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Autore: nattini1    26/10/2018    8 recensioni
Long in cui Dean è sprofondato in un sonno magico in seguito a una maledizione lanciata da una strega, che ha decretato si svegli solo alla morte di Sam. Il fratello minore si prende cura di lui, fino all'estremo sacrificio. Entrambi si ritrovano così nell'incapacità di esistere da soli, Sam in Paradiso, Dean sulla terra, e cercano un modo per ricongiungersi. Una volta insieme, affronteranno ogni sfida. Aiutati dall'angelo Castiel, dovranno salvare il Paradiso e il mondo intero.
Hurt/Comfort come se non ci fosse un domani.
Potete leggere tra le righe una leggera wincest e una più evidente destiel.
Partecipa alla challenge del gruppo: Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart. 26 prompts challenge
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più stagioni
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Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart. 26 prompts challenge

 

26/26 EQUIVOCO

1.
aggettivo
Di espressione verbale o atteggiamento che si presti a essere interpretata in più modi
"parlare in modo e."

2.
sostantivo maschile
Errore di valutazione o di interpretazione provocato da uno scambio fortuito di elementi: giocare sull’e, dare a intendere una cosa per un’altra.

 

 

Lo sceriffo Jody Mills detestava cordialmente Bobby Singer. Ormai erano più di dieci anni che non lo arrestava per qualche ragione (ubriachezza molesta, disturbo della quiete pubblica, frode postale), ma era certa che questo dipendesse dal fatto che il vecchio ubriacone si era fatto più furbo, ma di sicuro non aveva smesso con le sue attività illecite. Negli ultimi tempi lo stava sorvegliando con discrezione: era normale vedere sua moglie Ellen che veniva a trovarlo ogni tanto dal Nebraska dove gestiva un bar con una reputazione tutt’altro che immacolata, ma c’erano un paio di ragazzi che facevano avanti e indietro da casa sua su un’Impala del ’67 con targa del Kansas. Aveva fatto un po’ di controlli sulla targa e risultavano multe in tutto il Paese e, a quanto pareva, la persona a cui era intestata, un certo John Winchester, sembrava essere scomparsa da anni. Finché non avevano combinato guai nella sua città, Jody aveva chiuso un occhio, ma ora era il momento di aprirli per bene entrambi.

E stavano succedendo un po’ di altre cose fuori dell’ordinario… Prima di tutto, l’ufficio postale aveva smistato vari pacchi dal dubbio contenuto per Bobby Singer; uno era un grosso ordine di liquore, e di questo Jody non si stupiva, ma altri erano etichettati come «piante e fiori» e le possibilità che il vecchio avesse deciso di dedicarsi al giardinaggio erano davvero scarse. Un altro strano acquisto di Bobby era una fornitura di sale sufficiente per l’intera città per un anno.

Inoltre, erano arrivate anche delle armi: il possesso di armi da fuoco in Sud Dakota era vietato per coloro che avevano una storia di problemi di alcool. Sfortunatamente però, essere arrestati non equivaleva a essere condannati, quindi Bobby Singer poteva legalmente comprare tutte le armi che voleva.

Infine, quel giorno cominciava a esserci un certo via vai di persone: una giovane ragazza bionda, un uomo robusto con un camper scassato e il suo vice aveva fermato per un controllo un uomo di colore, che aveva mostrato un documento su cui spiccava il nome di «Luther Vandross», mentre lei, che amava la musica soul e il gospel, era sicura che quando lo aveva intercettato qualche anno prima si fosse presentato come «Ruben Studdard».

Bobby Singer stava tramando qualcosa di losco, Jody ne era certa. E non avrebbe potuto avere un tempismo peggiore: proprio quel giovedì era venuta a trovarla la sua amica Donna Hanscum. Si erano conosciute un paio di anni prima a un ritiro per sceriffi del Minnesota-Sud Dakota a Hibbing, a cui Jody aveva creduto non sarebbe sopravvissuta, prima per la noia e poi perché c’erano state varie vittime di attacchi animali ritrovate completamente divorate fino all’osso. Lo sceriffo locale, Cuse, aveva avuto i nervi a fior di pelle per la situazione, ma né le buone maniere che Jody aveva lasciato a casa, né i tragici ritrovamenti di cadavere erano riusciti a sconvolgere quel raggio di sole che era Donna. Erano arrivate un paio di guardie forestali che erano riuscite a sistemare la faccenda, ma a Donna era rimasto sempre qualche dubbio: andava a caccia fin da quando poteva imbracciare un mini fucile e, nonostante la sua esperienza, non era riuscita a capire da cosa fossero state morse le vittime. Le aveva confidato che c’era un’altra cosa su cui continuava a scervellarsi: le capitava di pensare che ci fosse qualcosa là fuori, cose che non finivano nei registri della polizia. Era abbastanza lontana e forse si era sbagliata, sicuramente si era sbagliata secondo Jody, ma credeva di aver di aver visto lo sceriffo Cuse che spalancava una bocca piena di denti come uno squalo. Jody la prendeva ancora in giro per questo.

