Capitolo 11
– Concessioni
Lettera 77
Alla Suprema
Maestà di
Padre Tutto Odino figlio di Bor, dio delle Forche e della Poesia,
Signore di
Asheimer, servo dei servi di Asgard, protettore dei Nove Regni, Custode
della
Sapienza di Mimir, Capo e Generale degli Asi tutti, io, Loki Laufeyson,
dio
degli inganni e del caos, principe di Asgard e legittimo erede di
Jotunheim,
conte dei confini nord di Asheimer (1), maestro delle rune e del
seiðr,
avvocato del Thing in veste di
accusatore.
Chiedo
ufficialmente
Che la mia
assistente, Sigyn
Iwaldottir, sia ammessa in mia vece in veste di uditore presso il Thing durante il processo al presunto Cacciatore. I motivi che mi
spingono a inoltrare questa richiesta sono molteplici. I miei titoli mi
danno
libero accesso al Thing poiché,
nonostante sia stato condannato a una pena a vita, non sono stato
destituito
ufficialmente da nessuna delle mie cariche. Anche se ciò
dovesse avvenire oggi
stesso, del resto, per il processo a carico dell’uomo
conosciuto come il Cacciatore
rimarrei nell’ambito delle
mie funzioni perché la destituzione,
com’è noto, non è retroattiva. Ai tempi
di
Bor era uso e consuetudine che un membro del Thing
potesse, in casi eccezionali, delegare una persona degna di fides. A questa antica norma io mi
appello augurandomi che venga rispettata così come
è sempre stato. Dama Sigyn
figlia di Iwaldi potrà fare domande e interrogare il
prigioniero secondo la
prassi stabilita.
Rimanendo in
attesa delle
decisioni che vorrà prendere la Corona, pregherò
le Norne affinché possano
tessere un destino luminoso e fortunato per Asgard e i suoi domini
tutti. Con
la presente porgo i miei rispettosi omaggi,
Loki Laufeyson,
principe
di Asgard, conte del Nord, maestro delle rune.
Lettera 78
Certo che
l’ho fatto,
idiota. Gli ho scritto una lettera inappuntabile, perfetta sotto tutti
i punti
di vista. Mi ha fatto aspettare tre giorni e mi ha risposto con un
biglietto
che gli avrei ficcato volentieri in gola, se solo me lo fossi trovato
davanti.
Si è degnato di rispondermi con una cazzo di mezza riga.
“Scrivimelo come se fossi mio figlio,”
ironizza. Può andarsene
affanculo, Thor, e tu con lui. Non mi piegherò a recitare
nel suo fottuto
teatrino la bella favoletta della famiglia felice. Lo fa per umiliarmi,
lo
stronzo, e se credi che questo sia alto tradimento ti prego: esponi
questo tuo
dubbio ad alta voce e liberami da questa penosa condizione.
Lettera 79*
Thor dentro il Thing a fare domande?
Cos’è l’inizio di
una storiella demenziale? Tipo ci sono un elfo, un nano e un gigante su
una
barca? Per piacere, Sigyn, non ti ci mettere anche tu.
Lettera 80**
Mi chiedo
perché tu
voglia questa lettera. Mancano poche ore all’inizio del
processo e dovrebbe
essere tua cura far sì che ad Asgard regni la giustizia. La
runa che indica
questo concetto, non ha lo stesso significato di “prendi il
primo sfortunato
che ti si para davanti e impiccalo solo perché la folla
vuole vedere il mostro
penzolare.” La colpevolezza deve essere oltre ogni
ragionevole dubbio, com’è
stata a suo tempo per me. Balder sente già
l’Hlidskjalf sotto le chiappe ed è
spinto da Fanfaral a cercare una
rapida soluzione al processo, ma questo è un errore, e tu lo
sai. Ecco cosa non
ti perdono.
“Scrivimelo come se fossi mio figlio,”
dici. Attento a quello che
desideri, recita un antico adagio: potresti ottenerlo. Il sonno che
spesso ti
coglie e getta Asgard tutta nel caos che io rappresento, potrebbe non
salvarti
da una verità scomoda uscita dalla bocca del dio
dell’inganno, il fabbricante
di bugie, il figlio che hai raccolto su un picco di ghiaccio e che hai
permesso
cadesse, si perdesse.
