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Autore: pattydcm    28/10/2018    2 recensioni
“Quelle quattro scatole accuratamente nascoste sotto un mobile fanno da tomba al cuore di un uomo brillante e geniale. John le rimette al loro posto pensando a quanto gli sarebbe piaciuto scoprire una scatola che contenesse le prove del suo amore per lui”. Scopre, invece, che Sherlock ha collaborato con un team di giornalisti investigativi madrileni. Questi rivelano a John la verità sul ‘suicidio’ di Sherlock e lo invitano ad unirsi a loro per salvare il consulente investigativo dal pericolo nel quale si è cacciato. Verranno a galla verità sul passato di Sherlock, sui piani di Moriarty e sul rapporto tra i fratelli Holmes. Questa avventura vedrà crescere e consolidarsi il rapporto tra il dottore e il consulente investigativo, intenzionati a percorrere insieme il cammino che li porterà fino alla verità, sempre.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Buongiorno e buona domenica di pioggia a tutti!
Pare proprio che in tutta Italia stia piovendo. La lettura è una buona compagnia nei giorni grigi e il nuovo capitolo casca proprio a fagiolo. Ci stiamo avviando alla fine, ragazzi. Caspita… non mi sembra vero. C’è ancora un po’ di tempo, però.
Vi chiedo di avere pazienza per le tante note. Ho pensato più volte se lasciare i dialoghi in spagnolo o tradurli e ho alla fine deciso di lasciarli in lingua originale. Penso che dia più forza e credibilità al racconto. Dovrete fare quindi un po’ di salti dal testo alle note, ma spero che possiate comunque essere soddisfatti.
Oggi torna qualche personaggio lasciato indietro e si scoprono altri brandelli di verità nascoste. Il piano procede, coinvolgendo tutti i personaggi in gioco.
Non aggiungo altro. Vi auguro buona lettura
A presto
Patty
 
Capitolo 29
 
<< Buongiorno Greg >>.
Evelin, la segretaria del reparto di patologia forense del Bart’s, lo saluta con un grande sorriso che la dice lunga. Lestrade le concede giusto un cenno del capo, ignorando le allusioni impresse su quel volto. Con passo svelto si dirige verso l’ufficio di Molly, tornata oggi al lavoro dopo il lungo periodo di assenza per ‘malattia’.
Sono le sei di sera e mancano ancora due ore alla fine del suo turno.
<< Ho in arretrato talmente tante scartoffie! Il mio capo mi ha già detto di rassegnarmi all’idea di finire tardi per tutta la settimana >> gli aveva detto quando l’ha chiamata a metà mattina da quello che ormai deve rassegnarsi a riconoscere come il suo ufficio a Scotland Yard.
Nonostante la notizia del lungo orario di lavoro le è sembrata, però, contenta di essere tornata alla sua vita fatta di cadaveri e relazioni da consegnare. Un cambiamento notevole rispetto all’apatia della quale l’ha vista preda nell’ultimo periodo. La stessa cosa non ha potuto dire quando l’ha richiamata nel pomeriggio.
<< Evelin mi ha detto che ieri mattina si è trovata sulla scrivania una serie di documenti relativi a due corpi. Me li ha consegnati, convinta che io ne sapessi qualcosa. Sembra li abbiano portati qui la notte precedente e la cosa che mi sorprende è che non vogliono sia fatta su di loro alcuna autopsia per il momento >>
La voce di Molly si è fatta tesa man mano che gli raccontava questo strano episodio capace di accendere il sacro fuoco delle indagini da troppo tempo spento dentro di lui.
<< Ehi, sento che c’è qualcosa che ti turba riguardo a questi corpi, piccola >> le ha detto, cercando di camuffare con la dolcezza e la premura il desiderio di farle domande ben specifiche.
<< Sui documenti c’è il timbro dell’MI6 >> gli ha risposto mandando il suo cuore in fibrillazione. << Si tratta di una donna e di un… ragazzo >> ha aggiunto, e il singhiozzo che ha cercato di nascondergli gli ha permesso di capire a chi Molly stesse pensando appartengano quei corpi.
<< Vuoi che venga da te appena ho finito qui? >> le ha chiesto pensando già a come poterla convincere a dare una sbirciata ai cadaveri, giusto per mettersi il cuore in pace sul fatto che possano essere le due persone che entrambi hanno in mente o meno. Lei gli ha semplicemente detto sì, felice all’idea di potersi aggrappare a lui.
“Sono un bastardo egoista!” pensa fermo davanti alla porta dell’ufficio. La sua donna è turbata dalla presenza di quei due corpi e lui, invece, si sente euforico della possibilità di tornare ad indagare.
Scuote la testa e si decide a bussare. Molly lo accoglie gettandogli le braccia al collo. Trema appena e lui si aspetta già di dover confortare un’ennesima esplosione di lacrime. Le mani di lei, però, si muovono lente lungo la sua schiena. Le labbra posano baci delicati ma insistenti sul suo collo, fino a raggiungere le labbra che bacia con trasporto come non lo vedesse da molto tempo.
<< Mi sei mancato >> sussurra sulla sua bocca. Gli occhi grandi brillano di desiderio e, sebbene sia confuso da quest’accoglienza inattesa, Greg si lascia trasportare dalla sua passione. Dopo settimane di apatia, pianti, discussioni legate al suo non voler sporgere alcuna denuncia né tanto meno farsi visitare da un medico o parlare con uno psicologo, questo momento di beata perdizione è un regalo più che gradito.
Sono insistenti le mani piccole e delicate di Molly. Scendono sulle sue gambe, si insinuano sotto la camicia. Mordendo le sue labbra lo invita a fare altrettanto e lui accetta volentieri, entrambi del tutto dimentichi del luogo in cui si trovano. Forse è proprio questo posto, questo luogo carico di morte ad accenderla. A Greg sembra di ricordare c’entrassero qualcosa Eros e Thanatos, ma è troppo impegnato in altro, adesso, per pensarci su.
Lo squillo del telefono li coglie mezzi nudi e parecchio accaldati, abbarbicati sulla scrivania. Ridacchiano come due ragazzini in bilico tra l’ignorare quell’interruzione o meno. Molly sbuffa e dopo un ennesimo bacio cerca di darsi un contegno per rispondere al telefono.
<< Certo, Evelin, sarò subito da loro >> dice in tono professionale, che induce Greg a rubarle un altro bacio. Non aveva osato di più in questi giorni, rispettoso dei suoi tempi e consapevole che sarebbero potuti essere molto lunghi dato quanto aveva subìto. Lei, però, ora accetta il suo ulteriore desiderio di baciarla, allontanando la dottoressa efficiente che non oserebbe far attendere neppure un minuto di più chi la sta aspettando.
<< Una coppia è qui per un riconoscimento >> sussurra baciandolo ancora. << Lascia che mi liberi di loro e poi… resteremo solo noi, qui. Sono l’unica obbligata a fare straordinario. I fastidi di chi ha delle responsabilità >>.
<< Li conosco bene >> risponde mordendo le sue belle labbra arrossate. << Posso aiutarti a rendere queste ore più liete >> le propone facendola ridere. Non ricorda neppure più quando ha sentito quella risata l’ultima volta. Forse prima che Sherlock e il suo seguito si trasferisse in pianta stabile in casa di lei. Oppure ancora prima, sì, prima che John commettesse il suo falso suicidio.
Le accarezza il viso rimettendole in ordine i capelli scompigliati. I segni delle percosse subite sono ormai divenuti lividi sbiaditi. È davvero bella questa piccola donna. I suoi occhi ora non sono  vigili e allerta, segnati dal trauma ancora fresco. No, Molly lo guarda con occhi che, con un certo brivido, riconosce essere innamorati.
“Sono un maledetto egoista” pensa posandole un bacio sulla fronte. Più volte ha sentito il bisogno di scappare dal dolore di Molly. Si è sentito soffocato dal costante bisogno di lei di averlo accanto. Pensa a quel messaggio ancora salvato nelle bozze del suo cellulare, quello che non ha mai inviato a John, ad Anthea o a Mycroft. Informazioni su come stessero, sui progressi riguardo al caso e, soprattutto, su cosa potesse fare lui per loro. Sebbene abbia scelto la cosa più giusta e suggeritagli persino da Sherlock, tante volte si è sentito in colpa per essere sparito così. Non è da lui lasciare un caso a metà, soprattutto se interessante come quello.
<< Direi che è meglio tu vada da loro >> le dice allontanandosi da lei.
<< Vieni con me? >>.
<< A che titolo? Non sono più della omicidi >>.
<< Pensavo volessi… dato che andiamo nella cella frigorifera… >>.
Greg resta senza parole, sebbene sappia che non dovrebbe stupirsi. Molly non è come la sua ex moglie. La patologa sa bene quanto stretto gli stia il suo nuovo incarico e ha colto il suo desiderio di scoprire a chi appartengano i due corpi.
<< Non sei poi così diverso da Sherlock >> gli aveva detto in uno dei loro primi ancora non-appuntamenti al pub. << Anche tu non vivi senza il tuo amato lavoro >>.