Jody sospirò: non avrebbe voluto coinvolgere Donna, ma doveva andare a dare un’occhiata all’officina Singer. Come era prevedibile, Donna si mostrò entusiasta di dare una mano!

Lasciarono l’auto fuori dalla proprietà di Bobby ed entrarono nascondendosi dietro le auto abbandonate; procedendo basse per non farsi notare, arrivarono esattamente davanti alla casa di Bobby, evitando per un soffio di essere scoperte, e si appostarono in attesa di vedere cosa stava succedendo. C’erano Bobby, Ellen, la biondina appena arrivata1 che stava scaricando vari fucili dalla sua auto, l’uomo di colore che usava pseudonimi di cantanti2 che aveva una pistola al fianco che non sfuggì agli acuti occhi delle due sceriffe, i due ragazzi dell’Impala (il più alto teneva in braccio un cucciolo di cane che sembrava un soffice piumino e l’altro giocava con un coltello),3 un uomo che indossava un trench stropicciato4 e il tizio grande e grosso col camper.5 Gli ultimi non sembravano visibilmente armati, ma non potevano esserne sicure.

Ellen urlava contro la giovane ragazza bionda: «Joanna Beth Harvelle, cosa hai intenzione di fare?».

Lei alzò il mento in segno di sfida e incrociò le braccia: «Pensi che mi faccia da parte nel momento del pericolo?».

Bobby cercava di calmarla: «Ellen, sono settimane che ci prepariamo per questo giorno! Stasera ci sarà la luna piena e quella stronza ha capito perfettamente cosa stiamo facendo e di sicuro ci attaccherà, mandandoci addosso un sacco dei suoi subalterni! Abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile e Jo è perfettamente addestrata a combattere!».

Jody si chiese se «quella stronza» fosse riferito a lei e si dispiacque di non aver capito assolutamente quello che stava succedendo. Vide farsi avanti l’uomo con il trench: «Ho molta esperienza di combattimento, quindi permettete che vi dia un consiglio. Nell’arte della guerra si distingue tra strategia e tattica. Combattere strategicamente vuol dire prendere possesso di una posizione: dall’assalto ai castelli alle battaglie campali, lo scopo era conquistare un territorio. La strategia è la logica bellica di chi è forte e potente. La tattica è, invece, la migliore opzione di chi non ha risorse, di chi è più debole e non avrebbe nessuna speranza in campo aperto. Per questo fissa obiettivi minimi, coglie l’occasione buona».

Intervenne il tizio alto coi capelli lunghi: «Tipo come nella guerra del Vietnam: nonostante a un certo punto gli USA avessero praticamente occupato tutto il territorio, sono stati sconfitti dalla tattica di guerriglia operata dalle forze nemiche, che impedivano di gestire lo spazio occupato».

Il tizio si compiacque: «Esattamente, Sam!».

«Come nel football!» disse l’altro ragazzo che sembrava essersi sentito pungere sul vivo.

Il tizio con il trench lo guardò incerto e il ragazzo sbuffò: «Lascia perdere, Cas».

Cas proseguì: «Quando verremo attaccati, ci apposteremo dietro le finestre e abbatteremo qualunque cosa si muova verso di noi. Ora bisogna fare una trincea attorno alla casa, che poi dovrà essere riempita con il sale».

«Rufus, oggi è giovedì, quindi non puoi trovare scuse per non scavare!» gridò Bobby rivolto al nero.

«Bobby, tu vai in casa e occupati delle protezioni di cui avevamo già parlato, mentre io vedo di trovare il ramo del cipresso di Montezuma che abbiamo scoperto essere l’unica cosa che può uccidere, come la chiamate voi, la stronza» concluse Cas.

