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Autore: SparkingJester    31/10/2018    1 recensioni
Storia partecipante al contest “Bionica mente” indetto da molang sul forum di Efp.
Dopo svariate missioni esplorative completate con successo, la Opticon si apprestava ad affrontarne un'altra, più carichi che mai. Stavolta sotto scorta e con un obiettivo differente, il team di ricerca si appresta allo studio di un nuovo pianeta fin quando l'umano più giovane non ebbe un'allucinazione che cambiò la destinazione e il Fato della missione, mettendo in pericolo compagni e non solo.
Genere: Avventura, Dark, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appena furono pronti, il portellone della navetta si aprì dall’alto, poggiandosi sul terreno come una liscia passerella. Tutti indossavano un casco trasparente fatto con campo magnetico, collegato direttamente alla tuta tramite due piccole sfere metalliche cucite nel colletto.
Durante la discesa, si guardarono attorno. La dottoressa Arzem parlò per prima:
«Tesoro, puoi scollegare il casco.»
Gli umani si voltarono verso di lei, Pundu invece disattivò il casco toccando la sfera destra ed esponendo il capo all’ambiente nonostante il volto del professore nidoriano fosse spesso coperto da una maschera da saldatore con una visiera longilinea.
«Aaaaccidenti, mi sento una meraviglia!»
Esclamò Pundu, con tutta la virilità che aveva in corpo. Continuò la moglie:
«L’atmosfera possiede alte concentrazioni di fosforo e metano. Letale per voi umani. Suggerisco di verificare l’integrità dei vostri caschi ogni quindici minuti. Dottor Orca per lei il classico Inibitore 5, applicato con almeno il triplo della dose però.»
Orca Valis fece un cenno col capo: gli irtus erano suscettibili alle atmosfere di altri pianeti, inclusi interni di navi spaziali o edifici. Dovevano sempre applicare sul loro corpo uno speciale unguento, differente in base alle necessità, che idratava la loro pelle e non permetteva a particolato di entrare. Simile alla respirazioni dei rospi terrestri, con pori su tutta la pelle.
A quelle parole infatti tornò dentro la navicella, andando subito ad applicare l’unguento.
Tutti ormai erano sparpagliati intorno alla Opticon: i due robot guardiani portarono enormi casse piene di oggetti metallici, antenne e armi.
Ogni membro del team si mise a maneggiare coi rispettivi attrezzi, preparando il campo intorno alla navetta le cui ali stavano lentamente ruotando, mostrando il dorso dell’ala verso l’alto per fare ombra, come una tenda. Il Maggiore Kakkurus divise dei paletti coi suoi subordinati e con Conte, per poi dividersi in quattro direzioni diverse, a dieci metri dalla navetta, e posizionarli a terra.
D’un tratto, la punta della navetta si illuminò d’azzurro e quattro raggi d’energia partirono dritti verso i centri delle piastrelle, distruggendo i rami sul loro cammino e creando un campo di forza tra di essi, trasparente e azzurro, a quattro angoli con al centro la navetta.
«Scudo difensivo, operativo.»
Disse la Matricola, freddo e rapido, mentre tutti ormai erano pronti alle loro postazioni, girati verso il professor Juris che ancora era ai piedi della rampa, intento a leggere dati su dati attraverso i particolari occhiali digitali che gli mostravano tutto ciò che con la sua mente era in grado di richiamare.
«Bene signori, ho analizzato un po' la mappa del luogo e ovviamente ora chiamerò le prime squadre.»
Tutti formarono un ferro di cavallo intorno a lui ed attesero.
Estrasse dalla tasca una scatolina nera, ne cliccò un tasto e la mise a terra.
Venne proiettata la mappa dell’intero pianeta, in scala e con un livello di dettaglio incredibile.
Il professor Juris continuò a parlare, agitando le mani davanti a sé per richiamare informazioni e mappe locali dalla proiezione:
«Professor Pundu: lei, sua moglie, Conte e Barone andrete verso Nord-Ovest. A circa trecento kilometri da qui dovrebbe esserci una di quelle creste che trasudano lava arancione. Sembra essere scarsamente popolata ma fate comunque attenzione. Non faccio venire con voi Orca solo perché temo per la sua salute. La lava non sembra calda ma l’atmosfera circostante potrebbe intossicarlo. Ma dovrete prendere dei campioni ecco perché userete la Odd-1, stabilirete il vostro solito campo beta e farete rapporto ogni sei ore.»
«Ce la caveremo benissimo! Tu vedi di venirci a trovare ogni tanto eh, pfrofessore.»