Ed aveva ragione. Al solo riportare in scena i cadaveri lasciati lì dai governativi, il sacro fuoco delle indagini è tornato a bruciare dentro di lui. Velocemente sistema gli abiti, con la stessa frenesia che era solito agitarlo quando era a casa della fidanzatina di turno al liceo e inaspettatamente uno dei genitori di lei rientrava. Molly ride nuovamente. Si avvicina a sistemargli il colletto della camicia e quel gesto di premura è capace di scaldargli il cuore.
“Forse ho solo paura di innamorarmi e di vederti scappare via appena finirà l’idillio dei primi mesi” pensa sentendo un improvviso brivido di freddo percorrergli la schiena. La invita a fargli strada, ignorando lo sguardo sorpreso della ragazza dinanzi alla sua reazione.
Quel messaggio non inviato e salvato tra le bozze sul suo telefono lo sente così pesante. Come fosse determinante per il suo futuro con lei.
Un pianto disperato lo distoglie dai suoi pensieri. Proviene dalla sala d’attesa, dentro la quale Molly entra. Dal corridoio, sul quale preferisce rimanere, Greg scorge una piccola donna incurvata dagli anni e avvolta da vesti modeste, che deve lei stessa aver confezionato. Si batte il petto, borbottando parole sconnesse tra le lacrime. Il marito, un uomo con barba e capelli bianchi e arruffati come zucchero filato, tenta goffamente di consolarla picchiettandole con la mano sulla spalla. Le parla in una lingua che sa di Europa dell’est. Le rughe che gli segnano il viso e le cicatrici sulle mani raccontano di una vita trascorsa per mare.
Greg osserva il dolore così diversamente manifestato da questa coppia di anziani genitori. E’, questa, la parte che non gli manca per nulla del suo ormai ex lavoro da detective della omicidi.
<< Siete qui per riconoscere il ragazzo ritrovato ieri ai Docs? >> chiede loro Molly. Il vecchio marinaio si limita ad annuire. Non prende molto in considerazione la patologa. Forse è abbastanza vecchio da avere quella mentalità antica che vuole le donne solo dietro ai fornelli. Greg, infatti, lo vede distogliere lo sguardo infastidito e per caso incontrare il suo. Sembra sollevato dalla sua presenza. Allo stesso tempo, però, Greg si sente stranamente in soggezione.
Come se lo stesse passando da parte a parte, l’anziano marinaio lo tiene sotto il tiro enigmatico dei suoi occhi. Hanno un colore strano. Troppo neri. Troppo profondi per appartenere a un uomo molto più che settantenne. Dovrebbero essere velati dalle cataratte, arrossati dalla congiuntivite tipica di chi ha trascorso una vita schiaffeggiato dal vento. Non vi è nulla di tutto questo nei suoi occhi. Neppure dolore per la perdita del figlio, a dirla tutta.
L’intuito di Greg inizia a pizzicare. Sente di avere un motivo in più per seguire Molly dentro la stanza dove è stato allestito il riconoscimento. Non avrebbe l’autorizzazione per farlo, ma non si sente sicuro nel lasciare la sua donna da sola insieme a un uomo che non lo fa stare tranquillo. Uomo che non oppone alcuna obiezione nel vedere entrare lui, persona anonima che potrebbe benissimo essere additato come un intruso, con loro in quella stanza.
Il vecchio distoglie lo sguardo da Greg solo per avvicinarsi al catafalco. Non è il ragazzo che si cela sotto il lenzuolo, però, ad attirare la sua attenzione. Quegli occhi scuri salgono a osservare l’ambiente. Si muovono svelti da un angolo all’altro.
“Le telecamere. Sta studiando la disposizione delle telecamere!” deduce. Porta istintivamente la mano alla pistola nascosta sotto la giacca e si sposta alle spalle di Molly.
La ragazza solleva il lenzuolo scoprendo il volto dell’anonimo cadavere.
<< Conoscete questo ragazzo? >> chiede loro con dolcezza.
I due si scambiano un’occhiata e un piccolo cenno del capo.
<< Non abbiamo la minima idea di chi sia quest’uomo >>.
Nello stesso istante in cui Molly fa un passo indietro spaventata, Greg ne muove uno avanti. Solleva la mano e la posa sulla schiena della patologa, per rincuorarla della sua presenza, e allo stesso modo vede il vecchio alzare la propria, invitandoli a mantenere bassi i toni.
<< Mycroft? >> chiede, sicuro di aver riconosciuto l’inconfondibile timbro vocale del fratello di Sherlock dietro quella mascherata.
<< Preferirei non ci chiamaste per nome >> sorride lui nel suo consueto modo tirato.
<< Molly >> sussurra la donna al suo fianco, catturando l’attenzione della patologa. << Mi dispiace per ciò che quella donna ti ha fatto >>.
Non poteva che esserci Mistica a vestire i panni della vecchina. Le sue lacrime sono vere e colpiscono la patologa, che abbassa lo sguardo limitandosi ad annuire.
<< Gregory, mi rendo conto che abbiamo abusato fin troppo del vostro aiuto e della vostra pazienza >> dice Mycroft. << Siamo, però, a un passo dal distruggere la rete di quel pazzo e ci serve qualcuno a Scotland Yard che possa aiutarci >>.
<< Riguarda i due corpi portati qui l’altro ieri notte? Io non mi occupo più di omicidi, lo sai >>.
<< No, non è per i corpi. La missione che ti propongo, però, può essere il modo per tornare a occuparti di omicidi >> lo incalza Mycroft. << Sappiamo tutti quanti che il posto al quale ti hanno assegnato ora non è adatto a te. Mio fratello ripone fiducia solo in poche persone e tu sei una di queste. Permettici di riabilitare il tuo nome, Greg. Te lo dobbiamo >>.
Lestrade sente di essere davanti a un bivio. Il suo lato investigativo è andato in fibrillazione già solo nello scoprire le reali identità dei due vecchietti. Non vuole, però, cadere nel gioco adulatorio di questi due Holmes e dei loro amici spagnoli.
Mycroft lo tiene agganciato con lo sguardo, quelle lenti colorate di nero che camuffano i suoi occhi azzurri rendendoli così strani. Il lato investigativo sta prendendo il sopravvento, lo sente ribollire come una pentola a pressione. Sì, il nuovo incarico gli sta stretto e sì, vuole tornare alla omicidi. Vuole occuparsi di questo caso, accettare la missione che Sherlock attraverso il fratello gli sta proponendo, senza neppure sapere di cosa si tratti. 
La mano di Molly vola a stringergli il pugno serrato. Sul suo viso è tornato a farla da padrone lo sguardo spaventato che da settimane la domina. Quella richiesta silenziosa e implicita di non abbandonarla, di restarle accanto qualunque cosa accada e, in questo caso, di non prestare ascolto a questo serpente ammaliatore.
<< Non pretendo di ricevere da te una risposta immediata >> dice Mycroft, al quale la reazione di Molly non è affatto sfuggita. << Ti consegnerò una chiavetta usb all’interno della quale troverai un file nel quale è riportato l’indirizzo di un forum. Se deciderai di aiutarci, ti chiedo di creare un account col nome che ti abbiamo indicato e di postare l’immagine allegata entro le dieci di stasera >>
<< Avevi immaginato che non mi sarei gettato subito ai vostri piedi >> ridacchia Greg.
<< Dopo quanto è successo, pensare che lo avresti fatto sarebbe stato da sciocchi insensibili ed egoisti >> ribatte Mycroft.
I loro sguardi restano nuovamente agganciati. È cambiato, il Governo Inglese. Al di là della maschera può vedere il volto di un uomo distrutto. Un uomo che è in bilico tra il salvarsi e il perdere tutto. Si sente molto vicino a lui, al suo dolore, alla sua disperazione. Greg riesce a sedarla solo dedicandosi continuamente al benessere di Molly, perché se rivolgesse l’attenzione a se stesso impazzirebbe.
<< Farò in modo di visionare tutto quanto entro l’orario stabilito. Mi auguro sia qualcosa per la quale ne valga la pena >>.
<< Lo è, Greg >> dice Mistica con convinzione.
<< Direi che ci siamo detti tutto. È meglio per noi avviarci >> dice Mycroft, andando verso di lui. Gli porge la mano e Greg la stringe sentendogli nel palmo la chiavetta usb.
<< Loro come stanno? >> sussurra e Mycroft distoglie lo sguardo. Prende un profondo respiro che non presagisce nulla di buono.
<< Vivi, ma… divisi >>.
<< Divisi? Perché? >> domanda esterrefatto.
<< Le cose sono molto cambiate da quando siete andati via dalla casa della signorina Hooper >> dice con un filo di voce. << Non abbiamo tempo di spiegare e preferisco tenerti fuori da questa parte della storia >>.
<< No, amico, se ci devo entrare voglio sapere ogni cosa >> insiste stringendogli forte la mano. Greg sente addosso a sé lo sguardo preoccupato di Molly, ma decide di ignorarlo.
<< L’Angelo è caduto per salvare il Pirata, che si è consegnato al Diavolo in persona. Il Soldato ha ucciso la sorella del Diavolo e ora è in missione con la Volpe Rossa >>.
Al detective ci vuole qualche secondo per decodificare il messaggio. Non perché sia incomprensibile, anzi, conosce tutti i personaggi della storiella che Mycroft gli ha raccontato. La trova, però, assurda. Pazzesca.
