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Autore: Barbra    31/10/2018    0 recensioni
Questa fanfiction è un crossover tra l'Universo di Pokémon Adventures (il manga) e l'Universo di "Avatar, the Legend of Aang"/ "Legend of Korra". La storia si svolge, secondo la cronologia Pokémon, dopo gli avvenimenti di Sole e Luna. Secondo la cronologia di Avatar, dopo la morte di Korra e la nascita della sua successiva reincarnazione.
DAL TESTO: Il Maestro dell'Aria Meelo scese dalla tribuna dei giudici e si diresse verso la sedicenne senza una parola.
Era stato chiamato per controllare che la sua allieva non “sporcasse” la Prova dell'Acqua applicando tecniche del Dominio dell'Aria per tenere d'occhio gli avversari. Sapeva bene che la cieca, nel cui mondo non esistevano né forme né ombre, avrebbe usato il Senso del Sangue al posto del super-udito che i montanari le attribuivano. Tuttavia, non si aspettava uno scivolone così clamoroso da parte sua. || NOTA: canon-divergent || PERSONAGGI PRINCIPALI (non in elenco): protagonista OC, Sird (pg esclusivo del manga), Lunala, Giratina (Pokémon); Raava e Vaatu (Avatar). TERMINATA
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Arceus, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avatar e Pokémon'
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11. I vampiri


C'erano altri Rockets nella città. Siccome erano lontani da Kanto e Johto, sapevano di dover essere discreti. E senza la divisa era difficile indovinare chi o quanti fossero. Nanu però non era il tipo da lasciarsi intimidire, dopo tanti anni di servizio pressoché impeccabile.
«State indietro. Indietro, o vi arresto tutti».
Il suo Alolan Persian, mostro domestico di Tipo Buio, simile a un puma dal mantello grigio e il muso rotondo, fissò minaccioso la piccola folla di criminali e curiosi che si era radunata davanti a loro.
«Tu, signorina Shan... mani dietro la schiena» ordinò il Kahuna.
Gong obbedì e si lasciò ammanettare, rigida, impegnata a tenersi più lontana possibile dal felino. Randal uscì dalla sfera e cominciò ad abbaiare come un matto, Archie si unì a lui ragliando per protesta, Ming fu l'unico ad assumere realmente un atteggiamento intimidatorio.
Il Kahuna si allarmò. «Ritirali» ordinò alla loro padrona. «Adesso».
Dalle sue sfere uscirono un grande coccodrillo rosso striato di nero, bipede come un tirannosauro, e un gigantesco corvo dalla cresta stranamente simile a un cappello. Era una squadra molto più forte di quella di Gong, ed era interamente legata alle tenebre provenienti da Vaatu, incanalate nella Lastratimore di Arceus e rilasciate nella genesi dei demoni di Tipo Buio.
Primarina uscì senza fare baccano e guardò il trio con un'espressione di sfida. C'erano un'antipatia e un rivalità innate tra i loro Tipi. Lei però sapeva, a differenza dei suoi simili, quanto fosse sacrosanta. Il coccodrillo rosso volle dare una lezione a quella scintillante spocchiosa marina e si avventò su di lei con le fauci spalancate.
«Krookodile!» gridò sconvolto il suo esperto Allenatore.
Krookodile addentò la debole Primarina e la scagliò in aria, dove l'Honchkrow la afferrò con le zampe da rapace per portarla in alto e lasciarla andare. Ondine precipitò urlando e finì tra le braccia di una Gardevoir spinta nella sua Forma Mega da qualcuno che non voleva mostrarsi né farsi sentire. Con la sua gonna gonfia e bianca come la veste di un fantasma, MegaGardevoir si posò lontano dai nemici e lasciò al sicuro la sfortunata Primarina.
