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Autore: Lil_Meyer    13/07/2009    1 recensioni
[Gundam 00] Sumeragi Lee Noriega non è affatto certa che la compagnia di un ex-alcolista possa giovare ad un ex-Innovator. Ma forse, la donna realizza sorridendo, Veda ha più senso dell'umorismo di quello che tutti pensano.
Genere: Generale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ed ecco finalmente l'ultimo capitolo! Ringrazio Atlantislux per i consigli e le correzioni, e tutti quelli che sono passati a leggere questa storia. Arrivederci! :)


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Sumeragi non crede che in città vi sia un posto più affollato e caotico del locale aeroporto. Almeno alla stazione di partenza dei treni orbitali la massa si muove in due sole ed opposte direzioni, quando invece nel gigantesco atrio dell’aeroporto le persone si spostano come neutroni impazziti, lungo traiettorie che conoscono solo loro. Per una mente precisa come la sua tutto quel caos è un’offesa ai sensi e, soprattutto, alla logica. Non vede l’ora di andarsene, di tornare nell’asettica perfezione dello spazio.

Se lei stessa si sente soffocare, può solo remotamente capire cosa può provare Ribbons Almark.
Lancia un’occhiata al giovane che le cammina a fianco. L’ex-Innovator tiene la testa bassa come a volere evitare di incrociare, anche per sbaglio, lo sguardo di qualcuno. Ogni tanto, casualmente, le loro mani si sfiorano senza che nessuno dei due si azzardi a prendere quella dell’altro.

Raggiungono in fretta la zona del check-in e una rapida scorsa al tabellone delle partenze rivela a Sumeragi di avere solo ancora qualche minuto da passare insieme. Non che abbiano molto da dirsi. L’ha informato la notte prima di tutti i dettagli della missione, per poi fare il possibile per non farsi dimenticare tanto presto. Sa che rimpiangerà quelle notti passate con lui, ma l’aveva messo in conto anche prima di cominciare. Usare il suo corpo per ottenere la fiducia delle persone è sempre stata un’arma a doppio taglio, anche se quella infelicità che già sente dentro è la cosa che, dopo, l’aiuta tutte le volte a non provare disgusto per sé stessa.

Sospira, sentendo gli occhi di Ribbons su di lei.
“Il nostro agente ti sta aspettando all’imbarco. Ti consegnerà il palmare con il quale rimarrai sempre in contatto con noi. Esegui gli ordini e tutto andrà perfettamente. Sarà una missione semplice.”
“Se è così perché non ci mandate qualcun’altro?”

“Scherzi? È il tuo test, nessuno te lo ruberà!”

Fa finta di non vedere l’espressione scocciata di Ribbons.

“E se non lo passo?”

“L’hai già fatto, in realtà.”

Fa un paio di passi prima di accorgersi che l’ex-Innovator non è più accanto a lei. Si gira e lo trova fermo con le braccia conserte, e l’espressione infastidita è diventata torva.
“L’hai fatto solo perché te l’hanno ordinato, vero?”
Sumeragi scuote le spalle. Si era aspettata quelle parole.

“Che frase scontata. Ma sei stato bravo, di solito mi viene rivolta questa accusa dopo due giorni.”
Ribbons, che ha alzato un sopracciglio alla parola “solito”, addolcisce di un poco lo sguardo ostile.

“Lo so che era scontata. Ma speravo fossi abbastanza sincera da dirmi la verità.”

“E perché dovrei essere sincera con l’uomo che ha ingannato tutto il mondo?” lei gli risponde, sorridendo innocentemente.
“Perché non ti costa niente esserlo. Avanti, non vi abbandonerò per questo. Non potrei in ogni caso, vero?”
Ribbons ha assunto un’aria intrigante, come un ragazzino davanti ad un complicato problema di matematica. La sua curiosità clinica la fa sorridere, e la fa avvicinare a lui per afferrargli la mano. Le dita di Ribbons si intrecciano così perfettamente alle sue… le mancheranno.

“L’ho fatto perché era l’unico modo che conoscevi per avvicinarti agli umani, per renderli tuoi. Il solo terreno sul quale, sorprendentemente, tu e le tue vittime avevate un qualche tipo di scambio. Ti ho voluto mostrare che non solo per vendetta, sete di dominio o lussuria del potere, gli esseri umani vanno a letto insieme.” Sumeragi sorride di sbieco. “Lo facciamo anche per confortarci a vicenda, per conoscerci, e per… perché ci va di rendere felice qualcuno.”
L’occhiata che le lancia Ribbons è perplessa.