<< In… missione? >> riesce solo a borbottare.
<< Sì, una missione parallela alla tua >>.
<< Come può Sh… il pirata essersi consegnato e aver lasciato andare il soldato da solo in missione? >>.
<< Ha ideato un piano. Contorto, ma che sta dando ottimi frutti. Spero vorrai aiutarci a raccoglierli. Ora è proprio il caso per noi di andare via >> dice cercando di liberare la mano dalla sua stretta.
<< L’angelo e… e Lei… sono morti? >> insiste Greg, volgendo lo sguardo a Mistica, che subito lo distoglie. La vede annuire piano e calde lacrime caderle dagli occhi.
<< Sono… sono loro i corpi che hanno portato qui due giorni fa? >> domanda Molly pallida in viso. Mycroft annuisce silenzioso, scoccando a sua volta una rapida occhiata alla ragazza al suo fianco.
<< E’ morto da eroe. Ha riscattato gli errori commessi riuscendo a venire a conoscenza di informazioni importanti grazie alle quali è stato possibile al Pirata procurarsi ciò che questa chiavetta contiene >> dice muovendo la mano nella sua.
<< Oddio >> sussurra Molly portando la mano alla bocca. Greg la vede deglutire più volte prima di parlare. << Io ero convinta che la donna fosse Ant… la segretaria… che fosse…mor… >>.
<< No >> la interrompe Mycroft in modo brusco. << E’ ridotta molto male ma è viva >> aggiunge in tono più morbido, benchè la sua voce sembri proprio essere rotta dall’emozione. Greg ne è stupito, nonostante avesse notato la presenza anche in lui di reazioni emotive umane già quando scoprirono che suo fratello era vivo.
La mano di Mycroft trema appena nella sua. Invece di lasciarla andare la avvicina ancora di più a  sé gettandogli, poi, il braccio sinistro al collo. Lo stringe forte, sentendo il suo corpo tendersi sorpreso di quell’abbraccio che non ricambia. Sa bene cosa si provi a vedere soffrire qualcuno che si ama e Greg è convinto che sotto sotto quest’uomo di ghiaccio provi qualcosa per la sua segretaria. Cerca in quell’abbraccio di trasmettergli la sua vicinanza emotiva. Forse gli sta facendo più male che bene, data la distanza che Mycroft è solito mettere tra se stesso e il mondo, ma Gregory non conosce altro modo per manifestare affetto se non questo.
<< Andrà tutto bene, vedrai >> gli sussurra all’orecchio, piano in modo che solo lui possa sentire. Il braccio sinistro inaspettatamente forte di Mycroft gli cinge la schiena. Dura un istante, ma in quella risposta meccanica al suo abbraccio Greg riconosce la gratitudine per il suo gesto e sa di aver colmato un bisogno silenzioso, difficile da soddisfare perché non si sa con quali parole chiedere.
Mycroft si allontana bruscamente da lui. Libera la mano dalla sua lasciandogli nel pugno la chiavetta. Gli rivolge un sorriso tirato per poi volgere lo sguardo alla ragazza. Le porge il gomito, invitandola ad appoggiarsi a lui.
<< Sky… sai dove si trova? >> chiede Mistica a Molly. Dallo stupore di Mycroft, Greg comprende quanto non si aspettasse quella domanda.
<< Numeri 25 e 26 >> risponde la patologa. << Lui è al 25 >> aggiunge volgendo lo sguardo verso la cella-loculo che ospita le spoglie di Skyfall.
La ragazza zoppica piano verso quel freddo sportello e vi posa sopra la mano. La sentono borbottare qualcosa in spagnolo. A Greg sembrano le parole di una preghiera o forse di una canzone tipica della Spagna. Mycroft le si avvicina piano e le posa una mano sulla spalla.
<< Dobbiamo proprio andare, mi spiace >> le dice e la ragazza annuisce. Si allontana dal loculo e accetta il braccio offertole da Mycroft. << Vi auguro una buona serata >> dice voltandosi appena verso di loro prima di sparire insieme a Mistica al di là della porta.
Greg resta immobile a fissare la porta, la sensazione del braccio di lui stretto attorno a sé ancora forte sulla pelle. Trasale al tocco lieve di Molly, che gli rivolge uno sguardo preoccupato al quale cerca di rispondere con un sorriso.
<< Lei… è in quella cella >> dice la patologa senza voltarsi verso i loculi. << Io… temevo si trattasse di… e invece è Lei >>.
<< Meglio così, no? Giustizia è stata fatta >> dice stringendole la mano. La ragazza annuisce poco convinta, distogliendo lo sguardo dal suo.
<< Se mai richiederanno le autopsie… io non voglio farle. Li colpirei col bisturi entrambi. Soprattutto lei. La farei a pezzi. Piccoli pezzi >> sussurra.
I suoi occhi persi nel vuoto che piano piano si riempiono di lacrime lo inorridiscono. La saprebbe capace di tale scempio e una parte di lui pensa che entrambi, sia Moran che Skyfall, se lo meriterebbero.
<< Accetterai, non è vero? >> gli chiede. Sono severi ora i suoi occhi. Racchiudono un giudizio che Greg pensa di non meritare, ma non vuole discutere. Non lì. Non prima di aver ottenuto delle risposte.
<< Come ho detto, voglio vedere prima cosa contiene >> le risponde stringendo il pugno destro attorno alla chiavetta.
<< Possiamo usare il computer del mio ufficio >> gli propone la ragazza, decisa a non farsi tagliare fuori da quella storia.
Greg annuisce e la segue fuori da quella camera ardente lugubre e silenziosa. Con nonchalance, Molly comunica alla segretaria che il ragazzo non era il figlio dei due anziani e che resta, quindi, ancora senza nome e in attesa di essere identificato. Prende Greg per mano e insieme tornano nel suo ufficio.
La ragazza accende il pc, vi digita la password e gli cede il posto. Greg inserisce la chiavetta e quando la cartella compare sul desktop il cuore gli batte forte. Apre il file denominato ‘istruzioni’ ed entrambi lo leggono avidamente.
<< Oh, mio dio! >> esclama Molly, coprendo subito la bocca con la mano.
<< Cristo santo… aveva ragione, quel bastardo! Questa è roba che scotta! >>.
Euforico, Greg, scorre i file riportati nelle altre cartelle e inizia a pensare a come poter portare avanti le operazioni sottobanco, in modo che non giungano ad orecchie indiscrete. Ha già trovato buona parte delle soluzioni di cui ha bisogno, quando si rende conto di essere ancora nell’ufficio di Molly e che la ragazza è ferma a meno di un metro da lui.
Si volta verso di lei, tremendamente in colpa per essersi del tutto dimenticato della sua presenza.
<< Molly… io… >>.
<< Non dire nulla, Greg, ti prego >> gli chiede scuotendo il capo. << Io… lo so che questa può essere una grande occasione per tornare alla omicidi. Non voglio metterti i bastoni tra le ruote e mi farò da parte, ma tu… tu ti prego stai attento >> dice abbozzando un sorriso. Trema come una foglia, Molly. Gli occhi colmi di lacrime hanno nuovamente preso il posto di quelli pieni di risate che ha visto solo pochi minuti fa e che per troppo poco tempo ha avuto modo di conoscere.
“Sono un maledetto egoista” pensa di nuovo Greg a disagio. Il sollievo che ha provato nel sentirle dire ‘mi faccio da parte’ gli provoca un forte senso di colpa. Le vuole bene, questo è indubbio, forse ne è davvero innamorato, ma come la sua ex moglie gli ha più volte urlato contro il suo primo, unico e grande amore è il suo maledetto lavoro. Mycroft gli sta dando la possibilità di tornare ad essere un detective e Sherlock gli ha affidato questo caso che lui vuole maledettamente portarlo a termine. Per se stesso, per i suoi amici e, sì, anche per lei.
Si alza dalla sedia e le va incontro. In queste ultime settimane gli è bastato fare un passo verso di lei per vederla lanciargli le braccia al collo, aggrapparsi a lui come un naufrago al suo salvagente. Più volte si è chiesto se ci fosse amore tra loro al di là del reciproco bisogno di restare a galla. Questa volta, invece, Molly resta ferma. Ha detto che si sarebbe fatta da parte e lo sta facendo.
“Cristo, tra i due quello debole sono io!” si rende conto e, come un fiume che rompe gli argini, un pianto carico di tutta la disperazione che ha dovuto trattenere per sé e sostenere per lei esonda.
<< Io voglio che funzioni tra noi, davvero lo voglio! >> le dice tra i singhiozzi. << Ho bisogno, però, di mettere fine a questa storia >> dice indicando lo schermo del pc. << Voglio tornare alla mia vita com’era prima che questo stronzo di Moriarty arrivasse a rovinare tutto quanto. Voglio saperlo distrutto, privato di tutte le sue ricchezze e lo voglio in una di quelle celle accanto a sua sorella. Non sopporto l’idea che ti abbia toccata, non sopporto l’idea che tocchi i miei amici e non sopporto che tocchi anche me! >> grida perdendo ogni contegno come poche volte gli è accaduto in vita sua.
