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Autore: Ashbear    13/07/2009    5 recensioni
[Rinoa e Squall, Quistis e Seifer] Si può fare sempre la scelta giusta, se ci viene data la possibilità di realizzare i nostri sogni tramite una semplice risposta: sì o no? Una bugia che cambierà per sempre una nazione, una settimana che cambierà per sempre la storia.
Attenzione: la traduzione è stata completamente rivista e corretta; attualmente, abbiamo aggiornato i primi 22 capitoli con la nuova traduzione, fatta sulla base dell'ultima versione della storia rilasciata dall'autrice originale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I'll give you a million things I'll never own,
I'll give you a world to conquer when you're grown.
You will be who you want to be
You can choose whatever heaven grants.
As long as you can have your chance,
I swear I'd give my life for you.

-Miss Saigon

CRIMSON LIES
scritto da Ashbear, tradotto da Erika, Shizuru117, Alessia Heartilly, Shu e Youffie
~ XXXI. GUERRA ~

Esiste un certo tipo di paura che solo i genitori si portano nel cuore. Diventa parte della propria personalità, a prescindere dagli eventi. È sempre lì, questa parte di sé che non si sente mai completa. È indescrivibile, è qualcosa che non si può rendere a parole. Un sentimento, un'emozione. Forse le sue radici scendono fino all'anima, la parte che determina la propria moralità e buona fede. Quando si aspetta un bambino, si passa anche una parte dell'anima, insieme alla parte che è unica e che appartiene solo al bambino. È su questo principio che si fondano le generazioni... nonna, madre, e figlia.

È incrollabile, ed è innegabile.

C'è una parte di storia in tutti noi; è ciò che ci garantisce un futuro. Ma quando la paura prende il sopravvento, e controlla ogni tuo movimento, è paralizzante. Non sai mai se urlare o piangere... o semplicemente svegliarti dalle fauci dell'incubo. Desideriamo che sia un sogno quando i nostri figli soffrono. La paura più grande è dover seppellire un figlio. Quali Dei saprebbero essere così crudeli, così malvagi da avere un simile piano? Eppure viene fatto ogni giorno, in ogni nazione, presso ogni comunità. Non c'è via di scampo.

Ad ogni modo, continuiamo la nostra vita... o no? Ci perseguita forse fino al finale amaro, rendendo ogni relazione che rimane una semplice scommessa? Ci fidiamo davvero, o abbiamo perso tutta la fiducia? Le risposte che abbiamo cercato sono sempre state così semplici... e siamo noi ad essere sempre stati così ciechi?

Se perdiamo la nostra volontà di vivere... possiamo andare avanti?

*~*~*~*~*

Sentiva i suoi piedi incontrare il terreno, ma non poteva più controllare le sue azioni. Il suo cuore galoppava; dovevano sbagliarsi... nessuno poteva sacrificare un bambino innocente. Ma Allison era nata con i peccati dei suoi genitori, e per questo non sarebbe mai stata innocente agli occhi degli altri.

Il Comandante la vide nel momento in cui si rese conto di tutto; il fantasma che stava in piedi, immobile, dove avrebbe dovuto esserci Rinoa. Quella vista lo fece a pezzi; non avrebbe mai sconfitto questa sua colpa. Se avevano ragione su Lauren, allora era stata la sua stupidità a portarli a quel punto. Alla fine, le sue mancanze avevano portato alla distruzione della sua famiglia. Era stato colpevole per tutta la vita... di non aver creduto, di aver dubitato, e soprattutto di aver fallito.

Correvano, tutti, ma non sapevano verso cosa. Lo stesso gruppo che aveva sconfitto Artemisia anni prima, con l'aggiunta di due persone, era ora unito contro un nuovo nemico. Un nemico che era mortale, di questo mondo, ma che nutriva l'odio di migliaia di uomini. Un nemico che poteva entrare nelle loro teste più di quanto una strega potesse mai fare. Mitchell conosceva le loro paure e le loro debolezze. Faceva affidamento su qualcosa di più delle magie o dei GF in battaglia. Faceva affidamento sull'odio, e l'odio senza scopo... è l'arma più potente.

