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Autore: Mari Lace    27/10/2018    3 recensioni
Writober: un prompt, una flash (protagonisti Juvia e Gray) al giorno.
#1: Invito. Era passato un anno, da quando le aveva promesso una risposta che ancora non aveva ricevuto.
#2: Nuvole. Sorrise felice. Amava il sole, il regalo di Gray per lei.
#3: Insonnia. “Insonnia”, non aveva saputo formulare una scusa migliore.
#4: Segreti. Non era mai stato bravo ad aprirsi con gli altri, Gray. [...]
#7: Vento - Komeroshi. Questa storia partecipa alla "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" organizzata da Soly Dea sul forum di EFP.
#9: Lettere. Passarono un secondo, due, tre, di silenzio.
Poi Gray rise.

#28: Sciarpa. Fu allora che Gray fece qualcosa di davvero inaspettato. Sciolse il nodo della sciarpa, e lentamente – Juvia ne fu quasi ipnotizzata – ne avvolse un’estremità attorno a lei.
#31: «Cosa ne pensi, Gris? Papà non sembra un bellissimo vampiro così?»
L’interrogato la guardò scettico, facendo sorridere Gray: quante volte aveva assunto quella stessa espressione?
«Dici sempre che è bellissimo, mamma» sottolineò il bambino. «Ora possiamo andare? Voglio i dolcetti!»
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Gray/Juvia, Lluvia
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Viaggio


Prompt #27:

Paradiso






Gray sospirò, frapponendosi tra due bambini che parevano pronti a prendersi a pugni. Erano già i terzi, ed erano passati solo venti minuti da quando glieli avevano affidati.

«La violenza non risolve nulla» sentenziò seriamente, pensando il contrario. «Qual è il problema?»

«Mi ha detto che sono basso!» esclamò uno dei due. Gray lo squadrò rapidamente, portando poi gli occhi sull’altro. «Siete bassi entrambi» affermò piatto.

I due bambini lo guardarono in cagnesco, gli altri intorno si misero a ridere.

«Va bene, va bene, basta. Venite tutti qui, mettetevi in cerchio – voi due ai lati opposti. Facciamo un gioco» annunciò, resistendo alla tentazione di mettersi le mani tra i capelli.

Perché mi sono offerto volontario? si chiese, rimproverandosi mentalmente.

 Spiò l’altro lato della sala con la coda dell’occhio – sapeva benissimo il perché.

Juvia. Lei tra i bambini stava benissimo, contrariamente a lui. Ora era seduta in mezzo al suo gruppo, raccontando chissà cosa con aria sognante.

Tornò a concentrarsi sui suoi dintorni immediati. I bambini lo fissavano, alcuni imbronciati, altri solo in attesa.

«Che gioco vorreste fare?» domandò. Vide uno dei due rissosi di prima fare per parlare; «Tu no» lo zittì sul nascere, per poi dare la parola a una bambina che aveva timidamente alzato una mano.

«Dipingi il Paradiso!» esclamò questa con un sorriso raggiante.

Gray inarcò un sopracciglio. «Che gioco è?» s’informò scettico. Dubitava ci fossero dei pennelli nella vecchia Chiesa.

«Oh, è facile» rispose subito la bimba, felice d’essere stata presa in considerazione. «Bisogna pensare a cosa, o chi, non può mancare perché siamo felici. Poi, a turno, ognuno dice il suo: così costruiamo un Paradiso, unendo i ricordi speciali di tutti!» spiegò.

«Che gioco strano» replicò Gray d’istinto. Vide il sorriso della bambina velarsi, così si affrettò a rettificare: «Voglio dire, non l’ho mai sentito! Certo, giochiamo. Inizia tu» disse indicando un bambino a caso.

Quello parve emozionarsi, vedendosi scelto per primo. «Il mio skate!» esclamò dopo un solo attimo di esitazione. «La mia bambola!», «Erika!», «Leo!», «Il mio cuscino!» furono solo alcune delle risposte che seguirono.

«Nonno», disse per ultima la bambina che aveva proposto il gioco. Gray si accorse che stava fissando lui – tutti lo stavano facendo. «Tocca a te!»

«Eh?» gli uscì, colto alla sprovvista.

«Certo, devi giocare anche tu! A chi pensi quando immagini il Paradiso?» gli chiese uno dei bambini più piccoli, seduto proprio accanto a lui.

Che sciocchezza, lui partecipare?

Avvertì gli sguardi farsi più pressanti. In fondo… perché no? Bastava menzionare un qualsiasi oggetto e si sarebbero ritenuti soddisfatti.

Paradiso.

Socchiuse gli occhi. Avvolta in una nuvola bianca, Juvia procedeva spedita verso di lui attraverso la navata di quella stessa Chiesa. Vedendola sempre più vicina, capì che non era una nuvola a celare il suo corpo, ma un candido abito da sposa…

«Sta bene?», «È tutto rosso!», «Avrà la febbre?»

Gray scosse la testa, scacciando imbarazzato quell’immagine.

«Juvia» mormorò, ma i bambini non lo ascoltavano più.

Si schiaffò una mano in fronte, ridendo tra sé.

«Ho rimandato abbastanza.»

  
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