Molly gli si avvicina, dapprima titubante, dinanzi ai suoi pugni chiusi scossi dalla rabbia, poi con decisione posa le mani sulle sue spalle e lo trascina a sé. Quell’inversione di ruoli che mai si sarebbe aspettato basta a calmarlo. La stringe forte tra le braccia lasciando sfogare quel che resta del fiume in piena che sono le sue lacrime. Si abbandona a lei sentendola in grado di sostenerlo, di contenere la furia delle emozioni che è solito trattenere.
<< Mi spaventi, Molly >> ammette quasi senza accorgersene. << Ho paura perché sento che mi sto innamorando di te e che sto rischiando di rovinare tutto. Mi è già successo e ne sono uscito a pezzi. Non voglio che accada di nuovo. Non voglio farti stare male a causa delle mie assenze. È questa la vita che ho scelto e, cazzo, io ci provo a fare andare tutto per il meglio, ma è così difficile. Finisco sempre col rovinare tutto e ritrovarmi solo, cazzo >>.
Sente di essersi tolto un peso dallo stomaco, ma anche di averlo gettato senza fare tanti complimenti proprio sulla donna alla quale sta dichiarando il suo confuso amore. Prima, però, che possa darsi dell’idiota, Molly posa una mano tra i suoi capelli molto più sale che pepe, ormai.
<< Lavoro in media dalle 9 alle 12 ore al giorno, a volte anche tutti i giorni. A fine mese, poi, quando ci sono da aggiornare i dati, tra riunioni d’equipe e scartoffie arrivo anche alle 18 ore. Direi che in quanto a dedizione al lavoro e tempo azzerato per la vita sociale possiamo darci la mano >> ridacchia posandogli un bacio sulla fronte. << Anche a me spaventa ciò che provo per te >> aggiunge con un sussurro. << Mi spaventi proprio perché mi viene così spontaneo e semplice affidarmi a te. Non è mia abitudine farlo e temo di aver esagerato, scusami. È solo che… si sta bene tra le tue braccia, Greg >>
Il detective alza lo sguardo a incontrare il suo, imbarazzato e commosso. Dare un calcio alla felicità, forse è questo che rischierebbe di fare se la lasciasse.
<< Abbiamo bisogno di andare via da qui, Molly >> le dice posando la fronte contro la sua. << Io e te, lontani da quest’atmosfera asfissiante, da tutto questo dolore >>.
<< Ho detto a John che lui e Sherlock mi devono una vacanza di due settimane all inclusive. Con questo ‘favore’ che ti stanno chiedendo, direi che ne dovranno una anche per te >>.
<< E dal momento che riceverò sicuramente una promozione, ne aggiungeremo un’altra e ce ne concederemo tre di settimane. Che ne dici? >>.
<< Dico che mi piace >> sorride asciugandogli le guance ancora rigate dalle lacrime. << Fai ciò che devi, detective, e stai attento. Io ti aspetto qui >>.
Bacia le sue labbra e non le lascia andare che dopo un lungo intenso istante. Ridono allegri, cosa che da troppo tempo non accadeva. Greg si sente leggero, pronto all’azione e felice. Sì, è felicità quella che sta provando e che vive nei baci carichi di risate che si stanno scambiando.
Quel vecchio marinaio che tante tempeste ha incontrato gli ha portato un dono prezioso del quale lui è più che felice di occuparsi. Un dono che ha riportato il sole, la speranza, il desiderio di giustizia e quello, finora soffocato dalla paura, di amare ed essere amati.
 
***
 
Il fumo della sigaretta disegna spire bianche che si disperdono nella notte londinese. Grey stone le osserva ipnotizzato. Il sapore del tabacco gli risulta amaro. A quanto pare è vero che fumare dopo tanto tempo che si è smesso dia la nausea. Eppure è già al terzo pacchetto. I mozziconi delle precedenti giacciono schiacciati nel portacenere posato in bilico sulla ringhiera del balcone di villa Holmes.
E’ uscito a comprare le sigarette, passando con nonchalance dalla porta d’ingresso, poco dopo la partenza di Fox e John per Parigi. Mistica e Mycroft stavano valutando quale travestimento fosse meglio attuare per raggiungere il Bart’s e lui non ne poteva più di stare ad ascoltare.
Ha comprato un’intera stecca di Marlboro rosse deciso a sedare a modo suo l’ansia di sapere Fox lontano e senza la possibilità di mettersi in contatto con lui. Hanno deciso, infatti, di muoversi alla vecchia maniera, senza auricolari, né contatti telefonici di alcun tipo. Un consiglio di Sherlock che, sebbene a malincuore, Grey ha appoggiato, data l’assoluta incertezza dei controlli ai quali sono sottoposti.
Nel breve tragitto dalla casa al tabaccaio, infatti, ha incontrato quattro uomini fermi in diversi punti strategici per tenerli d’occhio. Ora ne può vedere un altro, fermo dall’altro lato della strada e chissà quanti ancora ce ne sono. Benchè abbiano rivoltato la villa da cima a fondo alla ricerca di cimici e telecamere nascoste la notte in cui sono arrivati, non trovandone nessuna, non possono stare tranquilli. Anche, però, parlare sempre in codice non è facile e stare sempre allerta alla lunga è logorante. L’umana stanchezza li coglie fin troppo spesso e Grey non ha per nulla voglia di perdere un altro dei suoi colleghi.
Sarebbe voluto andare lui al Bart’s con Mycroft, ma la soluzione più saggia è stata restare con Anthea, l’elemento più fragile del gruppo, al momento. Con mistica e Fox lontani e privato della possibilità di comunicare con loro, le sigarette sono state una buona compagnia.
No me quieras, Juliana, estoy haciendo todo lo posible para intentar no volverme loca, aquí[1]”, pensa spegnando l’ultima cicca. Guarda l’orologio per l’ennesima volta nel giro di pochi minuti. Sarebbero dovuti rientrare già da una mezz’ora buona, eppure di Fox e John non c’è alcuna traccia.
Prende un’altra sigaretta, senza neppure pensarci, proprio come faceva ai bei tempi del tabagismo. Voci di corridoio volevano fumasse anche nel sonno, tanto era perennemente presente la sigaretta sulle sue labbra. A dire il vero gli piaceva l’immagine che quel cilindro di carta arrotolata dava di lui.
La cicatrice che ha sul viso inizia a dolergli, segno che sta esagerando. La accarezza distratto con la mano, ma non riesce a sciogliere la tensione che parte da ogni singolo punto. Il fumo non c’entra nulla, ovviamente, ma è molto più facile attribuire a lui la colpa. Come è altrettanto facile ignorare del tutto la voce che continua a ricordargli che Sky è morto. Scuote il capo infastidito, ricacciandola giù.
“Maldita![2] pensa sputando fuori una lunga boccata di fumo.
<< ¿Ha decidido recuperar todos los cigarrillos que no ha fumado en los últimos dos años?[3] >>.
Grey scatta in piedi portandosi in posizione d’attacco. Gli ci vuole qualche istante per riconoscere l’avatar che Mistica ha realizzato per Fox
<< Te arriesgaste grande[4] >> lo rimprovera portando la sigaretta alle labbra. Il ragazzo la intercetta e gliela toglie di mano. Anziché gettarla, però, prende per sè gli ultimi due tiri.
<< Ravache si è suicidato >> gli dice in inglese.
<< Che cosa? >>.
<< Lo ha fatto davanti a noi, dopo averci detto il poco che sapeva. Si è sparato alla testa >>.
Ha assistito al suicidio di un uomo, ecco perché ne parla in inglese, lingua straniera per Fox, che ha ormai adottato lo spagnolo. Un espediente basilare per prendere le distanze da quanto è successo. Passa, infatti, le mani più volte tra i capelli tinti di nero e resi lisci dagli innumerevoli passaggi  della piastra.
<< Ha detto che era l’unico modo che avesse per salvare la sua famiglia tenuta in ostaggio da Moriarty. Io credo, invece, che quel pazzo ucciderà comunque sua moglie e i suoi figli >>.
<< Sì, lo penso anche io >>.
<< Sherlock aveva ragione, Juan. Moriarty è matto da legare >> dice prendendo il pacchetto di sigarette. Ne pesca una con mani tremanti e fatica un po’ a centrarla con la fiamma per accenderla. << Quel dottore, Offmanstal, di cui abbiamo sentito parlare nei registrati di Sky, era un chirurgo plastico abbastanza famoso in Austria. Ravache ha costruito la bomba che lo ha fatto saltare in aria il mese scorso. È stata la ricompensa da parte di Moriarty per i servizi offerti alla sua causa >>.
<< E che genere di servizi può avergli offerto un chirurgo plastico? >> domanda confuso. Fox gli scocca un’occhiata carica di comprensione per il suo straniamento. Prende una lunga boccata che manda giù lentamente, per farsi forza.