Rispose carico Pundu, voltandosi e andando ad attivare la Odd-1: un mezzo di trasporto grande un quarto della navetta si staccò dal ventre della Opticon, lasciando le torrette al loro posto. Il velivolo era dotato di quattro posti e un vano spazioso, si muoveva velocemente attraverso enormi ventole che puntavano il terreno, fluttuando e scivolando nell’aria. I droni aiutarono Pundu ed iniziarono a caricare tutto il necessario, incluse armi quali due pistole per i coniugi e due fucili e pistole per i droni, in caso di necessità. Nel frattempo, vennero chiamati altri:
«Dottor Orca, dottoressa Methra: voi, Dean e immagino la Matricola andrete verso Sud. C’è una grande densità di piccole creature e c’è anche da attraversare la foresta in effetti. Avrete modo di dare un’occhiata a quello che sembra essere il solo scenario del pianeta. C’è anche una sorta di lago e il segnale della enorme creatura vista dalla dottoressa Arzem sembra essere ancora lì, o almeno credo. Non la vedo più ma non ci sono segni di spostamenti, voglio che indaghiate. Signor Bak, vuole accompagnarli? Con una creatura così grande lei potrebbe essere più… adeguato.»
Si riferì all’omone corazzato al servizio del Maggiore. Ma Bak rispose negativamente:
«Il novellino se la caverà benissimo, o non avrà la cena. Hahahah. Scherzo, ma credo che il Maggiore mi voglia di guardia qui, signore.»
Kakkurus intervenne in sua difesa:
«Professore, ho bisogno che rimanga con me. Si fidi.»
«D’accordo, faccia come desidera. Bene, ragazzi. Io, il Maggiore e il Signor Bak rimarremo qui ancora per po'. Poi voglio fare un giro anche io e spero che uno di questi gentiluomini accompagni un povero anziano a fare una passeggiata.»
Il team si preparò alla partenza.
Dean esultò dentro di sé, fremeva dalla gioia di poter ancora una volta stare insieme alla sua amata e voltava lo sguardo verso Methra di tanto in tanto, che lo ignorava bellamente, concentrata sui suoi bagagli.
Urtus Bak rientrò nella navetta, lentamente e in un momento in cui il professor Juris era distratto ad osservare il cielo di quel pianeta visto dalla sua superficie: sembrava non ci fosse atmosfera, stelle bianche su sfondo nero come nello spazio aperto, eppure vi era luce, donata da un sole molto distante.
Il Maggiore lo seguì all’interno e dopo pochi minuti ne uscirono insieme.
Il professore sospettava qualcosa ma fece finta di niente e continuò ad ordinare dati e letture sugli schermi davanti a lui, girando ogni tanto gli occhi sulle due figure armate e corazzate che confabulavano tra di loro, dandogli le spalle.
Una volta partiti tutti e rimasto solo, incalzò:
« Si può sapere cosa sta succedendo, Maggiore? Sappiate che ho notato la manomissione ai radar. So che c’è un segnale “familiare” da queste parti. Parli, Maggiore Kakkurus, non ho paura di uomini come lei.»
I due soldati si guardarono per un attimo e poi Kakkurus rispose:
«Bene, professore. La faccenda delle falsificazioni e del tenervi d’occhio sono solo per far tacere alcuni membri del consiglio. La mia vera missione è un’altra…»
Gli occhi del professore rabbrividirono alle sue parole e rimase in silenzio ad ascoltare.
 
Arrivarono per primi le due coppie, di alieni e robot, sfrecciando sulla Odd-1 sopra il livello degli alberi e saltando quando essi non coprivano più il verde terreno.
Una folata di vento e il velivolo atterrò, con alle spalle un fitto bosco e davanti una montagna rocciosa traboccante di fluido arancione alla sommità, come una ferita insanguinata.
Pundu verificò le letture sullo schermo e fece cenno ai droni che estrassero il fucile da dietro le spalle e scesero, impugnandolo dritto davanti a loro come soldati.
«Pfossibile fauna aggressiva, resto in pfosizione con la Odd. Tieni a pfortata le pfistole, cara.»
«Non essere sciocco, non c’è odore di morte.»
Disse con decisione, mentre lei e Pundu osservavano ancora l’affascinante orizzonte.
Scesero infine, ordinando ai due droni di preparare il loro piccolo campo dotato anch’esso di scudo di forza.
«Dovremo avvicinarci alla montagna pfrima o pfoi cara, non credi? Ma ci sono quei bestioni laggiù.»
«Non preoccuparti, caro. Dai rapporti vasculiani sembra non mangino carne.»
«Oh…Allora tutto ok!»
«Ma posseggono poche informazioni, ne hanno sterminati un bel po' a quanto vedo. Voglio avvicinarli al più presto. Sembra che le voragini ai piedi del crinale siano le loro tane e che siano fortemente territoriali. Devo farmi riconoscere da loro se voglio avvicinarmi e prendere un campione.»
«E dov’è il pfroblema? Abbiamo tempfo per giocare con quei… Come li chiamano?»
