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Autore: Be_Yourself    28/10/2018    1 recensioni
Secondo un pensiero comune il destino è già scritto e per questo immutabile, definitivo, inevitabile. Lo era anche quello di Arthur Pendragon, destinato a trovare la morte per mano di Mordred nella battaglia di Camlann. Tutta la sua vita, le decisioni prese, le azioni compiute non avevano fatto altro che spingerlo inesorabilmente verso il momento della propria fine. Ma come sarebbe andata la storia del più grande re di tutti i tempi se ci fosse stato qualcosa (o qualcuno) che neppure il destino era riuscito a prevedere? Quante vite risparmiate e quanti nemici smascherati prima che fosse troppo tardi avrebbe visto la storia di Albion?
*
Spero di avervi incuriositi! La storia si apre con un prologo che racconta alcuni avvenimenti antecedenti all'inizio della serie, dopodiché la narrazione seguirà gli avvenimenti da metà della terza stagione in poi. Buona lettura!
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Prima dell'inizio, Più stagioni
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Capitolo 6
Tormento e salvezza

Tutto ciò che sentiva intorno a sé era una cacofonia di passi rapidi e voci allarmate, riconobbe quella di Gaius molto vicina a sé e cercò di farfugliare “serpente o scorpione” in modo che il medico capisse con quale veleno aveva a che fare, erano quelli i tipi di veleno usati dagli assassini, raramente sostituiti da quelli di piante letali ma in quel caso non avrebbero avuto effetto su di lei. L'ultima cosa che riuscì a percepire fu la sensazione di essere sollevata dal freddo pavimento di pietra, poi perse definitivamente i sensi, piombando in un sonno agitato e dominato dagli incubi.
Improvvisamente si trovava nella cittadella di Nightfall, intenta ad osservare la facciata del castello che, ricoperto di ghiaccio e neve com'era, sembrava un palazzo di cristallo. Sentiva i piedi affondati nella neve e un freddo vento che le scompigliava i lunghi capelli, alzò lo sguardo ed osservò la luna piena brillare nel cielo notturno: blu notte e bianco, i colori della sua casata.
Una parte di lei sapeva che tutto quello non era reale, che era frutto dei suoi ricordi passati, ma il veleno rendeva quell'illusione molto vivida e reale, così reale che un brivido di terrore la scosse da capo a piedi quando udì un grido proprio dietro di lei. Era una voce che conosceva fin troppo bene e che non avrebbe mai potuto dimenticare, nemmeno se fossero passati mille anni. Avrebbe preferito non voltarsi perché sapeva bene cosa avrebbe visto, aveva fatto quell'incubo centinaia di volte nel periodo che aveva preceduto la sua fuga dalla vita che aveva vissuto per diciassette anni, tuttavia nei sogni si ha ben poco controllo sulle proprie azioni così si ritrovò a fissare quella scena terribile.
Daven era legato alla pira, i suoi occhi azzurri la supplicavano di salvarlo mentre le fiamme già salivano a lambirgli le gambe come famelici animali. Lei voleva salvarlo, ma quando fece per correre verso di lui si accorse di avere i polsi legati con delle spesse catene ben ancorate al suolo, prese a strattonarle con forza e disperazione fino a farsi sanguinare i polsi, piangendo, urlando ma fu tutto inutile. Alla fine, come ogni volta, le fiamme inghiottirono Daven, che per l'ultima volta posava lo sguardo su di lei e le sussurrava “ti amo”.
Astrid cadde in ginocchio nella neve, bagnandola con le sue lacrime disperate e con le gocce di sangue che le sgorgavano dai polsi ormai liberi, mentre osservava il fuoco consumarsi lasciando nient'altro che cenere.
Nella realtà non era andata esattamente in quel modo. Mentre Daven bruciava sul rogo lei era in catene nelle inespugnabili segrete di Nightfall, ma le grida disperate del suo amato che nell'agonia continuava a pronunciare il suo nome come se fosse l'ultima speranza a cui potersi aggrappare erano arrivate fin lì. A lei era sembrato di star bruciando con lui, aveva urlato con lui mentre lottava per liberarsi e correre a salvarlo.