<< Noi abbiamo Miriam che ci trasforma in tutto ciò che ci serve. Ho visto che è riuscita persino a far diventare l’inamidato Mycroft un vecchio marinaio di lungo corso, direi che dopo questa possiamo davvero dire che nulla le sia impossibile >> ride nervoso. Grey lo ascolta serio temendo di aver già capito quali siano stati i servigi del chirurgo. << A Moriarty serviva un chirurgo in grado di trasformare i connotati di un uomo in quelli di un altro in modo permanente. Ha corrotto uno degli ambasciatore di uno degli stati che saranno presenti tra due giorni al vertice di pace affinchè sparisse dalla circolazione e ha assoldato un tale Renè, anarchico della schiera di Ravache, perfetto in quanto fisicamente molto simile all’ambasciatore. Offmanstall ha fatto il resto. Inutile che ti dica che fine ha fatto il vero ambasciatore >>.
<< Ambasciatore di quale stato? >>.
Fox prende un'altra lunga boccata scuotendo lentamente il capo.
<< Ravache non lo sapeva >>.
<< Cazzo! >> esclama Grey battendo il pugno contro il davanzale. << Lascia che venga con voi in Svizzera >>.
<< No >> ribatte deciso Fox. Si porta al davanzale e schiaccia la cicca nel posacenere, volgendo poi lo sguardo al cielo nero avvolto dalla foschia. << Anthea e Miriam hanno bisogno di qualcuno che resti qui e le protegga. E poi gli accordi prevedevano che tu restassi in Spagna >>.
<< Si fottano gli accordi, Valerio >>.
<< Mi hai messo a capo delle operazioni >> lo zittisce. << Questa è la mia decisione >>.
Voleva che Fox prendesse il suo posto e il ragazzo gli sta dimostrando di esserne all’altezza. Ribattere oltre non avrebbe senso. Può solo annuire e accettare le sue responsabilità.
<< Mycroft ha contattato i suoi collaboratori. Saranno qui domani mattina, in modo che Mistica possa avere tutto il tempo che le serve e che noi si possa partire per Meiringen nel tardo pomeriggio >>.
<< Non basterà giocare ad armi pari, Valerio >> sospira appoggiandosi a sua volta alla ringhiera. << Questa gente ci tiene d’occhio. Moriarty avrà sicuramente pensato alla possibilità che vogliate anche voi sostituirvi a due degli uomini di Mycroft, così come lui ha fatto cambiare i connotati a un assassino per metterlo al posto di uno degli ambasciatori dei ministri coinvolti al vertice >>.
<< Sì, so quanto il rischio sia alto. Anche Àngel ne ha corso uno, molto alto, per metterci a conoscenza di quanto quel pazzo abbia progettato. Lo ha fatto per permetterci di portare avanti l’inchiesta e evitare questo conflitto. Non onorerei il suo sacrificio se almeno non tentassi di essere ugualmente coraggioso >>.
<< Sono sicuro che lo sarai. Quello che voglio sperare e che farai di tutto per non fare la sua stessa fine >> dice prendendogli la mano. << Ricorda, Valerio, che ci saranno sempre esseri umani pronti a scatenare guerre. James non è l’eccezione, ma solo uno dei tanti. Noi e Sherlock stiamo combattendo contro la condizione della natura umana, non contro Moriarty >>.
<< Tu contro questa naturale inclinazione al sadismo e alla crudeltà dell’uomo ci lotti da più di 25 anni, Juan. Cosa cambierebbe tentare ancora una volta? >>.
Vorrebbe dirgli che cambiano molte cose, dal momento che al vertice di pace, durante il quale molte armi faranno fuoco, non potrà essere al suo fianco come durante le loro inchieste. Come ha potuto pensare di lasciargli il comando della sezione investigativa e poter vivere tranquillo, sapendolo là fuori in costante pericolo, senza neppure poterlo aiutare tramite gli auricolari?
La cicatrice tira strappandogli quasi un gemito. Vi porta sopra la mano sfregandola vigorosamente, ma non riesce lo stesso ad alleviare la sua pena. Lascia scivolare il ciuffo a coprire il viso. Vorrebbe sprofondarci dietro questo sipario che lo protegge dallo sguardo disgustato della gente. Inaspettatamente, Fox scosta la lunga frangia, riportando alla luce questa cicatrice che dilania il suo viso da che aveva dodici anni. Gli sorride e con le sue lunghe dita aggraziate ne segue la traiettoria dalla tempia al mento.
Il cuore di Grey batte forte, come la prima volta in cui questo giovane italiano, arrivato al suo cospetto per caso, fece lo stesso gesto.
<< La heteroflexibilidad también existe en los transexuales, Juan. 
Creo que a cualquiera le puede ocurrir sentirse atraído por alguien del mismo sexo. 
Si se transmite o no, esto no significa que uno sea necesariamente homosexual o bisexual. 
Lo sabes mejor que yo, amigo mío. 
Usted escribió más de un artículo y también algunos libros al respecto[5]
 >>.
 
Possono scriversi, però, tante parole, esprimere idee nelle quali si crede e solo quando ci si trova presi in mezzo comprendere davvero la portata di un sentimento. La sua collega che gli supervisiona i casi ha ragione, può capitare a chiunque. Quando si lotta, però, per affermare il proprio essere maschi eterosessuali sebbene nati in un corpo femminile, sentire improvvisamente di provare per un uomo qualcosa in più dell’affetto manda in tilt l’intero sistema.
Nonostante ribadisse a se stesso di essere innamorato della sua donna, questa volpe rossa lo ha messo a dura prova da quella prima carezza. Ora che sente le sue dita di nuovo sulla pelle si rende conto di come sia piacevole il suo tocco e di quanto non voglia perderlo.
¡Soy un maldito egoísta![6] pensa chiudendo gli occhi, del tutto rapito dal calore della mano del suo migliore elemento. Un ragazzo confuso, spaventato a sua volta da ciò che prova per lui e che con coraggio ha superato l’imbarazzo e gli ha parlato dei suoi sentimenti, delle sue emozioni, dei suoi desideri. Lo ha dovuto respingere con tutta la dolcezza che gli è stata possibile per evitare che si chiudesse ancora di più nella fredda corazza che si è costruito attorno. Ed è stato difficile, dal momento che avrebbe lui stesso voluto lasciarsi andare a quelle mani, a quegli abbracci.
<< Tu eres... muy importante para mí, Valerio[7] >> sussurra. Non dovrebbe esporsi così, non con lui che sa bene cosa ha vissuto e cosa provi per lui.
<< Tu tambien eres[8] >> sussurra a sua volta il ragazzo. Posa un bacio proprio su quella cicatrice, testimonianza costante di quanto l’uomo sappia essere crudele e sadico se gli è data la possibilità di accanirsi contro un innocente. << Te amo >> dice con un filo di voce cogliendolo di sorpresa. << No quiero arriesgarme a no tener la oportunidad de decirte al menos una vez, como le sucedió a Miriam y Àngel. Es egoísta actuar así, lo sé, pero ... es lo que siento. Siempre ha sido así y siempre será así[9] >>.
Fox si allontana da lui, ancora senza parole. Torna a guardare il panorama e accende un’altra sigaretta, soffiando il fumo della prima boccata che si unisce alla foschia che diviene sempre più fitta.
<< Debemos llevar al asesino. Es la única evidencia que tenemos contra Moriarty. La única manera en que podemos prevenir el colapso de la civilización occidental y asegurar un futuro para nuestros hijos, Juan[10] >>.
È la prima volta che Fox usa simili parole riguardo ai gemelli. È stato lui stesso a sottolineare più volte come non avrebbe mai accampato alcuna pretesa sui bambini. Si è sempre ritenuto un semplice donatore, un amico che ha voluto regalare a una coppia la possibilità di avere i figli tanto desiderati. Non può dargli torto, però. Né quando definisce ‘nostri’ i suoi figli, né nel suo voler tentare il tutto per tutto per garantire loro un futuro di pace. Non riesce, però, a ribattere in alcun modo. Tra poche ore lo vedrà trasformarsi in un altro e andarsene per la seconda volta, da solo senza nessun altro sbagliato a coprirgli le spalle.
Grey toglie a Fox la sigaretta di mano, cogliendolo di sorpresa, e la getta al di là della ringhiera. Avvicina le mani al suo viso e, cercando di non fargli male, inizia a strappare via la pellicola che Mistica gli ha applicato per rendere la pelle olivastra e mutarne la fisionomia. Armeggia per un bel po’ di minuti, creando riccioli di non sa neppure bene cosa, che cadono sulla camicia e sul pavimento. Fox lo lascia fare e, anzi, lo aiuta togliendo le lenti colorate di nero che finiscono a fare compagnia ai riccioli. Grey si ferma solo quando riporta alla luce la pelle pallida e cosparsa di efelidi della sua volpe rossa. Gli sorride e commosso lo stringe forte tra le braccia. Tante volte lo ha stretto a sé. Per confortarlo, per contenere le sue esplosioni di rabbia, frustrazione e impotenza, per condividere le gioie che sono finalmente giunte anche per lui.
<< Lo siento, Valerio. Desculpame[11] >> lo implora con voce rotta dall’emozione.
<< Tenía que ir así, Juan. Lo acepto[12] >>.
Grey si scosta appena da lui per incontrare i suoi occhi verdi e sinceri. Non si sottrae al suo bacio. Assapora, invece, le sue labbra molto più sicure ora di quanto non lo fossero quell’unica altra volta in cui sono stati così vicini.