Indugiò come se volesse raccogliere le idee, inspirò e mantenne la calma, poi si scagliò da sola contro i due membri ribelli della squadra del Kahuna. Tra gli applausi di chi non apprezzava le interferenze della polizia, aggredì Krookodile con la stessa violenza con cui lui aveva aggredito la leonessa marina. Lo mandò al tappeto e lo colpì una volta mentre era a terra.
Poi si ritirò volando all'indietro, senza perdere di vista Honchkrow.
Anche se sembrava che si stessero dicendo qualcosa, nessun umano poté capire il messaggio. In un attimo, MegaGardevoir si teletrasportò altrove.
Il Kahuna era allibito, più dall'insubordinazione dei suoi due Pokémon che dalla comparsa dell'intrusa.
Gli dicevano che stava perdendo lo smalto, gli dicevano di ritirarsi e curare la sua depressione, però lui non aveva mai dato ascolto a certe sciocchezze. Krookodile e Honchkrow erano mostri molto difficili da gestire. Violento e impulsivo uno, despotico e spietato l'altro. Se ritenevano che il loro Allenatore fosse un debole, smettevano di seguirlo. E Nanu, ai loro crudeli occhi, era diventato un debole.
«Nanu!» esclamò una voce allegra alle loro spalle. La voce di un amico che il Kahuna non avrebbe voluto sentire. «Vecchio mio, non è la tua giornata».
E non lo era davvero.
«Vedi di non commettere un altro errore: lei è cieca, non sa cosa indossa».
Il poliziotto posò una mano sulla prima Pokéball nella sua cintura. I Rockets gestivano tutti i casinò di Alola, Kanto e Johto. Era annunciato che quell'uomo sarebbe caduto nella loro rete, perché era un assiduo viaggiatore con una grave dipendenza dal gioco d'azzardo. Il suo improvviso amore per i kimono e la cultura tradizionale giapponese era sospetto.
«Grimsley...!» lo salutò Nanu, fingendosi calmo ma sorpreso. «Che relazione hai con lei? Perché la difendi?».
«La difendo perché se lo merita» gli rispose l'altro Specialista Buio. Uomo di mezza età magro, alto e pallido, coi capelli neri striati di grigio e gli occhi azzurri cerchiati dalle occhiaie, stava rapidamente perdendo la sua aria giovanile. Era invecchiato più negli ultimi due anni che nei precedenti venti. Sembrava assennato, ma non aveva perso nessuno dei suoi vizi. Si avvicinò abbastanza alla sedicenne da assicurarsi che capisse bene le sue parole. «Inoltre, la catapecchia all'altro capo della città è mia. È la villa più bella di Malie e forse dell'intera isola: chiunque la preservi è mio amico. Sono stati i ragazzi di Guzma ad appiccare il fuoco qui. Quindi lascia questa signorina, prendi una squadra e sgombera Poh dai suoi parassiti. Il Team Skull è una grave minaccia per l'isola, è chiaro».
Il Kahuna rimase immobile, contrariato.
«Toglile le manette. Non ha commesso alcun crimine. Io cercherei chi le ha venduto quel cappotto approfittandosi del suo handicap».
Nanu sospirò e domandò alla ragazza: «Dove hai preso quel cappotto?».
«Me l'ha dato un signore mentre venivo qui. Lui stava andando via. Non saprei riconoscerlo... e poi sarà lontano».
«Già...» mormorò tra sé il Kahuna, di nuovo sconfitto. Non aveva più voglia di combattere. Persino Tapu Bulu l'aveva lasciato, non era accorso in suo aiuto e non aveva protetto la sua isola. Liberò la cieca dalle manette e si rivolse a Grimsley. «Visto che è tua amica: che non lasci la città, intesi? E... signorina Shan: il tuo Giro delle Isole finisce qui».
Lasciò Krookodile svenuto a terra, Honchkrow libero e illeso in aria, e se ne andò con il suo fedele Persian grigio al seguito.