Padre,
perché mi hai torturato? Cominciamo dagli ultimi torti, te
ne prego. Non ero
forse tuo figlio, quando hai permesso che, per interrogarmi, fossero
usati
sistemi decisamente poco ortodossi? I miei carcerieri mi hanno chiesto
perdono
mentre riprendevo fiato e hanno cercato di essere rapidi; in taluni
casi, hanno
fatto del tutto perché non vedessi gli strumenti. Lascia che
ti dica che hanno
avuto più pietà di quanta non ne abbia dimostrata
tu.
Padre,
perché ti ostini a farmi trascorrere del tempo con quella
ragazza? La tua
sagacia è venuta meno, ignori quello che a chiunque altro
appare evidente o è
un modo particolarmente subdolo per continuare a torturarmi? Vuoi dei
nipoti
nati da un genitore in cattività o ti sollazzi nel mostrarmi
ciò che ho perso e
a cui tu non hai rinunciato?
Padre,
perché non sei sceso nei sotterranei per vedere la mia cella
e hai impedito a
tua moglie di fare altrettanto? Ti ho visto assistere decine di volte a
pene
atroci come l’aquila di sangue (2) senza muovere un solo
muscolo e non ti nego
che, qualche volta, ho temuto che avresti condannato anche me a un
supplizio
così crudele. Un vero Ase, per essere tale e morire con
onore, non dovrebbe
emettere un solo sospiro durante tutta la pena, ma non temere
quell’orrore è
follia. Cosa ha trattenuto l’impassibile Padre Tutto dal
posare il suo occhio
fin qua sotto? Ricordo che visitavi il lupo tutte le sere. Al termine
di una
riunione o di un banchetto incrociavi le mani dietro la schiena e
raggiungevi
la sua cella – gabbia, perdono – e lo osservavi
ringhiare e sfidarti. Io e Thor
ti spiavamo.
Padre,
perché mi hai condannato? C’è stata
forse una mia parola davvero sbagliata,
nell’arringa che ti ho fatto quando le guardie mi hanno
trascinato al tuo
cospetto legato come un animale? (3) In quanto figlio di re non mi
spetta forse
un trono? E Asgard sulle ceneri di cosa è stata costruita,
Padre? Dalle miniere
di quale paese viene l’oro che ricopre persino le pareti del
tuo palazzo? Ho
cercato di prendermi con la forza ciò che tu mi hai negato
perché non sono
degno, ricordi? Me lo hai detto mentre oscillavo nella
vastità dell’abisso,
oltre il Bifrost. Non ero abbastanza. (4)
Padre,
perché mi hai ingannato? Hai passato una vita lunga secoli a
farmi allungare le
dita verso il trono, spingendo me e Thor a fare ogni cosa in nostro
potere per
poter meritare la corona ai tuoi occhi – perdono, al tuo
unico, crudele occhio
– e poi, d’improvviso, non eravamo abbastanza. Mio
fratello era troppo
presuntuoso, violento, rozzo, io eccessivamente bugiardo, falso,
malvagio,
debole, intrigante e chissà cos’altro. Allora lo
ripeto: perché ci hai
ingannato? Hai cambiato idea? Il tuo cuore di vecchio è
diventato fiacco e lo
spirito del guerriero in te si è placato?
Padre,
perché non mi hai cercato? Hai allestito un funerale
pomposo, mi dicono, hai
fatto cantare lai in mio nome, ma la speranza nel tuo petto grinzoso si
è
affievolita. Il potere per cui sei famoso non ha lasciato che la mia
presenza
fosse avvertita oppure, semplicemente, ti è convenuto non
cercarmi?