<< Quédate conmigo esta noche[13] >> sussurra Fox sulle labbra. << Quédate cerca de mi. Sin sexo, sin malicia. Abrázame fuerte una última vez antes de dejarme ir. Dame esta noche donde solo tú y yo podamos estar[14] >>.
Suona quasi come una macabra premonizione questa richiesta. Grey, però, non vuole pensare alla possibilità di perderlo. Non riesce a immaginare la sua vita senza di lui. Non importa che sia in Spagna o in l’Italia a cercare la felicità accanto ad una ragazza con la quale lui stesso sa che starebbe bene. Purchè sia vivo.
<< Solo tú y yo[15] >> annuisce ricambiando il suo bacio.
Si possono amare più persone, infondo. L’essere umano è una creatura complessa e se poi è anche ‘sbagliato’, come lo sono loro, allora lo è ancora di più. Tanto di più da annullare ogni complessità e divenire semplice. Semplicissimo.
 
***
 
John esce dalla camera, lasciando Anthea in compagnia di Mistica. Le due ragazze sembrano essersi avvicinate molto negli ultimi giorni, cosa che può fare solo bene a entrambe.
Il dottore raggiunge Mycroft nel salotto. Lo trova seduto sulla poltrona, un bicchiere di whisky in mano.
<< Come sta? >> gli chiede invitandolo a servirsi.
<< E’ ancora lontana dallo stare bene, ma il suo corpo sta guarendo >> risponde versandosi due dita di liquore nel bicchiere grande e pesante. << Mistica è con lei. Prendersi cura di qualcuno è un ottimo modo per superare il lutto. Greg ha accettato? >>.
<< Sì. Ha creato l’account è inviato il messaggio. Anche su quel fronte il piano sta procedendo a gonfie vele >>.
<< Bene >> annuisce prendendo posto sull’altra poltrona. << Pare proprio che nessuna delle spie poste da Moriarty a tenerci d’occhio si sia accorta del nostro andare e tornare. Dannatamente utili i passaggi segreti di questa villa >>.
<< Mio zio Rudhy era un tipo eccentrico. Non so perché abbia deciso di creare tutte queste uscite segrete di cui non vi è alcuna traccia sulla planimetria della villa. Le ha rese note solo a me e a Sherlock. Ti lascio immaginare i mille usi che questi ne ha fatto da ragazzo >> ridacchia e a John non serve giocare tanto con la fantasia per vedere una versione più giovane del suo uomo uscire di soppiatto travestito di tutto punto per compiere chissà quale folle indagine in incognito.
<< Perché Sherlock ti ha chiesto di falsificare i risultati del test del dna fatto da Moriarty? >> gli chiede, ponendo la domanda che per tutto questo tempo gli è girata per la testa.
<< Credo abbia pensato che avere la conferma di essere davvero fratelli lo avrebbe reso più malleabile e… gentile nei suoi riguardi >>.
<< Gentile? >> gli domanda avvertendo una stretta allo stomaco. << Non è interessato a lui… in quel senso. Vuole che siano soci, non amanti >>.
<< John >> sospira Mycroft, che sembra cercare le parole giuste per continuare, cosa che poco gli piace. << James ha una concezione distorta dei rapporti umani. Per lui tra sesso, reverenza, affetto e amore non c’è differenza >>.
<< Oddio >> dice stringendo forte il bicchiere tra le mani. << Pensi che il legame di sangue possa bastare a farlo desistere dall’approfittarsi di lui? >>.
<< Non ne posso essere sicuro. Non si può essere sicuri di nulla con James Moriarty. Posso solo sperarlo >>.
<< Sherlock è ancora provato da quella dannata ferita e non può difendersi >> dice, vuota il bicchiere in un unico sorso e lo lancia per terra mandandolo in frantumi. << E’ stato un folle a consegnarsi di sua volontà tra le mani di quel pazzo! >> ringhia prendendo la testa tra le mani.
Sente Mycroft alzarsi dalla poltrona e portarsi al suo fianco. La sua mano delicata e forte si posa sulla sua spalla destra che stringe appena.
<< Domani sera partiremo per la Svizzera, John. Stiamo per andare a riprenderlo. Greg attaccherà James sul fronte economico, noi impediremo al suo folle piano di compiersi e Sherlcok… mio fratello si è ritagliato il ruolo più complesso, ma è anche vero che solo lui poteva affrontarlo direttamente >>.
<< Non in queste condizioni, Mycroft >> ribatte asciutto John. << Moran ha fatto il gioco di suo fratello sparandogli. Ha ridotto notevolmente le capacità fisiche di Sherlock >>.
<< Non quelle mentali, John >> incalza Mycroft, stringendo ancora di più la mano sulla sua spalla contratta. << Ricorda che per Sherlock il corpo è solo un mezzo di trasporto. Tu stesso lo hai visto portare a termine casi complessi stando in piedi per miracolo. Continua  a credere in lui, John. E’ tutto ciò che ti ha chiesto >>.
John annuisce e posa la mano su quella di Mycroft. La stringe forte ripetendo le parole che gli ha appena detto per imprimerle nel suo animo tormentato.
 
***
 
C’è una luce strana nel cielo. Il sole brilla e non c’è una nuvola, eppure vi è qualcosa di inquietante in questa pigra mattinata. Gocce dorate illuminano il laghetto la cui superficie e liscia e immobile, come uno specchio. Riflette il cielo azzurro, rendendo impossibile vedere il fondale limaccioso.
Sherlock si sporge a guardare se stesso riflesso nello specchio d’acqua. Indossa una camicia bianca dalle maniche arrotolate sopra il gomito e un buffo cappello floscio verde acido. Un movimento inaspettato increspa la superficie dell’acqua, facendo perdere un colpo al suo cuore.
La intravede appena. I raggi del sole ne illuminano le squame facendola brillare. È enorme. La trota più grande che abbia mai visto. Ed è furba. Dannatamente furba. Sembra guardarlo dal pelo dell’acqua, farsi beffe di lui, della lenza che tiene nella mano destra e del retino che giace inerte ai suoi piedi. Con un colpo di coda cambia direzione, sprofondando nuovamente negli abissi scuri.
Dovrà ingegnarsi se vuole prenderla, ma allo stesso tempo agire in modo semplice, scontato. Nulla di troppo complicato, perché è quello che si aspetta, questa furba trota arrogante che lo tiene d’occhio.
Sherlock si inginocchia sull’erba umida. Si avvicina al suo riflesso, cerca la sua preda e la vede lì, ondeggiare e osservarlo a sua volta. Afferra un bastone, quello col quale è solito colpire alla testa i pesci che prende per stordirli prima di riporli nel secchio. Col bastone smuove il fondo limaccioso rendendo l’acqua torbida.
La trota, resa cieca dal fango che la circonda, perde l’orientamento e lui soddisfatto afferra il retino. Senza accorgersene, il furbo pesce si intrappola da sé. A Sherlock non basta che estrarre la rete dall’acqua e trionfare del suo successo.
Il peso della trota, però, lo sbilancia in avanti fino a farlo cadere. Si ritrova avvolto dall’abbraccio gelido delle acque limacciose, la vista oscurata dal fango. Prova a muoversi, ma qualcosa blocca i suoi movimenti. Si sente poi tirare verso l’alto, estratto a forza dall’acqua.
 È il volto di James quello che vede tra le maglie della rete nella quale è caduto.
<< Chi è il pescatore e chi la trota? >> gli chiede e Sherlock si rende conto con orrore di essere lui il furbo pesce dorato.
<< Rinuncia ai tuoi inganni, questo pesce non farai abboccare >> ride soddisfatto Moriarty, brandendo il bastone, pronto a calarlo mortalmente su di lui.
 
Sherlock grida, la risata sadica di Moriarty ancora nelle orecchie e il suo sguardo, quello sguardo folle, impresso nella retina.
Le note di Die Forelle[16] provengono dal grammofono a tromba adagiato sulla scrivania, prezioso regalo del suo ‘fratellino’.
<< Sta zitto, maledetto! >> grida pieno di rabbia e terrore. Afferra il bicchiere posato sul comodino accanto a lui e lo scaglia con tutte le forze contro lo strumento, che rovina a terra facendo un gran baccano.
Il silenzio ora è rotto dai battiti accelerati del suo cuore. La ferita pizzica così come i suoi occhi, che, spaventati, vorrebbero lasciarsi andare al pianto. Ha ancora nelle orecchie la sua risata, la sua voce canzonatoria e folle.
<< Ti sarebbe bastato chiedermi di spegnerlo, che bisogno c’era di reagire con così tanta violenza? >>.
Sherlock grida colto di sorpresa dalla presenza di Moriarty nella stanza. Questi lo osserva stranito. Non riesce e capacitarsi delle sue reazioni.
<< Un… incubo >> si giustifica Sherlock.
<< Oh >> ribatte Jim. Volge lo sguardo al grammofono ormai andato perso e fa spallucce. << Cosa ti ha spaventato così tanto? >> gli chiede curioso.
<< Ero in una rete. Più mi agitavo e più questa mi avvolgeva. Stavo soffocando. È questa dannata ferita che mi toglie il fiato >>.
Non sta nemmeno recitando quando porta la mano al torace. Lo preoccupa il fatto che bastino pochi movimenti un po’ più frenetici e energici a farlo divenire preda del dolore.