«Briedi.»
«Pfer il Grande Pfrofeta Fungino… Che nome orribile!»
La dottoressa si voltò di scatto, come se si sentisse osservata, e scrutò l’interno della foresta. Ma non vi era niente se non fitti alberi e silenzio, nemmeno un sibilo di vento o uno scrosciare di foglie.
«Mettiamoci a lavoro.»
A quelle parole, lo scudo di forza si attivò e con un lampo di luce azzurra avvolse l’accampamento.
D’un tratto delle piccole scosse distrassero i presenti, i droni estrassero le armi e le puntarono verso il crinale roccioso alle spalle dei due alieni.
«Arriva qualcosa!»
Gridò Pundu, mentre i droni scattarono verso Arzem in sua difesa.
Dopo un trotto sempre più pesante e sonoro, una creatura enorme e terrificante gli si parò di fronte: sei zampe artigliate reggevano un corpo dotato di coda lungo circa dieci metri, somigliava ad una lucertola dal ventre pallido ma dal dorso corazzato da scaglie dello stesso colore delle foglie degli alberi intorno; la testa era sorretta da un collo possente, armata di fauci acuminate e bavose e con indosso una corona, fatta di ossa che partivano dal centro del cranio come raggi di una ruota per poi incurvarsi all’insù all’altezza degli occhi.
Il briedi assunse una posa fiera, tirando su la testa e guardando il gruppo con aria di superiorità.
«Siamo morti…»
Suggerì Pundu, mentre la moglie lo interruppe subito:
«State fermi, voi due! Non sparate! Tesoro, ti prego sii uomo una volta tanto. Con i droni lo si può ingannare, ma serve che non gli dimostri paura o debolezza. Possono fiutarla e scrutarla tra i tuoi occhi, anche se hai la visiera.»
Pundu allora gonfiò il petto, motivato dal velato insulto della moglie che leggeva sempre di uomini prodi e valorosi nella letteratura umana e restò in silenzio ad osservare gli avvenimenti.
La creatura sembrò chinare il collo, diventando meno aggressiva. Fece un paio di lenti passi in avanti e avvicinò il muso all’essere più grosso della zona: la Odd-1, parcheggiata fuori dal campo difensivo.
«Hey, hey! Sciò, via da lì!»
Provò Pundu, che era a pochi passi dalla navetta e dalla creatura.
«Caro, non lo disturbare!»
Provò a sgridarlo Arzem ma il mostro non sembrò dare attenzioni a Pundu.
Annusò per un po' il mezzo di trasporto, la toccò con la punta del muso e poi piegò la testa verso il piccolo professore alieno che intanto gli intimava di andar via come fosse una mosca.
La creatura diede ascolto a Pundu ed anzi sembrò fare un sorriso con il taglio della bocca. I nidoriani se ne accorsero e pensarono ugualmente nelle loro menti che fosse una personale impressione. L’attenzione però fu ancora distolta da altri tremori: al trotto, arrivarono altre due creature, simili al gigante che avevano di fronte ma più piccole e dalla corona dai corni di altezza diseguali. Il gigante si unì a loro e lasciarono in pace il piccolo gruppo.
Infine i due ordinarono ai droni di continuare col loro lavoro, si diedero poi ad effusioni: Pundu saltò in braccio alla sua donna e, levatasi la maschera, iniziò a baciarle il bianco ed inespressivo viso con la sua faccia viola e piena di punti gialli costellati qua e là.


A piedi, il ritmo del secondo team era scandito dal passo costante e cadenzato della Matricola, seguita dalla dottoressa Methra ed infine da Orca e Dean a chiudere la fila che marciavano in direzione del lago.
Strani ragni, grossi e ricoperti di arbusti, li avevano avvicinati durante il tragitto con fare guardingo ma curioso. Methra lesse i dati raccolti dai vasculiani e sembrava che le creature non mangiassero altro se non i Grik, i bipedi conici che si erano allegramente schiantati contro la navetta. In effetti non le parvero carnivori e Orca Valis, con alcuni impulsi sonori, li aveva avvicinati sempre più facilmente. Sembrava che non gli piacesse il contatto col suolo, preferivano rimanere sugli alberi finché qualche elemento coraggioso decise di saltare in groppa a Dean, generando urla di terrore e suscitando l’attenzione della Matricola che puntò il fucile verso il ragno:
«Non si muova, signor Dean. Me ne occuperò io.»
«No, aspetta Matricola! Dean, anche tu per favore non esagerare. I Maol non mangiano altro che grik, tu sei un grik? Lascialo in pace e non ti morderà.»
