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Autore: T612    01/11/2018    1 recensioni
1956, Russia, base operativa del KGB.
La nascita della leggenda della Vedova Nera e il Soldato d'Inverno all'ombra del Cremlino.
Ufficialmente gli eventi di quell'anno non si sono mai verificati, ufficiosamente gli eventi di quell'anno sono stati cruciali.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'M.T.U. (Marvel T612 Universe)'
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7 ottobre

Natalia si aggirava per la camera del motel, il corpo avvolto in un morbido asciugamano, i capelli rosso fuoco indomabili... apatica. Erano cinque minuti buoni che cercava inutilmente di districare quel groviglio, la spazzola era inutile contro i nodi nonostante ci mettesse tutto il suo impegno.
Si arrese all’idea di lasciare i capelli abbandonati a sé stessi, mentre raccattava i vestiti sparsi sul pavimento, riordinando un po’ il campo da guerra ricreato in quella stanza.
Si infilò nuovamente la tenuta, raggruppò i vestiti di James su un angolo del materasso, mentre quest’ultimo canticchiava incurante sotto la doccia nella stanza accanto.
Natalia raccolse le armi, ripose le pistole nelle fondine, inquieta nel scoprirsi prossima al momento di ritornare ai suoi doveri di agente operativo. 
Era tornata a Mosca due giorni fa, sola, nascondendosi dai radar all’insaputa di Ivan, rintanata al motel con James fingendo che il resto del mondo non esistesse… con anche il fantasma della figlia di Dreykov a tormentarla nei suoi incubi più recenti, sopprimendo il bisogno di parlarne con James perché tanto non sarebbe cambiato nulla. 
Dopo l’omicidio era scomparsa da Berlino lasciandosi tutti gli scempi alle spalle, era ritornata da Ivan per fare rapporto ed aveva avanzato richiesta per addestrare personalmente Tania... distraendosi, mascherando l’apatia. 
La proposta era stata accolta con entusiasmo da Karpov mettendo a tacere il volere del patrigno, così si era ritrovata a trascinare Tania in missioni sul campo, scoprendo quanto quella ragazza era simile a lei. Era stato semplice, dopo l’ennesima missione a buon fine, decidere di comune accordo di visitare la tomba della figlia di Dreykov.
Natalia si era concessa di versare qualche lacrima davanti alla lapide della bimba, poi Tania le aveva proposto di approfittare della noncuranza dei capi, troppo presi da Alexei, Vanko e il progetto spaziale per badare a loro, e sparire dai radar per quarantotto ore... sapeva che lei ne aveva bisogno, scoccandole uno sguardo che forse comprendeva fin troppo. Era uno dei tanti piccoli segreti che condividevano, dopo tutto ciò che era successo si fidava ciecamente dell’intelligenza dell’agente Belinsky, così si era rinchiusa nel motel nella speranza di una distrazione.
Cerca di non riportare alla mente tutti gli scempi di Berlino, ripetendosi che il passato è passato, ignorando la piccola parte di sé che obbiettava ricordandole che il “passato” che cercava di eliminare aveva avuto luogo circa una settimana prima. Tentava di sopprimere gli incubi e i ricordi spiacevoli, sforzandosi tuttavia di conservare cocciutamente quel barlume di umanità che rendeva l’intera situazione raccapricciante, ignorando volutamente che nel giro di ventiquattro ore si sarebbe ritrovata sotto i flash dei fotografi al fianco di Alexei, il sorriso falso stampato in faccia mentre avrebbe trascorso tutta la serata a rivivere mentalmente gli ultimi due giorni con James.
L’uomo uscì dalla doccia, asciugamano alla vita, mentre frizionava i capelli nel tentativo di asciugarli più velocemente.
-Cosa c’è Natalia?
-Niente. -gli diede le spalle velocemente mordendosi la lingua, l’angolo del tappeto improvvisamente interessante.
-Lo so che domani Alexei ti trascina ad un’altra commemorazione, galà… qualunque cosa sia.
Natalia notò con disappunto che l’uomo ne parlava come se nulla fosse.
-Accetti la cosa così? Niente scenata di gelosia? Nessun comportamento lunatico?
-Mi consolo che una notte del genere… -si fermò mentre si stava abbottonando i pantaloni per indicare loro due, la stanza e di nuovo lei in un unico gesto volto ad avvalorare la sua tesi. -… Alexei non l’avrà mai. La fuga non è un’opzione, quindi mi accontento di questo.
-E se scappassimo? -Natalia pose la domanda elettrizzata, con forse troppa irruenza ed apprensione a colorarle la voce.
-Non possiamo. -il tono di chi esponeva l’ovvio.
-Perché no? Lasciamo un biglietto e un mazzo di rose come ringraziamento. Vorrei questo… - lo imitò nei gesti, indicando loro due e la stanza in quel concetto non esprimibile a parole. -… ma lontano da qui.
-Vuoi scappare da Ivan?
-Si. Da lui, Lukin, Karpov, Dimitri, Madame B … e Alexei.
-Sai come andrà a finire vero? -il tono rassegnato di chi stava considerando quell’idea folle, ma allo stesso tempo stava valutando il modo per attuarla.
-Preferisco la Siberia ad Alexei… passerei solo da una forma di prigionia ad un’altra. 
Lo vede annuire gravemente, l’ennesima verità scomoda che aleggia fra loro.
-Lui non è te, non abbiamo più nulla da perdere James… tanto vale tentare.
La afferra per la vita avvicinandosi, fronte contro fronte ad occhi chiusi, mentre vaglia mentalmente tutti i piani d’azione.
-È un’impresa suicida Natalia… è folle, spaventosa…
-Ti spaventa più dell’essere innamorato di me?
-Dal mio punto di vista, la tua morte è una prospettiva decisamente più terrificante, ne avevamo già discusso. –si interrompe, un respiro profondo perso nei suoi ragionamenti mentali prima guardarla negli occhi. –Vada per la Siberia, se devo morire voglio farlo da uomo libero. 





Edit: 24/09/2019
   
 
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