Donna e Jody scivolarono lungo la fiancata dell’auto dove erano nascoste e Jody bisbigliò: «Qui si mette male, questi sono fuori di testa e stanno progettando come minimo un omicidio, ma di sicuro c’è in ballo qualcosa di più…».

Donna accennò di sì: «Non capisco a cosa servano il sale o il ramo di cipresso, ma tutto il resto suona decisamente brutto!».

Jody controllò la radio che sembrava non riuscire a ricevere il segnale: «Qui c’è una specie di interferenza con la radio… non possiamo chiamare i rinforzi, ma se ci spostiamo rischiamo di essere viste…».

Quando si tirarono su per vedere meglio, il tizio chiamato Cas sembrava essere sparito, mentre gli altri stavano prendendo delle pale; attesero pazientemente che scavassero e che fossero impegnati. Era quasi il tramonto quando finirono e Bobby uscì di casa con un vassoio con birre ghiacciate. Era il momento buono per intervenire; uscirono da dietro l’auto con le pistole spianate: «Alzate le mani! Sono lo sceriffo Jody Mills! Bobby Singer sei sempre stato una minaccia! Qualunque cosa tu stia architettando finisce qui, messaggio ricevuto?».

Tutti ubbidirono, lasciarono andare le pale e alzarono le mani.

«Sceriffo, non è come pensi!» iniziò a dire Bobby.

«Non provare a raccontarmi balle! Donna, io li tengo sotto tiro e tu ammanettali!» urlò Jody e Donna fece seguire l’azione alle parole. Si diresse verso il tizio grande e grosso, gli andò dietro, gli prese una mano e stava per chiudere il braccialetto di metallo attorno al polso quando quello si girò di scatto: istintivamente gli sparò, ma quello non fece una piega e le strappò l’arma, facendo però partire un altro colpo.

Un grido soffocato annunciò che la pallottola sparata per caso aveva colpito Jody; lei percepì un bruciore tremendo alla spalla, sentì cedere le ginocchia e cadde a terra, lasciando andare l’arma e tenendosi la spalla. L’uomo che stava lottando con Donna la lasciò andare. Tutti si precipitarono verso lo sceriffo ferito. Sam era il più vicino e calciò lontano la pistola di lei, poi si chinò. Jody temette che quel pazzo volesse farle del male, che avrebbe finito l’opera e si preparò a lottare con le unghie e coi denti, ma poi si rese conto che voleva solo soccorrerla.

Sam esaminò la ferita con delicatezza: «La pallottola è rimasta dentro e non mi sembra abbia fatto grossi danni, ma ha bisogno di cure».

In quel momento si sentì come un tuono in distanza e qualcosa di simile a nuvole nere cominciarono a formarsi all’orizzonte che, fino a un attimo prima era rimasto sgombro.

«Sta arrivando! Dobbiamo andare tutti dentro, subito!» disse Sam prendendo Jody in braccio e avviandosi verso la casa.

«Devi venire anche tu!» insistette Bobby, trascinando Donna dentro aiutato dall’uomo di colore.

Entrati in casa fecero stendere Jody sul divano. Lei guardò il tizio grosso che aveva una vistosa ferita alla pancia di cui nessuno, compreso lui stesso, sembrava preoccuparsi: «Sei messo male…».

«Benny è un vampiro, guarirà da solo!» la rassicurò Sam.

Bobby diede uno scappellotto a Sam: «Idiota, ma ti pare? Dovremmo tenerle fuori da queste cose!».

«Temo che a questo punto non sia possibile Bobby!» rispose Sam, guardando fuori dalla finestra; Jody seguì il suo sguardo: c’erano delle figure opalescenti che si avvicinavano fluttuando minacciose, ma, arrivate al cerchio di sale non potevano proseguire oltre. Si mise una mano sulla bocca, sconvolta, temendo (o forse sperando) di avere delle allucinazioni.

«Vuoi farle tu il discorsetto?» chiese Dean a Sam.

«Allora, quelli sono fantasmi» iniziò Sam.

«Se è uno scherzo, non fa ridere!» disse Jody digrignando i denti.

«Volete farci credere che esistono veramente? E lui è davvero un vampiro?» interruppe Donna.

Benny sorrise e mostrò la seconda fila di zanne.

