La guerra è finita da molti anni ormai. La mia famiglia sembra essere tornata alla normalità, ma il fantasma di mio fratello Fred ci perseguita ancora: ci domandiamo sempre cosa sarebbe accaduto se non ci fossimo separati, se avessimo combattutto fianco a fianco. Percy cerca di nascondere il suo senso di colpa, ma so come si sente: lui sente di non aver fatto abbastanza per salvarlo e di aver sbagliato nel non fidarsi di noi, io penso che sarei dovuto morire con lui.
-George, senti: non c'è molta gente. Credi di potermi lasciare andare via prima?-mio fratello Ron compare dal retro del negozio già pronto per andare via. La sua bella lo aspetta a casa e, sapendo quanto tempo ci hanno messo per sistemare le cose fra di loro, lo lascio andare più che volentieri. Inoltre non vorrei attirare su di me le ire di Hermione: quella donna è molto pericolosa quando si tratta di separarla dal mio adorato fratellino.
Sento il campanello suonare, ma non alzo lo sguardo perchè sono troppo preso dall'articolo di Rita Skeeter sulla Gazzetta: a quanto pare la guerra non c'è mai stata e abbiamo immaginato tutto, anche la morte di tutti. Secondo lei quelli che noi pensiamo morti sono in realtà scappati dalla monotonia della vita e hanno deciso di non dare più notizie. La voglia di andarla a cercare ed ucciderla per le sue idiozie diventa sempre più grande.
-Non preoccuparti, anche io penso sia un'emerita idiota-alzo di scatto lo sguardo ed i miei occhi castani incontrano due enormi occhi di un azzurro che pensavo non esistesse in natura. La proprietaria di quegli stupendi occhi è una giovane ragazza sulla ventina, i capelli biondi portati in una lunga treccia delicatamente appoggiata sulla spalla sinistra. Indossa un paio di normalissimi jeans blu scuro ed una maglia verde a righe grigie.
-Scusa, non volevo interrompere la tua lettura, ma ho visto cosa stavi leggendo e mi sebrava doveroso dare un parere sulla follia di quella donna. Mi fa' piacere rivederti, George-dice lei sorridendo ed allungando la mano sul bancone per stringermela.
-Ciao...scusa, non ti offendere, ma proprio non ho idea ti chi tu sia-dico cercando in tutti i modi di non offenderla. Lei sorride e io mi sciolgo quando vedo quanto è bella con un bel sorrisone stampato sulle labbra, sembra che la sua pelle emani una luce raggiante.
-Credo sia normale, sono più di quattro anni che non ci vediamo: sono Luna, Luna Lovegood. Sono una vecchia amica di Ginny, abbiamo fatto parte dell'Armata di Silente, ricordi?-dice lei continuando a sorridere e tenendo alta la mano per farmela stringere.
Finalmente gliela stringo e smetto di avere quella faccia da babbeo che ho di sicuro assunto per la sorpresa: mi ricordavo Luna come una normale ragazzina che non avevo mai notato prima, adesso mi compariva davanti una stupenda donna con un fisico mozzafiato che quasi quasi mi faceva svenire se non fossi stato seduto comodamente dietro il bancone.
-Mi ricordo di te, solo che l'ultima volta che ti ho vista eri molto più piccola- e meno bella.
-Bene. Senti, stavo cercando qualcosa di divertente per un bambino: una mia parente ha appena avuto una nipote e devo mandarle qualche cosa per festeggiare-spiega lei. Per tutto il tempo della nostra conversazione non posso fare a meno di concentrarmi sulle sue labbra e spero solamente che non se ne accorga o sarebbe alquanto imbarazzante per me.
Dopo venti minuti di ricerca riesco a soddisfare le sue richieste e posso tornare a fare domande sulla sua vita, su dove si fosse nascosta negli ultimi quattro anni e mezzo e le strappo la promessa di venirci a fare visita alla Tana il più presto possibile.
-Verrò, tanto dovevo comunque organizzare con Ginny. Devo assolutamente parlarle delle nuove scoperte che ho fatto durante i miei viaggi e poi voglio sapere come ha fatto ad entrare nelle Holyheads-dice lei ridendo come un angelo.
Luna se ne va' dal negozio dopo tre ore e mezza di conversazione, interrotta momentaneamente dai clienti che devono pagare. Quando esce mi rendo conto che erano anni che non parlavo per così tanto tempo e soprattutto con qualcuno di così simpatico: mi rendo conto che dentro di me sta accadendo qualcosa di molto strano, qualcosa  che non avevo mai provato con nessun altra ragazza.