Alcuni esemplari di maol iniziarono a cadere dagli alberi per agganciarsi con le zampe alle spalle, altri più piccoli alle gambe o sulla testa del team. Ormai la dottoressa li considerava innocui, a differenza di Dean che continuava ad avere una faccia schifata ed Orca che lo osservava ridacchiando mentre accarezzava uno dei maol. La Matricola invece fu stranamente gentile nel rimettere i ragni che aveva addosso sui rami, non desiderava essere toccato.
Proseguirono fino all’incantevole lago dal diametro di almeno duecento metri, dal fondale quasi dorato e dalla superficie spumosa e bianca: le creature coniche che ore prima si erano schiantate sulla loro navetta, ora popolavano le rive della pozza. Alcuni si tuffarono giocosi e poi ne riuscirono leggermente più grandi, sembrava fosse il loro modo per nutrirsi e crescere.
«Accidenti, questo non c’era scritto nei rapporti vasculiani. Ma che razza di idioti… Non si prendono nemmeno la briga di riportare cose così evidenti?»
La dottoressa rimase affascinata dal gran numero e dalle dimensioni che alcuni di quegli esemplari raggiungevano come uno da tre metri d’altezza con al seguito altri piccoli. Ma qualcosa la distrasse ancora:
«Ehm… Dove sono finiti i maol?»
Le creature che si portavano in groppa svanirono nel nulla, silenziose e senza che nessuno lo notasse al tatto. Con la coda dell’occhio notò muoversi qualcosa sul terreno verde giada e subito un ragno sbucò dal nulla, azzannando uno dei grik più piccoli.
Le foglie sulla pelle dei maol divenne del colore del terreno e ingannando l’unico occhio dei deboli grik, iniziò una specie di battuta di caccia in cui i predatori afferravano a colpo sicuro e le prede rimanenti fuggirono saltando o correndo in tutte le direzioni dentro la foresta.
Però qualcosa iniziò a far tremare il terreno, il liquido del lago iniziò a vibrare e ad oscillare per poi far gorgogliare qualcosa al suo interno.
I ragni che avevano catturato la loro preda, le trascinarono lentamente verso l’interno del bosco; quelli invece che avevano fallito si diressero verso il gorgoglio nel lago e ad un tratto ci fu come un’esplosione: un grik di dimensioni nettamente differenti si librò in volo per poi schiantarsi sulla sponda opposta del fiume, ovvero quella degli scienziati, schiacciando i ragni restanti.
Era alto sui quindici metri, Dean e Methra avevano lo sguardo puntato in alto verso il suo unico grande occhio che li fissava a sua volta, mentre Matricola e Orca indietreggiarono.
La creatura conica però non vide aggressività nei loro occhi e piegando le zampe saltò in alto per poi schiantarsi qualche kilometro più a Sud con un piccolo terremoto.
«Ok… Questo è stato pericoloso.»
Aggiunse Dean, poi continuò Methra:
«Ragazzi, prendiamo qualche campione in fretta. Voglio tornare al campo e chiedere a Urtus Bak di accompagnarci a cercare quel gigante.»
«Sei sempre la solita, tu. Ma non ci bastano i grik più piccoli?»
«Tecnicamente si, ma vuoi lasciarti scappare l’occasione di vivere un’altra avventura… con me?»
Il ragazzo chinò il capo, Orca sghignazzò e la Matricola si mise a verificare la sicurezza dell’area.
Esplorarono un po' la zona: Orca raccolse campioni di fluido dal lago, di sangue e resti di grik e maol uccisi, Methra ordinò i dati e fece qualche altra ricerca, la Matricola fece un enorme turno di guardia e Dean aiutò i due dottori finché non ebbe qualche minuto di libertà mentre i due finivano i preparativi per il rientro. Così decise di fare una passeggiata tra gli alberi vicini.
«Signor Dean, non si allontani troppo, la prego.»
«Tranquillo, amico mio. Voglio solo dare un’occhiata.»
Methra ascoltò in lontananza, lanciò uno sguardo a Dean e poi alla Matricola che lo stava fissando a sua volta. Gli fece un cenno col capo e il soldato iniziò a tenere d’occhio l’assistente.
Dean vagabondò tra gli alberi, i maol e i grik erano spariti e lui poté quindi saltellare e fare rumori con la bocca per la noia, mentre si guardava intorno.
Un luccichio lontano però riaccese la sua attenzione. Il ragazzo si fermò e si zittì, Matricola non si fece notare ma non notò a sua volta ciò che Dean vide: una figura umana, femminile, avvolta in un mantello lo stava osservando per poi nascondersi dietro il tronco del lontano albero.
Dean non poté credere ai suoi occhi. Verificò l’integrità del casco e notò che alcuni parametri tra cui l’ossigeno erano sfasati di poco. Riequilibrò la tuta ed effettivamente sentì una sensazione di freschezza e benessere. Si concentrò ancora su quel lontano punto e non vide più la ragazza.
Phewww, dannazione ci mancavano solo le allucinazioni.
  
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