Alla fine tutto ciò che le venne concesso fu di recarsi alla pira ormai spenta e piangere sulle sole cose che le restavano di Daven: un mucchietto di ceneri e i ricordi che lei si portava nel cuore. E fu quello che fece. Per un intero giorno e un'intera notte restò inginocchiata lì piangendo tutte le lacrime che era in grado di versare, mutando ben presto la disperazione e il dolore in rabbia e rancore.
Quando due guardie di suo padre andarono a prenderla lei non era più la stessa persona.


Arthur tirò un pesante sospiro mentre scivolava contro il muro di pietra fino a sedersi sul pavimento. Il corridoio fuori la sua stanza non gli era mai sembrato tanto freddo e buio come in quel momento, mentre era atterrito dal senso di sconforto e da un'attesa che lo stava uccidendo. Le guardie avevano pattugliato ogni angolo del castello ma sembrava che non ci fosse più alcun pericolo, per sicurezza però le ricerche sarebbero continuate fino al mattino. A quanto pareva i mercenari erano stati assoldati da re Odin, che già una volta aveva provato ad ucciderlo inviando un sicario, e il principe si domandò per quanto tempo ancora sarebbe andata avanti quella lotta prima che Odin potesse ritenersi soddisfatto.
Al momento però il pensiero che lo tormentava era di tutt'altra natura.
Si passò le mani sul volto e tra i capelli come per cercare di riordinare la confusione di pensieri che aveva in testa. Gli era ancora difficile credere a ciò che aveva appreso: Aidan in realtà era Astrid, e dopotutto sapeva di averlo capito dal primo momento in cui l'aveva vista nella foresta, o quando avevano combattuto nel campo di allenamento, e in fondo al suo cuore aveva sempre saputo che Astrid non poteva essere morta, nessuno avrebbe potuto ucciderla con facilità, proprio lei che con in mano una spada riusciva ad essere una tale forza della natura. In cuor suo lo aveva sempre saputo che era viva.
Si rendeva conto che era una cosa folle da pensare, e forse lui stava davvero impazzendo.
Avrebbe voluto parlare con lei, farle mille domande, ma proprio ora che pareva l'avesse ritrovata stava rischiando di perderla per sempre. Veleno, rapido e letale, così potente che non c'era stato neppure il tempo per portarla nello studio di Gaius, il medico aveva dovuto intervenire subito per cercare di placarne gli effetti, ma aveva già capito che le probabilità di salvarla erano pochissime.
Visto il suo evidente stato di agitazione gli era stato chiesto di restare fuori dalla stanza, in attesa, solo a Merlin era concesso di restare per aiutare il medico, ma prima di uscire Arthur aveva fatto in tempo a vedere il suo volto pallido di paura nel momento esatto in cui si era reso conto di chi fosse la persona stesa su quel letto. Quella era stata una delle poche volte in cui il principe fece ciò che gli veniva richiesto senza battere ciglio, perché dopotutto lui stesso preferiva restare da solo con i propri pensieri in quel momento, e comunque non sarebbe stato di grande aiuto a Gaius. Ma erano ormai ore che aspettava, tanto che l'aurora si avvicinava ma di Astrid ancora nessuna notizia.
Aveva appena deciso di alzarsi dal pavimento ed entrare, quando la porta si aprì. Gaius aveva l'aria esausta ma risoluta, poco dietro di lui Merlin era ancora pallido e aveva gli occhi lucidi. Per un istante il principe temette il peggio.
«Per il momento ho arrestato l'effetto del veleno, ma per essere certi che sia fuori pericolo dobbiamo aspettare che si svegli» disse Gaius dissipando almeno un po' i suoi timori, dopodiché osservò entrambi i giovani e le loro facce atterrite, decidendo di lasciarli soli «Se c'è bisogno di me sono nel mio studio, tenetemi informato di qualsiasi cambiamento».