“E tu… l’hai fatto… per…?”
“Forse per me stessa” ammette Sumeragi, scuotendo la testa facendo ondeggiare i folti capelli castani. “Perché mi ricordavi una persona che, tanto tempo fa, per eccesso di orgoglio commise il peggior errore della sua vita. Quella persona avrebbe tanto voluto che qualcuno le stesse vicino, le parlasse e la tenesse stretta la notte, come io ho fatto con te.”
Ribbons la guarda quasi con disprezzo, però le sue parole smentiscono la sua espressione altera. “E… quella persona… ha rimediato ai suoi sbagli?” le chiede lentamente.

“Ci prova. Ogni giorno della sua vita. Sa che non ha l’eternità davanti per farlo, e questo la sprona a dare sempre il meglio di sé” Sumeragi gli risponde, tendendo gli occhi fissi in quelli viola del giovane. Una volta quelle parole l’avrebbero fatta piangere, adesso invece si sente solo stanca, e vorrebbe essere già nello spazio, lontano da quel pianeta dalla gravità troppo alta.

Chiude gli occhi e, dopo un attimo, sente le braccia di Ribbons attorno al corpo.
“Dare il meglio di sé… che frase scontata…” le sussurra appoggiandole le labbra alla fronte. Sumeragi sorride nonostante le parole del giovane, perché quell’abbraccio è tutto quello di cui ha bisogno in quel momento.

La gente passa e qualcuno getta un’occhiata all’insolita coppia. Una bella donna dal corpo sinuoso stretta ad un giovane avvenente dai capelli tinti di verde. I passanti non possono fare a meno di ammirarli, inconsapevoli di essere invece loro i fortunati; quelli che hanno una casa, una lavoro normale, e una famiglia dalla quale tornare. Cose che i due che tanto invidiano non avranno mai.

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Sumeragi appoggia la testa al contro il sedile del treno, sentendo contro il petto la lieve accelerazione che le segnala la partenza. Dentro di lei si agitano nostalgia e speranza, e una leggera ilarità che le fa girare la testa.

È felice perché presto rivedrà i suoi amici. E perché tutto è andato perfettamente. È convinta che Ribbons abbia imparato la lezione, ed è certa che è talmente spaventato dall’idea di morire che non li tradirà. Ha fatto bene a lasciarsi scappare che non c’è modo per lui di fuggire. Così non si metterà in testa idee strane.

Lo squillo del comunicatore la scuote dai suoi pensieri, e guardando lo schermo un messaggio la avverte che c’è una chiamata in arrivo da un certo Isaac Newton. Sumeragi si permette un lieve sorrisetto di scherno. È così da Tieria trovarsi un alias tanto pretenzioso.
Il volto che compare è serio e composto.

“Hai fatto un buon lavoro, signorina Sumeragi” la saluta lui, inclinando leggermente la testa.

“Solo il tempo ce lo dirà. Spero che vada comunque tutto bene, l’Azadistan è una regione fondamentale per noi.”

“Ti tranquillizzo, e vorrei che facessi lo stesso con Setsuna, so quanto ci tiene a Marina Ismail; gli agenti che ho spedito sul posto sono già operativi e addestrati a far sì che nulla dovrà accadere in quell’area. Ci manca solo un coordinatore, e sono certo che Ribbons assolverà perfettamente al suo compito. Sa di non avere una seconda opportunità.”

Sumeragi apre la bocca ma Tieria la anticipa alzando la mano. “Non ti preoccupare per lui. Non è stupido, ed è consapevole di non avere nessuno modo di riacquistare il suo status di Innovator. Credo che passerà la vita a maledire sé stesso e me, anche se, tutto considerato, potrebbe essere che prima o poi arrivi a tollerare gli esseri umani... come ho fatto io.”

Gli occhi del Gundam Meister non mostrano nulla se non il solito sguardo neutro che ha da quando la sua coscienza si è fusa con Veda, ma le sue parole suonano vagamente rammaricate alla donna. Lei, interpretando le sue parole come rimpianto per averli lasciati, sorride a Tieria.

“Tollerare? Tu hai fatto anche di più. Hai combattuto con noi fino a sacrificare il tuo stesso corpo.”

“Non sarebbe mai successo se non avessi avuto qualcuno vicino che mi ha fatto capire dove stavo sbagliando, e il valore della vita umana.”