Non solo Squall aveva fallito come SeeD, ma anche come Cavaliere... e ora anche come padre, nei confronti di una persona così innocente, una persona che aveva solo portato gioia nel mondo. Con un solo gesto, lei sarebbe stata solo un ricordo... un ricordo a cui nessuno dei genitori sarebbe sopravvissuto, se avessero perso la figlia.

I corridoi sembravano sempre più distanti, ad ogni passo. Non c'era abbastanza tempo; non ce n'era mai stato abbastanza, per loro. Non in questa vita, e nemmeno in quella che avevano vissuto così tanti anni prima. La sua mente corse a quel preciso istante di due anni prima, quando era uscito di corsa dal suo ufficio... quel giorno era inciso nell'oscurità, e forse lo sarebbe stato anche questo.

Quando raggiunsero il grande atrio, le loro peggiori paure divennero realtà. Squall vide i SeeD allineati, divisi da un sentiero che portava al cancello principale. Ad ogni modo, nessuno osò muoversi... rompere le file o il grado. Il Presidente Mitchell stava con un piccolo esercito che lo proteggeva ai lati. Eppure era sicuro di sé, la sua espressione piena di arroganza. Sorrise leggermente a Squall, Rinoa, e al resto del gruppo che arrivò a destinazione. Non era nulla più che un gioco, per lui.

Il Comandante osservò la scena, e il suo esercito che stava tranquillamente in piedi, ai lati. Dannazione a loro, erano addestrati ad uccidere, eppure stavano lì come se stessero offrendo la strega al Presidente. Sfoderò il suo gunblade, e i suoi occhi azzurri guardarono dritti in quelli di metallo duro. Era il suo momento di mettere fine a questa guerra, lì e subito; avrebbe combattuto fino alla fine più amara... fino al suo ultimo respiro. Se le sue truppe non avessero combattuto, allora l'avrebbe fatto da solo.

"Leonhart, abbassa l'arma," ordinò una voce familiare. Si voltò per vedere Cid, tenuto prigioniero da un soldato galbadiano. Con la sua attenzione distorta tra Mitchell e il preside, avrebbe potuto ammazzare facilmente il Presidente e l'incubo sarebbe finito.

O no?

"Oh Hyne!" udì Rinoa trattenere il respiro, mentre il suo corpo stremato cadeva a terra. La guardò distrattamente con preoccupazione prima di riportare lo sguardo su Mitchell. Un taglio profondo attraverso la sua carne, e tutto poteva finire... la sua mente continuava a dirgli di porre fine a tutto quello. Ad ogni modo, qualcosa di non visto lo tratteneva dal confronto diretto. Gli altri SeeD... stavano in piedi lì, solennemente, e avrebbero potuto tranquillamente avere la meglio sulla piccola guarnigione di Mitchell. Ma non l'avevano fatto, cosa li stava trattenendo dall'attaccare?

E poi la vide... Lauren.

E avrebbe potuto morire.

Squall seppe cosa aveva fatto collassare Rinoa; la vista che lei aveva già avuto davanti agli occhi. La giovane SeeD stava sul balcone, una perfetta controparte compiaciuta di Mitchell. Il suo comportamento e i capelli riflettevano quelli della vecchia Rinoa; ora, quando la guardava, le bugie gli erano così ovvie. Era lei quella delle fotografie; era lei... non Rinoa. La somiglianza c'era sempre stata, ma era solo superficiale. Lauren teneva in braccio una bambina piccola; Allison non si muoveva né lottava. Sembrava un angioletto che dormiva pacifico. Nessun genitore avrebbe mai dovuto vedere una cosa simile, chiedersi se suo figlio stava ancora respirando. L'immagine era ossessionante.

"Non preoccupanti, Comandante Leonahrt: tua figlia non è morta, è solo l'effetto di un sedativo leggero. Oh... giusto, Allison Bennett è tua figlia, vero? Deve essere dura sentirla chiamare un altro uomo papi, almeno fino a che non l'ho fatto assassinare. Che cosa ironica, non ho mai voluto il tuo figlio bastardo. Solo la strega, solo che nemmeno Bennett voleva rinunciare a lei... non era stupido, solo un po' lento. Se fossi stato io a scoparmi Rinoa, tutto il potere sarebbe già stato mio. Sta tutto nel tempismo, tutti i grandi governatori lo sanno."