Padre,
se il mio destino era crepare su un picco di ghiaccio, lasciato a
morire di
freddo, stenti o divorato dalle bestie, perché mi hai
salvato? Qual era il tuo
scopo? Aggiungere una reliquia alla tua collezione ignobilmente vasta,
sfruttarmi come una marionetta per soggiogare Jotunheim, un giorno,
estorcere
favori a Laufey? Il piano iniziale non era dare un fratello al figlio
maschio
appena arrivato, ma accrescere il tuo potere e quello degli Asi.
Nient’altro.
Risponderai pietà, a
questa domanda.
Chiamerai in causa l’innocenza di un neonato, la stanchezza
della guerra,
l’affetto che sopraggiunge inevitabile quando si raccoglie il
cucciolo di
qualsiasi cosa. Sono fatti per ispirare tenerezza, i piccoli delle
varie
specie. Hanno un aspetto gradevole e paffuto e grandi occhi per far
nascere
nell’adulto che li trova un istinto di protezione. Mi sono
salvato per questo,
padre, perché alla fine
ti sei
affezionato?
Padre, stai
commettendo
una sciocchezza con quel processo: macchierà il tuo nome.
Lascia che la ragazza
che non sarà mai mia assista e possa riferirmi quanto
accadrà.
Lettera 81
Non
c’è niente di peggio
che rimanere qui ad aspettare, ovviamente. Siamo uomini
d’azione, guerrieri
abituati a prenderci la responsabilità della nostra vita e
di quella degli
altri. Oh Thor, non farlo, non dirlo. Non ripetere quello che hai osato
dire
ieri sera. Avevo intere ali dell’esercito di Odino al mio
comando. (5) Guidavo
negli assalti truppe fatte di veterani come di ragazzi appena usciti
dall’Accademia e mi sono sempre preoccupato di farne tornare
a casa il più possibile.
Midgard annulla tutto ai tuoi occhi, certo. Lei e il mio lungo periodo
con
Thanos. Abbiamo combattuto spalla contro spalla per secoli, ho iniziato
a
difendere i Nove Regni quando ancora avevo le guance lisce come una
ragazza,
eppure quello che mi definisce, oggi, è la manciata di anni
passati ad
abbassare lo sguardo quando il Titano mi si avvicinava.
Vorresti il
racconto di
un fiero eroe che non si è mai piegato, non è
vero? Ti piacerebbe, in fondo al
tuo cuore, che ti dicessi come la gemma che splendeva sulla
sommità del mio
scettro mi abbia reso un burattino inerme nelle mani del mostro che
insegui
senza successo. Sarebbe consolante, suppongo. Ma non è il
momento di parlare di
quel pazzo, adesso. Lo abbiamo già fatto ieri sera, ricordi?
Quando mi sono
messo a spiegarti, come se avessi cinque anni, cosa ti succederebbe nel
dettaglio se ti avvicinassi troppo a lui. Non gettare alle ortiche i
miei
preziosi suggerimenti, fratello. Ti hanno salvato la vita
più volte, in
passato, tienilo sempre a mente – o dovrei dire, piuttosto,
in quella zucca
vuota che le Norne ti hanno concesso.
Lettera 82*
Piccola Sigyn,
non
capisci? Avevano già deciso tutto. Serviva una vittima da
immolare, uno
spauracchio che esorcizzasse l’orrore. Odino, lo spietato dio
delle forche,
doveva mostrare quanto sia ancora
efficiente e celere la giustizia di Asgard e anche promuovere le gesta
del
figlio minore. Thor è un irresponsabile che si è
messo a cacciare chimere, io
sono rinchiuso con una condanna a vita. Il trono di Asgard deve
dimostrarsi
saldo in qualsiasi frangente. Nessuno è davvero
indispensabile, ad Asgard,
nemmeno il mio nobile e valoroso fratello. Se si dimostrasse indegno di
stringere Mjollnir, Padre Tutto troverebbe immediatamente un altro
difensore
dei Nove Regni. E quest’ultimo potrebbe essere persino
Balder, figurati. Tu hai
fatto del tuo meglio, e fidati delle mie parole: se mi fosse stato
riferito
diversamente, non avrei esitato a rendertelo noto. La clemenza e la
gentilezza
albergano nel mio spirito, contrariamente a quanto taluni pensano, ma
è
dispensata con cura e attenzione. Detesto gli incapaci, gli stolti,
coloro che
agiscono senza riflettere. Hai fatto del tuo meglio, ma Odino aveva
già deciso
che quell’Erik dovesse penzolare dalla forca. Mi dispiace.