Ci furono ancora diversi istanti di silenzio, poi Merlin parlò «È davvero Astrid, non è così?» domandò atterrito, ricordando la conversazione avuta poco prima con Gaius: una voglia rossastra a forma di testa di lupo marchiava la pelle bianca di Aidan sopra il seno destro, e il medico aveva viso una cosa simile solo sulla principessa Astrid. E poi c'era Arthur, che aveva continuato a chiamarla con quel nome mentre cercava di tenerla sveglia.
«Per favore non prendermi in giro fingendo di non saperlo già» ribatté il principe, acido, senza neppure guardarlo.
Il mago si sentì spiazzato da quell'affermazione «Come avrei mai potuto-».
«Per l'amor del cielo, Merlin! Non sono cieco e nemmeno stupido, so che ci sei andato a letto, vuoi forse dirmi che non ti sei accorto che è una ragazza?».
«So che è una ragazza, ma come avrei potuto sapere che si trattava di Astrid? Non l'ho mai conosciuta e non è che lei fosse così propensa a raccontarmi i suoi segreti» mentre parlava si rese conto di quanto male gli facesse quella consapevolezza.
Arthur non rispose, si prese la testa tra le mani, frustrato. Continuare a discutere non sarebbe servito a nulla, doveva solo capire la verità dietro tutta quella faccenda. Perché Astrid era lì? Perché non gli aveva detto la verità? Dov'era stata in tutti quegli anni? Cosa le era successo di tanto terribile da indurla a nascondersi dietro un'altra identità?
Ma per avere risposta a tutte quelle domande avrebbe dovuto aspettare che lei si svegliasse. Se si fosse svegliata.
Merlin tirò un pesante sospiro di tristezza e frustrazione, era preoccupato ma allo stesso tempo si sentiva tradito. Di giorno in giorno aveva cominciato a provare per Aidan qualcosa di più profondo, arrivando quasi a sperare che per loro due potesse esserci un futuro, ma ora capiva che con ogni probabilità l'altra non aveva mai avuto i suoi stessi progetti, aveva sicuramente intenzione di andarsene, di scappare, o gli avrebbe detto la verità. E adesso che quella verità taciuta era venuta fuori che speranza poteva mai avere lui, un semplice servo, di costruire qualcosa insieme a una principessa? Sapeva bene come andavano queste cose.
«Sarebbe meglio che qualcuno restasse con lei, nel caso si svegliasse, o se ci fosse bisogno di chiamare Gaius» disse con voce fredda, cercando di mantenere un minimo di autocontrollo sulle proprie emozioni.
Arthur annuì «Forse dovresti farlo tu. Sei l'apprendista di Gaius e tu e lei...».
«No, preferisco restare qui, se non vi dispiace» rispose «Se servirà correrò subito da Gaius».
Il principe lo guardò, anche nel buio poteva vedere il luccichio delle lacrime non versate bagnargli gli occhi, e non gli fu difficile intuire il suo stato d'animo, perché dopotutto non era tanto lontano da ciò che provava anche lui. Tra tutti i dubbi e le domande anche lui sentiva il gusto amaro del tradimento, e forse per tale ragione avrebbe dovuto sentirsi furioso, ma tutto ciò che provava erano tristezza e confusione.
Senza dire un'altra parola si alzò dal pavimento ed entrò nella sua stanza. Con un certo timore si avvicinò al letto, la figura sdraiata tra le coperte pareva uno spettro tanto era il pallore sul suo volto e sulle braccia nude; il lenzuolo che la copriva dal seno in giù presentava qua e là qualche traccia di sangue, e Arthur neppure volle chiedersi quali metodi il cerusico avesse usato per cercare di eliminare il veleno.