"Che cosa vuoi?" gridò Squall, anche se sapeva già la risposta; tutti la sapevano.

"La tua ragazza," affermò con veemenza l'altro. "E tutto il fottuto potere che si porta dietro."

"MAI! Puoi andartene all'inferno con Bennett." Alzò l'arma in posizione d'attacco, con il cuore che batteva all'impazzata e la testa che sembrava scoppiargli.

"Lauren, fagli vede che faccio sul serio." Il Presidente fece un gesto con la mano alla SeeD in piedi sopra di loro.

"Sì, tesoro, qualsiasi cosa per te," rispose lei con un tono apertamente seducente. Tenne la bambina al di sopra del bordo, facendone dondolare il corpo nell'aria. Lo fece senza un pizzico di rimorso, né una qualsiasi prova di moralità. Tutti seppero che non avrebbe esitato a seguire l'ordine di Mitchell. Si voltò con un enorme sorriso vendicativo verso Squall. "Sei un vero bastardo come datore di lavoro; pensavo che dovessi saperlo."

Lui gettò il gunblade per terra, cercando di mostrare che intendeva collaborare. E alzò le braccia, sentendo l'opprimente sensazione della sconfitta. Odiava quella sensazione. In quel momento, la battaglia non era un'opzione possibile. Se avessero attaccato Lauren, la bimba sarebbe caduta sul cemento sottostante. Non importava da che angolo l'avrebbero attaccata; la sua unica speranza era di riportarla alla decenza. "Vedi, Lauren, sono disarmato. Non ti farò del male... per favore... solo... Dio... Allison."

"Così va meglio." Il sorrisetto di Mitchell tornò. Fece un gesto con la mano a uno dei soldati che stavano nel corridoio della biblioteca.

Squall si chinò velocemente verso Rinoa durante quella breve tregua. I suoi singhiozzi erano appena udibili. Era ovviamente indebolita; si preoccupava sempre più della sua stabilità. Se si fosse trasformata in qualcosa di incontrollabile, le conseguenze sarebbero state disastrose. Teneramente le mise una mano sulla schiena, offrendole il suo supporto silenzioso. Lei lo guardò, e lui poté vedere un dolore più profondo e disperato di qualsiasi cosa avesse mai visto.

"Non farlo, Rinoa. Devi controllarlo... per Allison."

Lei non rispose; le parole non erano necessarie. Sapeva esattamente cosa intendeva lui. I loro occhi si incontrarono prima che Rinoa riuscisse a tenere i suoi ancora aperti. Parte di lei voleva guardare Lauren, parte di lei non vedere mai più quella scena. Quelle immagini erano ora scolpite nella sua mente, e non sarebbero mai state dimenticate negli anni, né nelle vite future.

Sarebbero rimaste per sempre. Come sfregi.

Lui cercò di aiutare Rinoa ad alzarsi, ma lei continuò a tremare sulle ginocchia. Anche il suo tocco non le era di conforto, in quel momento; aveva paura che lei fosse già troppo lontana. La debolezza del suo corpo, e la lotta con la strega interna le stava costando la sanità mentale. Gli ultimi pochi anni esigevano il loro prezzo, e tutto stava giungendo al culmine in quel momento.

"Ora, Leonhart." L'attenzione di Squall tornò al Presidente, mentre si inginocchiava accanto a Rinoa. "Facciamo un giochetto. Si chiama quale dei padri è il peggior fallimento."

I soldati emersero dalla biblioteca con il Colonnello Caraway, ammanettato dietro la schiena. Lo posizionarono di fronte a Mitchell. Cadde sulle ginocchia quando una delle guardie lo colpì con un manganello nell'incavo delle ginocchia. Lo schiocco attraversò la stanza; le sue grida di dolore echeggiarono. Rinoa si asciugò le lacrime dagli occhi, mentre il suono la riportava duramente alla realtà.

"No, no," sussurrò. "No..." Rinoa raccolse tutta la forza che poteva, alzandosi. Squall si voltò ad aiutare la donna esausta a tirarsi in piedi. "No... noi abbiamo... abbiamo appena ricominciato. Squall... Caraway e io..." Squall le prese la mano in silenzio, intrecciando le dita con le sue. Poteva sentire le sue unghie che gli penetravano a fondo nella carne, ma non la fermò. Lente gocce di sangue caddero al suolo.