Lettera 83
Te lo dico io
che cazzo è
successo: quel vecchio orbo crudele ha messo a morte l’uomo
sbagliato e non
sono sicuro che sia una tecnica per far sentire più al
sicuro il vero
Cacciatore. Raramente ho visto eseguire una condanna così
rapidamente e questo,
lascia che te lo dica, mi ha disgustato. Chi è il mostro,
adesso? Sigyn ha
raggiunto lo status di puttana pazza del dio degli inganni e ha avuto
una crisi
di pianto qui, ieri sera. Mi è toccato consolarla come fosse
una bimbetta.
Siamo proprio una bellissima coppia, noi due: entrambi distrutti
– io nel
corpo, lei nello spirito – e inascoltati. Bjorn ci ha
sorpreso così, mentre ci
stringevamo. Sigyn singhiozzava piano sul mio petto, io le accarezzavo
i bei
capelli biondi.
Che immagine
succosa e
interessante, non trovi? Quell’idiota ha balbettato qualcosa
e lei si è
scostata in fretta, ma mi è rimasta accanto. Confusa, rossa
in volto, con gli
occhi lucidi. Bjorn era venuto a riferirmi il messaggio di Heimdall e
no, non
ne sono rimasto affatto sorpreso.
Lettera 84
Gettala. Gettala
via,
falla sparire, ficcala in fottuto buco nero. Non la cercare, non la
inseguire,
Thor. Ti troverà e vorrà la sua vendetta.
L’arma che sottrassi al Titano in
quella bettola senza nome, aveva una gemella. La possiede ancora,
credo, sua
figlia – un’abile guerriera con cui sarebbe
interessante scontrarsi, forse. Thanos
non si accorse immediatamente del furto (6). Tornò nel suo
accampamento, s’infilò
nella sua tenda, e solo allora, quando si tolse le placche
dell’armatura, si
accorse che il fodero era vuoto. Dicono che
s’infuriò tanto che le vene del
collo gli si gonfiarono a dismisura. Che sradicò alberi a
mani nude e che
minacciò di distruggere quell’eremo insignificante
di cui nemmeno ricordava il
nome. C’è chi racconta che uccise metà
dei suoi sottoposti per riportare l’ordine
e l’equilibrio, e che fu solo dopo aver compiuto
quell’inutile massacro, che gli
tornai in mente io.
Mi chiamano il
dio degli
inganni, fratello, tu lo sai. Dicono di me molte cose, troppe, forse.
Alcune voci
le ho alimentate io stesso per testare la curiosa morbosità
degli uomini di
conoscere, sapere, parlare di ciò che li affascina e, allo
stesso tempo, li spaventa.
Come la storia del cavallo che, su Midgard, è diventata
persino una curiosa
quanto improbabile leggenda. A volte, come ad Alfheim, mi muovo
nell’ombra e
colpisco prima che il mio avversario se ne accorga, cogliendolo alle
spalle. Altre,
invece, faccio sfoggio delle mie abilità alla luce del sole,
armato solamente del
mio acume e di un occhio attento. Non ho atteso che fosse il Titano a
venirmi a
cercare. Fui io ad andare da lui. Mi fermai ai margini del suo
accampamento
sontuoso e decadente e osservai le astronavi scintillanti, le tende
montate con
accurata perizia, i cadaveri ammucchiati gli uni sugli altri. Non
è stato lo
stupore e il terrore che la morte aveva congelato sui loro volti, a
farmi rabbrividire,
ma il capriccio privo di senso e scopo che si nascondeva dietro quel
massacro
osceno. Ho attraversato mille e mille campi di battaglia, al tuo
fianco. Ho visto
la morte negli occhi di un soldato già esanime, ho assistito
a fini gloriose e
ad altre miserande, ho camminato nel fango e nel sangue facendomi largo
tra i
cadaveri, ho posato il mio sguardo su di loro. Alcuni avevano
sacrificato la loro
esistenza in nome di un fine ritenuto alto e nobile, meritevole. Altri,
avevano
lottato fino allo stremo spinti dalla fame e dalla leva obbligatoria,
ed erano
morti sapendo a malapena il nome del sovrano per cui avevano dato ogni
cosa. Anche
le guerre più giuste nascondono motivazioni luride e
sporche, fratello. Io tutto
questo l’ho saputo sempre o l’ho capito troppo
presto, non ricordo, eppure nell’accampamento
di Thanos, tutti quei cadaveri mi hanno colpito. Il Titano mi parve
come un
bambino gigantesco e infinitamente stupido che sfogava la sua
frustrazione
sugli uomini con cui avrebbe dovuto lottare fianco a fianco. Per lui
quelli non
erano sudditi né tantomeno guerrieri da comandare, ma
giocattoli da distruggere
all’insorgere del primo disappunto.