Afferrò una sedia e prese posto accanto al letto. «Ma come ho fatto a non riconoscerti?» domandò più a sé stesso mentre osservava quel volto pallido ma che ora gli appariva dannatamente familiare. Non si vedevano da anni e Astrid era ovviamente cambiata, e c'erano delle cose che Arthur pensava di aver rimosso dalla propria mente, ma che in realtà – se ne rendeva conto solo in quel momento – non aveva mai dimenticato davvero: il naso sottile e un po' a punta su quel viso dai lineamenti troppo duri per una ragazza, le labbra sottili e rosee che non aveva mai potuto baciare, le fossette che le si formavano ai lati della bocca quando sorrideva in quel modo irriverente che lo snervava e lo accattivava al tempo stesso, e gli occhi di quel verde-dorato tanto particolare. Ma non era solo quello.
«Se non subito, avrei dovuto almeno riconoscerti quando sei venuta al campo di allenamento. Soltanto tu avresti potuto sfidarmi con tale arroganza e battermi così rapidamente» sussurrò e, cedendo all'antico affetto che lo aveva legato a lei e che non era mai andato via, si sporse a stamparle un delicato bacio sulla fronte trovandola fredda in modo preoccupante. Poi restò in attesa, di nuovo.


Era tutto sbagliato lì. La fortezza di Nightfall era sempre stata un luogo freddo, costruita tra le nevi delle terre del nord, ma non così freddo come lo era in quel momento. La neve aveva invaso ogni stanza del castello, e degli abitanti non vi era traccia. Astrid vagava in quel luogo surreale da un tempo indefinito, un attimo le sembrava di essere lì da giorni e l'attimo dopo che fossero passati solo pochi istanti. Di tanto in tanto riviveva alcuni momenti della sua vita lì, incubi spiacevoli che avrebbe voluto dimenticare ma che era costretta a vedere accadere ancora e ancora.
Forse sono morta e questo è il tormento eterno a cui sono destinata.
Pensò per un istante, in uno di quei rari momenti di lucidità a cui il sonno concede l'accesso, poi i suoi pensieri si fecero di nuovo confusi. Cominciò a sentire delle voci in lontananza, una serie di suoni indistinti di cui non riusciva a cogliere il significato, ma che con il passare dei secondi sembravano sempre più reali e sempre più vicini. Si guardò intorno cercando di capire l'origine di quelle voci, ma riuscì solo a vedere tutto ciò che la circondava farsi sempre più indistinto, svanendo lentamente come nebbia.
Aprì gli occhi di scatto, sussultando impercettibilmente e ritrovandosi a fissare la parte superiore di un elegante baldacchino. Si sentiva debole e indolenzita, ragion per cui le costò un certo sforzo riuscire a mettersi seduta tra le lenzuola. Una fitta di dolore al fianco le ricordò cosa fosse successo e capì che era già fortunata ad essere in vita: nessuno sopravvive ai veleni degli assassini.
Non aveva più il seno fasciato e stava indossando una tunica che profumava di bucato appena fatto, proprio come le lenzuola del letto in cui era. Si guardò intorno e riconobbe le stanze di Arthur, nonostante le avesse viste poco e con il buio. Sul baule ai piedi del letto erano poggiate le sue spade, la sua armatura e la sacca da viaggio in cui conservava tutto ciò che potesse esserle utile; evidentemente qualcuno aveva portato quelle cose lì dalla taverna, e poteva immaginare chi fosse stato.
Le voci concitate che aveva sentito anche nel sonno venivano da fuori la porta della stanza, e si trattava senza dubbio di due persone che discutevano. Riconobbe la voce di Arthur, e un'altra più matura e autoritaria che – se i suoi ricordi non la ingannavano – doveva appartenere a Uther. Da lì non riusciva a capire cosa si stessero dicendo, ma in realtà neppure aveva voglia di provarci, troppo presa dal malessere che il veleno le aveva causato.
In ogni caso dopo poco sentì i passi di qualcuno che si allontanava e vide Arthur entrare nella stanza con un'espressione di rammarico e preoccupazione dipinta in volto, ma che cambiò non appena la vide, diventando di gioia mista a sorpresa.
«Sei sveglia!» esclamò avvicinandosi a lei «Come stai? Devo chiamare Gaius?».
