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Autore: Mari Lace    28/10/2018    3 recensioni
Writober: un prompt, una flash (protagonisti Juvia e Gray) al giorno.
#1: Invito. Era passato un anno, da quando le aveva promesso una risposta che ancora non aveva ricevuto.
#2: Nuvole. Sorrise felice. Amava il sole, il regalo di Gray per lei.
#3: Insonnia. “Insonnia”, non aveva saputo formulare una scusa migliore.
#4: Segreti. Non era mai stato bravo ad aprirsi con gli altri, Gray. [...]
#7: Vento - Komeroshi. Questa storia partecipa alla "Challenge delle Parole Quasi Intraducibili" organizzata da Soly Dea sul forum di EFP.
#9: Lettere. Passarono un secondo, due, tre, di silenzio.
Poi Gray rise.

#28: Sciarpa. Fu allora che Gray fece qualcosa di davvero inaspettato. Sciolse il nodo della sciarpa, e lentamente – Juvia ne fu quasi ipnotizzata – ne avvolse un’estremità attorno a lei.
#31: «Cosa ne pensi, Gris? Papà non sembra un bellissimo vampiro così?»
L’interrogato la guardò scettico, facendo sorridere Gray: quante volte aveva assunto quella stessa espressione?
«Dici sempre che è bellissimo, mamma» sottolineò il bambino. «Ora possiamo andare? Voglio i dolcetti!»
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Gray/Juvia, Lluvia
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Viaggio


Prompt #28:

Sciarpa






Juvia non sapeva cosa aspettarsi.

Gray le aveva chiesto di incontrarlo in una stradina secondaria di Magnolia, doveva dirle qualcosa.

Il primo istinto di Juvia era stato di gioia, ovviamente. Si era sentita emozionata, aveva pensato a mille diverse ipotesi. Si era sentita leggera, aveva ispezionato l’armadio desiderosa di presentarsi al meglio.

Man mano che si avvicinava, però, l’eccitazione era scemata; una sensazione d’inquietudine l’aveva presa alla bocca dello stomaco, improvvisamente si era trovata a chiedersi il perché di quello strano appuntamento. Gray si era comportato insolitamente, nell’ultimo periodo.

Juvia aveva capito di che strada si trattasse, avvicinandosi: ricordava, ricordava ancora molto bene nonostante fossero passati più di due anni.

Gray aveva rifiutato la sciarpa che aveva preparato per festeggiare i loro 413 giorni di conoscenza. C’era rimasta molto male, ma poi avevano chiarito – eppure, non era un ricordo piacevole. Pur senza volerlo, quel giorno Juvia aveva ferito Gray.

Perché le aveva chiesto di vedersi proprio lì? Anche lui ricordava ancora quell’episodio, anche lui provava una sgradevole sensazione solo a pensarci? Juvia sperava di no, si disse che non era così, tuttavia l’inquietudine non la lasciò, le tenne compagnia fino al punto d’incontro.

Gray non c’era ancora; Juvia non se ne accorse subito, ma stava nevicando. Come quella volta…

«Juvia».

Si voltò di scatto, risvegliata dalla voce di Gray.

Perse un battito, nel vederlo: indossava una sciarpa, la sua sciarpa. «La sciarpa di Juvia», mormorò.

Lui si nascose nella sciarpa; sembrava a disagio? Il cuore riprese a batterle forte.

Gray le indicò una panchina, invitandola a sedersi per poi fare altrettanto.

«Juvia», ripeté. «È complicato. Ormai viviamo insieme da un po’…»

«Juvia ne è tanto felice» esclamò, interrompendolo. «Ma se vuoi che Juvia vada via,» iniziò a dire con voce tremante.

«Cosa? No!»

Lo disse con tanta enfasi che la ragazza alzò lo sguardo, colpita. Aveva le lacrime agli occhi: non voleva cacciarla!

Fu allora che Gray fece qualcosa di davvero inaspettato. Sciolse il nodo della sciarpa, e lentamente – Juvia ne fu quasi ipnotizzata – ne avvolse un’estremità attorno a lei.

Poté avvertire il suo calore, arrossì per l’improvvisa vicinanza.

«Non voglio che tu te ne vada. Mai» le sussurrò Gray all’orecchio; non poteva vederlo. «Resta con me, Juvia» continuò lui – sentì un fruscio, forse stava armeggiando con una tasca?

Gray si spostò, in modo da poterla guardare. Lo sguardo di Juvia, però, fu attratto dall’oggetto che il ragazzo teneva sul palmo della mano.

Un anellino decorato con un piccolo turchese a goccia.

Le parole le si mozzarono in gola.

«Sì», riuscì a mormorare dopo svariati secondi, «sì».

Stringendogli la mano con l’anello, si voltò e lo baciò, lasciando alle labbra di colmare il non-detto.

Un bacio bagnato, traboccante di gioia.



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