A Sumeragi sembra che lo sguardo di Tieria diventi affilato. “Non so, magari succederà lo stesso anche a lui, quando conoscerà qualcuno di davvero importante…”

Nonostante l’euforia del momento la stratega dei Celestial Being avverte una fitta alla bocca dello stomaco. Se l’aspettava, ma è dolorosa lo stesso.

Tieria deve essersi accorto che la sua espressione è mutata, perché continua in tono un po’ più duro.

“Non farlo, signorina Sumeragi. La tua tattica è stata brillante, ma adesso non cadere nell’errore di sentire la sua mancanza. Sappiamo tutti e due quello che può fare, e tu non hai idea di quello che aveva in serbo per gli esseri umani, se fosse riuscito nel suo intento di stravolgere il piano di Aeolia. Ribbons non prova nessuna compassione, pietà o rimorso, l’hai detto anche tu. Potrebbe essere che impari in futuro ma, per ora, non farti ingannare dal suo fascino.”

Lei scuote la testa. “Ti assicuro che Ribbons è stato ben poco affascinante in questo mese, e non mi mancherà affatto, è stato solo lavoro.”

Deve essere suonata convincente, perché vede Tieria annuire soddisfatto.

“Molto bene, sapevo di potermi fidare di te. Sai, un giorno potremmo davvero aver bisogno delle abilità di pilota di Ribbons, e non vorrei che...”

“Che io mi facessi influenzare da considerazioni personali?” lo interrompe lei. “Ti assicuro che non succederà.”

Tieria annuisce di nuovo. “Ne sono lieto. Ci aggiorniamo allora una volta che sarai tornata a bordo.”
Lei lo saluta con un cenno della mano, fissando lo schermo divenuto nero.

“Tieria Erde” sussurra. “Ho vissuto mentendo per buona parte della mia vita, è fin troppo facile ingannare uno come te, che è stato in mezzo a noi solo per una manciata di anni. Ribbons Almark mi mancherà eccome, ma ne renderò conto solo alla mia coscienza.”

Chiude gli occhi, e ritorna ad appoggiarsi comodamente contro lo schienale della poltrona.

“Arrivederci...” sussurra a nessuno in particolare.

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Ribbons scocca un’occhiata infastidita all’agente dei Celestial Being che l’ha appena rimproverato per l’ennesimo bicchiere di vodka che ha ordinato. Era salito a bordo con la ferma intenzione di non entrare in conflitto con lei ma la donna, dai lineamenti severi e dalla figura asciutta e nervosa, sembra averlo preso immediatamente in antipatia.

“Punk alcolizzato...” la sente sussurrare mentre si gira a pigiare nervosamente i tasti di un palmare e, in tutta risposta, Ribbons si scola il quarto bicchiere di fila in un sorso. Come farà a sopportare quella strega non ne ha idea, e ad un tratto si accorge che i suoi pensieri stanno drammaticamente virando verso Sumeragi Lee Noriega. La sua compagnia era di certo migliore.

Si alza di scatto, ricevendo un’ulteriore occhiata oltraggiata.

“Vado in bagno” dice alla donna allontanandosi senza attendere la sua risposta.

Si chiude la porta alle spalle con uno scatto, appoggiandosi pesantemente contro e voltando la testa verso lo specchio.

Nelle ultime settimane ha tentato di non osservarsi troppo, cercando in quel mondo di non notare i cambiamenti nel suo fisico. Che oramai non può più negare.

Ha acquistato qualche centimetro in altezza e qualche chilo di peso, e la sua pelle, che è sempre stata immacolata, adesso è leggermente dorata. Non può dire di trovare la trasformazione sgradevole, tutt’altro, ma di certo non ha più l’aria da etereo adolescente. Sembra invece un atletico studente americano in viaggio di piacere nei mari del sud. Si passa una mano tra i capelli, che qualche giorno prima Sumeragi l’ha convinto a tagliare in un’acconciatura più corta e sfrangiata della sua solita.

“Mi ha detto che sembro un surfista... che idee balorde che le vengono sempre in mente.”

Ribbons sbatte le palpebre, sorpreso dallo sguardo che ha visto riflesso nello specchio. Non è possibile che quell’espressione così affettuosa gli appartenga veramente.

Chiude gli occhi, appoggiando la testa contro la porta del bagno. Si deve arrendere all’evidenza di non riuscire a pensare ad altro che a lei, al suo corpo e alle sue stupide battute. “Forse perché non ho altro a cui pensare.”

“Arrivederci...” mormora stancamente, pensando che dopotutto un quinto bicchiere di vodka non gli farà chissà che male.

@@@ Fine @@@


  
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