«Oh Gesù!» squittì Donna e Jody rischiò di svenire.

Sam spiegò: «So che vi sembrerà assurdo, ma ho bisogno che restiate concentrate. Fin troppe cose esistono veramente: i mostri e gli dei. Gli antichi dei erano molto potenti, ma gran parte della loro potenza veniva dagli adoratori, da coloro che li nutrivano. Ora non è più così, ma compensano la mancanza di potere essendo due volte più incazzati. C’è una dea azteca che vuole trasformare la Terra nel suo personale regno popolato solo da fantasmi e adesso ci attaccherà probabilmente con orde di fantasmi e zombie perché siamo gli unici che possono impedirlo».

Ellen arrivò con il kit del pronto soccorso. Donna, recuperata la calma, prese degli antidolorifici con un imperioso e fermo «Faccio io!» e ne fece mandare giù un paio a Jody. Le ferite da arma da fuoco erano fra le più traumatiche che una persona potesse riportare e questo Donna lo sapeva bene; il tempo era loro nemico, ma era impensabile uscire. Prese delle garze che pose sulla ferita, spingendo con le mani per applicare una pressione e fermare l’emorragia. Jody si agitò e cercò istintivamente di sottrarsi alla manovra. Donna la rassicurò: «Lo so che fa male, ma ti prometto che durerà solo un momento!». «Vi capitano spesso queste cose?» domandò poi mentre manteneva la pressione.

«Più spesso che agli altri! Noi combattiamo i mostri. La gente non sa quello che facciamo ed è meglio così» rispose Bobby.

«Bobby Singer è un eroe!» commentò Jody.

«Sono le pillole a parlare!» ridacchiò Bobby ed Ellen lo guardò male.

Stabilizzata Jody, Bobby tirò fuori un pentolone e cominciò a preparare qualcosa, una pozione disse, mentre gli altri si appostavano alle finestre con le armi in pugno e cominciarono a sparare. Evidentemente, erano arrivati gli zombie. Donna mise delle nuove bende sopra quelle vecchie che si erano già impregnate di sangue, valutando con sollievo che l’emorragia si era quasi fermata.

«Come ti senti?» chiese all’amica.

«Come se mi avessero sparato!» rispose Jody sollevando un sopracciglio.

Donna avvolse premurosamente la fasciatura per mantenere una certa pressione; ancora una volta Jody diede segno di soffrire stringendo le labbra, ma cercando di non muoversi. «Ho quasi finito!» assicurò Donna; non strinse troppo il bendaggio per evitare di far perdere a Jody la sensibilità all’estremità del braccio o di interrompere la circolazione del sangue. Era piuttosto difficile stabilire con certezza l’estensione del danno causato dal proiettile e Donna temeva che avesse danneggiato i nervi, ma finché non sanguinava troppo e riusciva a sentire il polso radiale, non si doveva temere il peggio.

Nonostante gli antidolorifici, Jody sembrava molto sofferente e la luce della luna piena che illuminava il suo viso le conferiva un pallore preoccupante. Donna provò a distrarla: «A quanto pare avevo ragione riguardo lo sceriffo Cuse!».

Jody sorrise: «Dovrò trovare altri motivi per prenderti in giro!».

Donna passò una mano tra i capelli di Jody, scostandoglieli dalla fronte: «Devi resistere, presto riusciremo a uscire e ti cureremo!».

Attorno a loro c’era il caos: tutti imbracciavano armi, sparavano a vista, ma i primi zombie si stavano avvicinando e qualcuno aveva cominciato ad arrivare alle finestre facendo inorridire Jody: fino a che non li aveva visti davvero, poteva illudersi che fosse un sogno o lo scherzo peggiore del mondo. Non sarebbero riusciti a tenerli a bada per molto.

«Dobbiamo dare una mano…» provò a dire Jody cercando di alzarsi.

«Tu devi restare buona» disse Donna conciliante cercando di convincerla con le buone a stare sdraiata.

«Ma è solo un graffio e siamo in pericolo, il mondo è in pericolo…» tentò Jody.

«Hey! Devo usare il tono di mia madre?» ingiunse Donna con un cipiglio severo.