Mitchell guardò il Comandante. "Che peccato che non ci sia il tuo vecchio. Penso che sia lui il peggior fallimento. Ha te per figlio, no? Ma devo lavorare con quel materiale patetico che mi ritrovo."

"Per favore," implorò Caraway. "Lascia andare la bambina... per favore... uccidi me... ma non fare del male a lei." Il Colonello alzò gli occhi sulla bimba addormentata, che penzolava oltre la ringhiera. La sua nipotina, finalmente l'aveva vista. Rinoa doveva fermarsi da lui prima di partire... somigliava a entrambi. Un miscuglio di entrambi i genitori, e una parte di Julia che viveva dentro di lei. "Dio, Rinoa, è bellissima... tua madre sarebbe così orgogliosa."

"Sta' zitto," gridò Mitchell. "Non è una riunione familiare. Ora, Squall, funziona così: tu mi dai la strega, io risparmio la bambina. Semplice."

"Non sceglierò mai," gridò. "La pagherai."

"Ah, parole grosse per un uomo senza armi. Ora tocca a Caraway giocare..." Mitchell fece un passo avanti; tutti nella stanza erano zitti, Rinoa trattenne il respiro. "Ora, Colonnello, se ti chiedessi di scegliere tra la vita di tua figlia e quella di tua nipote... quale sceglieresti?"

"Nessuna," boccheggiò Caraway, dolorante. "Uccidi pure me, per primo."

Il Presidente si chinò sussurrando ad alta voce, "affare fatto." E poi tolse una 357 Magnum dalla fondina. Senza esitare, senza un'altra parola... la puntò alla tempia di Caraway.

E sparò. Lo sparo echeggiò come un tuono.

"Noooooo!" gridò Rinoa mentre guardava l'esecuzione di suo padre davanti a lei. Doveva essere un sogno; doveva svegliarsi. Gli ultimi due anni non potevano essere successi davvero. Tutto quello che aveva voluto da bambina era perso; lei era persa. Tutto a causa sua, tutto perché non si era costituita. Squall la afferrò saldamente cercando di trattenerla, ancora scioccato da ciò che aveva appena visto. "Lui... lui non ha mai abbracciato sua nipote... Squall gliel'ho promesso... dannazione... io... l'ho promesso!"

Mitchell rimise la pistola nella fondina, l'uniforme pesantemente macchiata di sangue. Non sembrava essersene accorto... o che gli importasse. "Leonhart, abbiamo un posto appena lasciato vacante al Consiglio, se conosci qualcuno a cui interessa." Poi il bastardo rise. Rinoa non riuscì più a sopportarlo e iniziò a fare un passo avanti. Sì sentì trattenuta da una seconda persona.

"Squall, Seifer, lasciatemi andare. Devo... ucciderlo." Stava perdendo la sua battaglia interiore, e ogni parte di lei stava per essere sopraffatta dal potere. Il suo potere.

"Rinoa, ferma... cosa fai? Allison," la pregò il biondo.

"Lo so che fa male da morire, Rinoa, controllalo... dobbiamo preoccuparci di Allison; avremo tempo per il dolore... dopo."

"Ma... ma..." Odiava quelle parole, ma erano vere.

"Lo so," rispose con calma Squall. "Ma devi vivere e affrontare il domani. Se vai là fuori sia tu che Allison siete morte... lui lo farà. Senza esitare."

Squall era nel suo mondo, uno a cui era stato costretto da anni di addestramenti a guardare la vita come a qualcosa che passa, qualcosa di triviale. Doveva rimanere calmo, o avrebbe perso la testa. E c'era torppo da perdere.

Gli altri rimasero immobili per lo shock e il senso di colpa. I loro cuori sembrarono vuoti; e ognuno di loro diede la colpa a se stesso. Persi in una battaglia che non avevano voluto combattere.

Mitchell passò con disguto sopra al cadavere, dove pozze di sangue scarlatto coprivano il terreno. Pensava a quel corpo come a qualcosa di buttato via, una vita umana come spazzatura. Così tante immagini di due anni prima inondavano la mente di Squall, ma ora erano di Ellione. Questa volta non era un incidente. Non avrebbe avuto pietà. "Beh, Leonhart, c'hai pensato? Chi delle due vuoi salvare?"