James si avvicina al letto e si siede al fondo. Non sa decifrare il suo sguardo, un misto di diffidenza, curiosità e qualcosa che potrebbe avvicinarsi alla preoccupazione.
<< Ti senti in trappola? >> gli chiede posando la mano sulla sua gamba destra. Sherlock sente i muscoli contrarsi all’immediato fastidio del suo tocco, benchè lenzuola e coperte lo separino da un contatto diretto.
<< Non lo sono, forse? >> ribatte, sistemando i cuscini dietro di sé. Di sdraiarsi sapendolo così vicino non ne ha alcuna voglia.
<< Non ti ho mai impedito di uscire da qui >> risponde James facendo spallucce. << Non vedo, però, perché dovresti farlo, dal momento che non devi muoverti. Già solo spostarti dal letto al bagno è troppo per te >>.
Non può dargli torto e la cosa innervosisce ancora di più Sherlock. Come se non bastasse, James continua ad accarezzare la sua gamba dal ginocchio alla caviglia.
<< Mycroft ha fatto portare i corpi di Seb e dello spagnolo al Bart’s >> lo informa, prima che lui lo allontani da sé con un calcio. È la prima informazione sul mondo esterno che gli da e notizie come quella non le trova di certo su internet.
James tiene gli occhi bassi sulla sua mano che lenta lo accarezza. È impossibile dire cosa stia pensando. Ancora di più cosa possa provare.
<< La piccola Molly Hooper avrà modo di vendicarsi squartando il suo corpo >> dice, le labbra incurvate in un sorriso inquietante. << Chissà la sorpresa quando ci troverà quel piccolo feto >>.
A Sherlock si chiude lo stomaco. È subdolo, fine ed elegante il suo modo di torturare. Non fa spaccare ossa, bruciare parti del corpo o stuprare. No. La sua tortura è psicologica. Una mano che accarezza, ma secca al punto da graffiare la pelle.
<< Ha, infine, deciso di ucciderla, il nostro Johnny boy. Un padre che uccide il figlio. È vero, allora, che ci si innamora di persone che ricordano i propri genitori >> continua, cercando il suo sguardo per godere del turbamento causatogli dalle sue parole. Sherlock, però, non vuole dargliela vinta.
<< Non credo che Molly sia tornata al Bart’s. Non credo neppure ci tornerà mai. Tua sorella l’ha spinta nel baratro al bordo del quale tu l’hai portata >> dice tra i denti.
<< Oh, che tremende illazioni! La piccola Molly si è innamorata dell’uomo sbagliato e, anziché demordere e farsene una ragione, si è lasciata fregare dalle sue stupide avance e ha accettato di aiutarlo a ‘suicidarsi’. Mi spieghi cosa c’entriamo io e Seb in tutto questo? Hai deciso tu di rivolgerti a lei, non te l’ho mica ordinato io >>.
È inutile dialogare con uno come James, proprio come è inutile chiedere pietà al boia.
<< Mi auguro che almeno tu l’abbia trattata con rispetto >>.
James ride di gusto battendo la mano sulla sua gamba. Ride fino alle lacrime, cosa che porta il sangue di Sherlock a ribollire nelle vene.
<< Oh oh, non mi dire che, infondo infondo, provi qualcosa per lei? >> lo canzona strizzando l’occhio.
<< E’ mia amica. Mi ha salvato la vita. Ho sempre potuto contare su di lei e mi dispiace abbia sofferto a causa mia >>.
<< Ti dirò un segreto, fratellino >> dice sporgendosi verso di lui. << Il senso di colpa non serve a nulla. Dovresti saperlo, tu che ti professi sociopatico. E comunque adesso è felice e contenta accanto al suo bel detective >>.
La sua dannata mano scorre, ora portando una pressione maggiore sulla gamba.
<< Li ricordi i termini del nostro accordo, vero James? >>.
<< Certo che li ricordo, fratellino >> dice in fretta. << Ho pensato solo ti facesse piacere sapere cosa è accaduto là fuori mentre indagavi da qui su quel bastardo traditore di Ravache >>.
Subdolo, come il sorriso che gli incurva le labbra. Tra le righe gli mostra come stia continuando a tenere d’occhio i suoi amici. Dovrà essere ancora più furbo e accorto se vorrà stringere la rete attorno a lui, anziché esserne avvolto.
<< Ti ringrazio, sei molto gentile >> dice inchinando il capo.
<< Sono io che ringrazio te >> ribatte chinando il capo a sua volta. << A proposito, Ravache si è suicidato >>.
Il sangue abbandona il corpo di Sherlock portandosi all’addome. Non ha ancora avuto modo di controllare il forum alla ricerca di notizie da Mycroft e quanto gli ha appena comunicato Moriarty non era nei piani.
<< Un problema in meno >> ribatte facendo spallucce, cercando di essere il più possibile convincente. James ha ancora sulle labbra quel sorriso inquietante. Si avvicina a lui portandosi al suo fianco e continua ad accarezzare lentamente la sua gamba, dal ginocchio all’anca.
<< Pare che prima di spararsi abbia ricevuto la visita di due individui >> dice facendogli accapponare la pelle. << Due uomini dalla pelle olivastra che parlavano francese. Secondo i miei informatori non facevano parte della cellula anarchica da lui capeggiata e sono misteriosamente scomparsi subito dopo il fattaccio >>.
<< Ravache aveva dei complici. È possibile che siano loro e che lo abbiano ucciso seguendo un piano ben preciso. Da morto non potrà più farti da capro espiatorio >>.
<< Sì, l’ho pensato anche io >> annuisce, scostando le coperte con un gesto deciso. << Ma è successa un’altra cosa che mi ha dato da pensare >> dice tra i denti battendo la mano sulla sua coscia nuda. Il colpo è così forte da riverberare fino alla ferita al torace, facendo gemere Sherlock dal dolore.
<< Si può sapere cosa diavolo ti prende? >> grida il consulente allarmato, afferrandogli il polso.
<< Non mi piace essere preso in giro, Sherlock, non mi piace per nulla >> ringhia affondando le unghia nella carne. << Il tecnico informatico che gestisce la mia rete mi ha comunicato che qualcuno si è introdotto in modalità nascosta nel mio mainframe proprio ieri. Io non posso credere tu sia stato così folle da non pensare alla possibilità di essere beccato in fragrante mentre rubavi informazioni dai miei database per mandarle a qualcuno dei tuoi alleati là fuori. Quella ragazza spagnola è maledettamente brava con i travestimenti e nulla mi vieta di pensare che quei due possano essere i suoi compari o magari John e uno di loro >>.
<< Io non ho fatto nulla di simile, lasciami >> dice cercando con tutte le forze di liberare la sua gamba dalla stretta della mano piccola ma forte di questo pazzo criminale.
<< A chi hai inviato quelle informazioni? Dimmelo! >> grida Moriarty del tutto fuori di sé dalla rabbia.
<< Toglimi le mani di dosso! >> grida a sua volta Sherlock, dandogli un pugno in pieno viso. Questa mossa Jim non se l’aspettava. Si alza barcollando, la mano al viso tumefatto.
Sherlock si porta a ridosso della testata del letto e cerca con lo sguardo qualunque cosa possa divenire un’arma a sua difesa. Non c’è nulla, però, che possa aiutarlo. Nulla se non la sua intelligenza e l’ottima capacità dialettica.
<< Io non ho inviato niente a nessuno, James! Non ho alleati fuori da qui, sto rispettando i patti, io! >>.
<< Hai chiesto a Mycroft di fidarsi di te! Hai detto a quell’inutile John Watson di continuare a credere in te, pensi che non ci abbia fatto caso? Tu hai un piano per distruggermi, non posso credere ti sia arreso davvero e quell’intrusione ne è la prova! >>.
<< Non mi avrebbero lasciato andare se non avessi cercato di mantenerli calmi e l’ultima cosa che volevo era scatenare una sparatoria, Jim! Pensi che sia così folle da venire qui, in casa tua, e tentare di fregarti? Sono io quello che si sente in trappola! Sono io la trota nella rete non tu! >> ammette tra le lacrime. Questo pianto accorato sembra confondere Moriarty, che lascia sgonfiare parte della sua furia. Lo guarda stupito, la mano ancora premuta contro il viso ammaccato.
 << Sì, ho navigato in incognito nel tuo mainframe, ma non ho inviato informazioni. Io volevo solo avere una conferma >>.
<< Una conferma? Di cosa >>  gli chiede guardingo.
Sherlock prende il tablet dal comodino e lo accende. Cerca quanto gli serve e glielo porge. James resta stupito da ciò che vi trova.
<< Volevo sapere chi aveva ragione tra voi, se tu o Mycroft >> sussurra, asciugando piano gli occhi. << Scoprire fino a che punto mia madre ha tradito quel bastardo che aveva per marito. Mycroft mi ha detto che non era vero, che si era inventata tutto tua sorella per indurti a darmi la caccia. A quanto pare, invece, il nostro sangue è davvero lo stesso >>.
<< Avevi dedotto avessi già provveduto a fare degli esami >> sussurra James, guardandolo con ammirazione.