Donna pensò bene di distrarre l’amica. Aveva notato la palla di pelo in una cesta vicino al divano, che tremava per il rumore degli spari. Prese il cucciolo e lo mise accanto a Jody. L’amica sembrava sempre rigida e fredda, sarcastica e dura, non sprizzava gioia e entusiasmo da tutti i pori come lei, ma sapeva che si sarebbe sciolta davanti alla creatura. Infatti, Jody cominciò a coccolare il piccolo con la mano buona rilassandosi impercettibilmente.

«Ora tu devi proteggere questo tenero cucciolo e io devo proteggere te» decise Donna. Jody le prese il braccio per trattenerla. «Ti prometto che tornerò presto!» assicurò prima di alzarsi per dare man forte ai difensori.

«Questa roba allucinante sta succedendo, quindi più ne so e meglio potrò aiutarvi. Come facciamo a eliminarli?» chiese determinata a Sam.

«Per gli zombie un colpo alla testa. Per i fantasmi, se il cerchio di sale dovesse rompersi, o fucile caricato a sale o ferro» spiegò Sam rapido e asciutto.

«Ricevuto!» rispose lei.

Stavano sparando da quella che sembrava un’eternità, quando Bobby annunciò che aveva terminato la pozione (Donna e Jody non sapevano a cosa servisse, ma, notando il sollievo degli altri, interpretarono positivamente la notizia). Chiamò ad alta voce qualcuno di nome Gabriel e dal nulla apparve un uomo.

A questo Donna non era preparata: «Oh Gesù!».

«No, non è lui, è solo un arcangelo, sai una creatura celestiale con l’arpa» la informò Dean.

Gabriel fece un cenno di saluto, prese il calderone con tutta la pozione e sparì.

Dopo poco, apparve l’uomo con il trench che rispondeva al nome di Cas. Reggeva in mano un bastone di legno appuntito: «Ho recuperato il legno del cipresso di Montezuma con cui potremo uccidere la dea!» annunciò.

«E il sangue di vergine, Cas, te ne sei ricordato? Dove la troviamo una dannata vergine?» chiese Dean, voltandosi speranzoso prima verso Jody e poi verso Donna. Entrambe ricambiarono l’occhiata con compatimento.

«Io sono vergine, Dean…» dichiarò Cas.

Non c’era tempo per perdersi in chiacchiere nonostante lo stupore di Dean, quindi Cas si ferì con una lama e versò il proprio sangue sul bastone.

Dopo poco si palesò la dea in persona in tutta la sua terribile magnificenza: i capelli neri fluttuanti sferzavano l’aria come delle fruste, gli occhi terribili sembravano braci e la pelle pallida era tesa sul corpo. Aveva un aspetto simile a quello umano, ma tutto in lei lasciava trasparire un male antico e incuteva una sorta di terrore primordiale. Attorno a lei un esercito di fantasmi e zombie avanzava lento, ma inesorabile. Uscirono tutti dalla casa per fronteggiarla a viso aperto.

«Bene, bene, miseri mortali, vedo che vi siete preparati al mio arrivo. Ma non potete sconfiggermi!» sogghignò.

«Invece temo proprio che possiamo!» Gabriel era riapparso e brandiva una lama argentea.

L’apparizione dell’angelo la fece schiumare di rabbia: «Tu, come osi mostrare la tua faccia, lurido traditore? È tutta colpa di quel tuo hippie di Betlemme! Prima del suo arrivo facevano sacrifici umani in mio onore, i sacerdoti strappavano cuori pulsanti! Ora si sono dimenticati di me, mi festeggiano solo nel Dia de muertos, mettendo quei ridicoli costumi! Io voglio sangue e prendo quello che mi merito!».

Alzò le braccia e il cerchio di sale si spezzò. Tutti erano pronti al peggio, quando dal cielo scesero quelle che sembravano luci infuocate.

«Sono gli angeli! La pozione ha funzionato!» gioì Cas.

Gli angeli piombarono sull’esercito di non morti come aquile che catturano la preda, colpendo e bruciando tutti quelli che riuscivano a raggiungere.

La dea gridò di rabbia e si lanciò contro Gabriel. Cas ne approfittò per aggirarla e, mentre Gabriel la teneva occupata frontalmente, la colpì alle spalle con il ramo di cipresso trapassandole il cuore. Lei spalancò la bocca in un grido muto, il suo corpo fu percorso da scariche elettriche ed esplose in mille pezzi con il rumore di uno specchio infranto.