"Non c'è scelta," rispose con solennità. "Tu non vuoi Allison... ma la ucciderai. Perdo comunque. Loro perdono."

"Che uomo intelligente."

Rinoa riguadagnò un po' di compostezza, e si voltò verso Seifer, sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Lui annuì, con quelle che sembravano lacrime agli occhi. Lei smise di piangere, si diede un contegno, e ora sembrava più la strega che l'ombra di un'adolescente. Squall sentì una mano sul braccio, e si voltò. Questa volta, quando i loro occhi si incontrarono, lei aveva un sorriso leggero sul viso. Avrebbe accettato l'inevitabile.

"Squall... abbi cura di Allison."

"Diamine, Rinoa, no... non puoi," la interruppe con voce tremante. Le sue emozioni erano evidenti, ora; non c'era modo di nasconderle.

Lei gli mise una mano sulla guancia, ricordandosi la sensazione. "Devo, è il mio destino... lo è sempre stato. Darei la mia vita per lei."

Cingendola con entrambe le braccia, lui la attirò in un abbraccio profondo. Per un attimo i loro cuori batterono all'unisono, e condivisero quel momento: la sensazione dell'altro, il calore. Non c'era nessun altro, nessuna guerra, nessuna battaglia, e nessuna morte. Solo due amanti che si abbracciavano per l'eternità.

"Dannazione a te!" gridò Alex all'uomo, separandosi dagli altri. "Come puoi fare questo? Allison ha bisogno dei suoi genitori... per favore, se hai un po' di decenza..." Mitchell la guardò, e fece il primo movimento verso il gruppo. Sicuro che nessuno avrebbe osato ferirlo; la bambina significava troppo.

"Decenza?" chiese, annullando lo spazio tra loro. "Sai, una volta avevo una puttana che si chiamava Allison."

"Sta' zitto," ordinò Alexandra. "Quello era il nome di mia madre."

"Lo so." Le rise sprezzante in faccia. "Era la mia puttana... lo sapevi che dovevi essere ammazzata?"

"Cosa?" L'espressione degli occhi di Alex diceva tutto. "No... mia madre era in..."

"Una prigione ad Esthar... sì... lo so. Non era proprio una prigione, vero? Forse avevo il titolo di sentinella, ma sapevamo tutti che era un centro di ricerca. E lei era proprio un bel soggetto di ricerca, fino a quando non s'è fatta mettere incinta."

In un flash, tutto ciò che Alexandra aveva sognato, le visioni e le sensazioni di sua madre, le voci del passato che cercavano di avvertirla... tutto divenne chiaro. Parti del sogno le tornarono in mente, come onde dell'oceano che arrivano alla spiaggia. Poteva vedere un'altra volta sua madre in sala parto, qualcuno che la chiamava e lei che si voltava. La pistola puntata in faccia... la sensazione del proiettile che le entrava nel cranio. Alex viveva con tutto questo, e ora vide la faccia dell'uomo con la pistola. Fino a quel momento, nulla era stato chiaro.

"Sei stato tu... l'hai ammazzata tu."

"Pensalo come un mio hobby," disse, le parole compiaciute e malvage.

Lei fece per attaccarlo, ma sia Zell che Seifer la fermarono. Sapevano che anche lei sarebbe stata uccisa; quest'uomo non aveva morale. Non sapeva che farsene di lei, relazione di sangue o meno. "Oh," disse voltandosi, "ricordati di comprami una cravatta per la Festa del papà."

Le parole la colpirono; era vero. Era questo che i sogni cercavano di dirle, e che lei non aveva capito. Le voci dei morti parlavano per indovinelli, e lei non era riuscita a rendere chiari i loro avvertimenti. Quando aveva saputo che la bambina non aveva gli stessi poteri di Ellione, Jeffrey Mitchell aveva ordinato di ammazzarla... proprio come aveva fatto per tanti altri. Innumerevoli bambini, innumerevoli vite... per quest'uomo non c'erano parole. Il suo padre biologico non la riteneva più che uno spreco umano, come del resto considerava chiunque altro in quel gioco.

"Hey, comincia a svegliarsi," disse una voce nel silenzio, facendo voltare tutti verso il balcone. "Non sarò capace di tenerla da sveglia. In più, tutto sta diventando davvero noioso."