Aidan scosse la testa «Sto da schifo ma sono viva, non c'è bisogno di disturbare il medico» rispose con voce roca, guardando ovunque nella stanza pur di evitare lo sguardo del principe. Non era facile per lei, sapere che Arthur la guardava e vedeva di nuovo Astrid la faceva sentire nuda in un modo fastidioso.
Il silenzio calò tra loro, insieme ad un'atmosfera imbarazzante che il principe cercò di smorzare porgendole il bicchiere d'acqua che poco prima Merlin aveva portato per lei, nel caso si svegliasse. «Dovresti bere, sei rimasta quasi un giorno e mezzo priva di sensi. Dovresti anche mangiare qualcosa, forse è meglio che chiami qualcuno per farti portare del cibo» stava per fare quanto detto, ma lei lo fermò afferrandogli la manica della tunica.
«Non ora, non ho voglia di mangiare» rispose mentre prendeva un sorso dell'acqua, aveva un sapore strano, di erbe curative, così la bevve tutta nella speranza che le placassero il senso di nausea e il mal di testa. Era come risvegliarsi dopo una delle sue leggendarie sbornie, ma molto, molto peggio.
Arthur si accomodò sulla sedia che dal giorno prima era rimasta ancora accanto al letto «Te la senti di spiegarmi cosa è successo anni fa, dopo che sei stata rapita?» domandò con un certo timore. Le parole che lei gli aveva detto la notte in cui lo aveva salvato ancora gli rimbombavano nella testa: “non ho voluto sposarti ma ora sto morendo per te” e tuttavia una parte di lui ancora sperava che fosse stata una fatalità del destino a separarli, non una scelta consapevole da parte della fanciulla che per la prima volta gli aveva fatto provare sentimenti così vicini all'amore.
Aidan annuì, ormai che la sua vera identità era venuta fuori non aveva senso mentire ancora, e poi non è che ci fosse molto da spiegare «Non sono stata rapita, ho assoldato dei mercenari per fingere il mio rapimento. Non volevo sposarti ma mio padre era irremovibile, così ho fatto in modo di fuggire avendo la certezza che nessuno mi avrebbe dato la caccia».
Per Arthur quelle parole furono come un pugno nello stomaco. Una parte di lui aveva già capito quale fosse la verità, ma averne la conferma era tutta un'altra storia. Una certa rabbia cominciò a farsi strada in lui al pensiero di essere stato ingannato proprio da lei, e si ritrovò ad alzare la voce «Se era tutta una messa in scena allora cosa significa la lettera che mi hai scritto? Dicevi di amarmi, che mi avresti sposato che-».
«Che per nessuna ragione al mondo avrei voluto una guerra tra i nostri regni» lo interruppe lei «L'ho scritta apposta Arthur. Ho fatto in modo che mio padre la trovasse così che tutti l'avreste interpretata come le mie ultime volontà. Non volevo sposarti ma davvero non volevo la guerra».
«Ci hai manipolati tutti» sussurrò il principe, il cuore pieno di rabbia e delusione «Abbi almeno il fegato di guardarmi negli occhi mentre mi dici queste cose!» gridò afferrandole il mento e costringendola a guardarlo negli occhi. Quando si ritrovò a fissare quelle iridi verdi-dorate il suo cuore perse un battito e al contempo si sentì spaventato dalla rabbia che vi lesse dentro.
«Sì, vi ho manipolati tutti» rispose Aidan con tono velenoso «Ma mi sembra un'equa ricompensa per chi credeva di poter decidere il mio destino solo perché sono una donna».
Arthur la lasciò andare e si allontanò da lei «Non eri la sola a non poter decidere, ma nonostante ciò io ti ho amata, e per tutto questo tempo ho creduto che anche tu avessi amato me» il tono atterrito con cui pronunciò quelle parole fece sentire Aidan terribilmente in colpa. «Comunque mio padre ha informato re Gregor di quanto accaduto, tuo padre sta venendo qui, e con ogni probabilità sei solo riuscita a rimandarlo il nostro matrimonio» disse lanciandole un ultimo sguardo deluso, uscendo poi in tutta fretta dalla stanza.
