Prompt #27:
Paradiso
Gray sospirò, frapponendosi
tra due bambini che parevano pronti a prendersi a pugni. Erano già i terzi, ed
erano passati solo venti minuti da quando glieli avevano affidati.
«La violenza non risolve
nulla» sentenziò seriamente, pensando il contrario. «Qual è il problema?»
«Mi ha detto che sono
basso!» esclamò uno dei due. Gray lo squadrò rapidamente, portando poi gli
occhi sull’altro. «Siete bassi entrambi» affermò piatto.
I due bambini lo guardarono
in cagnesco, gli altri intorno si misero a ridere.
«Va bene, va bene, basta.
Venite tutti qui, mettetevi in cerchio – voi due ai lati opposti. Facciamo un
gioco» annunciò, resistendo alla tentazione di mettersi le mani tra i capelli.
Perché
mi sono offerto volontario? si chiese, rimproverandosi mentalmente.
Spiò l’altro lato della sala con la coda dell’occhio
– sapeva benissimo il perché.
Juvia. Lei
tra i bambini stava benissimo, contrariamente a lui. Ora era seduta in mezzo al
suo gruppo, raccontando chissà cosa con aria sognante.
Tornò a concentrarsi sui
suoi dintorni immediati. I bambini lo fissavano, alcuni imbronciati, altri solo
in attesa.
«Che gioco vorreste fare?»
domandò. Vide uno dei due rissosi di prima fare per parlare; «Tu no» lo zittì
sul nascere, per poi dare la parola a una bambina che aveva timidamente alzato
una mano.
«Dipingi il Paradiso!»
esclamò questa con un sorriso raggiante.
Gray inarcò un sopracciglio.
«Che gioco è?» s’informò scettico. Dubitava ci fossero dei pennelli nella
vecchia Chiesa.
«Oh, è facile» rispose
subito la bimba, felice d’essere stata presa in considerazione. «Bisogna
pensare a cosa, o chi, non può mancare perché siamo felici. Poi, a turno,
ognuno dice il suo: così costruiamo un Paradiso, unendo i ricordi speciali di
tutti!» spiegò.
«Che gioco strano» replicò
Gray d’istinto. Vide il sorriso della bambina velarsi, così si affrettò a
rettificare: «Voglio dire, non l’ho mai sentito! Certo, giochiamo. Inizia tu»
disse indicando un bambino a caso.
Quello parve emozionarsi,
vedendosi scelto per primo. «Il mio
skate!» esclamò dopo un solo attimo di esitazione. «La mia bambola!», «Erika!»,
«Leo!», «Il mio cuscino!» furono solo alcune delle risposte che seguirono.
«Nonno», disse per ultima la
bambina che aveva proposto il gioco. Gray si accorse che stava fissando lui –
tutti lo stavano facendo. «Tocca a te!»
«Eh?» gli uscì, colto alla
sprovvista.
«Certo, devi giocare anche
tu! A chi pensi quando immagini il Paradiso?» gli chiese uno dei bambini più
piccoli, seduto proprio accanto a lui.
Che sciocchezza, lui
partecipare?
Avvertì gli sguardi farsi
più pressanti. In fondo… perché no? Bastava menzionare un qualsiasi oggetto e
si sarebbero ritenuti soddisfatti.
Paradiso.
Socchiuse gli occhi. Avvolta in una nuvola bianca, Juvia
procedeva spedita verso di lui attraverso la navata di quella stessa Chiesa. Vedendola
sempre più vicina, capì che non era una nuvola a celare il suo corpo, ma un
candido abito da sposa…
«Sta bene?», «È tutto
rosso!», «Avrà la febbre?»
Gray scosse la testa,
scacciando imbarazzato quell’immagine.
«Juvia» mormorò, ma i
bambini non lo ascoltavano più.
Si schiaffò una mano in
fronte, ridendo tra sé.
«Ho rimandato abbastanza.»