 

*



«E così mi ha detto: “Moonlight? Ti chiami quasi come la mia ragazza: Moon”».
«Non te la prendere. Ci sono tanti pesci nel mare, hai tutta la vita davanti. Questo ti direi se fossi assennato. Però ti dico: fa' saltare qualche tubo e allagagli la camera da letto. In fondo, può succedere di peggio, quando si respinge una dea».
Gong si sentiva una stella, quel giorno. Una vera eroina. Fin dalle prime luci dell'alba, gli abitanti di Malie avevano bussato alla porta della villa di Grimsley per portarle dei doni. I bambini l'avevano usata come pattumiera dei Mienfoo indesiderati, un anziano sensitivo le aveva lasciato un Chingling, il famoso Pokémon Sonaglio, sostenendo che portasse “più fortuna dei Meowth di Kanto”.
Tutti gli altri le avevano regalato ceste piene di spugne e saponi. Nella più piccola, abbandonata davanti alla porta senza biglietto, c'erano nascosti uno Spritzee e uno strano dispositivo bianco simile a un cellulare dai margini ovali. Non c'erano tasti e non c'erano scritte, non c'era neppure lo schermo, però il dispositivo si era attivato e aveva risposto alle domande di Gong descrivendo Spritzee. Pokémon Profumo, presente nella Regione di Kalos con un rapporto maschi/femmine di 1:1 e appartenente al Gruppo Uova Magico. Qualcuno aveva progettato un Pokédex per ciechi e lei era l'occasione giusta per testarlo.
Grimsley si mostrò scettico più che invidioso: non credeva nel buon cuore di nessuno, neppure in quello della famiglia Oak, o del Professor Kukui e di sua moglie Burnet. Non sapeva se permettere alla sua ospite di tenere il disposivo o obbligarla a distruggerlo come se fosse una cimice.
In fondo, uno dei loro più intimi segreti era proprio legato a un Pokémon. Lunala non avrebbe gradito che un Pokédex registrasse informazioni su di lei.
«Io non sono una dea» rispose lusingata Gong.
«Lunala dice di sì. Sei l'incarnazione di qualcosa che non nominiamo. Una forma di manifestazione divina. Non lo sembri, non sembri niente di sinistro e spaventoso. Sei una ragazza così piacevole e graziosa, anzi!».
Gong non poté nascondere un sorriso compiaciuto. «Oh, grazie!».
Era la prima volta che riceveva complimenti del genere da una voce maschile, almeno da quando era diventata fertile. Non era monaca di clausura, ma nelle sue poche uscite nessuno si era permesso di parlarle troppo apertamente, neppure i più spudorati. I paesani avevano la sua foto nelle case, grazie a una campagna di sensibilizzazione pro-Avatar ideata dal Maestro Meelo e portata avanti dal Loto Bianco. Gong non era proprio contenta di essere diventata un simbolo di casta virtù.
Grimsley aveva riconosciuto il tipo, e inoltre la credeva amante di Lunala.
Era stanco e stava invecchiando più rapidamente di quanto si augurasse, ma restava un epicureo e non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione di sedurre la ragazza della sua ragazza. Si sedette accanto alla giovanissima vergine e le prese la mano nella sua.
«Conosco quel ragazzo, Gladion: è solo fumo» le spiegò. «Vuole fare il duro, vuole fare l'intellettuale tormentato... in verità è un viziato nevrastenico. Il suo massimo problema quotidiano è quanto gel spalmare sui capelli. Puoi trovare di meglio, se non cadi nella trappola del “bello e maledetto”».
Posò le labbra sulla sua fronte, ma le strusciò quel tanto che bastava per trasformare un gesto paterno in un invito. Gong avvampò, divenne rossa come un pomodoro.
Grimsley la baciò sulla guancia calda e poi sul collo, giusto per mantenere le apparenze.
Era lui a portare, lungo il decorso delle giugulari, dei segni simili a morsi di serpente. Le sue numerose sciarpe servivano a coprirli.