La ragazza sospiro di frustrazione passandosi una mano sul viso. A quanto pareva aveva un'abilità unica nel ferire le persone, non aveva importanza che portasse il nome di Aidan e o di Astrid, riusciva comunque a distruggere tutto ciò che toccava, chiunque si legasse a lei finiva sempre per farsi male in qualche modo.
Sarebbe stato meglio per tutti se avesse continuato a scappare e a nascondersi senza creare alcun legame, come aveva fatto in tutti quei lunghi anni.
Alcuni minuti dopo ad entrare nella stanza fu Gaius, avvisato da Arthur ed intenzionato a controllare le condizioni della sua paziente. Da lui apprese che Philip – la guardia che l'aveva avvisata della presenza degli assassini – era vivo e in via di guarigione, cosa che la fece sentire
rincuorata, almeno per un po' di tempo.
«Merlin è arrabbiato con me, non è vero?» domandò al medico quando ebbe finito di visitarla. Non era stupida, sapeva che se avesse voluto avrebbe mandato al diavolo Arthur e i suoi doveri pur di essere al suo capezzale.
Gaius le rivolse un sorriso condiscendente «È stato qui più volte in realtà: ha preso le vostre cose dalla stanza alla taverna, vi ha cambiato gli abiti e le lenzuola, ha provveduto a portarvi regolarmente un infuso di erbe curative nel caso vi foste svegliata e aveste avuto bisogno di bere qualcosa che potesse aiutarvi a star meglio. È stato felice nel sapere che vi siete svegliata, ma credo che non se la senta ancora di parlarvi».
Aidan annuì «Non posso biasimarlo».
«Vedete che gli passerà, dovete solo darli tempo, chiarirete. Anche se comprenderete che vista la situazione le cose tra voi non potranno più essere come prima, dopotutto siete una principessa».
Quell'affermazione le fece ribollire il sangue nelle vene dalla rabbia, e si ritrovò a stringere il lenzuolo tra i pugni «Se le cose cambieranno sarà solo perché lo avrà voluto uno di noi due. Io non permetto a nessuno di scegliere per me cosa sia giusto o sbagliato, sono io che forgio il mio destino, nessun altro» sibilò puntando i suoi occhi sicuri e arrabbiati in quelli del medico.
L'uomo le prese una mano tra le proprie e la guardò a sua volta «Per favore, ascoltate il consiglio di un anziano medico che nella sua vita ha visto quasi tutto. Possiamo affannarci quanto vogliamo, ma se il destino ha per noi dei piani ben precisi opporsi ad essi non porta mai nulla di buono, non avete idea di quanta sofferenza possa derivare da questo».
Con uno scatto infastidito Aidan tirò via la mano da quelle rugose del medico «Forse siete voi, Gaius, che non avete idea di chi io sia».





Angolo autrice
Salve a tutti! Questo è un capitolo “di passaggio” per così dire, la trama non va molto avanti ma vengono indagate le emozioni dei personaggi in relazione alla recente scoperta della vera identità di Aidan (cosa che spero di aver fatto senza risultare ridicola o sbrigativa, ma a voi l'ardua sentenza) e inoltre iniziamo a scoprire qualcosa del passato di Astrid poco prima della sua fuga. Sicuramente vi starete chiedendo chi sia questo Daven e perché sia finito sul rogo, ma non preoccupatevi perché tutto verrà spiegato a tempo debito, sto addirittura pensando di fare uno spin-off proprio sull'incontro tra lui e la principessa, quindi tranquilli, non sto creando incolmabili buchi di trama (almeno spero) xD
Comunque se la storia vi piace e volete darmi supporto o magari qualche consiglio per migliorarmi lasciate un commentino!
Come sempre grazie a tutti quelli che leggono, che mettono la storia tra le preferite/seguite/ricordate, e soprattutto ad
 Aquarius no Leni, Altair65 e Federica11 che hanno recensito la storia.
Un grazie e un saluto speciali vanno anche alle mie amiche 
Sunny9719 Merlin_Colin_Emrys.
Alla prossima!
  
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