Rinoa guardò Squall, sorridendo. "Devo andare, ora. Dille che la amo; dille la verità su di noi." Facendo un passo indietro, lei gli toccò il viso con entrambe le mani un'ultima volta. Lui non seppe più trattenere le lacrime. Lei le asciugò tutte con le dita, delicatamente, cercando di restare calma. Si abbassò per incontrare le sue labbra; qualcosa di mai fatto prima. Una dimostrazione pubblica d'affetto che nessuno studente né insegnante aveva mai visto dal Comandante.

Il bacio era pieno di emozione... il passato, il presente e il futuro racchiusi insieme. Tutte le bugie, tutti i tradimenti, e finalmente tutte le verità si raccolsero in quell'unico momento definitivo. Per loro non c'era niente altro a parte loro persi nel sentimento, persi in quello che sarebbe stato il loro ricordo finale. La sua mano la prese alla nuca, tirandola ancora più stretta a sé. Desiderando che non finisse mai.

Respirare non era importante, solo annegare in lei lo era.

Rinoa sentì un braccio forte che la strattonava via. Il Cavaliere e la Strega non terminarono mai il loro bacio; era una cosa che li avrebbe ossessionati per sempre. Mitchell la afferrò dall'abbraccio si Squall, torcendole con forza il braccio dietro la schiena. Tirò fuori un paio di manette, notevolmente diverse da quelle ai polsi di Caraway. "Bracciali di Odine. Se lavori per quel bastardo abbastanza a lungo, alla fine apprezzi il suo lavoro. Ora muoviti."

La strattonò via. Le manette erano così strette intorno ai suoi polsi che poteva sentire il metallo che le tagliava la carne fino all'osso. I poteri si stavano reprimendo, e di questo era grata. Una mossa sbagliata e sua figlia se ne sarebbe andata. In un ultimo momento di lucidità, si voltò a vedere Squall immobile.

Il suo cuore si stava rompendo un'altra volta. I capelli corti le si incollavano alla faccia, tutto di lei... sembrava un'altra persona. Doveva essere un'altra persona... questo non poteva succedere davvero. Alla fine trovò il coraggio di urlare, "ti amo." Nessuno nella stanza sapeva controllare le proprie emozioni; tutti si reggevano appena.

In uno strano giro di eventi, lei urlò di rimando, "e io mi fido di te." Riuscì a fare un piccolo sorriso, senza piangere più. Aveva accettato il suo destino, ora sperava solo che lui avrebbe accettato il proprio.

Per chiunque altro non avrebbe significato così tanto, ma lui sapeva che era molto più profondo. Aveva perso la sua fiducia in lui, prima, e ora l'aveva riconquistata. Le parole lo tagliarono fino in fondo al cuore. Lei si fidava di nuovo di lui... dopo tutto. La caccia alla strega, il matrimonio, e le bugie... e dannazione... si fidava di lui. Ogni errore che aveva fatto, ogni singolo errore era stato perdonato con quelle semplici parole.

Squall Leonhart si era guadagnato la redenzione.

*~*~*~*~*

La testa le girava; gli effetti delle manette avevano sul suo corpo l'effetto di una droga. Ma camminò lungo il corridoio, allontanandosi dal suo cavaliere... da sua figlia... da tutti loro. I SeeD si mescolavano tutti insieme, le loro uniformi scure sbiadivano. Stavano in piedi come colonne lungo l'atrio. Poteva vedere lo shock, la confusione sui loro visi. La strega si era consegnata di sua spontanea volontà a questi uomini... e l'aveva fatto per un'unica ragione: salvare sua figlia. Questo non avrebbe dovuto succedere.

L'unica persona che erano addestrati a sconfiggere ora non sembrava un nemico più di quanto lo sembrassero loro. Volevano ucciderla il giorno prima, si erano presi gioco di lei solo poche ore prima. Ora vedevano qualcosa di diverso, non più una strega col potere. Ma una madre piena d'amore che avrebbe sacrificato tutto ciò che le era caro, e anche la propria vita, per quella di sua figlia.