 
*




«Grim!» esclamò una voce femminile, sorpresa e indispettita.
L'uomo aprì gli occhi ancora stanchi.
Sdraiata accanto a lui c'era la sedicenne cieca addormentata, il respiro regolare e i capelli neri abbandonati sul cuscino.
Accovacciata sopra di lui c'era un'altra ragazza. Una piccola venere dai capelli candidi, nuda e tanto bella da mettere la coetanea in ombra. La dolcezza dei suoi lineamenti e la perfezione delle sue curve avevano catturato il cuore della vittima fin dal primo istante.
C'era un'aura maligna attorno a lei. Era lì per prendersi il suo amore e il suo sangue.
Nella stanza, sempre più buia, aleggiava la tensione dell'incubo.
Il suo viso bruno, illuminato da una luce fioca che non veniva dall'abat-jour sul comodino né dalla finestra, era stizzito.
«Vai a letto con le altre! Vai a letto con le ragazzine! Vai a letto con le suore!».
Gli batté la piccola mano sul petto scoperto.
«Perdonami» la pregò lui. Avrebbe voluto abbracciarla, ma non poteva muoversi. Anche la sua bocca era immobile. In quei sogni, Lunala sfruttava al massimo le sue abilità telepatiche.
«Amore mio, non credevo che ti importasse!».
Era sincero. Lunala non aveva battuto ciglio neppure quando lui era stato sul punto di sposarsi, quasi vent'anni prima. Tanto, non aveva nulla da temere. Sapeva di essere l'unica ragazza nel suo cuore e la sua fantasia più forte. Con questa consapevolezza, non aveva fatto niente per semplificargli la vita. Spesso si lamentava del suo vizio del gioco, lo pregava di smettere, poi scompariva e lo lasciava solo con la sua dipendenza. Si comportava con la leggerezza di un'adolescente e non riusciva a cambiare. Sottovalutava la gravità dei suoi problemi o semplicemente non aveva idea di come aiutarlo a risolverli.
Ora, faceva la gelosa.
Grimsley non poté fare a meno di sentirsi in colpa.
«Perdonami...» ripeté.
La vampira gli sorrise appena. Si sdraiò e si strusciò su di lui sorridendo. Aveva la pelle di seta, tiepida e morbida come quella dell'altra ragazza nel suo letto. Lo baciò piano sul collo senza toccarlo coi canini aguzzi. Nelle sequenze oniriche da lei create, le sue sensazioni erano estremamente reali. Quel corpo flessuoso gli pareva reale, così come reali erano la sua lieve angoscia e le energie che lei gli sottraeva.
Se Lunala a modo suo non l'avesse amato, non l'avrebbe lasciato sopravvivere una sola estate. Era quest'idea a tenerlo legato a lei più di tutto il resto.
La vampira gli rubava poco sangue per volta, passava notti intere con lui, e se avvertiva di averlo portato troppo vicino alla famigerata crisi fatale, sospendeva gli incontri. Spariva quel tanto che bastava per permettergli di recuperare le forze e poi tornava ad infestare il suo sonno.
E a causa dell'anemia e del cattivo sonno, lui era stanco e debole e chi lo incontrava lo credeva malato. Non era un problema. In cuor suo si augurava di finire lentamente ucciso da quegli abbracci.
Appena la sua amante parassita gli affondò i canini da serpente nella vena del collo, la ragazza al suo fianco spalancò gli occhi. Brillavano di una luce molto più forte di quanto apparisse nel mondo reale. Si tirò su a sedere, allungò un braccio con un movimento fluido e meccanico e afferrò i lunghi capelli della vampira.
Con uno strattone la costrinse a staccarsi dal collo della vittima, con la mano libera trasformò i bracciali appoggiati sul suo comodino in una lunga lama.
Lunala schizzò giù dal letto nella forma di un pallido serpente dagli occhi color rubino: aveva paura che nelle varie leghe metalliche ci fosse dell'argento, l'argento le avrebbe causato delle brutte ustioni. Mentre strisciava sul pavimento fluì nella forma di un altro animale bianco, una gatta dalla pelliccia candida e gli occhi rosso sangue. La gatta-vampira soffiò alla monaca rizzando il pelo e inarcando la schiena, stizzita come quando aveva attraversato la stanza col suo passo felpato e l'aveva vista sul letto.
Balzò sul davanzale della finestra attraversando i vetri chiusi, si trasformò in un piccolo pipistrello bianco e volò via verso la luna luminosissima e piena.
Gong si svegliò di soprassalto.
«Come ti sei permessa?!» la rimproverò il padrone di casa. «Avresti dovuto farti gli affari tuoi, signorina!».
«Ti stava dissanguando! Ti aggrediva!».
«Continuano a non essere affari tuoi».
«Invece sì! Perché ti succhiava il sangue e ti faceva del male! E poi tu stavi a letto con me, non con... quella cagna!».
Grimsley alzò la voce: «Sei una monaca! Chi è la cagna?!».
La sua irritazione si stava trasformando in collera.
Gong non gli rispose. Si rivestì più in fretta che poté, cacciò il Pokédex nello zaino e lasciò la casa sbattendo la porta. La luna era solo uno spicchio nel cielo un po' offuscato, ma lei non aveva certo problemi di visibilità.
Sulla via del molo, una piccola astronave rotonda le tagliò la strada. Alle sue spalle, il Pokémon Cervello Beheeyem la colpì con una mossa paralizzante prima di tentare l'ipnosi. Magnezone la attirò nel suo campo magnetico e la portò via in volo, attraversando la città provata e addormentata.



 
*





Betsy la Banette e la sua amica Gourgeist stavano giocando in salotto alle ore piccole. Erano un pupazzo invasato e una zucca di Halloween: se lasciate libere, si comportavano da creature notturne. Stavano impiccando le bamboline di plastica quando il cellulare in carica suonò. Betsy lo prese e corse su per le scale, nella camera degli ospiti, a svegliare la sua padrona. Il localizzatore nel Pokédex clonato era uscito dai limiti di sicurezza. Sird controllò la sua posizione nel cellulare e capì di dover fare in fretta. Shan Yueguang si allontanava rapidamente, scappava dalla città. Non la credeva così spudoratamente ribelle.
La donna si vestì e si preparò ad uscire.
«Mamma...?» la chiamò una voce di donna mentre girava la chiave della porta di casa. «Che succede?».
«UB-X: “Queen Ant” si sta muovendo» le spiegò sbrigativamente la donna. «Quanto a te, ti conviene andartene. Ci sono troppi occhi. Se vedi tuo fratello, dagli un ceffone da parte mia e digli che è stato un vile a non venire qui a prendersi la sua briciola di pane».
Silenzio.
«Scherzavo. Sappiamo entrambe che si farebbe arrestare subito. Deve restare nascosto. Salutamelo. E vai un po' in palestra».
Betsy salutò con la mano la sua amica Gour
geist e si lasciò ritirare nella sfera.



 




AUTORA (Buh! Grammatica sbagliata, che paura! O_O). Spero di non aver seminato degli errori horror in questo capitolo, perché l'ho scritto un po' di fretta. Al solito (sono una ragazza sincera ed affidabile, avevo detto giovedì ma oggi è...? Il giorno prima di giovedì. Quindi il capitolo ci sarà, per domani. Vero? Non fa una piega.
In mia difesa posso dire che essendo Halloween, cioè la mia festa preferita (come di tanti, credo) ho deciso di postarlo adesso e usarlo come “special”, considerando il titolo.





 
   
 
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