Il caos della battaglia cessò di colpo: i fantasmi rimasti si dissolsero e gli zombie si accasciarono a terra. Gli angeli, distrutti i corpi rimasti, fecero ritorno al cielo. Rimasero solo Gabriel e Cas. Tutto attorno c’erano un silenzio innaturale e una spessa coltre di cenere, unico indizio dei fatti straordinari che erano appena accaduti.

Donna corse in casa ad abbracciare Jody: «Ce l’abbiamo fatta!».

Si riunirono tutti in salotto e Bobby aprì varie bottiglie di whisky per celebrare la vittoria.

Dean si avvicinò a Cas e si schiarì la voce: «Quindi, non sei mai stato con nessuno? Non hai mai fatto un po’ di sesso fra le nuvole?».

Cas si grattò la nuca a disagio e poi rispose piccato: «Non ne ho mai avuta l’occasione!».

Dean prese un grosso respiro: «Va bene. Sono due le cose che so per certo: una è Bertie ed Ernie sono gay, la seconda è che tu non morirai vergine, non finché ci sono io».

Cas lo guardò tra lo speranzoso e l’incerto, poi Dean, stanco di aspettare che si desse una mossa, lo prese per un braccio e lo trascinò su per le scale.

Mentre tornavano a Sioux Falls sull’auto della polizia, ancora sconvolte per quello che era successo, Jody e Donna si misero ad ascoltare la radio che parlava di uno straordinario fenomeno celeste di stelle cadenti e di illusioni ottiche causate dalla rifrazione di qualcosa per cui sembrava che le stelle fossero risalite verso il cielo. Jody era stata curata dall’angelo Cas e la spalla era come nuova. Il suo stomaco invece era contratto: aveva la spiacevole sensazione di dover vomitare al più presto e contemporaneamente di dover bere abbastanza da perdere conoscenza. Donna invece era allegra e pimpante come al solito, come se fosse andata a raccogliere margherite anziché a sparare a un’orda di zombie; con tono sognante disse: «Sai Jody, sapere che ci sono queste creature fuori fa sembrare il mondo più grande!».

Jody concordò: «Già! Credo che dovremmo farci aggiornare su un po’ di cose da quei ragazzi. Gli avrei voluto dire di stare fuori dai guai, ma avrebbe senso?».

 

 

 

 

NdA

 

Ciao a tutti!

Eccoci alla fine della storia! Vi è piaciuta? Non avrei mai pensato di riuscire a scrivere un capitolo ogni settimana per 26 settimane, collegando ogni prompt. A volte è stato difficile (con questo prompt «equivoco» in modo particolare), certi capitoli mi piacciono più di altri, ma mi sono divertita moltissimo.

Donna e Jody si sono conosciute, come nel canon, al raduno di sceriffi, ma, dato che nella mia storia si suppone che a quell’epoca Dean stese dormendo, ho immaginato che potessero essere intervenuti altri cacciatori, travestiti da guardie forestali, a far fuori i vampiri che in quell’occasione facevano strage e che quindi sia Jody che Donna siano all’oscuro del mondo sovrannaturale, anche se Donna aveva dei sospetti.

Il cipresso di Montezuma dovrebbe essere l’albero più grosso del mondo (35 metri di diametro e 30 di altezza), piantato 2000 anni fa da un sacerdote azteco; ho pensato che fosse divertente immaginare che il suo legno intinto in sangue di vergine servisse per uccidere la dea (ricordiamoci che Cronos e vesta sono stati uccisi in modo simile).

Vi lascio il link del sito che ha organizzato la challenge: https://www.facebook.com/groups/534054389951425/.

Ringrazio di tutto cuore chi mi ha accompagnato in questo viaggio e soprattutto chi mi ha regalato un po’ del suo tempo per lasciarmi il suo pensiero: lilyy che gentilmente mi ha sempre segnalato se avevo lasciato un refuso nel testo, Ciuffettina, Mia Renard, BALTO97, TeamFreeWill e forgottentear che mi hanno sempre ascoltato quando ero in crisi creativa, cin75, Mikarchangel74, vali_, Biota, TheWalkingNerd, Samhell, strugatta, Naquar, Manverie (chiedo perdono se ho scordato qualcuno!).

1Jo.

2Rufus.

3Sam e Dean.

4Castiel.

5Benny.

   
 
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