giorno in cui ebbi la fortuna di vedere con i miei occhi la bambina, il tempo non era dei migliori. Il cielo grigio rendeva il mare scuro che profumava di tristezza.
Lei però era felice, allegra, come sempre.
Correva, saltava ed esplorava ogni minima parte di quella piccola baia nascosta.
Adorava raccogliere le meduse col retino e studiarle, con occhi pieni di meraviglia, per poi lasciarle libere di fluttuare ancora nel loro universo acquoso.
Dopo aver giocato per ore si sdraiò al sole a riposare, con la faccia totalmente nascosta dal suo enorme cappello giallo.
Suo padre, invece, con un coltellino svizzero stava incidendo con decisione un enorme tronco portato dal mare ma ormai troppo lontano per farci ritorno.
Quella sera padre e figlia non aspettarono il tramonto, prepararono le borse per andarsene.
Mentre si infilava i vestiti le cadde il cappello a terra e tutto d'un tratto fu chiaro.
Sotto di esso non c'erano trecce dorate o riccioli rossi.
Non c'erano capelli ma una nuca lucida e pallida, così come non c'erano le sopracciglia che fino a quel momento avrebbero potuto essere solo nascoste.
Dopo averlo raccolto, se lo rinfilò con forza.
Raccattate le ultime cose, quelle due figure silenziose se ne andarono e poco dopo sparirono nel bosco.
Sul tronco il padre aveva inciso i loro nomi e le parole “l'ultima estate”.
C'era una volta una bambina col cappello di paglia, ora non c'è più.

 

   
 
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