Rinoa notò per caso le tre SeeD di quel pomeriggio. Non avrebbe mai dimenticato le loro facce. Poco prima l'avevano sminuita, trattata come una puttana qualsiasi. Ora c'era una sorta di comprensione nei loro occhi. I suoi occhi incontrarono quelli della ragazza che stava nel mezzo, la stessa che le si era parata davanti poco prima.

Scommento che sei contenta, ora, pensò Rinoa. Scommento che tutto il Garden sia eccitato.

Ma, cosa che la scioccò, la ragazza la guardò e poi le rivolse il saluto SeeD. Le altre due che le stavano ai fianchi alzarono lentamente le mani in un saluto ufficiale SeeD. Le tre ragazze erano in piedi di fronte a centinaia di persone a offrirle tutto il supporto silenzioso che potevano darle. Uno ad uno, ogni SeeD le imitò alzando le mani.

Il gesto era così semplice, eppure così significativo. Centinaia di matricole, istruttori, e SeeD onoravano tutti proprio la persona che erano addestrati ad uccidere.

Rinoa smise di camminare per un secondo per osservare la scena. Anche se non riusciva a vedere bene, ne capiva il significato. Fu immediatamente colpita in testa dal calcio di una pistola. La forza la fece cadere al suolo, perché non poteva usare le mani per attutire la caduta.

"Basta!" Il grido del Comandante era chiaro come cristallo. Cercò di correre da lei, ma fu afferrato da Irvine e Seifer.

"Devi lasciarla andare, c'è ancora tempo." Le parole di Seifer gli diedero la poca speranza che potevano offrire. "Se fai una sola mossa, ammazzano Rinoa prima che tu la raggiunga."

"Vuole che vada così, per ora, per Allison," aggiunse Irvine.

"Lasciatemi andare." Squall colpì entrambi con le braccia, liberandosi dalla loro stretta. Guardò mentre lei veniva tirata a forza in piedi. Sangue scarlatto le colava dal labbro sui vestiti. Non riuscì più a guardare, e portò la sua attenzione sul balcone e Allison.

Fu scioccato nel vedere che Lauren, nel frattempo, era sparita e nessuno se ne era accorto. Tutti troppo storditi dalla scena che si svolgeva di fronte a loro. Immediatamente, si voltò e corse su per le scale. Quando raggiunse il balcone, Allison era lì in piedi, da sola, e piangeva. Lauren non era da nessuna parte. Raggiunse veloce sua figlia e la prese in braccio. Sentì un'ondata di sollievo che non avrebbe mai creduto possibile. La strinse forte, mentre le piccole braccia della bimba gli circondarono il collo. Si chinò a darle un unico bacio sulla fronte.

"Non farmi mai più sentire così." Le parole così dolci ma vere.

"Mami?"

Squall la guardò con dolore. Come poteva una bambina sopportare di perdere l'unica madre che avesse mai conosciuto nello stesso giorno in cui le era stato detto che non aveva più un padre? In qualche modo, forse poteva raggiungerla, prima che Mitchell la portasse a Galbadia. Corse giù per gli scalini, solo per vedere le ultime tracce di Rinoa e degli altri sparire in un elicottero rimasto fuori. Il Comandante si fermò quando raggiunse il resto del gruppo.

Le pale dell'elicottero ruggirono mentre decollava nei cieli lontani.

"Lei è al sicuro, Rinoa, hai salvato Allison," sussurrò il Comandante, le lacrime che gli scendevano lungo le guance.

Le uniche parole che si udirono nel silenzio furono il grido di una bambina che guardava...

"Mami... mami!"

*****
Note delle traduttrici: capitolo betato da El Defe. Vi prego, come per il capitolo precedente, non fate spoiler di nessun tipo nelle recensioni a questo capitolo, sempre per il solito discorso. Nel caso vedessi recensioni spoiler, le farei cancellare, lo dico subito^^
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Citazione di apertura: I'd Give My Life For You, dal musical Miss Saigon (ispirato alla Madama Butterfly di Puccini).
Ti darò un milione di cose che non possiederò mai,
Ti darò un mondo da conquistare quando sarai cresciuto.
Sarai chi vuoi essere
Puoi scegliere qualunque cosa i cieli ti concedano.
Fino a quando potrai avere la tua possibilità,
Giuro che darei la mia vita per te.
- Alessia Heartilly

   
 
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