Lettera 85
Il Cacciatore
penzola
ancora dalla forca, e già Asgard si chiede che ne
sarà di me. Potrei perdere i
privilegi ottenuti fino a ora e crepare sputando sangue. È
una possibilità che ho
preso in considerazione, sì. Nascondere la Gemma
è stata la cosa più stupida
che tu potessi fare, Thor. Davvero. Ti avevo detto di sbarazzartene, di
gettarla in qualche buco nero del cazzo, e invece tu che fai? Decidi di
tenertela. Pagherai per non avermi ascoltato, pagheremo tutti. Io,
forse, prima
degli altri. Lei non si è fatta vedere. Sono due giorni che
non la vedo – due giorni
in cui i corvi di Odino non hanno fatto altro che volare senza sosta
sul cielo
grigio di Asgard. Spero davvero che abbia abbandonato la
città a favore dell’isolata
e mite campagna. Lui è ancora in giro e potrebbe decidere di
cercarla. Non lo
hai ancora capito, Thor? Allora sei più sciocco di quanto
credessi. Porta le
tue chiappe qui, dobbiamo parlare.
Continua…
L’angolo
di Shilyss
Cari
Lettori che siete arrivati fin qua,
Ecco
finalmente l’undicesimo capitolo di questa long! Vi ho fatto
aspettare un’eternità,
ma non temete! Mai più così tanto tempo! Voglio
ringraziare tutti coloro che
hanno recensito, preferito, ricordato e seguito questa storia. Grazie
davvero,
ogni riga è per voi ♥: vi invito, anzi, a
utilizzare le liste di Efp. Per voi è
solo un clic, per noi Autori una grande soddisfazione **
La
Fatina dell’Ispirazione necessita sempre delle vostre cure
per poter spandere i
suoi glitter! Per ulteriori info e un po’ di
divertimento… c’è la mia pagina
facebook ♥ https://www.facebook.com/Shilyss/
Ricordo che
il personaggio di Sigyn, tolto
quello che trovate alla voce “Sigyn” su Wikipedia,
è una mia personale
interpretazione/reinterpretazione/riscrittura.
Che Loki si occupi di giustizia e sia
conte è un mio headcanon che difenderò nelle sedi
opportune con le unghie e con
i denti.
1)
Loki conte del Nord
e con un ruolo politico è un MIO headcanon.
2)
L’aquila di
sangue è un’orrenda punizione vichinga che non vi
descriverò per decenza.
3)
Riferimento a
TDW.
4)
Riferimento al
primo film Thor.
5)
Anche questo è un
mio headcanon.
6)
Mi riferisco alla
lettera 38/Capitolo 5 di questa long.
Prima di
lasciarvi, vi informo che a giorni aggiornerò anche
un’altra
long! Vorrei inoltre consigliarvi di leggere altre due mie storie: sto
parlando
dell’AU Tesori, whisky e ossessioni, che non toglie nulla al
personaggio di
Loki, e alla minilong ispirata al mito “Fino alla fine del
tempo.”
Grazie per
essere arrivati fin qui,
Shilyss