<< Certo. Era la cosa più ovvia. Avrei agito anche io così >> dice e il criminale si apre in un sorriso allegro capace di ringiovanirlo.
<< Ora non ne hai più dubbi >>.
<< Neppure tu >> ribatte Sherlock. << I primi esami li hai fatti fare quando ho finto il mio suicidio dal tetto del Bart’s. Ce n’erano, però, dei nuovi. Un prelievo recente fatto subito dopo il mio arrivo in questo posto. Anche tu hai avuto bisogno di riconferme >>.
Moriaty appare imbarazzato dall’essere stato colto in fallo come un bambino.
<< Sì, lo ammetto. Quando mi hai detto che Seb stava tramando alle mie spalle ho temuto che ciò che Mycroft continuava a ripetere fosse vero. Se era stata capace di tradirmi, allora mia sorella avrebbe potuto davvero essere capace di mentirmi su una cosa così importante. A quanto pare, però, non era lei a mentire >> dice soddisfatto. << Io e te siamo fratelli, Sherlock. Abbiamo lo stesso sangue, la stessa intelligenza e abbiamo vissuto gli stessi torti. Mi dispiace tanto per Jane… saremmo stati un bel trio, non trovi? >> ridacchia facendogli gelare il sangue nelle vene alla sola idea.
Qualcosa sembra essere cambiato, adesso, in quest’uomo imprevedibile e pericoloso. Sherlock lo nota nei gesti, nel modo cauto di sedersi al suo fianco e di avvicinare piano la mano alla sua. Delicatamente la prende tra le sue e il sorriso che lo illumina è ora carico di gioia.
<< La verità è che mio padre e tua madre si sono innamorati e da questo amore ne siete nati tu e Jane. Mio padre… era un uomo mite, buono, del tutto soggiogato da quell’arpia che avevo per madre >> sussurra distogliendo lo sguardo. << Tua madre la ricordo come una donna bellissima. Hai i suoi stessi occhi, ammaliatori e terribilmente seducenti >> dice sfiorandogli il viso con la mano. << Anche lei viveva con un pazzo e penso sia stato questo a spingerli l’uno verso l’altra. Come noi, cresciuti con genitori mostruosi e con due fratelli a loro molto simili, se non addirittura peggiori. Possiamo anche noi amarci allo stesso modo >> dice sporgendosi verso di lui.
<< Come due fratelli >> si affretta a dire Sherlock togliendosi dalla traiettoria delle sue labbra.
<< Certo, come due fratelli >> ribatte James imbarazzato, ma anche infastidito dal suo rifiuto.
<< Dicevi davvero prima? Posso uscire quando voglio da qui? >> gli domanda, desideroso di toglierselo di dosso.
<< Sicuro. Se te la senti, anzi, ti porto nella terrazza. Da lì la vista è fantastica >> dice euforico.
<< La vista? >>.
<< Dai, non vorrai darmi a bere che non hai neppure provato a scoprire dove ti ho portato? >>.
<< Ammetto di averci provato, ma la connessione fa davvero schifo qui >> ribatte alzando gli occhi al cielo. << Ho capito di essere in Svizzera e, da quanto ho appreso indagando su Ravache, immagino che siamo qui per partecipare al vertice di pace che si terrà tra due giorni >>.
<< Oh, noi non assisteremo. I veri potenti muovono i fili dall’ombra e lasciano che altri ci mettano la faccia e si occupino del lavoro sporco >> gli strizza l’occhio aprendo la porta. Lo invita con un gesto plateale del braccio a varcare la soglia.
Sherlock si alza, indossa le ciabatte e la pesante vestaglia di lana pregiatissima che James gli porge. Si sostiene al bastone della flebo ed esce su un corridoio dal soffitto riccamente intarsiato. Il palchetto sul quale cammina è lucido e sembra essere molto antico.
<< Se dovevamo stare nell’ombra, allora perché siamo qua? >> gli chiede, mentre lo segue lungo quel labirinto fatto di corridoi tutti uguali sul quale si affacciano tante camere. Pare proprio si trovi di un lussuosissimo hotel.
<< Perché quanto accadrà finirà sui libri di storia e io non voglio assolutamente perdermelo >> ridacchia euforico. << E poi perché in Svizzera sanno come trattare chi è schifosamente ricco come me e, se questo non ti basta >>, dice piazzandosi davanti a lui, poco prima che il corridoio finisca su un’ampia stanza, << ho ritenuto opportuno venire qui per loro >>.
Sherlock osserva curioso il teatrino messo su da Moriarty. Volge lo sguardo verso ciò che indicano le sue mani e muove qualche passo oltre il limitare del corridoio.
<< Wow >> riesce solo a dire.
Una grande vetrata porta alla terrazza al di là della quale è possibile scorgere un panorama bello da mozzare il fiato. Quest’hotel superlusso sembra essere stato costruito direttamente nella roccia accanto alla quale si gettano le cascate. Il fragore dell’acqua è molto più forte lì rispetto che alla sua stanza, insonorizzata, così come devono esserlo tutte, per garantire il riposo degli ospiti.
<< Fratellino, benvenuto in Svizzera, nel canton Berna. Quelle che vedi sono le cascate di Reichenbach >>.
James lo invita a seguirlo sulla terrazza, dove il rombo è ancora più assordante. Una serie di tavolini è stata approntata per gli ospiti dell’hotel e Sherlock è sicuro che quello sia un punto panoramico molto ambito durante il giorno. Non, però, a quest’ora della notte.
Muove alcuni timidi passi verso la balconata. La luna piena si staglia contro il cielo come una moneta d’argento e illumina buona parte del burrone sotto ai suoi piedi nel quale si gettano incessanti le cascate. Si sporge appena, sentendo lo stomaco rivoltarsi. La costante caduta di quella massa d’acqua gli rimanda un senso di infinito e inesorabile.
Trasale nel sentire la pesante coperta che Moriarty gli posa sulle spalle.
<< Non voglio che tu possa ammalarti >> gli sussurra. Posa il mento sulla sua spalla e resta lì, le braccia strette attorno alle sue spalle. << Un salto di 250 metri >> bisbiglia, le labbra vicinissime al suo orecchio. << Da queste non avresti avuto scampo >> ride stringendolo a sè ancora di più.
Sherlock guarda come ipnotizzato l’abisso buio sotto di lui nel quale piovono le cascate. Ricorda bene la sensazione di panico all’idea di spiccare il salto dal tetto del Bart’s, benchè vedesse il materasso sotto di lui. Il timore che esplodesse facendolo sfracellare era più forte di quello di essere scoperto da John. Un salto da questa balconata sarebbe inevitabilmente fatale persino per un bravo stuntman come Skyfall. Sì non avrebbe scampo.
“Ma neppure tu, ‘fratellino’” pensa voltandosi appena verso di lui.
<< E’… bellissimo qui >> gli dice abbozzando un sorriso. << Davanti a una tale potenza noi piccoli uomini abbiamo solo da inchinarci >>.
<< In realtà una centrale idroelettrica posta sull’altro lato, dove c’è la funicolare, ne ha ridotto il flusso per sfruttarne l’energia. Come vedi, anche la forza più grande può essere assoggettata al volere di una mente potente >> ridacchia rendendo più insistente il suo abbraccio.
A Sherlock gira la testa e cerca con tutto se stesso di non svenire. Bloccato tra la morte inevitabile di un salto da quell’altezza e l’abbraccio asfissiante del Napoleone del crimine, inizia ad avvertire il peso dell’impotenza.
“No, il piano! Il mio piano sta andando avanti, sta funzionando e continuerà a funzionare!” pensa aggrappandosi a questa convinzione. Deve solo resistere e non cadere vittima della perfidia umana, come quella trota dorata.
 
 

[1] Non volermene, Juliana, sto facendo di tutto per cercare di non impazzire, qui
[2] Maledizione!
[3] Hai deciso di recuperare tutte in una volta le sigarette che non hai fumato negli ultimi due anni?
[4] Hai rischiato grosso
[5] L’eteroflessibilità esiste anche nei transessuali, Juan. Penso possa accadere a chiunque di sentirsi attratto da qualcuno dello stesso sesso. Che si passi all’atto o meno, ciò non significa che si sia necessariamente omosessuali o bisessuali. Lo sai meglio di me, amico mio. Hai scritto più di un articolo e anche qualche libro in merito.
[6] Sono un maledetto egoista!
[7] Tu sei… dannatamente importante per me, Valerio
[8] Anche tu lo sei
[9] Non voglio rischiare di non avere la possibilità di dirtelo almeno una volta, come è accaduto a Miriam e ad Àngel. È da egoisti agire così, lo so, ma… è quello che provo. È sempre stato così e così sarà sempre
[10] Dobbiamo prendere il killer. È l’unica prova che abbiamo contro Moriarty. L’unico modo in cui possiamo impedire il crollo della civiltà occidentale e garantire un futuro ai nostri figli, Juan
[11] Mi dispiace, Valerio. Perdonami
[12] Doveva andare così, Juan. Lo accetto
[13] Resta con me stanotte
[14] Restami accanto. Senza sesso, senza malizia. Tienimi stretto un’ultima volta prima di lasciarmi andare. Regalami questa notte in cui poter essere solo io e te
[15] Solo io e te
[16] La trota
   
 
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